A poche ore dall'inizio ufficiale dell'undicesimo turno ecco finalmente la classifica al decimo!
Prima quella ufficiale e poi la mia...
Classifica Normale
1) Roma 23
2) Fiorentina 21
3) Internazionale 21
4) Napoli 21
5) Lazio 18
6) Sassuolo 18
7) Atalanta 17
8) Milan 16
9) Sampdoria 15
10) Torino 15
11) Chievo 12
12) Juventus 12
13) Empoli 11
14) Genoa 11
15) Palermo 11
16) Udinese 11
17) Frosinone 10
18) Bologna 6
19) Carpi 5
20) Verona 5
Classifica per KGB con punteggio inizializzato + Fattore Casa
1) Napoli 5.34 [No FC: 5.37 = -0.6%] (+3)
2) Roma 5.15 [No FC: 5.16 = -0.2%] (-1)
3) Fiorentina 4.95 [No FC: 4.96 = -0.1%] (-1)
4) Sassuolo 4.26 [No FC: 4.25 = +0.1%] (+2)
5) Juventus 4.23 [No FC: 4.2 = +0.7%] (+7)
6) Lazio 4.21 [No FC: 4.19 = +0.5%] (-1)
7) Chievo 4.06 [No FC: 4.07 = -0.2%] (+4)
8) Torino 3.85 [No FC: 3.87 = -0.7%] (+2)
9) Sampdoria 3.73 [No FC: 3.75 = -0.5%]
10) Milan 3.66 [No FC: 3.66 = +0.1%] (-2)
11) Atalanta 3.64 [No FC: 3.66 = -0.4%] (-4)
12) Internazionale 3.63 [No FC: 3.61 = +0.7%] (-9)
13) Genoa 3.5 [No FC: 3.51 = -0.1%] (+1)
14) Empoli 3.29 [No FC: 3.29 = +0.1%] (-1)
15) Palermo 3.18 [No FC: 3.16 = +0.7%]
16) Udinese 3.09 [No FC: 3.08 = +0.3%]
17) Verona 2.92 [No FC: 2.93 = -0.4%] (+3)
18) Frosinone 2.91 [No FC: 2.89 = +0.7%] (-1)
19) Carpi 2.53 [No FC: 2.55 = -0.6%]
20) Bologna 2.2 [No FC: 2.2 = +0.1%] (-2)
Come scritto sono al momento impegnato, con l'aiuto di un amico, a cercare i coefficienti “giusti”. Sfortunatamente il compito non è così semplice come pensavo e, dopo aver inserito gli scorsi quattro campionati nel sistema, ho più dubbi che certezze. Per adesso quindi uso i soliti vecchi coefficienti scelti da me arbitrariamente. Le uniche divergenze significative (±5 posizioni) dalla classifica attuale sono date dalla Juventus, praticamente già a ridosso delle prime tre sebbene con un distacco significativo; e dall'Inter data addirittura al dodicesimo posto invece che al secondo! C'è da dire che l'Inter è fortemente penalizzata dalle vittorie con un solo gol di scarto per le quali, arbitrariamente, assegno solo il 70% circa dei punti... In teoria stasera fra Roma e Inter non dovrebbe esserci storia mentre Torino-Juventus dovrebbe essere più equilibrata con la Juve leggermente favorita.
Frammentini - 2/11/2015
È tanto che non descrivo qualche sogno: ma che ci posso farci se non proietto nulla di interessante!?
Stanotte due frammentini di sogno mi hanno però colpito...
Nel primo spronavo due ragazzi, che erano stati pagati meno del dovuto, a far valere I propri diritti: in particolare avevo ben chiara la rabbia e l'indignazione di quando qualcosa di simile successe a me... La cosa buffa è che in realtà a me non è mai accaduto niente del genere!
Nel secondo piangevo disperato perché mi ero dimenticato della mia canina, lasciandola fuori casa per un giorno e mezzo, e temevo di non poterla seppellire: peccato che tale canina sia morta, se non erro, 22 anni fa...
Attesa per Expo - 2/11/2015
Da qualche giorno/settimana (?) dovrebbe essersi concluso ufficialmente l'Expo di Milano.
Adesso inizia quindi la mia attesa per l'Expo.
Attendo gli scandali (edifici che crollano dopo pochi anni? Crepe? Mancanza di fondamenta? danni all'ambiente?), gli sprechi (terreni super pagati a qualcuno? Super consulenze?), le inevitabili denunce e arresti (PD, Lega o Forza Italia?) e le solite dichiarazioni del Renzi di turno (“Al prossimo evento faremo controlli più severi e qualcosa del genere non si ripeterà...” Sì, come no...).
Quanto durerà questa attesa? Non credo molto...
I tempi della giustizia italiana sono geologici ma ormai i PM si sono fatti furbi e indagano solo su casi che potranno portare a termine. Poi, intendiamoci, nessun colpevole sarà condannato, i soliti furbi la faranno franca ridendo alle spalle della giustizia e degli italiani, al massimo ci sarà qualche capro espiatorio...
Una settimana dopo - 24/11/2015
Da oltre una settimana sono fuori da FB!
Un po' ne sento la mancanza: da una parte, ogni tanto, avrei voglia di pubblicare qualche commento o dei collegamenti che mi sembrano interessanti; altre volte sarei curioso di sapere cosa pensano/fanno i miei amici/conoscenti.
Soprattutto questo secondo desiderio è significativo perché dimostra che FB permette un minimo di reale, per quanto superficiale, socialità.
Contemporaneamente quando sento l'impulso ad andare su FB lo sublimo andando a leggere un sito di notizie: sto leggendo tanti editoriali come mai prima e capisco bene perché non lo facevo più assiduamente: in genere sono lunghi, noiosi e non interessanti...
Oltre al FattoQuotidiano.it ho provato LaStampa.it, sembra un giornale serio ma odio che abbia delle notizie a pagamento, mi piace invece Ansa.it: ha sempre notizie fresche e si limita ai fatti...
PC KO? - 27/11/2015
Il mio PC ha dei problemi: niente di grave ma comunque qualcosa di estremamente fastidioso.
Si tratta di una ventola che adesso, quando il calcolatore si avvia, fa tutti i peggiori rumori prima di riuscire a trovare una parvenza di rumorosa regolarità. Prima o poi si fermerà del tutto e allora, non sapendo cambiare la ventola da solo, dovrò portare l'intero calcolatore da dei tecnici a farlo riparare.
Questo significa estrarre i dischi rigidi interni (*1), aspettare n giorni che la ventola ordinata al fornitore arrivi e minimo due viaggi di circa 20 chilometri...
Nota (*1): non mi fido dei tecnici e io, anche se NON sono un terrorista, tengo molto alla mia riservatezza...
sabato 31 ottobre 2015
Male ± fe
Non essendo un esperto non ne scrivo spesso (*1) ma le etimologie mi affascinano e quando mi imbatto in qualcosa di curioso vi presto particolare attenzione.
Ieri sera mentre cercavo di far funzionare un Joystick su linux (*2) mi sono accorto che l'aggettivo/sostantivo inglese “female” sembrava composto da “fe” + “male” dove “male”, sempre in inglese, significa “maschio”.
Al contrario in italiano “femmina” e “maschio” non sembrano avere una relazione evidente: per questo female/male mi avevano colpito e incuriosito.
Mi aspettavo che il prefisso “fe” andasse semplicemente a modificare il significato di “male” ed ero curioso di scoprire se il senso cambiava in positivo (tipo “fertile”) o negativo (tipo “debole”) per avere indicazioni su come gli antichi vedevano la donna (maschio + o – qualcosa).
Stamani ho fatto una breve ricerca in rete e sono rimasto un po' deluso.
Secondo il sito Etymonline.com, female deriva dal latino “femina” passando attraverso l'antico francese “femelle”. A sua volta il latino “femina” sarebbe composto dalla radice “fe” → "nutrire" (stessa radice di "fertile, fecondo") e la desinenza participiale “mina” (“participiale” significa che trasforma la parola a cui è collegata in una specie di participio).
Insomma la somiglianza con “male” (maschio) sarebbe solo una semplice coincidenza!
Per riprova sono andato a verificare sullo stesso sito l'etimologia di male: anche in questo caso l'origine è il latino masculus passando dal francese antico masle.
E così ho concluso la mia ricerca...
Tutto qui? Sì, non ho fatto nessuna scoperta strabiliante né ho avuto sottili intuizioni... ma la lezione mi è parsa comunque molto istruttiva e meritevole di essere condivisa.
Attenzione però! La vera lezione non è l'origine di “female” e “male” quanto invece l'aver sperimentato sulla propria pelle come non sempre ci si possa fidare delle apparenze: il fatto che “female” non significhi “male” più o meno qualcosa è solo una buffa coincidenza! Questo è la cosa importante che ho imparato oggi...
Conclusione: Non fidarsi delle apparenze... nemmeno per le etimologie!
Nota (*1): in effetti scrivo quotidianamente di cose che non conosco ma, diciamo, in ambiti che lasciano più spazio alla fantasia e all'intuizione rispetto all'etimoltogia!
Nota (*2): a riprova che mi distraggo non solo quando suono la chitarra (causa della maggior parte dei miei errori) ma anche quando faccio tutt'altro...
Ieri sera mentre cercavo di far funzionare un Joystick su linux (*2) mi sono accorto che l'aggettivo/sostantivo inglese “female” sembrava composto da “fe” + “male” dove “male”, sempre in inglese, significa “maschio”.
Al contrario in italiano “femmina” e “maschio” non sembrano avere una relazione evidente: per questo female/male mi avevano colpito e incuriosito.
Mi aspettavo che il prefisso “fe” andasse semplicemente a modificare il significato di “male” ed ero curioso di scoprire se il senso cambiava in positivo (tipo “fertile”) o negativo (tipo “debole”) per avere indicazioni su come gli antichi vedevano la donna (maschio + o – qualcosa).
Stamani ho fatto una breve ricerca in rete e sono rimasto un po' deluso.
Secondo il sito Etymonline.com, female deriva dal latino “femina” passando attraverso l'antico francese “femelle”. A sua volta il latino “femina” sarebbe composto dalla radice “fe” → "nutrire" (stessa radice di "fertile, fecondo") e la desinenza participiale “mina” (“participiale” significa che trasforma la parola a cui è collegata in una specie di participio).
Insomma la somiglianza con “male” (maschio) sarebbe solo una semplice coincidenza!
Per riprova sono andato a verificare sullo stesso sito l'etimologia di male: anche in questo caso l'origine è il latino masculus passando dal francese antico masle.
E così ho concluso la mia ricerca...
Tutto qui? Sì, non ho fatto nessuna scoperta strabiliante né ho avuto sottili intuizioni... ma la lezione mi è parsa comunque molto istruttiva e meritevole di essere condivisa.
Attenzione però! La vera lezione non è l'origine di “female” e “male” quanto invece l'aver sperimentato sulla propria pelle come non sempre ci si possa fidare delle apparenze: il fatto che “female” non significhi “male” più o meno qualcosa è solo una buffa coincidenza! Questo è la cosa importante che ho imparato oggi...
Conclusione: Non fidarsi delle apparenze... nemmeno per le etimologie!
Nota (*1): in effetti scrivo quotidianamente di cose che non conosco ma, diciamo, in ambiti che lasciano più spazio alla fantasia e all'intuizione rispetto all'etimoltogia!
Nota (*2): a riprova che mi distraggo non solo quando suono la chitarra (causa della maggior parte dei miei errori) ma anche quando faccio tutt'altro...
giovedì 29 ottobre 2015
Il vero pericolo dei vaccini
L'anno scorso scrissi il pezzo Sigarette e vaccini: l'ho riletto e mi trovo ancora perfettamente d'accordo con me stesso...
L'essenza del mio pensiero è molto semplice e dovrebbe essere un'ovvietà per tutti: le case farmaceutiche sono interessate al proprio profitto economico e non al benessere pubblico.
Lo scandalo Volkswagen mi ha ancora più convinto del mio ragionamento: una multinazionale tedesca non ha esitato a barare spudoratamente e questo perché, mettendo rischi e ricavi sul piatto della bilancia, aveva calcolato che fosse economicamente conveniente. Nessuno scrupolo morale.
Analogamente, se una casa farmaceutica avesse un prodotto che vende molto bene e venisse a conoscenza di potenziali controindicazioni, quello che farebbe NON sarebbe ritirarlo immediatamente dal mercato per studi più approfonditi: al contrario valuterebbe obbiettivamente la probabilità che il potenziale difetto venga scoperto e, una volta noti i possibili rischi economici, deciderebbe cosa fare indipendentemente da considerazioni morali di alcun tipo.
Fin qui niente di particolarmente nuovo rispetto a quanto già scritto: l'unica differenza è che, grazie al caso Volkswagen, questo ragionamento mi pare ancor più plausibile.
Qualche giorno fa mi sono imbattuto in questo articolo con video: Il dott. Montanari analizza 24 viccini, Mediaset decide di non mandare in onda il servizio video.
L'articolo non è interessante ma la video intervista sì. Il dott. Montanari fa affermazioni molto chiare e circostanziate: in molti vaccini ha trovato delle impurità che non avrebbero dovuto esserci. Menziona anche uno specifico prodotto e dice di aver parlato con i produttori che sarebbero a conoscenza del problema. La sua ipotesi è che in rarissimi casi queste impurità potrebbero provocare gravi controindicazioni: ammette poi che mancano dati per poterlo affermare con certezza.
Ho controllato su Wikipedia (per quel che può valere) chi fosse il Dott. Montanari: non si tratta di uno sconosciuto che ha avuto queste informazioni direttamente dagli alieni, al contrario è il direttore di un laboratorio di ricerca apparentemente di discreta fama. Questo non è un dettaglio da poco perché riduce la probabilità che si tratti di un mitomane alla ricerca di breve ed effimera fama. Inoltre le sue affermazioni molto chiare (fa nomi ben precisi) lo esporrebbero a querele nelle quali, se non fosse sicuro delle proprie analisi, avrebbe tutto da perdere.
In definitiva non ho idea se i vaccini siano o no potenzialmente pericolosi a causa delle impurità rilevate dal dott. Montanari: suppongo però che produrre questi farmaci in ambienti non perfettamente sterili ne ridurrebbe il costo aumentando quindi il profitto...
Mi piacerebbe conoscere l'opinione delle case farmaceutiche su queste accuse ma, almeno così sembra, preferiscono non dargli risonanza e da questo punto di vista leggo le pressioni su Mediaset affinché non metta in onda l'intervista. Quello delle case farmaceutiche mi pare però un atteggiamento sospetto anche se, ovviamente, potrebbe avere altre ragioni e non equivale a un'ammissione di colpa.
Ma qual è il vero pericolo di cui accenno nel titolo?
Il vero pericolo è limitarsi a dividersi in due fazioni: chi accusa i vaccini e chi li difende...
Invece l'essenza della questione è in primo luogo valutare la plausibilità che le aziende farmaceutiche immettano sul mercato prodotti potenzialmente pericolosi. In secondo luogo valutare l'affidabilità dell'organo che (immagino) debba fare i controlli sulla sicurezza dei loro prodotti.
Personalmente ritengo che le case farmaceutiche non si farebbero scrupoli a vendere prodotti potenzialmente nocivi se, soppesando rischi e ricavi, lo ritenessero economicamente vantaggioso.
Da profano in materia, nel valutare l'attendibilità dei controlli, ho la sensazione che per scoprire rare controindicazioni occorrerebbe avere i dati statistici di tutte le vaccinazioni effettuate: ci vorrebbe quindi la volontà politica (ovvero una leggina sulla raccolta dei dati (*1)). Ma i poteri forti (in questo caso le case farmaceutiche) non avrebbero problemi a bloccare iniziative politiche di questo tipo. In definitiva credo che i controllori, in casi come questi, possano controllare ben poco e, forse, si affidino a quanto certificato dalle varie aziende. O magari, semplicemente per legge, alcune prove non vengono effettuate...
Ovviamente questa è la mia opinione di NON esperto in materia.
Conclusione: la scienza si oppone al fanatismo ma i fanatici della scienza se ne sono scordati. Talvolta non basta guardare il dettaglio ma occorre avere una visione dell'insieme. In teoria tutti sappiamo che i vaccini dovrebbero fare bene ed essere sicuri ma in questo caso occorre anche riflettere su motivazioni e relativi vantaggi delle case farmaceutiche nel produrre e commercializzare prodotti potenzialmente pericolosi.
Nota (*1): ormai l'assenza della raccolta di dati essenziali non mi stupisce più: basti pensare che ancora (non solo in Italia) non ci sono dati sull'allarmante crescita delle allergie. Vedi Cartello di segnalazione pericolo...
L'essenza del mio pensiero è molto semplice e dovrebbe essere un'ovvietà per tutti: le case farmaceutiche sono interessate al proprio profitto economico e non al benessere pubblico.
Lo scandalo Volkswagen mi ha ancora più convinto del mio ragionamento: una multinazionale tedesca non ha esitato a barare spudoratamente e questo perché, mettendo rischi e ricavi sul piatto della bilancia, aveva calcolato che fosse economicamente conveniente. Nessuno scrupolo morale.
Analogamente, se una casa farmaceutica avesse un prodotto che vende molto bene e venisse a conoscenza di potenziali controindicazioni, quello che farebbe NON sarebbe ritirarlo immediatamente dal mercato per studi più approfonditi: al contrario valuterebbe obbiettivamente la probabilità che il potenziale difetto venga scoperto e, una volta noti i possibili rischi economici, deciderebbe cosa fare indipendentemente da considerazioni morali di alcun tipo.
Fin qui niente di particolarmente nuovo rispetto a quanto già scritto: l'unica differenza è che, grazie al caso Volkswagen, questo ragionamento mi pare ancor più plausibile.
Qualche giorno fa mi sono imbattuto in questo articolo con video: Il dott. Montanari analizza 24 viccini, Mediaset decide di non mandare in onda il servizio video.
L'articolo non è interessante ma la video intervista sì. Il dott. Montanari fa affermazioni molto chiare e circostanziate: in molti vaccini ha trovato delle impurità che non avrebbero dovuto esserci. Menziona anche uno specifico prodotto e dice di aver parlato con i produttori che sarebbero a conoscenza del problema. La sua ipotesi è che in rarissimi casi queste impurità potrebbero provocare gravi controindicazioni: ammette poi che mancano dati per poterlo affermare con certezza.
Ho controllato su Wikipedia (per quel che può valere) chi fosse il Dott. Montanari: non si tratta di uno sconosciuto che ha avuto queste informazioni direttamente dagli alieni, al contrario è il direttore di un laboratorio di ricerca apparentemente di discreta fama. Questo non è un dettaglio da poco perché riduce la probabilità che si tratti di un mitomane alla ricerca di breve ed effimera fama. Inoltre le sue affermazioni molto chiare (fa nomi ben precisi) lo esporrebbero a querele nelle quali, se non fosse sicuro delle proprie analisi, avrebbe tutto da perdere.
In definitiva non ho idea se i vaccini siano o no potenzialmente pericolosi a causa delle impurità rilevate dal dott. Montanari: suppongo però che produrre questi farmaci in ambienti non perfettamente sterili ne ridurrebbe il costo aumentando quindi il profitto...
Mi piacerebbe conoscere l'opinione delle case farmaceutiche su queste accuse ma, almeno così sembra, preferiscono non dargli risonanza e da questo punto di vista leggo le pressioni su Mediaset affinché non metta in onda l'intervista. Quello delle case farmaceutiche mi pare però un atteggiamento sospetto anche se, ovviamente, potrebbe avere altre ragioni e non equivale a un'ammissione di colpa.
Ma qual è il vero pericolo di cui accenno nel titolo?
Il vero pericolo è limitarsi a dividersi in due fazioni: chi accusa i vaccini e chi li difende...
Invece l'essenza della questione è in primo luogo valutare la plausibilità che le aziende farmaceutiche immettano sul mercato prodotti potenzialmente pericolosi. In secondo luogo valutare l'affidabilità dell'organo che (immagino) debba fare i controlli sulla sicurezza dei loro prodotti.
Personalmente ritengo che le case farmaceutiche non si farebbero scrupoli a vendere prodotti potenzialmente nocivi se, soppesando rischi e ricavi, lo ritenessero economicamente vantaggioso.
Da profano in materia, nel valutare l'attendibilità dei controlli, ho la sensazione che per scoprire rare controindicazioni occorrerebbe avere i dati statistici di tutte le vaccinazioni effettuate: ci vorrebbe quindi la volontà politica (ovvero una leggina sulla raccolta dei dati (*1)). Ma i poteri forti (in questo caso le case farmaceutiche) non avrebbero problemi a bloccare iniziative politiche di questo tipo. In definitiva credo che i controllori, in casi come questi, possano controllare ben poco e, forse, si affidino a quanto certificato dalle varie aziende. O magari, semplicemente per legge, alcune prove non vengono effettuate...
Ovviamente questa è la mia opinione di NON esperto in materia.
Conclusione: la scienza si oppone al fanatismo ma i fanatici della scienza se ne sono scordati. Talvolta non basta guardare il dettaglio ma occorre avere una visione dell'insieme. In teoria tutti sappiamo che i vaccini dovrebbero fare bene ed essere sicuri ma in questo caso occorre anche riflettere su motivazioni e relativi vantaggi delle case farmaceutiche nel produrre e commercializzare prodotti potenzialmente pericolosi.
Nota (*1): ormai l'assenza della raccolta di dati essenziali non mi stupisce più: basti pensare che ancora (non solo in Italia) non ci sono dati sull'allarmante crescita delle allergie. Vedi Cartello di segnalazione pericolo...
martedì 27 ottobre 2015
Scacchi e pensiero
Nel corso degli ultimi anni ho più volte scritto dei miei problemi di comunicazione all'interno del gruppo locale del M5S.
I motivi sono molteplici: da una parte applicavo un'eccessiva empatia per comprendere le ragioni altrui. Mi calavo così tanto nella logica di chi mi parlava che mi era difficile staccarmene, confrontarla con le mie idee ed evidenziarne le eventuali contraddizioni.
Da un'altra parte mi piace effettivamente soppesare tutti gli aspetti di un problema e, nel dubbio, tendo a non esprimermi: il problema che nelle riunioni, talvolta magari anche un po' accese, si deve essere rapidi a rispondere. Chi tace tende a essere considerato nel torto: questo fa capire l'importanza “dell'avere l'ultima parola”. Di conseguenza spesso, per “vincere” una discussione, è meglio esprimere un'obiezione superficiale (che però non venga liquidata immediatamente come tale) che cercare di raggiungere l'essenza della questione per poi non avere il tempo per riuscirci. Oltretutto queste considerazioni più profonde sono ancora più difficili da esprimere a parole e su due piedi...
Un terzo problema è che, nelle riunioni interne, non riuscivo a vedere i miei interlocutori come avversari, seppur dialettici: non cercavo di “vincere” le discussioni ottenendo un loro assenso forzato e dubbioso quanto piuttosto di spiegare il mio punto di vista per arrivare costruttivamente a una soluzione condivisa e magari migliore da quanto originariamente pensato dai singoli membri del gruppo. Sono sicuro che tutti loro direbbero che sì, lo scopo delle nostre riunioni è proprio quello; credo però che sebbene condividano questa visione ideale, inconsciamente si battano per far prevalere le proprie opinioni piuttosto che ascoltare e comprendere quelle altrui. Ho la sensazione che sia un difetto molto umano e sul quale si possa far ben poco.
Tornando a me, per i motivi suddetti, credo che sarei invece molto più abile a confrontarmi con qualcuno che considero un avversario...
Ma, come al solito, ho divagato: in questo pezzo volevo descrivere quello che mi sono reso conto essere la più grande diversità fra il mio modo di pensare e quello degli altri membri del gruppo.
Io tendo a stabilire quali sono gli obiettivi principali e poi cerco di elaborare delle strategie per raggiungerli. In questa maniera si possono creare a loro volta degli obiettivi secondari necessari però a raggiungere lo scopo finale.
Tendo inoltre ad avere ben chiara in mente la relativa importanza fra i diversi obiettivi: cerco di ricordare sempre quale sia l'obiettivo principale e lo distinguo da quelli secondari o, addirittura, terziari. In pratica cerco sempre di avere ben chiare in mente le diverse priorità.
Cerco poi di considerare oggettivamente le probabilità di raggiungere con successo ogni obiettivo, soprattutto tenendo conto della nostre scarse forze: se un obiettivo è irraggiungibile è inutile sprecarci energie, meglio invece trovare una diversa strategia e, di conseguenza, altri obiettivi.
Questa maniera di pensare è estremamente scacchistica ed è comunemente usata da ogni giocatore: l'obiettivo finale è la vittoria e, in sub ordine, la patta. Per raggiungere questo obiettivo finale si elaborano delle strategie che a loro volta portano nuovi obiettivi. Tali strategie non sono però fisse e scritte nella pietra ma possono variare al variare degli eventi (negli scacchi alle risposte dell'avversario). L'obiettività è poi fondamentale: sopravvalutare, ma anche sottovalutare, la propria posizione porta a errori spesso decisivi...
Ecco mi chiedo quanto di questo modo di pensare io lo abbia imparato dagli scacchi e quanto sia invece innato nella mia natura. Probabilmente ero naturalmente portato a pensare in questa maniera ma certo gli scacchi mi hanno dato la disciplina necessaria a farlo in maniera coerente.
Al contrario i membri del mio gruppo sembrano non avere idea di quale sia l'obiettivo finale (magari ognuno ha il suo), non si preoccupano di come raggiungerlo e tendono a inseguire obiettivi minori e, talvolta, pure irraggiungibili...
Conclusione: forse dovrei fargli un corso di scacchi!
I motivi sono molteplici: da una parte applicavo un'eccessiva empatia per comprendere le ragioni altrui. Mi calavo così tanto nella logica di chi mi parlava che mi era difficile staccarmene, confrontarla con le mie idee ed evidenziarne le eventuali contraddizioni.
Da un'altra parte mi piace effettivamente soppesare tutti gli aspetti di un problema e, nel dubbio, tendo a non esprimermi: il problema che nelle riunioni, talvolta magari anche un po' accese, si deve essere rapidi a rispondere. Chi tace tende a essere considerato nel torto: questo fa capire l'importanza “dell'avere l'ultima parola”. Di conseguenza spesso, per “vincere” una discussione, è meglio esprimere un'obiezione superficiale (che però non venga liquidata immediatamente come tale) che cercare di raggiungere l'essenza della questione per poi non avere il tempo per riuscirci. Oltretutto queste considerazioni più profonde sono ancora più difficili da esprimere a parole e su due piedi...
Un terzo problema è che, nelle riunioni interne, non riuscivo a vedere i miei interlocutori come avversari, seppur dialettici: non cercavo di “vincere” le discussioni ottenendo un loro assenso forzato e dubbioso quanto piuttosto di spiegare il mio punto di vista per arrivare costruttivamente a una soluzione condivisa e magari migliore da quanto originariamente pensato dai singoli membri del gruppo. Sono sicuro che tutti loro direbbero che sì, lo scopo delle nostre riunioni è proprio quello; credo però che sebbene condividano questa visione ideale, inconsciamente si battano per far prevalere le proprie opinioni piuttosto che ascoltare e comprendere quelle altrui. Ho la sensazione che sia un difetto molto umano e sul quale si possa far ben poco.
Tornando a me, per i motivi suddetti, credo che sarei invece molto più abile a confrontarmi con qualcuno che considero un avversario...
Ma, come al solito, ho divagato: in questo pezzo volevo descrivere quello che mi sono reso conto essere la più grande diversità fra il mio modo di pensare e quello degli altri membri del gruppo.
Io tendo a stabilire quali sono gli obiettivi principali e poi cerco di elaborare delle strategie per raggiungerli. In questa maniera si possono creare a loro volta degli obiettivi secondari necessari però a raggiungere lo scopo finale.
Tendo inoltre ad avere ben chiara in mente la relativa importanza fra i diversi obiettivi: cerco di ricordare sempre quale sia l'obiettivo principale e lo distinguo da quelli secondari o, addirittura, terziari. In pratica cerco sempre di avere ben chiare in mente le diverse priorità.
Cerco poi di considerare oggettivamente le probabilità di raggiungere con successo ogni obiettivo, soprattutto tenendo conto della nostre scarse forze: se un obiettivo è irraggiungibile è inutile sprecarci energie, meglio invece trovare una diversa strategia e, di conseguenza, altri obiettivi.
Questa maniera di pensare è estremamente scacchistica ed è comunemente usata da ogni giocatore: l'obiettivo finale è la vittoria e, in sub ordine, la patta. Per raggiungere questo obiettivo finale si elaborano delle strategie che a loro volta portano nuovi obiettivi. Tali strategie non sono però fisse e scritte nella pietra ma possono variare al variare degli eventi (negli scacchi alle risposte dell'avversario). L'obiettività è poi fondamentale: sopravvalutare, ma anche sottovalutare, la propria posizione porta a errori spesso decisivi...
Ecco mi chiedo quanto di questo modo di pensare io lo abbia imparato dagli scacchi e quanto sia invece innato nella mia natura. Probabilmente ero naturalmente portato a pensare in questa maniera ma certo gli scacchi mi hanno dato la disciplina necessaria a farlo in maniera coerente.
Al contrario i membri del mio gruppo sembrano non avere idea di quale sia l'obiettivo finale (magari ognuno ha il suo), non si preoccupano di come raggiungerlo e tendono a inseguire obiettivi minori e, talvolta, pure irraggiungibili...
Conclusione: forse dovrei fargli un corso di scacchi!
lunedì 26 ottobre 2015
Paolo Diacono
Che idea vi dà il nome “Paolo Diacono”? Di quale epoca vi sembra?
A me parve un nome completamente anonimo ed, essendo l'autore di un libro pubblicato negli anni '60, mi aspettavo fosse uno studioso del XX secolo. Invece...
Il libro in questione è Storia dei Longobardi di Paolo Diacono, Ed. Rizzoli, 1967, trad. Massimo Felisatti. E la menzione di un traduttore fa capire che l'opera non fu scritta in italiano: il titolo originale è infatti Historia Langbardorum e Paolo Diacono fu un religioso romanizzato ma di orgogliosa discendenza longobarda!
Il libro è poi leggibilissimo: nell'antichità infatti in tali opere la volontà di intrattenimento era sempre presente e, talvolta, prevaleva sulla verità storica. In particolare le informazioni più interessanti che ho trovato in questo volume le ho lette fra le righe...
È importante sapere che Paolo Diacono fu un longobardo nato nel 720 a Cividale, nel ducato del Friuli, e morto nel 799. Da giovane intraprese la “carriera” religiosa ed, evidentemente, dovette essere considerato molto colto fra gli uomini del suo tempo: diventò infatti il precettore di Adelberga, figlia di re Desiderio (*1), e successivamente (nel 782) andò in Francia dove Carlo Magno gli affidò l'incarico di insegnare il greco alla scorta che avrebbe accompagnato la figlia in Grecia come moglie dell'imperatore bizantino. Infine passò gli ultimi anni di vita nel monastero benedettino di Montecassino.
Leggendo fra le righe si scopre che il rapporto fra longobardi e franchi fu sempre difficile fin dalla discesa dei primi in Italia. Paolo Diacono “tifa” chiaramente per i longobardi ma si capisce che i franchi erano militarmente più forti e, immagino, più numerosi. In caso di invasioni straniere la tattica dei longobardi era quella di arroccarsi nei propri castelli piuttosto che affrontare il nemico in campo aperto anche se, ovviamente, non mancano battaglie vittoriose. Come detto sono arrivato a questa conclusione leggendo fra le righe ma ci sono altri indizi al riguardo: quando i longobardi giunsero in Italia la trovarono devastata sia dalla guerra fra goti e bizantini che dalle malattie. Occuparono quindi i loro territori praticamente senza combattere mentre le zone adeguatamente protette rimasero sotto il controllo imperiale. Se i longobardi fossero stati abbastanza forti avrebbero conquistato tutta l'Italia; analogamente nei due secoli di dominazione longobarda non ci furono tentativi di estenderne l'influenza espandendosi al di fuori dei confini della penisola: evidentemente era già complicato mantenere i territori già conquistati.
In pratica ho la sensazione che la popolazione longobarda si fosse stabilita, come tanti piccoli presidi militari, a macchia di leopardo solo in alcuni luoghi strategici: Pavia era la residenza del re e del suo esercito, poi in Friuli, a Benevento, a Spoleto etc... ogni duca aveva il proprio piccolo esercito: forze sufficienti a mantenere il controllo del territorio ma non capaci di affrontare un forte nemico se non riunendosi tutti insiemi. Ma ovviamente per collaborare sarebbe stata necessaria un'efficace cooperazione fra duchi e re che invece mancava quasi del tutto come si capisce chiaramente dalle numerose ribellioni interne.
In breve, mi pare di aver capito, i longobardi furono troppo pochi per controllare l'intero territorio italiano e per difendersi efficacemente contro minacce militari ben organizzate.
Interessante anche il rapporto con il Papa. Come ho verificato su un atlante storico, Roma e il Lazio erano sotto il controllo dei bizantini ma ovviamente anche la voce del re longobardo era importante... A chiarire il rapporto fra papato e longobardi ci sono tre lettere attribuite al Papa Gregorio Magno: una al re, una alla regina e una al duca di Benevento. Non so se tali missive sono originali ma, nel caso peggiore, sono indicative delle relazioni fra papato e longobardi nel VIII secolo invece che del VII.
Il Papa è paternalmente gentile con la regina, cristiana devota e benefattrice della Chiesa; tratta da pari il re ma soppesando le parole, attento a non dichiararsi superiore se non sul piano religioso; infine nella lettera al duca Arichi (gli deve chiedere un favore), sebbene sempre ossequioso, è più sbrigativo che nei confronti del re. Insomma delle lettere estremamente ben dosate politicamente.
Probabilmente sono ingenuo ma, soprattutto da Papa Gregorio Magno, mi sarei aspettato più spiritualità e meno diplomazia politica.
Nel complesso ne ho ricavato l'impressione che l'influenza, chiaramente variabile nel corso degli anni, del re longobardo sul Papa fosse importante ma non determinante.
Ma passiamo a qualche “chicca” che mi sono annotato...
- Subito nel primo capitolo c'è un accenno a una presunta etimologia di “Germania” dal latino germina termine inteso come "terra feconda". L'autore spiega che i longobardi emigrarono dalle loro terre natali nel lontano nord (ipotizza dalla Scandinavia) a causa delle pressione demografica.
È un'ipotesi interessante perché avvalorerebbe una mia idea sulla caduta dell'impero romano. Al riguardo ho letto vari libri che presentano numerose ipotesi sul crollo dell'impero d'occidente ma nessuna prende in considerazione cambiamenti climatici. Si sa però che nel corso della storia ci sono stati periodi (di secoli) più o meno caldi e, appunto, ipotizzavo che le invasioni fossero avvenute in corrispondenza di tali cambiamenti... Magari ci ritornerò a parte...
- l'etnonimo “longobardi” significa “lunghe barbe” e infatti gli uomini non se le tagliavano mai. Ho notato almeno un caso in cui un duca (mi pare) longobardo viene rasato per umiliarlo. L'origine viene fatta risalire a una leggenda che tira in ballo Odino (o Wotan) e, per quanto già lo sapessi, mi ha colpito che il dio supremo della religione germanica fosse equiparato dai romani a Mercurio invece che Giove. Del resto però tale equivalenza la troviamo anche nei nomi dei giorni della settimana: Mercurio → mercoledì → Wednsday → Wotan; mentre Giove → giovedì → Thursday → Thor...
- Nel quarto capitolo del secondo libro c'è una descrizione della peste. I sintomi mi sembrano concordare con quelli descritti nel Decameron mentre non ricordo più esattamente quelli della peste di Atene descritti da Tucidide...
- Nella descrizione della geografia dell'Italia alcune regioni appaiono deformate rispetto agli attuali confini: in particolare la Toscana è spostata più a sud e ingloba l'attuale Lazio, Roma compresa. Al contrario il nome Lazio viene usato come nome alternativo a Italia e Ausonia: per la precisione Lazio deriverebbe dalla stessa radice di “latitante” perché proprio in Italia si rifugiò Saturno inseguito da Giove.
- mio padre soleva (circa 40 anni fa!) canticchiare dei versi (non so se di una poesia o di una vecchia canzone) del tipo “Bevi Rosmunda, bevi nel cranio vuoto del tuo papà...” (*2). Questi versi oggettivamente un po' macabri avevano sempre affascinato la mia fantasia di fanciullino.
Ora finalmente so a quali fatti storici si riferiscono tali versi...
Alboino, il primo re longobardo d'Italia, sconfisse e uccise il re dei gepidi Cunimondo e, come da usanza, dal suo cranio ne fece ricavare una coppa. Per rappacificarsi coi gepidi ne sposò la figlia Rosemunda. Un giorno però, ubriaco, durante un banchetto la costrinse a bere proprio da tale coppa.
E la rancorosa Rosemunda se la legò al dito...
- A Roma nell'ottobre del 589 ci furono piogge violentissime e il Tevere si gonfiò così tanto che: «...nell'alveo del fiume, insieme a un gran numero di serpenti, un drago di terrificante grandezza attraversò la città e scese al mare.». Ma altrove si parla anche di comete, stelle nere, fiumi e piogge di sangue...
- Interessante la moda del longobardi a cavallo fra il VI e VII secolo. Gli uomini portavano i capelli così: «Si scoprivano la fronte radendosi tutt'intorno fino alla nuca, e i capelli, cadendo ai lati fino all'altezza della bocca, erano divisi in due parti da una scriminatura.»
- Secondo l'autore gli Avari erano gli Unni: non so se sia vero...
- Mi ero dimenticato di una quarta lettera di Papa Gregorio, stavolta diretta all'imperatore Maurizio. A me pare vagamente presuntuosa ma, al contrario, Paolo Diacono la giudica estremamente umile...
Mi sembra infatti che il Papa alluda alla propria importanza nella politica dell'Italia sottintendendo di essere in grado, se solo lo volesse, di poter fare e disfare re e duchi. Di nuovo, comunque, una lettera estremamente politica che non mi sarei aspettato da tale Papa.
- Gli dèi dell'antichità sono considerati demoni.
- Altra etimologia e piccola soddisfazione personale. Molto spesso l'autore accenna al popolo degli Schiavoni che vivevano a est del Friuli ma le note non forniscono nessun chiarimento al riguardo. In realtà mi è tornata in mente che l'etimologia di “schiavo” deriva da “slavo” perché da tale regione provenivano gli schiavi. Mi pare quindi molto verosimile che il popolo degli Schiavoni sia il popolo degli slavi. Da controllare, però!
- Re Grimoaldo espugna e rade al suolo Forlimpopoli: mi chiedo se tale città corrisponda all'attuale Forlì... Verificato su Google Maps: no, Forlimpopoli è un comune distinto da Forlì ma si trova molto vicino al capoluogo.
- Una bella tradizione dei longobardi: nei cimiteri, per ricordare i famigliari morti lontano in guerra, venivano piantate delle pertiche nel terreno che recavano sulla loro sommità delle colombe intagliate nel legno e orientate verso il luogo della presunta morte.
- Altra etimologia che non conoscevo (o che da lungo tempo avevo dimenticato): all'inizio dell'VIII secolo il potere del re dei franchi viene adombrato da quello dei Maggiordomi. Le note chiariscono la stravagante frase spiegando che “Maggiordomi” deriva dal latino Maiores domi regiae.
- Essendo un religioso l'autore cerca sempre di presentare nella luce migliore ogni Papa. Nel seguente caso cade però in una contraddizione evidente: «[L'imperatore Giustiniano] ordinato a papa Costantino di presentarsi da lui... ...si getta ai suoi piedi implorando perdono per i propri peccati»!
- Un altro indizio della relativa debolezza del longobardi: ecco uno stratagemma adottato da re Ansprando: «Quando venivano da lui ambasciatori di popoli stranieri si vestiva di panni vili e pellicce, e per non eccitarli a meditare insidie contro l'Italia, non serviva mai loro vini preziosi o altre cose squisite.»
- Sfortunatamente la storia di Paolo Diacono termina con re Liutprando, in pratica al massimo dello splendore dei longobardi in Italia. Mi sarebbe piaciuto conoscere il punto di vista dell'autore sui motivi della sconfitta di re Desiderio. Io ipotizzo che a quell'epoca i duchi longobardi fossero in discordia fra loro e che questo non permise al re Desiderio di contrapporre ai franchi un esercito all'altezza...
Conclusione: libro molto interessante!
Nota (*1): e re Desiderio (con tanto di figlia/e e piccolo Adelchi) è stato il primo personaggio che ho controllato nella mia partita con i longobardi nel videogioco King Crusade II: vedi Messo (strategicamente) male...
Nota (*2): Devo indagare... con Google/Youtube dovrebbe essere facile scoprirlo...
A me parve un nome completamente anonimo ed, essendo l'autore di un libro pubblicato negli anni '60, mi aspettavo fosse uno studioso del XX secolo. Invece...
Il libro in questione è Storia dei Longobardi di Paolo Diacono, Ed. Rizzoli, 1967, trad. Massimo Felisatti. E la menzione di un traduttore fa capire che l'opera non fu scritta in italiano: il titolo originale è infatti Historia Langbardorum e Paolo Diacono fu un religioso romanizzato ma di orgogliosa discendenza longobarda!
Il libro è poi leggibilissimo: nell'antichità infatti in tali opere la volontà di intrattenimento era sempre presente e, talvolta, prevaleva sulla verità storica. In particolare le informazioni più interessanti che ho trovato in questo volume le ho lette fra le righe...
È importante sapere che Paolo Diacono fu un longobardo nato nel 720 a Cividale, nel ducato del Friuli, e morto nel 799. Da giovane intraprese la “carriera” religiosa ed, evidentemente, dovette essere considerato molto colto fra gli uomini del suo tempo: diventò infatti il precettore di Adelberga, figlia di re Desiderio (*1), e successivamente (nel 782) andò in Francia dove Carlo Magno gli affidò l'incarico di insegnare il greco alla scorta che avrebbe accompagnato la figlia in Grecia come moglie dell'imperatore bizantino. Infine passò gli ultimi anni di vita nel monastero benedettino di Montecassino.
Leggendo fra le righe si scopre che il rapporto fra longobardi e franchi fu sempre difficile fin dalla discesa dei primi in Italia. Paolo Diacono “tifa” chiaramente per i longobardi ma si capisce che i franchi erano militarmente più forti e, immagino, più numerosi. In caso di invasioni straniere la tattica dei longobardi era quella di arroccarsi nei propri castelli piuttosto che affrontare il nemico in campo aperto anche se, ovviamente, non mancano battaglie vittoriose. Come detto sono arrivato a questa conclusione leggendo fra le righe ma ci sono altri indizi al riguardo: quando i longobardi giunsero in Italia la trovarono devastata sia dalla guerra fra goti e bizantini che dalle malattie. Occuparono quindi i loro territori praticamente senza combattere mentre le zone adeguatamente protette rimasero sotto il controllo imperiale. Se i longobardi fossero stati abbastanza forti avrebbero conquistato tutta l'Italia; analogamente nei due secoli di dominazione longobarda non ci furono tentativi di estenderne l'influenza espandendosi al di fuori dei confini della penisola: evidentemente era già complicato mantenere i territori già conquistati.
In pratica ho la sensazione che la popolazione longobarda si fosse stabilita, come tanti piccoli presidi militari, a macchia di leopardo solo in alcuni luoghi strategici: Pavia era la residenza del re e del suo esercito, poi in Friuli, a Benevento, a Spoleto etc... ogni duca aveva il proprio piccolo esercito: forze sufficienti a mantenere il controllo del territorio ma non capaci di affrontare un forte nemico se non riunendosi tutti insiemi. Ma ovviamente per collaborare sarebbe stata necessaria un'efficace cooperazione fra duchi e re che invece mancava quasi del tutto come si capisce chiaramente dalle numerose ribellioni interne.
In breve, mi pare di aver capito, i longobardi furono troppo pochi per controllare l'intero territorio italiano e per difendersi efficacemente contro minacce militari ben organizzate.
Interessante anche il rapporto con il Papa. Come ho verificato su un atlante storico, Roma e il Lazio erano sotto il controllo dei bizantini ma ovviamente anche la voce del re longobardo era importante... A chiarire il rapporto fra papato e longobardi ci sono tre lettere attribuite al Papa Gregorio Magno: una al re, una alla regina e una al duca di Benevento. Non so se tali missive sono originali ma, nel caso peggiore, sono indicative delle relazioni fra papato e longobardi nel VIII secolo invece che del VII.
Il Papa è paternalmente gentile con la regina, cristiana devota e benefattrice della Chiesa; tratta da pari il re ma soppesando le parole, attento a non dichiararsi superiore se non sul piano religioso; infine nella lettera al duca Arichi (gli deve chiedere un favore), sebbene sempre ossequioso, è più sbrigativo che nei confronti del re. Insomma delle lettere estremamente ben dosate politicamente.
Probabilmente sono ingenuo ma, soprattutto da Papa Gregorio Magno, mi sarei aspettato più spiritualità e meno diplomazia politica.
Nel complesso ne ho ricavato l'impressione che l'influenza, chiaramente variabile nel corso degli anni, del re longobardo sul Papa fosse importante ma non determinante.
Ma passiamo a qualche “chicca” che mi sono annotato...
- Subito nel primo capitolo c'è un accenno a una presunta etimologia di “Germania” dal latino germina termine inteso come "terra feconda". L'autore spiega che i longobardi emigrarono dalle loro terre natali nel lontano nord (ipotizza dalla Scandinavia) a causa delle pressione demografica.
È un'ipotesi interessante perché avvalorerebbe una mia idea sulla caduta dell'impero romano. Al riguardo ho letto vari libri che presentano numerose ipotesi sul crollo dell'impero d'occidente ma nessuna prende in considerazione cambiamenti climatici. Si sa però che nel corso della storia ci sono stati periodi (di secoli) più o meno caldi e, appunto, ipotizzavo che le invasioni fossero avvenute in corrispondenza di tali cambiamenti... Magari ci ritornerò a parte...
- l'etnonimo “longobardi” significa “lunghe barbe” e infatti gli uomini non se le tagliavano mai. Ho notato almeno un caso in cui un duca (mi pare) longobardo viene rasato per umiliarlo. L'origine viene fatta risalire a una leggenda che tira in ballo Odino (o Wotan) e, per quanto già lo sapessi, mi ha colpito che il dio supremo della religione germanica fosse equiparato dai romani a Mercurio invece che Giove. Del resto però tale equivalenza la troviamo anche nei nomi dei giorni della settimana: Mercurio → mercoledì → Wednsday → Wotan; mentre Giove → giovedì → Thursday → Thor...
- Nel quarto capitolo del secondo libro c'è una descrizione della peste. I sintomi mi sembrano concordare con quelli descritti nel Decameron mentre non ricordo più esattamente quelli della peste di Atene descritti da Tucidide...
- Nella descrizione della geografia dell'Italia alcune regioni appaiono deformate rispetto agli attuali confini: in particolare la Toscana è spostata più a sud e ingloba l'attuale Lazio, Roma compresa. Al contrario il nome Lazio viene usato come nome alternativo a Italia e Ausonia: per la precisione Lazio deriverebbe dalla stessa radice di “latitante” perché proprio in Italia si rifugiò Saturno inseguito da Giove.
- mio padre soleva (circa 40 anni fa!) canticchiare dei versi (non so se di una poesia o di una vecchia canzone) del tipo “Bevi Rosmunda, bevi nel cranio vuoto del tuo papà...” (*2). Questi versi oggettivamente un po' macabri avevano sempre affascinato la mia fantasia di fanciullino.
Ora finalmente so a quali fatti storici si riferiscono tali versi...
Alboino, il primo re longobardo d'Italia, sconfisse e uccise il re dei gepidi Cunimondo e, come da usanza, dal suo cranio ne fece ricavare una coppa. Per rappacificarsi coi gepidi ne sposò la figlia Rosemunda. Un giorno però, ubriaco, durante un banchetto la costrinse a bere proprio da tale coppa.
E la rancorosa Rosemunda se la legò al dito...
- A Roma nell'ottobre del 589 ci furono piogge violentissime e il Tevere si gonfiò così tanto che: «...nell'alveo del fiume, insieme a un gran numero di serpenti, un drago di terrificante grandezza attraversò la città e scese al mare.». Ma altrove si parla anche di comete, stelle nere, fiumi e piogge di sangue...
- Interessante la moda del longobardi a cavallo fra il VI e VII secolo. Gli uomini portavano i capelli così: «Si scoprivano la fronte radendosi tutt'intorno fino alla nuca, e i capelli, cadendo ai lati fino all'altezza della bocca, erano divisi in due parti da una scriminatura.»
- Secondo l'autore gli Avari erano gli Unni: non so se sia vero...
- Mi ero dimenticato di una quarta lettera di Papa Gregorio, stavolta diretta all'imperatore Maurizio. A me pare vagamente presuntuosa ma, al contrario, Paolo Diacono la giudica estremamente umile...
Mi sembra infatti che il Papa alluda alla propria importanza nella politica dell'Italia sottintendendo di essere in grado, se solo lo volesse, di poter fare e disfare re e duchi. Di nuovo, comunque, una lettera estremamente politica che non mi sarei aspettato da tale Papa.
- Gli dèi dell'antichità sono considerati demoni.
- Altra etimologia e piccola soddisfazione personale. Molto spesso l'autore accenna al popolo degli Schiavoni che vivevano a est del Friuli ma le note non forniscono nessun chiarimento al riguardo. In realtà mi è tornata in mente che l'etimologia di “schiavo” deriva da “slavo” perché da tale regione provenivano gli schiavi. Mi pare quindi molto verosimile che il popolo degli Schiavoni sia il popolo degli slavi. Da controllare, però!
- Re Grimoaldo espugna e rade al suolo Forlimpopoli: mi chiedo se tale città corrisponda all'attuale Forlì... Verificato su Google Maps: no, Forlimpopoli è un comune distinto da Forlì ma si trova molto vicino al capoluogo.
- Una bella tradizione dei longobardi: nei cimiteri, per ricordare i famigliari morti lontano in guerra, venivano piantate delle pertiche nel terreno che recavano sulla loro sommità delle colombe intagliate nel legno e orientate verso il luogo della presunta morte.
- Altra etimologia che non conoscevo (o che da lungo tempo avevo dimenticato): all'inizio dell'VIII secolo il potere del re dei franchi viene adombrato da quello dei Maggiordomi. Le note chiariscono la stravagante frase spiegando che “Maggiordomi” deriva dal latino Maiores domi regiae.
- Essendo un religioso l'autore cerca sempre di presentare nella luce migliore ogni Papa. Nel seguente caso cade però in una contraddizione evidente: «[L'imperatore Giustiniano] ordinato a papa Costantino di presentarsi da lui... ...si getta ai suoi piedi implorando perdono per i propri peccati»!
- Un altro indizio della relativa debolezza del longobardi: ecco uno stratagemma adottato da re Ansprando: «Quando venivano da lui ambasciatori di popoli stranieri si vestiva di panni vili e pellicce, e per non eccitarli a meditare insidie contro l'Italia, non serviva mai loro vini preziosi o altre cose squisite.»
- Sfortunatamente la storia di Paolo Diacono termina con re Liutprando, in pratica al massimo dello splendore dei longobardi in Italia. Mi sarebbe piaciuto conoscere il punto di vista dell'autore sui motivi della sconfitta di re Desiderio. Io ipotizzo che a quell'epoca i duchi longobardi fossero in discordia fra loro e che questo non permise al re Desiderio di contrapporre ai franchi un esercito all'altezza...
Conclusione: libro molto interessante!
Nota (*1): e re Desiderio (con tanto di figlia/e e piccolo Adelchi) è stato il primo personaggio che ho controllato nella mia partita con i longobardi nel videogioco King Crusade II: vedi Messo (strategicamente) male...
Nota (*2): Devo indagare... con Google/Youtube dovrebbe essere facile scoprirlo...
domenica 25 ottobre 2015
Littizzetto o psichiatria?
Sono andato in bagno, ne sono uscito, ho controllato (senza pensarci) FB e adesso ho il dubbio...
Mentre sopra il WC ponderavo gravemente ho aperto la mia vecchia enciclopedia Garzanti della filosofia per leggerne a casaccio una definizione. Mi sono imbattuto in “psichiatria”: l'argomento era interessante e avrei da scriverci due o tre riflessioni...
Poi su FB mi sono imbattuto in una foto della Littizzetto con commenti del tipo: “Che cesso!”, “Ma è veramente orribile!” etc... In questo caso avrei una sola riflessione ma molto interessante....
Vabbè, provo a essere rapido e scrivo di entrambi gli argomenti dando la precedenza al cesso...
La definizione di “psichiatria”, in pratica una colonna di testo, parte da un esame storico di questa disciplina. Spiega che solo all'inizio del diciannovesimo secolo si iniziò a distinguere fra follia e deficienza: il folle era colui che da una condizione di sanità mentale finiva per impazzire, il deficiente (con vari livelli di gravità) era invece tale fin dalla nascita. Si riteneva che la follia dipendesse da cause fisiche (tipo un tumore al cervello). In seguito si è passati a dare più rilevanza al fattore psicologico. Attualmente... e qui mi sono perso perché l'enciclopedia ha iniziato a usare paroloni e a dare per scontate troppe informazioni di cui non dispongo.
Comunque mi è parso interessante che, almeno inizialmente, si ritenesse che l'origine della follia fosse esclusivamente organicistica.
Di tale argomento io non so assolutamente niente e mi pare quindi giusto dire la mia!
Una premessa: molte volte (anche se poi non ne ho fatto di nulla) ho riflettuto su programmi di intelligenza artificiale che simulassero il comportamento di individui virtuali. Questi algoritmi prevedevano che ogni individuo avesse precisi obiettivi, ciascuno priorità quantificate numericamente. L'individuo virtuale selezionava le azioni da compiere per raggiungere uno o più dei propri obiettivi. Queste decisioni erano vincolate da un altro livello di “intelligenza” (riusabile, ad esempio, anche per individui di altre specie) che impediva ai miei soggetti di compiere azioni dannose: ad esempio un individuo che ha fame non entra nella gabbia di un leone per rubargli le bistecche!
La “follia” in questa simulazione equivaleva a obiettivi con priorità talmente alte che finivano per produrre comportamenti inusuali e, potenzialmente, rischiosi.
Per questo motivo bisognava prevedere dei meccanismi per autolimitare i valori delle varie priorità in maniera che non divenissero eccessivi. Meccanismi di autolimitazioni erano la chiave per ottenere flessibilità di comportamento evitando però comportamenti degeneri. Fine premessa.
Mentre tiravo lo sciacquone mi chiedevo quali potessero essere i fattori psicologici capaci di portare alla follia.
Ho subito pensato a un grande dolore, magari per una perdita improvvisa: ma in questo caso la psiche prevede dei meccanismi di difesa che non fanno crescere troppo questo fattore e lo rendendono tollerabile. Ci sono cioè delle autolimitazioni analoghe a quelle che avevo previsto per il mio codice.
Poi ho pensato a un amore: mi sono chiesto se esistevano dei meccanismi psicologici automatici per limitare questo fattore. Che io sappia non ce ne sono: da questo punto di vista l'amore può portare alla follia più facilmente del dolore.
Oppure si potrebbe pensare che tali meccanismi di autolimitazione in realtà esistano, solo che normalmente non sono considerati tali: ad esempio dare una scadenza temporale all'amore, dopo di che si affievolisca, magari mettendo in difficoltà le coppie non troppo affiatate. Oppure fare in modo che facilmente ci si possa innamorare di una persona diversa: l'idea dietro al famoso “chiodo scaccia chiodo”. O magari fare in modo che l'amore raggiunga la massima intensità prima dell'amplesso e si affievolisca successivamente: da un punto di vista evoluzionistico (*1) avrebbe molto senso...
Ma in definitiva è normale che l'amore sia così prossimo alla follia: se infatti ci pensiamo razionalmente l'amore è pura follia!
Per quale motivo una persona dovrebbe improvvisamente interessarsi a un altro individuo, magari un perfetto sconosciuto, per finire per dedicare a esso tutti i propri pensieri ed energie? Non ha senso. Cioè il senso ce l'ha ma nell'ottica della perpetuazione della specie, non della razionalità!
In realtà ci sarebbero tante altre possibili cause di follia da analizzare ma, volendo essere breve, mi interrompo qui dato che era proprio la stretta relazione fra amore e follia ciò che volevo evidenziare.
Ma dal cesso passiamo alla Littizzetto: le offese, tutte incentrate sulla sua presunta mancanza di bellezza, mi sembrano sintomatiche di un aspetto del maschilismo estremamente sfuggevole perché non percepito, forse neppure dalle donne, come tale.
Il problema è che associamo automaticamente la bellezza al successo di una donna: una donna per essere di successo deve anche essere bella. Le eccezioni sono le figlie di papà, che però raggiungono il successo non grazie alle proprie forze (bellezza) ma alle amicizie o denari degli illustri genitori.
Ovviamente se uomini e donne fossero considerati realmente allo stesso modo allora la bellezza non dovrebbe essere determinante per il successo di una donna che si voglia costruire da sola.
Ma non è così e la dimostrazione è data propria dal fatto che le donne famose e di successo con cui veniamo in contatto (virtuale!) sono in genere più belle (il tanto o poco è irrilevante) della media.
Tornando alla Littizzetto avrei compreso maggiormente commenti/offese del tipo: “è una cretina!”, “non fa ridere per niente!”, “la pagano troppo!”, etc... ma cosa c'entra la bellezza? La bellezza per una comica dovrebbe essere un fattore irrilevante. Invece il fatto che si scelga di offenderla proprio per questo aspetto è la dimostrazione che, inconsciamente, si pensa che il successo di una donna debba essere legato alla sua bellezza. Quindi se una donna ha successo, ma non è bella, allora non lo merita. Solo in questa maniera contorta si può comprendere il significato recondito delle ingiurie che ho letto su FB.
Alla base di questa contraddizione logica è che le donne, nonostante la proclamata uguaglianza fra i sessi, sono valutate per la loro bellezza anche per situazioni dove essa dovrebbe essere irrilevante.
Conclusione: oggi l'ho fatta grossa... e mi sa che non ho spiegato bene nessuno dei due argomenti affrontati... ben mi sta!
Nota (*1): ma non troppo romantico!
Mentre sopra il WC ponderavo gravemente ho aperto la mia vecchia enciclopedia Garzanti della filosofia per leggerne a casaccio una definizione. Mi sono imbattuto in “psichiatria”: l'argomento era interessante e avrei da scriverci due o tre riflessioni...
Poi su FB mi sono imbattuto in una foto della Littizzetto con commenti del tipo: “Che cesso!”, “Ma è veramente orribile!” etc... In questo caso avrei una sola riflessione ma molto interessante....
Vabbè, provo a essere rapido e scrivo di entrambi gli argomenti dando la precedenza al cesso...
La definizione di “psichiatria”, in pratica una colonna di testo, parte da un esame storico di questa disciplina. Spiega che solo all'inizio del diciannovesimo secolo si iniziò a distinguere fra follia e deficienza: il folle era colui che da una condizione di sanità mentale finiva per impazzire, il deficiente (con vari livelli di gravità) era invece tale fin dalla nascita. Si riteneva che la follia dipendesse da cause fisiche (tipo un tumore al cervello). In seguito si è passati a dare più rilevanza al fattore psicologico. Attualmente... e qui mi sono perso perché l'enciclopedia ha iniziato a usare paroloni e a dare per scontate troppe informazioni di cui non dispongo.
Comunque mi è parso interessante che, almeno inizialmente, si ritenesse che l'origine della follia fosse esclusivamente organicistica.
Di tale argomento io non so assolutamente niente e mi pare quindi giusto dire la mia!
Una premessa: molte volte (anche se poi non ne ho fatto di nulla) ho riflettuto su programmi di intelligenza artificiale che simulassero il comportamento di individui virtuali. Questi algoritmi prevedevano che ogni individuo avesse precisi obiettivi, ciascuno priorità quantificate numericamente. L'individuo virtuale selezionava le azioni da compiere per raggiungere uno o più dei propri obiettivi. Queste decisioni erano vincolate da un altro livello di “intelligenza” (riusabile, ad esempio, anche per individui di altre specie) che impediva ai miei soggetti di compiere azioni dannose: ad esempio un individuo che ha fame non entra nella gabbia di un leone per rubargli le bistecche!
La “follia” in questa simulazione equivaleva a obiettivi con priorità talmente alte che finivano per produrre comportamenti inusuali e, potenzialmente, rischiosi.
Per questo motivo bisognava prevedere dei meccanismi per autolimitare i valori delle varie priorità in maniera che non divenissero eccessivi. Meccanismi di autolimitazioni erano la chiave per ottenere flessibilità di comportamento evitando però comportamenti degeneri. Fine premessa.
Mentre tiravo lo sciacquone mi chiedevo quali potessero essere i fattori psicologici capaci di portare alla follia.
Ho subito pensato a un grande dolore, magari per una perdita improvvisa: ma in questo caso la psiche prevede dei meccanismi di difesa che non fanno crescere troppo questo fattore e lo rendendono tollerabile. Ci sono cioè delle autolimitazioni analoghe a quelle che avevo previsto per il mio codice.
Poi ho pensato a un amore: mi sono chiesto se esistevano dei meccanismi psicologici automatici per limitare questo fattore. Che io sappia non ce ne sono: da questo punto di vista l'amore può portare alla follia più facilmente del dolore.
Oppure si potrebbe pensare che tali meccanismi di autolimitazione in realtà esistano, solo che normalmente non sono considerati tali: ad esempio dare una scadenza temporale all'amore, dopo di che si affievolisca, magari mettendo in difficoltà le coppie non troppo affiatate. Oppure fare in modo che facilmente ci si possa innamorare di una persona diversa: l'idea dietro al famoso “chiodo scaccia chiodo”. O magari fare in modo che l'amore raggiunga la massima intensità prima dell'amplesso e si affievolisca successivamente: da un punto di vista evoluzionistico (*1) avrebbe molto senso...
Ma in definitiva è normale che l'amore sia così prossimo alla follia: se infatti ci pensiamo razionalmente l'amore è pura follia!
Per quale motivo una persona dovrebbe improvvisamente interessarsi a un altro individuo, magari un perfetto sconosciuto, per finire per dedicare a esso tutti i propri pensieri ed energie? Non ha senso. Cioè il senso ce l'ha ma nell'ottica della perpetuazione della specie, non della razionalità!
In realtà ci sarebbero tante altre possibili cause di follia da analizzare ma, volendo essere breve, mi interrompo qui dato che era proprio la stretta relazione fra amore e follia ciò che volevo evidenziare.
Ma dal cesso passiamo alla Littizzetto: le offese, tutte incentrate sulla sua presunta mancanza di bellezza, mi sembrano sintomatiche di un aspetto del maschilismo estremamente sfuggevole perché non percepito, forse neppure dalle donne, come tale.
Il problema è che associamo automaticamente la bellezza al successo di una donna: una donna per essere di successo deve anche essere bella. Le eccezioni sono le figlie di papà, che però raggiungono il successo non grazie alle proprie forze (bellezza) ma alle amicizie o denari degli illustri genitori.
Ovviamente se uomini e donne fossero considerati realmente allo stesso modo allora la bellezza non dovrebbe essere determinante per il successo di una donna che si voglia costruire da sola.
Ma non è così e la dimostrazione è data propria dal fatto che le donne famose e di successo con cui veniamo in contatto (virtuale!) sono in genere più belle (il tanto o poco è irrilevante) della media.
Tornando alla Littizzetto avrei compreso maggiormente commenti/offese del tipo: “è una cretina!”, “non fa ridere per niente!”, “la pagano troppo!”, etc... ma cosa c'entra la bellezza? La bellezza per una comica dovrebbe essere un fattore irrilevante. Invece il fatto che si scelga di offenderla proprio per questo aspetto è la dimostrazione che, inconsciamente, si pensa che il successo di una donna debba essere legato alla sua bellezza. Quindi se una donna ha successo, ma non è bella, allora non lo merita. Solo in questa maniera contorta si può comprendere il significato recondito delle ingiurie che ho letto su FB.
Alla base di questa contraddizione logica è che le donne, nonostante la proclamata uguaglianza fra i sessi, sono valutate per la loro bellezza anche per situazioni dove essa dovrebbe essere irrilevante.
Conclusione: oggi l'ho fatta grossa... e mi sa che non ho spiegato bene nessuno dei due argomenti affrontati... ben mi sta!
Nota (*1): ma non troppo romantico!
sabato 24 ottobre 2015
Baco!
Come accennato nel finale di Aggiornamento ottava giornata qualcosa non mi convinceva del tutto nelle variazioni di classifica ottenute aggiungendo il FC.
Stasera mentre guardavo Palermo-Inter ci ho ripensato e tornato a casa ho controllato il codice: c'era un baco! Non entro nei dettagli ma, quando la squadra di casa era sconfitta, assegnavo al contrario il FC...
Chiaramente le variazioni sono piccole ma portano comunque alcuni cambiamenti in classifica che, per questo motivo, ripropongo di seguito aggiornata con la correzione dell'errore.
Classifica per KGB con punteggio inizializzato + Fattore Casa
1) Napoli 4.21 [No FC: 4.25 = -1.0%] (+4)
2) Fiorentina 4.19 [No FC: 4.19 = -0.1%] (-1)
3) Roma 3.93 [No FC: 3.95 = -0.6%]
4) Chievo 3.57 [No FC: 3.58 = -0.3%] (+5)
5) Torino 3.52 [No FC: 3.55 = -0.7%] (+3)
6) Sassuolo 3.5 [No FC: 3.5 = +0.0%]
7) Juventus 3.4 [No FC: 3.38 = +0.6%] (+7)
8) Lazio 3.18 [No FC: 3.16 = +0.5%] (-4)
9) Genoa 3.03 [No FC: 3.06 = -1.1%] (+2)
10) Internazionale 3.0 [No FC: 3.01 = -0.2%] (-8)
11) Atalanta 2.94 [No FC: 2.96 = -0.5%] (-4)
12) Sampdoria 2.79 [No FC: 2.79 = +0.0%] (-2)
13) Verona 2.78 [No FC: 2.79 = -0.2%] (+6)
14) Palermo 2.67 [No FC: 2.65 = +0.7%] (-1)
15) Milan 2.56 [No FC: 2.52 = +1.5%] (-3)
16) Udinese 2.55 [No FC: 2.55 = -0.1%] (-1)
17) Frosinone 2.39 [No FC: 2.37 = +0.7%]
18) Empoli 2.32 [No FC: 2.32 = +0.0%] (-2)
19) Carpi 2.25 [No FC: 2.28 = -1.1%] (-1)
20) Bologna 1.62 [No FC: 1.62 = +0.3%]
Aggiornamento giornata 9 - 26/10/2015
Per questa volta non ho cambiato l'algoritmo per il calcolo del punteggio. In verità ho cambiato il codice per prepararlo a future modifiche ma, appunto, senza influenzare sul calcolo della classifica.
Come al solito presento prima la classifica reale e poi la mia...
Classifica Normale
1) Roma 20
2) Fiorentina 18
3) Internazionale 18
4) Lazio 18
5) Napoli 18
6) Sassuolo 15
7) Atalanta 14
8) Sampdoria 14
9) Torino 14
10) Milan 13
11) Chievo 12
12) Juventus 12
13) Palermo 11
14) Udinese 11
15) Empoli 10
16) Genoa 10
17) Frosinone 7
18) Bologna 6
19) Carpi 5
20) Verona 5
Classifica per KGB con punteggio inizializzato + Fattore Casa
1) Napoli 4.82 [No FC: 4.84 = -0.5%] (+4)
2) Roma 4.64 [No FC: 4.64 = +0.0%] (-1)
3) Fiorentina 4.45 [No FC: 4.47 = -0.4%] (-1)
4) Lazio 4.0 [No FC: 4.0 = +0.2%]
5) Juventus 3.98 [No FC: 3.97 = +0.3%] (+7)
6) Chievo 3.85 [No FC: 3.88 = -0.7%] (+5)
7) Sassuolo 3.7 [No FC: 3.68 = +0.5%] (-1)
8) Torino 3.54 [No FC: 3.55 = -0.4%] (+1)
9) Sampdoria 3.44 [No FC: 3.45 = -0.1%] (-1)
10) Internazionale 3.33 [No FC: 3.32 = +0.4%] (-7)
11) Milan 3.12 [No FC: 3.09 = +0.8%] (-1)
12) Genoa 3.12 [No FC: 3.14 = -0.7%] (+4)
13) Atalanta 3.08 [No FC: 3.08 = +0.1%] (-6)
14) Palermo 3.01 [No FC: 3.01 = +0.1%] (-1)
15) Udinese 2.93 [No FC: 2.94 = -0.3%] (-1)
16) Empoli 2.92 [No FC: 2.93 = -0.5%] (-1)
17) Verona 2.79 [No FC: 2.79 = +0.2%] (+3)
18) Frosinone 2.58 [No FC: 2.55 = +1.3%] (-1)
19) Carpi 2.36 [No FC: 2.39 = -1.3%]
20) Bologna 2.0 [No FC: 1.99 = +0.7%] (-2)
Gli elementi più significativi mi sembrano il recupero della Juventus, considerata già a ridosso delle prime tre; parimenti ridimensionata è l'Inter. Il Chievo dovrebbe essere più su e l'Atalanta più giù...
Comunque appena ho le nuove statistiche, forse già in settimana, rimodificherò la classifica usando coefficienti per la differenza reti più realistici...
Dalle stelle alle stalle - 26/10/2015
Come accennato nella seconda nota di Paolo Diacono ho deciso di indagare sul motivetto canticchiato da mio padre: «Bevi, Rosmunda, bevi | nel cranio vuoto del tuo papà». Come indicato a Rosmunda di Wikipedia tale vicenda ha ispirato numerosi scrittori: «Ben tre sono le opere dal titolo “Rosmunda”: due tragedie, una di Giovanni di Bernardo Rucellai(1525), l'altra di Vittorio Alfieri (1783), e una commedia di Sem Benelli del 1911». Per qualche strano motivo ero convinto che mio padre avesse imparato tale brano a memoria dal Rosmunda di Vittorio Alfieri. Così sono andato su LiberLiber.it dove ho scaricato tale tragedia.
Sono poi corso a cercare il passaggio fatidico ma senza trovare le parole esatte che ricordavo...
Allora ho provato a cercare ancora e... ho scoperto che la mia fiducia nell'erudizione paterna era mal riposta e la citazione meno dotta di quanto pensassi!
Vedere in particolare a 3' e 13”...
"Va' longobardo" - Patruno, Svampa, ...
Ipotesi agricola - 29/10/2015
Mi chiedo se le misure punitive del governo contro l'agricoltura non abbiano in realtà uno scopo ben preciso e a lungo termine: stritolare economicamente gli agricoltori in maniera che il prezzo dei terreni si abbassi a un livello accettabile per le multinazionali affinché possano farne incetta.
Da un governo contro gli italiani e al servizio dei poteri forti c'è da aspettarsi questo e altro (di peggio).
Monsanto Paradiso - 29/10/2015
La Monsanto non c'entra niente ma mi serviva una traduzione divertente di “unholy”...
Comunque, finalmente dopo settimane di prove sono riuscito a suonare decentemente Unholy paradise: parte vecchia più parte nuova, tutta di un fiato, senza errori clamorosi!
Da domani passo a concentrarmi sull'assolo che, temo, sarà un massacro...
Il problema è che quando mi registro, e mi accorgo di suonare bene, divento sempre più teso e alla fine sbaglio. Ho un po' aggirato il problema registrandomi sempre ma comunque mi emoziono ancora troppo...
QUI la mia esecuzione con, sullo sfondo a un volume molto basso, il brano reale per rendere un po' meglio il contesto...
Qualche commento:
Nota: non sto a indicare le esitazioni varie che diventano sempre più frequenti man mano che mi innervosisco...
2' 24” durante la melodia sfioro una corda sbagliata.
2' 34” le triplette veloci in genere mi vengono benino, stavolta invece ne azzecco solo la metà: durante l'ultima ripetizione mi sono accorto di stringere il plettro molto forte mentre per questo passaggio devo tenerlo più lievemente. Di nuovo colpa della tensione.
3' 19” questo sembra un errore clamoroso: si tratta in verità di un bending troppo accentuato (1 tono?).
3' 27” stesso esatto bending ma fatto bene (solo 1 semitono?)...
Stasera mentre guardavo Palermo-Inter ci ho ripensato e tornato a casa ho controllato il codice: c'era un baco! Non entro nei dettagli ma, quando la squadra di casa era sconfitta, assegnavo al contrario il FC...
Chiaramente le variazioni sono piccole ma portano comunque alcuni cambiamenti in classifica che, per questo motivo, ripropongo di seguito aggiornata con la correzione dell'errore.
Classifica per KGB con punteggio inizializzato + Fattore Casa
1) Napoli 4.21 [No FC: 4.25 = -1.0%] (+4)
2) Fiorentina 4.19 [No FC: 4.19 = -0.1%] (-1)
3) Roma 3.93 [No FC: 3.95 = -0.6%]
4) Chievo 3.57 [No FC: 3.58 = -0.3%] (+5)
5) Torino 3.52 [No FC: 3.55 = -0.7%] (+3)
6) Sassuolo 3.5 [No FC: 3.5 = +0.0%]
7) Juventus 3.4 [No FC: 3.38 = +0.6%] (+7)
8) Lazio 3.18 [No FC: 3.16 = +0.5%] (-4)
9) Genoa 3.03 [No FC: 3.06 = -1.1%] (+2)
10) Internazionale 3.0 [No FC: 3.01 = -0.2%] (-8)
11) Atalanta 2.94 [No FC: 2.96 = -0.5%] (-4)
12) Sampdoria 2.79 [No FC: 2.79 = +0.0%] (-2)
13) Verona 2.78 [No FC: 2.79 = -0.2%] (+6)
14) Palermo 2.67 [No FC: 2.65 = +0.7%] (-1)
15) Milan 2.56 [No FC: 2.52 = +1.5%] (-3)
16) Udinese 2.55 [No FC: 2.55 = -0.1%] (-1)
17) Frosinone 2.39 [No FC: 2.37 = +0.7%]
18) Empoli 2.32 [No FC: 2.32 = +0.0%] (-2)
19) Carpi 2.25 [No FC: 2.28 = -1.1%] (-1)
20) Bologna 1.62 [No FC: 1.62 = +0.3%]
Aggiornamento giornata 9 - 26/10/2015
Per questa volta non ho cambiato l'algoritmo per il calcolo del punteggio. In verità ho cambiato il codice per prepararlo a future modifiche ma, appunto, senza influenzare sul calcolo della classifica.
Come al solito presento prima la classifica reale e poi la mia...
Classifica Normale
1) Roma 20
2) Fiorentina 18
3) Internazionale 18
4) Lazio 18
5) Napoli 18
6) Sassuolo 15
7) Atalanta 14
8) Sampdoria 14
9) Torino 14
10) Milan 13
11) Chievo 12
12) Juventus 12
13) Palermo 11
14) Udinese 11
15) Empoli 10
16) Genoa 10
17) Frosinone 7
18) Bologna 6
19) Carpi 5
20) Verona 5
Classifica per KGB con punteggio inizializzato + Fattore Casa
1) Napoli 4.82 [No FC: 4.84 = -0.5%] (+4)
2) Roma 4.64 [No FC: 4.64 = +0.0%] (-1)
3) Fiorentina 4.45 [No FC: 4.47 = -0.4%] (-1)
4) Lazio 4.0 [No FC: 4.0 = +0.2%]
5) Juventus 3.98 [No FC: 3.97 = +0.3%] (+7)
6) Chievo 3.85 [No FC: 3.88 = -0.7%] (+5)
7) Sassuolo 3.7 [No FC: 3.68 = +0.5%] (-1)
8) Torino 3.54 [No FC: 3.55 = -0.4%] (+1)
9) Sampdoria 3.44 [No FC: 3.45 = -0.1%] (-1)
10) Internazionale 3.33 [No FC: 3.32 = +0.4%] (-7)
11) Milan 3.12 [No FC: 3.09 = +0.8%] (-1)
12) Genoa 3.12 [No FC: 3.14 = -0.7%] (+4)
13) Atalanta 3.08 [No FC: 3.08 = +0.1%] (-6)
14) Palermo 3.01 [No FC: 3.01 = +0.1%] (-1)
15) Udinese 2.93 [No FC: 2.94 = -0.3%] (-1)
16) Empoli 2.92 [No FC: 2.93 = -0.5%] (-1)
17) Verona 2.79 [No FC: 2.79 = +0.2%] (+3)
18) Frosinone 2.58 [No FC: 2.55 = +1.3%] (-1)
19) Carpi 2.36 [No FC: 2.39 = -1.3%]
20) Bologna 2.0 [No FC: 1.99 = +0.7%] (-2)
Gli elementi più significativi mi sembrano il recupero della Juventus, considerata già a ridosso delle prime tre; parimenti ridimensionata è l'Inter. Il Chievo dovrebbe essere più su e l'Atalanta più giù...
Comunque appena ho le nuove statistiche, forse già in settimana, rimodificherò la classifica usando coefficienti per la differenza reti più realistici...
Dalle stelle alle stalle - 26/10/2015
Come accennato nella seconda nota di Paolo Diacono ho deciso di indagare sul motivetto canticchiato da mio padre: «Bevi, Rosmunda, bevi | nel cranio vuoto del tuo papà». Come indicato a Rosmunda di Wikipedia tale vicenda ha ispirato numerosi scrittori: «Ben tre sono le opere dal titolo “Rosmunda”: due tragedie, una di Giovanni di Bernardo Rucellai(1525), l'altra di Vittorio Alfieri (1783), e una commedia di Sem Benelli del 1911». Per qualche strano motivo ero convinto che mio padre avesse imparato tale brano a memoria dal Rosmunda di Vittorio Alfieri. Così sono andato su LiberLiber.it dove ho scaricato tale tragedia.
Sono poi corso a cercare il passaggio fatidico ma senza trovare le parole esatte che ricordavo...
Allora ho provato a cercare ancora e... ho scoperto che la mia fiducia nell'erudizione paterna era mal riposta e la citazione meno dotta di quanto pensassi!
Vedere in particolare a 3' e 13”...
Ipotesi agricola - 29/10/2015
Mi chiedo se le misure punitive del governo contro l'agricoltura non abbiano in realtà uno scopo ben preciso e a lungo termine: stritolare economicamente gli agricoltori in maniera che il prezzo dei terreni si abbassi a un livello accettabile per le multinazionali affinché possano farne incetta.
Da un governo contro gli italiani e al servizio dei poteri forti c'è da aspettarsi questo e altro (di peggio).
Monsanto Paradiso - 29/10/2015
La Monsanto non c'entra niente ma mi serviva una traduzione divertente di “unholy”...
Comunque, finalmente dopo settimane di prove sono riuscito a suonare decentemente Unholy paradise: parte vecchia più parte nuova, tutta di un fiato, senza errori clamorosi!
Da domani passo a concentrarmi sull'assolo che, temo, sarà un massacro...
Il problema è che quando mi registro, e mi accorgo di suonare bene, divento sempre più teso e alla fine sbaglio. Ho un po' aggirato il problema registrandomi sempre ma comunque mi emoziono ancora troppo...
QUI la mia esecuzione con, sullo sfondo a un volume molto basso, il brano reale per rendere un po' meglio il contesto...
Qualche commento:
Nota: non sto a indicare le esitazioni varie che diventano sempre più frequenti man mano che mi innervosisco...
2' 24” durante la melodia sfioro una corda sbagliata.
2' 34” le triplette veloci in genere mi vengono benino, stavolta invece ne azzecco solo la metà: durante l'ultima ripetizione mi sono accorto di stringere il plettro molto forte mentre per questo passaggio devo tenerlo più lievemente. Di nuovo colpa della tensione.
3' 19” questo sembra un errore clamoroso: si tratta in verità di un bending troppo accentuato (1 tono?).
3' 27” stesso esatto bending ma fatto bene (solo 1 semitono?)...
venerdì 23 ottobre 2015
Aggiornamento ottava giornata
Ho aggiunto al calcolo della mia personale classifica anche il fattore casa: un amico, mosso a compassione, mi ha fornito il collegamento a una pagina con i risultati della scorsa stagione: a quel punto ho potuto fare un copia e incolla sul mio foglio di calcolo; trasformato dei dati scritti in una sola colonna in due; ed infine eseguita qualche somma e media.
In realtà capire come usare queste statistiche è stato più complicato di quanto immaginassi: siccome l'argomento mi pare interessante cercherò di spiegare come le ho incorporate nel mio algoritmo. Anzi è possibile, e molto più probabile del solito, che abbia commesso qualche errore di concetto: in tal caso fatemi sapere!
Premetto che sono partito dall'ipotesi che il coefficiente di attribuzione del punteggio in base alla differenza reti, che ho arbitrariamente stabilito “a naso”, sia corretto...
Attenzione! I seguenti punti NON sono una dimostrazione matematica: piuttosto indicano la maniera intuitiva con cui ho cercato di applicare le statistiche trovate al mio algoritmo. La mia ipotesi/speranza è che la procedura mostrata di seguito sia fondamentalmente sensata e, come tale, garantisca comunque una buona approssimazione di un'analisi matematica più accurata! Inoltre usare le statistiche di un singolo anno probabilmente non è saggio: sarebbe stato meglio avere a disposizione gli ultimi dieci anni...
1) Dalle statistiche ho scoperto che lo scorso anno le squadre in casa hanno segnato 570 reti subendone 454 in 380 partite: mediamente quindi, in ogni partita, la squadra di casa ha segnato 1,5 reti (esatte!) e ne ha subite circa 1,2. Questo significa che il fattore casa garantisce mediamente 0,3 reti di vantaggio.
2) Dalle statistiche dello scorso anno ho scoperto che in casa sono state vinte 152 partite, pareggiate 120 e perse 108. In media ogni squadra ha vinto 7,6 partite in casa, pareggiate 6 e perse 5,4. Mi sembra realistico supporre che le 2,2 partite, la differenza fra partite vinte e partite perse in casa, si possa interpretare come se: 1,1 partite che sarebbero terminate in pareggio (in un campo “neutro”) si sono trasformate in vittorie grazie al fattore casa (FC) e che altrettante sconfitte, per lo stesso motivo, sono divenute pareggi.
3) Dal punto 1, che indica come il fattore casa (FC) equivalga a 0,3 gol di vantaggio, mi pare realistico ipotizzare che le partite influenzate dal fattore casa del punto precedente lo siano state per una sola rete di scarto.
4) Prendendo per buona la conclusione del punto 2, ricavo che le partite influenzate dal fattore casa (FC) sono 2,2 su 19, ovvero l'11,58%. Questo 11,58% (*1) sarà il mio numero “magico”.
5) Nel mio algoritmo, in caso di pareggio, assegno alla squadra di casa il 50% dei punti dell'avversario. Però, considerando il risultato del punto 4, ho ipotizzato che nell'11,58% dei casi la squadra di casa avrebbe dovuto perdere con un singolo gol di scarto (dal punto 1): di conseguenza il nuovo coefficiente diventa (con FC=Fattore Casa= 11,58%): 50%*(1-FC)+30%*FC ovvero 47,7%.
6) Per differenza ricavo il coefficiente per la squadra che pareggia FUORI casa: 100%-47,7%=52,3%.
7) Analogamente aggiorno i coefficienti per le vittorie (e sconfitte) con uno o due reti di scarto.
8) Il caso del coefficiente per le vittorie con tre o più reti di scarto è leggermente diverso: nel mio algoritmo se le reti di differenza sono quattro o più significa che il FC è ininfluente. Ma quante sono le partite che finiscono con 4 o più gol di scarto rispetto a quelle che finiscono con 3? Non lo so: avendo abbastanza dati sarebbe stato facile scoprirlo ma non mi andava di perderci tempo. Ho così arbitrariamente deciso che le partite che finiscono con esattamente tre gol di scarto siano il 90% di quelle che finiscono con tre o più reti di scarto.
9) Mettendo insieme la formula del punto 5 con l'ipotesi arbitraria del punto 8 ottengo che il coefficiente per tre o più gol di scarto è pari a: 100%*10%+90%*(100%*(1-FC)+85%*FC) = 98,4%. Per differenza trovo il coefficiente per chi perde con tre o più gol di scarto fuori casa (1,6%).
Di seguito la classifica aggiornata considerando nel modo spiegato il fattore casa:
Classifica per KGB con punteggio inizializzato + Fattore Casa
1) Napoli 4.2 [No FC: 4.25 = -1.1%] (+4)
2) Fiorentina 4.16 [No FC: 4.19 = -0.7%] (-1)
3) Roma 3.95 [No FC: 3.95 = +0.1%]
4) Chievo 3.62 [No FC: 3.58 = +1.1%] (+5)
5) Torino 3.56 [No FC: 3.55 = +0.2%] (+3)
6) Sassuolo 3.47 [No FC: 3.5 = -0.9%]
7) Juventus 3.44 [No FC: 3.38 = +1.7%] (+7)
8) Lazio 3.17 [No FC: 3.16 = +0.4%] (-4)
9) Genoa 3.09 [No FC: 3.06 = +0.9%] (+2)
10) Internazionale 2.99 [No FC: 3.01 = -0.4%] (-8)
11) Atalanta 2.96 [No FC: 2.96 = +0.0%] (-4)
12) Verona 2.83 [No FC: 2.79 = +1.7%] (+7)
13) Sampdoria 2.83 [No FC: 2.79 = +1.4%] (-3)
14) Palermo 2.71 [No FC: 2.65 = +2.0%] (-1)
15) Udinese 2.6 [No FC: 2.55 = +2.1%]
16) Milan 2.55 [No FC: 2.52 = +1.3%] (-4)
17) Frosinone 2.45 [No FC: 2.37 = +3.6%]
18) Empoli 2.33 [No FC: 2.32 = +0.5%] (-2)
19) Carpi 2.31 [No FC: 2.28 = +1.5%] (-1)
20) Bologna 1.74 [No FC: 1.62 = +7.7%]
Accanto al nome di ogni squadra ho inserito, fra parentesi quadre, il vecchio punteggio trovato senza considerare il fattore casa e la variazione in percentuale rispetto a esso; come al solito fra parentesi tonde indico la variazione rispetto alla classifica reale.
L'unico cambiamento in classifica si ha fra Verona e Sampdoria per millesimi (o meno!) di punto che non vengono mostrati a causa dell'arrotondamento.
Mediamente la differenza fra vecchio e nuovo punteggio è molto più piccola dell'11,58%, il numero magico da cui ero partito, e per questo rimango un po' perplesso (*2). C'è da dire che comunque, alternando partite in casa e fuori casa, tale fattore dovrebbe tendere ad annullarsi. L'unica eccezione significativa in questo caso è il Bologna col suo +7,7%: evidentemente ha realizzato prestazioni migliori fuori casa che in casa (ovvero ha fatto più punti (punti KGB, non reali!) fuori casa piuttosto che in casa).
Conclusione: i miei coefficienti assegnati arbitrariamente incominciano a piacermi sempre meno. Dovrei fare come mi ha consigliato il mio amico esperto: calcolarli empiricamente simulando i risultati dei campionati passati. Come al solito il problema è inserire i dati nel mio codice cosa che però mi fa veramente fatica...
Nota (*1): Buffo! Io ero incerto fra il 5% e il 20%. Probabilmente, non volendo usare statistiche, avrei poi optato per (5%+20%)/2 = 12,5% non troppo distante dal valore “reale”!
Nota (*2): Comunque prendendo 2,3 (la media brutale delle variazioni senza considerare i valori assoluti) e moltiplicandola per 8/19 ottengo un 9,7% che mi pare già più sensato...
In realtà capire come usare queste statistiche è stato più complicato di quanto immaginassi: siccome l'argomento mi pare interessante cercherò di spiegare come le ho incorporate nel mio algoritmo. Anzi è possibile, e molto più probabile del solito, che abbia commesso qualche errore di concetto: in tal caso fatemi sapere!
Premetto che sono partito dall'ipotesi che il coefficiente di attribuzione del punteggio in base alla differenza reti, che ho arbitrariamente stabilito “a naso”, sia corretto...
Attenzione! I seguenti punti NON sono una dimostrazione matematica: piuttosto indicano la maniera intuitiva con cui ho cercato di applicare le statistiche trovate al mio algoritmo. La mia ipotesi/speranza è che la procedura mostrata di seguito sia fondamentalmente sensata e, come tale, garantisca comunque una buona approssimazione di un'analisi matematica più accurata! Inoltre usare le statistiche di un singolo anno probabilmente non è saggio: sarebbe stato meglio avere a disposizione gli ultimi dieci anni...
1) Dalle statistiche ho scoperto che lo scorso anno le squadre in casa hanno segnato 570 reti subendone 454 in 380 partite: mediamente quindi, in ogni partita, la squadra di casa ha segnato 1,5 reti (esatte!) e ne ha subite circa 1,2. Questo significa che il fattore casa garantisce mediamente 0,3 reti di vantaggio.
2) Dalle statistiche dello scorso anno ho scoperto che in casa sono state vinte 152 partite, pareggiate 120 e perse 108. In media ogni squadra ha vinto 7,6 partite in casa, pareggiate 6 e perse 5,4. Mi sembra realistico supporre che le 2,2 partite, la differenza fra partite vinte e partite perse in casa, si possa interpretare come se: 1,1 partite che sarebbero terminate in pareggio (in un campo “neutro”) si sono trasformate in vittorie grazie al fattore casa (FC) e che altrettante sconfitte, per lo stesso motivo, sono divenute pareggi.
3) Dal punto 1, che indica come il fattore casa (FC) equivalga a 0,3 gol di vantaggio, mi pare realistico ipotizzare che le partite influenzate dal fattore casa del punto precedente lo siano state per una sola rete di scarto.
4) Prendendo per buona la conclusione del punto 2, ricavo che le partite influenzate dal fattore casa (FC) sono 2,2 su 19, ovvero l'11,58%. Questo 11,58% (*1) sarà il mio numero “magico”.
5) Nel mio algoritmo, in caso di pareggio, assegno alla squadra di casa il 50% dei punti dell'avversario. Però, considerando il risultato del punto 4, ho ipotizzato che nell'11,58% dei casi la squadra di casa avrebbe dovuto perdere con un singolo gol di scarto (dal punto 1): di conseguenza il nuovo coefficiente diventa (con FC=Fattore Casa= 11,58%): 50%*(1-FC)+30%*FC ovvero 47,7%.
6) Per differenza ricavo il coefficiente per la squadra che pareggia FUORI casa: 100%-47,7%=52,3%.
7) Analogamente aggiorno i coefficienti per le vittorie (e sconfitte) con uno o due reti di scarto.
8) Il caso del coefficiente per le vittorie con tre o più reti di scarto è leggermente diverso: nel mio algoritmo se le reti di differenza sono quattro o più significa che il FC è ininfluente. Ma quante sono le partite che finiscono con 4 o più gol di scarto rispetto a quelle che finiscono con 3? Non lo so: avendo abbastanza dati sarebbe stato facile scoprirlo ma non mi andava di perderci tempo. Ho così arbitrariamente deciso che le partite che finiscono con esattamente tre gol di scarto siano il 90% di quelle che finiscono con tre o più reti di scarto.
9) Mettendo insieme la formula del punto 5 con l'ipotesi arbitraria del punto 8 ottengo che il coefficiente per tre o più gol di scarto è pari a: 100%*10%+90%*(100%*(1-FC)+85%*FC) = 98,4%. Per differenza trovo il coefficiente per chi perde con tre o più gol di scarto fuori casa (1,6%).
Di seguito la classifica aggiornata considerando nel modo spiegato il fattore casa:
Classifica per KGB con punteggio inizializzato + Fattore Casa
1) Napoli 4.2 [No FC: 4.25 = -1.1%] (+4)
2) Fiorentina 4.16 [No FC: 4.19 = -0.7%] (-1)
3) Roma 3.95 [No FC: 3.95 = +0.1%]
4) Chievo 3.62 [No FC: 3.58 = +1.1%] (+5)
5) Torino 3.56 [No FC: 3.55 = +0.2%] (+3)
6) Sassuolo 3.47 [No FC: 3.5 = -0.9%]
7) Juventus 3.44 [No FC: 3.38 = +1.7%] (+7)
8) Lazio 3.17 [No FC: 3.16 = +0.4%] (-4)
9) Genoa 3.09 [No FC: 3.06 = +0.9%] (+2)
10) Internazionale 2.99 [No FC: 3.01 = -0.4%] (-8)
11) Atalanta 2.96 [No FC: 2.96 = +0.0%] (-4)
12) Verona 2.83 [No FC: 2.79 = +1.7%] (+7)
13) Sampdoria 2.83 [No FC: 2.79 = +1.4%] (-3)
14) Palermo 2.71 [No FC: 2.65 = +2.0%] (-1)
15) Udinese 2.6 [No FC: 2.55 = +2.1%]
16) Milan 2.55 [No FC: 2.52 = +1.3%] (-4)
17) Frosinone 2.45 [No FC: 2.37 = +3.6%]
18) Empoli 2.33 [No FC: 2.32 = +0.5%] (-2)
19) Carpi 2.31 [No FC: 2.28 = +1.5%] (-1)
20) Bologna 1.74 [No FC: 1.62 = +7.7%]
Accanto al nome di ogni squadra ho inserito, fra parentesi quadre, il vecchio punteggio trovato senza considerare il fattore casa e la variazione in percentuale rispetto a esso; come al solito fra parentesi tonde indico la variazione rispetto alla classifica reale.
L'unico cambiamento in classifica si ha fra Verona e Sampdoria per millesimi (o meno!) di punto che non vengono mostrati a causa dell'arrotondamento.
Mediamente la differenza fra vecchio e nuovo punteggio è molto più piccola dell'11,58%, il numero magico da cui ero partito, e per questo rimango un po' perplesso (*2). C'è da dire che comunque, alternando partite in casa e fuori casa, tale fattore dovrebbe tendere ad annullarsi. L'unica eccezione significativa in questo caso è il Bologna col suo +7,7%: evidentemente ha realizzato prestazioni migliori fuori casa che in casa (ovvero ha fatto più punti (punti KGB, non reali!) fuori casa piuttosto che in casa).
Conclusione: i miei coefficienti assegnati arbitrariamente incominciano a piacermi sempre meno. Dovrei fare come mi ha consigliato il mio amico esperto: calcolarli empiricamente simulando i risultati dei campionati passati. Come al solito il problema è inserire i dati nel mio codice cosa che però mi fa veramente fatica...
Nota (*1): Buffo! Io ero incerto fra il 5% e il 20%. Probabilmente, non volendo usare statistiche, avrei poi optato per (5%+20%)/2 = 12,5% non troppo distante dal valore “reale”!
Nota (*2): Comunque prendendo 2,3 (la media brutale delle variazioni senza considerare i valori assoluti) e moltiplicandola per 8/19 ottengo un 9,7% che mi pare già più sensato...
giovedì 22 ottobre 2015
Ricordo l'origine
Qualche giorno fa sono stato ospite di un mio amico per guardare insieme Inception: come scrissi lo scorso agosto in Altre pellicole su Youtube tale film mi era piaciuto moltissimo tanto che me ne comprai il DVD. In effetti l'ho studiato bene ma ancora devo rimettere insieme i miei appunti e quindi ne scriverò in un altro pezzo...
Comunque anche questo mio amico ha apprezzato la pellicola e, a sua volta, mi ha prestato un DVD dello stesso regista: Memento di Christopher Nolan.
Memento (uscito nel 2000) è di dieci anni anteriore a Inception ma la mano del regista si avverte già chiaramente. In effetti la storia di per sé non sarebbe particolarmente complessa ma è narrata in una maniera che la rende tale: a ritroso nel tempo...
Non entro nei dettagli della trama (sicuramente dovrei riguardare il DVD per chiarirmi alcuni passaggi) ma voglio invece soffermarmi su alcune analogie fra i due film.
Ovviamente una prima analogia è data dal tema generico di indagine o viaggio nella mente: Memento nella memoria e Inception nei sogni. Chiaramente queste ricerche hanno un forte lato psicologico che, soprattutto in Inception, trascende in filosofia...
Ma l'analogia che invece mi ha colpito è, mi pare, più sottile.
In entrambi i film ci sono due (beh, volendo 2½!) figure di donne con le quali, i rispettivi protagonisti, hanno un rapporto molto complesso. Tutto sommato si assomigliano abbastanza anche fisicamente: si tratta di Carrie-Anne Moss, Natalie in Memento, e Marion Cotillard, Mal in Inception. È inutile che ve le descriva: cercate delle foto prese da questi due film e confrontatele...
Natalie viene presentata come una figura estremamente positiva con un forte legame empatico col protagonista. In seguito si scopre però che lo disprezza e, anzi, lo sfrutta manipolandolo a proprio vantaggio. Alle spalle di questa Natalie c'è poi la figura della moglie del protagonista chiaramente idealizzata: morta assassinata... o forse no.
La figura di Mal è ancora molto più complessa: bisognerebbe distinguere fra quella reale e la proiezione di lei creata dal subconscio del protagonista. In questo caso si sovrappongono: amore, odio e tradimento (non sessuale ma dell'amore stesso). Anche Mal è morta: si è suicidata... o forse no.
Ecco, questo intreccio convulso fra amore, odio e morte, è l'elemento apparentemente di sfondo alla trama ma che in realtà ne è la spinta propulsiva.
Mi chiedo quindi se queste analogie siano casuali oppure se abbiano uno speciale significato per il regista: io credo di sì... penso si tratti di un conflitto interiore vissuto dallo stesso autore e accennato nelle pellicole in una sorta di autoanalisi.
Conclusione: questa è solo una mia speculazione, niente più di una labile intuizione. Per esserne più sicuro dovrei leggere una biografia di Nolan: studio che però lascio, per esercizio, ai miei lettori!
Comunque anche questo mio amico ha apprezzato la pellicola e, a sua volta, mi ha prestato un DVD dello stesso regista: Memento di Christopher Nolan.
Memento (uscito nel 2000) è di dieci anni anteriore a Inception ma la mano del regista si avverte già chiaramente. In effetti la storia di per sé non sarebbe particolarmente complessa ma è narrata in una maniera che la rende tale: a ritroso nel tempo...
Non entro nei dettagli della trama (sicuramente dovrei riguardare il DVD per chiarirmi alcuni passaggi) ma voglio invece soffermarmi su alcune analogie fra i due film.
Ovviamente una prima analogia è data dal tema generico di indagine o viaggio nella mente: Memento nella memoria e Inception nei sogni. Chiaramente queste ricerche hanno un forte lato psicologico che, soprattutto in Inception, trascende in filosofia...
Ma l'analogia che invece mi ha colpito è, mi pare, più sottile.
In entrambi i film ci sono due (beh, volendo 2½!) figure di donne con le quali, i rispettivi protagonisti, hanno un rapporto molto complesso. Tutto sommato si assomigliano abbastanza anche fisicamente: si tratta di Carrie-Anne Moss, Natalie in Memento, e Marion Cotillard, Mal in Inception. È inutile che ve le descriva: cercate delle foto prese da questi due film e confrontatele...
Natalie viene presentata come una figura estremamente positiva con un forte legame empatico col protagonista. In seguito si scopre però che lo disprezza e, anzi, lo sfrutta manipolandolo a proprio vantaggio. Alle spalle di questa Natalie c'è poi la figura della moglie del protagonista chiaramente idealizzata: morta assassinata... o forse no.
La figura di Mal è ancora molto più complessa: bisognerebbe distinguere fra quella reale e la proiezione di lei creata dal subconscio del protagonista. In questo caso si sovrappongono: amore, odio e tradimento (non sessuale ma dell'amore stesso). Anche Mal è morta: si è suicidata... o forse no.
Ecco, questo intreccio convulso fra amore, odio e morte, è l'elemento apparentemente di sfondo alla trama ma che in realtà ne è la spinta propulsiva.
Mi chiedo quindi se queste analogie siano casuali oppure se abbiano uno speciale significato per il regista: io credo di sì... penso si tratti di un conflitto interiore vissuto dallo stesso autore e accennato nelle pellicole in una sorta di autoanalisi.
Conclusione: questa è solo una mia speculazione, niente più di una labile intuizione. Per esserne più sicuro dovrei leggere una biografia di Nolan: studio che però lascio, per esercizio, ai miei lettori!
mercoledì 21 ottobre 2015
Classifica all'ottava giornata
Domenica scorsa ho aggiornato il mio programma per le classifiche (v. Classifiche Varie) implementando un nuovo sistema per il calcolo del punteggio...
Ho messo da parte il buon Bucholz, prendendone qualche idea, e ho sviluppato le idee che mi erano venute in mente lo scorso giovedì: onestamente non sono sicuro di quanto il mio metodo sia attendibile, soprattutto una volta arrivati a metà stagione e oltre, ma basterà aspettare per verificarlo!
Ero tentato di saltare i dettagli tecnici e passare direttamente alle classifiche ma c'è almeno un mio amico che ha studiato bene questo genere di algoritmi e sicuramente è interessato ai miei “pasticci”: e magari ce ne sono altri...
Cercherò di essere analitico:
- a ogni squadra è assegnato un punteggio iniziale basato sulla classifica della scorsa stagione: le squadre che sono andate bene (in primis la Juventus) hanno un bonus mentre quelle che si sono appena salvate e le neopromosse hanno un malus.
- a ogni giornata tale punteggio viene aggiornato in base ai risultati ottenuti contro l'avversario incontrato. Per la precisione si considera la differenza reti (quindi, per esempio, vincere 1 a 0 equivale a vincere 4 a 3)
- Per la precisione la squadra che pareggia prende il 50% dei punti (normalizzati; vedi poi) dell'altra, chi vince con un gol di scarto il 70%, con due l'85% e con tre o più il 100%.
- SOLO per il calcolo precedente i punti delle varie squadre vengono normalizzati: in pratica sono tutti divisi per il punteggio più alto della giornata corrente.
Bo... mi pare di aver detto tutto... del resto mi ero prefissato di rimanere nel semplice...
Ecco quindi le classifiche; prima quella reale, che come al solito non starò a commentare, e poi l'ultima versione (quella descritta precedentemente).
Classifica Normale
1) Fiorentina 18
2) Internazionale 17
3) Roma 17
4) Lazio 15
5) Napoli 15
6) Sassuolo 15
7) Atalanta 14
8) Torino 14
9) Chievo 12
10) Sampdoria 11
11) Genoa 10
12) Milan 10
13) Palermo 10
14) Juventus 9
15) Udinese 8
16) Empoli 7
17) Frosinone 7
18) Carpi 5
19) Verona 5
20) Bologna 3
Classifica per KGB con punteggio inizializzato (.2<->.8)
1) Napoli 4.25 (+4)
2) Fiorentina 4.19 (-1)
3) Roma 3.95
4) Chievo 3.58 (+5)
5) Torino 3.55 (+3)
6) Sassuolo 3.5
7) Juventus 3.38 (+7)
8) Lazio 3.16 (-4)
9) Genoa 3.06 (+2)
10) Internazionale 3.01 (-8)
11) Atalanta 2.96 (-4)
12) Sampdoria 2.79 (-2)
13) Verona 2.79 (+6)
14) Palermo 2.65 (-1)
15) Udinese 2.55
16) Milan 2.52 (-4)
17) Frosinone 2.37
18) Empoli 2.32 (-2)
19) Carpi 2.28 (-1)
20) Bologna 1.62
Prima di tutto si nota che il Napoli è già primo! Determinante l'aver inizializzato i punteggi delle varie squadre che hanno dato maggior peso alle vittorie prestigiose del Napoli e meno a quelle della Fiorentina su neopromosse e simili... (nella classifica calcolata senza i pesi iniziali la Fiorentina sarebbe ancora saldamente in testa con il Napoli sempre secondo ma a discreta distanza).
Stupisce il Chievo con ben cinque posizioni in più; migliora notevolmente anche la Juventus che beneficia particolarmente del risultato dello scorso anno: è giusto o è una palese distorsione? Non lo so, io credo che la “tradizione” alla lunga si farà sentire...
La Lazio è ridimensionata ma non in maniera clamorosa come risultava dalla mia precedente classifica.
Decisamente peggio l'Inter che ha ben otto posizioni in meno che nella realtà: pagano poco le vittorie con un solo gol di scarto ottenute contro squadre minori.
Sempre molta fiducia viene data al Verona che avrebbe ben sei posizioni in più rispetto alla classifica normale.
Malino il Milan appena quintultimo...
I prossimi passi saranno: 1. aggiungere il fattore "in o fuori casa"; 2. dare un senso predittivo al punteggio con il quale è stilata la mia classifica.
Il primo punto sarebbe facile avendo la statistica della percentuale di vittorie in casa rispetto a quelle fuori casa. In realtà per decidere le percentuali da assegnare alle diverse differenze di reti sono andato a naso, senza basarmi su alcun dato matematico, ma in questo caso non avrei proprio idea: seguo troppo poco il calcio per poter dare una stima realistica a tale fattore.
Per il secondo punto invece avere le statistiche degli ultimi dieci anni in un foglio di calcolo sarebbe fondamentale: il problema è che non so dove procurarmele senza doverci perdere troppo tempo...
Conclusione: per adesso mi sembra che vengano fuori dei risultati plausibili e molto interessanti!
NB: per confronto aggiungo di seguito la classifica che si ottiene usando il mio algoritmo ma senza usare l'inizializzazione del punteggio. Incredibile come cambino le cose!
Classifica per KGB
1) Fiorentina 5.36
2) Napoli 4.98 (+3)
3) Chievo 4.88 (+6)
4) Torino 4.83 (+4)
5) Roma 4.79 (-2)
6) Sassuolo 4.62
7) Internazionale 4.4 (-5)
8) Atalanta 4.23 (-1)
9) Sampdoria 4.23 (+1)
10) Lazio 4.07 (-6)
11) Juventus 3.96 (+3)
12) Genoa 3.82 (-1)
13) Verona 3.72 (+6)
14) Palermo 3.7 (-1)
15) Udinese 3.46
16) Milan 3.43 (-4)
17) Frosinone 3.36
18) Empoli 3.19 (-2)
19) Carpi 3.02 (-1)
20) Bologna 2.65
Ho messo da parte il buon Bucholz, prendendone qualche idea, e ho sviluppato le idee che mi erano venute in mente lo scorso giovedì: onestamente non sono sicuro di quanto il mio metodo sia attendibile, soprattutto una volta arrivati a metà stagione e oltre, ma basterà aspettare per verificarlo!
Ero tentato di saltare i dettagli tecnici e passare direttamente alle classifiche ma c'è almeno un mio amico che ha studiato bene questo genere di algoritmi e sicuramente è interessato ai miei “pasticci”: e magari ce ne sono altri...
Cercherò di essere analitico:
- a ogni squadra è assegnato un punteggio iniziale basato sulla classifica della scorsa stagione: le squadre che sono andate bene (in primis la Juventus) hanno un bonus mentre quelle che si sono appena salvate e le neopromosse hanno un malus.
- a ogni giornata tale punteggio viene aggiornato in base ai risultati ottenuti contro l'avversario incontrato. Per la precisione si considera la differenza reti (quindi, per esempio, vincere 1 a 0 equivale a vincere 4 a 3)
- Per la precisione la squadra che pareggia prende il 50% dei punti (normalizzati; vedi poi) dell'altra, chi vince con un gol di scarto il 70%, con due l'85% e con tre o più il 100%.
- SOLO per il calcolo precedente i punti delle varie squadre vengono normalizzati: in pratica sono tutti divisi per il punteggio più alto della giornata corrente.
Bo... mi pare di aver detto tutto... del resto mi ero prefissato di rimanere nel semplice...
Ecco quindi le classifiche; prima quella reale, che come al solito non starò a commentare, e poi l'ultima versione (quella descritta precedentemente).
Classifica Normale
1) Fiorentina 18
2) Internazionale 17
3) Roma 17
4) Lazio 15
5) Napoli 15
6) Sassuolo 15
7) Atalanta 14
8) Torino 14
9) Chievo 12
10) Sampdoria 11
11) Genoa 10
12) Milan 10
13) Palermo 10
14) Juventus 9
15) Udinese 8
16) Empoli 7
17) Frosinone 7
18) Carpi 5
19) Verona 5
20) Bologna 3
Classifica per KGB con punteggio inizializzato (.2<->.8)
1) Napoli 4.25 (+4)
2) Fiorentina 4.19 (-1)
3) Roma 3.95
4) Chievo 3.58 (+5)
5) Torino 3.55 (+3)
6) Sassuolo 3.5
7) Juventus 3.38 (+7)
8) Lazio 3.16 (-4)
9) Genoa 3.06 (+2)
10) Internazionale 3.01 (-8)
11) Atalanta 2.96 (-4)
12) Sampdoria 2.79 (-2)
13) Verona 2.79 (+6)
14) Palermo 2.65 (-1)
15) Udinese 2.55
16) Milan 2.52 (-4)
17) Frosinone 2.37
18) Empoli 2.32 (-2)
19) Carpi 2.28 (-1)
20) Bologna 1.62
Prima di tutto si nota che il Napoli è già primo! Determinante l'aver inizializzato i punteggi delle varie squadre che hanno dato maggior peso alle vittorie prestigiose del Napoli e meno a quelle della Fiorentina su neopromosse e simili... (nella classifica calcolata senza i pesi iniziali la Fiorentina sarebbe ancora saldamente in testa con il Napoli sempre secondo ma a discreta distanza).
Stupisce il Chievo con ben cinque posizioni in più; migliora notevolmente anche la Juventus che beneficia particolarmente del risultato dello scorso anno: è giusto o è una palese distorsione? Non lo so, io credo che la “tradizione” alla lunga si farà sentire...
La Lazio è ridimensionata ma non in maniera clamorosa come risultava dalla mia precedente classifica.
Decisamente peggio l'Inter che ha ben otto posizioni in meno che nella realtà: pagano poco le vittorie con un solo gol di scarto ottenute contro squadre minori.
Sempre molta fiducia viene data al Verona che avrebbe ben sei posizioni in più rispetto alla classifica normale.
Malino il Milan appena quintultimo...
I prossimi passi saranno: 1. aggiungere il fattore "in o fuori casa"; 2. dare un senso predittivo al punteggio con il quale è stilata la mia classifica.
Il primo punto sarebbe facile avendo la statistica della percentuale di vittorie in casa rispetto a quelle fuori casa. In realtà per decidere le percentuali da assegnare alle diverse differenze di reti sono andato a naso, senza basarmi su alcun dato matematico, ma in questo caso non avrei proprio idea: seguo troppo poco il calcio per poter dare una stima realistica a tale fattore.
Per il secondo punto invece avere le statistiche degli ultimi dieci anni in un foglio di calcolo sarebbe fondamentale: il problema è che non so dove procurarmele senza doverci perdere troppo tempo...
Conclusione: per adesso mi sembra che vengano fuori dei risultati plausibili e molto interessanti!
NB: per confronto aggiungo di seguito la classifica che si ottiene usando il mio algoritmo ma senza usare l'inizializzazione del punteggio. Incredibile come cambino le cose!
Classifica per KGB
1) Fiorentina 5.36
2) Napoli 4.98 (+3)
3) Chievo 4.88 (+6)
4) Torino 4.83 (+4)
5) Roma 4.79 (-2)
6) Sassuolo 4.62
7) Internazionale 4.4 (-5)
8) Atalanta 4.23 (-1)
9) Sampdoria 4.23 (+1)
10) Lazio 4.07 (-6)
11) Juventus 3.96 (+3)
12) Genoa 3.82 (-1)
13) Verona 3.72 (+6)
14) Palermo 3.7 (-1)
15) Udinese 3.46
16) Milan 3.43 (-4)
17) Frosinone 3.36
18) Empoli 3.19 (-2)
19) Carpi 3.02 (-1)
20) Bologna 2.65
martedì 20 ottobre 2015
Messo (strategicamente) male
Mi sento un po' in colpa quando posso molto tempo ai videogiochi perché ho la netta sensazione che potrei adoperare il mio tempo più costruttivamente. Oggettivamente è difficile trovare un libro che non insegni, nel senso di arricchire interiormente, molto più di qualsiasi videogioco.
Eppure, ogni tanto, delle lezioni si imparano anche con questi passatempi...
Attualmente sto giocando di nuovo con King Crusade II (v. CK2 1 e CK2 2): si tratta di un gioco di strategia, ambientato nel medioevo, che mette particolari enfasi sulle dinastie nobili e l'interazione fra di esse. Come si può leggere nei pezzi succitati si ha quasi la sensazione di scrivere un romanzo che prende vita sotto i nostri occhi.
Il gioco ha delle basi storiche piuttosto solide e anche l'evoluzione delle partite è abbastanza credibile e realistica.
Nella mia partita attuale ho scelto di giocare come Desiderio re dei longobardi e in pratica avevo il controllo di quasi tutta l'Italia tranne la Sardegna, la Sicilia e altri territori del sud d'Italia che appartenevano ai bizantini. Inoltre il papato ha il controllo diretto di un paio di territori nel Lazio: non sono sicuro che questo dettaglio sia accurato ma non è importante...
Non sto a entrare nei dettagli ma dopo circa un secolo di gioco la situazione politica internazionale è più o meno la seguente: la Spagna è completamente musulmana (il regno delle Asturie è stato mangiato un pezzetto alla volta); la dinastia degli Abbasidi domina invece tutto il nord Africa, Egitto compreso, l'Arabia, il Medio Oriente e, ad est, si spinge fino all'India. I cattolici sono invece presenti in Inghilterra e Irlanda ma là ancora non esistono nazioni; nell'Europa centrale la Francia e parte della Germania sono divise in almeno cinque o sei regni in lotta fra loro; più a sud c'è l'Italia cristiana dei longobardi (io!). La penisola scandinava e la Danimarca sono popolate da pagani di origine germanica, più a est vi sono numerose nazioni di pagani slavi.
Fin qui niente di particolarmente eclatante: il gioco ha seguito delle evoluzioni storiche piuttosto credibili. Ma ho lasciato il colpo di scena per ultimo...
L'impero bizantino è ancora molto potente e il motivo è che un imperatore è divenuto musulmano facendo convertire l'intero paese: in realtà la popolazione è ancora per la maggior parte ortodossa ma, comprensibilmente, i musulmani sono in costante crescita.
Ho cercato di indagare sulle cause di questo colpo di scena e credo di averle individuate: uno dei figli cadetti dell'imperatore aveva sposato una donna musulmana (suppongo per motivi di convenienza politica: il matrimonio è l'unico modo per forgiare alleanze) dalla quale aveva avuto un figlioletto ma, dopo qualche anno, era morto. I bambini, giunti all'età di sei anni, vengono affidati a un tutore e da esso prendono cultura e religione: suppongo che tale bimbetto fosse stato allevato dalla madre divenendo così musulmano. Nel frattempo zii e altri discendenti furono assassinati e così il ragazzino divenne il primo imperatore musulmano dell'Impero Bizantino!
Qual è la conseguenza di questa conversione?
La conseguenza è che l'Impero Bizantino attacca e conquista territori in Italia (cioè a me)!
In effetti la sua strategia è sensata: in Medio Oriente ci sono territori ancora più ricchi ma appartengono al potente impero degli Abbasidi che, avendo la stessa religione, sono più difficoltosi da conquistare; a est del mar Nero e a Nord del Danubio ci sono molti territori pagani ma sono tutti estremamente poveri e di scarsa rilevanza; invece a ovest ci sono gli “infedeli” cristiani che possono essere attaccati col pretesto della fede diversa.
In teoria le altre nazioni cristiane dovrebbero aiutarmi quando ci sono queste “guerre sante” ma, a causa della loro debolezza politica, sono praticamente ininfluenti.
In pratica adesso l'Italia si trova a svolgere la funzione storica, che fu dell'Impero Bizantino, di freno all'espansione musulmana in Europa: il problema è che i longobardi hanno solo una frazione della forza che ebbe Bisanzio!
Difficile fare previsioni perché non conosco bene il gioco ma la mia sensazione è che nel giro di cinquant'anni l'intera Italia sarà conquistata senza che io possa farci niente.
Fin qui il gioco: dov'è la parte istruttiva?
Proprio la mia impotenza è significativa e dovrebbe far riflettere: ci sono delle situazioni politiche in cui, non importa quanto si sia abili, non si può far niente.
Spesso si ha la sensazione che i grandi personaggi della storia siano divenuti tali solo grazie alle proprie capacità. Ma non è così: nel successo dei singoli le capacità personali hanno il ruolo minore, molto più determinante è la fortuna che assegna non solo le risorse iniziali (leggi famiglia) ma anche la giusta epoca e il giusto luogo.
I grandi re, e molti altri personaggi storici, non avevano qualità eccelse ma avevano avuto i migliori insegnanti e le avevano comunque potute sviluppare al loro massimo. Qualche mese fa mi capitò di sentire un'intervista al giovane Agnelli e, con un po' di stupore, mi fece una buona impressione: mi resi conto allora che scuole esclusive e master in università prestigiose, se non si è proprio “di coccio”, evidentemente servono a qualcosa: riescono a rendere una persona normale un poco (non troppo!) migliore della media.
Per inciso mi chiedo se le difficoltà psicologiche in cui molti figli “famosi” sembrano così spesso incorrere dipenda proprio da questo: ovvero dal senso di inadeguatezza di individui normali che si trovano a dover affrontare una vita in cui tutti si aspettano da essi qualità e capacità di molto al di sopra della media...
Quando poi una persona eccezionale nasce nella famiglia giusta, al momento e al tempo giusto abbiamo Alessandro Magno. Ma non ingannatevi: se Alessandro non fosse nato figlio di re Filippo ma di un semplice contadino non sarebbe diventato Magno, probabilmente sarebbe riuscito a elevare la propria condizione sociale ma, forse, neppure troppo... E se Alessandro fosse stato il figlio del re di Tracia invece che di Macedonia, sarebbe stato sicuramente un ottimo re ma non avrebbe conquistato il mondo, perché non avrebbe avuto come insegnante Aristotele ma un sacerdote/indovino del posto. E se Alessandro fosse nato sì in Macedonia, ma 150 più tardi, avrebbe amaramente scoperto che le falangi erano ormai strategicamente obsolete...
Insomma il destino degli uomini, per quanto ci piaccia credere e illuderci del contrario, non è controllato dalle capacità individuali ma dalla buona o cattiva sorte.
Conclusione: questa fu una delle mie prime e più profonde intuizioni (v. 4 aneddoti e una domanda) ma questo gioco, a modo suo, me l'ha evidenziata maggiormente: talvolta non basta neppure nascere potenti per poter ottenere ciò che si vuole...
Eppure, ogni tanto, delle lezioni si imparano anche con questi passatempi...
Attualmente sto giocando di nuovo con King Crusade II (v. CK2 1 e CK2 2): si tratta di un gioco di strategia, ambientato nel medioevo, che mette particolari enfasi sulle dinastie nobili e l'interazione fra di esse. Come si può leggere nei pezzi succitati si ha quasi la sensazione di scrivere un romanzo che prende vita sotto i nostri occhi.
Il gioco ha delle basi storiche piuttosto solide e anche l'evoluzione delle partite è abbastanza credibile e realistica.
Nella mia partita attuale ho scelto di giocare come Desiderio re dei longobardi e in pratica avevo il controllo di quasi tutta l'Italia tranne la Sardegna, la Sicilia e altri territori del sud d'Italia che appartenevano ai bizantini. Inoltre il papato ha il controllo diretto di un paio di territori nel Lazio: non sono sicuro che questo dettaglio sia accurato ma non è importante...
Non sto a entrare nei dettagli ma dopo circa un secolo di gioco la situazione politica internazionale è più o meno la seguente: la Spagna è completamente musulmana (il regno delle Asturie è stato mangiato un pezzetto alla volta); la dinastia degli Abbasidi domina invece tutto il nord Africa, Egitto compreso, l'Arabia, il Medio Oriente e, ad est, si spinge fino all'India. I cattolici sono invece presenti in Inghilterra e Irlanda ma là ancora non esistono nazioni; nell'Europa centrale la Francia e parte della Germania sono divise in almeno cinque o sei regni in lotta fra loro; più a sud c'è l'Italia cristiana dei longobardi (io!). La penisola scandinava e la Danimarca sono popolate da pagani di origine germanica, più a est vi sono numerose nazioni di pagani slavi.
Fin qui niente di particolarmente eclatante: il gioco ha seguito delle evoluzioni storiche piuttosto credibili. Ma ho lasciato il colpo di scena per ultimo...
L'impero bizantino è ancora molto potente e il motivo è che un imperatore è divenuto musulmano facendo convertire l'intero paese: in realtà la popolazione è ancora per la maggior parte ortodossa ma, comprensibilmente, i musulmani sono in costante crescita.
Ho cercato di indagare sulle cause di questo colpo di scena e credo di averle individuate: uno dei figli cadetti dell'imperatore aveva sposato una donna musulmana (suppongo per motivi di convenienza politica: il matrimonio è l'unico modo per forgiare alleanze) dalla quale aveva avuto un figlioletto ma, dopo qualche anno, era morto. I bambini, giunti all'età di sei anni, vengono affidati a un tutore e da esso prendono cultura e religione: suppongo che tale bimbetto fosse stato allevato dalla madre divenendo così musulmano. Nel frattempo zii e altri discendenti furono assassinati e così il ragazzino divenne il primo imperatore musulmano dell'Impero Bizantino!
Qual è la conseguenza di questa conversione?
La conseguenza è che l'Impero Bizantino attacca e conquista territori in Italia (cioè a me)!
In effetti la sua strategia è sensata: in Medio Oriente ci sono territori ancora più ricchi ma appartengono al potente impero degli Abbasidi che, avendo la stessa religione, sono più difficoltosi da conquistare; a est del mar Nero e a Nord del Danubio ci sono molti territori pagani ma sono tutti estremamente poveri e di scarsa rilevanza; invece a ovest ci sono gli “infedeli” cristiani che possono essere attaccati col pretesto della fede diversa.
In teoria le altre nazioni cristiane dovrebbero aiutarmi quando ci sono queste “guerre sante” ma, a causa della loro debolezza politica, sono praticamente ininfluenti.
In pratica adesso l'Italia si trova a svolgere la funzione storica, che fu dell'Impero Bizantino, di freno all'espansione musulmana in Europa: il problema è che i longobardi hanno solo una frazione della forza che ebbe Bisanzio!
Difficile fare previsioni perché non conosco bene il gioco ma la mia sensazione è che nel giro di cinquant'anni l'intera Italia sarà conquistata senza che io possa farci niente.
Fin qui il gioco: dov'è la parte istruttiva?
Proprio la mia impotenza è significativa e dovrebbe far riflettere: ci sono delle situazioni politiche in cui, non importa quanto si sia abili, non si può far niente.
Spesso si ha la sensazione che i grandi personaggi della storia siano divenuti tali solo grazie alle proprie capacità. Ma non è così: nel successo dei singoli le capacità personali hanno il ruolo minore, molto più determinante è la fortuna che assegna non solo le risorse iniziali (leggi famiglia) ma anche la giusta epoca e il giusto luogo.
I grandi re, e molti altri personaggi storici, non avevano qualità eccelse ma avevano avuto i migliori insegnanti e le avevano comunque potute sviluppare al loro massimo. Qualche mese fa mi capitò di sentire un'intervista al giovane Agnelli e, con un po' di stupore, mi fece una buona impressione: mi resi conto allora che scuole esclusive e master in università prestigiose, se non si è proprio “di coccio”, evidentemente servono a qualcosa: riescono a rendere una persona normale un poco (non troppo!) migliore della media.
Per inciso mi chiedo se le difficoltà psicologiche in cui molti figli “famosi” sembrano così spesso incorrere dipenda proprio da questo: ovvero dal senso di inadeguatezza di individui normali che si trovano a dover affrontare una vita in cui tutti si aspettano da essi qualità e capacità di molto al di sopra della media...
Quando poi una persona eccezionale nasce nella famiglia giusta, al momento e al tempo giusto abbiamo Alessandro Magno. Ma non ingannatevi: se Alessandro non fosse nato figlio di re Filippo ma di un semplice contadino non sarebbe diventato Magno, probabilmente sarebbe riuscito a elevare la propria condizione sociale ma, forse, neppure troppo... E se Alessandro fosse stato il figlio del re di Tracia invece che di Macedonia, sarebbe stato sicuramente un ottimo re ma non avrebbe conquistato il mondo, perché non avrebbe avuto come insegnante Aristotele ma un sacerdote/indovino del posto. E se Alessandro fosse nato sì in Macedonia, ma 150 più tardi, avrebbe amaramente scoperto che le falangi erano ormai strategicamente obsolete...
Insomma il destino degli uomini, per quanto ci piaccia credere e illuderci del contrario, non è controllato dalle capacità individuali ma dalla buona o cattiva sorte.
Conclusione: questa fu una delle mie prime e più profonde intuizioni (v. 4 aneddoti e una domanda) ma questo gioco, a modo suo, me l'ha evidenziata maggiormente: talvolta non basta neppure nascere potenti per poter ottenere ciò che si vuole...
venerdì 16 ottobre 2015
Classifiche varie
Avevo una curiosità che mi volevo togliere e così ho scritto un programmino per farlo...
Negli scacchi, quando si hanno più giocatori con lo stesso punteggio, si determina la classifica finale tramite un punteggio aggiuntivo chiamato “Bucholz” (v. Sistema Bucholz). Ovviamente ne esistono numerose varianti ma la più semplice consiste nel considerare tutte le partite giocate da un giocatore e attribuirgli il punteggio (quello normale) degli avversari con cui ha vinto, metà del punteggio di quelli con cui ha pattato e zero punti per le sconfitte. In questa maniera il punteggio Bucholz considera anche la forza degli avversari affrontati: vincere contro avversari forti (punteggio normale alto) è più premiante rispetto a vincere contro avversari deboli (punteggio normale basso).
Ecco, mi chiedevo cosa sarebbe successo ad applicare tale sistema alle squadre della nostra serie A.
Per non dover calcolare tutto a mano ho preferito scrivere un programmino apposito (niente di interessante e quindi non lo pubblico). Di seguito i risultati e qualche considerazione...
Secondo il mio programma la classifica della Serie A alla 7° giornata (se non ho fatto errori nell'inserimento dei dati!) dovrebbe essere la seguente:
Classifica Normale
1) Fiorentina 18
2) Internazionale 16
3) Lazio 15
4) Roma 14
5) Torino 13
6) Chievo 12
7) Napoli 12
8) Sassuolo 12
9) Atalanta 11
10) Sampdoria 11
11) Milan 9
12) Juventus 8
13) Empoli 7
14) Genoa 7
15) Palermo 7
16) Udinese 7
17) Carpi 5
18) Frosinone 4
19) Verona 4
20) Bologna 3
Su questa classifica non aggiungo commenti: giornalisti specializzati lo fanno quotidianamente fino alla nausea...
Classifica per Bucholz
1) Fiorentina 51.0
2) Chievo 47.0 (+4)
3) Internazionale 46.5 (-1)
4) Napoli 43.5 (+3)
5) Torino 42.0
6) Sassuolo 40.5 (+2)
7) Sampdoria 36.0 (+3)
8) Roma 32.0 (-4)
9) Atalanta 30.0
10) Empoli 25.0 (+3)
11) Lazio 25.0 (-8)
12) Verona 25.0 (+7)
13) Carpi 22.5 (+4)
14) Milan 21.0 (-3)
15) Juventus 18.0 (-3)
16) Genoa 16.5 (-2)
17) Palermo 16.5 (-2)
18) Udinese 14.5 (-2)
19) Frosinone 11.0 (-1)
20) Bologna 4.0
Fra parentesi è indicata la variazione di classifica rispetto all'originale.
Qui abbiamo la prima sorpresa: al secondo posto compare il miserrimo Chievo!
Nonostante che il Chievo nella classifica “normale” sia solo 6° con 12 punti, viene premiato dal punteggio Bucholz per i suoi risultati con Lazio, Sassuolo e Torino.
Al quarto posto c'è il Napoli che guadagna quindi tre posizioni rispetto alla classifica reale.
Stupisce la Lazio appena all'undicesima posizione in compagnia di Empoli e Verona: come spiegato il punteggio Bucholz non premia molto le vittorie contro avversari con pochi punti (e la Lazio ha vinto contro il Bologna a 3, l'Udinese a 7, il Genoa a 7, il Verona a 4 e il Frosinone a 4). In pratica i punti della Lazio arrivano da vittorie contro cinque delle ultime otto squadre della serie A!
In situazione simmetrica rispetto alla Lazio vi è il Verona che guadagna ben sette posizioni: il Verona ha infatti ottenuto solo quattro pareggi ma tutti con squadre discretamente in forma: Roma, Torino, Atalanta e Chievo.
Infine il Carpi guadagna quattro posizioni grazie alla vittoria contro il Torino...
Non soddisfatto mi sono poi inventato un nuovo punteggio, chiamato “KGBucholz”, che è identico al Bucholz ma assegna solo il 75% dei punti per una vittoria con un gol di scarto e il 25% in caso di sconfitta con la stessa differenza reti.
Ecco il risultato:
Classifica per KGBucholz
1) Fiorentina 48.0
2) Chievo 47.75 (+4)
3) Napoli 44.5 (+4)
4) Torino 43.5 (+1)
5) Sassuolo 36.75 (+3)
6) Internazionale 36.25 (-4)
7) Sampdoria 35.25 (+3)
8) Roma 32.75 (-4)
9) Verona 32.75 (+10)
10) Atalanta 29.5 (-1)
11) Carpi 27.75 (+6)
12) Juventus 26.25
13) Empoli 25.25
14) Lazio 23.25 (-11)
15) Milan 21.5 (-4)
16) Palermo 21.5 (-1)
17) Genoa 20.5 (-3)
18) Udinese 17.5 (-2)
19) Frosinone 15.0 (-1)
20) Bologna 11.5
In questa classifica il Chievo ha praticamente lo stesso punteggio della prima in classifica.
L'Inter perde posizioni a causa delle vittorie con un solo gol di scarto.
È invece incredibile il Verona che guadagna addirittura dieci posizioni: non solo ha pareggiato contro squadre forti ma anche le sconfitte sono state col minimo margine.
Per il motivo inverso affonda (-11 posizioni) la Lazio: vittorie risicate e contro squadre deboli...
Conclusione: tutto sommato si tratta di dati interessanti e che suggeriscono numerosi spunti di riflessione! Inutile dire che ho idee per un paio di altri sistemi per il calcolo del punteggio potenzialmente ancora più utili...
Negli scacchi, quando si hanno più giocatori con lo stesso punteggio, si determina la classifica finale tramite un punteggio aggiuntivo chiamato “Bucholz” (v. Sistema Bucholz). Ovviamente ne esistono numerose varianti ma la più semplice consiste nel considerare tutte le partite giocate da un giocatore e attribuirgli il punteggio (quello normale) degli avversari con cui ha vinto, metà del punteggio di quelli con cui ha pattato e zero punti per le sconfitte. In questa maniera il punteggio Bucholz considera anche la forza degli avversari affrontati: vincere contro avversari forti (punteggio normale alto) è più premiante rispetto a vincere contro avversari deboli (punteggio normale basso).
Ecco, mi chiedevo cosa sarebbe successo ad applicare tale sistema alle squadre della nostra serie A.
Per non dover calcolare tutto a mano ho preferito scrivere un programmino apposito (niente di interessante e quindi non lo pubblico). Di seguito i risultati e qualche considerazione...
Secondo il mio programma la classifica della Serie A alla 7° giornata (se non ho fatto errori nell'inserimento dei dati!) dovrebbe essere la seguente:
Classifica Normale
1) Fiorentina 18
2) Internazionale 16
3) Lazio 15
4) Roma 14
5) Torino 13
6) Chievo 12
7) Napoli 12
8) Sassuolo 12
9) Atalanta 11
10) Sampdoria 11
11) Milan 9
12) Juventus 8
13) Empoli 7
14) Genoa 7
15) Palermo 7
16) Udinese 7
17) Carpi 5
18) Frosinone 4
19) Verona 4
20) Bologna 3
Su questa classifica non aggiungo commenti: giornalisti specializzati lo fanno quotidianamente fino alla nausea...
Classifica per Bucholz
1) Fiorentina 51.0
2) Chievo 47.0 (+4)
3) Internazionale 46.5 (-1)
4) Napoli 43.5 (+3)
5) Torino 42.0
6) Sassuolo 40.5 (+2)
7) Sampdoria 36.0 (+3)
8) Roma 32.0 (-4)
9) Atalanta 30.0
10) Empoli 25.0 (+3)
11) Lazio 25.0 (-8)
12) Verona 25.0 (+7)
13) Carpi 22.5 (+4)
14) Milan 21.0 (-3)
15) Juventus 18.0 (-3)
16) Genoa 16.5 (-2)
17) Palermo 16.5 (-2)
18) Udinese 14.5 (-2)
19) Frosinone 11.0 (-1)
20) Bologna 4.0
Fra parentesi è indicata la variazione di classifica rispetto all'originale.
Qui abbiamo la prima sorpresa: al secondo posto compare il miserrimo Chievo!
Nonostante che il Chievo nella classifica “normale” sia solo 6° con 12 punti, viene premiato dal punteggio Bucholz per i suoi risultati con Lazio, Sassuolo e Torino.
Al quarto posto c'è il Napoli che guadagna quindi tre posizioni rispetto alla classifica reale.
Stupisce la Lazio appena all'undicesima posizione in compagnia di Empoli e Verona: come spiegato il punteggio Bucholz non premia molto le vittorie contro avversari con pochi punti (e la Lazio ha vinto contro il Bologna a 3, l'Udinese a 7, il Genoa a 7, il Verona a 4 e il Frosinone a 4). In pratica i punti della Lazio arrivano da vittorie contro cinque delle ultime otto squadre della serie A!
In situazione simmetrica rispetto alla Lazio vi è il Verona che guadagna ben sette posizioni: il Verona ha infatti ottenuto solo quattro pareggi ma tutti con squadre discretamente in forma: Roma, Torino, Atalanta e Chievo.
Infine il Carpi guadagna quattro posizioni grazie alla vittoria contro il Torino...
Non soddisfatto mi sono poi inventato un nuovo punteggio, chiamato “KGBucholz”, che è identico al Bucholz ma assegna solo il 75% dei punti per una vittoria con un gol di scarto e il 25% in caso di sconfitta con la stessa differenza reti.
Ecco il risultato:
Classifica per KGBucholz
1) Fiorentina 48.0
2) Chievo 47.75 (+4)
3) Napoli 44.5 (+4)
4) Torino 43.5 (+1)
5) Sassuolo 36.75 (+3)
6) Internazionale 36.25 (-4)
7) Sampdoria 35.25 (+3)
8) Roma 32.75 (-4)
9) Verona 32.75 (+10)
10) Atalanta 29.5 (-1)
11) Carpi 27.75 (+6)
12) Juventus 26.25
13) Empoli 25.25
14) Lazio 23.25 (-11)
15) Milan 21.5 (-4)
16) Palermo 21.5 (-1)
17) Genoa 20.5 (-3)
18) Udinese 17.5 (-2)
19) Frosinone 15.0 (-1)
20) Bologna 11.5
In questa classifica il Chievo ha praticamente lo stesso punteggio della prima in classifica.
L'Inter perde posizioni a causa delle vittorie con un solo gol di scarto.
È invece incredibile il Verona che guadagna addirittura dieci posizioni: non solo ha pareggiato contro squadre forti ma anche le sconfitte sono state col minimo margine.
Per il motivo inverso affonda (-11 posizioni) la Lazio: vittorie risicate e contro squadre deboli...
Conclusione: tutto sommato si tratta di dati interessanti e che suggeriscono numerosi spunti di riflessione! Inutile dire che ho idee per un paio di altri sistemi per il calcolo del punteggio potenzialmente ancora più utili...
giovedì 15 ottobre 2015
Esecuzioni (musicali) tragicomiche
Da qualche giorno sto cercando di fare una registrazione decente dei due brani sui quali mi sto esercitando attualmente Unholy Paradise e Vodka.
I primi tentativi sono stati a dir poco imbarazzanti: la consapevolezza di registrare quanto suono mi porta a degli errori terribili che di solito non faccio mai: mancare una corda, suonare una sequenza al posto di un'altra, contare male il numero di ripetizioni di una battuta, più una caterva di altri errori comuni...
L'unica soluzione a cui ho pensato è quella di registrarmi sempre: in questa maniera, prima o poi, dovrei cominciare a rilassarmi e suonare al mio livello usuale.
Già ieri ho notato dei miglioramenti: ancora però decisamente vergognosi e, se non fosse per un divertente episodio che voglio raccontare, avrei evitato di pubblicarli.
La prima esecuzione di Vodka mi era venuta così:
Prima esecuzione del 12 ottobre
Vediamone gli errori macroscopici:
32,5” qui dovrebbe ricominciare la sequenza di normali PC (non il ritmo humpa con le corde stoppate). Me ne ricordavo perfettamente e l'accordo è quello giusto, solo che la mano sinistra ha continuato a stoppare le corde: quando me ne sono accorto ho proseguito normalmente e infatti non ho perso il tempo come mi sarebbe invece successo se, ad esempio, avessi sbagliato accordo.
47,5” qui ho perso il conto di quante volte avevo ripetuto la sequenza di accordi e mi sono chiesto se, dopo quest'ultima battuta, sarei dovuto passare al ponte. Questo dubbio mi ha fatto perdere il ritmo...
54” l'attacco col ponte è terribile: mi ero comunque fatto sorprendere col plettro tutto storto; forse manco una corda e comunque non riesco a usarlo bene.
59,5” urto per sbaglio una corda innocente...
1' 4” la pausa di una battuta mi dà modo di migliorare la presa sul plettro e così la parte finale è ottima.
Così ho tentato una seconda esecuzione con ben salda in mente l'idea di non ricommettere lo stesso errore fatto a 32,5”:
Seconda esecuzione del 12 ottobre
Vediamo cosa ho combinato:
11” all'inizio della seconda ripetizione del primo giro di PC accenno a stoppare le corde: probabilmente non mi rendo conto che che nella registrazione sarebbe stato così evidente e proseguo sempre concentratissimo.
32,5” il cambio di ritmo mi viene bene e tiro (mentalmente) un sospiro di sollievo: improvvisamente però mi rendo conto che QUESTA potrebbe essere LA registrazione che pubblicherò sul viario. Tutta la pressione mi piomba violentemente addosso: ho una vampata di calore come se andassi a fuoco, davvero mi sento bruciare sotto i vestiti. Senza accorgermene inizio a trattenere il respiro...
54” il resto dell'esecuzione è decente fino al ponte ma qui cedo: l'inizio è incerto... ho la sensazione di aver sbagliato diteggiatura o addirittura i tasti, il ritmo è pessimo. Anche la pausa non mi basta a riprendere fiato e l'attacco delle battute finali è di nuovo incerto...
L'unico aspetto positivo è che nel ponte, come spiegato nel corto Hypervelocità, non ho più problemi di velocità di esecuzione: anzi devo stare attento a non essere troppo rapido!
Sono curioso di vedere come andrà oggi! Spero, anche grazie a questo pezzo, di aver alleviato la tensione che mi prende durante le esecuzioni registrate...
I primi tentativi sono stati a dir poco imbarazzanti: la consapevolezza di registrare quanto suono mi porta a degli errori terribili che di solito non faccio mai: mancare una corda, suonare una sequenza al posto di un'altra, contare male il numero di ripetizioni di una battuta, più una caterva di altri errori comuni...
L'unica soluzione a cui ho pensato è quella di registrarmi sempre: in questa maniera, prima o poi, dovrei cominciare a rilassarmi e suonare al mio livello usuale.
Già ieri ho notato dei miglioramenti: ancora però decisamente vergognosi e, se non fosse per un divertente episodio che voglio raccontare, avrei evitato di pubblicarli.
La prima esecuzione di Vodka mi era venuta così:
Prima esecuzione del 12 ottobre
Vediamone gli errori macroscopici:
32,5” qui dovrebbe ricominciare la sequenza di normali PC (non il ritmo humpa con le corde stoppate). Me ne ricordavo perfettamente e l'accordo è quello giusto, solo che la mano sinistra ha continuato a stoppare le corde: quando me ne sono accorto ho proseguito normalmente e infatti non ho perso il tempo come mi sarebbe invece successo se, ad esempio, avessi sbagliato accordo.
47,5” qui ho perso il conto di quante volte avevo ripetuto la sequenza di accordi e mi sono chiesto se, dopo quest'ultima battuta, sarei dovuto passare al ponte. Questo dubbio mi ha fatto perdere il ritmo...
54” l'attacco col ponte è terribile: mi ero comunque fatto sorprendere col plettro tutto storto; forse manco una corda e comunque non riesco a usarlo bene.
59,5” urto per sbaglio una corda innocente...
1' 4” la pausa di una battuta mi dà modo di migliorare la presa sul plettro e così la parte finale è ottima.
Così ho tentato una seconda esecuzione con ben salda in mente l'idea di non ricommettere lo stesso errore fatto a 32,5”:
Seconda esecuzione del 12 ottobre
Vediamo cosa ho combinato:
11” all'inizio della seconda ripetizione del primo giro di PC accenno a stoppare le corde: probabilmente non mi rendo conto che che nella registrazione sarebbe stato così evidente e proseguo sempre concentratissimo.
32,5” il cambio di ritmo mi viene bene e tiro (mentalmente) un sospiro di sollievo: improvvisamente però mi rendo conto che QUESTA potrebbe essere LA registrazione che pubblicherò sul viario. Tutta la pressione mi piomba violentemente addosso: ho una vampata di calore come se andassi a fuoco, davvero mi sento bruciare sotto i vestiti. Senza accorgermene inizio a trattenere il respiro...
54” il resto dell'esecuzione è decente fino al ponte ma qui cedo: l'inizio è incerto... ho la sensazione di aver sbagliato diteggiatura o addirittura i tasti, il ritmo è pessimo. Anche la pausa non mi basta a riprendere fiato e l'attacco delle battute finali è di nuovo incerto...
L'unico aspetto positivo è che nel ponte, come spiegato nel corto Hypervelocità, non ho più problemi di velocità di esecuzione: anzi devo stare attento a non essere troppo rapido!
Sono curioso di vedere come andrà oggi! Spero, anche grazie a questo pezzo, di aver alleviato la tensione che mi prende durante le esecuzioni registrate...
mercoledì 14 ottobre 2015
Doppia negazione
Due giorni fa, sul FattoQuotidiano.it, ho trovato questa notizia: Montecitorio inizia l'esame della legge che sanziona il negazionismo.
Mi immagino già i baci e gli abbracci fra i deputati di tutti gli schieramenti, magari anche in buona fede, quando otterrà il via libera finale. Eppure...
Eppure io, pur non essendo un negazionista, sono totalmente avverso a questa legge che, al contrario, trovo gravissima e, paradossalmente, controproducente.
Al riguardo avrei almeno quattro grosse obiezioni ma, per motivi di sintesi e chiarezza, sono tentato di soffermarmi solo su quella che mi pare essere la più importante. Magari esprimerò le altre tre in una piccola appendice separata, riservandomi di approfondire tali temi successivamente...
Passiamo quindi direttamente alla mia argomentazione principale.
Questa legge in pratica renderebbe un reato avere e diffondere un'opinione/teoria sbagliata/errata.
Esatto: non discuto sulla verità dell'olocausto e affermo anzi che le teorie negazioniste sono errate.
E allora, direte voi, cosa c'è di male a proibire la diffusione di tali idee visto che, siamo tutti d'accordo, sono sbagliate?
Il punto è che anche le opinioni errate hanno un'importanza fondamentale.
La loro importanza sta nel far risaltare maggiormente, grazie alla loro contrapposizione, la verità; fanno in modo che la verità non diventi uno sterile dogma di fede: forse creduto, ma sul quale non si riflette. Infatti è proprio quando si devono confutare le teorie avverse che per farlo si è costretti ad approfondire la verità: solo allora però la si comprende pienamente.
Se non si vuole che l'olocausto diventi solo un mito ma che, al contrario, lo si ricordi e capisca veramente allora, paradossalmente, questa legge va nella direzione sbagliata.
So che i miei lettori, essendo umani, credono e concordano con le mie parole solo fino a un certo punto: come nel medioevo, l'uomo moderno ha ancora bisogno (v. Auctoritates, auctoritas e bifidus actiregularis) di un'auctoritas, vera o presunta, che confermi la bontà o la semplice ragionevolezza di un'idea.
Ebbene, la mia precedente argomentazione, è un'estrema sintesi del pensiero di John Stuart Mill espresso in Saggio sulla libertà. Se non ne avete mai sentito parlare vi consiglio di dare uno sguardo ai miei pezzi Libertà d'opinione 1 di 2 e Libertà d'opinione 2 di 2 o, molto meglio, leggervi direttamente tale libretto, piuttosto corto sebbene impegnativo. Si tratta realmente di un'opera fondamentale che, se fosse studiata al posto degli inutili se non diseducativi Promessi sposi, permetterebbe alla scuola di sfornare cittadini, muniti di coscienza civica, piuttosto che dei tifosi di calcio obliosi al resto del mondo.
Conclusione: a mio avviso questa legge in discussione è assolutamente sbagliata: ma dopotutto, da un Parlamento che ne ha combinate di cotte e di crude, andando spesso scientemente contro gli interessi diretti degli italiani, era possibile aspettarsi, anche per sbaglio, una buona legge?
APPENDICE
Di seguito, brevemente, le altre mie obiezioni.
1. Questa legge è un pericoloso precedente perché erode il principio della libertà d'opinione (che, per inciso, Mill fa direttamente discendere dalla libertà di pensiero). In futuro questa legge potrà essere usata per giustificare moralmente ulteriori limitazioni alle più intime libertà personali. A un principio assoluto non possiamo porre eccezioni altrimenti non è più tale.
2. In generale, per qualsiasi opinione un po' articolata, non è significativo che si sia tutti d'accordo sulla sua correttezza (o errore!): potremmo semplicemente essere tutti nel torto. Di queste allucinazioni collettive la storia ci fornisce molteplici esempi: per questo importante concetto rimando ai miei pezzi Epoca e Corollario a epoca. Come al solito scoprii poi che Mill aveva espresso, e molto più chiaramente, questa mia stessa idea sempre in Saggio sulla libertà.
3. La proposta di legge italiana non aspira solo a punire chi nega l'olocausto ma anche tutti i crimini contro l'umanità. Benissimo: sapete quali sono gli altri crimini contro l'umanità? Io no. Ed essendo scettico e dubbioso di natura sono andato a documentarmi per evitare di dubitare "per errore" di qualche nuovo dogma a me ignoto e, per questo, essere punito dalla legge visto che essa "non ammette l'ignoranza della stessa". (Cioè ma vi rendete conto della follia di queste implicazioni? Non sto scherzando!). Per prima cosa ho scoperto che, almeno da una rapidissima ricerca su Google, non esiste una lista chiara ed esaustiva di questi crimini (perfetto!): ad esempio Milosevic fu processato per crimini contro l'umanità (benissimo: non ne dubiterò più anche se non mi è chiaro esattamente di cosa...) ma anche Saddam fu accusato di essi. In passato avevo il forte sospetto che, così come per le inesistenti armi di distruzione di massa, anche l'accusa di crimini contro l'umanità fosse pretestuosa per giustificare un attacco preventivo all'Irak (leggi “impossessarsi di una fondamentale fonte di petrolio”) ma, ovviamente, da oggi mi guarderò bene dal pensarlo...
In altre parole (lasciando momentaneamente perdere sarcasmo e ironia) questa legge permetterà a dei giudici (scelti come? da chi? con quale mandato?), che non sappiamo quali enormi pressioni politiche subiscano, di decidere che cosa potremo pensare, giudicare o negare.
4. Io non mi sono mai informato per bene (vedi leggere un libro di storia al riguardo) sull'olocausto. Da domani sicuramente NON lo farò né penserò di farlo: sicuramente non mi verrebbero dubbi, ma se mi venissero? L'idea di non poterli tranquillamente condividere, e magari farmi spiegare dove sbaglio o cosa non ho compreso, mi disgusta profondamente. E io preferisco non correre rischi. È questo l'effetto sperato di questa legge? Non credo...
Conclusione: si, me ne sono accorto, nell'appendice ho elencato quattro argomentazioni invece delle tre previste: ma questa legge è così sbagliata che più ci penso e più mi appare contraddittoria, ingiusta e intrinsecamente assurda. Comunque la mia conclusione odierna è più propositiva: perché, invece di legiferare contro chi nega i crimini contro l'umanità accaduti in passato, non si cerca di prevenire quelli in corso? Non so... tipo la fame nel mondo... ah già! Quella non è un crimine contro l'umanità...
PS: ho cercato di trattenermi (con qualche cedimento) ma permettetemi adesso un po' di sarcasmo...
Essere d'accordo solo al 99% che qualcosa sia un crimine contro l'umanità sarà reato? E al 99,99%? No, crederci al 99,99% potrebbe comunque andare bene? E allora perché non anche all'80%? O magari basterebbe il 51%?
E se IN PASSATO avevo dei dubbi e spiego quali fossero IN PASSATO tali dubbi compio un reato? “Sì, perché altrimenti, con questa scusa, tutti potrebbero continuare a negare questo e quello”. Capisco... Ma se però queste mie opinioni sbagliate le avevo scritte e magari qualche editore stravagante le aveva pubblicate? Che facciamo, raduniamo tutti questi libri in strada, ne facciamo un bel mucchio e gli diamo fuoco? È veramente questo lo scopo di questa legge? Comprendere gli errori della storia per evitare di ricommetterli? Bene, bravi... la direzione è quella giusta...
Permettetemi un'ultima frecciatina: in passato ho visto molti miei amici/conoscenti, che adesso inneggiano a questa legge, condividere su FB meme del tipo (cito a memoria, quindi potrei sbagliare parole e autore) «Non condivido ciò che pensi ma mi batterò affinché tu possa esprimerlo. (Voltaire)».
Forse avrebbero dovuto condividere qualcosa espresso in forma leggermente diversa: “Mi batterò affinché tu possa esprimere qualcosa su cui non sono troppo contrario. (Voltaire)”, anzi “Mi batterò affinché tu possa esprimere qualcosa su cui anch'io sono d'accordo. (Voltaire)”, anzi “Ti do il permesso di batterti affinché tu possa esprimere qualcosa che anch'io condivido. (Voltaire)” oppure, più adeguato all'abulia di questi tempi, “Condivido quello che vorresti esprimere ma tu battiti da solo che io ti metto un like sulla tua pagina FB. (Voltaire)”...
Mi immagino già i baci e gli abbracci fra i deputati di tutti gli schieramenti, magari anche in buona fede, quando otterrà il via libera finale. Eppure...
Eppure io, pur non essendo un negazionista, sono totalmente avverso a questa legge che, al contrario, trovo gravissima e, paradossalmente, controproducente.
Al riguardo avrei almeno quattro grosse obiezioni ma, per motivi di sintesi e chiarezza, sono tentato di soffermarmi solo su quella che mi pare essere la più importante. Magari esprimerò le altre tre in una piccola appendice separata, riservandomi di approfondire tali temi successivamente...
Passiamo quindi direttamente alla mia argomentazione principale.
Questa legge in pratica renderebbe un reato avere e diffondere un'opinione/teoria sbagliata/errata.
Esatto: non discuto sulla verità dell'olocausto e affermo anzi che le teorie negazioniste sono errate.
E allora, direte voi, cosa c'è di male a proibire la diffusione di tali idee visto che, siamo tutti d'accordo, sono sbagliate?
Il punto è che anche le opinioni errate hanno un'importanza fondamentale.
La loro importanza sta nel far risaltare maggiormente, grazie alla loro contrapposizione, la verità; fanno in modo che la verità non diventi uno sterile dogma di fede: forse creduto, ma sul quale non si riflette. Infatti è proprio quando si devono confutare le teorie avverse che per farlo si è costretti ad approfondire la verità: solo allora però la si comprende pienamente.
Se non si vuole che l'olocausto diventi solo un mito ma che, al contrario, lo si ricordi e capisca veramente allora, paradossalmente, questa legge va nella direzione sbagliata.
So che i miei lettori, essendo umani, credono e concordano con le mie parole solo fino a un certo punto: come nel medioevo, l'uomo moderno ha ancora bisogno (v. Auctoritates, auctoritas e bifidus actiregularis) di un'auctoritas, vera o presunta, che confermi la bontà o la semplice ragionevolezza di un'idea.
Ebbene, la mia precedente argomentazione, è un'estrema sintesi del pensiero di John Stuart Mill espresso in Saggio sulla libertà. Se non ne avete mai sentito parlare vi consiglio di dare uno sguardo ai miei pezzi Libertà d'opinione 1 di 2 e Libertà d'opinione 2 di 2 o, molto meglio, leggervi direttamente tale libretto, piuttosto corto sebbene impegnativo. Si tratta realmente di un'opera fondamentale che, se fosse studiata al posto degli inutili se non diseducativi Promessi sposi, permetterebbe alla scuola di sfornare cittadini, muniti di coscienza civica, piuttosto che dei tifosi di calcio obliosi al resto del mondo.
Conclusione: a mio avviso questa legge in discussione è assolutamente sbagliata: ma dopotutto, da un Parlamento che ne ha combinate di cotte e di crude, andando spesso scientemente contro gli interessi diretti degli italiani, era possibile aspettarsi, anche per sbaglio, una buona legge?
APPENDICE
Di seguito, brevemente, le altre mie obiezioni.
1. Questa legge è un pericoloso precedente perché erode il principio della libertà d'opinione (che, per inciso, Mill fa direttamente discendere dalla libertà di pensiero). In futuro questa legge potrà essere usata per giustificare moralmente ulteriori limitazioni alle più intime libertà personali. A un principio assoluto non possiamo porre eccezioni altrimenti non è più tale.
2. In generale, per qualsiasi opinione un po' articolata, non è significativo che si sia tutti d'accordo sulla sua correttezza (o errore!): potremmo semplicemente essere tutti nel torto. Di queste allucinazioni collettive la storia ci fornisce molteplici esempi: per questo importante concetto rimando ai miei pezzi Epoca e Corollario a epoca. Come al solito scoprii poi che Mill aveva espresso, e molto più chiaramente, questa mia stessa idea sempre in Saggio sulla libertà.
3. La proposta di legge italiana non aspira solo a punire chi nega l'olocausto ma anche tutti i crimini contro l'umanità. Benissimo: sapete quali sono gli altri crimini contro l'umanità? Io no. Ed essendo scettico e dubbioso di natura sono andato a documentarmi per evitare di dubitare "per errore" di qualche nuovo dogma a me ignoto e, per questo, essere punito dalla legge visto che essa "non ammette l'ignoranza della stessa". (Cioè ma vi rendete conto della follia di queste implicazioni? Non sto scherzando!). Per prima cosa ho scoperto che, almeno da una rapidissima ricerca su Google, non esiste una lista chiara ed esaustiva di questi crimini (perfetto!): ad esempio Milosevic fu processato per crimini contro l'umanità (benissimo: non ne dubiterò più anche se non mi è chiaro esattamente di cosa...) ma anche Saddam fu accusato di essi. In passato avevo il forte sospetto che, così come per le inesistenti armi di distruzione di massa, anche l'accusa di crimini contro l'umanità fosse pretestuosa per giustificare un attacco preventivo all'Irak (leggi “impossessarsi di una fondamentale fonte di petrolio”) ma, ovviamente, da oggi mi guarderò bene dal pensarlo...
In altre parole (lasciando momentaneamente perdere sarcasmo e ironia) questa legge permetterà a dei giudici (scelti come? da chi? con quale mandato?), che non sappiamo quali enormi pressioni politiche subiscano, di decidere che cosa potremo pensare, giudicare o negare.
4. Io non mi sono mai informato per bene (vedi leggere un libro di storia al riguardo) sull'olocausto. Da domani sicuramente NON lo farò né penserò di farlo: sicuramente non mi verrebbero dubbi, ma se mi venissero? L'idea di non poterli tranquillamente condividere, e magari farmi spiegare dove sbaglio o cosa non ho compreso, mi disgusta profondamente. E io preferisco non correre rischi. È questo l'effetto sperato di questa legge? Non credo...
Conclusione: si, me ne sono accorto, nell'appendice ho elencato quattro argomentazioni invece delle tre previste: ma questa legge è così sbagliata che più ci penso e più mi appare contraddittoria, ingiusta e intrinsecamente assurda. Comunque la mia conclusione odierna è più propositiva: perché, invece di legiferare contro chi nega i crimini contro l'umanità accaduti in passato, non si cerca di prevenire quelli in corso? Non so... tipo la fame nel mondo... ah già! Quella non è un crimine contro l'umanità...
PS: ho cercato di trattenermi (con qualche cedimento) ma permettetemi adesso un po' di sarcasmo...
Essere d'accordo solo al 99% che qualcosa sia un crimine contro l'umanità sarà reato? E al 99,99%? No, crederci al 99,99% potrebbe comunque andare bene? E allora perché non anche all'80%? O magari basterebbe il 51%?
E se IN PASSATO avevo dei dubbi e spiego quali fossero IN PASSATO tali dubbi compio un reato? “Sì, perché altrimenti, con questa scusa, tutti potrebbero continuare a negare questo e quello”. Capisco... Ma se però queste mie opinioni sbagliate le avevo scritte e magari qualche editore stravagante le aveva pubblicate? Che facciamo, raduniamo tutti questi libri in strada, ne facciamo un bel mucchio e gli diamo fuoco? È veramente questo lo scopo di questa legge? Comprendere gli errori della storia per evitare di ricommetterli? Bene, bravi... la direzione è quella giusta...
Permettetemi un'ultima frecciatina: in passato ho visto molti miei amici/conoscenti, che adesso inneggiano a questa legge, condividere su FB meme del tipo (cito a memoria, quindi potrei sbagliare parole e autore) «Non condivido ciò che pensi ma mi batterò affinché tu possa esprimerlo. (Voltaire)».
Forse avrebbero dovuto condividere qualcosa espresso in forma leggermente diversa: “Mi batterò affinché tu possa esprimere qualcosa su cui non sono troppo contrario. (Voltaire)”, anzi “Mi batterò affinché tu possa esprimere qualcosa su cui anch'io sono d'accordo. (Voltaire)”, anzi “Ti do il permesso di batterti affinché tu possa esprimere qualcosa che anch'io condivido. (Voltaire)” oppure, più adeguato all'abulia di questi tempi, “Condivido quello che vorresti esprimere ma tu battiti da solo che io ti metto un like sulla tua pagina FB. (Voltaire)”...
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