Mi sento un po' in colpa quando posso molto tempo ai videogiochi perché ho la netta sensazione che potrei adoperare il mio tempo più costruttivamente. Oggettivamente è difficile trovare un libro che non insegni, nel senso di arricchire interiormente, molto più di qualsiasi videogioco.
Eppure, ogni tanto, delle lezioni si imparano anche con questi passatempi...
Attualmente sto giocando di nuovo con King Crusade II (v. CK2 1 e CK2 2): si tratta di un gioco di strategia, ambientato nel medioevo, che mette particolari enfasi sulle dinastie nobili e l'interazione fra di esse. Come si può leggere nei pezzi succitati si ha quasi la sensazione di scrivere un romanzo che prende vita sotto i nostri occhi.
Il gioco ha delle basi storiche piuttosto solide e anche l'evoluzione delle partite è abbastanza credibile e realistica.
Nella mia partita attuale ho scelto di giocare come Desiderio re dei longobardi e in pratica avevo il controllo di quasi tutta l'Italia tranne la Sardegna, la Sicilia e altri territori del sud d'Italia che appartenevano ai bizantini. Inoltre il papato ha il controllo diretto di un paio di territori nel Lazio: non sono sicuro che questo dettaglio sia accurato ma non è importante...
Non sto a entrare nei dettagli ma dopo circa un secolo di gioco la situazione politica internazionale è più o meno la seguente: la Spagna è completamente musulmana (il regno delle Asturie è stato mangiato un pezzetto alla volta); la dinastia degli Abbasidi domina invece tutto il nord Africa, Egitto compreso, l'Arabia, il Medio Oriente e, ad est, si spinge fino all'India. I cattolici sono invece presenti in Inghilterra e Irlanda ma là ancora non esistono nazioni; nell'Europa centrale la Francia e parte della Germania sono divise in almeno cinque o sei regni in lotta fra loro; più a sud c'è l'Italia cristiana dei longobardi (io!). La penisola scandinava e la Danimarca sono popolate da pagani di origine germanica, più a est vi sono numerose nazioni di pagani slavi.
Fin qui niente di particolarmente eclatante: il gioco ha seguito delle evoluzioni storiche piuttosto credibili. Ma ho lasciato il colpo di scena per ultimo...
L'impero bizantino è ancora molto potente e il motivo è che un imperatore è divenuto musulmano facendo convertire l'intero paese: in realtà la popolazione è ancora per la maggior parte ortodossa ma, comprensibilmente, i musulmani sono in costante crescita.
Ho cercato di indagare sulle cause di questo colpo di scena e credo di averle individuate: uno dei figli cadetti dell'imperatore aveva sposato una donna musulmana (suppongo per motivi di convenienza politica: il matrimonio è l'unico modo per forgiare alleanze) dalla quale aveva avuto un figlioletto ma, dopo qualche anno, era morto. I bambini, giunti all'età di sei anni, vengono affidati a un tutore e da esso prendono cultura e religione: suppongo che tale bimbetto fosse stato allevato dalla madre divenendo così musulmano. Nel frattempo zii e altri discendenti furono assassinati e così il ragazzino divenne il primo imperatore musulmano dell'Impero Bizantino!
Qual è la conseguenza di questa conversione?
La conseguenza è che l'Impero Bizantino attacca e conquista territori in Italia (cioè a me)!
In effetti la sua strategia è sensata: in Medio Oriente ci sono territori ancora più ricchi ma appartengono al potente impero degli Abbasidi che, avendo la stessa religione, sono più difficoltosi da conquistare; a est del mar Nero e a Nord del Danubio ci sono molti territori pagani ma sono tutti estremamente poveri e di scarsa rilevanza; invece a ovest ci sono gli “infedeli” cristiani che possono essere attaccati col pretesto della fede diversa.
In teoria le altre nazioni cristiane dovrebbero aiutarmi quando ci sono queste “guerre sante” ma, a causa della loro debolezza politica, sono praticamente ininfluenti.
In pratica adesso l'Italia si trova a svolgere la funzione storica, che fu dell'Impero Bizantino, di freno all'espansione musulmana in Europa: il problema è che i longobardi hanno solo una frazione della forza che ebbe Bisanzio!
Difficile fare previsioni perché non conosco bene il gioco ma la mia sensazione è che nel giro di cinquant'anni l'intera Italia sarà conquistata senza che io possa farci niente.
Fin qui il gioco: dov'è la parte istruttiva?
Proprio la mia impotenza è significativa e dovrebbe far riflettere: ci sono delle situazioni politiche in cui, non importa quanto si sia abili, non si può far niente.
Spesso si ha la sensazione che i grandi personaggi della storia siano divenuti tali solo grazie alle proprie capacità. Ma non è così: nel successo dei singoli le capacità personali hanno il ruolo minore, molto più determinante è la fortuna che assegna non solo le risorse iniziali (leggi famiglia) ma anche la giusta epoca e il giusto luogo.
I grandi re, e molti altri personaggi storici, non avevano qualità eccelse ma avevano avuto i migliori insegnanti e le avevano comunque potute sviluppare al loro massimo. Qualche mese fa mi capitò di sentire un'intervista al giovane Agnelli e, con un po' di stupore, mi fece una buona impressione: mi resi conto allora che scuole esclusive e master in università prestigiose, se non si è proprio “di coccio”, evidentemente servono a qualcosa: riescono a rendere una persona normale un poco (non troppo!) migliore della media.
Per inciso mi chiedo se le difficoltà psicologiche in cui molti figli “famosi” sembrano così spesso incorrere dipenda proprio da questo: ovvero dal senso di inadeguatezza di individui normali che si trovano a dover affrontare una vita in cui tutti si aspettano da essi qualità e capacità di molto al di sopra della media...
Quando poi una persona eccezionale nasce nella famiglia giusta, al momento e al tempo giusto abbiamo Alessandro Magno. Ma non ingannatevi: se Alessandro non fosse nato figlio di re Filippo ma di un semplice contadino non sarebbe diventato Magno, probabilmente sarebbe riuscito a elevare la propria condizione sociale ma, forse, neppure troppo... E se Alessandro fosse stato il figlio del re di Tracia invece che di Macedonia, sarebbe stato sicuramente un ottimo re ma non avrebbe conquistato il mondo, perché non avrebbe avuto come insegnante Aristotele ma un sacerdote/indovino del posto. E se Alessandro fosse nato sì in Macedonia, ma 150 più tardi, avrebbe amaramente scoperto che le falangi erano ormai strategicamente obsolete...
Insomma il destino degli uomini, per quanto ci piaccia credere e illuderci del contrario, non è controllato dalle capacità individuali ma dalla buona o cattiva sorte.
Conclusione: questa fu una delle mie prime e più profonde intuizioni (v. 4 aneddoti e una domanda) ma questo gioco, a modo suo, me l'ha evidenziata maggiormente: talvolta non basta neppure nascere potenti per poter ottenere ciò che si vuole...
martedì 20 ottobre 2015
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