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domenica 5 ottobre 2014

FNHM 6/?

Come spiegato nel precedente episodio, in questa puntata mi limiterò a evidenziare i passaggi che più mi hanno colpito di Nascita della tragedia. Sottolineo che non saranno necessariamente i più interessanti o significativi ma quelli che più mi hanno incuriosito e/o fatto riflettere. In particolare evidenzierò anche i parallelismi col mio pensiero.

Una prima curiosità è che la definizione di dionisiaco e apollineo (le due componenti della tragedia greca antica) non è netta. A ogni capitolo si aggiungono sempre nuovi dettagli. C'è anche da dire che, forse, l'essenza della loro identità è affrontata nella zona “buia” delle prime quaranta pagine che ho letto in maniera errata senza capirle troppo...
Alcune associazioni sono: Apollineo = sogno, solare, fantasia, facoltà figurative, calma, moderazione, principium individuationis dell'uomo (*1), gioia, saggezza, bellezza, musica lieve e appena accennata (cetra), illusione, sereni miraggi; Dionisiaco = ebbrezza, deindividuazione (*2), ritorno alla natura, caduta barriere e inibizioni, armonia universale, musica potente che scuote l'anima, eccitazione, esaltazione. E queste sono solo le associazioni dei primi due capitoli!
Da notare le sovrapposizioni e la complessità proteiforme di tali concetti, spesso antagonisti, ma anche destinati a interagire efficacemente fra loro.

A riguardo del sogno N. ne sottolinea il potere di ispirare l'artista mostrandogli immagini, facendogli percepire idee, che da sveglio sono al di là delle sue capacità. Per spiegare questo concetto N. cita un passaggio dei Maestri Cantori di Hans Sachs che anch'io voglio riproporre:
Amico, questo il poeta deve fare,
che interpreti e ricordi il suo sognare.
Credimi, l'illusione più verace dell'uomo,
è quella che gli viene svelata in sogno.
Ogni poesia e versificazione
è sol del sogno l'interpretazione.

Ho sottolineato questa tema perché anch'io sono affascinato da certe idee e immagini che sogno: quasi sempre li commento spiegando che, magari con qualche piccola modifica, potrebbero essere degli ottimi spunti per dei racconti.

Voglio poi evidenziare questo passaggio di N.: «...Anzi l'uomo filosofico ha perfino il presentimento che dietro a questa realtà in cui noi siamo e viviamo ce ne sia un'altra, che cioè anch'essa sia un'apparenza; e Schopenhauer definisce a volte il dono di vedere uomini e cose come semplici fantasmi o immagini di sogno, come il vero e proprio contrassegno della facoltà filosofica.»
Il significato di questo passaggio è chiaro: rimando quindi i miei lettori al mio pezzo FNHM 1/? e, soprattutto, al pezzo Solipsista....

Ooops! Volevo limitarmi a soffermarmi su qualche paragrafo interessante qua e là ma sapete a che pagina sono arrivato per adesso? Solo alla due!!

Conclusione: spero di andare più rapido nelle prossime puntate ma voglio comunque prendermi il tempo necessario...

Nota (*1): il principium individuationis è un termine filosofico che indica (parole mie!) l'essenza che differenzia una cosa da un'altra. In questo caso quindi ciò che distingue un uomo da un altro.

Nota (*2): è un termine che apparentemente non esiste in italiano (non è presente su Treccani.it) ma che io ho usato quando seguivo il corso di psicosociologia per tradurre qualcosa di analogo dall'inglese. Si tratta di una condizione che colpisce le persone quando sono in gruppo e agiscono come tale: è caratterizzata da un abbassamento delle proprie inibizioni e, per questo, a volte porta a fare cose da singoli non si farebbe. Io qui però lo uso come contrario di principium individuationis cioè come annullamento dell'individuo nel gruppo...

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