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mercoledì 15 ottobre 2014

OM: epilogo

Come spiegai in OM 1 una delle ragioni che mi hanno spinto a scrivere questa serie di pezzi fu l'articolo Operette morali scritto dal mio amico Josef Pohm. L'idea che mi ha sostenuto per tutta l'estenuante redazione di questa serie era proprio quella di confrontare le mie opinioni con quelle di Pohm. Non ricordavo i dettagli ma mi sembrava che il suo articolo mi fosse piaciuto molto. Mi sembrava anche che lodasse il libro definendolo imperdibile o quasi...

E invece no!
Finalmente ieri sera ho riletto l'articolo di Pohm rimanendoci pure un po' male: come al solito era formalmente ineccepibile ma non certo uno dei suoi migliori pezzi. Soprattutto il suo giudizio sulle Operette Morali non era “imperdibile” ma “moderatamente consigliato”!
Come mai questa inusuale e macroscopica confusione? Ieri notte ci ho pensato a lungo...
Da una parte lessi tale articolo ben sei anni fa, e non fu certo uno di quelli che mi colpirono di più, ma determinante fu un evento accaduto due o tre anni fa: durante un'escursione in una libreria a metà prezzo notai un'edizione delle Operette morali a 1,99€. A lungo rimasi indeciso se comprarla o meno e alla fine desistetti. Ecco, ricordo adesso, che ne parlai con Pohm che mi disse che, per 1,99€, sarebbe stata un buon acquisto. Questo breve dialogo, magari telefonico, deve essersi sovrapposto al ricordo della sua recensione (mai riletta) sostituendosi poi al giudizio finale di essa...

Ma veniamo alla recensione vera e propria di Pohm.
Invece di perdersi nei dettagli, come invece ho fatto io, si limita a darne un giudizio complessivo.
Per prima cosa ne descrive la struttura (una raccolta di dialoghi/monologhi mischiando personaggi mitologici/fantastici e storici) e poi ne coglie l'essenza: tutto il libro del Leopardi è incentrato sulla sua concezione filosofica della vita: non è possibile raggiungere uno stato di duratura e piena felicità ma, anzi, l'uomo è condannato alla sofferenza e all'infelicità: per questo motivo la morte sarebbe preferibile alla vita.
Questo concetto viene sviscerato e analizzato da una miriade di diversi punti di vista attraverso i vari dialoghi.

Sicuramente l'essenza è questa però le pennellate, le idee secondarie che accompagnano e caratterizzano i vari episodi, non mi appaiano insignificanti. Come dimostrano i miei pezzi su questa serie, vi ho trovato numerosi spunti di riflessione, non necessariamente tutti incentrati sul tema felicità/infelicità.

Pohm spiega poi che, se non si concorda con la visione filosofica del Leopardi, il libro può sembrare difficile da digerire fino a quando non ci si rende conto della “perfezione” della sua prosa.
Insomma un'opera godibile più per la sua forma che per il contenuto.

Per natura io non guardo alla forma e onestamente non era stata la prosa del Leopardi a impressionarmi: è vero che alcuni paragrafi sono molto eleganti e riescono a esprimere in maniera sintetica concetti profondi ma di certo non ho letto questo libro per il suo stile!
Concordo invece con Pohm sulla straordinaria cultura dell'autore. L'ho anche scritto: una volta arrivato ai ¾ del libro sono rimasto a bocca aperta scoprendo che da lì in poi c'erano solo le note ai numerosissimi riferimenti mitici e non.

Pohm accusa il Leopardi di calare dall'alto le proprie idee, di disprezzare il lettore considerandolo un “coglione”, di non saper nascondere un'innata arroganza.
Forse è vero, qualcosa del genere l'ho notato anch'io anche se non ricordo più in quale capitolo. Però non mi ha dato fastidio: è consequenziale alle sue idee. C'è un intero capitolo (se non di più) tutto dedicato agli scrittori che aspirano a ottenere la fama con le proprie opere: per prima cosa il Leopardi chiarisce che tale fama è estremamente vana ed è inutile quindi ricercarla, ma poi spiega che la gran parte dei lettori non è in grado di capire la piena bellezza di un libro; i pochi che hanno le conoscenze per farlo spesso, per invidia, ne diventano invece i primi e più feroci detrattori. Da queste premesse perché avrebbe dovuto “strizzare l'occhio al lettore”? Per vendere più copie e far diventare le Operette morali un best seller?

Mi ha colpito invece la mancanza a qualsiasi accenno all'umorismo del Leopardi. Certo non è un umorismo adatto a ogni palato ma ciò non di meno l'umorismo pervade quasi ogni dialogo. Forse è un'ironia amara e cinica, specialmente verso le capacità dell'uomo, ma comunque contribuisce a rendere scorrevole la lettura.

Nel complesso a me l'opera è piaciuta in toto. Anzi, considerando i numerosi arcaismi che inizialmente, fin quando non ci si abitua, ostacolano la comprensione del testo, è soprattutto la sostanza, le idee e le intuizioni che mi sono realmente piaciute. Poi, a posteriori, anche la forma è notevole ma, per il lettore moderno, non sempre è immediatamente apprezzabile.

Conclusione: a differenza di Pohm io consiglio vivamente a tutti la lettura delle Operette morali soprattutto al prezzo di 1.99€!! E di Pohm consiglio invece la lettura delle seguenti recensioni: Il cacciatore di verdoni e La casa degli spiriti...

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