Ieri mattina presi un caffè e stanotte, ovviamente, non ho dormito.
Non so come ma ho finito per fare una riflessione, probabilmente piuttosto ovvia, ma che sul momento mi è sembrata abbastanza acuta: i nostri cari che se ne sono andati ci mancano per motivi diversi.
Non sto parlando di intensità, cioè “Tizio mi manca più di Caio”, ma del ruolo che avevano per noi, per ciò che rappresentavano dalla nostra prospettiva.
Temo di non essere chiaro e quindi provo a fare degli esempi pratici...
Dello zio Gip (vedi Ricordo zio Gip) mi mancano l'intelligenza e le numerose affinità, la possibilità di telefonargli e di parlare di qualsiasi argomento storico/politico con la sicurezza di ottenere un opinione profonda, interessante e, spesso, insolita.
Non mi riferisco a discussioni sui “massimi sistemi” ma anche a piccolezze: ad esempio, nel libro sui miti celtici, c'è un capitolo che parla della diffusione di tale popolo accennando al ritrovamento di scheletri con crani di una certa forma (brachicefali); da altri libri più recenti conoscevo questa teoria e sapevo che ora non è più ritenuta un mezzo efficace per valutare la diffusione di una popolazione: ma con chi parlarne senza dover oltretutto fornire tutti i particolari? Francamente non mi viene in mente nessuno dei miei amici interessato all'argomento brachicefali/dolicocefali... Certo qualcuno starebbe a sentirmi ma solo per gentilezza... Mio padre potrebbe essere moderatamente interessato ma si dimenticherebbe della questione dopo cinque minuti e non avrebbe da aggiungere niente all'argomento...
Invece con lo zio avrei potuto parlarne e lui avrebbe conosciuto l'argomento probabilmente meglio di me: non solo, ma mi avrebbe probabilmente fornito nuovi spunti o informazioni interessanti...
Della mamma mi manca l'amore incondizionato: quello sguardo adorante che, in realtà, mi dava pure un po' fastidio perché eccessivo. Però adesso mi manca. Avrei potuto fare tutto e avrei sempre avuto il suo sostegno acritico: in effetti non è quello che volevo ma adesso mi manca...
Più indietro nel tempo ricordo lo zio Alberto: la persona migliore a cui chiedere consiglio!
Io in genere non sono molto bravo a consigliare perché sono dell'idea che, non potendo conoscere esattamente la situazione altrui né le sue priorità, non posso nemmeno consigliare adeguatamente (*1).
Lo zio era il contrario! Ti ascoltava, nemmeno troppo, e poi ti diceva chiaramente “io farei così...”. Poi magari non gli davo retta ma la sua sicurezza era contagiosa: tutto appariva più semplice e facile...
Ho il sospetto che l'ultimo film su VHS che vide fu “Intervista col vampiro”: grazie a me ovviamente!
E ovviamente la zia Miriam!
Dovete sapere, cari lettori, che KGB fra i 20 e 30 anni è cambiato moltissimo: sono mutati i suoi interessi e la sua indole. Ai tempi del liceo ero un'ostrica e non aprivo bocca. Ero chiuso: ermeticamente...
Poi decisi di andare all'università a Pisa e gli zii mi ospitarono in casa loro. Continuavo a essere chiuso ma con la zia parlavo: ma non tanto... Semplicemente di continuo!
Tipicamente ricordo che la vedevo impegnata in qualche attività, come stirare o cucinare, e io la seguivo parlando e parlando...
Oltretutto le raccontavo cose assurde e prive di interesse: ad esempio le spiegavo i progressi tecnologici (in termini di memoria e numero di colori) esistenti fra il Vic20, il Commodore 64 e l'Amiga 1000... Credo di avergliene parlato almeno una volta la settimana per un anno!
Insomma non le rivelavo nessun segreto o dubbi o paure esistenziali: rimanevo sempre sull'assoluta superficialità. Però parlavo e parlavo...
Mai trovata un'ascoltatrice come lei. Chissà forse col tempo, se avessi avuto la possibilità di starci insieme più a lungo, mi sarei realmente aperto raggiungendo a 20 anni quello che poi ho trovato a 30...
Probabilmente sarei stato una persona migliore e forse più felice.
Invece i nonni morirono quando avevo un'età in cui per me, col tipico egoismo infantile, rappresentavano solo delle fonti di affetto. Cioè li ho conosciuti quando ero troppo piccolo per apprezzarne le differenti personalità e, contemporaneamente, le mie esigenze non erano sofisticate (non avevo particolari bisogni): come ho scritto essi mi davano affetto ed è quello ciò che più mi manca di loro...
Nota (*1): ho semplificato! Ero così quando ero giovane perché, immagino, avevo imparato da mio padre (la cui tipica risposta, vagamente tautologica, a una richiesta di consiglio è "Lo devi sapere da te...") ma col tempo mi sono sforzato di cambiare (probabilmente grazie allo zio Alberto). Mi sono reso conto che chi mi chiede consiglio è consapevole che io non sono nei suoi panni e quindi mi sforzo di dare semplicemente il mio punto di vista e qualche spunto di riflessione...
lunedì 13 agosto 2012
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