Domanda: quand'è che ci si rende conto di conoscere meglio una persona?
La questione è saltata fuori da un recente scambio di email con un'amica. Nella sua ultima lettera mi ha infatti accennato che, da un mesetto circa, ha la sensazione di “conoscermi un po' meglio”.
A me sarebbe piaciuto rispondere “altrettanto” ma, più ci pensavo e più ero incerto. Poiché sono patologicamente sincero, le ho espresso le mie perplessità: ovvero che la sensazione non era reciproca...
Eppure, come un tarlo, tale domanda ha continuato a scavare fra i lobi del mio cervello anche durante la notte (quando riuscivo a escludere dalla mente le tesserine con gli animali... vedi Superpotere psicotico)...
Così, mentre mi rotolavo nel letto, sono giunto alla conclusione che la domanda, “quand'è che ci si rende conto di conoscere meglio una persona?” sia in apparenza banale ma, in effetti, abbia risvolti molti profondi.
Non per farmi gli affari altrui ma consiglio i miei lettori di interrompere la lettura di questo post e di rifletterci autonomamente per alcuni minuti...
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Ci avete riflettuto? Posso andare avanti?
Ok, bene...
Quello che mi ha colpito è che questa domanda ha due risposte all'apparenza opposte...
La prima è che si conosce meglio una persona quando questa fa qualcosa di inaspettato. Non conformandosi alle nostre attese essa ci dà nuove informazioni sul suo modo di pensare e di essere e questo ci permette di conoscerla meglio.
L'altra risposta è che ci si rende conto di conoscere meglio una persona quando, in una situazione nuova, riusciamo a prevedere come si comporterà. Devo specificare meglio: quando si intuisce come si comporterà e contemporaneamente si ha la sensazione che, fino a qualche tempo prima, non l'avremmo previsto...
È ovvio che mentre il primo tipo di “migliore conoscenza” è inequivocabile il secondo è invece soggettivo: si basa su una nostra sensazione e non è sempre motivabile razionalmente. Non è cioè sempre possibile riuscire a identificare gli elementi che ci portano a pensare che “fino a qualche tempo prima” non saremmo stati in grado di indovinare il comportamento dell'altra persona e, comunque, non è possibile verificarlo.
Un'altra differenza mi pare possa essere che il primo tipo di “miglior conoscenza” è comune quando due persone si conoscono superficialmente mentre, nel secondo tipo, la conoscenza deve essere già più profonda.
Non lo so forse la conclusione è più banale di quanto percepissi inizialmente: ogni nostra parola, ogni nostra azione ci definisce maggiormente agli occhi di chi ci sta intorno indipendentemente da cosa si faccia o si dica.
Che dite? Le chiedo se l'ho stupita o se, invece, aveva previsto il mio comportamento?
Eh! Eh! So già cosa mi risponderebbe...
lunedì 2 gennaio 2012
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