È da qualche giorno che non scrivo: nessun motivo speciale, solo poca voglia...
Però oggi, sfogliando il quotidiano in linea IlFattoQuotidiano.it, non ho potuto resistere. Il titolo dell'articolo dice già tutto: Grecia: a 9 mesi dall'accordo tutto come prima; governo requisisce soldi agli ospedali, creditori vogliono più austerity di Chiara Brusini.
L'avevo detto e l'avevo scritto...
Il 30 giugno 2015, alla vigilia del referendum, scrissi il seguente pezzo che ricapitolava chiaramente la situazione in Grecia: La situazione greca. Spiegavo che il debito greco (come anche quello italiano) era ormai fuori controllo e che non poteva essere più ripagato: al massimo si poteva solo rimandare l'insolvenza gettando però sempre più sul lastrico la popolazione. I sacrifici chiesti ai greci, la famosa austerity, è infatti completamente inutile: rimanda il problema ma non lo risolve mentre nel frattempo il popolo greco sprofonda...
Poi, in Il “no” della Grecia (6 luglio 2015), ancora gongolavo per l'esito del referendum. Speravo che le dimissioni del “duro” Varoufakis fossero solo un espediente per facilitare una trattativa già scritta: ma invece il debole Tsipras meditava già il tradimento...
In Incertezza greca (13 luglio 2015) iniziavo a essere perplesso dall'atteggiamento di Tsipras: ancora non credevo alla capitolazione totale e speravo che fosse una sorta di fioretto diplomatico. Dare cioè superficialmente l'impressione di cedere ma ottenere comunque una ristrutturazione del debito...
Ma nei giorni successivi divenne sempre più evidente che il tradimento di Tsipras era completo e totale: vedi il paragrafo sulla Grecia in Brevi nel caldo (18 luglio 2015).
Adesso siamo alle solite: in Grecia non ci sono soldi in cassa e si pensa bene di raschiare il fondo del barile da altre parti. Come vampiri insaziabili i poteri forti economici continuano a succhiare il sangue dei greci e hanno ancora la faccia tosta di dire che è per il loro bene...
Ma da dove viene la mia completa convinzione che questa strategia, ovvero l'austerità, non possa funzionare?
Beh... come spiegato in Strategia errata esiste una formuletta piuttosto semplice che mette in relazione fra loro diversi macrovalori di un'economia: debito, interesse sul debito, tasso di crescita, attivo di bilancio etc...
Con questa formula è possibile calcolare, o almeno stimare, l'evoluzione del debito in rapporto al PIL. Nel pezzo in questione, applicando le formule all'Italia (ma a maggior ragione sarebbe vero per la Grecia), si arriva a un'unica conclusione: il debito è fuori controllo.
“Sì, vabbè ma se l'economista Tizio dice XXX e se il ministro Caio dice YYY, vuol dire che le cose non stanno così, altrimenti vuoi che Tsipras/Monti/Renzi non lo sapesse o non avrebbe fatto ZZZ?”
La persona comune che si imbatte nel mio viario, fra la mia semplice formula matematica e l'apparato del sistema che con i suoi media mostrano una realtà tutta diversa, sceglie di credere alla verità presentata dagli esperti: a questa decisione contribuiscono numerosi fattori, psicologici e non, sui quali non ho intenzione di soffermarmi.
Voglio invece aggiungere una novità che ho recentemente appreso e che rafforza le mie certezze.
Nel corso di modellizzazione (v. Corso sulla modellizzazione) il professor Page fa una lunga introduzione sui suoi vantaggi. Spiega che chi usa un modello per pensare fa poi delle scelte molto più accurate di chi, e questo anche se si tratta di esperti (*1), non ne usa nessuno: non si tratta di un'affermazione arbitraria dell'insegnante ma è basata su numerosi e precisi studi scientifici fatti nel corso degli anni.
E nella definizione di modello Page fa rientrare anche i teoremi (come il teorema del limite centrale) e le formule matematiche. Questo significa che, in generale, se un modello prevede una cosa mentre gli esperti (*2) ne dicono un'altra è comunque più saggio fidarsi del primo!
E questo anche se gli esperti sono i buona fede e non hanno cioè interesse a mentire sapendo di mentire.
In altre parole se gli esperti di economia fanno solo grandi discorsi astrusi e non spiegano concretamente come può ridursi il rapporto fra debito e PIL, dove il primo cresce più rapidamente del secondo, allora significa o che sono in malafede oppure che non capiscano niente...
Sfortunatamente la situazione mondiale è tale che i media, ormai tutto fuorché indipendenti, non hanno difficoltà a trovare economisti più o meno affermati che confermino qualsiasi tesi e, contemporaneamente, non si dà alcun risalto alle tesi avverse anche se, magari, sostenute da premi Nobel...
Cosa succederà adesso in Grecia?
Non azzardo previsioni: è ovvio che Tsipras sia, in qualche modo (v. Giustizia informatica per qualche spunto...), completamente asservito ai poteri forti e, per obbedire a essi, è disposto a massacrare il suo stesso popolo: a ridurlo cioè in una nuova forma di schiavitù economica dalla quale non vi è uscita. Altre forze politiche con valide alternative non ne vedo all'orizzonte o, comunque, non le conosco: l'unico di cui avevo fiducia era Varoufakis ma non so che fine abbia fatto...
Conclusione: forse questa autodistruzione della Grecia, “democraticamente” guidata da Tsipras, non è un casuale. Che la democrazia vada a morire proprio nella terra dove nacque sembra l'epitaffio scritto dalla mano di un dio beffardo. Perché quella che vediamo in Grecia è, ricordatevelo, la morte, dopo una lunga agonia, della democrazia.
Nota (*1): nell'esempio gli esperti erano proprio degli economisti che non furono in grado di prevedere l'insolvenza di alcune banche meglio di un modello semplicissimo...
Nota (*2): ovviamente esperti che non usano modelli per le loro previsioni!
L'esempio di Benjamin Franklin
44 minuti fa
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