Strano sogno che mi ha svegliato togliendomi completamente il sonno. Di seguito il breve riassunto.
Mi sveglio ma mi fa fatica alzarmi. Pigramente mi preparo una colonna sonora composta da brani di mia scelta: ricordo che muovo e ordino le copertine dei relativi album in una specie di piccolo riproduttore audio (complessivamente della dimensione di un libro tascabile) con un grande schermo sul dorso. Svogliatamente mi alzo: non sono solo, c'è anche una donna addormentata nel letto matrimoniale (la mia compagna?) e, su un letto accanto al mio, un'altra coppia addormentata. Della coppia riconosco solo l'uomo: un mio compagno di classe del liceo che ho rivisto l'anno scorso.
Tutto mi pare normale: ho solo il vago “ricordo” che dovrei essere io a svegliare tutti con la colonna sonora che ho preparato. Ma non mi va, mi sembra sbagliato e così esco di camera [col senno di poi, a parte il letto aggiuntivo, mi pare che fosse ispirata a quella dei miei nonni] consapevole che si sveglieranno tardi.
Esco di camera: è tutto buio, mi accorgo che devo spostare dei veli con la testa mentre qualcosa non mi torna nella maniera in cui controllo il mio corpo. Mi viene il dubbio di essere sonnambulo.
Improvvisamente mi sveglio: gli strani veli erano le coperte ed era tutto buio perché effettivamente era così!
Credo di essermi progressivamente svegliato nel sonno raggiungendo rapidamente un elevato livello di coscienza e, infine, di aver pure aperto (socchiuso gli occhi). L'esperienza, sebbene molto meno impressionante, mi ha ricordato la specie di allucinazione che avevo avuto qualche tempo fa (v. Dormiveglia e vegliadormi).
Precedentemente, mentre mi rigiravo nel letto nel tentativo di addormentarmi, avevo fatto una considerazione storica: la libertà, la maggiore giustizia sociale di questa epoca rispetto al passato è solo apparente. La ricchezza complessiva è cresciuta così tanto che anche chi ha poco non soffre la fame e, anzi, può permettersi qualche piccolo lusso e svago. Ma è un'illusione perché chi è ricco lo è, in proporzione con chi ha poco, molto di più che in passato. Ha senso quanto ho scritto? Sono riuscito a spiegarmi?
Provo a fare un esempio con dei numeri (inventati per dare l'idea e non basati su dati). Fingiamo per semplicità che la popolazione sia rimasta invariata nel tempo: se nel medioevo la ricchezza complessiva era 10 di cui 9 apparteneva alle classi privilegiate e 1 alla massa del popolo allora adesso la ricchezza è 1000 di cui 990 appartiene ai più ricchi e solo 10 alla parte restante della popolazione. Con 10 unità di ricchezza non si soffre la fame, ci si può anzi permettere delle comodità da “re” (che aveva 9), ma i “ricchi” (le multinazionali) hanno 99 volte la ricchezza dei “poveri” mentre nel medioevo i privilegiati avevano solo 9 volte più risorse dei resto della popolazione.
È quindi quello attuale un mondo più giusto che in passato? Complessivamente forse sì ma molto meno di quanto si pensi: anzi, guardando la distribuzione della ricchezza, sembrerebbe il contrario.
Invece mentre mi preparavo per andare a dormire ero piuttosto divertito da un “proverbio” che avevo inventato: cercavo di aggiustarlo, di inserirlo in un giusto contesto in maniera da renderlo apprezzabile da tutti; sicuramente l'avrei poi pubblicato sul mio viario. Ma non ci sono riuscito...
Il nuovo proverbio avrebbe detto: “La fretta è cattiva pasticcera”... non so, magari avrebbe senso dirlo al proprio barista se la mattina è distratto?
Dopo cena ho invece giocato a un gioco per calcolatore veramente molto bello chiamato “Darkest Dungeon”: lo scorso lunedì è uscita la versione per linux che ho subito comprato.
Un gioco dall'atmosfera inquietante e dall'umorismo nerissimo: l'ideale per conciliare il sonno!
Conclusione: perché ho ricostruito queste ultime ore? Non lo so: un impulso...
L'esempio di Benjamin Franklin
2 minuti fa
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