Lo sapete, la cronaca non mi attira molto però, ogni tanto, una bella storia raggiunge anche la mia attenzione e mi viene voglia di rilanciarla nonostante tanti, migliori di me, lo abbiano sicuramente già fatto.
Qualche giorno fa, durante la visita di Zelensky in Canada, probabilmente per celebrare degnamente la festività ebraica dello Yom Kippur, è stato invitato al parlamento un arzillo 98enne di origine ucraina. L’anziano è stato omaggiato con un trionfale scroscio di applausi, tutti si sono alzati in piedi subissandolo di sorrisi e sguardi di ammirazione perché in gioventù, durante la seconda guerra mondiale, ebbe il merito di combattere contro i sovietici alleati dei canadesi! (*1)
Ultimamente “piace” riscrivere la storia (v. Umanità scadente) eppure ancora dei concetti abbastanza certi e inequivocabili rimangono.
Chi furono i principali avversari dei sovietici in Europa durante la seconda guerra mondiale?
Sicuramente i lettori più esperti di storia moderna avranno pensato: “i nazisti!”
Ma che probabilità c’è che un eroe canadese sia stato in gioventù un nazista?
In realtà non lo so... ma, per farla breve, sembra che l’eroe canadese in questione avesse combattuto nelle Waffen-SS (*2): lo so, lo so... “e che c’è di male?” direte voi: “Solo la gretta propaganda russa vedrà qualcosa di equivoco in una innocente coincidenza!”.
Eppure non solo la Bielorussia, galoppina della Russia, ne ha chiesto l’estradizione ma anche la Polonia; invece le Nazioni Uniti hanno deprecato l’intera vicenda.
Così il giorno seguente lo stesso primo ministro, il valente Trudeau, si è scusato a nome del Parlamento per l’accoglienza trionfale all’eroe canadese ammonendo però, con la sua solita saggezza, a non credere alla volgare propaganda russa.
Non so: a me pare un bel racconto natalizio solo che è settembrino.
Vabbè: sicuramente i nostri solerti media vi avranno già annoiato a morte con questa vicenda ma, comunque, eccovi un video che ripropone le immagini dal Parlamento e le successive scuse di Trudeau: What is the West Up To in Ukraine? w/Scott Ritter dal canale Judge Napolitano – Judging Freedom (*3)
Conclusione: volevo farci un corto… avevo pure iniziato a limarlo per accorciarlo… ma è un peccato togliere troppi dettagli a questa vicenda così edificante...
Nota (*1): che poi, riascoltando il video, mi sono accorto che dell'eroe canadese si dice che ha combattuto contro i "russi" e non i "sovietici" o "l'armata rossa": chissà perché questa imprecisione... sicuramente un caso!
Nota (*2): per la precisione l’eroe canadese apparteneva alle 14. Waffen-Grenadier-Division der SS i cui membri sopravvissuti, come spiega la pagina wikipedia (a meno che non venga cambiata nella notte) «Nel 1947, ex-soldati della divisione SS "Galizien" ricevettero il permesso di emigrare in Canada e nel Regno Unito.»
Nota (*3): sfortunatamente in questo video manca la parte dove il presidente del parlamento chiama commosso l'anziano un “eroe canadese”: chi non si fida me lo dica che propongo qualche altro video alternativo! Anzi, vinco la pigrizia… House Speaker apologizes for honouring Ukrainian who fought with Nazi unit
venerdì 29 settembre 2023
giovedì 28 settembre 2023
Argomentazione biologica
In riferimento al mio pezzo Ontogenesi della stupidità e al commento di MrKeySmasher al precedente Umanità scadente voglio aggiungere la seguente considerazione.
Premessa: non è un argomento in cui io sia particolarmente ferrato (anzi!) ma se ben ricordo, negli anni ‘90 (ma probabilmente ben prima!), iniziò a prevalere la spiegazione che l’omosessualità non fosse una malattia di cui ci si infetta e da cui si poteva guarire: era invece una caratteristica biologica con cui si nasce (e che i biologi evoluzionisti hanno provato a spiegare con, mi pare, alterni successi).
Io per lo meno ero rimasto a questa teoria: le tendenze sessuali sono innate e fanno parte del nostro bagaglio biologico. Ovviamente certe culture possono imporre con la forza la soppressione di alcuni comportamenti ma al costo di compromettere l’equilibrio mentale di chi, istintivamente, vorrebbe seguire altre tendenze.
Detto questo rimando al grafico di questa pagina: Americans self-identified sexual orientation and gender identity in the United States in 2021, by generation dal sito Statista.com
Da qui risulta chiaramente una tendenza netta e generazionale alla crescita di varie forme di omosessualità.
Per quanto premesso dovrebbe trattarsi di una tendenza dovuta alla biologia. Ovvero nel corso di pochi decenni vi è stata una significativa trasformazione biologica che, mi pare, non possa essere genetica ma che sarà avvenuta durante la gestazione o i primissimi anni di vita per un qualche fattore esterno, oggi comune e in passato più raro.
Il mio argomento è che un fenomeno analogo possa alterare l’intelligenza media a causa di un minor sviluppo cerebrale di un qualche tipo.
Ah! Lo davo per scontato ma è meglio se lo ribadisco esplicitamente: non credo ci sia nessuna correlazione fra intelligenza e orientamento sessuale!
Uccidi il vapore e altro - 28/9/2023
kill -9 $(ps aux | grep 'steam' | awk '{print $2}')
awk '/De Bello Gallico/ {getline; getline; getline; printf "%s\n###\n",$0}' Clippings.txt > Cesare.txt
Siccome sono disordinato mi salvo qui sul ghiribizzo due comandi di utilità che mi sono scritto (con l’aiuto di chatGPT).
Il primo serve per uccidere tutti i processi legati a “steam”: talvolta, soprattutto se uso l’emulazione Windows, il programma smette di funzionare correttamente costringendomi o a riavviare il calcolatore oppure a “uccidere” manualmente una dozzina di processi…
Il secondo invece prende l’archivio con le annotazioni del mio e-lettore Amazon e filtra solo quelle del libro che mi interessa salvandole su un nuovo archivio…
Assente - 29/9/2023
Per qualche giorno non avrò tempo di aggiornare il ghiribizzo e/o rispondere ai commenti: penso di tornare attivo intorno a martedì…
Poi magari, conoscendomi, finirò per scrivere qualcosa di notte ma, insomma, vedremo…
RAIdicolo - 3/10/2023
In questi giorni mi sono ritrovato a guardare (e soprattutto ad ascoltare) ore di programmazione RAI.
Il livello è pietoso. Quando anni fa smisi di guardarla già era inguardabile e non pensavo potesse peggiorare ancora. Invece è peggiorata e parecchio.
Vecchie cariatidi che scherzano e dicono banalità e un pubblico che applaude come un ossesso per qualsiasi stupidaggine. Oltretutto vi ho visto diverse facce annoiate: suppongo che per vedere e applaudire questi strazi siano pagati: non saprei spiegarmi diversamente il masochismo di queste persone.
E potrei continuare ancora a lungo a infierire ma il punto è un altro.
La RAI, la sua programmazione cioè, è lo specchio della nazione oppure si propone a una fetta di pubblico particolare, di disabili mentali che hanno difficoltà a usare il telecomando per cambiare canale?
Io temo che sia il riflesso della società, del nuovo italiano medio: questo spiegherebbe come sia possibile che la popolazione venga raggirata su questioni fondamentali come i vaccini mRNA, la guerra in Ucraina, l’UE giardino felice, l’immigrazione etc.
In pratica, se la popolazione italiana è questa, allora è possibile raccontarle qualsiasi favola. Qualsiasi virologo da baraccone apparirà come un taumaturgo, qualsiasi ospite capace di mettere tre parole in fila sembrerà un premio Nobel etc.
Chiaro che in questo panorama, l’Agnellino che io prendevo sempre (affettuosamente) in giro, sembra veramente un genio.
Vabbè: avete capito ciò che intendo: inutile insistere e farmi cattivo sangue di prima mattina...
Cemento contro verde - 4/10/2023
Sono a Firenze. Da casa di mio padre si vede un centro scolastico (più istituti insieme) che aveva uno grande spazio libero: una pista per correre, un campetto di calcio, uno di pallacanestro e tanto prato intorno.
Qualche anno fa il tutto è stato deturpato dalla costruzione di una piccola palestra che ha consumato uno spazio di prato inutilizzato.
Io ero contrario già alla palestra. Qui i ragazzi avevano già la possibilità di fare attività fisica in altri quartieri, almeno ai miei tempi, non c’era niente di niente.
Quello che mi fa veramente inca### è che adesso hanno distrutto gli spazi liberi rimanenti per costruirci altro, non so cosa. Ma questa è la mentalità bacata del tempo: costruire, non importa cosa, e distruggere gli spazi liberi. Vedremo cosa verrà fuori fra un cinque anni: questo è stato più o meno il tempo necessario per la micropalestra.
Premessa: non è un argomento in cui io sia particolarmente ferrato (anzi!) ma se ben ricordo, negli anni ‘90 (ma probabilmente ben prima!), iniziò a prevalere la spiegazione che l’omosessualità non fosse una malattia di cui ci si infetta e da cui si poteva guarire: era invece una caratteristica biologica con cui si nasce (e che i biologi evoluzionisti hanno provato a spiegare con, mi pare, alterni successi).
Io per lo meno ero rimasto a questa teoria: le tendenze sessuali sono innate e fanno parte del nostro bagaglio biologico. Ovviamente certe culture possono imporre con la forza la soppressione di alcuni comportamenti ma al costo di compromettere l’equilibrio mentale di chi, istintivamente, vorrebbe seguire altre tendenze.
Detto questo rimando al grafico di questa pagina: Americans self-identified sexual orientation and gender identity in the United States in 2021, by generation dal sito Statista.com
Da qui risulta chiaramente una tendenza netta e generazionale alla crescita di varie forme di omosessualità.
Per quanto premesso dovrebbe trattarsi di una tendenza dovuta alla biologia. Ovvero nel corso di pochi decenni vi è stata una significativa trasformazione biologica che, mi pare, non possa essere genetica ma che sarà avvenuta durante la gestazione o i primissimi anni di vita per un qualche fattore esterno, oggi comune e in passato più raro.
Il mio argomento è che un fenomeno analogo possa alterare l’intelligenza media a causa di un minor sviluppo cerebrale di un qualche tipo.
Ah! Lo davo per scontato ma è meglio se lo ribadisco esplicitamente: non credo ci sia nessuna correlazione fra intelligenza e orientamento sessuale!
Uccidi il vapore e altro - 28/9/2023
kill -9 $(ps aux | grep 'steam' | awk '{print $2}')
awk '/De Bello Gallico/ {getline; getline; getline; printf "%s\n###\n",$0}' Clippings.txt > Cesare.txt
Siccome sono disordinato mi salvo qui sul ghiribizzo due comandi di utilità che mi sono scritto (con l’aiuto di chatGPT).
Il primo serve per uccidere tutti i processi legati a “steam”: talvolta, soprattutto se uso l’emulazione Windows, il programma smette di funzionare correttamente costringendomi o a riavviare il calcolatore oppure a “uccidere” manualmente una dozzina di processi…
Il secondo invece prende l’archivio con le annotazioni del mio e-lettore Amazon e filtra solo quelle del libro che mi interessa salvandole su un nuovo archivio…
Assente - 29/9/2023
Per qualche giorno non avrò tempo di aggiornare il ghiribizzo e/o rispondere ai commenti: penso di tornare attivo intorno a martedì…
Poi magari, conoscendomi, finirò per scrivere qualcosa di notte ma, insomma, vedremo…
RAIdicolo - 3/10/2023
In questi giorni mi sono ritrovato a guardare (e soprattutto ad ascoltare) ore di programmazione RAI.
Il livello è pietoso. Quando anni fa smisi di guardarla già era inguardabile e non pensavo potesse peggiorare ancora. Invece è peggiorata e parecchio.
Vecchie cariatidi che scherzano e dicono banalità e un pubblico che applaude come un ossesso per qualsiasi stupidaggine. Oltretutto vi ho visto diverse facce annoiate: suppongo che per vedere e applaudire questi strazi siano pagati: non saprei spiegarmi diversamente il masochismo di queste persone.
E potrei continuare ancora a lungo a infierire ma il punto è un altro.
La RAI, la sua programmazione cioè, è lo specchio della nazione oppure si propone a una fetta di pubblico particolare, di disabili mentali che hanno difficoltà a usare il telecomando per cambiare canale?
Io temo che sia il riflesso della società, del nuovo italiano medio: questo spiegherebbe come sia possibile che la popolazione venga raggirata su questioni fondamentali come i vaccini mRNA, la guerra in Ucraina, l’UE giardino felice, l’immigrazione etc.
In pratica, se la popolazione italiana è questa, allora è possibile raccontarle qualsiasi favola. Qualsiasi virologo da baraccone apparirà come un taumaturgo, qualsiasi ospite capace di mettere tre parole in fila sembrerà un premio Nobel etc.
Chiaro che in questo panorama, l’Agnellino che io prendevo sempre (affettuosamente) in giro, sembra veramente un genio.
Vabbè: avete capito ciò che intendo: inutile insistere e farmi cattivo sangue di prima mattina...
Cemento contro verde - 4/10/2023
Sono a Firenze. Da casa di mio padre si vede un centro scolastico (più istituti insieme) che aveva uno grande spazio libero: una pista per correre, un campetto di calcio, uno di pallacanestro e tanto prato intorno.
Qualche anno fa il tutto è stato deturpato dalla costruzione di una piccola palestra che ha consumato uno spazio di prato inutilizzato.
Io ero contrario già alla palestra. Qui i ragazzi avevano già la possibilità di fare attività fisica in altri quartieri, almeno ai miei tempi, non c’era niente di niente.
Quello che mi fa veramente inca### è che adesso hanno distrutto gli spazi liberi rimanenti per costruirci altro, non so cosa. Ma questa è la mentalità bacata del tempo: costruire, non importa cosa, e distruggere gli spazi liberi. Vedremo cosa verrà fuori fra un cinque anni: questo è stato più o meno il tempo necessario per la micropalestra.
Ontogenesi della stupidità
Siccome sono pigro oggi pubblico questa mia risposta a un commento di UUiC al pezzo Umanità scadente. Sintetizzando al massimo cerco di rispondere alla domanda "Quali sono le cause ultime dell’apparente aumento medio della stupidità?"...
La ringrazio per l’ampio e costruttivo commento!
Io vedo l’intelligenza come un fattore genetico che si traduce in un certo potenziale di capacità che, per semplicità, possiamo chiamare QI.
La cultura e l’istruzione hanno la possibilità di agire come moltiplicatori (se buone) o divisori (se cattive) del QI: non cambiandolo ma rendendolo più o meno efficiente e, alla fine, equivalente a QI un po’ più alti o più bassi ma senza modificarlo fondamentalmente. Ipotizzavo (ma si tratta di una mia valutazione arbitraria) che una buona istruzione (bravi insegnati, varietà di stimoli etc.) possa “aumentare” il QI di un +10%. Al contrario una cattiva cultura, soprattutto famigliare, potrebbe anche “abbassarlo” fino a un -20% (altro valore arbitrario). Gli esperimenti con i gemelli separati alla nascita dimostrano che questi aspetti "ambientali" hanno un'influenza limitata.
In altre parole chi nasce con un QI di 80, ma ha la fortuna di avere una famiglia che lo segue e di frequentare le migliori scuole, potrà arrivare a un QI equivalente di 88: ovvero da “stupido” si trasforma in un “poco brillante”.
Se ben ricordo per buona parte del XX secolo in occidente si è avuta una crescita costante dell’intelligenza dovuta probabilmente all’aumento dell’istruzione di massa.
Secondo uno studio il massimo di questa intelligenza media lo si è raggiunto per i nati a cavallo degli anni ‘70 e ‘80.
Si potrebbe pensare che fosse esaurito il contributo dato dall’istruzione di massa e, magari, dal progressivo peggioramento della qualità della stessa. Ma, se non erro, questa flessione non era associata solo ai paesi più sviluppati ma anche a quelli dove l’istruzione di massa non era ancora tale. Questo mi fa pensare che alla base del calo dell’intelligenza vi sia qualcosa di ancora più profondo.
La storia ci insegna (beh se la si studiasse!) che molte sostanze ritenute anche per decenni, non dico sane ma almeno non dannose per brevissime esposizioni a esse, in realtà non lo sono.
Nel mio pezzo non ho segnalato a caso la vecchia benzina “rossa” col piombo: essa aveva tantissimi problemi per la salute fra cui, cito chatGPT visto che io (non essendo la medicina il mio campo) non saprei esprimermi altrettanto bene: «3. Effetti sullo sviluppo dei bambini: L'esposizione al piombo durante l'infanzia è particolarmente pericolosa, poiché può influenzare lo sviluppo cerebrale e comportamentale dei bambini. Può portare a ritardi nello sviluppo cognitivo e comportamentale, con conseguenze a lungo termine sulla loro vita.» a cui seguono poi altri 4 punti (per un totale di 7).
Insomma la vecchia benzina rossa era un vero e proprio veleno! Oppure pensiamo al DDT ritenuto sanissimo: ci sono le foto dei soldati americani che nel dopoguerra lo spruzzano direttamente sulla pelle dei bambini italiani per liberarli dai parassiti…
Recentemente ho letto delle sostanze che dai recipienti di plastica passano nel cibo e nelle bevande di cui ci nutriamo e che, sembra, abbiano gravi ripercussioni sulla salute (non ricordo, qualcosa riguardo i livelli ormonali: ecco, mi sembra che riducano il testosterone e che, soprattutto, dalla madre possano passare al feto…). Magari questa si rivelerà essere una bufala, non so: ma il punto è che spesso sostanze ritenute innocue si rilevano essere tossiche.
Ecco un altro esempio: l’amianto... o l'eccesso di zucchero raffinato...
Nel mondo moderno, con l’esplosione di tante novità, prodotti e sostanze mai sperimentati prima, questo rischio si è moltiplicato.
La mia paura è che, per motivi economici, si eviti di fare degli studi mirati per verificare la sicurezza effettiva di tante sostanze.
Le faccio un esempio: l’aumento delle allergie in adulti e bambini.
Credo che qualsiasi statistica dimostri che questo aumento è reale, no?
Quale dovrebbe essere la normalità secondo lei? Cosa dovrebbe cioè fare lo Stato osservando questa realtà innegabile?
Secondo me lo Stato dovrebbe promuovere degli studi per cercare di scoprire da cosa sono provocate queste nuove allergie, no?
Oppure si pensa che nascano dal nulla?
Viva le tautologie: le allergie sono aumentate perché sono aumentate.
Questi studi però non vengono fatti e i ricercatori indipendenti non possono farli perché mancano i dati, pur banali, perché non vengono raccolti.
In altre parole è evidente che in questo caso la politica non fa il proprio dovere di proteggere la salute della propria popolazione. Per quale motivo? Visto some funziona il mondo di oggi la ragione deve essere economica: probabilmente si hanno dei forti sospetti su un qualche prodotto o sostanza ma che forti lobbi lo proteggono.
Qualche mio amico sicuramente penserà ai vaccini ma, come ho cercato di spiegare, le possibilità sono molto più numerose: personalmente sospetto di più inquinamento, alimentazione o un qualche prodotto ritenuto innocuo che invece non lo è (un esempio a caso: un nuovo colorante sintetico).
Ma il punto è che, secondo me, deve trattarsi di un qualcosa che colpisce il bambino ALMENO nello stadio fetale o nei primi anni (5?) di vita quando lo sviluppo cerebrale è massimo.
Su questa base poi anche altri elementi possono avere il loro effetto negativo ma la mia sensazione è che il problema sia a monte e, come sa, ritengo fondamentale esaminare le cause ultime senza limitarsi agli effetti.
Riassumo:
1. abbiamo problemi di salute ovvi (non solo allergie ma, per esempio, il calo della fertilità maschile).
2. altrettanto evidente è che il potere politico non si preoccupi per niente di queste problematiche.
3. il motivo del disinteresse può essere dovuto a incapacità oppure a interesse.
4. la cosa più probabile è che sia un misto dei due.
5. che tipo di interesse e di chi? Ovviamente interesse economico di grandi gruppi industriali.
Ecco quindi che la soluzione a lungo termine dei problemi di salute della popolazione, e forse del calo dell’intelligenza media, sta in una riforma della democrazia che renda i nostri governi più capaci e li isoli dall’influenza delle lobbi. Facile no?
Da notare come in questo mio commento mi sia trattenuto dal menzionare la gestione scellerata della pandemia che a tutti coloro che hanno occhi per vedere e orecchi per intendere dovrebbe dimostrare concretamente come la gestione della salute pubblica da parte di politici reprobi sia esecrabile per meri interessi economici: il trionfo di Mammone…
Oops! Ho menzionato… :-)
La ringrazio per l’ampio e costruttivo commento!
Io vedo l’intelligenza come un fattore genetico che si traduce in un certo potenziale di capacità che, per semplicità, possiamo chiamare QI.
La cultura e l’istruzione hanno la possibilità di agire come moltiplicatori (se buone) o divisori (se cattive) del QI: non cambiandolo ma rendendolo più o meno efficiente e, alla fine, equivalente a QI un po’ più alti o più bassi ma senza modificarlo fondamentalmente. Ipotizzavo (ma si tratta di una mia valutazione arbitraria) che una buona istruzione (bravi insegnati, varietà di stimoli etc.) possa “aumentare” il QI di un +10%. Al contrario una cattiva cultura, soprattutto famigliare, potrebbe anche “abbassarlo” fino a un -20% (altro valore arbitrario). Gli esperimenti con i gemelli separati alla nascita dimostrano che questi aspetti "ambientali" hanno un'influenza limitata.
In altre parole chi nasce con un QI di 80, ma ha la fortuna di avere una famiglia che lo segue e di frequentare le migliori scuole, potrà arrivare a un QI equivalente di 88: ovvero da “stupido” si trasforma in un “poco brillante”.
Se ben ricordo per buona parte del XX secolo in occidente si è avuta una crescita costante dell’intelligenza dovuta probabilmente all’aumento dell’istruzione di massa.
Secondo uno studio il massimo di questa intelligenza media lo si è raggiunto per i nati a cavallo degli anni ‘70 e ‘80.
Si potrebbe pensare che fosse esaurito il contributo dato dall’istruzione di massa e, magari, dal progressivo peggioramento della qualità della stessa. Ma, se non erro, questa flessione non era associata solo ai paesi più sviluppati ma anche a quelli dove l’istruzione di massa non era ancora tale. Questo mi fa pensare che alla base del calo dell’intelligenza vi sia qualcosa di ancora più profondo.
La storia ci insegna (beh se la si studiasse!) che molte sostanze ritenute anche per decenni, non dico sane ma almeno non dannose per brevissime esposizioni a esse, in realtà non lo sono.
Nel mio pezzo non ho segnalato a caso la vecchia benzina “rossa” col piombo: essa aveva tantissimi problemi per la salute fra cui, cito chatGPT visto che io (non essendo la medicina il mio campo) non saprei esprimermi altrettanto bene: «3. Effetti sullo sviluppo dei bambini: L'esposizione al piombo durante l'infanzia è particolarmente pericolosa, poiché può influenzare lo sviluppo cerebrale e comportamentale dei bambini. Può portare a ritardi nello sviluppo cognitivo e comportamentale, con conseguenze a lungo termine sulla loro vita.» a cui seguono poi altri 4 punti (per un totale di 7).
Insomma la vecchia benzina rossa era un vero e proprio veleno! Oppure pensiamo al DDT ritenuto sanissimo: ci sono le foto dei soldati americani che nel dopoguerra lo spruzzano direttamente sulla pelle dei bambini italiani per liberarli dai parassiti…
Recentemente ho letto delle sostanze che dai recipienti di plastica passano nel cibo e nelle bevande di cui ci nutriamo e che, sembra, abbiano gravi ripercussioni sulla salute (non ricordo, qualcosa riguardo i livelli ormonali: ecco, mi sembra che riducano il testosterone e che, soprattutto, dalla madre possano passare al feto…). Magari questa si rivelerà essere una bufala, non so: ma il punto è che spesso sostanze ritenute innocue si rilevano essere tossiche.
Ecco un altro esempio: l’amianto... o l'eccesso di zucchero raffinato...
Nel mondo moderno, con l’esplosione di tante novità, prodotti e sostanze mai sperimentati prima, questo rischio si è moltiplicato.
La mia paura è che, per motivi economici, si eviti di fare degli studi mirati per verificare la sicurezza effettiva di tante sostanze.
Le faccio un esempio: l’aumento delle allergie in adulti e bambini.
Credo che qualsiasi statistica dimostri che questo aumento è reale, no?
Quale dovrebbe essere la normalità secondo lei? Cosa dovrebbe cioè fare lo Stato osservando questa realtà innegabile?
Secondo me lo Stato dovrebbe promuovere degli studi per cercare di scoprire da cosa sono provocate queste nuove allergie, no?
Oppure si pensa che nascano dal nulla?
Viva le tautologie: le allergie sono aumentate perché sono aumentate.
Questi studi però non vengono fatti e i ricercatori indipendenti non possono farli perché mancano i dati, pur banali, perché non vengono raccolti.
In altre parole è evidente che in questo caso la politica non fa il proprio dovere di proteggere la salute della propria popolazione. Per quale motivo? Visto some funziona il mondo di oggi la ragione deve essere economica: probabilmente si hanno dei forti sospetti su un qualche prodotto o sostanza ma che forti lobbi lo proteggono.
Qualche mio amico sicuramente penserà ai vaccini ma, come ho cercato di spiegare, le possibilità sono molto più numerose: personalmente sospetto di più inquinamento, alimentazione o un qualche prodotto ritenuto innocuo che invece non lo è (un esempio a caso: un nuovo colorante sintetico).
Ma il punto è che, secondo me, deve trattarsi di un qualcosa che colpisce il bambino ALMENO nello stadio fetale o nei primi anni (5?) di vita quando lo sviluppo cerebrale è massimo.
Su questa base poi anche altri elementi possono avere il loro effetto negativo ma la mia sensazione è che il problema sia a monte e, come sa, ritengo fondamentale esaminare le cause ultime senza limitarsi agli effetti.
Riassumo:
1. abbiamo problemi di salute ovvi (non solo allergie ma, per esempio, il calo della fertilità maschile).
2. altrettanto evidente è che il potere politico non si preoccupi per niente di queste problematiche.
3. il motivo del disinteresse può essere dovuto a incapacità oppure a interesse.
4. la cosa più probabile è che sia un misto dei due.
5. che tipo di interesse e di chi? Ovviamente interesse economico di grandi gruppi industriali.
Ecco quindi che la soluzione a lungo termine dei problemi di salute della popolazione, e forse del calo dell’intelligenza media, sta in una riforma della democrazia che renda i nostri governi più capaci e li isoli dall’influenza delle lobbi. Facile no?
Da notare come in questo mio commento mi sia trattenuto dal menzionare la gestione scellerata della pandemia che a tutti coloro che hanno occhi per vedere e orecchi per intendere dovrebbe dimostrare concretamente come la gestione della salute pubblica da parte di politici reprobi sia esecrabile per meri interessi economici: il trionfo di Mammone…
Oops! Ho menzionato… :-)
mercoledì 27 settembre 2023
La decadenza del PCUS
Ieri sono andato avanti con Trotsky e ho iniziato un sottocapitolo interessantissimo su come e perché sia avvenuta la degenerazione del partito bolscevico.
Non che mi interessasse particolarmente questo specifico caso di degenerazione quanto piuttosto il processo in sé: idealmente mi sarebbe piaciuto individuare dei fattori generali che portano alla decadenza. Da un caso specifico avrei voluto ricavare per induzione le leggi generali che lo hanno determinato.
Aggiungo anche che, come mio solito del resto, non ho preso tutte le affermazioni di Trotsky per oro colato!
E come è andata questa mia ricerca? Beh, premesso che ancora non ho finito di leggere il sottocapitolo relativo (un po’ più lungo del solito) sono abbastanza contento. Chiaramente alcune specificità della situazione sono solo tali ma mi sembra che, considerando anche altri casi paralleli, di aver individuato dei fattori più generici…
Nella fase iniziale il partito bolscevico (in pratica il partito comunista) era democratico e centralizzato. In altre parole tutte le decisioni venivano discusse dai membri del partito, vi era uno scontro politico, ma poi la decisione presa veniva accettata e portata avanti da tutti.
Secondo me un po’ ottimisticamente Trotsky scrive: «L’ovvia correttezza delle decisioni prese dalla guida politica in tutti i momenti chiave le dettero una grande autorità che è il prezioso capitale morale del centralismo.» (*1)
Già però nei primi anni dopo la rivoluzione iniziano i problemi: in parte il partito si fonde con la burocrazia, questo significa che esponenti del partito vengono inseriti in posizioni apicali della pubblica amministrazione. Nella mia teoria questo equivale ad attribuire a un gruppo le funzioni di un altro: quando queste divengono troppo dissimili ciò porta (nel medio lungo termine) alla frammentazione del potere che ha inglobato le funzioni aggiuntive ([E] 5.12, “La legge dell’implosione”).
Lenin fin da subito cercò di proteggere il patito dalla corruzione del potere ma la malattia (1922) lo distolse dai suoi scopi.
Decisiva fu poi anche la lunga guerra civile (1917-1923). Inizialmente si sarebbe voluto preservare la democrazia del paese ma «La guerra civile portò duri emendamenti a questo proposito. I partiti di opposizione vennero banditi uno dopo l’altro. La misura, ovviamente in conflitto con lo spirito della democrazia del Soviet, fu considerata dai guidoni del partito non come un principio ma come un atto episodico di auto difesa.»
Trotsky spiega poi che il partito unico non era stato teorizzato da nessuno: e in effetti ho vaghi ricordi che anche negli anni ‘80, ai tempi della perestrojka, si diceva che in teoria i partiti non comunisti non erano vietati di per sé in URSS ma solo che non erano presenti (ma forse è un falso ricordo!).
Qui vi vedo un fattore generale molto importante: l’emergenza. L’emergenza porta a decisioni eccezionali, sul momento comprensibili, ma che poi rischiano di divenire la norma.
Non starò a sfrangervi i cosiddetti col solito esempio di scellerata gestione pandemica e alle limitazioni della libertà che essa a comportato ma vi porto un nuovo esempio: con gli attentati dell’11 settembre in USA vennero introdotte delle leggi speciali (“Patriot Act” del 2001) che introdussero fra le varie cose anche grande libertà di sorveglianza e raccolta di dati sulla popolazione statunitense. Inutile dire che, passata l’emergenza, giustiziato Bin Laden, questa legge fra proroghe e piccole modifiche è tuttora in vigore.
«La necessità immediata rende facili molte decisioni che però, se prolungate nel tempo, degenererebbero in oppressione. La convenienza e il diritto sono cose differenti» (una mia traduzione tratta da Common sense (1775) di Thomas Paine).
Successivamente, nel 1921, si decide anche di vietare le correnti interne al partito perché in guerra serve unità di intenti. Anche questa misura, come al solito, avrebbe dovuto essere emergenziale, ovvero temporanea.
Da notare che abolire le correnti interne non annulla le divergenze di idee ma rende più complesso a quelle minoritarie di aggregarsi insieme in una controproposta credibile: cinque persone unite ne possono sconfiggere dieci ognuna per proprio conto.
«Comunque, ciò che nel suo intento originale era solo una necessaria eccezione causata da una situazione difficile, si dimostrò perfettamente adatta al gusto della burocrazia, che aveva iniziato a considerare la vita interna del partito esclusivamente dal punto di vista di facilità nell’amministrazione.» (*2)
Personalmente non mi è chiaro come questa diminuzione della democrazia interna favorisse la burocrazia (probabilmente dandole più libertà ma è solo una mia sensazione) ma qui mi fido del giudizio di Trotsky (che all’epoca era ancora ai vertici del partito e alla guida dell’esercito).
La regola generale secondo me è la seguente:
1. l’emergenza rende accettabili legge/iniziative speciali.
2. qualche potere beneficia da esse (aumento di forza).
3. passata l’emergenza i poteri che hanno tratto beneficio dalle leggi/iniziative speciali si opporranno alla loro abolizione.
Nel nostro esempio “attuale”, il Patriot Act del 2001, le agenzie federali hanno aumentato notevolmente la loro forza e, indirettamente, il potere politico che ha la possibilità di spiare e manipolare la popolazione per mantenere e incrementare la propria popolarità (*3).
Mi pare di un concetto molto importante che, forse, dovrei introdurre nell’Epitome (*4).
Nel 1922 la burocrazia è sempre più forte e di questo si avvantaggia Stalin che, come sappiamo (v. Reazione), ne era il massimo interprete.
Il punto di vista d Stalin era che la realizzazione del socialismo fosse un problema nazionale e, per questo, considerava l’Internazionale come un semplice strumento di politica estera; inoltre pensava che il processo per raggiungere il socialismo fosse essenzialmente un problema amministrativo/burocratico e, per questo, non era interessato alle opinioni del partito. Eletto segretario del partito nel 1922 iniziò ad aumentare l’importanza del comitato centrale (un sottoinsieme del partito comunista che ne eleggeva i membri).
Con la morte di Lenin nel 1924 Stalin coglie l’opportunità per indebolire l’opposizione interna. La maniera in cui vi riesce è altamente istruttiva. Viene indetta la “leva leninista”: «Le porte del partito, sempre accuratamente controllate, furono adesso spalancate. Operai, impiegati, piccoli ufficiali, vi affluirono in massa. Lo scopo politico di questa manovra era dissolvere l’avanguardia rivoluzionaria annacquandola con la semplice nuova massa umana, senza esperienza, senza indipendenza e con l’abitudine consolidata di sottomettersi alle autorità.» (*5).
Il controllo dei vecchi rivoluzionari (fedeli ai principi originali) sulla burocrazia svanì del tutto. E questo, di conseguenza, permise alla macchina statale di rafforzarsi ulteriormente. La riorganizzazione della burocrazia portò potere agli uomini di Stalin e lo tolse ai suoi avversari.
In questa maniera Stalin consolidò il suo potere che gli permetterà poi negli anni ‘30 di compiere le famigerate epurazioni.
Qui gli aspetti interessanti sono molteplici.
Come si indebolisce un potere?
Una maniera è quella di aumentarne il grado di apertura ([E] 3.3, “I gruppi e la dinamica dei protomiti sociali”), ovvero semplicemente aumentarne il numero dei membri. Nel caso specifico poi i nuovi membri erano facilmente manipolabili e questo è un ulteriore elemento che rese il potere del partito ancora minore.
In generale poi qui si ha un esempio di applicazione della [E] 5.5 “Legge sulla variazione della forza”: all’indebolimento del PCUS corrispondette un aumento della forza della macchina amministrativa e del comitato centrale.
In generale cosa portò il PCUS a perdere forza? Io credo che fu il suo contrapporsi a una istituzione chiusa, il comitato centrale. Nello specifico sistema e livello di dettaglio (il governo dell’URSS) il PCUS era un potere aperto mentre il comitato centrale chiuso e suo rappresentante: si applica quindi la legge della rappresentanza ([E] 5.4) che ci dice che potere rappresentato (il PCUS) e potere delegato (comitato centrale) tenderanno ad avere obiettivi distinti. In questo vi è addirittura la contrapposizione diretta e questo porta, come si è visto con relativa facilità, a un travaso di forza effettiva dal potere aperto a quello chiuso.
Gli esempi attuali sono molteplici: in Italia il governo che ignora sempre più il Parlamento o, a un livello di dettaglio diverso il potere politico che sottrae forza nella forma di autonomia (cioè diritti e libertà) alla popolazione.
Altra analogia sul trasferimento di forza ([E] 14.1, “Le tendenze storiche”, in particolare nella nota 956) si ha nelle coppie da popolazione → a burocrazia (nelle democrazie occidentali) e da PCUS → a burocrazia: questo perché nell’URSS il potere che in occidente è della popolazione apparteneva al PCUS.
E che dire del meccanismo di “annacquamento” di un gruppo per indebolirne le posizioni più estreme? Io avevo ipotizzato ([E] 20.2, “I motivi dell’immigrazione” e in particolare il punto B1) una funzione di questo genere nell’immigrazione che nel tempo si trasformano in elettori “senza esperienza, senza indipendenza e con l’abitudine consolidata di sottomettersi alle autorità” e per questo facilmente manipolabili dai media e, quindi, dal potere.
Da notare poi l’applicazione del “corollario dei gradi di distanza” ([E] 5.5).
1. Il PCUS era un gruppo chiuso (nel sistema dell’URSS) che in teoria avrebbe dovuto fare gli interessi della popolazione ma che, per la “legge della rappresentanza” ([E] 5.4) (quasi tutte le condizioni di rappresentatività imperfetta verificate) aveva già obiettivi molto diversi.
2. Il comitato centrale, eletto dal PCUS.
3. Il Politburo, espressione del comitato centrale.
4. Il Segretario Generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS), ovvero Stalin
Ben 4 livelli fra la popolazione e il potere effettivo con, quindi (soprattutto ai passaggi 1 e 2) con obiettivi totalmente diversi da quelli della popolazione.
Diventa comprensibile quindi come Stalin non abbia esitato a sacrificare 30 (forse più) milioni di sovietici per sconfiggere il nazismo. Oggi nella stessa Russia tale sacrificio viene esaltato e, a livello globale, probabilmente fu una fortuna ma dubito che la popolazione sovietica ci abbia guadagnato o che, potendo scegliere consapevolmente, avrebbe accettato tale scambio (vittoria per quel numero di morti).
Conclusione: beh, mi sembra di aver scritto abbastanza. Riassumendo un potere può degenerare (nel senso di perdere forza) in vari modi: modificandone il grado di apertura, sfruttando emergenze per indebolirlo, confronto diretto ("singolar tenzone"!) fra potere chiuso e aperto senza poi dimenticare i principi generali di decadenza ([E] 15.1, "Definizione di decadenza"). Non credo però che questo sia il panorama completo...
Nota (*1): tradotto al volo da “The revolution betrayed and Other Works” di Leon Trotsky, (E.) Graphyco, 2021, trad. Max Eastman, pag. 74.
Nota (*2): ibidem, pag. 75.
Nota (*3): cosa regolarmente successa con le totalmente false (come da sentenza di tribunale) accuse dell’FBI di aiuti russi alla campagna elettorale di Trump oppure alla soppressione di notizie (stavolta dimostratesi vere!) che avrebbero sfavorito Biden (vedi il laptop del figlio)…
Nota (*4): ho dubbi sulla sua completezza: questa eventuale legge delle “degenerazione” potrebbe avere altri fattori...
Nota (*5): ibidem, pag. 75-76.
Non che mi interessasse particolarmente questo specifico caso di degenerazione quanto piuttosto il processo in sé: idealmente mi sarebbe piaciuto individuare dei fattori generali che portano alla decadenza. Da un caso specifico avrei voluto ricavare per induzione le leggi generali che lo hanno determinato.
Aggiungo anche che, come mio solito del resto, non ho preso tutte le affermazioni di Trotsky per oro colato!
E come è andata questa mia ricerca? Beh, premesso che ancora non ho finito di leggere il sottocapitolo relativo (un po’ più lungo del solito) sono abbastanza contento. Chiaramente alcune specificità della situazione sono solo tali ma mi sembra che, considerando anche altri casi paralleli, di aver individuato dei fattori più generici…
Nella fase iniziale il partito bolscevico (in pratica il partito comunista) era democratico e centralizzato. In altre parole tutte le decisioni venivano discusse dai membri del partito, vi era uno scontro politico, ma poi la decisione presa veniva accettata e portata avanti da tutti.
Secondo me un po’ ottimisticamente Trotsky scrive: «L’ovvia correttezza delle decisioni prese dalla guida politica in tutti i momenti chiave le dettero una grande autorità che è il prezioso capitale morale del centralismo.» (*1)
Già però nei primi anni dopo la rivoluzione iniziano i problemi: in parte il partito si fonde con la burocrazia, questo significa che esponenti del partito vengono inseriti in posizioni apicali della pubblica amministrazione. Nella mia teoria questo equivale ad attribuire a un gruppo le funzioni di un altro: quando queste divengono troppo dissimili ciò porta (nel medio lungo termine) alla frammentazione del potere che ha inglobato le funzioni aggiuntive ([E] 5.12, “La legge dell’implosione”).
Lenin fin da subito cercò di proteggere il patito dalla corruzione del potere ma la malattia (1922) lo distolse dai suoi scopi.
Decisiva fu poi anche la lunga guerra civile (1917-1923). Inizialmente si sarebbe voluto preservare la democrazia del paese ma «La guerra civile portò duri emendamenti a questo proposito. I partiti di opposizione vennero banditi uno dopo l’altro. La misura, ovviamente in conflitto con lo spirito della democrazia del Soviet, fu considerata dai guidoni del partito non come un principio ma come un atto episodico di auto difesa.»
Trotsky spiega poi che il partito unico non era stato teorizzato da nessuno: e in effetti ho vaghi ricordi che anche negli anni ‘80, ai tempi della perestrojka, si diceva che in teoria i partiti non comunisti non erano vietati di per sé in URSS ma solo che non erano presenti (ma forse è un falso ricordo!).
Qui vi vedo un fattore generale molto importante: l’emergenza. L’emergenza porta a decisioni eccezionali, sul momento comprensibili, ma che poi rischiano di divenire la norma.
Non starò a sfrangervi i cosiddetti col solito esempio di scellerata gestione pandemica e alle limitazioni della libertà che essa a comportato ma vi porto un nuovo esempio: con gli attentati dell’11 settembre in USA vennero introdotte delle leggi speciali (“Patriot Act” del 2001) che introdussero fra le varie cose anche grande libertà di sorveglianza e raccolta di dati sulla popolazione statunitense. Inutile dire che, passata l’emergenza, giustiziato Bin Laden, questa legge fra proroghe e piccole modifiche è tuttora in vigore.
«La necessità immediata rende facili molte decisioni che però, se prolungate nel tempo, degenererebbero in oppressione. La convenienza e il diritto sono cose differenti» (una mia traduzione tratta da Common sense (1775) di Thomas Paine).
Successivamente, nel 1921, si decide anche di vietare le correnti interne al partito perché in guerra serve unità di intenti. Anche questa misura, come al solito, avrebbe dovuto essere emergenziale, ovvero temporanea.
Da notare che abolire le correnti interne non annulla le divergenze di idee ma rende più complesso a quelle minoritarie di aggregarsi insieme in una controproposta credibile: cinque persone unite ne possono sconfiggere dieci ognuna per proprio conto.
«Comunque, ciò che nel suo intento originale era solo una necessaria eccezione causata da una situazione difficile, si dimostrò perfettamente adatta al gusto della burocrazia, che aveva iniziato a considerare la vita interna del partito esclusivamente dal punto di vista di facilità nell’amministrazione.» (*2)
Personalmente non mi è chiaro come questa diminuzione della democrazia interna favorisse la burocrazia (probabilmente dandole più libertà ma è solo una mia sensazione) ma qui mi fido del giudizio di Trotsky (che all’epoca era ancora ai vertici del partito e alla guida dell’esercito).
La regola generale secondo me è la seguente:
1. l’emergenza rende accettabili legge/iniziative speciali.
2. qualche potere beneficia da esse (aumento di forza).
3. passata l’emergenza i poteri che hanno tratto beneficio dalle leggi/iniziative speciali si opporranno alla loro abolizione.
Nel nostro esempio “attuale”, il Patriot Act del 2001, le agenzie federali hanno aumentato notevolmente la loro forza e, indirettamente, il potere politico che ha la possibilità di spiare e manipolare la popolazione per mantenere e incrementare la propria popolarità (*3).
Mi pare di un concetto molto importante che, forse, dovrei introdurre nell’Epitome (*4).
Nel 1922 la burocrazia è sempre più forte e di questo si avvantaggia Stalin che, come sappiamo (v. Reazione), ne era il massimo interprete.
Il punto di vista d Stalin era che la realizzazione del socialismo fosse un problema nazionale e, per questo, considerava l’Internazionale come un semplice strumento di politica estera; inoltre pensava che il processo per raggiungere il socialismo fosse essenzialmente un problema amministrativo/burocratico e, per questo, non era interessato alle opinioni del partito. Eletto segretario del partito nel 1922 iniziò ad aumentare l’importanza del comitato centrale (un sottoinsieme del partito comunista che ne eleggeva i membri).
Con la morte di Lenin nel 1924 Stalin coglie l’opportunità per indebolire l’opposizione interna. La maniera in cui vi riesce è altamente istruttiva. Viene indetta la “leva leninista”: «Le porte del partito, sempre accuratamente controllate, furono adesso spalancate. Operai, impiegati, piccoli ufficiali, vi affluirono in massa. Lo scopo politico di questa manovra era dissolvere l’avanguardia rivoluzionaria annacquandola con la semplice nuova massa umana, senza esperienza, senza indipendenza e con l’abitudine consolidata di sottomettersi alle autorità.» (*5).
Il controllo dei vecchi rivoluzionari (fedeli ai principi originali) sulla burocrazia svanì del tutto. E questo, di conseguenza, permise alla macchina statale di rafforzarsi ulteriormente. La riorganizzazione della burocrazia portò potere agli uomini di Stalin e lo tolse ai suoi avversari.
In questa maniera Stalin consolidò il suo potere che gli permetterà poi negli anni ‘30 di compiere le famigerate epurazioni.
Qui gli aspetti interessanti sono molteplici.
Come si indebolisce un potere?
Una maniera è quella di aumentarne il grado di apertura ([E] 3.3, “I gruppi e la dinamica dei protomiti sociali”), ovvero semplicemente aumentarne il numero dei membri. Nel caso specifico poi i nuovi membri erano facilmente manipolabili e questo è un ulteriore elemento che rese il potere del partito ancora minore.
In generale poi qui si ha un esempio di applicazione della [E] 5.5 “Legge sulla variazione della forza”: all’indebolimento del PCUS corrispondette un aumento della forza della macchina amministrativa e del comitato centrale.
In generale cosa portò il PCUS a perdere forza? Io credo che fu il suo contrapporsi a una istituzione chiusa, il comitato centrale. Nello specifico sistema e livello di dettaglio (il governo dell’URSS) il PCUS era un potere aperto mentre il comitato centrale chiuso e suo rappresentante: si applica quindi la legge della rappresentanza ([E] 5.4) che ci dice che potere rappresentato (il PCUS) e potere delegato (comitato centrale) tenderanno ad avere obiettivi distinti. In questo vi è addirittura la contrapposizione diretta e questo porta, come si è visto con relativa facilità, a un travaso di forza effettiva dal potere aperto a quello chiuso.
Gli esempi attuali sono molteplici: in Italia il governo che ignora sempre più il Parlamento o, a un livello di dettaglio diverso il potere politico che sottrae forza nella forma di autonomia (cioè diritti e libertà) alla popolazione.
Altra analogia sul trasferimento di forza ([E] 14.1, “Le tendenze storiche”, in particolare nella nota 956) si ha nelle coppie da popolazione → a burocrazia (nelle democrazie occidentali) e da PCUS → a burocrazia: questo perché nell’URSS il potere che in occidente è della popolazione apparteneva al PCUS.
E che dire del meccanismo di “annacquamento” di un gruppo per indebolirne le posizioni più estreme? Io avevo ipotizzato ([E] 20.2, “I motivi dell’immigrazione” e in particolare il punto B1) una funzione di questo genere nell’immigrazione che nel tempo si trasformano in elettori “senza esperienza, senza indipendenza e con l’abitudine consolidata di sottomettersi alle autorità” e per questo facilmente manipolabili dai media e, quindi, dal potere.
Da notare poi l’applicazione del “corollario dei gradi di distanza” ([E] 5.5).
1. Il PCUS era un gruppo chiuso (nel sistema dell’URSS) che in teoria avrebbe dovuto fare gli interessi della popolazione ma che, per la “legge della rappresentanza” ([E] 5.4) (quasi tutte le condizioni di rappresentatività imperfetta verificate) aveva già obiettivi molto diversi.
2. Il comitato centrale, eletto dal PCUS.
3. Il Politburo, espressione del comitato centrale.
4. Il Segretario Generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS), ovvero Stalin
Ben 4 livelli fra la popolazione e il potere effettivo con, quindi (soprattutto ai passaggi 1 e 2) con obiettivi totalmente diversi da quelli della popolazione.
Diventa comprensibile quindi come Stalin non abbia esitato a sacrificare 30 (forse più) milioni di sovietici per sconfiggere il nazismo. Oggi nella stessa Russia tale sacrificio viene esaltato e, a livello globale, probabilmente fu una fortuna ma dubito che la popolazione sovietica ci abbia guadagnato o che, potendo scegliere consapevolmente, avrebbe accettato tale scambio (vittoria per quel numero di morti).
Conclusione: beh, mi sembra di aver scritto abbastanza. Riassumendo un potere può degenerare (nel senso di perdere forza) in vari modi: modificandone il grado di apertura, sfruttando emergenze per indebolirlo, confronto diretto ("singolar tenzone"!) fra potere chiuso e aperto senza poi dimenticare i principi generali di decadenza ([E] 15.1, "Definizione di decadenza"). Non credo però che questo sia il panorama completo...
Nota (*1): tradotto al volo da “The revolution betrayed and Other Works” di Leon Trotsky, (E.) Graphyco, 2021, trad. Max Eastman, pag. 74.
Nota (*2): ibidem, pag. 75.
Nota (*3): cosa regolarmente successa con le totalmente false (come da sentenza di tribunale) accuse dell’FBI di aiuti russi alla campagna elettorale di Trump oppure alla soppressione di notizie (stavolta dimostratesi vere!) che avrebbero sfavorito Biden (vedi il laptop del figlio)…
Nota (*4): ho dubbi sulla sua completezza: questa eventuale legge delle “degenerazione” potrebbe avere altri fattori...
Nota (*5): ibidem, pag. 75-76.
martedì 26 settembre 2023
Umanità scadente
Prima qualche riflessione sparsa: poi riconnetterò tutti i fili insieme...
- Per mesi, probabilmente da più di un anno, mi chiedevo del perché delle domande particolarmente stupide sembrano proliferare su Quora.com. Domande che sembrano scritte da bambini delle elementari o, al massimo, delle medie.
Mi chiedevo se, magari, ricevessero qualche vantaggio ipotizzando che domande stupide, anche solo per l’indignazione che provocano, sono più lette e ricevono più risposte. Ma non credo.
Forse allora per il piacere di trollare il sito riempiendolo di sciocchezze? Un disturbo psicologico insomma…
- Ieri GoodReads.com mi ha chiesto (automaticamente e lo fa sempre!) di scrivere una recensione per “Storia della colonna infame” che ho terminato qualche giorno fa. Avendo già scritto delle critiche qui sul ghiribizzo e avendone anche discusso per epistola mi sono deciso ad aggiungere anche il mio commento…
Ho scritto: «Secondo Manzoni il processo al Piazza è costellato di errori procedurali che portano a un uso spropositato della tortura. La ragione di questi errori è fondamentalmente psicologica: la paura della peste, la pressione dell’opinione pubblica alla ricerca di capri espiatori etc.
Sicuramente questo è un fattore importante e molto attuale (queste tendenze psicologiche si sono ripresentate identiche durante la pandemia di covid-19) ma Manzoni non accenna a quello più importante: il fattore culturale.
Il processo al Piazza è del 1630, quello a Galileo Galilei per eresia è del 1633: dal secolo precedente vi è la caccia alle streghe e confrontando la procedura di quei processi (per esempio sul “Martello delle streghe”) ci si accorge che il processo al Piazza ha moltissime analogie con essi.
In pratica gli “untori” subiscono un processo come se fossero stregoni.
In altre parole in questo processo si abusò della tortura perché questo era il modo in cui la Chiesa conduceva i processi per eresia/stregoneria. Ma stranamente il Manzoni non ne accenna minimamente…»
Per curiosità ho poi letto una paio di dozzine di altre recensioni (”Storia della colonna infame” su GoodReads.com) sia buone che cattive (io gli ho dato 2 stelline su 5 perché la mancanza che vi ho riscontrato mi è pare troppo grave e annulla gli aspetti più positivi).
La maggioranza dei commenti è insignificante: moltissimi ripetono l’introduzione di Wikipedia: inizialmente doveva essere un capitolo dei “Promessi sposi” ma poi, divenendo troppo lungo, fu pubblicato a parte etc.
Sì, è una curiosità interessante (*1), ma perché ripeterla se la scrivono tutti? Da interessante, diviene noiosa, ed essendo una curiosità si trasforma in inutile perdita di tempo.
Una minoranza (significativa) nota l’attualità dell’errore giudiziario. Fra i commenti che ho letto (e sfortunatamente non è facile leggere sequenzialmente tutte le recensioni) nessuno scende più in profondità riconoscendone l’origine psicologica e quindi l’universalità temporale del problema (peraltro segnalata dallo stesso Manzoni).
Nessuno poi segnala l’aspetto culturale del fenomeno evidente nelle numerosissime analogie fra i processi alle streghe e questo agli untori.
- Perché non mi fido delle valutazioni dei giornalisti sportivi sulle partite di calcio? A me sembrano essere sempre distorte dal risultato finale. Mi pare che non riescano a considerare tutti i fattori e a dargli il giusto valore. In effetti, da questo punto di vista, il gruppo di tifosi della Juventus che mi diverto a seguire su YouTube sembra ancora peggio a parte un paio di elementi…
- Ieri Asmongold ha pubblicato un video in cui commenta (sbellicandosi dalle risate) la crisi della pubblica istruzione primaria negli USA (v. I had no idea kids are THIS stupid..).
Lui la spiega con insegnanti sottopagati (“Paghi il minimo, ottieni il minimo”), bambini non interessati a imparare (“Sognano tutti di diventare influencer”) e famiglie distratte (“il babbo, tornato a casa dopo 10 ore di lavoro e sdraiato davanti alla tivvù con una lattina di birra, al figlio che gli chiede chi sia il presidente risponde «non rompere e vai a giocare col telefonino»”).
Modificato 26/9/2023: Parte 1 di 2
- Recentemente ci sono state un paio di topiche “divertenti” da parte di politici di primissimo piano. 1. La Baronessa Tedesca in un recente discorso ha “suggerito” che le bombe atomiche sul Giappone siano state lanciate dall’URSS.
2. Annalina 360 (ma in realtà non sono sicurissimo sia stata lei) ha detto che il nazismo fu sconfitto anche grazie agli sforzi dell’Ucraina.
- Non lo sapevo ma, almeno in UK (e probabilmente anche altrove), esistono già dei libri anche classici “rivisti”, cioè aggiornati ai nostri tempi. Alcune parole (come “brutto”) vengono sostituite con altre e talvolta interi paragrafi possono venire riscritti. Ancora più allarmante è che questi libri non riportino chiaramente l’indicazione che sono stati “corretti”.
Va bene: ho segnalato abbastanza indizi? Credo di sì…
Beh, stamani mi sono reso conto che la gente è molto più stupida di quello che pensavo.
Le domande stupide di Quora sono tali non per ragioni esoteriche ma perché i ragazzini che le scrivono, già non troppo brillanti, sono vittime di un sistema scolastico in crisi non solo negli USA ma anche in Italia.
E delle recensioni di GoodReads.com che dire? Qui abbiamo già la “crema della crema” capace di leggere un classico ma di cui solo una ristretta minoranza riesce a cogliere gli evidenti aspetti di attualità senza però riuscire a scendere un livello in profondità. Per non parlare dell’aspetto culturale/religioso completamente ignorato dal Manzoni e che nessuno pare notare…
Poi abbiamo le valutazioni giornalistiche ma il problema è più generale: qui emergono in maniera evidente le limitazioni cognitive della maggioranza delle persone: scarsa memoria, incapacità di considerare tutti gli elementi, valutazione errata del peso di ciascuno di essi etc.
E infine “la buona scuola”: quella davvero buona, immagino qualche collegio esclusivo in Svizzera, probabilmente hanno l’effetto equivalente di un +10 punti di QI. Non so, una mia stima a occhio…
Ma il punto, non evidente ad Asmond solo perché (al momento) non si interessa dei problemi sociali, è che vi sia l’evidente volontà politica di distruggere la scuola: la riforma nostrana della “buona scuola” è evidentemente peggiorativa. Basta leggere Gramsci (v. I buoni libri) che nei primi decenni del XX secolo si indigna per riforme scolastiche, analoghe alla creazione renziana, pensate non per produrre persone pensanti ma lavoratori obbedienti.
E chi ci guadagna, ovviamente nel breve periodo, da una popolazione facilmente manipolabile e obbediente? Questa è la vera domanda che dovremmo porci.
Modificato 26/9/2023: Parte 2 di 2
Ecco che, alla luce dello stato dell’istruzione occidentale, anche le topiche dei politici assumuno una sfumatura più inquietante.
Per la maggioranza delle persone (spero!) il solo suggerire che sia stata l’URSS a lanciare le bombe nucleari contro il Giappone e che l’Ucraina non fosse dalla parte dei nazisti ma contro di loro fa sorridere: si pensa qualcosa del tipo “Ah! Ah! Non si accorgono che senza volerlo stanno suggerendo delle sciocchezze? Ah! Ah!”
Ma cosa penserà invece il ragazzino non pensante e che sa a mala pena leggere e scrivere? Qualcosa del tipo: “Ah! non lo sapevo! L’URSS, cioè la Russia, lanciò le atomiche sul Giappone; Ah! L’Ucraina combatte il nazismo come adesso combatte la Russia nazista!”
E allo stesso modo la riscrittura dei libri appare come l’effettivo tentativo di riscrivere la storia, di trasformarlo come aggrada alla volontà del potere. Mi sembra inutile citare Orwell ma forse è meglio essere esplicito:
«E se tutti gli altri accettavano quella menzogna che il Partito imponeva (se tutti i documenti ripetevano la stessa storiella), la menzogna diventava verità e passava alla storia. “Chi controlla il passato” diceva lo slogan del Partito “controlla il futuro: chi controlla il presente, controlla il passato.”» (tratto da “1984” di George Orwell, (E.) Mondadori, 1981, trad. Gabriele Baldini, pag. 58)
Ecco che capisco anche perché le persone sembrano pensare sempre meno con la loro testa e preferiscano copiare il prossimo o fidarsi dei media: semplicemente quando pensano con la propria testa sbagliano. Non importa quanto si sforzino: non hanno gli strumenti cognitivi per giungere a conclusioni logiche. Paradossalmente per queste persone è logico non fidarsi della propria logica.
Sì, periodicamente nel corso degli anni mi sono chiesto se l’intelligenza media stia crescendo o diminuendo. Adesso mi sono convinto che stia diminuendo e ciò è voluto.
Chi ci guadagna? Per il momento non mi pronuncio (anche se da quanto ho scritto è ovvio!) ma faccio notare che lo scopo è nel breve/medio termine non nel lungo: il “profittismo” si basa sull’utile immediato. Dubito infatti che nel lungo termine un calo dell’intelligenza media sia benefico per qualcuno.
L’alternativa è che si tratti di un effetto collaterale: per esempio il cibo che mangiamo è sempre più alterato da innumerevoli sostanze chimiche (o dal semplice inquinamento del suolo e dell’aria). È così assurdo pensare (*2) che, per esempio, qualche sostanza abbia un effetto deprimente nello sviluppo dei neuroni nel feto? Non credo: oltretutto sarebbe un un qualcosa scarsamente visibile soprattutto se l’esposizione a queste sostanze fosse più accentuata in alcune classi sociali (magari a quelle che vanno più spesso a mangiare agli economici ristoranti veloci) e non a tutte…
Conclusione: ecco perché questo ghiribizzo ha pochi lettori: semplicemente le persone intelligenti sono rare. Ed ecco perché la mia Epitome non la legge nessuno: è semplicemente troppo complessa e le poche persone che potrebbero apprezzarla non la conoscono.
Nota (*1): più curiosa invece la parentela segnalata in un altro commento fra Cesare Beccaria (il nonno da parte di madre), autore “Dei delitti e delle pene”, e il nipotino Alessandro Manzoni.
Nota (*2): leggete per esempio cosa causavano i vapori della vecchia benzina “rossa” col loro piombo...
- Per mesi, probabilmente da più di un anno, mi chiedevo del perché delle domande particolarmente stupide sembrano proliferare su Quora.com. Domande che sembrano scritte da bambini delle elementari o, al massimo, delle medie.
Mi chiedevo se, magari, ricevessero qualche vantaggio ipotizzando che domande stupide, anche solo per l’indignazione che provocano, sono più lette e ricevono più risposte. Ma non credo.
Forse allora per il piacere di trollare il sito riempiendolo di sciocchezze? Un disturbo psicologico insomma…
- Ieri GoodReads.com mi ha chiesto (automaticamente e lo fa sempre!) di scrivere una recensione per “Storia della colonna infame” che ho terminato qualche giorno fa. Avendo già scritto delle critiche qui sul ghiribizzo e avendone anche discusso per epistola mi sono deciso ad aggiungere anche il mio commento…
Ho scritto: «Secondo Manzoni il processo al Piazza è costellato di errori procedurali che portano a un uso spropositato della tortura. La ragione di questi errori è fondamentalmente psicologica: la paura della peste, la pressione dell’opinione pubblica alla ricerca di capri espiatori etc.
Sicuramente questo è un fattore importante e molto attuale (queste tendenze psicologiche si sono ripresentate identiche durante la pandemia di covid-19) ma Manzoni non accenna a quello più importante: il fattore culturale.
Il processo al Piazza è del 1630, quello a Galileo Galilei per eresia è del 1633: dal secolo precedente vi è la caccia alle streghe e confrontando la procedura di quei processi (per esempio sul “Martello delle streghe”) ci si accorge che il processo al Piazza ha moltissime analogie con essi.
In pratica gli “untori” subiscono un processo come se fossero stregoni.
In altre parole in questo processo si abusò della tortura perché questo era il modo in cui la Chiesa conduceva i processi per eresia/stregoneria. Ma stranamente il Manzoni non ne accenna minimamente…»
Per curiosità ho poi letto una paio di dozzine di altre recensioni (”Storia della colonna infame” su GoodReads.com) sia buone che cattive (io gli ho dato 2 stelline su 5 perché la mancanza che vi ho riscontrato mi è pare troppo grave e annulla gli aspetti più positivi).
La maggioranza dei commenti è insignificante: moltissimi ripetono l’introduzione di Wikipedia: inizialmente doveva essere un capitolo dei “Promessi sposi” ma poi, divenendo troppo lungo, fu pubblicato a parte etc.
Sì, è una curiosità interessante (*1), ma perché ripeterla se la scrivono tutti? Da interessante, diviene noiosa, ed essendo una curiosità si trasforma in inutile perdita di tempo.
Una minoranza (significativa) nota l’attualità dell’errore giudiziario. Fra i commenti che ho letto (e sfortunatamente non è facile leggere sequenzialmente tutte le recensioni) nessuno scende più in profondità riconoscendone l’origine psicologica e quindi l’universalità temporale del problema (peraltro segnalata dallo stesso Manzoni).
Nessuno poi segnala l’aspetto culturale del fenomeno evidente nelle numerosissime analogie fra i processi alle streghe e questo agli untori.
- Perché non mi fido delle valutazioni dei giornalisti sportivi sulle partite di calcio? A me sembrano essere sempre distorte dal risultato finale. Mi pare che non riescano a considerare tutti i fattori e a dargli il giusto valore. In effetti, da questo punto di vista, il gruppo di tifosi della Juventus che mi diverto a seguire su YouTube sembra ancora peggio a parte un paio di elementi…
- Ieri Asmongold ha pubblicato un video in cui commenta (sbellicandosi dalle risate) la crisi della pubblica istruzione primaria negli USA (v. I had no idea kids are THIS stupid..).
Lui la spiega con insegnanti sottopagati (“Paghi il minimo, ottieni il minimo”), bambini non interessati a imparare (“Sognano tutti di diventare influencer”) e famiglie distratte (“il babbo, tornato a casa dopo 10 ore di lavoro e sdraiato davanti alla tivvù con una lattina di birra, al figlio che gli chiede chi sia il presidente risponde «non rompere e vai a giocare col telefonino»”).
Modificato 26/9/2023: Parte 1 di 2
- Recentemente ci sono state un paio di topiche “divertenti” da parte di politici di primissimo piano. 1. La Baronessa Tedesca in un recente discorso ha “suggerito” che le bombe atomiche sul Giappone siano state lanciate dall’URSS.
2. Annalina 360 (ma in realtà non sono sicurissimo sia stata lei) ha detto che il nazismo fu sconfitto anche grazie agli sforzi dell’Ucraina.
- Non lo sapevo ma, almeno in UK (e probabilmente anche altrove), esistono già dei libri anche classici “rivisti”, cioè aggiornati ai nostri tempi. Alcune parole (come “brutto”) vengono sostituite con altre e talvolta interi paragrafi possono venire riscritti. Ancora più allarmante è che questi libri non riportino chiaramente l’indicazione che sono stati “corretti”.
Va bene: ho segnalato abbastanza indizi? Credo di sì…
Beh, stamani mi sono reso conto che la gente è molto più stupida di quello che pensavo.
Le domande stupide di Quora sono tali non per ragioni esoteriche ma perché i ragazzini che le scrivono, già non troppo brillanti, sono vittime di un sistema scolastico in crisi non solo negli USA ma anche in Italia.
E delle recensioni di GoodReads.com che dire? Qui abbiamo già la “crema della crema” capace di leggere un classico ma di cui solo una ristretta minoranza riesce a cogliere gli evidenti aspetti di attualità senza però riuscire a scendere un livello in profondità. Per non parlare dell’aspetto culturale/religioso completamente ignorato dal Manzoni e che nessuno pare notare…
Poi abbiamo le valutazioni giornalistiche ma il problema è più generale: qui emergono in maniera evidente le limitazioni cognitive della maggioranza delle persone: scarsa memoria, incapacità di considerare tutti gli elementi, valutazione errata del peso di ciascuno di essi etc.
E infine “la buona scuola”: quella davvero buona, immagino qualche collegio esclusivo in Svizzera, probabilmente hanno l’effetto equivalente di un +10 punti di QI. Non so, una mia stima a occhio…
Ma il punto, non evidente ad Asmond solo perché (al momento) non si interessa dei problemi sociali, è che vi sia l’evidente volontà politica di distruggere la scuola: la riforma nostrana della “buona scuola” è evidentemente peggiorativa. Basta leggere Gramsci (v. I buoni libri) che nei primi decenni del XX secolo si indigna per riforme scolastiche, analoghe alla creazione renziana, pensate non per produrre persone pensanti ma lavoratori obbedienti.
E chi ci guadagna, ovviamente nel breve periodo, da una popolazione facilmente manipolabile e obbediente? Questa è la vera domanda che dovremmo porci.
Modificato 26/9/2023: Parte 2 di 2
Ecco che, alla luce dello stato dell’istruzione occidentale, anche le topiche dei politici assumuno una sfumatura più inquietante.
Per la maggioranza delle persone (spero!) il solo suggerire che sia stata l’URSS a lanciare le bombe nucleari contro il Giappone e che l’Ucraina non fosse dalla parte dei nazisti ma contro di loro fa sorridere: si pensa qualcosa del tipo “Ah! Ah! Non si accorgono che senza volerlo stanno suggerendo delle sciocchezze? Ah! Ah!”
Ma cosa penserà invece il ragazzino non pensante e che sa a mala pena leggere e scrivere? Qualcosa del tipo: “Ah! non lo sapevo! L’URSS, cioè la Russia, lanciò le atomiche sul Giappone; Ah! L’Ucraina combatte il nazismo come adesso combatte la Russia nazista!”
E allo stesso modo la riscrittura dei libri appare come l’effettivo tentativo di riscrivere la storia, di trasformarlo come aggrada alla volontà del potere. Mi sembra inutile citare Orwell ma forse è meglio essere esplicito:
«E se tutti gli altri accettavano quella menzogna che il Partito imponeva (se tutti i documenti ripetevano la stessa storiella), la menzogna diventava verità e passava alla storia. “Chi controlla il passato” diceva lo slogan del Partito “controlla il futuro: chi controlla il presente, controlla il passato.”» (tratto da “1984” di George Orwell, (E.) Mondadori, 1981, trad. Gabriele Baldini, pag. 58)
Ecco che capisco anche perché le persone sembrano pensare sempre meno con la loro testa e preferiscano copiare il prossimo o fidarsi dei media: semplicemente quando pensano con la propria testa sbagliano. Non importa quanto si sforzino: non hanno gli strumenti cognitivi per giungere a conclusioni logiche. Paradossalmente per queste persone è logico non fidarsi della propria logica.
Sì, periodicamente nel corso degli anni mi sono chiesto se l’intelligenza media stia crescendo o diminuendo. Adesso mi sono convinto che stia diminuendo e ciò è voluto.
Chi ci guadagna? Per il momento non mi pronuncio (anche se da quanto ho scritto è ovvio!) ma faccio notare che lo scopo è nel breve/medio termine non nel lungo: il “profittismo” si basa sull’utile immediato. Dubito infatti che nel lungo termine un calo dell’intelligenza media sia benefico per qualcuno.
L’alternativa è che si tratti di un effetto collaterale: per esempio il cibo che mangiamo è sempre più alterato da innumerevoli sostanze chimiche (o dal semplice inquinamento del suolo e dell’aria). È così assurdo pensare (*2) che, per esempio, qualche sostanza abbia un effetto deprimente nello sviluppo dei neuroni nel feto? Non credo: oltretutto sarebbe un un qualcosa scarsamente visibile soprattutto se l’esposizione a queste sostanze fosse più accentuata in alcune classi sociali (magari a quelle che vanno più spesso a mangiare agli economici ristoranti veloci) e non a tutte…
Conclusione: ecco perché questo ghiribizzo ha pochi lettori: semplicemente le persone intelligenti sono rare. Ed ecco perché la mia Epitome non la legge nessuno: è semplicemente troppo complessa e le poche persone che potrebbero apprezzarla non la conoscono.
Nota (*1): più curiosa invece la parentela segnalata in un altro commento fra Cesare Beccaria (il nonno da parte di madre), autore “Dei delitti e delle pene”, e il nipotino Alessandro Manzoni.
Nota (*2): leggete per esempio cosa causavano i vapori della vecchia benzina “rossa” col loro piombo...
lunedì 25 settembre 2023
La fine dell'URSS
Non ne ho molta voglia ma oggi devo proprio scrivere di Hobsbawm perché sto rimanendo molto “indietro” su quanto letto! Ho controllato e ho visto che sono ho scritto degli ultimi due capitoli (non sottocapitoli), in pratica circa sessanta pagine…
Cercherò quindi oggi di limitarmi al capitolo XVI (“Fine del socialismo”) e rimanderò a un’altra occasione quello che riguarda il XVII (“Morte dell’avanguardia: l’arte dopo il 1950”) che, comunque, ho praticamente terminato.
La “fine” del socialismo ha le sue premesse negli anni ‘70 e ‘80 ma si manifesta concretamente in pochi anni dal 1989 ai primissimi anni ‘90. Siccome Hobsbawm scrive nel 1993 si trattava praticamente di cronaca. Curiosamente l’autore continua a descrivere gli eventi al passato, forse conscio di star scrivendo un capolavoro…
In realtà, nonostante lo stile non cambi rispetto alle parti precedenti, io vi ho avvertito una minor chiarezza e lucidità nello spiegare le dinamiche politiche e sociali che hanno guidato questa trasformazione: semplicemente alcuni passaggi non mi sono chiarissimi mentre per le epoche più remote tutto mi appariva logico e coerente.
Siccome le pagine da coprire sono molte non scriverò seguendo un filo conduttore ma semplicemente presentando sequenzialmente le varie annotazioni di cui ho disseminato il capitolo in questione.
Ah! Del primo sottocapitolo avevo scritto in La Cina della prima metà del XX secolo: riparto quindi da dove ero arrivato…
- Serendipità: la mia prima annotazione si riallaccia direttamente al pezzo La sinistra oggi (scritto stamani!). Riguarda le basi ideologiche del comunismo cinese: in pratica il comunismo cinese è legato al marxismo solo attraverso l’interpretazione staliniana di esso, ovvero all’opera “Compendio di storia del PCUS” fatto scrivere da Stalin.
E comunque «Tuttavia al di sotto della facciata marxista-leninista c’era un utopismo prettamente cinese: ciò era ancora più evidente nel caso di Mao, che non aveva mai viaggiato al di fuori della Cina […] e la cui formazione intellettuale era completamente cinese.» (*1)
- Il bene ultimo cinese è la scomparsa dell’io nella collettività e non la liberazione dell’individuo: ben oltre quindi la “consapevolezza soggettiva” e il “volontarismo” di Stalin.
- La crisi petrolifera degli anni ‘70 aumentò gli introiti dell’URSS e, quindi, rese più facile l’importazione di prodotti finiti dall’estero: questo però contribuì al declino dell’industria sovietica. A me ricorda un po’ il declino della Spagna provocato dall’oro delle Americhe. Volendo qualcosa di simile sta accadendo all’occidente oggi dove, grazie a una valuta forte, è conveniente acquistare prodotti all’estero piuttosto che produrli direttamente da noi.
- Il tallone d’Achille del sistema sovietico (cioè URSS + stati satelliti est Europa) era la Polonia per tre motivi: 1. opinione pubblica anti russa; 2. indipendenza chiesa cattolica; 3. forte sindacato degli operai. Senza dimenticare l’effetto catalizzante del papa polacco Giovanni Paolo II…
Si arriva poi alla parte specifica sul crollo dell’URSS che, complessivamente, mi ha convinto poco. Qui proverò a riassumere il pensiero di Hobsbawm.
Premesse:
- Gorbaciov uomo di partito in contrapposizione ai politici di provenienza più tecnica (fabbriche).
- L’élite sovietica si era ormai resa conto della necessità di cambiamento: con élite si intendono gli intellettuali e l’apparato tecnico che guidava le fabbriche conscio della situazione sempre più disastrosa.
- La popolazione era piuttosto indifferente: la maggior parte dei sovietici non aveva conosciuto realtà politiche diverse. La popolazione era cosciente di avere poco ma anche di lavorare poco (alta inefficienza della produzione). Contenta delle garanzie minime che aveva e temeva il cambiamento.
«Il sistema garantiva un tenore di vita minimo garantito, una sicurezza sociale generalizzata, di livello modesto ma reale, una società egualitaria dal punto di vista economico e sociale, nonché la realizzazione di almeno una delle tradizionali aspirazioni del socialismo, il “diritto all’ozio” teorizzato da Paul Lafargue.» (*2)
- In particolare i giovani non erano interessati al cambiamento.
- La burocrazia e parte del partito era invece contrario al cambiamento. In particolare il partito era diviso fra corretti e “idealisti” (che credevano ancora, sebbene blandamente, negli ideali comunisti).
- Scrive Hobsbawm: «E un Partito comunista, per quanto degenerato, non sarebbe concepibile senza capi che siano socialisti come non sarebbe concepibile una Chiesa cattolica senza vescovi e cardinali che siano cristiani, visto che entrambe le organizzazioni si basano su veri e propri sistemi di credenze.» (*3)
L’analogia mi piace ma non sono sicuro di quanto sia corretta: sì, probabilmente un livello minimo di fedeltà agli ideali comunisti (*4) vi doveva essere ma non so quanto questo principio sia generalizzabile.
- Il punto precedente serve a Hobsbawm per spiegare l’elezione di Gorbaciov a segretario del partito. Curiosamente Gorbaciov era molto più apprezzato all’estero che in casa propria.
In questa situazione Gorbaciov lanciò un piano di cambiamento basato su due direttive: la “perestrojka” e la “glasnost” (*5). La “perestroika” erano le riforme, economiche e sociali; la “glasnost” la trasparenza e libertà d’informazione.
La perestrojka si proponeva in campo economico di passare a un’economia di mercato e, in quello politico, di trasferire il potere dal partito comunista allo Stato. Chiaramente, come in tutte le grandi riforme, chi aveva da rimetterci si opponeva alle novità.
In quest’ottica era quindi stata pensata la glasnost: ovvero come sistema per denunciare e isolare politicamente chi, per interesse personale, si opponeva al cambiamento.
Ma lo stato sovietico, le sue strutture, avevano una forte organizzazioni gerarchica, quasi militare (*6): e la democrazia portata dalla glasnost non funziona in un esercito e, anzi, lo rende meno efficiente.
Contemporaneamente le riforme economiche erano state improvvisate, lasciate a loro stesse, con l’idea che l’economia di mercato avrebbe fatto il miracolo di far funzionare immediatamente tutto. Gorbaciov era un’idealista (*7) laureato in legge (*8) evidentemente con grandi visioni ma scarso senso pratico.
Sempre “grazie” alla glasnost la popolazione, già prima indifferente alle riforme, accorgendosi di vivere peggio di prima (con le imprese statali improduttive che venivano lasciate fallire) iniziò a essere sempre più ostile a esse: insomma la libertà di informazione fu usata (dagli avversari di Gorbaciov) per aumentare il malcontento popolare.
Hobsbawm non si azzarda a ipotizzarlo apertamente ma mi pare di capire che, secondo lui, senza la glasnost forse Gorbaciov sarebbe riuscito a mantenere comunque il controllo del paese nonostante le riforme improvvisate.
Io ancora non so cosa pensare: non so se avete notato ma molti passaggi della mia sintesi (basata su quanto scritto da Hobsbawm) sono intuitivi e non logici: partito comunista che equivale a chiesa cattolica, apparato statale paragonato a un esercito…
Queste sono intuizioni, probabilmente anche corrette, ma mancano di quei dettagli che spieghino nel concreto come sono andati i fatti. Chiaro che Hobsbawm non poteva saperli: per lui questa era cronaca e probabilmente, ancora oggi è troppo presto, ci sono ancora troppi interessi in gioco cioè, per avere un’analisi oggettiva di quegli anni convulsi.
Ecco, credo che Hobsbawm abbia individuato dei fattori, magari importanti, ma che ne manchino molti altri: è troppo superficiale.
- Alla frammentazione dell’URSS si arrivò per tre motivi principali.
1. L’URSS era tenuta in piedi dalle strutture del partito comunista: indebolendo quest’ultimo si indebolì anche questi legami.
2. I riformatori si allearono con i nazionalisti delle varie repubbliche per combattere i comunisti che volevano mantenere i propri privilegi. Vinta l’opposizione i riformatori scoprirono che le proprie riforme erano altamente inefficaci e così furono i nazionalisti a ottenere il favore popolare.
3. I giochi di potere di Eltsin, allora presidente russo, che trasformarono la Russia in una repubblica come le altre, contemporaneamente indebolirono l’URSS.
Vabbè, mancano ancora due sottocapitoli per terminare questo capitolo ma ho già scritto abbastanza e non mi va di mettere altra carne al fuoco. Oltretutto ho visto che queste ultime pagine sono ricche di annotazioni quindi ne approfitto per fermarmi qui...
Conclusione: voglio ricercare su YouTube le immagini di quando Gorbaciov, appena liberato e tornato a Mosca, si appresta a fare un discorso al parlamento (russo, sovietico?) ed Eltsin, lo strapazza umiliandolo e, in pratica, lo fa sparire dalla scena politica. Immagini viste trent’anni fa ma che mi sono rimaste impresse: ero un ammiratore di Gorbaciov...
Nota (*1): tratto da “Il secolo breve” di Eric J. Hobsbawm, (E.) BURexploit, 2009, trad. Brunello Lotti, pag. 543.
Nota (*2): ibidem, pag. 555.
Nota (*3): ibidem, pag. 556.
Nota (*4): concetto che corrisponde alla condizione di “Convincimento” della legge della rappresentanza ([E] 5.4).
Nota (*5): chi ha la mia età sicuramente ricorderà come a fine anni ‘80 queste parole venivano ripetute quotidianamente dai media occidentali: io al liceo ci avrò scritto almeno un paio di temi!
Stupisce come, messo da parte Gorbaciov nel 1991, siano poi rapidamente cadute nell’oblio.
Nota (*6): leggendo Trotsky ho scoperto che molti generali, al termine della rivoluzione, finirono poi per entrare a far parte dell’apparato burocratico ovviamente portandovi la propria logica organizzativa militare.
Nota (*7): il solito sito (inaffidabile) dei tipi MBTI lo dà come ENFJ, ovvero carismatico e dalle intuizioni profonde, insomma una persona che ha grandi idee e le sa trasmettere ma con Ti inferiore...
Nota (*8): il “pazzo” Putin si è laureato in macroeconomia qualche anno fa...
Cercherò quindi oggi di limitarmi al capitolo XVI (“Fine del socialismo”) e rimanderò a un’altra occasione quello che riguarda il XVII (“Morte dell’avanguardia: l’arte dopo il 1950”) che, comunque, ho praticamente terminato.
La “fine” del socialismo ha le sue premesse negli anni ‘70 e ‘80 ma si manifesta concretamente in pochi anni dal 1989 ai primissimi anni ‘90. Siccome Hobsbawm scrive nel 1993 si trattava praticamente di cronaca. Curiosamente l’autore continua a descrivere gli eventi al passato, forse conscio di star scrivendo un capolavoro…
In realtà, nonostante lo stile non cambi rispetto alle parti precedenti, io vi ho avvertito una minor chiarezza e lucidità nello spiegare le dinamiche politiche e sociali che hanno guidato questa trasformazione: semplicemente alcuni passaggi non mi sono chiarissimi mentre per le epoche più remote tutto mi appariva logico e coerente.
Siccome le pagine da coprire sono molte non scriverò seguendo un filo conduttore ma semplicemente presentando sequenzialmente le varie annotazioni di cui ho disseminato il capitolo in questione.
Ah! Del primo sottocapitolo avevo scritto in La Cina della prima metà del XX secolo: riparto quindi da dove ero arrivato…
- Serendipità: la mia prima annotazione si riallaccia direttamente al pezzo La sinistra oggi (scritto stamani!). Riguarda le basi ideologiche del comunismo cinese: in pratica il comunismo cinese è legato al marxismo solo attraverso l’interpretazione staliniana di esso, ovvero all’opera “Compendio di storia del PCUS” fatto scrivere da Stalin.
E comunque «Tuttavia al di sotto della facciata marxista-leninista c’era un utopismo prettamente cinese: ciò era ancora più evidente nel caso di Mao, che non aveva mai viaggiato al di fuori della Cina […] e la cui formazione intellettuale era completamente cinese.» (*1)
- Il bene ultimo cinese è la scomparsa dell’io nella collettività e non la liberazione dell’individuo: ben oltre quindi la “consapevolezza soggettiva” e il “volontarismo” di Stalin.
- La crisi petrolifera degli anni ‘70 aumentò gli introiti dell’URSS e, quindi, rese più facile l’importazione di prodotti finiti dall’estero: questo però contribuì al declino dell’industria sovietica. A me ricorda un po’ il declino della Spagna provocato dall’oro delle Americhe. Volendo qualcosa di simile sta accadendo all’occidente oggi dove, grazie a una valuta forte, è conveniente acquistare prodotti all’estero piuttosto che produrli direttamente da noi.
- Il tallone d’Achille del sistema sovietico (cioè URSS + stati satelliti est Europa) era la Polonia per tre motivi: 1. opinione pubblica anti russa; 2. indipendenza chiesa cattolica; 3. forte sindacato degli operai. Senza dimenticare l’effetto catalizzante del papa polacco Giovanni Paolo II…
Si arriva poi alla parte specifica sul crollo dell’URSS che, complessivamente, mi ha convinto poco. Qui proverò a riassumere il pensiero di Hobsbawm.
Premesse:
- Gorbaciov uomo di partito in contrapposizione ai politici di provenienza più tecnica (fabbriche).
- L’élite sovietica si era ormai resa conto della necessità di cambiamento: con élite si intendono gli intellettuali e l’apparato tecnico che guidava le fabbriche conscio della situazione sempre più disastrosa.
- La popolazione era piuttosto indifferente: la maggior parte dei sovietici non aveva conosciuto realtà politiche diverse. La popolazione era cosciente di avere poco ma anche di lavorare poco (alta inefficienza della produzione). Contenta delle garanzie minime che aveva e temeva il cambiamento.
«Il sistema garantiva un tenore di vita minimo garantito, una sicurezza sociale generalizzata, di livello modesto ma reale, una società egualitaria dal punto di vista economico e sociale, nonché la realizzazione di almeno una delle tradizionali aspirazioni del socialismo, il “diritto all’ozio” teorizzato da Paul Lafargue.» (*2)
- In particolare i giovani non erano interessati al cambiamento.
- La burocrazia e parte del partito era invece contrario al cambiamento. In particolare il partito era diviso fra corretti e “idealisti” (che credevano ancora, sebbene blandamente, negli ideali comunisti).
- Scrive Hobsbawm: «E un Partito comunista, per quanto degenerato, non sarebbe concepibile senza capi che siano socialisti come non sarebbe concepibile una Chiesa cattolica senza vescovi e cardinali che siano cristiani, visto che entrambe le organizzazioni si basano su veri e propri sistemi di credenze.» (*3)
L’analogia mi piace ma non sono sicuro di quanto sia corretta: sì, probabilmente un livello minimo di fedeltà agli ideali comunisti (*4) vi doveva essere ma non so quanto questo principio sia generalizzabile.
- Il punto precedente serve a Hobsbawm per spiegare l’elezione di Gorbaciov a segretario del partito. Curiosamente Gorbaciov era molto più apprezzato all’estero che in casa propria.
In questa situazione Gorbaciov lanciò un piano di cambiamento basato su due direttive: la “perestrojka” e la “glasnost” (*5). La “perestroika” erano le riforme, economiche e sociali; la “glasnost” la trasparenza e libertà d’informazione.
La perestrojka si proponeva in campo economico di passare a un’economia di mercato e, in quello politico, di trasferire il potere dal partito comunista allo Stato. Chiaramente, come in tutte le grandi riforme, chi aveva da rimetterci si opponeva alle novità.
In quest’ottica era quindi stata pensata la glasnost: ovvero come sistema per denunciare e isolare politicamente chi, per interesse personale, si opponeva al cambiamento.
Ma lo stato sovietico, le sue strutture, avevano una forte organizzazioni gerarchica, quasi militare (*6): e la democrazia portata dalla glasnost non funziona in un esercito e, anzi, lo rende meno efficiente.
Contemporaneamente le riforme economiche erano state improvvisate, lasciate a loro stesse, con l’idea che l’economia di mercato avrebbe fatto il miracolo di far funzionare immediatamente tutto. Gorbaciov era un’idealista (*7) laureato in legge (*8) evidentemente con grandi visioni ma scarso senso pratico.
Sempre “grazie” alla glasnost la popolazione, già prima indifferente alle riforme, accorgendosi di vivere peggio di prima (con le imprese statali improduttive che venivano lasciate fallire) iniziò a essere sempre più ostile a esse: insomma la libertà di informazione fu usata (dagli avversari di Gorbaciov) per aumentare il malcontento popolare.
Hobsbawm non si azzarda a ipotizzarlo apertamente ma mi pare di capire che, secondo lui, senza la glasnost forse Gorbaciov sarebbe riuscito a mantenere comunque il controllo del paese nonostante le riforme improvvisate.
Io ancora non so cosa pensare: non so se avete notato ma molti passaggi della mia sintesi (basata su quanto scritto da Hobsbawm) sono intuitivi e non logici: partito comunista che equivale a chiesa cattolica, apparato statale paragonato a un esercito…
Queste sono intuizioni, probabilmente anche corrette, ma mancano di quei dettagli che spieghino nel concreto come sono andati i fatti. Chiaro che Hobsbawm non poteva saperli: per lui questa era cronaca e probabilmente, ancora oggi è troppo presto, ci sono ancora troppi interessi in gioco cioè, per avere un’analisi oggettiva di quegli anni convulsi.
Ecco, credo che Hobsbawm abbia individuato dei fattori, magari importanti, ma che ne manchino molti altri: è troppo superficiale.
- Alla frammentazione dell’URSS si arrivò per tre motivi principali.
1. L’URSS era tenuta in piedi dalle strutture del partito comunista: indebolendo quest’ultimo si indebolì anche questi legami.
2. I riformatori si allearono con i nazionalisti delle varie repubbliche per combattere i comunisti che volevano mantenere i propri privilegi. Vinta l’opposizione i riformatori scoprirono che le proprie riforme erano altamente inefficaci e così furono i nazionalisti a ottenere il favore popolare.
3. I giochi di potere di Eltsin, allora presidente russo, che trasformarono la Russia in una repubblica come le altre, contemporaneamente indebolirono l’URSS.
Vabbè, mancano ancora due sottocapitoli per terminare questo capitolo ma ho già scritto abbastanza e non mi va di mettere altra carne al fuoco. Oltretutto ho visto che queste ultime pagine sono ricche di annotazioni quindi ne approfitto per fermarmi qui...
Conclusione: voglio ricercare su YouTube le immagini di quando Gorbaciov, appena liberato e tornato a Mosca, si appresta a fare un discorso al parlamento (russo, sovietico?) ed Eltsin, lo strapazza umiliandolo e, in pratica, lo fa sparire dalla scena politica. Immagini viste trent’anni fa ma che mi sono rimaste impresse: ero un ammiratore di Gorbaciov...
Nota (*1): tratto da “Il secolo breve” di Eric J. Hobsbawm, (E.) BURexploit, 2009, trad. Brunello Lotti, pag. 543.
Nota (*2): ibidem, pag. 555.
Nota (*3): ibidem, pag. 556.
Nota (*4): concetto che corrisponde alla condizione di “Convincimento” della legge della rappresentanza ([E] 5.4).
Nota (*5): chi ha la mia età sicuramente ricorderà come a fine anni ‘80 queste parole venivano ripetute quotidianamente dai media occidentali: io al liceo ci avrò scritto almeno un paio di temi!
Stupisce come, messo da parte Gorbaciov nel 1991, siano poi rapidamente cadute nell’oblio.
Nota (*6): leggendo Trotsky ho scoperto che molti generali, al termine della rivoluzione, finirono poi per entrare a far parte dell’apparato burocratico ovviamente portandovi la propria logica organizzativa militare.
Nota (*7): il solito sito (inaffidabile) dei tipi MBTI lo dà come ENFJ, ovvero carismatico e dalle intuizioni profonde, insomma una persona che ha grandi idee e le sa trasmettere ma con Ti inferiore...
Nota (*8): il “pazzo” Putin si è laureato in macroeconomia qualche anno fa...
sabato 23 settembre 2023
La sinistra oggi
Siccome sono pigro oggi pubblico questa mia risposta a un commento di UUiC al pezzo Povero Joe. Sintetizzando al massimo cerco di rispondere alla domanda "Cosa è la sinistra oggi?"...
Beh, c’è il comunismo ideale di Marx e ci sono i regimi comunisti che di questo hanno preso il nome ma col quale hanno poco a che vedere.
“Le rivoluzione tradita” di Trotsky spiega proprio questo fenomeno in riferimento all’URSS, Hobsbawm qua e là accenna ai vari regimi comunisti sparsi per il mondo riportandone le peculiarità (spesso in contrasto col comunismo inteso da Marx). In pratica non credo che siano mai esistiti regimi comunisti così come li intendeva Marx: egli si immaginava che il comunismo si sarebbe sviluppato negli stati più ricchi, pieni di fabbriche e quindi operai. Invece la Russia era un paese povero e contadino così come Cina, etc.
È possibile che il comunismo ideale sia un’utopia irraggiungibile: personalmente vi vedo degli errori di fondo che mi sembrano insuperabili (vedi [E] Appendice D “Limiti del marxismo”).
Da questo punto di vista lei ha quindi perfettamente ragione…
Ma con sinistra non si intende solo il comunismo!
Genericamente io intendo una politica che cerchi di proteggere e tutelare gli interessi dei più poveri e deboli in contrasto alla forza dei più ricchi. Nelle democrazie degenerate di oggi anche queste forze politiche non esistono più e, di nuovo, avrebbe quindi totalmente ragione nelle sue obiezioni.
Io però avevo in mente le socialdemocrazie europee del secondo dopoguerra dove, un po’ in tutta l’Europa occidentale, si ebbero politiche di sostegno ai più deboli (pensioni, sistema sanitario e assistenziale, tutela dei lavoratori). Queste politiche, al di là di altre contingenze storiche, garantirono un vero e significativo benessere per tutta la popolazione (Italia compresa).
Negli anni ‘70, con le crisi petrolifere, il sistema iniziò ad andare in crisi e, sfortunatamente, la soluzione intrapresa negli anni ‘80 e intensificatasi dagli anni 90’ in poi, fu puntare tutto su un liberismo esasperato che comportava la distruzione di ogni forma di presenza dello Stato nella società oltre il minimo essenziale (difesa, giustizia e poco più). Le conseguenze di questa tendenza le subiamo oggi (anche qui hanno ovviamente contribuito altri fattori esterni): la popolazione è sempre più povera, la classe media è quasi estinta, ma i ricchissimi sono sempre più ricchi. Non accontentandosi di possedere gran parte delle ricchezze adesso si sta fortemente minando anche diritti e libertà della gente comune.
Intendiamoci, niente di nuovo, per esempio Aristotele scriveva: «La seconda specie di oligarchia si ha quando diminuisce il numero dei ricchi e aumentano le loro ricchezze, sicché essi, essendo più forti, pretendono maggiori vantaggi: perciò scelgono essi stessi tra gli altri quelli che devono entrare a fare parte del governo e, poiché non sono ancora così forti da poter governare senza leggi, stabiliscono delle leggi che sanzionino appunto questo diritto.» (Aristotele – “Politica e costituzione di Atene”, (E.) UTET, 2015, a cura di Carlo Augusto Viano e Marcello Zanatta, pag.198)
Con “sinistra” intendo quindi una generica politica che cerchi di contrastare le tendenze attuali che hanno portato a un impoverimento generalizzato della popolazione e all’aumento senza precedenti della forbice fra poveri e ricchi. Chiaramente, per le ragioni spiegate, non mi riferisco alla “sinistra” che abbiamo oggi (tipo il PD) ma neppure a un generico populismo (che, se in buona fede, ha buone intenzioni ma non sa come risolvere i problemi essendo privo di un’ideologia articolata).
Non mi riferisco quindi a una forza politica esistente ma a una politica ideale che voglia cercare di diminuire le sperequazioni economiche e le altre ingiustizie che essa si tira dietro.
Se poi lei guarda [E] 18, “Una nuova società”, vedrà che l’evoluzione democratica che propongo non è né di sinistra né di destra, almeno non nel senso tradizionale. Anzi prendo idee da entrambe le ideologie, se così le possiamo chiamare, il mio obiettivo non è una costruzione ideale, che funzioni solo nel mondo delle idee, ma ho invece un approccio pratico basato considerando l’uomo con i suoi limiti e non la creatura perfetta (o quasi) che non è. Propongo delle linee guida per gli obiettivi da raggiungere (alla luce della mia teoria) ma soprattutto un meccanismo istituzionale “democratico” che garantisca una maggiore efficienza e minor corruttibilità.
PS: sicuramente guarderò il video che mi ha indicato in questi giorni...
Beh, c’è il comunismo ideale di Marx e ci sono i regimi comunisti che di questo hanno preso il nome ma col quale hanno poco a che vedere.
“Le rivoluzione tradita” di Trotsky spiega proprio questo fenomeno in riferimento all’URSS, Hobsbawm qua e là accenna ai vari regimi comunisti sparsi per il mondo riportandone le peculiarità (spesso in contrasto col comunismo inteso da Marx). In pratica non credo che siano mai esistiti regimi comunisti così come li intendeva Marx: egli si immaginava che il comunismo si sarebbe sviluppato negli stati più ricchi, pieni di fabbriche e quindi operai. Invece la Russia era un paese povero e contadino così come Cina, etc.
È possibile che il comunismo ideale sia un’utopia irraggiungibile: personalmente vi vedo degli errori di fondo che mi sembrano insuperabili (vedi [E] Appendice D “Limiti del marxismo”).
Da questo punto di vista lei ha quindi perfettamente ragione…
Ma con sinistra non si intende solo il comunismo!
Genericamente io intendo una politica che cerchi di proteggere e tutelare gli interessi dei più poveri e deboli in contrasto alla forza dei più ricchi. Nelle democrazie degenerate di oggi anche queste forze politiche non esistono più e, di nuovo, avrebbe quindi totalmente ragione nelle sue obiezioni.
Io però avevo in mente le socialdemocrazie europee del secondo dopoguerra dove, un po’ in tutta l’Europa occidentale, si ebbero politiche di sostegno ai più deboli (pensioni, sistema sanitario e assistenziale, tutela dei lavoratori). Queste politiche, al di là di altre contingenze storiche, garantirono un vero e significativo benessere per tutta la popolazione (Italia compresa).
Negli anni ‘70, con le crisi petrolifere, il sistema iniziò ad andare in crisi e, sfortunatamente, la soluzione intrapresa negli anni ‘80 e intensificatasi dagli anni 90’ in poi, fu puntare tutto su un liberismo esasperato che comportava la distruzione di ogni forma di presenza dello Stato nella società oltre il minimo essenziale (difesa, giustizia e poco più). Le conseguenze di questa tendenza le subiamo oggi (anche qui hanno ovviamente contribuito altri fattori esterni): la popolazione è sempre più povera, la classe media è quasi estinta, ma i ricchissimi sono sempre più ricchi. Non accontentandosi di possedere gran parte delle ricchezze adesso si sta fortemente minando anche diritti e libertà della gente comune.
Intendiamoci, niente di nuovo, per esempio Aristotele scriveva: «La seconda specie di oligarchia si ha quando diminuisce il numero dei ricchi e aumentano le loro ricchezze, sicché essi, essendo più forti, pretendono maggiori vantaggi: perciò scelgono essi stessi tra gli altri quelli che devono entrare a fare parte del governo e, poiché non sono ancora così forti da poter governare senza leggi, stabiliscono delle leggi che sanzionino appunto questo diritto.» (Aristotele – “Politica e costituzione di Atene”, (E.) UTET, 2015, a cura di Carlo Augusto Viano e Marcello Zanatta, pag.198)
Con “sinistra” intendo quindi una generica politica che cerchi di contrastare le tendenze attuali che hanno portato a un impoverimento generalizzato della popolazione e all’aumento senza precedenti della forbice fra poveri e ricchi. Chiaramente, per le ragioni spiegate, non mi riferisco alla “sinistra” che abbiamo oggi (tipo il PD) ma neppure a un generico populismo (che, se in buona fede, ha buone intenzioni ma non sa come risolvere i problemi essendo privo di un’ideologia articolata).
Non mi riferisco quindi a una forza politica esistente ma a una politica ideale che voglia cercare di diminuire le sperequazioni economiche e le altre ingiustizie che essa si tira dietro.
Se poi lei guarda [E] 18, “Una nuova società”, vedrà che l’evoluzione democratica che propongo non è né di sinistra né di destra, almeno non nel senso tradizionale. Anzi prendo idee da entrambe le ideologie, se così le possiamo chiamare, il mio obiettivo non è una costruzione ideale, che funzioni solo nel mondo delle idee, ma ho invece un approccio pratico basato considerando l’uomo con i suoi limiti e non la creatura perfetta (o quasi) che non è. Propongo delle linee guida per gli obiettivi da raggiungere (alla luce della mia teoria) ma soprattutto un meccanismo istituzionale “democratico” che garantisca una maggiore efficienza e minor corruttibilità.
PS: sicuramente guarderò il video che mi ha indicato in questi giorni...
venerdì 22 settembre 2023
Reazione
Avrei da scrivere (da una decina di giorni ormai) su “Il secolo breve” e sul “Martello delle streghe” (con la solita curiosa serendipità il capitolo letto oggi trattava di “unguenti” magici; v. Untore eretico?)… ma invece ho voglia di proporre alcuni concetti da “La rivoluzione tradita e altre opere” di Trotsky…
Il capitolo che ho iniziato a leggere è il 5°, intitolato “Il termidoro sovietico”, e di questo il sottocapitolo 1, “Perché Stalin ha trionfato”.
L’inizio è anomalo perché Trotsky scrive di tutt’altro. L’autore fa una riflessione che, parzialmente, mi pare di poter condividere. I personaggi politici (e non solo) vincono e perdono non tanto grazie alle proprie capacità ma soprattutto in base alla forza dei poteri che rappresentano. Trotsky non suggerisce sciocche quantificazioni numeriche (che piacciono a me!) ma da quello che ho letto direi che solo un 20% dipende dall’abilità politica, il restante 80% dipende dalla forza dietro al politico.
Io credo che sia un concetto molto importante: la storia, che giudica a posteriori, tende a sopravvalutare le capacità dei vincitori e, al contrario, a sottovalutare l’importanza delle relative situazione. Se vogliamo questo è semplicemente un aspetto dell’errore fondamentale di attribuzione: si sovrastima l’importanza delle persone e si sottovalutano le circostanze.
È molto comune e ubiquo: per esempio nel calcio valutiamo un allenatore eccezionale perché ha vinto molti scudetti consecutivamente senza considerare però che, all’epoca, le squadre avversarie erano particolarmente deboli. E così potremmo trovare molti esempi simili.
Personalmente da molto tempo mi sono (credo!) liberato da questo pregiudizio. Ma non la vedo neppure esattamente come Trotsky: per me il successo è determinato per il 20% dalle capacità e per l’80% dalla fortuna (v. Incapaci al potere). Si può opinare che il potere che si rappresenta/guida alla fine è frutto, almeno parzialmente, di fortuna. Nessuno è in grado di programmare da bambino ciò che farà a 40 o 50 anni: sì, si può tentare di prendere una vaga direzione ma alla fine tutto si risolve in opportunità e fatalità che ci fanno girare a destra invece che a sinistra o viceversa: ci si ritrova in sella perché il precedente cavaliere è stato inaspettatamente disarcionato e noi siamo quelli più vicini al cavallo, i primi a montarci sopra.
Un’altra differenza fra il mio pensiero e quello di Trotsky e che il politico russo sovrappone e vede come un tutt'uno il guidone con il potere che dirige. Per me invece vale [E] 5.4 “La legge della rappresentatività”: guidone e guidati sono due poteri diversi e distinti e i loro obiettivi possono dividersi in base alle CdRI (ovvero alle “Condizioni di Rappresentatività Imperfetta”) con tutto quello che ne consegue.
La premessa di Trotsky si sviluppa in una rapida sintesi dei primi anni dell’URSS quando, con un meccanismo che non mi è chiaro, la burocrazia diviene sempre più potente. Questo per arrivare poi a dire che Stalin era il rappresentante di tale forza: quindi Stalin giunse al vertice dell’URSS non per le proprie capacità (anzi commise numerosi errori dovuti a previsioni errate) ma perché era alla guida del potere più forte, la burocrazia.
Altro spunto interessante è l’accenno alle azioni e reazioni: andando troppo in una direzione si ottiene una reazione che cerca di spingere nella direzione opposta. Esattamente il concetto del “nuovo” sottocapitolo [E] 5.10 “La legge della reazione” che, nella sua essenza, definisco: «ogni nuova iniziativa di un potere all’interno di un sistema che diminuisca la forza di uno o più poteri provocherà una loro reazione contraria SOLO SE i gruppi indeboliti sono in grado: 1. di rendersi conto di subire un danno; 2. di quale gruppo sia la ragione della loro perdita di forza.»
In realtà un concetto abbastanza intuitivo che, nella sua essenza, è già insito in [E] 5.1 e 5.2 (“La legge della conservazione” e “La legge della crescita”). Speravo di riuscire a tirarci fuori un’epigrafe ma nonostante il concetto generale sia lo stesso (ovviamente più generico) non ho trovato una frase abbastanza sintetica che riassumesse il fenomeno in poche parole…
Vediamo se trovo qualche frase da citare relativa a quanto scritto.
«Una lotta politica è nella sua essenza una lotta di interessi e forze, non di argomenti. La qualità del guidone è, naturalmente, tutt’altro che ininfluente sul risultato del conflitto, ma non è l’unico fattore e, in ultima analisi, neppure decisivo. Ciascuno dei campi in lotta inoltre richiede guidoni a propria immagine.» (*1)
L’ultima frase è significativa: probabilmente qui Trotsky ha in mente dei movimenti politici (correnti del partito comunista) che eleggono un proprio rappresentante: questo significa che la condizione di Appartenenza e Convincimento ([E] 5.4) sono fortemente verificate. In questo caso, anche secondo la mia teoria, gli interessi del potere delegato e di quello rappresentato coincidono.
È comunque importante tenerli concettualmente separati perché, nel tempo le CdRI, possono cambiare portando a una sostanziale divergenza di interessi. La riprova ce la dà proprio Stalin: ammesso che nei primi anni ‘30 egli fosse l’essenza politica della burocrazia sovietica ciò non sarà sicuramente più vero dopo la seconda guerra mondiale (*2).
«È sufficientemente noto che fino a oggi ogni rivoluzione è stata seguita da una reazione o, addirittura, da una controrivoluzione. Questo, è bene ribadire, non ha mai ributtato la nazione al punto di partenza ma ha sempre tolto alla popolazione la fetta del leone delle loro conquiste.» (*3)
La prima frase è troppo vaga e banale per usarla come epigrafe (*4) ma la seconda stimola la mia memoria. In una nota a [E] 7.7 (“Instabilità sociale”) scrivo: «Spesso i parapoteri possono servirsi del malcontento dei poteri deboli e medi per incitarli alla rivolta: in caso di vittoria però la democratastenia dovrà accontentarsi delle briciole. Nella storia sono frequenti i casi dove le aspettative tradite nella popolazione causano rivolte anche verso il nuovo potere politico.»
Il concetto è molto simile a quello espresso da Trotsky: la differenza è che nella mia idea il popolo non lo assaggia neppure il potere conquistato al costo del proprio sangue (questo perché io distinguo fra potere delegato e rappresentanti)…
Conclusione: o non mi sento bene o mi fa stranamente caldo. Ora controllo...
Nota (*1): tradotto al volo da “The revolution betrayed and Other Works” di Leon Trotsky, (E.) Graphyco, 2021, trad. Max Eastman, pag. 67.
Nota (*2): questo anche perché, anche senza considerare il cataclisma della guerra, le altre CdRI (“Trasparenza”, “Controllo” e “Durata”) non erano assolutamente realizzate e, quindi, spingevano per una separazione degli obiettivi del potere delegato e quello rappresentato.
Nota (*3): ibidem, pag. 68.
Nota (*4): magari potrei aggiungerla al mio programma per associare capitoli a epigrafi con un punteggio bassissimo...
Il capitolo che ho iniziato a leggere è il 5°, intitolato “Il termidoro sovietico”, e di questo il sottocapitolo 1, “Perché Stalin ha trionfato”.
L’inizio è anomalo perché Trotsky scrive di tutt’altro. L’autore fa una riflessione che, parzialmente, mi pare di poter condividere. I personaggi politici (e non solo) vincono e perdono non tanto grazie alle proprie capacità ma soprattutto in base alla forza dei poteri che rappresentano. Trotsky non suggerisce sciocche quantificazioni numeriche (che piacciono a me!) ma da quello che ho letto direi che solo un 20% dipende dall’abilità politica, il restante 80% dipende dalla forza dietro al politico.
Io credo che sia un concetto molto importante: la storia, che giudica a posteriori, tende a sopravvalutare le capacità dei vincitori e, al contrario, a sottovalutare l’importanza delle relative situazione. Se vogliamo questo è semplicemente un aspetto dell’errore fondamentale di attribuzione: si sovrastima l’importanza delle persone e si sottovalutano le circostanze.
È molto comune e ubiquo: per esempio nel calcio valutiamo un allenatore eccezionale perché ha vinto molti scudetti consecutivamente senza considerare però che, all’epoca, le squadre avversarie erano particolarmente deboli. E così potremmo trovare molti esempi simili.
Personalmente da molto tempo mi sono (credo!) liberato da questo pregiudizio. Ma non la vedo neppure esattamente come Trotsky: per me il successo è determinato per il 20% dalle capacità e per l’80% dalla fortuna (v. Incapaci al potere). Si può opinare che il potere che si rappresenta/guida alla fine è frutto, almeno parzialmente, di fortuna. Nessuno è in grado di programmare da bambino ciò che farà a 40 o 50 anni: sì, si può tentare di prendere una vaga direzione ma alla fine tutto si risolve in opportunità e fatalità che ci fanno girare a destra invece che a sinistra o viceversa: ci si ritrova in sella perché il precedente cavaliere è stato inaspettatamente disarcionato e noi siamo quelli più vicini al cavallo, i primi a montarci sopra.
Un’altra differenza fra il mio pensiero e quello di Trotsky e che il politico russo sovrappone e vede come un tutt'uno il guidone con il potere che dirige. Per me invece vale [E] 5.4 “La legge della rappresentatività”: guidone e guidati sono due poteri diversi e distinti e i loro obiettivi possono dividersi in base alle CdRI (ovvero alle “Condizioni di Rappresentatività Imperfetta”) con tutto quello che ne consegue.
La premessa di Trotsky si sviluppa in una rapida sintesi dei primi anni dell’URSS quando, con un meccanismo che non mi è chiaro, la burocrazia diviene sempre più potente. Questo per arrivare poi a dire che Stalin era il rappresentante di tale forza: quindi Stalin giunse al vertice dell’URSS non per le proprie capacità (anzi commise numerosi errori dovuti a previsioni errate) ma perché era alla guida del potere più forte, la burocrazia.
Altro spunto interessante è l’accenno alle azioni e reazioni: andando troppo in una direzione si ottiene una reazione che cerca di spingere nella direzione opposta. Esattamente il concetto del “nuovo” sottocapitolo [E] 5.10 “La legge della reazione” che, nella sua essenza, definisco: «ogni nuova iniziativa di un potere all’interno di un sistema che diminuisca la forza di uno o più poteri provocherà una loro reazione contraria SOLO SE i gruppi indeboliti sono in grado: 1. di rendersi conto di subire un danno; 2. di quale gruppo sia la ragione della loro perdita di forza.»
In realtà un concetto abbastanza intuitivo che, nella sua essenza, è già insito in [E] 5.1 e 5.2 (“La legge della conservazione” e “La legge della crescita”). Speravo di riuscire a tirarci fuori un’epigrafe ma nonostante il concetto generale sia lo stesso (ovviamente più generico) non ho trovato una frase abbastanza sintetica che riassumesse il fenomeno in poche parole…
Vediamo se trovo qualche frase da citare relativa a quanto scritto.
«Una lotta politica è nella sua essenza una lotta di interessi e forze, non di argomenti. La qualità del guidone è, naturalmente, tutt’altro che ininfluente sul risultato del conflitto, ma non è l’unico fattore e, in ultima analisi, neppure decisivo. Ciascuno dei campi in lotta inoltre richiede guidoni a propria immagine.» (*1)
L’ultima frase è significativa: probabilmente qui Trotsky ha in mente dei movimenti politici (correnti del partito comunista) che eleggono un proprio rappresentante: questo significa che la condizione di Appartenenza e Convincimento ([E] 5.4) sono fortemente verificate. In questo caso, anche secondo la mia teoria, gli interessi del potere delegato e di quello rappresentato coincidono.
È comunque importante tenerli concettualmente separati perché, nel tempo le CdRI, possono cambiare portando a una sostanziale divergenza di interessi. La riprova ce la dà proprio Stalin: ammesso che nei primi anni ‘30 egli fosse l’essenza politica della burocrazia sovietica ciò non sarà sicuramente più vero dopo la seconda guerra mondiale (*2).
«È sufficientemente noto che fino a oggi ogni rivoluzione è stata seguita da una reazione o, addirittura, da una controrivoluzione. Questo, è bene ribadire, non ha mai ributtato la nazione al punto di partenza ma ha sempre tolto alla popolazione la fetta del leone delle loro conquiste.» (*3)
La prima frase è troppo vaga e banale per usarla come epigrafe (*4) ma la seconda stimola la mia memoria. In una nota a [E] 7.7 (“Instabilità sociale”) scrivo: «Spesso i parapoteri possono servirsi del malcontento dei poteri deboli e medi per incitarli alla rivolta: in caso di vittoria però la democratastenia dovrà accontentarsi delle briciole. Nella storia sono frequenti i casi dove le aspettative tradite nella popolazione causano rivolte anche verso il nuovo potere politico.»
Il concetto è molto simile a quello espresso da Trotsky: la differenza è che nella mia idea il popolo non lo assaggia neppure il potere conquistato al costo del proprio sangue (questo perché io distinguo fra potere delegato e rappresentanti)…
Conclusione: o non mi sento bene o mi fa stranamente caldo. Ora controllo...
Nota (*1): tradotto al volo da “The revolution betrayed and Other Works” di Leon Trotsky, (E.) Graphyco, 2021, trad. Max Eastman, pag. 67.
Nota (*2): questo anche perché, anche senza considerare il cataclisma della guerra, le altre CdRI (“Trasparenza”, “Controllo” e “Durata”) non erano assolutamente realizzate e, quindi, spingevano per una separazione degli obiettivi del potere delegato e quello rappresentato.
Nota (*3): ibidem, pag. 68.
Nota (*4): magari potrei aggiungerla al mio programma per associare capitoli a epigrafi con un punteggio bassissimo...
giovedì 21 settembre 2023
Unto di manzo
Ho voglia di lamentarmi del Manzoni ma non di scrivere un pezzo lungo.
Sono all’85% della “Colonna infame” e, come avevo previsto, non accenna minimamente ai processi per stregoneria. Il numero degli indagati si è allargato: tutti messi alla tortura si accusano fra di loro inventando di sana pianta fatti e motivazioni. I giudici ignorano le numerose contraddizioni e continuano a far torturare i prigionieri. Le analogie con i processi descritti nel “Malleus maeficarum” sono notevoli.
Un indagato afferma perfino che gli era apparso il diavolo e che lui gli aveva giurato fedeltà: tipico dei processi di stregoneria. Il Manzoni lo cita facendolo sembrare una fantasia estemporanea dell’indagato e che i giudici semplicemente non ci facciano caso: ma secondo me non può essere una coincidenza e, sicuramente, è almeno un’indicazione di quanto questo processo se non formalmente almeno nei fatti ricalcasse i processi per stregoneria.
Il caso vuole che qualche anno fa lessi un libro sul processo alle streghe di Salem (1692): anche lì le presunte streghe finirono per accusarsi e coinvolgersi a vicenda, allargando sempre più la cerchia delle indagate. Sapete quando questo circolo vizioso si interruppe? Quando furono accusate delle donne delle famiglie “bene” di Salem.
Anche nel processo descritto dalla “Colonna infame” si risale al mandante che secondo l’accusa pagò tutti per “ungere” i muri di Milano. Si tratta del figlio del castellano e, quindi, personaggio importante: egli se la cava con un anno di carcere prima di essere assolto, non viene torturato ma sempre trattato con rispetto dai giudici e, suppongo, anche dai carcerieri.
Ma il Manzoni, per adesso, ignora le numerose analogie e descrive il processo come un semplice esempio di errore giudiziario alla cui base stanno i limiti psicologici degli uomini di ogni epoca. Tralascia ipocritamente l’elemento culturale che, a mio parere, doveva invece essere prevalente.
Pizzico di Rogers - 21/9/2023
Sono andato avanti con Rogers ma non ho da scriverci un pezzo: il capitolo che ho iniziato al momento lo capisco ancora poco e devo rifletterci ancora.
Piuttosto mi ha colpito una frase nell’introduzione in cui elencava delle domande comuni sul suo metodo di terapia dove le persone gli chiedevano se poteva curare questo o quello mentre la domanda vera da porsi era “come funziona la terapia?”.
Fra le varie domande, sezione scritta nel 1953, c’era anche: “Cura la balbuzie e l’omosessualità?”
Errore di calcolo - 22/9/2023
Sempre più spesso sento parlare di nuova guerra per procura progettata dagli USA, stavolta contro la Cina, usando Taiwan.
Io credo però che non possa funzionare come fra Ucraina e Russia: in Ucraina vi era un fanatismo antirusso, talvolta con vere e proprie venature neonaziste, che tuttora tiene in piedi un esercito che sta subendo grandi perdite di uomini e mezzi.
Ritrovare questo fanatismo altrove credo che sia impossibile: di certo non c’è a Taiwan.
Anche nel caso che gli USA riuscissero effettivamente a scatenare una guerra fra Cina e Taiwan questa sarebbe brevissima.
La Cina saturerebbe le difese antiaeree taiwanesi con un numero di razzi e droni che distruggerebbero la maggior parte dei punti militari nevralgici: la successiva invasione con truppe di terra cinesi non sarebbe combattuta ma, anzi, i soldati di Pechino sarebbero accolti come fratelli e liberatori.
Sarebbe l’ennesima bidenata…
Bidenata - 22/9/2023
Copio e incollo dal vocabolario Tregattacci:
«bidenata - s. f. [der. di Biden], volg. – 1. Macroscopico disastro politico compiuto per incapacità mentale e/o incompetenza: dire, fare una bidenata. 2. fig. compiere un errore catastrofico, talvolta con esiti autolesivi: quel demente ha fatto un’altra b. e si è ferito a un piede; Ove vestigio uman la b. stampi (Petrarca)»
A volte - 23/9/2023
A volte arrivano buon notizie.
In quei giorni la politica celebra se stessa, fingendo di essere ciò che non è, senza rendersi conto di quanto sia ormai lontana dalla popolazione.
Peccato solo per i panegirici e agiografie che mi tocca ascoltare quando passo dal salotto...
Sono all’85% della “Colonna infame” e, come avevo previsto, non accenna minimamente ai processi per stregoneria. Il numero degli indagati si è allargato: tutti messi alla tortura si accusano fra di loro inventando di sana pianta fatti e motivazioni. I giudici ignorano le numerose contraddizioni e continuano a far torturare i prigionieri. Le analogie con i processi descritti nel “Malleus maeficarum” sono notevoli.
Un indagato afferma perfino che gli era apparso il diavolo e che lui gli aveva giurato fedeltà: tipico dei processi di stregoneria. Il Manzoni lo cita facendolo sembrare una fantasia estemporanea dell’indagato e che i giudici semplicemente non ci facciano caso: ma secondo me non può essere una coincidenza e, sicuramente, è almeno un’indicazione di quanto questo processo se non formalmente almeno nei fatti ricalcasse i processi per stregoneria.
Il caso vuole che qualche anno fa lessi un libro sul processo alle streghe di Salem (1692): anche lì le presunte streghe finirono per accusarsi e coinvolgersi a vicenda, allargando sempre più la cerchia delle indagate. Sapete quando questo circolo vizioso si interruppe? Quando furono accusate delle donne delle famiglie “bene” di Salem.
Anche nel processo descritto dalla “Colonna infame” si risale al mandante che secondo l’accusa pagò tutti per “ungere” i muri di Milano. Si tratta del figlio del castellano e, quindi, personaggio importante: egli se la cava con un anno di carcere prima di essere assolto, non viene torturato ma sempre trattato con rispetto dai giudici e, suppongo, anche dai carcerieri.
Ma il Manzoni, per adesso, ignora le numerose analogie e descrive il processo come un semplice esempio di errore giudiziario alla cui base stanno i limiti psicologici degli uomini di ogni epoca. Tralascia ipocritamente l’elemento culturale che, a mio parere, doveva invece essere prevalente.
Pizzico di Rogers - 21/9/2023
Sono andato avanti con Rogers ma non ho da scriverci un pezzo: il capitolo che ho iniziato al momento lo capisco ancora poco e devo rifletterci ancora.
Piuttosto mi ha colpito una frase nell’introduzione in cui elencava delle domande comuni sul suo metodo di terapia dove le persone gli chiedevano se poteva curare questo o quello mentre la domanda vera da porsi era “come funziona la terapia?”.
Fra le varie domande, sezione scritta nel 1953, c’era anche: “Cura la balbuzie e l’omosessualità?”
Errore di calcolo - 22/9/2023
Sempre più spesso sento parlare di nuova guerra per procura progettata dagli USA, stavolta contro la Cina, usando Taiwan.
Io credo però che non possa funzionare come fra Ucraina e Russia: in Ucraina vi era un fanatismo antirusso, talvolta con vere e proprie venature neonaziste, che tuttora tiene in piedi un esercito che sta subendo grandi perdite di uomini e mezzi.
Ritrovare questo fanatismo altrove credo che sia impossibile: di certo non c’è a Taiwan.
Anche nel caso che gli USA riuscissero effettivamente a scatenare una guerra fra Cina e Taiwan questa sarebbe brevissima.
La Cina saturerebbe le difese antiaeree taiwanesi con un numero di razzi e droni che distruggerebbero la maggior parte dei punti militari nevralgici: la successiva invasione con truppe di terra cinesi non sarebbe combattuta ma, anzi, i soldati di Pechino sarebbero accolti come fratelli e liberatori.
Sarebbe l’ennesima bidenata…
Bidenata - 22/9/2023
Copio e incollo dal vocabolario Tregattacci:
«bidenata - s. f. [der. di Biden], volg. – 1. Macroscopico disastro politico compiuto per incapacità mentale e/o incompetenza: dire, fare una bidenata. 2. fig. compiere un errore catastrofico, talvolta con esiti autolesivi: quel demente ha fatto un’altra b. e si è ferito a un piede; Ove vestigio uman la b. stampi (Petrarca)»
A volte - 23/9/2023
A volte arrivano buon notizie.
In quei giorni la politica celebra se stessa, fingendo di essere ciò che non è, senza rendersi conto di quanto sia ormai lontana dalla popolazione.
Peccato solo per i panegirici e agiografie che mi tocca ascoltare quando passo dal salotto...
Obiezioni e istanze
In risposta al commento (da leggere per capire a cosa mi riferisca) di Marco Poli avevo scritto il seguente commento: solo che mi è scappato di mano diventando troppo lungo e così, anche per dargli un minimo di visibilità in più, ho deciso di pubblicarlo come pezzo a se stante...
«Sono considerazioni molto interessanti…
Premetto che con i dati parzialissimi che abbiamo a disposizione si tratta sempre di illazioni. È come se cercassimo di ricostruire l’immagine di un puzzle di 1000 pezzi avendo solo un centinaio di tessere disponibili!
Comunque fare previsioni con i dati a disposizione, non importa quanto scarsi, è una mia passione e quindi non mi tiro indietro a proporre ipotesi per con la consapevolezza che nei prossimi mesi la realtà potrebbe evolversi in direzione completamente diversa.
Innanzi tutto un fattore da tenere presente è l’umore dei polacchi e che a breve avranno le elezioni. Il sostegno a una partecipazione diretta nella guerra è MOLTO diminuito: evidentemente, vedendo gli insuccessi dell’Ucraina, inizia a prevalere il buon senso.
A me pare che dichiarare guerra a Bielorussia (e quindi Russia) sarebbe un diversivo troppo pericoloso: perché poi con queste devi farci anche la pace e se muoiono delle persone poi l’opinione pubblica vuole almeno dei capri espiatori.
Non sono poi sicuro a quali parti ti riferisci quando scrivi: “No, se le operazioni sono state concordate ai massimi livelli tra le parti”. Cioè polacchi d’accordo con russi e bielorussi? “Noi vi attacchiamo ma è solo una finta: a noi della Bielorussia non importa niente: appena i paesi baltici vi dichiarano guerra noi andiamo in Ucraina e voi rioccupate i paesi baltici o almeno quelli con forte minoranza russa.”
Mi sembra una tattica da Risiko piuttosto che un accordo fattibile!
E poi in questa ipotesi gli stati baltici dovrebbero essere proprio fessi: per quale motivo dovrebbero volere attaccare la Bielorussia? Cosa hanno da guadagnarci? Perché rischiare una guerra (anche se incomprensibilmente pensassero di poterla vincere), con tutte le sue incertezza, solo per danneggiare Russia? Va bene essere russofobi ma così sarebbe realmente da stupidi.
E poi, anche se a noi ancora i media raccontino di come l’Ucraina stia vincendo, di come Zelinsky sia a un passo da conquistare Mosca e tagliare la testa a Putin, ormai a livello delle cancellerie si sa benissimo che la situazione sul campo è tutt’altro che rosea per Kiev.
Insomma prima della fallimentare offensiva ucraina qualche politico ingenuo poteva ancora credere che, con le armi della NATO, l’Ucraina potesse almeno mettere in seria difficoltà la Russia ma adesso non più.
Sono più dubbioso invece sulla tua perplessità sul fatto che la Russia accetti una pace “senza” contropartite maggiori.
Qui secondo me si deve considerare quali siano gli obiettivi di Putin, che è l’unica testa pensante in questo marasma.
Io credo che le sue priorità siano le seguenti (in ordine sparso).
- Minimizzare le perdite militari russe.
- Raggiungere una pace duratura (nel senso che l’Ucraina non ritorni a essere un pericolo per la Russia né una continua spina nel fianco come base di attacchi terroristici sul suolo russo).
- Riallacciare le relazioni con l’Europa (di questo io non sono troppo sicuro ma le “mie” fonti lo pensano. Secondo me accordi con “questi” politici europei sono privi di valore per Mosca visto che alla fine decide tutto Washington)
- Evitare un’intensificazione del conflitto che possa portare a un confronto con la NATO e/o peggio una guerra nucleare.
Non credo che cerchi compensazioni per Svezia e Finlandia nella NATO.
- La NATO sembra entrare in una fase di crisi e non è detto che nel medio periodo non si dissolva da sola (già Trump ha detto che se vincesse porterebbe gli USA fuori dalla NATO: non so quanto fosse una battuta ma le implicazioni sarebbero determinanti).
- Occupare le repubbliche baltiche farebbe crescere la paura in occidente e renderebbe più difficile ristabilire rapporti normali con l’Europa.
- Una guerra con Polonia e repubbliche baltiche, per quanto “concordata”, aumenterebbe con le imprevedibilità del conflitto la possibilità di guerra con NATO.
- Comunque anche la guerra contro le repubbliche baltiche costerebbe morti che invece Putin vuole evitare.
- Acquisire i territori ucraini che hai indicato potrebbe essere una compensazione sufficiente che non impaurirebbe l’occidente: comunque sarebbe più giustificabile.
- Trovare l’accordo diplomatico con la Polonia, senza guerra, sarebbe utile per riallacciare rapporti con Europa.
- Passare la patata bollente dell’Ucraina occidentale alla Polonia toglierebbe a Mosca un bel grattacapo: sarebbero infatti i polacchi a dover reprimere eventuali gruppi terroristici intenzionati a colpire la Russia.
- Putin non ha ormai più fiducia nei politici europei: ha capito a sue spese che sono solo burattini degli USA. Questo fattore rende più difficili accordi fra Russia e stati europei come Polonia.
Su tutto questo grava l’incognita USA. Io ho la forte sensazione che Putin, sempre volendo rischiare il meno possibile, preferisca aspettare di vedere chi sarà il prossimo presidente. Con Trump sarebbe possibile trovare un accordo di pace, con Biden molto meno. E allora se dovrà decidersi per un offensiva tanto vale farla solo in caso di vittoria di Biden alle elezioni, non prima.
Quindi? Bo… con le informazioni disponibili ritengo improbabile un accordo con la Polonia per la spartizione dell’Ucraina nel breve periodo. Nel medio periodo, magari con un nuovo presidente USA non incapacitato, potrebbe essere una possibilità molto concreta.
Contemporaneamente dubito che Putin prenderà iniziative, come un’offensiva decisiva, prima di conoscere il risultato delle elezioni USA. A limite potrebbe decidere che ne vale la pena se fosse sicuro o quasi della rielezione di Biden (tipo con l’arresto di Trump e l’eliminazione di Kennedy).
Su questa previsione vi è però l’incognita del malcontento dei generali russi che vorrebbero chiudere la partita con l’Ucraina. Anche l’opinione pubblica russa sarebbe per un’intensificazione del conflitto: paradossalmente il “pazzo” Putin è l’unico freno a essa.
D’altro canto le repubbliche baltiche saranno russofobe quanto vuoi ma non così pazze da lanciarsi in una guerra persa.
E analogamente la Polonia, senza un accordo con la Russia, non credo che rischierà interventi militari di alcun genere.
Ecco, semmai l’unica incognita che potrebbe portare a un rimescolamento delle carte in tavola nel breve termine (prima delle elezioni USA cioè) potrebbe essere un crollo improvviso dell’esercito ucraino; oppure un colpo di stato contro Zelensky…
Entrambe queste eventualità hanno una probabilità che non possiamo valutare ma credo che sia tutt’altro che nulla…
Almeno io la penso così!»
«Sono considerazioni molto interessanti…
Premetto che con i dati parzialissimi che abbiamo a disposizione si tratta sempre di illazioni. È come se cercassimo di ricostruire l’immagine di un puzzle di 1000 pezzi avendo solo un centinaio di tessere disponibili!
Comunque fare previsioni con i dati a disposizione, non importa quanto scarsi, è una mia passione e quindi non mi tiro indietro a proporre ipotesi per con la consapevolezza che nei prossimi mesi la realtà potrebbe evolversi in direzione completamente diversa.
Innanzi tutto un fattore da tenere presente è l’umore dei polacchi e che a breve avranno le elezioni. Il sostegno a una partecipazione diretta nella guerra è MOLTO diminuito: evidentemente, vedendo gli insuccessi dell’Ucraina, inizia a prevalere il buon senso.
A me pare che dichiarare guerra a Bielorussia (e quindi Russia) sarebbe un diversivo troppo pericoloso: perché poi con queste devi farci anche la pace e se muoiono delle persone poi l’opinione pubblica vuole almeno dei capri espiatori.
Non sono poi sicuro a quali parti ti riferisci quando scrivi: “No, se le operazioni sono state concordate ai massimi livelli tra le parti”. Cioè polacchi d’accordo con russi e bielorussi? “Noi vi attacchiamo ma è solo una finta: a noi della Bielorussia non importa niente: appena i paesi baltici vi dichiarano guerra noi andiamo in Ucraina e voi rioccupate i paesi baltici o almeno quelli con forte minoranza russa.”
Mi sembra una tattica da Risiko piuttosto che un accordo fattibile!
E poi in questa ipotesi gli stati baltici dovrebbero essere proprio fessi: per quale motivo dovrebbero volere attaccare la Bielorussia? Cosa hanno da guadagnarci? Perché rischiare una guerra (anche se incomprensibilmente pensassero di poterla vincere), con tutte le sue incertezza, solo per danneggiare Russia? Va bene essere russofobi ma così sarebbe realmente da stupidi.
E poi, anche se a noi ancora i media raccontino di come l’Ucraina stia vincendo, di come Zelinsky sia a un passo da conquistare Mosca e tagliare la testa a Putin, ormai a livello delle cancellerie si sa benissimo che la situazione sul campo è tutt’altro che rosea per Kiev.
Insomma prima della fallimentare offensiva ucraina qualche politico ingenuo poteva ancora credere che, con le armi della NATO, l’Ucraina potesse almeno mettere in seria difficoltà la Russia ma adesso non più.
Sono più dubbioso invece sulla tua perplessità sul fatto che la Russia accetti una pace “senza” contropartite maggiori.
Qui secondo me si deve considerare quali siano gli obiettivi di Putin, che è l’unica testa pensante in questo marasma.
Io credo che le sue priorità siano le seguenti (in ordine sparso).
- Minimizzare le perdite militari russe.
- Raggiungere una pace duratura (nel senso che l’Ucraina non ritorni a essere un pericolo per la Russia né una continua spina nel fianco come base di attacchi terroristici sul suolo russo).
- Riallacciare le relazioni con l’Europa (di questo io non sono troppo sicuro ma le “mie” fonti lo pensano. Secondo me accordi con “questi” politici europei sono privi di valore per Mosca visto che alla fine decide tutto Washington)
- Evitare un’intensificazione del conflitto che possa portare a un confronto con la NATO e/o peggio una guerra nucleare.
Non credo che cerchi compensazioni per Svezia e Finlandia nella NATO.
- La NATO sembra entrare in una fase di crisi e non è detto che nel medio periodo non si dissolva da sola (già Trump ha detto che se vincesse porterebbe gli USA fuori dalla NATO: non so quanto fosse una battuta ma le implicazioni sarebbero determinanti).
- Occupare le repubbliche baltiche farebbe crescere la paura in occidente e renderebbe più difficile ristabilire rapporti normali con l’Europa.
- Una guerra con Polonia e repubbliche baltiche, per quanto “concordata”, aumenterebbe con le imprevedibilità del conflitto la possibilità di guerra con NATO.
- Comunque anche la guerra contro le repubbliche baltiche costerebbe morti che invece Putin vuole evitare.
- Acquisire i territori ucraini che hai indicato potrebbe essere una compensazione sufficiente che non impaurirebbe l’occidente: comunque sarebbe più giustificabile.
- Trovare l’accordo diplomatico con la Polonia, senza guerra, sarebbe utile per riallacciare rapporti con Europa.
- Passare la patata bollente dell’Ucraina occidentale alla Polonia toglierebbe a Mosca un bel grattacapo: sarebbero infatti i polacchi a dover reprimere eventuali gruppi terroristici intenzionati a colpire la Russia.
- Putin non ha ormai più fiducia nei politici europei: ha capito a sue spese che sono solo burattini degli USA. Questo fattore rende più difficili accordi fra Russia e stati europei come Polonia.
Su tutto questo grava l’incognita USA. Io ho la forte sensazione che Putin, sempre volendo rischiare il meno possibile, preferisca aspettare di vedere chi sarà il prossimo presidente. Con Trump sarebbe possibile trovare un accordo di pace, con Biden molto meno. E allora se dovrà decidersi per un offensiva tanto vale farla solo in caso di vittoria di Biden alle elezioni, non prima.
Quindi? Bo… con le informazioni disponibili ritengo improbabile un accordo con la Polonia per la spartizione dell’Ucraina nel breve periodo. Nel medio periodo, magari con un nuovo presidente USA non incapacitato, potrebbe essere una possibilità molto concreta.
Contemporaneamente dubito che Putin prenderà iniziative, come un’offensiva decisiva, prima di conoscere il risultato delle elezioni USA. A limite potrebbe decidere che ne vale la pena se fosse sicuro o quasi della rielezione di Biden (tipo con l’arresto di Trump e l’eliminazione di Kennedy).
Su questa previsione vi è però l’incognita del malcontento dei generali russi che vorrebbero chiudere la partita con l’Ucraina. Anche l’opinione pubblica russa sarebbe per un’intensificazione del conflitto: paradossalmente il “pazzo” Putin è l’unico freno a essa.
D’altro canto le repubbliche baltiche saranno russofobe quanto vuoi ma non così pazze da lanciarsi in una guerra persa.
E analogamente la Polonia, senza un accordo con la Russia, non credo che rischierà interventi militari di alcun genere.
Ecco, semmai l’unica incognita che potrebbe portare a un rimescolamento delle carte in tavola nel breve termine (prima delle elezioni USA cioè) potrebbe essere un crollo improvviso dell’esercito ucraino; oppure un colpo di stato contro Zelensky…
Entrambe queste eventualità hanno una probabilità che non possiamo valutare ma credo che sia tutt’altro che nulla…
Almeno io la penso così!»
mercoledì 20 settembre 2023
Vecchiezza
Non so se per tutti è così ma vari segni di vecchiaia si manifestano all’improvviso: il giorno prima non ci sono ma dal seguente in poi sì.
Ricordo ancora quando mi peggiorò la vista la prima volta: mi ero alzato da poco e, come mio solito, ero andato a leggere qualcosa in bagno. Mi accorsi che la mia visione non era a fuoco: con uno sforzo riuscii a vedere bene e non ci pensai più: il giorno dopo però la vista mi restò sfuocata.
Ecco da un po’ di tempo (due settimane) c’è stato un ulteriore peggioramento e adesso faccio fatica a leggere le scritte piccole sullo schermo del mio calcolatore. Spesso preferisco mettermi gli occhiali se devo fare qualcosa di impegnativo. Qualche refuso nei miei pezzi è probabilmente dovuto a questo problema. Niente: dovrò farmi dei nuovi occhiali. Che oltretutto, essendo astigmatico, non posso comprare quelli al supermercato…
Molto più divertente un altro sintomo di vecchiezza: quando sono particolarmente stanco, magari ho dormito poco, allora a sera quando mi metto a leggere steso a letto mi si chiudono letteralmente gli occhi!
La definizione migliore è quella di palpebre pesanti: è come se vi fosse attaccato un piccolo peso così che i muscoli che dovrebbero sollevarle vi riescono solo con estrema fatica.
È buffo perché in realtà non mi sono ancora mai addormentato perché mi risveglio subito e riesco a ricordare le immagini illusorie (il seme di un sogno) che avevano colto la mia attenzione pochi attimi primi e, apparentemente, prive di relazione con ciò che sto leggendo. Ah! mi risveglio perché mi accorgo che mi cede il braccio che regge l’e-libro (leggo al buio, molto comodo) (*1).
Quando, dopo una decina di episodi di questo tipo, mi accorgo che la lettura non procede significativamente (chiaramente a quel punto leggo solo libri non impegnativi, cioè Erikson) allora decido di dormire e crollo come un sasso.
Non so quanto sia importante la componente di stanchezza mentale e quanto la componente fisica dell’occhio che si chiude (*2): diciamo che, come forse ho già scritto, da circa un anno ho preso l’abitudine di sfruttare al massimo la sera andando a dormire solo quando sono stremato. È possibile che alla lunga questo stile di gestione del tempo inizi a pesarmi, non so.
Comunque, altra cosa divertente, è che questo fenomeno non mi era mai successo prima: pensavo che “palpebra pesante” fosse un modo di dire! E chi si addormentava, magari guardando un film alla televisione, lo facesse per mancanza di volontà…
Dovrò provare a fare qualche esperimento: per esempio cosa succede se bevo un bicchiere d’acqua o se mi alzo e faccio 1 minuto di ginnastica. Così, per vedere poi quanto a lungo posso continuare a leggere senza che mi caschi la palpebra.
Non so bene perché ho scritto questo pezzo: probabilmente me lo ha ispirato un frammento di sogno mattutino.
Ero in macchina, sul sedile posteriore, e non ricordo con chi ero e chi guidava. Comunque guardavo fuori dal finestrino. Eravamo al mare, un paesino di villeggiatura come tanti sulla costa toscana, ma era inverno: nessuna persona in strada e quella luce triste, grigia, velata di un cielo nuvoloso.
Non so perché ma ho fatto un paio di riflessioni interessanti: quante persone raggiungono il loro pieno potenziale? E ne vale la pena? Poi siamo passati anche davanti alla casa degli zii: tutte le luci erano accese: c’era quella luce calda arancione, familiare, che filtrava dalle finestre ma non ho intravisto nessuno. È stato un attimo, non ci siamo fermati. Non ricordo se ho pensato, già nel sogno, che quei momenti sono passati e non esistono più.
Non lo so, forse però si è mischiato tutto insieme, e quando mi sono alzato avevo ancora questo senso del passare del tempo, dello scorrere della vita e, probabilmente, dell’inutilità del tutto.
Conclusione: pezzo inutile… tanto per cambiare!
Nota (*1): trovo il fenomeno affascinante perché in quel momento ho la netta sensazione di avere il mio “io” pensante diviso. Che una parte continua a leggere, ma un’altra sta visualizzando un oggetto che prende vita propria, un’altra tiene il braccio in posizione alzata (leggo supino) e che quello che sono “io” si sta spostando da una funzione all’altra.
Nota (*2): è il sogno che fa chiudere l’occhio o è l’occhio che si chiude che ravviva il sogno? O magari c’è un terzo elemento che governa questi due?
Ricordo ancora quando mi peggiorò la vista la prima volta: mi ero alzato da poco e, come mio solito, ero andato a leggere qualcosa in bagno. Mi accorsi che la mia visione non era a fuoco: con uno sforzo riuscii a vedere bene e non ci pensai più: il giorno dopo però la vista mi restò sfuocata.
Ecco da un po’ di tempo (due settimane) c’è stato un ulteriore peggioramento e adesso faccio fatica a leggere le scritte piccole sullo schermo del mio calcolatore. Spesso preferisco mettermi gli occhiali se devo fare qualcosa di impegnativo. Qualche refuso nei miei pezzi è probabilmente dovuto a questo problema. Niente: dovrò farmi dei nuovi occhiali. Che oltretutto, essendo astigmatico, non posso comprare quelli al supermercato…
Molto più divertente un altro sintomo di vecchiezza: quando sono particolarmente stanco, magari ho dormito poco, allora a sera quando mi metto a leggere steso a letto mi si chiudono letteralmente gli occhi!
La definizione migliore è quella di palpebre pesanti: è come se vi fosse attaccato un piccolo peso così che i muscoli che dovrebbero sollevarle vi riescono solo con estrema fatica.
È buffo perché in realtà non mi sono ancora mai addormentato perché mi risveglio subito e riesco a ricordare le immagini illusorie (il seme di un sogno) che avevano colto la mia attenzione pochi attimi primi e, apparentemente, prive di relazione con ciò che sto leggendo. Ah! mi risveglio perché mi accorgo che mi cede il braccio che regge l’e-libro (leggo al buio, molto comodo) (*1).
Quando, dopo una decina di episodi di questo tipo, mi accorgo che la lettura non procede significativamente (chiaramente a quel punto leggo solo libri non impegnativi, cioè Erikson) allora decido di dormire e crollo come un sasso.
Non so quanto sia importante la componente di stanchezza mentale e quanto la componente fisica dell’occhio che si chiude (*2): diciamo che, come forse ho già scritto, da circa un anno ho preso l’abitudine di sfruttare al massimo la sera andando a dormire solo quando sono stremato. È possibile che alla lunga questo stile di gestione del tempo inizi a pesarmi, non so.
Comunque, altra cosa divertente, è che questo fenomeno non mi era mai successo prima: pensavo che “palpebra pesante” fosse un modo di dire! E chi si addormentava, magari guardando un film alla televisione, lo facesse per mancanza di volontà…
Dovrò provare a fare qualche esperimento: per esempio cosa succede se bevo un bicchiere d’acqua o se mi alzo e faccio 1 minuto di ginnastica. Così, per vedere poi quanto a lungo posso continuare a leggere senza che mi caschi la palpebra.
Non so bene perché ho scritto questo pezzo: probabilmente me lo ha ispirato un frammento di sogno mattutino.
Ero in macchina, sul sedile posteriore, e non ricordo con chi ero e chi guidava. Comunque guardavo fuori dal finestrino. Eravamo al mare, un paesino di villeggiatura come tanti sulla costa toscana, ma era inverno: nessuna persona in strada e quella luce triste, grigia, velata di un cielo nuvoloso.
Non so perché ma ho fatto un paio di riflessioni interessanti: quante persone raggiungono il loro pieno potenziale? E ne vale la pena? Poi siamo passati anche davanti alla casa degli zii: tutte le luci erano accese: c’era quella luce calda arancione, familiare, che filtrava dalle finestre ma non ho intravisto nessuno. È stato un attimo, non ci siamo fermati. Non ricordo se ho pensato, già nel sogno, che quei momenti sono passati e non esistono più.
Non lo so, forse però si è mischiato tutto insieme, e quando mi sono alzato avevo ancora questo senso del passare del tempo, dello scorrere della vita e, probabilmente, dell’inutilità del tutto.
Conclusione: pezzo inutile… tanto per cambiare!
Nota (*1): trovo il fenomeno affascinante perché in quel momento ho la netta sensazione di avere il mio “io” pensante diviso. Che una parte continua a leggere, ma un’altra sta visualizzando un oggetto che prende vita propria, un’altra tiene il braccio in posizione alzata (leggo supino) e che quello che sono “io” si sta spostando da una funzione all’altra.
Nota (*2): è il sogno che fa chiudere l’occhio o è l’occhio che si chiude che ravviva il sogno? O magari c’è un terzo elemento che governa questi due?
martedì 19 settembre 2023
Spulcio l'australiana
Mi sono finalmente deciso a guardare per bene un video della signora col canino (la Dtt.ssa Susan Oliver; v. L’antibufalara australiana) dove si propone di svelare ed evidenziare le “bufale” del Dr. Campbell.
Il video in questione è questo: More excess death misinformation from Dr John Campbell. So sad! dal canale Back to Science.
Mi pare un video adatto perché l’argomento non è particolarmente tecnico visto che si tratta di ragionare sulle statistiche della mortalità in eccesso, ovvero della percentuale di morti in più rispetto alla media degli anni precedenti la pandemia. In teoria dopo una pandemia che uccide i membri più fragili della società (che probabilmente sarebbero morti comunque nel giro di pochi anni) vi dovrebbe essere un mortalità inferiore al normale, non superiore.
Il video del Dr. Campbell in questione è Sad excess deaths: la Dtt.ssa Oliver però non ne fornisce il collegamento e già questo non mi pare corretto. Se tu fai un video per dimostrare che quello di un’altra persona contiene degli errori, e di cui riproponi solo degli spezzoni, dovresti dare ai tuoi utenti, se interessati, la possibilità di vedere il filmato nella sua interezza per dimostrare che non hai fatto torto alle idee avverse estraendole dal loro contesto.
Il video del Dr. Campbell propone un grafico con il livello di vaccinazione più o meno alto di vari paesi, successivamente mostra come la mortalità in eccesso sia più alta proprio in quelli con la percentuale più alta di vaccinazioni. In quelli con un basso livello di vaccinazione invece la mortalità è in difetto.
La critica iniziale della Dtt.ssa Oliver è che il Dr. Campbell ha scelto una per una le nazioni da mostrare e, in questa maniera, si può dimostrare tutto. La dottoressa infatti mostra un altro sottoinsieme di nazioni con un’alta percentuale di vaccinazione che però nel 2023 stanno avendo mortalità in difetto (che a volte chiamo “mortalità in eccesso negativa”: non so cosa sia più corretto).
L’argomento della dottoressa è buono: personalmente ne ero ben consapevole perché quando iniziarono a uscire questi dati sulla mortalità in eccesso andai immediatamente a controllare la situazione italiana: verificai che da noi, a un alto livello di vaccinazione, non corrisponde la temuta mortalità in eccesso.
Il Dr. Campbell quindi è stato “sgamato”? E perché allora io, fesso, ho continuato a seguirlo nonostante fossi a conoscenza di questo “errore”?
Il motivo è che, riguardo la mortalità in eccesso, il livello di vaccinazione è un fattore ma non è l’unico: ogni paese ha un clima diverso, hanno avuto più o meno vittime durante la pandemia, diversa composizione sociale (soprattutto per fasce di età), diversi sistemi sanitari etc.
Tutti questi fattori possono influire a loro volta sulla mortalità in eccesso in maniere complesse che non possono essere valutate a occhio. Anche nel suo video (a circa 1 min. 40 sec.) il Dr. Campbell ribadisce questo concetto: la mortalità in eccesso non è causata da un unico fattore (questo frammento non è incluso nel video della dottoressa Oliver).
Il punto fondamentale del Dr. Campbell è che alcuni paesi abbiamo mortalità in eccesso che non ha ragione di essere: non importa se altri paesi, anche con un alto livello di vaccinazione, non hanno lo stesso problema.
Se si è evidenziato un fenomeno anomalo in un paese (anzi in molti) non si può obiettare che altri paesi non hanno la stessa anomalia e che, per questo, il problema non esiste. Piuttosto bisognerebbe cercare di capire che cosa causi detta peculiarità.
Oltretutto la mortalità in eccesso sta colpendo TUTTE le fasce di età: in particolare muoiono più giovani di quanto statisticamente dovrebbe avvenire. Non vi sembra molto allarmante?
Volendo stare dalla parte della dottoressa si può dire che il Dr. Campbell avrebbe potuto spiegare esplicitamente che in altri paesi, con un alto livello di vaccinazione, non vi è questo problema e che quindi la correlazione con le vaccinazioni non è così evidente come sembra dai grafici che propone.
Successivamente la dtt.ssa Oliver trova un piccolo errore formale che era sfuggito anche a me: il Dr. Campbell mostra fra i paesi con mortalità in difetto l’Ungheria affermando che era fra quelli con percentuale di vaccinazione più bassa mentre invece non è così (era in quelli di fascia media).
Vero, ma è un errore puramente formale: proprio perché, come lo accusa, la dottoressa, il Dr. Campbell sceglie a una a una le nazioni di cui propone i grafici avrebbe infatti potuto mostrarne altri corretti. Insomma un errore che non serve al Dr. Campbell per dimostrare la propria ipotesi ma che la dtt.ssa Oliver attribuisce invece a malizia, cito: «l’Ungheria non è nella lista! John l’ha mostrata sperando che nessuno se ne accorgesse!»
Questa affermazione della dottoressa Oliver è assurda perché, se il dr. Campbell si fosse accorto dell’errore, avrebbe potuto mostrare tranquillamente altri grafici a sostegno della sua idea.
Per inciso la dottoressa menziona anche “tante” ricerche scientifiche che “dimostrano” che la mortalità è più alta fra i non vaccinati che fra i vaccinati. Tale ricerche le ha già discusse in un precedente video.
Personalmente sono molto scettico perché uno dei grandi problemi di cui si lamenta Fenton (il professore di calcolo del rischio) è che nel Regno Unito i dati che certificano il numero di morti distinguendo fra vaccinati e non vaccinati non è più raccolto o, almeno, non è reso disponibile. Ed è ipotizzabile che, se questi dati fossero in favore del vaccino, allora sarebbero raccolti e/o resi pubblici. Non va poi dimenticato il grossolano errore statistico che consiste nel non considerare vaccinati chi ha fatto l’iniezione per un certo numero di settimane: in tal caso è infatti facile vedere che anche un placebo sembra molto efficace quando invece (per definizione di placebo) non lo è.
Se ho voglia proverò a dare un’occhiata anche a queste ricerche citate dalla dottoressa...
L’obiezione successiva della dtt.ssa Oliver (a circa 8 min. 20 sec.) è che non si deve giudicare la mortalità in eccesso per un anno ma va considerata quella dell’intera pandemia.
Che?? Come?? E perché mai? A noi non interessano le morti causate dal covid-19 (specialmente nelle varianti più gravi come la alfa o la delta) ma la situazione attuale in cui la malattia è un fattore assolutamente secondario. Comunque fatemi sentire se riesco a comprendere la sua logica…
A no, invece ha senso! La dtt.ssa mostra come i paesi più poveri, e quindi con percentuale più bassa di vaccinazione, abbiano anche avuto più morti durante gli anni della pandemia: è ragionevole supporre che poi questi abbiano meno morti nel 2023 perché una percentuale più alta di persone vulnerabili è già morta.
Un paio di commenti:
- questa informazione non ci dice niente sull’anomalia dell’attuale mortalità in eccesso che, comunque, non dovrebbe esserci.
- indebolisce la correlazione fra percentuale di vaccinazione e mortalità in eccesso nei paesi in cui la seconda è negativa. Da una parte questo va contro l’ipotesi di Campbell ma da un’altra no. Intendo dire che morti “strane” (nel senso di giovani o adulti in genere sani) non sembrano dipendere dal fatto che la percentuale di vaccinazione sia al 60% o all’80% (*1). E questo intuitivamente non mi tornava mentre adesso sì.
Verso 10 min. 30 sec. la Oliver introduce il concetto di “Spostamento della mortalità” che può essere in più o in meno: il punto è che una certa percentuale di persone anziane muore nella fascia fra 75 e 85 anni. Se in alcuni anni ne muoiono meno del solito allora negli anni seguenti ne moriranno di più; al contrario se per qualche anno ne muoiono di più allora negli anni seguenti ne moriranno di meno.
Con questo concetto la dottoressa intorbida un po’ le acque mostrando come negli anni del covid la Nuova Zelanda e l’Australia siano riusciti a tenere negativa la mortalità in eccesso (grazie al blocco delle frontiere): ma nonostante questo oggi hanno scarsa mortalità in eccesso. E allora?
Intendiamoci il concetto è vero, anzi verissimo, e lo usa infatti anche il Dr. Campbell.
Il punto è che in tanti paesi con mortalità in eccesso durante la pandemia di covid (2020-2021) abbiamo ancora una significativa mortalità in eccesso che, oltretutto, non colpisce solo i più anziani ma anche i più giovani.
La conclusione della dtt.ssa Oliver è che il problema della mortalità in eccesso NON esiste (lo hanno detto gli epidemiologi) e, non lo dice ma lo fa capire, il Dr. Campbell è un attore teatrale che cerca notorietà spargendo disinformazione e seminando dubbi sui vaccini sicuri ed efficaci.
Come mai il problema della mortalità in eccesso oggi (2023) non esista non lo spiega: come detto intorbidisce le acque quando introduce “lo spostamento della mortalità” e mostra degli esempi irrelati al problema. Ma semmai questa teoria evidenzia ancora di più la stranezza dell’attuale mortalità in eccesso in molti paesi che avevano comunque attraversato periodi di mortalità in eccesso durante la pandemia. Invece di avere meno morti (anziani) del normale ne hanno di più (giovani, adulti e anziani) del dovuto.
Riassumendo: la dtt.ssa Oliver ha ragione affermando che il Dr. Campbell potrebbe essere ancora più chiaro e spiegare che, in alcuni paesi con alta percentuale di vaccinazione corrisponde adesso bassa mortalità in eccesso (o negativa). Invece il Dr. Campbell, nello specifico video preso in esame, si limitava a dire che vi sono più fattori in gioco, che quindi la vaccinazione non è l’unico.
Il piccolo errore di distrazione sull’Ungheria è completamente irrilevante (il Dr. Campbell avrebbe potuto dimostrare il suo punto semplicemente usando un altro grafico se si fosse accorto dell’errore) e, semmai, mostra la cattiva fede della dottoressa che indica come significativo qualcosa che non lo è.
La precisazione sul tenere conto della mortalità in eccesso durante la pandemia è stata utile ma, più che indebolire l’ipotesi del Dr. Campbell, ne spiega una difficoltà che avevo notato e non sapevo spiegarmi.
Il tentativo di mostrare che le preoccupazioni del Dr. Campbell sono immotivate è maldestro e privo di una sua logica (fa solo appello all’autorità degli “epidemiologi”). Gli americani dicono “true but irrilevant” quando in un ragionamento si introduce un concetto vero (lo “spostamento della mortalità”) ma che non è collegato con quello che si afferma dopo: qui avviene proprio questo.
Conclusione: no, complessivamente il video non mi è piaciuto. Soprattutto mi dà fastidio la malafede: ho la sensazione che la dtt.ssa Oliver proietti sul Dr. Campbell molti dei propri difetti caratteriali. Nel complesso un canale inutile da seguire perché avvelenato dalla volontà di farsi pubblicità attaccando il Dr. Campbell (che lei chiama irrispettosamente John). Qualche obiezione era corretta, un’altra irrilevante ma, quella più importante, infondata. Non avendo tempo infinito a mia disposizione eviterò di seguirla in futuro.
Nota (*1): cioè la differenza si riduce a un 30% circa di morti “strani” in più o in meno fra i due casi: non si passa più da mortalità in eccesso a mortalità in difetto! Capite che intendo? La differenza di morti non era proporzionale alla differenza della percentuale di vaccinazione come era ragionevole attendersi dall’ipotesi che questa fosse uno dei fattori principali. Paradossalmente proprio l’obiezione della dtt.ssa Oliver fa capire il perché.
Il video in questione è questo: More excess death misinformation from Dr John Campbell. So sad! dal canale Back to Science.
Mi pare un video adatto perché l’argomento non è particolarmente tecnico visto che si tratta di ragionare sulle statistiche della mortalità in eccesso, ovvero della percentuale di morti in più rispetto alla media degli anni precedenti la pandemia. In teoria dopo una pandemia che uccide i membri più fragili della società (che probabilmente sarebbero morti comunque nel giro di pochi anni) vi dovrebbe essere un mortalità inferiore al normale, non superiore.
Il video del Dr. Campbell in questione è Sad excess deaths: la Dtt.ssa Oliver però non ne fornisce il collegamento e già questo non mi pare corretto. Se tu fai un video per dimostrare che quello di un’altra persona contiene degli errori, e di cui riproponi solo degli spezzoni, dovresti dare ai tuoi utenti, se interessati, la possibilità di vedere il filmato nella sua interezza per dimostrare che non hai fatto torto alle idee avverse estraendole dal loro contesto.
Il video del Dr. Campbell propone un grafico con il livello di vaccinazione più o meno alto di vari paesi, successivamente mostra come la mortalità in eccesso sia più alta proprio in quelli con la percentuale più alta di vaccinazioni. In quelli con un basso livello di vaccinazione invece la mortalità è in difetto.
La critica iniziale della Dtt.ssa Oliver è che il Dr. Campbell ha scelto una per una le nazioni da mostrare e, in questa maniera, si può dimostrare tutto. La dottoressa infatti mostra un altro sottoinsieme di nazioni con un’alta percentuale di vaccinazione che però nel 2023 stanno avendo mortalità in difetto (che a volte chiamo “mortalità in eccesso negativa”: non so cosa sia più corretto).
L’argomento della dottoressa è buono: personalmente ne ero ben consapevole perché quando iniziarono a uscire questi dati sulla mortalità in eccesso andai immediatamente a controllare la situazione italiana: verificai che da noi, a un alto livello di vaccinazione, non corrisponde la temuta mortalità in eccesso.
Il Dr. Campbell quindi è stato “sgamato”? E perché allora io, fesso, ho continuato a seguirlo nonostante fossi a conoscenza di questo “errore”?
Il motivo è che, riguardo la mortalità in eccesso, il livello di vaccinazione è un fattore ma non è l’unico: ogni paese ha un clima diverso, hanno avuto più o meno vittime durante la pandemia, diversa composizione sociale (soprattutto per fasce di età), diversi sistemi sanitari etc.
Tutti questi fattori possono influire a loro volta sulla mortalità in eccesso in maniere complesse che non possono essere valutate a occhio. Anche nel suo video (a circa 1 min. 40 sec.) il Dr. Campbell ribadisce questo concetto: la mortalità in eccesso non è causata da un unico fattore (questo frammento non è incluso nel video della dottoressa Oliver).
Il punto fondamentale del Dr. Campbell è che alcuni paesi abbiamo mortalità in eccesso che non ha ragione di essere: non importa se altri paesi, anche con un alto livello di vaccinazione, non hanno lo stesso problema.
Se si è evidenziato un fenomeno anomalo in un paese (anzi in molti) non si può obiettare che altri paesi non hanno la stessa anomalia e che, per questo, il problema non esiste. Piuttosto bisognerebbe cercare di capire che cosa causi detta peculiarità.
Oltretutto la mortalità in eccesso sta colpendo TUTTE le fasce di età: in particolare muoiono più giovani di quanto statisticamente dovrebbe avvenire. Non vi sembra molto allarmante?
Volendo stare dalla parte della dottoressa si può dire che il Dr. Campbell avrebbe potuto spiegare esplicitamente che in altri paesi, con un alto livello di vaccinazione, non vi è questo problema e che quindi la correlazione con le vaccinazioni non è così evidente come sembra dai grafici che propone.
Successivamente la dtt.ssa Oliver trova un piccolo errore formale che era sfuggito anche a me: il Dr. Campbell mostra fra i paesi con mortalità in difetto l’Ungheria affermando che era fra quelli con percentuale di vaccinazione più bassa mentre invece non è così (era in quelli di fascia media).
Vero, ma è un errore puramente formale: proprio perché, come lo accusa, la dottoressa, il Dr. Campbell sceglie a una a una le nazioni di cui propone i grafici avrebbe infatti potuto mostrarne altri corretti. Insomma un errore che non serve al Dr. Campbell per dimostrare la propria ipotesi ma che la dtt.ssa Oliver attribuisce invece a malizia, cito: «l’Ungheria non è nella lista! John l’ha mostrata sperando che nessuno se ne accorgesse!»
Questa affermazione della dottoressa Oliver è assurda perché, se il dr. Campbell si fosse accorto dell’errore, avrebbe potuto mostrare tranquillamente altri grafici a sostegno della sua idea.
Per inciso la dottoressa menziona anche “tante” ricerche scientifiche che “dimostrano” che la mortalità è più alta fra i non vaccinati che fra i vaccinati. Tale ricerche le ha già discusse in un precedente video.
Personalmente sono molto scettico perché uno dei grandi problemi di cui si lamenta Fenton (il professore di calcolo del rischio) è che nel Regno Unito i dati che certificano il numero di morti distinguendo fra vaccinati e non vaccinati non è più raccolto o, almeno, non è reso disponibile. Ed è ipotizzabile che, se questi dati fossero in favore del vaccino, allora sarebbero raccolti e/o resi pubblici. Non va poi dimenticato il grossolano errore statistico che consiste nel non considerare vaccinati chi ha fatto l’iniezione per un certo numero di settimane: in tal caso è infatti facile vedere che anche un placebo sembra molto efficace quando invece (per definizione di placebo) non lo è.
Se ho voglia proverò a dare un’occhiata anche a queste ricerche citate dalla dottoressa...
L’obiezione successiva della dtt.ssa Oliver (a circa 8 min. 20 sec.) è che non si deve giudicare la mortalità in eccesso per un anno ma va considerata quella dell’intera pandemia.
Che?? Come?? E perché mai? A noi non interessano le morti causate dal covid-19 (specialmente nelle varianti più gravi come la alfa o la delta) ma la situazione attuale in cui la malattia è un fattore assolutamente secondario. Comunque fatemi sentire se riesco a comprendere la sua logica…
A no, invece ha senso! La dtt.ssa mostra come i paesi più poveri, e quindi con percentuale più bassa di vaccinazione, abbiano anche avuto più morti durante gli anni della pandemia: è ragionevole supporre che poi questi abbiano meno morti nel 2023 perché una percentuale più alta di persone vulnerabili è già morta.
Un paio di commenti:
- questa informazione non ci dice niente sull’anomalia dell’attuale mortalità in eccesso che, comunque, non dovrebbe esserci.
- indebolisce la correlazione fra percentuale di vaccinazione e mortalità in eccesso nei paesi in cui la seconda è negativa. Da una parte questo va contro l’ipotesi di Campbell ma da un’altra no. Intendo dire che morti “strane” (nel senso di giovani o adulti in genere sani) non sembrano dipendere dal fatto che la percentuale di vaccinazione sia al 60% o all’80% (*1). E questo intuitivamente non mi tornava mentre adesso sì.
Verso 10 min. 30 sec. la Oliver introduce il concetto di “Spostamento della mortalità” che può essere in più o in meno: il punto è che una certa percentuale di persone anziane muore nella fascia fra 75 e 85 anni. Se in alcuni anni ne muoiono meno del solito allora negli anni seguenti ne moriranno di più; al contrario se per qualche anno ne muoiono di più allora negli anni seguenti ne moriranno di meno.
Con questo concetto la dottoressa intorbida un po’ le acque mostrando come negli anni del covid la Nuova Zelanda e l’Australia siano riusciti a tenere negativa la mortalità in eccesso (grazie al blocco delle frontiere): ma nonostante questo oggi hanno scarsa mortalità in eccesso. E allora?
Intendiamoci il concetto è vero, anzi verissimo, e lo usa infatti anche il Dr. Campbell.
Il punto è che in tanti paesi con mortalità in eccesso durante la pandemia di covid (2020-2021) abbiamo ancora una significativa mortalità in eccesso che, oltretutto, non colpisce solo i più anziani ma anche i più giovani.
La conclusione della dtt.ssa Oliver è che il problema della mortalità in eccesso NON esiste (lo hanno detto gli epidemiologi) e, non lo dice ma lo fa capire, il Dr. Campbell è un attore teatrale che cerca notorietà spargendo disinformazione e seminando dubbi sui vaccini sicuri ed efficaci.
Come mai il problema della mortalità in eccesso oggi (2023) non esista non lo spiega: come detto intorbidisce le acque quando introduce “lo spostamento della mortalità” e mostra degli esempi irrelati al problema. Ma semmai questa teoria evidenzia ancora di più la stranezza dell’attuale mortalità in eccesso in molti paesi che avevano comunque attraversato periodi di mortalità in eccesso durante la pandemia. Invece di avere meno morti (anziani) del normale ne hanno di più (giovani, adulti e anziani) del dovuto.
Riassumendo: la dtt.ssa Oliver ha ragione affermando che il Dr. Campbell potrebbe essere ancora più chiaro e spiegare che, in alcuni paesi con alta percentuale di vaccinazione corrisponde adesso bassa mortalità in eccesso (o negativa). Invece il Dr. Campbell, nello specifico video preso in esame, si limitava a dire che vi sono più fattori in gioco, che quindi la vaccinazione non è l’unico.
Il piccolo errore di distrazione sull’Ungheria è completamente irrilevante (il Dr. Campbell avrebbe potuto dimostrare il suo punto semplicemente usando un altro grafico se si fosse accorto dell’errore) e, semmai, mostra la cattiva fede della dottoressa che indica come significativo qualcosa che non lo è.
La precisazione sul tenere conto della mortalità in eccesso durante la pandemia è stata utile ma, più che indebolire l’ipotesi del Dr. Campbell, ne spiega una difficoltà che avevo notato e non sapevo spiegarmi.
Il tentativo di mostrare che le preoccupazioni del Dr. Campbell sono immotivate è maldestro e privo di una sua logica (fa solo appello all’autorità degli “epidemiologi”). Gli americani dicono “true but irrilevant” quando in un ragionamento si introduce un concetto vero (lo “spostamento della mortalità”) ma che non è collegato con quello che si afferma dopo: qui avviene proprio questo.
Conclusione: no, complessivamente il video non mi è piaciuto. Soprattutto mi dà fastidio la malafede: ho la sensazione che la dtt.ssa Oliver proietti sul Dr. Campbell molti dei propri difetti caratteriali. Nel complesso un canale inutile da seguire perché avvelenato dalla volontà di farsi pubblicità attaccando il Dr. Campbell (che lei chiama irrispettosamente John). Qualche obiezione era corretta, un’altra irrilevante ma, quella più importante, infondata. Non avendo tempo infinito a mia disposizione eviterò di seguirla in futuro.
Nota (*1): cioè la differenza si riduce a un 30% circa di morti “strani” in più o in meno fra i due casi: non si passa più da mortalità in eccesso a mortalità in difetto! Capite che intendo? La differenza di morti non era proporzionale alla differenza della percentuale di vaccinazione come era ragionevole attendersi dall’ipotesi che questa fosse uno dei fattori principali. Paradossalmente proprio l’obiezione della dtt.ssa Oliver fa capire il perché.
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