Stavo per iniziare a scrivere un altro pezzo mentre ascoltavo il seguente video: Scott Ritter: Waging Peace - Embodying the Spirit of JFK’s Peace Speech dal canale Community Church of Boston.
Il video, prima dell’intervista a Ritter, contiene un lungo discorso del 1963 del presidente Kennedy sulla pace (per adesso ne ho ascoltato solo circa 10 minuti). Un discorso bello sebbene un po’ fumoso: col tempo ho imparato a dubitare dei discorsi “fumosi” perché ciascuno li interpreta come vuole: creano consenso ma più verso la persona che verso specifiche idee (dato che ognuno pensa che siano le proprie mentre in realtà sono un’incognita indeterminata). Un discorso politico insomma.
Il succo è che gli USA dovrebbero operare per una pace giusta, in cui nessuna nazione, neppure gli stessi USA, predomini sulle altre. Una pace basata sul rispetto reciproco in cui le normali divergenze possano venire risolte equamente e non sulla base della forza.
La fumosità sta nel fatto che non dice operativamente come procedere così che ciascuno immagina quello che preferisce su come raggiungere tale meta.
Stavo appunto per mettermi a scrivere di altro quando Kennedy ha citato un libro di strategia militare sovietica in cui veniva illustrato il timore verso la geopolitica statunitense. Cito a mia volta le parole citate da Kennedy: «[…] sono affermazioni incredibili: che l’imperialismo americano si prepara a scatenare diversi tipi di guerra, che c’è il reale pericolo di un attacco preventivo contro l’URSS, e riguardo gli obiettivi geopolitici, cito, “gli imperialisti americani vogliono schiavizzare politicamente ed economicamente gli europei e altri stati capitalistici. L’obiettivo è raggiungere il dominio mondiale con guerre aggressive”»
Mi è sembrata una frase molto attuale, vera adesso ma non negli anni ‘60. Evidentemente però, già all’epoca questa strategia doveva essere ben delineata nelle menti dei “falchi” statunitensi: strategia che poi si inizierà a mettere in pratica dagli anni ‘90 in poi e di cui ora possiamo “ammirare” le conseguenze in Europa.
Non stupisce che Kennedy sia stato assassinato pochi mesi dopo. Ricordo che, anche secondo Hobsbawm (v. Kennedy, orbi e dementi), il presidente americano era intenzionato a uscire dalla guerra del Vietnam e questa invece, come oggi accade con la guerra in Ucraina, faceva comodo economicamente e politicamente a tanti.
Conclusione: mentre scrivevo il nuovo pezzo ho finito di ascoltare il video: di concreto Kennedy proponeva di iniziare a cercare un accordo con l’URSS per porre fine alla corsa agli armamenti; rispetto reciproco fra i popoli russo e americano e termina con un accenno alla pace “interna” sociale degli USA: ovviamente si riferisce ai conflitti razziali ma qui, al di là delle belle intenzioni, è di nuovo molto fumoso su come procedere.
Ah! interessante anche l’accenno ai progressi economici sovietici: anche secondo Hobsbawm, ancora negli anni ‘60, vi era sia in occidente che a Mosca la convinzione che l’economia comunista potesse arrivare a superare quella capitalista.
Di sicuro un bel discorso di prospettiva probabilmente allarmante per molti dei poteri dietro le quinte.
Riferimenti all’Epitome:
Per il passaggio degli USA dall’imperialismo “limitato” a quello “assoluto” rimando ai capitoli [E] 16.1 “USA contro Cartagine” e 16.2 “Roma contro gli USA”.
alla prima stazione
1 ora fa
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