Non so se per tutti è così ma vari segni di vecchiaia si manifestano all’improvviso: il giorno prima non ci sono ma dal seguente in poi sì.
Ricordo ancora quando mi peggiorò la vista la prima volta: mi ero alzato da poco e, come mio solito, ero andato a leggere qualcosa in bagno. Mi accorsi che la mia visione non era a fuoco: con uno sforzo riuscii a vedere bene e non ci pensai più: il giorno dopo però la vista mi restò sfuocata.
Ecco da un po’ di tempo (due settimane) c’è stato un ulteriore peggioramento e adesso faccio fatica a leggere le scritte piccole sullo schermo del mio calcolatore. Spesso preferisco mettermi gli occhiali se devo fare qualcosa di impegnativo. Qualche refuso nei miei pezzi è probabilmente dovuto a questo problema. Niente: dovrò farmi dei nuovi occhiali. Che oltretutto, essendo astigmatico, non posso comprare quelli al supermercato…
Molto più divertente un altro sintomo di vecchiezza: quando sono particolarmente stanco, magari ho dormito poco, allora a sera quando mi metto a leggere steso a letto mi si chiudono letteralmente gli occhi!
La definizione migliore è quella di palpebre pesanti: è come se vi fosse attaccato un piccolo peso così che i muscoli che dovrebbero sollevarle vi riescono solo con estrema fatica.
È buffo perché in realtà non mi sono ancora mai addormentato perché mi risveglio subito e riesco a ricordare le immagini illusorie (il seme di un sogno) che avevano colto la mia attenzione pochi attimi primi e, apparentemente, prive di relazione con ciò che sto leggendo. Ah! mi risveglio perché mi accorgo che mi cede il braccio che regge l’e-libro (leggo al buio, molto comodo) (*1).
Quando, dopo una decina di episodi di questo tipo, mi accorgo che la lettura non procede significativamente (chiaramente a quel punto leggo solo libri non impegnativi, cioè Erikson) allora decido di dormire e crollo come un sasso.
Non so quanto sia importante la componente di stanchezza mentale e quanto la componente fisica dell’occhio che si chiude (*2): diciamo che, come forse ho già scritto, da circa un anno ho preso l’abitudine di sfruttare al massimo la sera andando a dormire solo quando sono stremato. È possibile che alla lunga questo stile di gestione del tempo inizi a pesarmi, non so.
Comunque, altra cosa divertente, è che questo fenomeno non mi era mai successo prima: pensavo che “palpebra pesante” fosse un modo di dire! E chi si addormentava, magari guardando un film alla televisione, lo facesse per mancanza di volontà…
Dovrò provare a fare qualche esperimento: per esempio cosa succede se bevo un bicchiere d’acqua o se mi alzo e faccio 1 minuto di ginnastica. Così, per vedere poi quanto a lungo posso continuare a leggere senza che mi caschi la palpebra.
Non so bene perché ho scritto questo pezzo: probabilmente me lo ha ispirato un frammento di sogno mattutino.
Ero in macchina, sul sedile posteriore, e non ricordo con chi ero e chi guidava. Comunque guardavo fuori dal finestrino. Eravamo al mare, un paesino di villeggiatura come tanti sulla costa toscana, ma era inverno: nessuna persona in strada e quella luce triste, grigia, velata di un cielo nuvoloso.
Non so perché ma ho fatto un paio di riflessioni interessanti: quante persone raggiungono il loro pieno potenziale? E ne vale la pena? Poi siamo passati anche davanti alla casa degli zii: tutte le luci erano accese: c’era quella luce calda arancione, familiare, che filtrava dalle finestre ma non ho intravisto nessuno. È stato un attimo, non ci siamo fermati. Non ricordo se ho pensato, già nel sogno, che quei momenti sono passati e non esistono più.
Non lo so, forse però si è mischiato tutto insieme, e quando mi sono alzato avevo ancora questo senso del passare del tempo, dello scorrere della vita e, probabilmente, dell’inutilità del tutto.
Conclusione: pezzo inutile… tanto per cambiare!
Nota (*1): trovo il fenomeno affascinante perché in quel momento ho la netta sensazione di avere il mio “io” pensante diviso. Che una parte continua a leggere, ma un’altra sta visualizzando un oggetto che prende vita propria, un’altra tiene il braccio in posizione alzata (leggo supino) e che quello che sono “io” si sta spostando da una funzione all’altra.
Nota (*2): è il sogno che fa chiudere l’occhio o è l’occhio che si chiude che ravviva il sogno? O magari c’è un terzo elemento che governa questi due?
alla prima stazione
1 ora fa
Un diario serve anche per sfogarsi.
RispondiEliminaIn effetti non raramente mi capita di scrivere per me stesso...
Elimina