Prima qualche riflessione sparsa: poi riconnetterò tutti i fili insieme...
- Per mesi, probabilmente da più di un anno, mi chiedevo del perché delle domande particolarmente stupide sembrano proliferare su Quora.com. Domande che sembrano scritte da bambini delle elementari o, al massimo, delle medie.
Mi chiedevo se, magari, ricevessero qualche vantaggio ipotizzando che domande stupide, anche solo per l’indignazione che provocano, sono più lette e ricevono più risposte. Ma non credo.
Forse allora per il piacere di trollare il sito riempiendolo di sciocchezze? Un disturbo psicologico insomma…
- Ieri GoodReads.com mi ha chiesto (automaticamente e lo fa sempre!) di scrivere una recensione per “Storia della colonna infame” che ho terminato qualche giorno fa. Avendo già scritto delle critiche qui sul ghiribizzo e avendone anche discusso per epistola mi sono deciso ad aggiungere anche il mio commento…
Ho scritto: «Secondo Manzoni il processo al Piazza è costellato di errori procedurali che portano a un uso spropositato della tortura. La ragione di questi errori è fondamentalmente psicologica: la paura della peste, la pressione dell’opinione pubblica alla ricerca di capri espiatori etc.
Sicuramente questo è un fattore importante e molto attuale (queste tendenze psicologiche si sono ripresentate identiche durante la pandemia di covid-19) ma Manzoni non accenna a quello più importante: il fattore culturale.
Il processo al Piazza è del 1630, quello a Galileo Galilei per eresia è del 1633: dal secolo precedente vi è la caccia alle streghe e confrontando la procedura di quei processi (per esempio sul “Martello delle streghe”) ci si accorge che il processo al Piazza ha moltissime analogie con essi.
In pratica gli “untori” subiscono un processo come se fossero stregoni.
In altre parole in questo processo si abusò della tortura perché questo era il modo in cui la Chiesa conduceva i processi per eresia/stregoneria. Ma stranamente il Manzoni non ne accenna minimamente…»
Per curiosità ho poi letto una paio di dozzine di altre recensioni (”Storia della colonna infame” su GoodReads.com) sia buone che cattive (io gli ho dato 2 stelline su 5 perché la mancanza che vi ho riscontrato mi è pare troppo grave e annulla gli aspetti più positivi).
La maggioranza dei commenti è insignificante: moltissimi ripetono l’introduzione di Wikipedia: inizialmente doveva essere un capitolo dei “Promessi sposi” ma poi, divenendo troppo lungo, fu pubblicato a parte etc.
Sì, è una curiosità interessante (*1), ma perché ripeterla se la scrivono tutti? Da interessante, diviene noiosa, ed essendo una curiosità si trasforma in inutile perdita di tempo.
Una minoranza (significativa) nota l’attualità dell’errore giudiziario. Fra i commenti che ho letto (e sfortunatamente non è facile leggere sequenzialmente tutte le recensioni) nessuno scende più in profondità riconoscendone l’origine psicologica e quindi l’universalità temporale del problema (peraltro segnalata dallo stesso Manzoni).
Nessuno poi segnala l’aspetto culturale del fenomeno evidente nelle numerosissime analogie fra i processi alle streghe e questo agli untori.
- Perché non mi fido delle valutazioni dei giornalisti sportivi sulle partite di calcio? A me sembrano essere sempre distorte dal risultato finale. Mi pare che non riescano a considerare tutti i fattori e a dargli il giusto valore. In effetti, da questo punto di vista, il gruppo di tifosi della Juventus che mi diverto a seguire su YouTube sembra ancora peggio a parte un paio di elementi…
- Ieri Asmongold ha pubblicato un video in cui commenta (sbellicandosi dalle risate) la crisi della pubblica istruzione primaria negli USA (v. I had no idea kids are THIS stupid..).
Lui la spiega con insegnanti sottopagati (“Paghi il minimo, ottieni il minimo”), bambini non interessati a imparare (“Sognano tutti di diventare influencer”) e famiglie distratte (“il babbo, tornato a casa dopo 10 ore di lavoro e sdraiato davanti alla tivvù con una lattina di birra, al figlio che gli chiede chi sia il presidente risponde «non rompere e vai a giocare col telefonino»”).
Modificato 26/9/2023: Parte 1 di 2
- Recentemente ci sono state un paio di topiche “divertenti” da parte di politici di primissimo piano. 1. La Baronessa Tedesca in un recente discorso ha “suggerito” che le bombe atomiche sul Giappone siano state lanciate dall’URSS.
2. Annalina 360 (ma in realtà non sono sicurissimo sia stata lei) ha detto che il nazismo fu sconfitto anche grazie agli sforzi dell’Ucraina.
- Non lo sapevo ma, almeno in UK (e probabilmente anche altrove), esistono già dei libri anche classici “rivisti”, cioè aggiornati ai nostri tempi. Alcune parole (come “brutto”) vengono sostituite con altre e talvolta interi paragrafi possono venire riscritti. Ancora più allarmante è che questi libri non riportino chiaramente l’indicazione che sono stati “corretti”.
Va bene: ho segnalato abbastanza indizi? Credo di sì…
Beh, stamani mi sono reso conto che la gente è molto più stupida di quello che pensavo.
Le domande stupide di Quora sono tali non per ragioni esoteriche ma perché i ragazzini che le scrivono, già non troppo brillanti, sono vittime di un sistema scolastico in crisi non solo negli USA ma anche in Italia.
E delle recensioni di GoodReads.com che dire? Qui abbiamo già la “crema della crema” capace di leggere un classico ma di cui solo una ristretta minoranza riesce a cogliere gli evidenti aspetti di attualità senza però riuscire a scendere un livello in profondità. Per non parlare dell’aspetto culturale/religioso completamente ignorato dal Manzoni e che nessuno pare notare…
Poi abbiamo le valutazioni giornalistiche ma il problema è più generale: qui emergono in maniera evidente le limitazioni cognitive della maggioranza delle persone: scarsa memoria, incapacità di considerare tutti gli elementi, valutazione errata del peso di ciascuno di essi etc.
E infine “la buona scuola”: quella davvero buona, immagino qualche collegio esclusivo in Svizzera, probabilmente hanno l’effetto equivalente di un +10 punti di QI. Non so, una mia stima a occhio…
Ma il punto, non evidente ad Asmond solo perché (al momento) non si interessa dei problemi sociali, è che vi sia l’evidente volontà politica di distruggere la scuola: la riforma nostrana della “buona scuola” è evidentemente peggiorativa. Basta leggere Gramsci (v. I buoni libri) che nei primi decenni del XX secolo si indigna per riforme scolastiche, analoghe alla creazione renziana, pensate non per produrre persone pensanti ma lavoratori obbedienti.
E chi ci guadagna, ovviamente nel breve periodo, da una popolazione facilmente manipolabile e obbediente? Questa è la vera domanda che dovremmo porci.
Modificato 26/9/2023: Parte 2 di 2
Ecco che, alla luce dello stato dell’istruzione occidentale, anche le topiche dei politici assumuno una sfumatura più inquietante.
Per la maggioranza delle persone (spero!) il solo suggerire che sia stata l’URSS a lanciare le bombe nucleari contro il Giappone e che l’Ucraina non fosse dalla parte dei nazisti ma contro di loro fa sorridere: si pensa qualcosa del tipo “Ah! Ah! Non si accorgono che senza volerlo stanno suggerendo delle sciocchezze? Ah! Ah!”
Ma cosa penserà invece il ragazzino non pensante e che sa a mala pena leggere e scrivere? Qualcosa del tipo: “Ah! non lo sapevo! L’URSS, cioè la Russia, lanciò le atomiche sul Giappone; Ah! L’Ucraina combatte il nazismo come adesso combatte la Russia nazista!”
E allo stesso modo la riscrittura dei libri appare come l’effettivo tentativo di riscrivere la storia, di trasformarlo come aggrada alla volontà del potere. Mi sembra inutile citare Orwell ma forse è meglio essere esplicito:
«E se tutti gli altri accettavano quella menzogna che il Partito imponeva (se tutti i documenti ripetevano la stessa storiella), la menzogna diventava verità e passava alla storia. “Chi controlla il passato” diceva lo slogan del Partito “controlla il futuro: chi controlla il presente, controlla il passato.”» (tratto da “1984” di George Orwell, (E.) Mondadori, 1981, trad. Gabriele Baldini, pag. 58)
Ecco che capisco anche perché le persone sembrano pensare sempre meno con la loro testa e preferiscano copiare il prossimo o fidarsi dei media: semplicemente quando pensano con la propria testa sbagliano. Non importa quanto si sforzino: non hanno gli strumenti cognitivi per giungere a conclusioni logiche. Paradossalmente per queste persone è logico non fidarsi della propria logica.
Sì, periodicamente nel corso degli anni mi sono chiesto se l’intelligenza media stia crescendo o diminuendo. Adesso mi sono convinto che stia diminuendo e ciò è voluto.
Chi ci guadagna? Per il momento non mi pronuncio (anche se da quanto ho scritto è ovvio!) ma faccio notare che lo scopo è nel breve/medio termine non nel lungo: il “profittismo” si basa sull’utile immediato. Dubito infatti che nel lungo termine un calo dell’intelligenza media sia benefico per qualcuno.
L’alternativa è che si tratti di un effetto collaterale: per esempio il cibo che mangiamo è sempre più alterato da innumerevoli sostanze chimiche (o dal semplice inquinamento del suolo e dell’aria). È così assurdo pensare (*2) che, per esempio, qualche sostanza abbia un effetto deprimente nello sviluppo dei neuroni nel feto? Non credo: oltretutto sarebbe un un qualcosa scarsamente visibile soprattutto se l’esposizione a queste sostanze fosse più accentuata in alcune classi sociali (magari a quelle che vanno più spesso a mangiare agli economici ristoranti veloci) e non a tutte…
Conclusione: ecco perché questo ghiribizzo ha pochi lettori: semplicemente le persone intelligenti sono rare. Ed ecco perché la mia Epitome non la legge nessuno: è semplicemente troppo complessa e le poche persone che potrebbero apprezzarla non la conoscono.
Nota (*1): più curiosa invece la parentela segnalata in un altro commento fra Cesare Beccaria (il nonno da parte di madre), autore “Dei delitti e delle pene”, e il nipotino Alessandro Manzoni.
Nota (*2): leggete per esempio cosa causavano i vapori della vecchia benzina “rossa” col loro piombo...
AVE CESARE
1 ora fa
o - La necessità aguzza l'ingegno.
RispondiEliminaL'ottundimento sempre più diffuso e grave, è risultato di molteplici fattori.
Prendiamone uno: educazione e istruzione.
L'educazione sinistra alla "vietato vietare" produce bambini ir-respons-abili che si suicidano ai primi no importanti della vita (abbiamo pure una categoria, una classificazione sociologica, i "figli del dottor Spock") e incapaci di chiudere i propri sfinteri.
Bambini cresciuti in ambienti artificiali con un rapporto cattivo col corpo: non possono correre, non possono arrampicarsi su un albero, non possono giocare coi vitelli, non possono giocare colle pietre nel torrente, non camminano, etc . Corpi inabili che, notoriamente, portano staticamente a reti neuronali via via minori ovvero alla stupidità.
L'istruzione è diventata uno stipendificio ammortizzatore sociali per problematici applicati agli studenti. La sinistra ugualizzazione pialla allo stesso livello insegnati capaci e cialtroni, alunni capaci e meritevoli e lavativi, somari.
Questo solo uno dei fattori. Potremmo proseguire colla mancata selezione, colle minorazione e incapacità indotte dal furbofonismo, arrivare ai modelli esistenziali e cattolici del perdonismo a quello italico del "vivi sotto la campana di vetro".
Sul treno, ora, c'è l'annuncio per minorati del "Fare attenzione a scendere dal treno!", quasi certamente il risultato di cause risarcitorie (giustizia per imbecilli).
Mi fermo qui.
Difficile che tutte queste concause portino a persone in gamba.
Anche stavolta sono andato "lungo" nella mia risposta che quindi pubblicherò come pezzo a sé stante domani...
Elimina;-)
Considerazioni più che opportune, sia quelle espresse nella tua lunga pagina, sia quelle espresse più sinteticamente nel commento di UUIC. Aggiungo un'osservazione "sul campo" tutta mia: quando dei ragazzini di 11-13 anni si attaccano come cozze al primo adulto (anziano, direi, visto che mi appresso ai 60) che presta loro ascolto, assediandolo durante intervalli, cambi d'ora, ingressi e uscite per raccontargli letteralmente qualsiasi cosa, significa che praticamente nessuno (inclusi i coetanei, ma soprattutto i genitori) è in grado o prova desiderio di ascoltarli e interagire con loro valorizzandone le esperienze. Lascio a chi legge il compito d'immaginare le conseguenze emotive e, conseguentemente, quelle sullo sviluppo della personalità.
RispondiEliminaI ragazzini di oggi non hanno niente di più e niente di meno rispetto a quelli di una volta (da un punto di vista biologico nulla è cambiato nell'hardware), epperò vivono in un contesto fondamentalmente ostile. Mi permetto di aggiungere che la maggior parte, qui dove vivo e lavoro, conserva comunque una "salute" di fondo palpabile che li rende perfettamente recuperabili, solo che a farsi notare sono i peggiori, che dopo quasi quarant'anni di osservazione stimerei in una percentuale prossima al 25% (a questo punto dovrei tirar fuori Mendel dal cappello, ma eviterò di farlo). E allora perché abbiamo una percezione tanto negativa, del tipo non ci sono più i giovani di una volta? Perché "fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce", il che significa, in traduzione, che "i rompiballe si fanno notare molto di più delle persone 'a posto'".
Buonasera MrKeySmasher, premetto che sono un po’ sorpreso: mi aspettavo che lei fosse uno studente universitario (ipotizzavo ingegneria o un’altra disciplina molto scientifica, anzi logica, tipo matematica...) o giù di lì! :-)
EliminaVabbè, non c’entra niente ma mi sembrava una curiosità divertente da farle sapere!
La sua esperienza mi pare straordinaria perché dimostra di essere riuscito a costruire un rapporto eccezionale con i suoi allievi: nella mia esperienza personale di studente non mi è mai capitato di aver incontrato, neppure lontanamente, un insegnante che mi ispirasse una tale fiducia.
Ma la domanda che mi sorge spontanea è: questi studenti si confidano anche con gli altri insegnanti o solo con lei? Chiedo perché mi sembra un fatto così straordinario che dei ragazzini si rivolgano a degli adulti relativamente distanti come i professori che riesco a immaginarlo solo con l’eccezionalità del singolo e non come la norma…
Prendo atto della sua convinzione che nell’“hardware” non sia cambiato niente: in realtà nel pezzo che apparirà domani ipotizzo il contrario portando vari argomenti. Cioè non che il contesto sociale/culturale non conti ma non credo che sia l’unico elemento.
Alta la percentuale di peggiori: sto cercando di valutare “ai miei tempi” quanti fossero… uhm… a esagerare il 15%, più realisticamente meno, diciamo il 10%…
Lei ha notato un incremento di questa percentuale nel tempo, oppure è costante? Ha notato una correlazione con le possibilità economiche delle famiglie dei casi più difficili?
Mi permetto poi di notare come dalle sue parole intense traspaia una sincera dedizione verso non il suo lavoro, qui il termine sarebbe troppo limitativo, ma la missione dell’insegnate: non riempire testoline di nozioni ma formare ragazzi (e ragazze).
PS: qualche giorno fa ho finito di vedere la prima stagione di "Utopia": mi è piaciuta e probabilmente ci scriverò un pezzo!
EliminaInnanzitutto ringrazio per l'apprezzamento (a volte mi vengono riservate più "male parole" che approvazione per le mie idee non propriamente "allineate").
RispondiEliminaIn quanto alla domanda con la quale mi ha chiesto se i ragazzini cerchino la conversazione con tutti gli insegnanti o solo con me, diciamo che quella conversazione mi pare venga cercata con tutte le persone che si dimostrano apertamente disponibili e non "giudicanti" in modo superbo. Io giudico, eccome, ma lo faccio sempre proponendo il mio giudizio come punto di vista, non come verità rivelata, faccio notare gli anni di esperienza, ma non li elevo al rango di "patente di conseguita e indiscutibile saggezza". Inoltre, offro una cosa che credo venga ritenuta preziosa da chi decide di parlarmi: l'assoluta riservatezza, con tutti - quel che mi viene raccontato entra nella mia testa, ma non esce dalla mia bocca. MAI, neppure coi genitori. Occorre ricordare che i ragazzini sono estremamente manichei (non conoscono mezze misure, bianco e nero, i grigi sono inconcepibili) ed occorre adattarsi al loro metro per cercare di indirizzarli senza forzature verso una maggiore elasticità. Ovviamente ben sapendo che l'obiettivo verrà raggiunto in breve tempo in pochissimi casi, per molti in tempi che vanno ben oltre la maggiore età, per alcuni mai. In queste condizioni, UN "tradimento" comporta una condanna senza "se" e senza "ma" dell'interlocutore.
Un aneddoto. Ho piantato nella testa e nel cuore un origami a forma di farfalla che mi è stato donato senza una parola da una ragazzina subito dopo la notizia della promozione al termine del ciclo scolastico (la vecchia "terza media"). Lì per lì l'ho preso ringraziando, senza dare troppo peso alla cosa. Qualche giorno dopo, ritrovando quel "capolavoro" sulla scrivania, son stato preso dalla curiosità di scoprirne la tecnica di piegatura e ho disteso la farfalla. Ben nascosto tra le pieghe c'era scritto, con un leggero tratto di matita in caratteri a malapena visibili: "Non sempre da fuori si vede quel che c'è dentro". Non so se la frase sia stata copiata da qualche parte, ma mi piace pensare che fosse farina del sacco di quella persona così fortemente rosa da un'ansia certificata come patologica, che mi auguro di avere aiutato a trovare qualche momento di maggiore serenità.
Al di là di questi sporadici lampi di "successo", il mestiere dell'insegnante rimane un frustrante e, alla lunga, devastante per il sistema nervoso. Troppe tensioni. Troppi conflitti. Troppi fallimenti. Tornassi indietro, porterei a termine gli studi di agronomia che ho interrotto per iniziare a lavorare nella scuola, avendo vinto il relativo concorso mentre ancora frequentavo l'università. Questo perché, sì, amo l'approccio deterministico alle cose, la prevedibilità delle "scienze esatte". Gli esseri umani sono troppo complicati. Epperò, le cose sono andate così. Amen.
Prima di tutto mi scuso per risponderle solo adesso: per l’appunto i suoi ultimi commenti sono arrivati in un momento in un fine settimana in cui ero particolarmente indaffarato. Adesso vedrò di rimettermi in “pari”.
EliminaIl suo impegno verso gli studenti è encomiabile ed è difficile immaginare come possa venire disapprovato. Posso ipotizzare della dissonanza cognitiva: altri colleghi che fanno il meno possibile e, per non sentirsi in colpa rispetto al suo lavoro, si convincono che non sia “giusto” (volutamente generico).
Oltretutto ha eluso la mia domanda se gli studenti si aprivano anche con altri suoi colleghi: mi pare di capire che la risposta sia “no” o, comunque, molto meno che con lei…
Sul suo modo specifico di relazionarsi con gli studenti non so giudicare: però mi sembra costruttivo e utile.
Soprattutto il fatto che i ragazzini si rivolgano a lei mi fa pensare che abbiano effettivamente bisogno di aiuto: in un mondo in cui i valori morali sono estremamente confusi può divenire facile perdersi e divenire incapaci di capire dove si è e dove si vuole andare, cosa sia impossibile e cosa facile.
Recentemente ho guardato per qualche giorno la programmazione RAI: un’oscenità di chiacchiericcio stupido e inutile. Ho la sensazione che la società proponga ai ragazzini un mondo illusorio dove tutto sembra possibile ma con una realtà invece completamente ostile. E il ragazzino si chiede “è colpa mia?”
Vabbè, così è come mi immagino il problema sociale di fondo: pure speculazioni basate sul niente...
L’aneddoto è molto bello e secondo me la può considerare una vittoria.
Il mestiere dell’insegnante, parlo per esperienza indiretta ma da “vicino” avendo avuto una caterva di parenti insegnanti, è estremamente sottovalutato dalla società nel suo insieme e questo alla lunga è frustrante però credo che se si riesce a mantenere la consapevolezza del suo significato più profondo, che non è trasmettere conoscenza ma formare adulti, allora può dare delle soddisfazioni difficilmente ottenibili altrove.
A me sarebbe piaciuto diventare insegnante ma non ho mai preso in considerazioni tale possibilità perché sapevo dei molti anni di precariato. Però come lavoro mi ha sempre affascinato. Vabbè, divago…
La ringrazio per aver condiviso questo suo pensiero!