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mercoledì 27 settembre 2023

La decadenza del PCUS

Ieri sono andato avanti con Trotsky e ho iniziato un sottocapitolo interessantissimo su come e perché sia avvenuta la degenerazione del partito bolscevico.
Non che mi interessasse particolarmente questo specifico caso di degenerazione quanto piuttosto il processo in sé: idealmente mi sarebbe piaciuto individuare dei fattori generali che portano alla decadenza. Da un caso specifico avrei voluto ricavare per induzione le leggi generali che lo hanno determinato.
Aggiungo anche che, come mio solito del resto, non ho preso tutte le affermazioni di Trotsky per oro colato!

E come è andata questa mia ricerca? Beh, premesso che ancora non ho finito di leggere il sottocapitolo relativo (un po’ più lungo del solito) sono abbastanza contento. Chiaramente alcune specificità della situazione sono solo tali ma mi sembra che, considerando anche altri casi paralleli, di aver individuato dei fattori più generici…

Nella fase iniziale il partito bolscevico (in pratica il partito comunista) era democratico e centralizzato. In altre parole tutte le decisioni venivano discusse dai membri del partito, vi era uno scontro politico, ma poi la decisione presa veniva accettata e portata avanti da tutti.
Secondo me un po’ ottimisticamente Trotsky scrive: «L’ovvia correttezza delle decisioni prese dalla guida politica in tutti i momenti chiave le dettero una grande autorità che è il prezioso capitale morale del centralismo.» (*1)

Già però nei primi anni dopo la rivoluzione iniziano i problemi: in parte il partito si fonde con la burocrazia, questo significa che esponenti del partito vengono inseriti in posizioni apicali della pubblica amministrazione. Nella mia teoria questo equivale ad attribuire a un gruppo le funzioni di un altro: quando queste divengono troppo dissimili ciò porta (nel medio lungo termine) alla frammentazione del potere che ha inglobato le funzioni aggiuntive ([E] 5.12, “La legge dell’implosione”).
Lenin fin da subito cercò di proteggere il patito dalla corruzione del potere ma la malattia (1922) lo distolse dai suoi scopi.
Decisiva fu poi anche la lunga guerra civile (1917-1923). Inizialmente si sarebbe voluto preservare la democrazia del paese ma «La guerra civile portò duri emendamenti a questo proposito. I partiti di opposizione vennero banditi uno dopo l’altro. La misura, ovviamente in conflitto con lo spirito della democrazia del Soviet, fu considerata dai guidoni del partito non come un principio ma come un atto episodico di auto difesa.»
Trotsky spiega poi che il partito unico non era stato teorizzato da nessuno: e in effetti ho vaghi ricordi che anche negli anni ‘80, ai tempi della perestrojka, si diceva che in teoria i partiti non comunisti non erano vietati di per sé in URSS ma solo che non erano presenti (ma forse è un falso ricordo!).
Qui vi vedo un fattore generale molto importante: l’emergenza. L’emergenza porta a decisioni eccezionali, sul momento comprensibili, ma che poi rischiano di divenire la norma.
Non starò a sfrangervi i cosiddetti col solito esempio di scellerata gestione pandemica e alle limitazioni della libertà che essa a comportato ma vi porto un nuovo esempio: con gli attentati dell’11 settembre in USA vennero introdotte delle leggi speciali (“Patriot Act” del 2001) che introdussero fra le varie cose anche grande libertà di sorveglianza e raccolta di dati sulla popolazione statunitense. Inutile dire che, passata l’emergenza, giustiziato Bin Laden, questa legge fra proroghe e piccole modifiche è tuttora in vigore.
«La necessità immediata rende facili molte decisioni che però, se prolungate nel tempo, degenererebbero in oppressione. La convenienza e il diritto sono cose differenti» (una mia traduzione tratta da Common sense (1775) di Thomas Paine).
Successivamente, nel 1921, si decide anche di vietare le correnti interne al partito perché in guerra serve unità di intenti. Anche questa misura, come al solito, avrebbe dovuto essere emergenziale, ovvero temporanea.
Da notare che abolire le correnti interne non annulla le divergenze di idee ma rende più complesso a quelle minoritarie di aggregarsi insieme in una controproposta credibile: cinque persone unite ne possono sconfiggere dieci ognuna per proprio conto.
«Comunque, ciò che nel suo intento originale era solo una necessaria eccezione causata da una situazione difficile, si dimostrò perfettamente adatta al gusto della burocrazia, che aveva iniziato a considerare la vita interna del partito esclusivamente dal punto di vista di facilità nell’amministrazione.» (*2)
Personalmente non mi è chiaro come questa diminuzione della democrazia interna favorisse la burocrazia (probabilmente dandole più libertà ma è solo una mia sensazione) ma qui mi fido del giudizio di Trotsky (che all’epoca era ancora ai vertici del partito e alla guida dell’esercito).
La regola generale secondo me è la seguente:
1. l’emergenza rende accettabili legge/iniziative speciali.
2. qualche potere beneficia da esse (aumento di forza).
3. passata l’emergenza i poteri che hanno tratto beneficio dalle leggi/iniziative speciali si opporranno alla loro abolizione.
Nel nostro esempio “attuale”, il Patriot Act del 2001, le agenzie federali hanno aumentato notevolmente la loro forza e, indirettamente, il potere politico che ha la possibilità di spiare e manipolare la popolazione per mantenere e incrementare la propria popolarità (*3).
Mi pare di un concetto molto importante che, forse, dovrei introdurre nell’Epitome (*4).
Nel 1922 la burocrazia è sempre più forte e di questo si avvantaggia Stalin che, come sappiamo (v. Reazione), ne era il massimo interprete.
Il punto di vista d Stalin era che la realizzazione del socialismo fosse un problema nazionale e, per questo, considerava l’Internazionale come un semplice strumento di politica estera; inoltre pensava che il processo per raggiungere il socialismo fosse essenzialmente un problema amministrativo/burocratico e, per questo, non era interessato alle opinioni del partito. Eletto segretario del partito nel 1922 iniziò ad aumentare l’importanza del comitato centrale (un sottoinsieme del partito comunista che ne eleggeva i membri).
Con la morte di Lenin nel 1924 Stalin coglie l’opportunità per indebolire l’opposizione interna. La maniera in cui vi riesce è altamente istruttiva. Viene indetta la “leva leninista”: «Le porte del partito, sempre accuratamente controllate, furono adesso spalancate. Operai, impiegati, piccoli ufficiali, vi affluirono in massa. Lo scopo politico di questa manovra era dissolvere l’avanguardia rivoluzionaria annacquandola con la semplice nuova massa umana, senza esperienza, senza indipendenza e con l’abitudine consolidata di sottomettersi alle autorità.» (*5).
Il controllo dei vecchi rivoluzionari (fedeli ai principi originali) sulla burocrazia svanì del tutto. E questo, di conseguenza, permise alla macchina statale di rafforzarsi ulteriormente. La riorganizzazione della burocrazia portò potere agli uomini di Stalin e lo tolse ai suoi avversari.
In questa maniera Stalin consolidò il suo potere che gli permetterà poi negli anni ‘30 di compiere le famigerate epurazioni.
Qui gli aspetti interessanti sono molteplici.
Come si indebolisce un potere?
Una maniera è quella di aumentarne il grado di apertura ([E] 3.3, “I gruppi e la dinamica dei protomiti sociali”), ovvero semplicemente aumentarne il numero dei membri. Nel caso specifico poi i nuovi membri erano facilmente manipolabili e questo è un ulteriore elemento che rese il potere del partito ancora minore.
In generale poi qui si ha un esempio di applicazione della [E] 5.5 “Legge sulla variazione della forza”: all’indebolimento del PCUS corrispondette un aumento della forza della macchina amministrativa e del comitato centrale.
In generale cosa portò il PCUS a perdere forza? Io credo che fu il suo contrapporsi a una istituzione chiusa, il comitato centrale. Nello specifico sistema e livello di dettaglio (il governo dell’URSS) il PCUS era un potere aperto mentre il comitato centrale chiuso e suo rappresentante: si applica quindi la legge della rappresentanza ([E] 5.4) che ci dice che potere rappresentato (il PCUS) e potere delegato (comitato centrale) tenderanno ad avere obiettivi distinti. In questo vi è addirittura la contrapposizione diretta e questo porta, come si è visto con relativa facilità, a un travaso di forza effettiva dal potere aperto a quello chiuso.
Gli esempi attuali sono molteplici: in Italia il governo che ignora sempre più il Parlamento o, a un livello di dettaglio diverso il potere politico che sottrae forza nella forma di autonomia (cioè diritti e libertà) alla popolazione.
Altra analogia sul trasferimento di forza ([E] 14.1, “Le tendenze storiche”, in particolare nella nota 956) si ha nelle coppie da popolazione → a burocrazia (nelle democrazie occidentali) e da PCUS → a burocrazia: questo perché nell’URSS il potere che in occidente è della popolazione apparteneva al PCUS.
E che dire del meccanismo di “annacquamento” di un gruppo per indebolirne le posizioni più estreme? Io avevo ipotizzato ([E] 20.2, “I motivi dell’immigrazione” e in particolare il punto B1) una funzione di questo genere nell’immigrazione che nel tempo si trasformano in elettori “senza esperienza, senza indipendenza e con l’abitudine consolidata di sottomettersi alle autorità” e per questo facilmente manipolabili dai media e, quindi, dal potere.
Da notare poi l’applicazione del “corollario dei gradi di distanza” ([E] 5.5).
1. Il PCUS era un gruppo chiuso (nel sistema dell’URSS) che in teoria avrebbe dovuto fare gli interessi della popolazione ma che, per la “legge della rappresentanza” ([E] 5.4) (quasi tutte le condizioni di rappresentatività imperfetta verificate) aveva già obiettivi molto diversi.
2. Il comitato centrale, eletto dal PCUS.
3. Il Politburo, espressione del comitato centrale.
4. Il Segretario Generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS), ovvero Stalin
Ben 4 livelli fra la popolazione e il potere effettivo con, quindi (soprattutto ai passaggi 1 e 2) con obiettivi totalmente diversi da quelli della popolazione.
Diventa comprensibile quindi come Stalin non abbia esitato a sacrificare 30 (forse più) milioni di sovietici per sconfiggere il nazismo. Oggi nella stessa Russia tale sacrificio viene esaltato e, a livello globale, probabilmente fu una fortuna ma dubito che la popolazione sovietica ci abbia guadagnato o che, potendo scegliere consapevolmente, avrebbe accettato tale scambio (vittoria per quel numero di morti).

Conclusione: beh, mi sembra di aver scritto abbastanza. Riassumendo un potere può degenerare (nel senso di perdere forza) in vari modi: modificandone il grado di apertura, sfruttando emergenze per indebolirlo, confronto diretto ("singolar tenzone"!) fra potere chiuso e aperto senza poi dimenticare i principi generali di decadenza ([E] 15.1, "Definizione di decadenza"). Non credo però che questo sia il panorama completo...

Nota (*1): tradotto al volo da “The revolution betrayed and Other Works” di Leon Trotsky, (E.) Graphyco, 2021, trad. Max Eastman, pag. 74.
Nota (*2): ibidem, pag. 75.
Nota (*3): cosa regolarmente successa con le totalmente false (come da sentenza di tribunale) accuse dell’FBI di aiuti russi alla campagna elettorale di Trump oppure alla soppressione di notizie (stavolta dimostratesi vere!) che avrebbero sfavorito Biden (vedi il laptop del figlio)…
Nota (*4): ho dubbi sulla sua completezza: questa eventuale legge delle “degenerazione” potrebbe avere altri fattori...
Nota (*5): ibidem, pag. 75-76.

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