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venerdì 1 settembre 2023

Il carattere duale dello Stato operaio

Allora, oggi voglio provare a riassumere il sottocapitolo 3 del capitolo III de “La rivoluzione tradita e altre opere” di Trotsky.

Il punto di partenza è che, secondo Marx, il comunismo si dovrebbe sviluppare in uno stato dal capitalismo maturo, ovvero pesantemente industrializzato. In un paese di questo tipo c’è già parecchia ricchezza in eccesso che deve essere solo ridistribuita.

La Russia era invece un paese contadino e quindi i comunisti si trovarono in una situazione non prevista da Marx: la soluzione adottata da Lenin e poi da Stalin fu quella di passare a una industrializzazione rapida con l’idea che i contadini mantenessero gli operai e la burocrazia in cambio praticamente di niente perché l’industria non era ancora abbastanza sviluppata da fornire prodotti sufficienti.

In teoria questa avrebbe dovuto essere una fase temporanea che avrebbe dovuto terminare quando l’industria avesse raggiunto un adeguato livello di sviluppo, più o meno analogo a quello delle economie capitalistiche maggiormente avanzate.

La necessità di produrre senza dare ai lavoratori “abbastanza” per il loro lavoro costringe lo stato comunista ad adottare dei metodi di costrizione che, se non nel nome, ricordano nella loro essenza gli analoghi meccanismi degli stati capitalistici.
Per esempio Trotsky scrive citando Lenin: «[…] sotto il Comunismo non solo le leggi borghesi sopravviveranno per un certo lasso di tempo, ma avremo anche uno stato borghese senza la borghesia!» (*1)
Forse con ancora maggior chiarezza Trotsky spiega che per completare la trasformazione nel “vero” comunismo, durante il periodo intermedio lo stato «[…] è costretto a difendere le diseguaglianze – ovvero i privilegi materiali di una minoranza – con metodi di costrizione [...]» e ribadisce che per questo motivo avremo uno stato borghese anche se senza la borghesia.

Forse potrebbe stupire il mio entusiasmo per quella che sembra una sorta di sottigliezza teorica politico/sociale. In realtà si tratta di una conferma indiretta di alcune mie teorie: in particolare ho in mente la “Legge della Persistenza” ([E] 5.3). Un gruppo sociale ([E] 3) non può essere eliminato se svolge una funzione utile per la società: se non vogliamo che la società perda forza qualcuno dovrà addossarsi i compiti del gruppo eliminato. Avremo quindi o una sostituzione (che però in pratica significa che il gruppo originario ha solo cambiato nome) oppure un altro gruppo ne assorbirà le funzioni (che però, nel lungo periodo porterà alla frammentazione di tale gruppo, riottenendo di nuovo il gruppo “eliminato” ma con un nome diverso).

In questo caso, sia secondo Trotsky che Lenin, alcune funzioni della borghesia restano necessarie: loro dicono di ottenere così uno stato borghese senza borghesia ma, in realtà, si avrà uno stato borghese con una borghesia che non si chiama borghesia ma che sarà una specifica specializzazione della burocrazia: saremo quindi nel secondo caso della legge della persistenza.
Ancora più precisamente nell’appendice [E] D.3 scrivevo: « [...]
La borghesia ha sicuramente molte funzioni utili fra cui quella di dirigere e sviluppare le aziende: per la teoria vista (v. 5.3) essa non potrà quindi essere eliminata.
Si potrà, per esempio, controllarne i vertici, tentare di inglobarne le funzioni oppure sostituirne i membri ma se la funzione di un gruppo è utile per la società allora esso non potrà essere eliminato.
La scelta adottata nell’URSS fu quella di sostituire gli imprenditori con dei burocrati che, per errore o per ipocrisia (v. D.4), furono considerati parte del “proletariato” ma che in realtà costituivano un nuovo gruppo sociale con propri interessi e scopi ben distinti da quelli del resto della società.
[...]»
Probabilmente, sebbene sia implicito nella legge della persistenza, dovrei specificare che questo “nuovo gruppo sociale” sarà nei fatti un analogo della borghesia.

Giustamente Trotsky osserva che per avere il socialismo reale questo stato di transizione dovrà terminare e questo significherà che i privilegiati, ovvero i burocrati, dovranno rinunciare ai loro privilegi. Trotsky è molto scettico che questo possa avvenire senza problemi e questo è coerente con la mia teoria: la “Legge della Conservazione” ([E] 5.1) spiega infatti che il primo obiettivo di ogni gruppo sarà quello di NON perdere forza, nel nostro caso in esame i privilegi.

Vincendo la mia pigrizia voglio copiare un passaggio un po’ più lungo del solito ma che riepiloga perfettamente tutto quanto ho già scritto: «Abbiamo così fatto il primo passo verso la comprensione della fondamentale contraddizione fra il programma bolscevico e la realtà dell’URSS. Se l’organizzazione statale non tende a svanire ma diviene sempre più dispotica, se i plenipotenziari della classe lavoratrice diventano burocrati, e la burocrazia si innalza suprema nella nuova società, questo non avviene per ragioni secondarie come, per esempio, reliquie psicologiche del passato o simili, ma è il risultato della ferrea necessità di far nascere e mantenere una minoranza privilegiata abbastanza fino a quando non sarà possibile garantire una genuina uguaglianza.» (*2)

Conclusione: e ho trovato anche una buona epigrafe per il sottocapitolo 5.3!!

Nota (*1): tradotto al volo da “The revolution betrayed and Other Works” di Leon Trotsky, (E.) Graphyco, 2021, trad. Max Eastman, pag. 42.
Nota (*2): ibidem, pag. 43.

2 commenti:

  1. L'errore sta nell'assioma égalité.
    Da un assioma sbagliato non possono che derivare teoremi e corollari falsi.
    Ed è ciò che è stato fatto passando per il comunismo fino all'attuale roba arcobalenga per la quale un uom*, un* donn*, tamagochi, un trans lesbo-froci* i giovedì pari del mese sono ugual*.

    Teorie assurde che hanno in comune il detestare la realtà, le differenze.

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  2. La sua premessa è forte e controcorrente ma il resto del ragionamento fila: cioè se si nega un principio tutto ciò che è basato su di esso è privo di valore.

    Non c'è invece relazione fra comunismo e arcobalenologia: la seconda infatti è il frutto di un individualismo sfrenato e solipsistico in cui l'io ha la precedenza su tutto il resto, compresa la società. "Io mi vedo così e tutti gli altri devono adattarsi alla mia visione" e non importa quanto questa sia assurda...
    In altre parole l'arcobalenologia è in totale contrasto col socialismo che invece pone al primo posto la società e, semmai, ha il difetto di opprimere il singolo individuo!

    Del resto i democratici USA sono di sinistra esattamente quanto Fratelli d'Italia della Meloni.

    "Teorie assurde che hanno in comune il detestare la realtà, le differenze" mi piace.
    Sebbene qui "le differenze" vada inteso in almeno due modi diversi contemporaneamente...

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