Onestamente non ho mai dato importanza ai titoli dei pezzi che pubblico: dal mio punto di vista sono qualcosa di superficiale e aggiuntivo, con poco a che fare con la vera sostanza del contenuto.
Insomma in genere mi accontento di usare la prima idea che mi viene a mente, più raramente ci penso già mentre scrivo. Quelli che preferisco sono i giochi di parole che, magari, acquistano senso solo a lettura ultimata…
Però mi sono accorto con orrore che io stesso: per decidere quale visitare dei ghiribizzi che seguo, se ho poco tempo e ne voglio leggere solo uno, baso la mia scelta unicamente sul titolo.
Non so se è così per tutti ma, nel mio caso, sono attratto dai titoli che mi incuriosiscono senza essere troppo espliciti.
Per esempio provo a scorrere i titoli dei ghiribizzi che seguo spiegando la sensazione che mi danno: “L’eccidio dei delfini” suggerisce già il contenuto e, visto che non mi interessa, non andrò neppure a leggerlo. “Esasperante” è già meglio: so che tratterà di un argomento esasperante ma non rivelando di cosa si tratta sono tentato di scoprirlo. “Domande che mi pongo” è una via di mezzo: fa pensare a delle riflessioni che, di per sé, mi attirerebbero però resto tiepido perché temo, per il mio gusto, di trovare quelle che mi sembrerebbero delle banalità. “Il dubbioso” è simile a “Esasperante”: ma dubbioso per me fa rima con noioso mentre invece “esasperante” ha maggior potenziale per essere divertente.
“Una rete di fanatici” invece mi piace: ho più volte scritto qualcosa del genere e quindi l’idea di leggere un pensiero parallelo al mio mi incuriosisce.
Ah, e poi ci sono un paio di titoli estremamente lunghi che illustrano chiaramente quale sia l’argomento del relativo articolo, tipo “Plovdiv: Oriente o Occidente? Il mistero bulgaro (parte III)”.
Lo so, i miei sono giudizi superficiali ma sono quelli che automaticamente fa il mio cervello per scegliere…
Però rendermi conto che io per primo mi baso su qualcosa che non ritengo importante mi ha davvero colpito: soprattutto perché mi rendo conto che una “banalità” come il titolo può, a occhio, muovere un 25% o più di lettori.
Sintesi - 18/9/2021
E quindi che titoli dovrei usare?
Probabilmente un titolo che suggerisca il contenuto del pezzo senza però essere troppo esplicito e che, contemporaneamente, riesca a anche a incuriosire il potenziale lettore.
Scorrendo i miei titoli mi accorgo invece che una buona metà sono troppo vaghi, non incuriosiscono né suggeriscono l’argomento relativo.
Decisamente dovrò tenere maggiormente presente questo aspetto in futuro…
Poi probabilmente ci potrebbero essere altri elementi da considerare: qualcosa che abbia impatto emotivo oppure che suoni divertente…
Infine ci sarebbe da valutare se tutti sono attratti dalle stesse cose: insomma un titolo che a me non piace magari potrebbe essere ritenuto stuzzicante da un’altra persona e vice versa…
Sapete cosa faccio? Cerco con Google se qualcuno ha già studiato, come credo, la materia!
Un articolo e un video... - 20/9/2021
...che voglio commentare appena potrò (dal 25 settembre, al termine della mia autocensura) ma che intanto voglio segnalare (e poi, altrimenti, rischio di dimenticarmene!):
L’articolo: La variante Draghi su DaniloBreschi.com di Danilo Breschi.
Il video: Ivermectin in australia dal canale Dr. John Campbell su YouTube.com
Come sono stato bravo! Mi sono trattenuto da ogni commento! Il trucco è che ho commentato direttamente il video e, probabilmente, commenterò anche l’articolo… eh! eh!
alla prima stazione
1 ora fa
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