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sabato 18 settembre 2021

L'antologia palatina

Stanotte ho lasciato in pace Draghi ma non ho dormito comunque (credo che sia colpa del magiare troppo salato a sera). In compenso sono andato avanti nelle mie letture e, probabilmente, ne ho avviato una nuova.

Ancora infatti non ho deciso se leggere o no tale libro: si tratta del primo volume di una serie intitolata “I poeti greci tradotti da Ettore Romagnoli” tradotti, non sorprendentemente, da Ettore Romagnoli. Questo primo volume è sull’antologia palatina (informazioni da Wikipedia!): una raccolta di epigrammi (circa 3700), dal III secolo a. C. al IX d. C., di vari autori greci. La prima edizione italiana è del 1978-1981 ma la mia copia è del 1940, ovviamente un libro di mio zio. Probabilmente Wikipedia non la considera perché è composta da solo una selezione degli epigrammi e non è una versione integrale.

Il traduttore, Ettore Romagnoli, morì prima di riuscire a rifinire l’opera: dell’introduzione abbiamo solo una bozza generale e per i singoli poeti solo poche note. In questa mia versione infatti gli epigrammi sono divisi per autore, nell’originale non credo vi sia un criterio ben preciso.
Romagnoli scelse le opere di ogni autore eliminando quelle di “genere” per concentrarsi invece su quelle più significative.

Probabilmente il vero appassionato storcerà il naso a questa suddivisione arbitraria ma per me che voglio solo farmi un’idea va più che bene.
Il traduttore spiega che all’epoca molto poesie erano scritte su commissione e seguivano precisi canoni: il poeta non aveva molte possibilità di variazione e, per questo, tali opere sono quindi tutte simili fra loro.
Nell’introduzione ne sono riportati vari esempi: brevi elegie in cui si indicano degli oggetti appartenuti al defunto, qualche parola "poetica" e poi il suo nome. Insomma dei brevi epigrammi adatti per delle lapidi. Nel testo non viene spiegato ma io me le immagino a commento di sculture o mosaici (dove si possono vedere gli oggetti descritti).

Comunque mi ha colpito anche la data di pubblicazione: 1940. Com’è possibile pensare alla poesia durante la guerra? Ma del resto la guerra scoppiò a fine agosto: suppongo che pochissimi la considerassero una possibilità reale prima, diciamo, del giugno del 1940.
Fa riflettere su come l’uomo sia scarsamente in grado di valutare correttamente il proprio tempo, di riconoscerne gli eventi di portata storica, di accorgersi quando la società imbocca delle vie oscure (*1)…

Ho interrotto la lettura a pagina 12 perché le pagine sono ancora unite per il bordo e vanno tagliate: evidentemente lo zio non aveva letto questo libro. Mi chiedo se possa avere un valore di antiquariato e se magari dovrei evitare di separarle. Però un libro è fatto per essere letto e io comunque di certo non lo venderei per pochi euro, quindi bo… probabilmente chiederò informazioni a un amico…

Inoltre a me la poesia in genere non interessa perché non la capisco: ma questa raccolta mi incuriosiva e avrei fatto volentieri un’eccezione.
Poi c’è la seccatura che sicuramente su GoodReads non è presente e aggiungere un volume è decisamente noioso (l’ho fatto per il libro di Prezzolini e non ho intenzione di rifarlo). In genere se non esiste la mia copia esatta mi accontento di indicarne anche un’edizione totalmente diversa (per esempio per “Dialogo sui due massimi sistemi..” ho selezionato una versione in spagnolo!) ma in questo caso dubito possa esserci qualcosa di simile.



Allora ho fatto una rapida ricerca: su GoodReads c’è qualche opera di Romagnoli ma non quella che ho io. Cercando su Google si trova in vendita un’edizione del 1942 in 4 volumi a 20€ (più spese di spedizione) la mia, con la copertina rigida, dubito valga molto di più…
Insomma non dovrei rischiare di perdere un patrimonio se mi leggo questo libro!

Conclusione: bo… deciderò poi...

Nota (*1): e siccome sono in autocensura fino al 25 settembre evito confronti col presente.

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