Mi sono deciso: oggi devo proprio scrivere un nuovo pezzo su “Democrazia cosa è” di Sartori: l’ultimo lo scrissi il 10 luglio quando ero a pagina 80 (circa) mentre adesso sono esattamente alla pagina 227…
Sicuramente, col senno di poi cioè, avrei dovuto pubblicare almeno un aggiornamento in agosto ma la mia pigrizia (tanta) è stata più forte del buon senso (poco).
Ovviamente questo non sarà un pezzo tematico ma semplicemente ripercorrerò le mie note che proporrò qui di seguito in maniera sequenziale. Non è neppure detto che ce la faccia a rimettermi “in pari”: se mi accorgo che il pezzo diventa troppo lungo mi interromperò. Del resto è il vantaggio di scrivere questa sorta di elenco di considerazioni quello di potersi interrompere senza lasciare un discorso complesso in sospeso.
- Sartori descrive l’attivismo politico, riferendosi alle esperienze negli anni ‘60 e ‘70, ma io vi ho visto molte similitudini con l’attivismo del vecchio M5S. Sfortunatamente nel M5S mancava la democrazia interna: l’attivista non era copartecipe della direzione politica del partito ma la subiva e doveva adattarsi a essa; mancava cioè questa forma positiva di controllo popolare del partito ma, contemporaneamente, rimaneva il pericolo dell’attivismo, cioè il fanatismo.
Nelle pagine successive Sartori scrive sulla democrazia diretta e conferma che adesso (scrive nel 2007 mi pare) almeno tecnicamente sarebbe possibile. Chiaramente evidenzia il problema ovvio della preparazione dell’uomo comune su questioni tecniche ma illustra anche un limite più sottile: scegliere fra due o più opzioni e adottare quella che prende anche un solo voto in più elimina anche ogni sorta di compromesso: chi ha votato l’opzione vincente ha vinto tutto ma chi ha fatto altre scelte non ha ottenuto nulla. Secondo Sartori invece nella normale dialettica fra i politici si tende a cercare un compromesso il più ampio possibile: nessuno sarà totalmente soddisfatto del risultato ottenuto ma nessuno ne sarà totalmente deluso. Idealmente l’obiettivo sarebbe quello di rendere tutti “un po’” soddisfatti.
- Da questo punto di vista, pur senza aver avuto modo di conoscere la piattaforma informatica Rousseau, Sartori ne anticipa perfettamente i difetti che riassume in un paio di pagine con 4 punti:
1. manipolabilità (*1) (già la formulazione delle opzioni può influenzare pesantemente la scelta).
2. aumento conflitti: chi vince vince tutto, chi perde perde tutto. (*2)
3. oppressione minoranze. (*3)
4. necessità preparazione elettore.
- Capitolo 6.2 “La tirannide della maggioranza”, ovvero quando la democrazia funziona male (*4). Le problematiche sarebbero molteplici, io mi sono evidenziato un sottoinsieme che mi sembra molto attuale:
1. legiferare contro minoranze.
2. elettori senza rappresentanza politica.
3. oppressione su individuo.
4. concentrazione di potere nelle mani di pochi.
- Sartori fa poi (6.3) un’interessante digressione sul concetto che la maggioranza abbia il diritto di decidere per tutti. Io stesso nella mia Epitome evidenzio dei problemi di fondo (fondamentalmente che non è detto che l’opinione della maggioranza sia la più corretta ed efficace) ma Sartori evidenzia che, storicamente, l’idea che la maggioranza abbia un qualche diritto a decidere per tutti ha impiegato molto tempo per affermarsi: in precedenza le votazioni (per esempio per l’elezione del Papa) servivano solo per raggiungere l’unanimità: non poteva essere una decisione di tutti se tutti non erano d’accordo con essa. Poi, certo, l’unanimità veniva raggiunta magari con la coercizione fisica degli elettori dissidenti, ma rimaneva l’idea di fondo che solo l’opinione condivisa da tutti avesse valore.
Alla fine il problema della maggioranza si risolve secondo tre teorie:
1. la maggioranza rappresenta una percentuale di legittimità: più è ampia e più le sue decisioni sono legittime.
2. è solo un espediente tecnico per decidere qualcosa: il male minore per evitare conflitti aperti.
3. il concetto di maggioranza viene in qualche modo legato al concetto di parte migliore della società che, quindi, ha maggior diritto a decidere.
Questo terzo punto, che profuma di vieta mentalità aristocratica, può sembrare assurdo ma in effetti è molto umano: notate come anche oggi la presunta maggioranza che sostiene il governo alla fine giustifica le proprie scelte con la presunzione di fondo che loro, solo loro, "capiscono" la Scienza e sanno cosa sia meglio per tutti; che chi la pensa diversamente è inferiore se non fisicamente almeno culturalmente e moralmente: per questo il dissidente può essere fatto liberamente oggetto di scherno e di disprezzo. Su questo principio di superiorità oggi, in Italia, la maggioranza esercita la propria “tirannide”.
- Un concetto semplice ma interessante è il seguente: «Come si fa a stabilire se una persona o un gruppo ha potere e, beninteso, un potere prevalente? […] il potere si rivela solo quando una decisione è controversa […] per tutta una sequela di decisioni controverse, prevale sempre uno stesso gruppo identificabile come tale [...]» (*5)
In altre parole, quando vincono sempre i “soliti” non vi è democrazia. La questione è quindi stabilire chi siano oggi in Italia questi “soliti” (perché devono essere sempre gli stessi), se esista un loro gruppo. La mia opinabile visione, che esplicito nell’Epitome, è che questo gruppo sia l’insieme dei parapoteri contrapposti alla democratastenia: sempre i primi vincono mentre i secondi perdono. Negli ultimi anni venti anni circa, l’unica eccezione, non a caso attaccata oggi su più fronti, è stata la legge sul reddito di cittadinanza: per il resto c’è stata una costante involuzione di diritti, forza, redditi e libertà della stagrande maggioranza della popolazione mentre, parimenti, la diseguaglianza economica è cresciuta a dismisura.
Va bene, mi pare di aver già scritto più che abbastanza: voglio però concludere specificando che non sono sempre d’accordo con Sartori. In generale lui ha piena fiducia nella democrazia attuale: a mio parere la degenerazione della democrazia italiana è iniziata negli anni ‘90, quindi qualcosa era già intuibile nel 2007 quando questo libro fu scritto: c’è però da dire che lo smantellamento vero e proprio della democrazia italiana (con tanto di modifica della costituzione) è iniziato solo nel 2010 col governo Monti e i suoi successori.
Ora è evidente che l’informazione è monocolore (non c’è più neppure la contrapposizione imperfetta fra televisioni di Berlusconi e RAI o fra i diversi quotidiani) e che non vi è più alcun circolo virtuoso che porti a una politica migliore, non vi è nessuna reale alternanza ma solo apparenza di diversità…
Se Sartori avesse scritto quest’opera solo 5 anni più tardi, nel 2012 cioè, sono certo che sarebbe stata ricca di allarmi e preoccupazione per la direzione che era stata presa.
Oggi, nel 2021, Sartori se fosse vivo avrebbe 95 anni e, suppongo, sarebbe indignato per la deriva presa dalla politica italiana: ovviamente i media non gli darebbero alcuno spazio e, anzi, suggerirebbero ai loro utenti che si tratta solo di un vecchio rimbambito…
Ma questa è solo la mia opinione basata sulla lettura parziale di un unico libro…
Conclusione: presto dovrò scrivere un altro pezzo su "Democrazia cosa è": ho ancora più di cento pagine da commentare!
Nota (*1): e io aggiungo il problema che se i calcolatori usati le votazioni sono gestiti da un privato non c'è alcuna garanzia che questi non vengano manipolati a piacimento soprattutto quando gli interessi in gioco sono alti.
Nota (*2): qui Sartori si riferisce a una democrazia diretta applicata a livello nazionale e non all’interno di un partito. Suppongo che all’interno di un partito le tensioni sarebbero in genere minori: ma considerate anche, per esempio, la spaccatura avutasi nel M5S con la decisione se dare o no l’appoggio al governo Draghi…
Nota (*3): anche questo punto ha meno senso se si applica la democrazia diretta all’interno di un partito (in teoria più omogeneo) che del paese. È però vero che così la maggioranza può sempre evitare qualsiasi compromesso con le eventuali minoranze.
Nota (*4): come scrissi nei pezzi precedenti, nella mia modesta interpretazione del pensiero di Sartori, l'Italia oggi non è più una democrazia ma una autocrazia.
Nota (*5): tratto da “Democrazia cosa è” di Giovanni Sartori, (E.) RCS Libri, 2007, pag. 103-104.
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