Oggi voglio scrivere ma non ne ho voglia: mi piace l’idea di mettere nero su bianco alcune considerazioni maturate negli ultimi giorni su “Democrazia cosa è” di Sartori ma l’idea dell’atto pratico di scorrere il libro, guardare le mie note, rileggere le parti interessate e tradurre il tutto per il lettore in una forma che sia chiara ma anche minimamente interessante mi dissuade dal farlo.
So bene che questo tipo di articoli servono principalmente a me per imparare e memorizzare meglio quanto letto ma, nonostante il mio egoismo utilitaristico, non mi va di farlo.
È che si tratta di varie osservazioni, tutte secondo me piuttosto interessanti, ma nessuna di esse mi entusiasma sufficientemente da aiutarmi a vincere la mia naturale pigrizia…
Proverò quindi a scrivere di calcio (non ho bisogno di consultare libri e appunti) ma premetto subito che sono più impreparato del solito. Non ho ripreso DAZN e quindi posso vedere solo le 3 partite settimanali che spettano a Sky. Negli ultimi anni mi ero già decisamente stufato di un campionato in cui le partite interessanti (a parte quelle della propria squadra del cuore) sono solo una, massimo due, per settimana: la maggior parte sono o fra squadre di basso livello o squilibrate fra una una forte e una debole: le prime non mi interessano mai, le seconde solo se, per qualche caso imprevisto, la squadra più debole riesce ad andare in vantaggio rendendo quindi la partita più equilibrata. Vabbè, l’ho già scritto l’anno scorso e, forse, ancor prima.
Però per parlare di calcio bisogna vedere le partite: ho imparato a mie spese che le sintesi sia video che cartacee possono essere estremamente fuorvianti. I giudizi poi ai singoli giocatori sono troppo condizionati dal risultato finale della partita e, dal mio punto di vista, sono spesso sballati.
Insomma o si guarda le partite dall’inizio alla fine oppure... non ci sono alternative!
Juventus: Ronaldo improvvisamente se ne è andato ma società e tifosi non piangono. Al di là dei giornalisti che continuavano a incensare spudoratamente Ronaldo come il più forte giocatore del mondo, ho la sensazione che i tifosi si fossero ormai accorti della realtà: “questo” (anziano) Ronaldo non è stato sufficiente a innalzare significativamente la competitività della Juventus a livello internazionale.
Al riguardo la mia opinione è che sicuramente l’apporto tecnico del singolo giocatore Ronaldo è stato positivo (io non ero nemmeno sicuro di questo) ma, a causa del suo costo spropositato, ha impedito miglioramenti in altre zone del campo: per permettersi Ronaldo la Juventus non ha potuto acquistare altri giocatori strategici e si è accontentata di parametri zero. A suo tempo ipotizzai che Marotta se ne fosse andato proprio perché in disaccordo con la scelta di prendere Ronaldo ma è solo una mia teoria…
Inoltre tutta la squadra si doveva sacrificare in funzione di Ronaldo: sì, CR7 in genere riusciva così a fare la differenza in Italia, con avversari mediamente molto più deboli, ma in Europa non è stato sufficiente: Ronaldo per la lotta alla Champions si è dimostrato essere una debolezza e non una forza.
Allegri adesso si trova a dover ricostruire la squadra lasciata dalle macerie di Pirlo e con qualche calciatore non all’altezza della Juventus. Sono però convinto che presto troverà la giusta alchimia e la Juventus sarà di nuovo la favorita per il campionato: ovviamente per la Champions non ci sono possibilità.
Anzi prima di scrivere questo articolo, senza cioè valutare oggettivamente (per quanto posso!) le altre squadre, avrei scritto che la Juventus rivincerà facilmente il campionato ma in effetti ci potrebbero essere delle rivali: quanto pericolose ancora non sono in grado di dirlo.
Inter: teoricamente la prima contendente della Juventus per lo scudetto. Tecnicamente ha perso Lukako, Eriksen e Hakimi. Correa è però probabilmente più forte di Hakimi ed Eriksen era utile ma non insostituibile (e Çalhanoğlu, seppure totalmente diverso, a livello di forza del singolo, quindi senza considerare gli equilibri della squadra, equivale al danese): il problema è la perdita di Lukako. A mio avviso Lukako era di una forza paragonabile a quella di “questo” Ronaldo con la differenza che Lukako giocava per la squadra mentre la Juventus doveva giocare per Ronaldo.
L’Inter, dal punto di vista dei giocatori, è quindi significativamente più debole dell’anno scorso: l’incognita è Inzaghi che due anni fa era riuscito a lottare, almeno fino alla pausa covid-19, per lo scudetto. Però non ho elementi sufficienti (la Lazio l’ho sempre seguita pochissimo) per giudicare se egli sia significativamente più bravo di Conte: se infatti Inzaghi fosse meglio di Conte e riuscisse a prendere un sufficiente vantaggio sulla Juventus nelle prime giornate allora si potrebbe assistere a un finale sul fil di lana per lo scudetto.
Milan: il Milan non l’ho ancora visto giocare né posso quindi valutare se la squadra si sia indebolita o rafforzata. Molto dipenderà da come torna Ibrahimovic: io ho scarsa fiducia nei giocatori molto anziani ma, da questo punto di vista, l’unico a crollare fisicamente dopo un infortunio è stato Ribery…
Poi c’è il “limite dei due anni” di Pioli. Io ho avuto modo di osservare bene Pioli quando allenava la Fiorentina e notai che nel secondo anno insistette sui giocatori che conosceva tralasciando altri elementi della panchina a mio avviso più validi o in forma: la mia conclusione fu che Pioli si “affezionava” ai giocatori che conosceva bene e li schierava titolari anche quando altri sarebbero stati preferibili.
Quindi, ammesso che la mia “diagnosi” sia corretta e valida in assoluto e non solo per la Fiorentina, ecco che i problemi per Pioli potrebbero venire se si trovasse a dover cambiare i giocatori titolari o semi-titolari degli scorsi due anni con i nuovi. Mi posso per esempio immaginare un Pioli che insiste a oltranza a schierare Ibrahimovic anche se questo non fosse più quello dell’anno scorso e anche se, invece, Giroud fosse più che pronto...
Nel complesso credo poi che la stagione scorsa il Milan fu decisamente fortunato e guadagnò più punti di quanto avrebbe meritato: poi questo anno ha la distrazione della Champions che gli toglierà molte energie…
Insomma vedo il Milan forse in lotta per la Champions ma non per lo scudetto.
Napoli: a me il Napoli di Gattuso dell’anno scorso non dispiaceva: il problema furono gli infortuni a catena che ne condizionarono pesantemente la stagione. La squadra è rimasta sostanzialmente la stessa ma è cambiato l’allenatore: forse mi sbaglio ma ho la sensazione che fra Spalletti e De Laurentis vi possa essere un’incompatibilità caratteriale. Non so però spiegare il perché di questa mia sensazione. Probabilmente se le cose andranno bene non ci saranno problemi ma se dovessi esserci qualche intoppo ecco che i contrasti potrebbero emergere e avere delle ricadute sul rendimento della squadra. Sicuramente in lotta per la Champions, potenzialmente per lo scudetto, sicuramente se l’allenatore fosse rimasto Gattuso, mentre solo a meno di liti fra Spalletti e il presidente.
Atalanta: non so niente dei nuovi acquisti ma mi ha colpito il cambiamento di strategia: quest’anno l’Atalanta è andata a comprarsi i giocatori che voleva pagandoli cifre significative invece di andare a pescare i soliti sconosciuti. Questo potrebbe far pensare a un’Atalanta più forte ma non vorrei che questo cambiamento di politica societaria avesse delle ripercussioni anche sugli equilibri all’interno dello spogliatoio. I giocatori non sconosciuti arrivano con aspettative (e stipendi) diversi dagli altri giocatori della rosa…
Gasperini, come ha dimostrato il caso Gomez l’anno scorso, è sicuramente un bravissimo allenatore tecnicamente ma sono scettico sulla sua capacità di gestione psicologica: lui vuole dei giocatori che obbediscano per filo e per segno alle sue istruzioni e basta.
Probabilmente la dirigenza se ne rende conto e, mi immagino, ne avrà tenuto conto anche per i nuovi acquisti.
Se tutto va bene non c’è motivo per cui che anche l’Atalanta non possa lottare per lo scudetto…
Fiorentina: non conosco il nuovo allenatore ma, sulla carta, dopo aver individuato e scelto uno a uno i peggiori allenatori disponibili sulla piazza per oltre un decennio, questo dovrebbe essere buono. Anche i nuovi innesti, sempre sulla carta, dovrebbero essere forti (per adesso posso, giudicando però una singola partita, confermare solo che Gonzalez mi è sembrato un ottimo giocatore intelligente e concreto).
Sulla carta quindi la Fiorentina dovrebbe tornare improvvisamente competitiva per la zona UEFA: certo che se poi Vlahovic si conferma e inizia a segnare a valanga ecco che le ambizioni potrebbero salire alla Champions. Come scrivo sempre sono fondamentali gli attaccanti per vincere le partite e fare punti. Coppa Italia e l’ultima di campionato fanno ben sperare sulla voglia di Vlahovic di fare bene ed essere decisivo.
Poi ci sarebbero tante altre squadre (tipo Roma e Lazio) su cui scrivere qualcosa ma, come ho spiegato, senza vedere le partite e avere quindi una conoscenza diretta della reale forza delle singole squadre il mio sarebbe solo un bla bla poco significativo.
Questo anno di sicuro non mi azzardo quindi in previsioni: magari alla quinta giornata proverò a predire la vincitrice del campionato. A oggi direi la Juventus (nonostante il pari e la sconfitta) ma magari avrò avuto modo di valutare le altre squadre “sospette”...
Conclusione: vedendo meno partite del solito suppongo che scriverò anche un minor numero di pezzi sull’argomento: diverse persone ne saranno felici!
lunedì 30 agosto 2021
sabato 28 agosto 2021
Mongolini del 4° trimestre 2011
Stamani non so cosa scrivere: sarebbe facile semplicemente andare a guardare gli ultimi pezzi di Zhok, che da qualche giorno FB non mi mostra, ma preferisco invece pubblicare un nuovo episodio della serie sui “mongolini”: ovvero quei pezzi che mi sono “venuti male” e, soprattutto, quelli dove ho preso un clamoroso abbaglio. In realtà di questa seconda specie, se ben ricordo, ne ho scoperti solo uno forse due ma sulla mia coscienza li sento pesanti e quindi, quando li trovo, sono felice di evidenziarli e denunciarli personalmente…
Vediamo dove ero rimasto…
Candidati Ottobre 2011:
- Non so che dire: in questo articolo ero molto preoccupato per la potenziale censura provocata dal “decreto Alfano” (*1). In realtà non so se fu convertito in legge o semplicemente decadde ma non sono a conoscenza di episodi di censura collegati a esso. Quello che fa riflettere è che in dieci anni siamo passati dalla censura indiretta e potenziale a una censura automatica e sistematica.
- Eridano: pezzo non sbagliato ma sostanzialmente molto modesto.
Il resto del mese è decente e, anzi, ho riletto un paio di pezzi decisamente buoni. La scelta fra i due candidati è semplice: nessuno è fortemente meritevole del “mongolino” ma mi sembra sbagliato punire la semplice bruttezza quindi…
Molto divertenti i miei resoconti del mio primo maestro di chitarra!
Candidati Novembre 2011:
- Riflessioni, CIA, Twitter...: sulla prima parte non ho niente da criticare; nella seconda però mi dimostro consapevole dei vantaggi delle reti sociali ma non dei loro difetti: di quanto cioè anche queste possano essere influenzate e manipolate (e oggi censurate con solerzia). Insomma c’è un errore di prospettiva sull’utilità reale delle reti sociali che, negli anni seguenti, correggerò autonomamente.
Oops… c’era qualche altro pezzo modesto ma non abbastanza da essere “premiato” con la candidatura al mongolino…
Ho riletto diversi pezzi su Colline (cioè Monti: all’epoca non usavo i nomi reali) per vedere se ci fossero delle previsioni sballate ma in realtà l’avevo immediatamente valutato bene: poi, sì certo, qualche mia ipotesi forse non era corretta ma niente di particolarmente importante e, comunque, erano teorie plausibilissime.
Candidati Dicembre 2011:
- Colline 7: piove forte: in prima (ri)lettura mi era sembrato un ragionevole pezzo di critica alla legge finanziaria (rivelatasi poi, come da me previsto, una mazzata inutile e dannosa per l’economia italiana) di Monti. Nel pezzo del giorno dopo però mi scuso per una frase finale in cui accuso di “XXXXX” gli italiani che alle prossime elezioni avrebbero dato il proprio voto a uno dei partiti che avevano dato la fiducia a Monti. In realtà l’ingenuità politica non è una colpa come ho spiegato e scritto in numerosi pezzi successivi: chiaramente ero frustrato ma non dovevo offendere chi la pensava diversamente da me. E comunque poi gli italiani hanno pure fatto di peggio regalando nel 2013, se ben ricordo, un buon 10% di voti abbondanti a “Scelta civica”!
- CD fragili: scrivo del declino nella vendita di CD ma manco l’essenza della concorrenza data dalla musica in linea. Parzialmente sono giustificato perché mi concentro sul prodotto offerto ma almeno una menzione avrei dovuto farla…
Certo che Monti l’avevo inquadrato proprio bene: peccato che tutto ciò che odiavo, a partire dalla disinformazione a 360° dei media, sia poi diventata prassi comune. Il governo Monti non è stato il peggio ma l’inizio del peggio: io almeno ho avuto la frustrante “soddisfazione” di essermene reso conto subito. Divertente un pezzo dove chiedo in sogno a mio zio Gip (morto l'anno precedente) cosa pensi del governo Monti. Mi risponde: «Lui ha fatto come suo solito e si è preso qualche secondo per rimuginare: ancora non aveva parlato ed ero ansioso di ascoltare la sua voce. Finalmente mi ha detto: “Sento puzzo di bruciato: all'interno non è come sembra...” e io, tutto contento, ho risposto “Perfetto! Perfetto! Perfetto!” felice che anche lo zio nutrisse il mio stesso scetticismo.»
Ma ancora più interessante è il prosieguo: «Poi lo zio, cambiando argomento, mi ha chiesto: “Ma hai iniziato a scrivere su quello che ti ho dato?”. Non ho capito a cosa si riferisse: pensavo a un'agenda, un quaderno, un blocchetto, non so... Così, ho iniziato a rispondergli: “No, ma sto leggen...”. Ho fatto in tempo a vedere che lo zio si rattristava e subito mi sono svegliato...»
All’epoca non avevo saputo interpretare la “strana” domanda dello zio ma adesso invece vi colgo chiaramente un accenno alla mia Epitome che, come ho più volte scritto, si basa molto sui libri ereditati dallo zio (vedere per esempio i “Ringraziamenti” della stessa Epitome).
Conclusione: in realtà in queste riletture mi capita di riscoprire un sacco di pezzi piacevolissimi invece che errori! Nel complesso in questi tre mesi ho assegnato tre mongolini ma sono stato estremamente severo con me stesso: non c’era niente che meritasse un “mongolino” nel senso in cui l’avevo inteso originariamente...
Nota (*1): non ricordo cosa fosse ma dal nome sembrerebbe robaccia...
Vediamo dove ero rimasto…
Candidati Ottobre 2011:
- Non so che dire: in questo articolo ero molto preoccupato per la potenziale censura provocata dal “decreto Alfano” (*1). In realtà non so se fu convertito in legge o semplicemente decadde ma non sono a conoscenza di episodi di censura collegati a esso. Quello che fa riflettere è che in dieci anni siamo passati dalla censura indiretta e potenziale a una censura automatica e sistematica.
- Eridano: pezzo non sbagliato ma sostanzialmente molto modesto.
Il resto del mese è decente e, anzi, ho riletto un paio di pezzi decisamente buoni. La scelta fra i due candidati è semplice: nessuno è fortemente meritevole del “mongolino” ma mi sembra sbagliato punire la semplice bruttezza quindi…
Molto divertenti i miei resoconti del mio primo maestro di chitarra!
Candidati Novembre 2011:
- Riflessioni, CIA, Twitter...: sulla prima parte non ho niente da criticare; nella seconda però mi dimostro consapevole dei vantaggi delle reti sociali ma non dei loro difetti: di quanto cioè anche queste possano essere influenzate e manipolate (e oggi censurate con solerzia). Insomma c’è un errore di prospettiva sull’utilità reale delle reti sociali che, negli anni seguenti, correggerò autonomamente.
Oops… c’era qualche altro pezzo modesto ma non abbastanza da essere “premiato” con la candidatura al mongolino…
Ho riletto diversi pezzi su Colline (cioè Monti: all’epoca non usavo i nomi reali) per vedere se ci fossero delle previsioni sballate ma in realtà l’avevo immediatamente valutato bene: poi, sì certo, qualche mia ipotesi forse non era corretta ma niente di particolarmente importante e, comunque, erano teorie plausibilissime.
Candidati Dicembre 2011:
- Colline 7: piove forte: in prima (ri)lettura mi era sembrato un ragionevole pezzo di critica alla legge finanziaria (rivelatasi poi, come da me previsto, una mazzata inutile e dannosa per l’economia italiana) di Monti. Nel pezzo del giorno dopo però mi scuso per una frase finale in cui accuso di “XXXXX” gli italiani che alle prossime elezioni avrebbero dato il proprio voto a uno dei partiti che avevano dato la fiducia a Monti. In realtà l’ingenuità politica non è una colpa come ho spiegato e scritto in numerosi pezzi successivi: chiaramente ero frustrato ma non dovevo offendere chi la pensava diversamente da me. E comunque poi gli italiani hanno pure fatto di peggio regalando nel 2013, se ben ricordo, un buon 10% di voti abbondanti a “Scelta civica”!
- CD fragili: scrivo del declino nella vendita di CD ma manco l’essenza della concorrenza data dalla musica in linea. Parzialmente sono giustificato perché mi concentro sul prodotto offerto ma almeno una menzione avrei dovuto farla…
Certo che Monti l’avevo inquadrato proprio bene: peccato che tutto ciò che odiavo, a partire dalla disinformazione a 360° dei media, sia poi diventata prassi comune. Il governo Monti non è stato il peggio ma l’inizio del peggio: io almeno ho avuto la frustrante “soddisfazione” di essermene reso conto subito. Divertente un pezzo dove chiedo in sogno a mio zio Gip (morto l'anno precedente) cosa pensi del governo Monti. Mi risponde: «Lui ha fatto come suo solito e si è preso qualche secondo per rimuginare: ancora non aveva parlato ed ero ansioso di ascoltare la sua voce. Finalmente mi ha detto: “Sento puzzo di bruciato: all'interno non è come sembra...” e io, tutto contento, ho risposto “Perfetto! Perfetto! Perfetto!” felice che anche lo zio nutrisse il mio stesso scetticismo.»
Ma ancora più interessante è il prosieguo: «Poi lo zio, cambiando argomento, mi ha chiesto: “Ma hai iniziato a scrivere su quello che ti ho dato?”. Non ho capito a cosa si riferisse: pensavo a un'agenda, un quaderno, un blocchetto, non so... Così, ho iniziato a rispondergli: “No, ma sto leggen...”. Ho fatto in tempo a vedere che lo zio si rattristava e subito mi sono svegliato...»
All’epoca non avevo saputo interpretare la “strana” domanda dello zio ma adesso invece vi colgo chiaramente un accenno alla mia Epitome che, come ho più volte scritto, si basa molto sui libri ereditati dallo zio (vedere per esempio i “Ringraziamenti” della stessa Epitome).
Conclusione: in realtà in queste riletture mi capita di riscoprire un sacco di pezzi piacevolissimi invece che errori! Nel complesso in questi tre mesi ho assegnato tre mongolini ma sono stato estremamente severo con me stesso: non c’era niente che meritasse un “mongolino” nel senso in cui l’avevo inteso originariamente...
Nota (*1): non ricordo cosa fosse ma dal nome sembrerebbe robaccia...
giovedì 26 agosto 2021
Musica, sogno e sveglia
Come spiegato in Sonno, sogno e musica da inizio luglio dormo tenendo la radiosveglia sintonizzata sul canale di musica classica al volume minimo.
Mi è ancora possibile trarre delle conclusioni definitive perché ci sono troppe variabili fuori dal mio controllo (come per esempio il caldo estivo o altri elementi di stress). In particolare non ho il totale controllo del volume dei brani né, ovviamente, di cosa viene trasmesso dalla radio.
Come spiegai il volume dovrebbe essere così basso da rendere impossibile riuscire a seguire la melodia: si dovrebbe solo cogliere qualche nota ogni tanto: la musica dovrebbe rimanere a un livello subliminale per non venire attivamente notata dal cervello e, quindi, ignorata come elemento di disturbo.
Invece ho la sensazione che la radio al mattino aumenti il volume dei brani col risultato che appena c’è un pezzo più energico, come una sinfonia, o cantato, come in un’opera, ecco che mi sveglia.
Idealmente dovrei scegliermi almeno un cinque ore di brani adatti (per esempio la musica con i flauti, molto tranquilla), uniformarne il volume, e poi dormire ascoltando in ciclo tale musica.
Il problema è che mi occorrerebbe un dispositivo in grado di suonare la musica registrata su una chiavetta USB o simili: di sicuro qualcosa del genere esiste ma io non ce l’ho.
Comunque ho scritto questo pezzo soprattutto per descrivere l’episodio buffo che mi è successo stamani:
«Mi sveglio perché improvvisamente i nuovi cordless comprati qualche settimana fa sono impazziti e squillano insieme. Scendo dal letto e mi avvio in sala dove si trova un cordless: l’altro deve essere nei paraggi, perché sento anche la sua suoneria (oltretutto sbagliata perché è quella della chiamata interna). Ancora mezzo addormentato provo a rispondere con la voce tutta impastata che anche al mio orecchio sembra quasi sofferente.
Sollevo la cornetta (per capirci: in realtà basta sollevare il cordless dalla sua base di ricarica per rispondere!) e sento una voce piuttosto irritata che mi chiede spiegazioni. Un attimo prima di rispondere mi sembrava di aver riconosciuto il numero del cellulare di mio cugino ma non ne ero sicuro, comunque anche se sono ancora mezzo addormentato mi sembra di riconoscere la sua voce. Gli chiedo “L. sei tu?”, lui rimane un attimo interdetto ma non mi risponde e mi chiede chi sia e come mai abbia il suo numero. Io cerco di spiegare che non so cosa sia successo e che tutto il sistema telefonico sembrava impazzito. Il dialogo surreale in cui nessuno di noi vuole dire chi è (anche lui mi chiede il mio “indirizzo” ma io mi rifiuto di darglielo per principio) poi uno di noi due riattacca.
Immediatamente i cordless riprendono a squillare: questa volta inizio a essere molto seccato e mi sveglio realmente!»
Ero ancora a letto e solo dopo qualche attimo mi accorgo che alla radio, con un volume insolitamente alto, stavano dando un brano di musica classica con i flauti che eseguivano delle specie di solfeggi MOLTO simili alle suonerie dei miei telefonini cordless!
Evidentemente, per non svegliarmi, il mio inconscio aveva integrato il loro suono nel sogno e il trucco ha funzionato per diversi secondi: la cosa buffa è che il sogno era anche estremamente verosimile. Mi posso benissimo immaginare mio cugino, molto geloso della propria riservatezza, che non mi riconosce e che diventa subito sospettoso e inquisitivo nei miei confronti! Inoltre, in passato, per sbaglio mi ha chiamato senza volere col suo cellulare e quindi anche nel sogno avevo una mezza idea che potesse avere qualcosa a che fare, senza volere, nell’aver fatto impazzire i miei cordless….
Comunque questo compositore di musica classica che ha inserito le suonerie nella sua composizione non lo dovrebbero proprio mettere nel palinsesto mattutino!
Conclusione: magari oggi è la volta buona che cerco in rete se c’è qualche dispositivo adatto ai miei scopi, ovvero riprodurre degli archivi musicali MP3 od OGG da una chiavetta USB. Il volume bassissimo (spesso anche il livello più basso è comunque troppo alto) non sarebbe un problema dato che potrei modificare personalmente gli archivi musicali con appositi programmi per abbassarne l’intensità sonora…
Mi è ancora possibile trarre delle conclusioni definitive perché ci sono troppe variabili fuori dal mio controllo (come per esempio il caldo estivo o altri elementi di stress). In particolare non ho il totale controllo del volume dei brani né, ovviamente, di cosa viene trasmesso dalla radio.
Come spiegai il volume dovrebbe essere così basso da rendere impossibile riuscire a seguire la melodia: si dovrebbe solo cogliere qualche nota ogni tanto: la musica dovrebbe rimanere a un livello subliminale per non venire attivamente notata dal cervello e, quindi, ignorata come elemento di disturbo.
Invece ho la sensazione che la radio al mattino aumenti il volume dei brani col risultato che appena c’è un pezzo più energico, come una sinfonia, o cantato, come in un’opera, ecco che mi sveglia.
Idealmente dovrei scegliermi almeno un cinque ore di brani adatti (per esempio la musica con i flauti, molto tranquilla), uniformarne il volume, e poi dormire ascoltando in ciclo tale musica.
Il problema è che mi occorrerebbe un dispositivo in grado di suonare la musica registrata su una chiavetta USB o simili: di sicuro qualcosa del genere esiste ma io non ce l’ho.
Comunque ho scritto questo pezzo soprattutto per descrivere l’episodio buffo che mi è successo stamani:
«Mi sveglio perché improvvisamente i nuovi cordless comprati qualche settimana fa sono impazziti e squillano insieme. Scendo dal letto e mi avvio in sala dove si trova un cordless: l’altro deve essere nei paraggi, perché sento anche la sua suoneria (oltretutto sbagliata perché è quella della chiamata interna). Ancora mezzo addormentato provo a rispondere con la voce tutta impastata che anche al mio orecchio sembra quasi sofferente.
Sollevo la cornetta (per capirci: in realtà basta sollevare il cordless dalla sua base di ricarica per rispondere!) e sento una voce piuttosto irritata che mi chiede spiegazioni. Un attimo prima di rispondere mi sembrava di aver riconosciuto il numero del cellulare di mio cugino ma non ne ero sicuro, comunque anche se sono ancora mezzo addormentato mi sembra di riconoscere la sua voce. Gli chiedo “L. sei tu?”, lui rimane un attimo interdetto ma non mi risponde e mi chiede chi sia e come mai abbia il suo numero. Io cerco di spiegare che non so cosa sia successo e che tutto il sistema telefonico sembrava impazzito. Il dialogo surreale in cui nessuno di noi vuole dire chi è (anche lui mi chiede il mio “indirizzo” ma io mi rifiuto di darglielo per principio) poi uno di noi due riattacca.
Immediatamente i cordless riprendono a squillare: questa volta inizio a essere molto seccato e mi sveglio realmente!»
Ero ancora a letto e solo dopo qualche attimo mi accorgo che alla radio, con un volume insolitamente alto, stavano dando un brano di musica classica con i flauti che eseguivano delle specie di solfeggi MOLTO simili alle suonerie dei miei telefonini cordless!
Evidentemente, per non svegliarmi, il mio inconscio aveva integrato il loro suono nel sogno e il trucco ha funzionato per diversi secondi: la cosa buffa è che il sogno era anche estremamente verosimile. Mi posso benissimo immaginare mio cugino, molto geloso della propria riservatezza, che non mi riconosce e che diventa subito sospettoso e inquisitivo nei miei confronti! Inoltre, in passato, per sbaglio mi ha chiamato senza volere col suo cellulare e quindi anche nel sogno avevo una mezza idea che potesse avere qualcosa a che fare, senza volere, nell’aver fatto impazzire i miei cordless….
Comunque questo compositore di musica classica che ha inserito le suonerie nella sua composizione non lo dovrebbero proprio mettere nel palinsesto mattutino!
Conclusione: magari oggi è la volta buona che cerco in rete se c’è qualche dispositivo adatto ai miei scopi, ovvero riprodurre degli archivi musicali MP3 od OGG da una chiavetta USB. Il volume bassissimo (spesso anche il livello più basso è comunque troppo alto) non sarebbe un problema dato che potrei modificare personalmente gli archivi musicali con appositi programmi per abbassarne l’intensità sonora…
martedì 24 agosto 2021
Lo specchio lunare
“Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” sta divenendo piacevole!
Probabilmente perché da una parte sto abituandomi al linguaggio e quindi riesco a capirlo senza troppi problemi; da un’altra i personaggi stanno argomentando fra loro più nel concreto rispetto all’astratto/filosofico iniziale.
Un esempio piacevole che sto leggendo adesso.
Un personaggio ha elencato le somiglianze fra Terra e Luna (in prospettiva suppongo che Galileo voglia arrivare a dimostrare che la Terra orbita intorno al Sole così come la Luna intorno alla Terra). Fra queste similitudini pone anche il fatto che dalla Luna la Terra apparirebbe come un disco luminoso illuminato con fasi simmetriche a quelle del nostro satellite.
A questo Simplicio, l’aristotelico, si oppone e dice che, mentre la Luna evidentemente riflette la luce del Sole, lo stesso non farebbe la Terra a causa della sua superficie irregolare: la Luna riflette la luce del Sole perché, come Aristotele insegna, i corpi celesti sono delle sfere perfette, durissime ma anche politissime. Afferma anche che le apparenti scabrosità visibili col cannocchiale sono interne alla sfera: semplicemente aree di maggior o minore trasparenza.
E qui la storia si fa interessante: i tre personaggi scendono nel cortile interno della villa e si pongono sul lato in ombra mentre davanti a loro c’è un muro illuminato dal Sole. L’ospite vi fa porre uno specchio: appare così evidente che una superficie liscia (lo specchio) illumina intensamente un’area estremamente limitata sulla parete opposta mentre la superficie irregolare del muro la diffonde più uniformemente sebbene meno intensamente.
Ma Simplicio non è ancora convinto: ammette che lo specchio piano riflette effettivamente la luce sulla parete opposta in ombra solo in un’area estremamente ristretta (poco più grande della dimensione dello specchio stesso) ma ricorda che la Luna è sì liscia ma anche sferica: ed è proprio perché sferica che diffonde la luce in maniera uniforme su tutta la Terra.
Allora l’ospite fa portare nel cortile un secondo specchio semisferico che fa porre accanto a quello piano: sulla parete opposta in ombra non si nota nessun aumento di luminosità perché la luce, proprio a causa della superficie concava, viene dispersa in ogni direzione.
Simplicio obietta che osservando lo specchio sferico lo vede però tutto luminoso ma l’ospite gli spiega che si tratta di un effetto ottico dell’occhio in cui la luce, in realtà puntiforme, appare diffusa: come quando si osserva di notte col cannocchiale una candela accesa molto distante.
Ecco, non sono sicuro di aver compreso bene l’esperimento e/o la spiegazione relativa ma non mi torna!
La luce che colpisce la Luna e che quindi viene riflessa è la stessa indipendentemente dalle sue irregolarità superficiali: la differenza e che se fosse liscia il riflesso sarebbe più regolare ma, nel caso peggiore, l’intensità luminosa dovrebbe essere almeno uguale non certo minore.
Riguardo l’intensità luminosa ci sarebbe poi da distinguere fra le diverse capacità riflettenti dei diversi materiali: un muro dipinto di bianco, a parità di irregolarità, riflette più luce di uno nero (che infatti si scalda maggiormente), ma a questo fenomeno Galileo non accenna.
Tornando all’esperimento l’ospite spiega che se la Luna fosse sferica e completamente riflettente sarebbe invisibile perché, viene osservato, lo specchio concavo esposto al Sole non ha aggiunto luminosità alla parete in ombra perché l'ha dispersa in ogni direzione.
Secondo me invece lo specchio concavo riflette almeno (senza considerare cioè la capacità riflettente) quanto il muro: se si potesse togliere il muro illuminato dal Sole e sostituirlo con uno specchio concavo di uguale dimensione allora la luce che arriverebbe sulla parete opposta sarebbe almeno tanta quanto quella che forniva il muro.
Ecco, non saprei se poi, osservando cioè la Luna, si potesse anche distinguere il riflesso dello stesso Sole: in questo caso non mi fido della mia capacità di immaginarmi correttamente ciò che succederebbe. Magari si vedrebbe sul muro in ombra una zona più luminosa corrispondente al Sole, distorta in base alle posizioni relative dei diversi elementi? Non lo so, forse...
Comunque vediamo come va a finire la discussione: forse Simplicio riesce a convincere i suoi due interlocutori che la Luna è effettivamente una sfera perfettamente liscia!
Conclusione: magari quando mi capita provo a rileggere l’obiezione dell’ospite alla Luna riflettente e sferica. Leggo infatti (volutamente) questo e-libro senza occhiali e, soprattutto oggi, ho fatto molta fatica a mettere a fuoco le singole parole e questa difficoltà aggiuntiva, almeno indirettamente, potrebbe avermi offuscato anche il senso del discorso…
MODIFICATO: 26/8/2021
Ho ritrovato il passaggio “incriminato”; si tratta della seguente asserzione di “SALV.” (Salviolo?):
«Quando dunque la Luna fusse tersa come uno specchio, piccolissima parte si mostrerebbe a gli occhi di un particulare illustrata dal Sole, ancorché tutto un emisferio fusse esposto a' raggi solari, ed il resto rimarrebbe all'occhio del riguardante come non illuminato e perciò invisibile, e finalmente invisibile ancora del tutto la Luna, avvenga che quella particella onde venisse la riflessione, per la sua piccolezza e gran lontananza si perderebbe; e sí come all'occhio ella resterebbe invisibile, cosí la sua illuminazione resterebbe nulla, ché bene è impossibile che un corpo luminoso togliesse via le nostre tenebre col suo splendore e che noi non lo vedessimo.»
Probabilmente perché da una parte sto abituandomi al linguaggio e quindi riesco a capirlo senza troppi problemi; da un’altra i personaggi stanno argomentando fra loro più nel concreto rispetto all’astratto/filosofico iniziale.
Un esempio piacevole che sto leggendo adesso.
Un personaggio ha elencato le somiglianze fra Terra e Luna (in prospettiva suppongo che Galileo voglia arrivare a dimostrare che la Terra orbita intorno al Sole così come la Luna intorno alla Terra). Fra queste similitudini pone anche il fatto che dalla Luna la Terra apparirebbe come un disco luminoso illuminato con fasi simmetriche a quelle del nostro satellite.
A questo Simplicio, l’aristotelico, si oppone e dice che, mentre la Luna evidentemente riflette la luce del Sole, lo stesso non farebbe la Terra a causa della sua superficie irregolare: la Luna riflette la luce del Sole perché, come Aristotele insegna, i corpi celesti sono delle sfere perfette, durissime ma anche politissime. Afferma anche che le apparenti scabrosità visibili col cannocchiale sono interne alla sfera: semplicemente aree di maggior o minore trasparenza.
E qui la storia si fa interessante: i tre personaggi scendono nel cortile interno della villa e si pongono sul lato in ombra mentre davanti a loro c’è un muro illuminato dal Sole. L’ospite vi fa porre uno specchio: appare così evidente che una superficie liscia (lo specchio) illumina intensamente un’area estremamente limitata sulla parete opposta mentre la superficie irregolare del muro la diffonde più uniformemente sebbene meno intensamente.
Ma Simplicio non è ancora convinto: ammette che lo specchio piano riflette effettivamente la luce sulla parete opposta in ombra solo in un’area estremamente ristretta (poco più grande della dimensione dello specchio stesso) ma ricorda che la Luna è sì liscia ma anche sferica: ed è proprio perché sferica che diffonde la luce in maniera uniforme su tutta la Terra.
Allora l’ospite fa portare nel cortile un secondo specchio semisferico che fa porre accanto a quello piano: sulla parete opposta in ombra non si nota nessun aumento di luminosità perché la luce, proprio a causa della superficie concava, viene dispersa in ogni direzione.
Simplicio obietta che osservando lo specchio sferico lo vede però tutto luminoso ma l’ospite gli spiega che si tratta di un effetto ottico dell’occhio in cui la luce, in realtà puntiforme, appare diffusa: come quando si osserva di notte col cannocchiale una candela accesa molto distante.
Ecco, non sono sicuro di aver compreso bene l’esperimento e/o la spiegazione relativa ma non mi torna!
La luce che colpisce la Luna e che quindi viene riflessa è la stessa indipendentemente dalle sue irregolarità superficiali: la differenza e che se fosse liscia il riflesso sarebbe più regolare ma, nel caso peggiore, l’intensità luminosa dovrebbe essere almeno uguale non certo minore.
Riguardo l’intensità luminosa ci sarebbe poi da distinguere fra le diverse capacità riflettenti dei diversi materiali: un muro dipinto di bianco, a parità di irregolarità, riflette più luce di uno nero (che infatti si scalda maggiormente), ma a questo fenomeno Galileo non accenna.
Tornando all’esperimento l’ospite spiega che se la Luna fosse sferica e completamente riflettente sarebbe invisibile perché, viene osservato, lo specchio concavo esposto al Sole non ha aggiunto luminosità alla parete in ombra perché l'ha dispersa in ogni direzione.
Secondo me invece lo specchio concavo riflette almeno (senza considerare cioè la capacità riflettente) quanto il muro: se si potesse togliere il muro illuminato dal Sole e sostituirlo con uno specchio concavo di uguale dimensione allora la luce che arriverebbe sulla parete opposta sarebbe almeno tanta quanto quella che forniva il muro.
Ecco, non saprei se poi, osservando cioè la Luna, si potesse anche distinguere il riflesso dello stesso Sole: in questo caso non mi fido della mia capacità di immaginarmi correttamente ciò che succederebbe. Magari si vedrebbe sul muro in ombra una zona più luminosa corrispondente al Sole, distorta in base alle posizioni relative dei diversi elementi? Non lo so, forse...
Comunque vediamo come va a finire la discussione: forse Simplicio riesce a convincere i suoi due interlocutori che la Luna è effettivamente una sfera perfettamente liscia!
Conclusione: magari quando mi capita provo a rileggere l’obiezione dell’ospite alla Luna riflettente e sferica. Leggo infatti (volutamente) questo e-libro senza occhiali e, soprattutto oggi, ho fatto molta fatica a mettere a fuoco le singole parole e questa difficoltà aggiuntiva, almeno indirettamente, potrebbe avermi offuscato anche il senso del discorso…
MODIFICATO: 26/8/2021
Ho ritrovato il passaggio “incriminato”; si tratta della seguente asserzione di “SALV.” (Salviolo?):
«Quando dunque la Luna fusse tersa come uno specchio, piccolissima parte si mostrerebbe a gli occhi di un particulare illustrata dal Sole, ancorché tutto un emisferio fusse esposto a' raggi solari, ed il resto rimarrebbe all'occhio del riguardante come non illuminato e perciò invisibile, e finalmente invisibile ancora del tutto la Luna, avvenga che quella particella onde venisse la riflessione, per la sua piccolezza e gran lontananza si perderebbe; e sí come all'occhio ella resterebbe invisibile, cosí la sua illuminazione resterebbe nulla, ché bene è impossibile che un corpo luminoso togliesse via le nostre tenebre col suo splendore e che noi non lo vedessimo.»
lunedì 23 agosto 2021
Due corti collegati
Ieri ho iniziato a guardare una serie/documentario sugli UFO su Netflix: in effetti è più difficile trovare ragioni per non credere alla realtà di veicoli alieni che il viceversa.
Il numero di testimonianze anche di altissimo livello non può essere ignorato: poi si può discutere su dove porre il confine fra scienza e fantascienza…
Decima volta? - 23/8/2021
Per lo stesso motivo ieri sera mi è venuta una voglia incontenibile di leggere per l’ennesima volta uno dei libri preferiti della mia autrice preferita: “L’intervento” di Julian May.
Oggi l’ho ricominciato e non ho potuto fare a meno di notare la differenza con la trilogia della Bardugo che, in confronto alla May, scrive come una bambina delle medie, con qualche idea discreta in testa ma poco dotata…
Sono INTP! - 27/8/2021
Circa 5 anni fa effettuai un esame per valutare la personalità risultando INTP: v. Intpj.
Come spiegai in tale pezzo mi rimase il dubbio di poter essere anche INTJ e, fino a oggi, non ero stato mai in grado di chiarirmi bene la differenza.
Stamani ho però trovato questo video su Youtube: INTJ vs INTP – which one are you?.
È evidente che l’autore non si limita a riproporre qualche idea scopiazzandola da Wikipedia ma che ha una chiara comprensione della questione e il risultato è un video veramente istruttivo.
Divertenti anche un paio di battute su INTP/INTJ in cui mi riconosco benissimo (cito a memoria):
«INTJ are the coldest humans, INTP are the warmest machines» (*1) e anche «INTJ like to dress dark, INTP dress in the dark» (*2)!
Nota (*1): questa frase non va intesa come una gara a chi è più razionale e freddo fra un INTJ e un INTP ma che, semplicemente, l’INTP cerca di simulare una superficiale socievolezza con gli altri mentre l’INTJ non è interessato a farlo.
Nota (*2): questa frase riguarda invece l’attenzione all’apparenza: anche gli INTJ tendono a essere fuori dalla media ma cercano di dissimularlo curando il proprio aspetto esteriore; gli INTP invece non se ne curano!
Latte scaduto - 29/8/2021
Notizia: Milk Crate Challenge, pericolosa sfida rimossa da TikTok da Ansa.it
Sottotitolo: «Si sale su casse latte impilate, cadendo ci si può far male»
A caso dal testo (che non ho letto, mi ci è proprio cascato l’occhio): «I video virali sono divertenti, ma "un collo rotto non lo è" avvertono gli esperti.»
Ma gli esperti di che? Di arrampicata sui cartoni del latte?
Che al mondo ci siano dei dementi è un fatto e inevitabile forse ma il problema è che sta diventando un mondo di dementi.
A me pare un censurare tanto per censurare, così forse per abituare la popolazione all’idea (sbagliata e perniciosa) che censurare “a fin di bene” sia giusto e corretto.
Solo che poi si censura in verità solo ciò che fa comodo oppure ciò che disturba il potere o i suoi interessi.
Lo sapete che gli “esperti” dicono che l’abuso di alcool causa indirettamente più morti del cancro?
Ma la pubblicità di liquori e birre è forse vietata? Eppure fanno intendere che chi beve sia felice, bello e di successo: non sono bufale queste?
Vabbè questo è un corto: ma potrei continuare a lamentarmi ancora a lungo…
I manutengoli della politica - 29/8/2021
Nel pezzo di ieri (Mongolini del 4° trimestre del 2011) menzionavo un vecchio pezzo (Colline 7: piove forte) dove, per la frustrazione, “pre-offendevo” chi avrebbe poi dato il proprio voto non solo a Scelta Civica (che all’epoca non esisteva) ma a tutti i partiti che avevano votato la fiducia a Monti.
Per la precisione scrissi:
«Questa finanziaria è vergognosa e fa l'esclusivo interesse dei poteri forti italiani a danno della gran parte dei cittadini: chi alle prossime elezioni voterà uno qualunque dei partiti che danno la fiducia al governo Colline è un gran ##### !!»
La mia indignazione era motivata? La collaborazione dei partiti che sostengono un governo che opera male sono a loro volta colpevoli?
Secondo me sì ma, ovviamente, è opinabile: del resto c’è ancora chi crede alla narrazione ufficiale che Monti abbia salvato l’Italia… e questo nonostante che i risultati del “salvataggio” li abbiamo visti e “toccati con mano”…
La solita serendipità che tanto mi stupisce proprio ieri mi ha presentato il seguente passaggio di “Discorso sull’origine della diseguaglianza tra gli uomini”: «[…] non posso, senza rendermi colpevole del male che mi obbligheranno a fare, ridurmi a diventare lo strumento del delitto [...]» (*1).
Che in altre parole significa “chi accetta di essere strumento del delitto condivide la colpa del male provocato”.
Nota (*1): tratto da “Discorso sull’origine della diseguaglianza tra gli uomini” di Rousseau, (E.) Primiceri Editore, 2019, trad. Silvia Grossi.
Il numero di testimonianze anche di altissimo livello non può essere ignorato: poi si può discutere su dove porre il confine fra scienza e fantascienza…
Decima volta? - 23/8/2021
Per lo stesso motivo ieri sera mi è venuta una voglia incontenibile di leggere per l’ennesima volta uno dei libri preferiti della mia autrice preferita: “L’intervento” di Julian May.
Oggi l’ho ricominciato e non ho potuto fare a meno di notare la differenza con la trilogia della Bardugo che, in confronto alla May, scrive come una bambina delle medie, con qualche idea discreta in testa ma poco dotata…
Sono INTP! - 27/8/2021
Circa 5 anni fa effettuai un esame per valutare la personalità risultando INTP: v. Intpj.
Come spiegai in tale pezzo mi rimase il dubbio di poter essere anche INTJ e, fino a oggi, non ero stato mai in grado di chiarirmi bene la differenza.
Stamani ho però trovato questo video su Youtube: INTJ vs INTP – which one are you?.
È evidente che l’autore non si limita a riproporre qualche idea scopiazzandola da Wikipedia ma che ha una chiara comprensione della questione e il risultato è un video veramente istruttivo.
Divertenti anche un paio di battute su INTP/INTJ in cui mi riconosco benissimo (cito a memoria):
«INTJ are the coldest humans, INTP are the warmest machines» (*1) e anche «INTJ like to dress dark, INTP dress in the dark» (*2)!
Nota (*1): questa frase non va intesa come una gara a chi è più razionale e freddo fra un INTJ e un INTP ma che, semplicemente, l’INTP cerca di simulare una superficiale socievolezza con gli altri mentre l’INTJ non è interessato a farlo.
Nota (*2): questa frase riguarda invece l’attenzione all’apparenza: anche gli INTJ tendono a essere fuori dalla media ma cercano di dissimularlo curando il proprio aspetto esteriore; gli INTP invece non se ne curano!
Latte scaduto - 29/8/2021
Notizia: Milk Crate Challenge, pericolosa sfida rimossa da TikTok da Ansa.it
Sottotitolo: «Si sale su casse latte impilate, cadendo ci si può far male»
A caso dal testo (che non ho letto, mi ci è proprio cascato l’occhio): «I video virali sono divertenti, ma "un collo rotto non lo è" avvertono gli esperti.»
Ma gli esperti di che? Di arrampicata sui cartoni del latte?
Che al mondo ci siano dei dementi è un fatto e inevitabile forse ma il problema è che sta diventando un mondo di dementi.
A me pare un censurare tanto per censurare, così forse per abituare la popolazione all’idea (sbagliata e perniciosa) che censurare “a fin di bene” sia giusto e corretto.
Solo che poi si censura in verità solo ciò che fa comodo oppure ciò che disturba il potere o i suoi interessi.
Lo sapete che gli “esperti” dicono che l’abuso di alcool causa indirettamente più morti del cancro?
Ma la pubblicità di liquori e birre è forse vietata? Eppure fanno intendere che chi beve sia felice, bello e di successo: non sono bufale queste?
Vabbè questo è un corto: ma potrei continuare a lamentarmi ancora a lungo…
I manutengoli della politica - 29/8/2021
Nel pezzo di ieri (Mongolini del 4° trimestre del 2011) menzionavo un vecchio pezzo (Colline 7: piove forte) dove, per la frustrazione, “pre-offendevo” chi avrebbe poi dato il proprio voto non solo a Scelta Civica (che all’epoca non esisteva) ma a tutti i partiti che avevano votato la fiducia a Monti.
Per la precisione scrissi:
«Questa finanziaria è vergognosa e fa l'esclusivo interesse dei poteri forti italiani a danno della gran parte dei cittadini: chi alle prossime elezioni voterà uno qualunque dei partiti che danno la fiducia al governo Colline è un gran ##### !!»
La mia indignazione era motivata? La collaborazione dei partiti che sostengono un governo che opera male sono a loro volta colpevoli?
Secondo me sì ma, ovviamente, è opinabile: del resto c’è ancora chi crede alla narrazione ufficiale che Monti abbia salvato l’Italia… e questo nonostante che i risultati del “salvataggio” li abbiamo visti e “toccati con mano”…
La solita serendipità che tanto mi stupisce proprio ieri mi ha presentato il seguente passaggio di “Discorso sull’origine della diseguaglianza tra gli uomini”: «[…] non posso, senza rendermi colpevole del male che mi obbligheranno a fare, ridurmi a diventare lo strumento del delitto [...]» (*1).
Che in altre parole significa “chi accetta di essere strumento del delitto condivide la colpa del male provocato”.
Nota (*1): tratto da “Discorso sull’origine della diseguaglianza tra gli uomini” di Rousseau, (E.) Primiceri Editore, 2019, trad. Silvia Grossi.
Wow del 4° trimestre 2019
Uhmm…
Ancora non ho deciso se scrivere il solito pezzo sui “Wow” oppure un aggiornamento su quanto sto leggendo in “Democrazia cosa è”…
In realtà avrei più voglia di rileggere i miei vecchi pezzi ma scrivere di democrazia, libertà e uguaglianza, anche se non ne ho molta voglia, mi aiuterebbe a memorizzare dei concetti importanti…
Ho deciso: scrivo l’articolo più facile!
Ottobre 2019:
- ...funesta: ero irritato, ovviamente non ne ricordo più il motivo, ma apprezzo molto la spontaneità del pezzo.
- Il tempo è denaro: riflessione leggera su un argomento complesso: ne apprezzo la semplicità, mi pare una lettura piacevole…
- Vita dopo la morte: quando Lovecraft incontra Aristotele…
- Umbre a caldo: di solito non candido i pezzi di politica perché troppo legati alla cronaca del tempo ma questo articolo è particolarmente lucido e le sue previsioni sono state solo rimandate di un anno dal covid-19.
Mese molto strano: pochi pezzi ma una percentuale insolitamente alta di corti. Parecchi pezzi legati alla morte… Ma almeno c’è un chiaro “vincitore”!
Novembre 2019:
- La follia del panico: pezzo piacevole ma anche profondo. Molto bello.
- Piove odio: pezzo molto bello: evidentemente ero anche di umore insolitamente poetico.
- I buoni libri: un’obiezione prestigiosa all’aborto di riforma che è stata la “buona scuola”.
- Vs Salvini: pezzo in cui elenco ciò che non mi piace di Salvini: sul finale divago forse troppo ma nel complesso è interessante.
- Il peso della vita: un racconto non banale.
- Sardine o ponti?: le sardine spiegate quando ancora erano fresche e non puzzavano di marcio.
Mese con molti pezzi e, generalmente, di buona qualità: comunque non ho dubbi nella scelta del migliore…
Dicembre 2019:
- Monthy Hall: il problema matematico è straconosciuto ma mi pare interessante come riesco a rendere intuitivo ciò che è contointuitivo.
- Programmone: adesso criticare le sardine ha poco senso visto che ormai si sono dimostrate per ciò che sono ma all’epoca in cui scrissi questo pezzo c’era, almeno fra i miei amici toscani, molta infatuazione e speranza per questo movimento fatto di niente.
- Verità a pagamento: ottima intuizione su come la “pubblicità progresso” possa essere usata come mezzo per controllare l’informazione fornita dai media. Mi sembra poi di aver ripreso e ampliato questo concetto in un articolo successivo…
Non molti pezzi e neppure molto buoni: per questo mese è difficile scegliere il migliore…
Conclusione: per equilibrio dovrò presto scrivere un pezzo sulla serie “Mongolino” ma oggi proprio non mi andava…
Ancora non ho deciso se scrivere il solito pezzo sui “Wow” oppure un aggiornamento su quanto sto leggendo in “Democrazia cosa è”…
In realtà avrei più voglia di rileggere i miei vecchi pezzi ma scrivere di democrazia, libertà e uguaglianza, anche se non ne ho molta voglia, mi aiuterebbe a memorizzare dei concetti importanti…
Ho deciso: scrivo l’articolo più facile!
Ottobre 2019:
- ...funesta: ero irritato, ovviamente non ne ricordo più il motivo, ma apprezzo molto la spontaneità del pezzo.
- Il tempo è denaro: riflessione leggera su un argomento complesso: ne apprezzo la semplicità, mi pare una lettura piacevole…
- Vita dopo la morte: quando Lovecraft incontra Aristotele…
- Umbre a caldo: di solito non candido i pezzi di politica perché troppo legati alla cronaca del tempo ma questo articolo è particolarmente lucido e le sue previsioni sono state solo rimandate di un anno dal covid-19.
Mese molto strano: pochi pezzi ma una percentuale insolitamente alta di corti. Parecchi pezzi legati alla morte… Ma almeno c’è un chiaro “vincitore”!
Novembre 2019:
- La follia del panico: pezzo piacevole ma anche profondo. Molto bello.
- Piove odio: pezzo molto bello: evidentemente ero anche di umore insolitamente poetico.
- I buoni libri: un’obiezione prestigiosa all’aborto di riforma che è stata la “buona scuola”.
- Vs Salvini: pezzo in cui elenco ciò che non mi piace di Salvini: sul finale divago forse troppo ma nel complesso è interessante.
- Il peso della vita: un racconto non banale.
- Sardine o ponti?: le sardine spiegate quando ancora erano fresche e non puzzavano di marcio.
Mese con molti pezzi e, generalmente, di buona qualità: comunque non ho dubbi nella scelta del migliore…
Dicembre 2019:
- Monthy Hall: il problema matematico è straconosciuto ma mi pare interessante come riesco a rendere intuitivo ciò che è contointuitivo.
- Programmone: adesso criticare le sardine ha poco senso visto che ormai si sono dimostrate per ciò che sono ma all’epoca in cui scrissi questo pezzo c’era, almeno fra i miei amici toscani, molta infatuazione e speranza per questo movimento fatto di niente.
- Verità a pagamento: ottima intuizione su come la “pubblicità progresso” possa essere usata come mezzo per controllare l’informazione fornita dai media. Mi sembra poi di aver ripreso e ampliato questo concetto in un articolo successivo…
Non molti pezzi e neppure molto buoni: per questo mese è difficile scegliere il migliore…
Conclusione: per equilibrio dovrò presto scrivere un pezzo sulla serie “Mongolino” ma oggi proprio non mi andava…
domenica 22 agosto 2021
Sul futuro del mondo
Come ho scritto in [E] 21.6 un’idea per la mia Epitome è quella di aggiungervi un capitolo sul futuro: dovrebbe essere divertente cercare di immaginare cosa succederà nei prossimi 50 anni!
Oggi quindi volevo semplicemente iniziare a buttare giù qualche riflessione sia sulla struttura che adotterò sia qualche previsione vera e propria.
I sottocapitoli che ho in mente sono: Mondo, USA, Cina, Russia, UE, Italia e Resto del mondo.
Non mi è chiaro però quale ordine adottare dato che il futuro del mondo dipende direttamente da quello degli USA e della Cina. Probabilmente il sottocapitolo del mondo dovrebbe essere l’ultimo del capitolo dove, semplicemente, metterei insieme quanto scritto precedentemente…
È chiaro che l’elemento focale del futuro è il rapporto fra USA e Cina: di esso scrivo già in [E] 15.7 e non mi va di ripetermi. L’unica novità che mi sento di aggiungere a quanto ho già scritto è che mi appare ormai evidente il passo indietro di Biden nei confronti della Cina.
Trump aveva iniziato una guerra commerciale in un momento in cui le forze fra le due superpotenze erano complessivamente piuttosto simili e, di conseguenza, l’esito incerto.
Biden sembra invece voglia arrendersi senza combattere: il motivo è semplice i parapoteri economici statunitensi hanno interessi grandissimi in Cina e temono di divenire vittime di eventuali ritorsioni cinesi. Biden, prevedibilmente, è molto più succube dei parapoteri economici di quanto non ne fosse Trump e il risultato pare essere un’inerzia inconcludente che va tutta a vantaggio della Cina.
Al momento la differenza più grande fra USA e Cina è la capacità militare: quella cinese è infatti relativamente sottosviluppata rispetto a quella americana. L’economia cinese è invece vincente e anche la differenza tecnologica sembra indirizzata a ridursi sempre più.
Le ingiustizie e la mancanza di libertà sono certamente maggiori in Cina ma anche gli USA non sono più il paradiso a cui eravamo abituati pensare: la diseguaglianza economica, come Bezos insegna, è cresciuta spaventosamente durante la pandemia e, sintetizzando, la libertà nella povertà è solo apparente. In USA si è liberi di fare tutto… ma solo se si ha il denaro per permetterselo…
Evidente quindi che la libertà di cui gli statunitensi si immaginano essere i paladini diviene sempre più astratta e lontana dal concreto. Insomma Atene piange ma Sparta non ride.
La tendenza per il futuro sembra quindi abbastanza evidente e chiara: la Cina potrà portare avanti i suoi progetti di rafforzamento, anche militare, sostanzialmente incontrastata. Più o meno rapidamente, difficile dire se in 10, 20 o 30 anni, gli USA perderanno la loro supremazia tecnologica e militare. A quel punto le sfere di influenza si invertiranno rispetto alle attuali: il potere della Cina sarà globale mentre quello degli USA continentale.
Ma le tendenze raramente “scorrono lisce” nel futuro: spesso accadono eventi imprevedibili che le deviano e distorcono. Quali potrebbero essere gli imprevisti più probabili?
Il primo è uno scontro militare localizzato fra Cina e USA: nell’attuale tendenza, con il governo USA che manca della volontà di portare avanti una guerra commerciale, è difficile pensare alla possibilità di uno scontro militare vero e proprio.
Soprattutto se la Cina procede con sufficiente lentezza e non fa il passo più lungo della gamba: in passato sarei rimasto convinto che i cinesi sono troppo prudenti e intelligenti per fare un errore così banale ma Xi sembra essere molto ambizioso. Tutti possono fare errori di calcolo: immaginiamoci poi uno scenario dove l’economia cinese rallenti significativamente e per un periodo prolungato (ipotesi estremamente verosimile supponendo un occidente completamente impoverito) con una conseguente opposizione politica interna sempre più forte: in questo caso un’operazione di conquista bellica potrebbe apparire allettante per riguadagnare popolarità e rinsaldare il proprio potere. Ah! È bene sottolineare che Xi ha cambiato la costituzione cinese per rimanere in carica a tempo indefinito: un cambio di potere in Cina potrà avvenire solo col ritiro di Xi.
Ecco allora che oggi gli USA sarebbero disposti allo scontro per salvare Taiwan: ma fra dieci anni? E il Giappone? Oppure la Malesia?
È quindi possibili che in un’espansione asiatica la Cina pesti prematuramente i piedi agli USA.
Il risultato dello scontro probabilmente sarebbe un nulla di fatto militare visto che, spero, si eviterebbe un conflitto globale. Ma a quel punto le conseguenze potrebbero essere molteplici: per esempio potrebbe divenire probabile la nazionalizzazione delle industrie statunitensi in Cina come forma di riparazione per i danni bellici.
Ecco quindi che la principale paura che i parapoteri economici americani temono per oggi si realizzerebbe domani, con gli USA molto più deboli a causa delle tendenze generali.
Un’altra possibilità di cui sicuramente si parla meno ma che invece potrebbe essere più probabile è una carestia dovuta al cambiamento climatico. Cosa succederebbe se per tre anni, diciamo dal 2033 al 2035, non ci fossero raccolti sufficienti in tutto il mondo? Le migrazioni, stavolta di vera e propria sopravvivenza, diverrebbero incontrollate e incontrollabili e, quasi sicuramente, sfocerebbero in scontri dato che le risorse disponibili sarebbero limitate. La fame rende la gente, tutta l’umanità, estremamente aggressiva. Non per niente si parla di lotta per la sopravvivenza.
In questo contesto scontri fra USA e Cina diverrebbero più probabili. Supponiamo per esempio che la Cina sia più colpita dalla carestia degli USA e che questi abbiano invece delle riserve strategiche di cibo: di nuovo la Cina potrebbe tentare di ricattare gli USA nazionalizzando le aziende statunitensi sul suolo cinese.
E cosa succederebbe in caso di formazione di un blocco politico russo-cinese? Questo ribalterebbe completamente gli attuali equilibri. Attualmente tale forte alleanza non è verosimili perché la Russia non ha interesse a divenire la parte debole e subordinata quando invece può ancora fare una propria politica autonoma. Ma dopo Putin? Se fossero gli USA a fare il passo più lungo della gamba e a giungere a una prova di forza con la Russia? Questo potrebbe spingerla fra le braccia della Cina…
La mia sensazione è che la storia del mondo si stia avvicinando a una fase molto turbolenta dopo quasi un secolo di relativa, molto relativa, pace. Probabilmente da tutti questi possibili futuri alternativi dovrei cercare di estrarne le costanti e basarmi su di esse.
In realtà, se non ci si vuole divertire/accontentare a fare previsioni superficiali o banali, allora diviene tutto estremamente più complesso.
Cambiamento climatico, crescita della popolazione e tendenze USA-Cina vanno tutti nella direzione dei rispettivi punti di rottura: le combinazioni dei loro effetti così si moltiplicano rendendo il futuro particolarmente incerto.
Forse un’impostazione migliore potrebbe essere quella di affrontare questi tre elementi separatamente, in opportuni sottocapitoli, invece di cercare di procedere stato per stato…
Ecco, in una prima fase, potrei scrivere un capitolo con tre sottocapitoli per ciascuno di questi elementi e poi uno sulle loro combinazioni più probabili. In una seconda fase potrei aggiungere ulteriori sottocapitoli dove, sulle basi precedenti, analizzare le possibilità dei vari stati.
Non so però quanto valga la pena fare questo sforzo: la probabilità di previsioni errate è molto maggiore di quella di indovinarle. C’è il rischio concreto di screditare le mie teorie, queste invece assolutamente valide, sfidando l’imponderabilità del futuro. Magari potrei fare anche un lavoro incredibilmente buono, prospettando il futuro più probabile, ma poi si potrebbe semplicemente verificare quello più improbabile…
Pensiamo al covid-19: che una pandemia potesse avvenire l’avevo previsto ed era prevedibile ma non il quando. Se essa fosse avvenuta un anno prima o un anno dopo probabilmente Trump non avrebbe perso le elezioni contro Biden e adesso i rapporti fra USA e Cina avrebbero magari assunto una prospettiva totalmente diversa. E pensiamo poi a come essa sta venendo sfruttata in occidente per accelerare i processi di degenerazione della democrazia: per prevederlo ci sarebbe voluto un ottimo scrittore di fantascienza.
Conclusione: vabbè, come riflessione iniziale può andare… mi pare di capire che sono ancora in alto mare…
Oggi quindi volevo semplicemente iniziare a buttare giù qualche riflessione sia sulla struttura che adotterò sia qualche previsione vera e propria.
I sottocapitoli che ho in mente sono: Mondo, USA, Cina, Russia, UE, Italia e Resto del mondo.
Non mi è chiaro però quale ordine adottare dato che il futuro del mondo dipende direttamente da quello degli USA e della Cina. Probabilmente il sottocapitolo del mondo dovrebbe essere l’ultimo del capitolo dove, semplicemente, metterei insieme quanto scritto precedentemente…
È chiaro che l’elemento focale del futuro è il rapporto fra USA e Cina: di esso scrivo già in [E] 15.7 e non mi va di ripetermi. L’unica novità che mi sento di aggiungere a quanto ho già scritto è che mi appare ormai evidente il passo indietro di Biden nei confronti della Cina.
Trump aveva iniziato una guerra commerciale in un momento in cui le forze fra le due superpotenze erano complessivamente piuttosto simili e, di conseguenza, l’esito incerto.
Biden sembra invece voglia arrendersi senza combattere: il motivo è semplice i parapoteri economici statunitensi hanno interessi grandissimi in Cina e temono di divenire vittime di eventuali ritorsioni cinesi. Biden, prevedibilmente, è molto più succube dei parapoteri economici di quanto non ne fosse Trump e il risultato pare essere un’inerzia inconcludente che va tutta a vantaggio della Cina.
Al momento la differenza più grande fra USA e Cina è la capacità militare: quella cinese è infatti relativamente sottosviluppata rispetto a quella americana. L’economia cinese è invece vincente e anche la differenza tecnologica sembra indirizzata a ridursi sempre più.
Le ingiustizie e la mancanza di libertà sono certamente maggiori in Cina ma anche gli USA non sono più il paradiso a cui eravamo abituati pensare: la diseguaglianza economica, come Bezos insegna, è cresciuta spaventosamente durante la pandemia e, sintetizzando, la libertà nella povertà è solo apparente. In USA si è liberi di fare tutto… ma solo se si ha il denaro per permetterselo…
Evidente quindi che la libertà di cui gli statunitensi si immaginano essere i paladini diviene sempre più astratta e lontana dal concreto. Insomma Atene piange ma Sparta non ride.
La tendenza per il futuro sembra quindi abbastanza evidente e chiara: la Cina potrà portare avanti i suoi progetti di rafforzamento, anche militare, sostanzialmente incontrastata. Più o meno rapidamente, difficile dire se in 10, 20 o 30 anni, gli USA perderanno la loro supremazia tecnologica e militare. A quel punto le sfere di influenza si invertiranno rispetto alle attuali: il potere della Cina sarà globale mentre quello degli USA continentale.
Ma le tendenze raramente “scorrono lisce” nel futuro: spesso accadono eventi imprevedibili che le deviano e distorcono. Quali potrebbero essere gli imprevisti più probabili?
Il primo è uno scontro militare localizzato fra Cina e USA: nell’attuale tendenza, con il governo USA che manca della volontà di portare avanti una guerra commerciale, è difficile pensare alla possibilità di uno scontro militare vero e proprio.
Soprattutto se la Cina procede con sufficiente lentezza e non fa il passo più lungo della gamba: in passato sarei rimasto convinto che i cinesi sono troppo prudenti e intelligenti per fare un errore così banale ma Xi sembra essere molto ambizioso. Tutti possono fare errori di calcolo: immaginiamoci poi uno scenario dove l’economia cinese rallenti significativamente e per un periodo prolungato (ipotesi estremamente verosimile supponendo un occidente completamente impoverito) con una conseguente opposizione politica interna sempre più forte: in questo caso un’operazione di conquista bellica potrebbe apparire allettante per riguadagnare popolarità e rinsaldare il proprio potere. Ah! È bene sottolineare che Xi ha cambiato la costituzione cinese per rimanere in carica a tempo indefinito: un cambio di potere in Cina potrà avvenire solo col ritiro di Xi.
Ecco allora che oggi gli USA sarebbero disposti allo scontro per salvare Taiwan: ma fra dieci anni? E il Giappone? Oppure la Malesia?
È quindi possibili che in un’espansione asiatica la Cina pesti prematuramente i piedi agli USA.
Il risultato dello scontro probabilmente sarebbe un nulla di fatto militare visto che, spero, si eviterebbe un conflitto globale. Ma a quel punto le conseguenze potrebbero essere molteplici: per esempio potrebbe divenire probabile la nazionalizzazione delle industrie statunitensi in Cina come forma di riparazione per i danni bellici.
Ecco quindi che la principale paura che i parapoteri economici americani temono per oggi si realizzerebbe domani, con gli USA molto più deboli a causa delle tendenze generali.
Un’altra possibilità di cui sicuramente si parla meno ma che invece potrebbe essere più probabile è una carestia dovuta al cambiamento climatico. Cosa succederebbe se per tre anni, diciamo dal 2033 al 2035, non ci fossero raccolti sufficienti in tutto il mondo? Le migrazioni, stavolta di vera e propria sopravvivenza, diverrebbero incontrollate e incontrollabili e, quasi sicuramente, sfocerebbero in scontri dato che le risorse disponibili sarebbero limitate. La fame rende la gente, tutta l’umanità, estremamente aggressiva. Non per niente si parla di lotta per la sopravvivenza.
In questo contesto scontri fra USA e Cina diverrebbero più probabili. Supponiamo per esempio che la Cina sia più colpita dalla carestia degli USA e che questi abbiano invece delle riserve strategiche di cibo: di nuovo la Cina potrebbe tentare di ricattare gli USA nazionalizzando le aziende statunitensi sul suolo cinese.
E cosa succederebbe in caso di formazione di un blocco politico russo-cinese? Questo ribalterebbe completamente gli attuali equilibri. Attualmente tale forte alleanza non è verosimili perché la Russia non ha interesse a divenire la parte debole e subordinata quando invece può ancora fare una propria politica autonoma. Ma dopo Putin? Se fossero gli USA a fare il passo più lungo della gamba e a giungere a una prova di forza con la Russia? Questo potrebbe spingerla fra le braccia della Cina…
La mia sensazione è che la storia del mondo si stia avvicinando a una fase molto turbolenta dopo quasi un secolo di relativa, molto relativa, pace. Probabilmente da tutti questi possibili futuri alternativi dovrei cercare di estrarne le costanti e basarmi su di esse.
In realtà, se non ci si vuole divertire/accontentare a fare previsioni superficiali o banali, allora diviene tutto estremamente più complesso.
Cambiamento climatico, crescita della popolazione e tendenze USA-Cina vanno tutti nella direzione dei rispettivi punti di rottura: le combinazioni dei loro effetti così si moltiplicano rendendo il futuro particolarmente incerto.
Forse un’impostazione migliore potrebbe essere quella di affrontare questi tre elementi separatamente, in opportuni sottocapitoli, invece di cercare di procedere stato per stato…
Ecco, in una prima fase, potrei scrivere un capitolo con tre sottocapitoli per ciascuno di questi elementi e poi uno sulle loro combinazioni più probabili. In una seconda fase potrei aggiungere ulteriori sottocapitoli dove, sulle basi precedenti, analizzare le possibilità dei vari stati.
Non so però quanto valga la pena fare questo sforzo: la probabilità di previsioni errate è molto maggiore di quella di indovinarle. C’è il rischio concreto di screditare le mie teorie, queste invece assolutamente valide, sfidando l’imponderabilità del futuro. Magari potrei fare anche un lavoro incredibilmente buono, prospettando il futuro più probabile, ma poi si potrebbe semplicemente verificare quello più improbabile…
Pensiamo al covid-19: che una pandemia potesse avvenire l’avevo previsto ed era prevedibile ma non il quando. Se essa fosse avvenuta un anno prima o un anno dopo probabilmente Trump non avrebbe perso le elezioni contro Biden e adesso i rapporti fra USA e Cina avrebbero magari assunto una prospettiva totalmente diversa. E pensiamo poi a come essa sta venendo sfruttata in occidente per accelerare i processi di degenerazione della democrazia: per prevederlo ci sarebbe voluto un ottimo scrittore di fantascienza.
Conclusione: vabbè, come riflessione iniziale può andare… mi pare di capire che sono ancora in alto mare…
sabato 21 agosto 2021
Parlare di ciò che non si conosce
Dopo aver terminato la trilogia della Bardugo ho ripreso a leggere i “ghiribizzi che mi piacciano” (vedi colonna a destra sui calcolatori da tavolo mentre sui telefonini non so…).
Probabilmente quello che leggo più volentieri è Il blog della Curiosona anche se, contemporaneamente, i suoi articoli li trovo un po’ frustranti: a me piace comunicare un’idea completa: dalla semplice riflessione alla teoria più complessa. Comunque mi piace esprimere il mio pensiero su questioni e problematiche.
Invece la Curiosona è al mio opposto: non scrive mai direttamente quello che pensa ma tende a proporre degli spunti di riflessione, spesso commenti o semplici meme trovati su FB.
Mi pare di averlo già scritto ma i suoi pezzi dal mio punto di vista sono le premesse su cui poi costruirei il resto dell'articolo: quando infatti trovo qualcosa di curioso o che mi colpisce su FB non riesco a fare a meno di esporre la mia opinione al riguardo, altrimenti mi sembrerebbe di aver scritto qualcosa di incompleto e, quindi, di poco significativo.
Però devo riconoscere che gli articoli della Curiosona hanno il merito di far comunque riflettere e, almeno un paio di volte, non ho resistito a commentarli con la “mia” opinione. Anzi mi sovviene adesso che qualche settimana fa avevo scritto proprio un pezzo completo nato da uno spunto trovato sul suo ghiribizzo e che è ancora sperduto e abbandonato sul disco rigido del mio calcolatore: se lo ritrovo vedrò di pubblicarlo!
Comunque pochi giorni fa la bloggatrice ha scritto un articolo dove spiega, ovviamente in maniera indiretta, la sua scelta stilistica: Non ce lo meritiamo, Nanni Moretti!
Nel pezzo elenca le battute delle pellicole di Moretti che più apprezza e il posto d’onore spetta a uno spezzone tratto da “Sogni d’oro” (1981) dove un personaggio (suppongo un regista) si sfoga sui suoi amici che lo criticano dicendogli: «Parlo mai di astrofisica io? Parlo mai di biologia io? Io non parlo di cose che non conosco!».
Pur non avendo visto tale film la battuta non mi era nuova: mi pare fosse infatti la “firma” aggiunta automaticamente da Gmail alla fine di ogni epistola scelta da un mio amico: prevedibilmente mi aveva sempre lasciato piuttosto indifferente e non mi sembrava rappresentare una saggezza così profonda da tesaurizzare gelosamente. Anzi mi sembra quasi una banalità…
Ma allora perché tu scrivi di XXX e YYY, di cui non sai niente, e in genere spari giudizi e sentenze su chi ti è ovviamente superiore per capacità e cultura?
Ecco il pezzo odierno lo voglio proprio dedicare a indagare questa, secondo me, apparente contraddizione.
Il nocciolo è che la frase di Moretti è assolutamente vera nel contesto in cui è inserita ma, se la si generalizza troppo, allora diviene errata. Moretti fa pronunciare questa frase a un regista che viene criticato da non registi: mi pare che essa possa essere correttamente estesa così: “Non contraddire un esperto di uno specifico campo se non ne sei anche tu un esperto”. E infatti ancora su questa frase sono pienamente d’accordo.
Il problema è che invece viene generalizzata superficialmente con un “non parlare di cose di cui non sei esperto” e, invece, su questo io sono completamente in disaccordo.
1. Un genitore laureato in economia non dovrebbe spiegare a un bambino il teorema di Pitagora?
2. Un informatico non potrebbe raccontare a un amico avvocato quello che ha capito di un video divulgativo di astrofisica?
3. Di politica dovrebbero discutere solo i politici di professione?
4. Oppure se il nostro medico di base ci ha prescritto un farmaco che ci dà mal di stomaco non si dovrebbe chiedergli di sostituircelo con un altro?
Mi pare che in questi quattro esempi, per motivi diversi fra loro, sia sempre giustificato parlare di qualcosa di cui non siamo esperti o, comunque nell’ultimo caso, esprimere dubbi o perplessità su materie sostanzialmente estranee alle nostre conoscenze.
Nel primo caso ci sono argomenti che rientrano nella generica cultura generale: chiunque abbia studiato alle superiori è in grado di spiegare a un bambino, almeno a livello operativo se non la dimostrazione, il teorema di Pitagora. Questo ci fornisce un principio base: non è la materia di per sé di cui non siamo esperti a essere “tabù” ma solo i suoi aspetti più complessi.
Nel secondo caso abbiamo una conversazione fra non esperti: in questo caso il primo amico farà del suo meglio per trasferire il minimo di conoscenza acquisita al suo compagno. Ovviamente quest’ultimo ascolterà il tutto col beneficio del dubbio, come una curiosità non troppo importante e su cui non baserà le proprie scelte di vita. In generale quindi si può discutere anche di cose di cui non si è esperti quando gli interlocutori sono consapevoli dei propri limiti di conoscenza.
Il terzo caso lo possiamo generalizzare con “è lecito parlare e discutere di ciò che ci riguarda”. Qui potrei anzi citare addirittura Aristotele (se trovo il frammento che ho in mente!): ovviamente non l’ho ritrovato nei miei appunti e non ho voglia di cercarlo nel libro in questione. Il succo dell’idea di Aristotele è che un servizio appartiene più ai suoi fruitori che ai suoi fornitori e questo dà diritto ai primi di avere voce su di esso. In particolare Aristotele si riferiva alla politica ma è chiaro che possiamo estendere il concetto a qualsiasi argomento: se esso ci riguarda abbiamo diritto a parlarne e discuterne.
Il quarto caso è estremo: è ovvio che il nostro dottore (nell’ipotesi che noi non si sia medici a nostra volta) ne saprà più di noi di medicina: ma anche egli potrebbe sbagliare sia la diagnosi che la terapia; non è all’interno del nostro corpo e non può sapere se abbiamo una reazione avversa, per quanto rara, a un farmaco che al 99% dei pazienti non dà problemi. In questo caso è giusto spiegargli le nostre perplessità e probabilmente, il medico per primo, ne sarà felice perché solo così potrà curarci efficacemente. In generale anche un non esperto potrebbe dare un contributo utile a una discussione magari proprio sfruttando le proprie conoscenze ed esperienze particolari.
Questi sono solo i primi quattro controesempi che mi sono venuti in mente pensandoci trenta secondi: la mia non vuole assolutamente essere una lista esaustiva di tutti i casi in cui è lecito, anzi giusto, parlare di ciò che non si sa. Comunque già questi sono sufficienti per dimostrare che la frase “non parlare di cose di cui non sei esperto” non è sempre vera.
Anzi, probabilmente ho anche ignorato i casi più interessanti: per esempio quando un non esperto, che si basa su quanto affermato da un esperto, non è d’accordo con un secondo esperto. È chiaro che il non esperto non potrà discutere da pari a pari con l’esperto ma è comunque lecito che rimanga dell’opinione dell’esperto che l’ha convinto maggiormente. Ma appunto, questa situazione è molto più articolata delle precedenti e quindi, per semplicità, la lascio perdere.
Poi ci sarebbe tutta la questione della buona fede dell’esperto: se ci sono dei grossi interessi in gioco sarebbe da ingenui pensare che gli esperti non ne vengano a loro volta condizionati. Non è assurdo che in particolari casi questi arrivino a mentire spudoratamente: è già successo. Prima o poi la verità scientifica emerge ma possono volerci decine di anni (v. La parabola di Hegsted)…
In definitiva a me pare che chi creda troppo ciecamente nella verità assoluta della frase «Parlo mai di astrofisica io? Parlo mai di biologia io? Io non parlo di cose che non conosco!», anzi che la generalizzi erroneamente (*1), corra dei seri rischi. Chi per principio non parla mai di ciò che non conosce, può non porsi domande essenziali: questo lo porta a credere ciecamente nelle proprie certezze che, spesso, divengono quelle degli “esperti” di cui, come ho precedentemente accennato, al giorno d’oggi è puro buon senso dubitare quando ci sono dei grandi interessi economici in gioco. Il rischio è quindi quello non solo di credere a qualcosa di sbagliato ma, addirittura, di essere manipolati e portati a credere qualcosa che ci è dannoso (*2).
Mi si potrebbe obiettare che chi non parla di ciò che non sa potrebbe comunque rifletterci sopra nella solitudine della propria mente: io credo però si tratti di una situazione guidata dall’abitudine instaurata dal comportamento: l'abitudine, per quanto fisica, condiziona anche il pensiero. L’uomo vuole evitare le dissonanze cognitive: non porsi domande è la maniera più semplice per troncare il problema alla radice.
Conclusione: l’argomento è molto complesso e ci sarebbe da affrontare i casi più complessi (ma anche attuali) che invece ho appena menzionato. Probabilmente il punto di partenza per un’analisi più completa dovrebbe essere la mia generalizzazione del pensiero di Aristotele. Magari, prima o poi, vedrò di lavorarci sopra collegandola al problema della censura...
Nota (*1): noto adesso che la Curiosona ha evidenziato in neretto la seconda parte della frase, cioè: «Io non parlo di cose che non conosco!» che è proprio l’affermazione priva di contesto che, interpretata in senso assoluto, io trovo errata e fuorviante...
Nota (*2): questo mio pessimismo qui può apparire eccessivo ma diviene giustificato se si considera la situazione nell’ottica della teoria descritta nella mia Epitome. Cosa che istintivamente sono portato a fare.
Probabilmente quello che leggo più volentieri è Il blog della Curiosona anche se, contemporaneamente, i suoi articoli li trovo un po’ frustranti: a me piace comunicare un’idea completa: dalla semplice riflessione alla teoria più complessa. Comunque mi piace esprimere il mio pensiero su questioni e problematiche.
Invece la Curiosona è al mio opposto: non scrive mai direttamente quello che pensa ma tende a proporre degli spunti di riflessione, spesso commenti o semplici meme trovati su FB.
Mi pare di averlo già scritto ma i suoi pezzi dal mio punto di vista sono le premesse su cui poi costruirei il resto dell'articolo: quando infatti trovo qualcosa di curioso o che mi colpisce su FB non riesco a fare a meno di esporre la mia opinione al riguardo, altrimenti mi sembrerebbe di aver scritto qualcosa di incompleto e, quindi, di poco significativo.
Però devo riconoscere che gli articoli della Curiosona hanno il merito di far comunque riflettere e, almeno un paio di volte, non ho resistito a commentarli con la “mia” opinione. Anzi mi sovviene adesso che qualche settimana fa avevo scritto proprio un pezzo completo nato da uno spunto trovato sul suo ghiribizzo e che è ancora sperduto e abbandonato sul disco rigido del mio calcolatore: se lo ritrovo vedrò di pubblicarlo!
Comunque pochi giorni fa la bloggatrice ha scritto un articolo dove spiega, ovviamente in maniera indiretta, la sua scelta stilistica: Non ce lo meritiamo, Nanni Moretti!
Nel pezzo elenca le battute delle pellicole di Moretti che più apprezza e il posto d’onore spetta a uno spezzone tratto da “Sogni d’oro” (1981) dove un personaggio (suppongo un regista) si sfoga sui suoi amici che lo criticano dicendogli: «Parlo mai di astrofisica io? Parlo mai di biologia io? Io non parlo di cose che non conosco!».
Pur non avendo visto tale film la battuta non mi era nuova: mi pare fosse infatti la “firma” aggiunta automaticamente da Gmail alla fine di ogni epistola scelta da un mio amico: prevedibilmente mi aveva sempre lasciato piuttosto indifferente e non mi sembrava rappresentare una saggezza così profonda da tesaurizzare gelosamente. Anzi mi sembra quasi una banalità…
Ma allora perché tu scrivi di XXX e YYY, di cui non sai niente, e in genere spari giudizi e sentenze su chi ti è ovviamente superiore per capacità e cultura?
Ecco il pezzo odierno lo voglio proprio dedicare a indagare questa, secondo me, apparente contraddizione.
Il nocciolo è che la frase di Moretti è assolutamente vera nel contesto in cui è inserita ma, se la si generalizza troppo, allora diviene errata. Moretti fa pronunciare questa frase a un regista che viene criticato da non registi: mi pare che essa possa essere correttamente estesa così: “Non contraddire un esperto di uno specifico campo se non ne sei anche tu un esperto”. E infatti ancora su questa frase sono pienamente d’accordo.
Il problema è che invece viene generalizzata superficialmente con un “non parlare di cose di cui non sei esperto” e, invece, su questo io sono completamente in disaccordo.
1. Un genitore laureato in economia non dovrebbe spiegare a un bambino il teorema di Pitagora?
2. Un informatico non potrebbe raccontare a un amico avvocato quello che ha capito di un video divulgativo di astrofisica?
3. Di politica dovrebbero discutere solo i politici di professione?
4. Oppure se il nostro medico di base ci ha prescritto un farmaco che ci dà mal di stomaco non si dovrebbe chiedergli di sostituircelo con un altro?
Mi pare che in questi quattro esempi, per motivi diversi fra loro, sia sempre giustificato parlare di qualcosa di cui non siamo esperti o, comunque nell’ultimo caso, esprimere dubbi o perplessità su materie sostanzialmente estranee alle nostre conoscenze.
Nel primo caso ci sono argomenti che rientrano nella generica cultura generale: chiunque abbia studiato alle superiori è in grado di spiegare a un bambino, almeno a livello operativo se non la dimostrazione, il teorema di Pitagora. Questo ci fornisce un principio base: non è la materia di per sé di cui non siamo esperti a essere “tabù” ma solo i suoi aspetti più complessi.
Nel secondo caso abbiamo una conversazione fra non esperti: in questo caso il primo amico farà del suo meglio per trasferire il minimo di conoscenza acquisita al suo compagno. Ovviamente quest’ultimo ascolterà il tutto col beneficio del dubbio, come una curiosità non troppo importante e su cui non baserà le proprie scelte di vita. In generale quindi si può discutere anche di cose di cui non si è esperti quando gli interlocutori sono consapevoli dei propri limiti di conoscenza.
Il terzo caso lo possiamo generalizzare con “è lecito parlare e discutere di ciò che ci riguarda”. Qui potrei anzi citare addirittura Aristotele (se trovo il frammento che ho in mente!): ovviamente non l’ho ritrovato nei miei appunti e non ho voglia di cercarlo nel libro in questione. Il succo dell’idea di Aristotele è che un servizio appartiene più ai suoi fruitori che ai suoi fornitori e questo dà diritto ai primi di avere voce su di esso. In particolare Aristotele si riferiva alla politica ma è chiaro che possiamo estendere il concetto a qualsiasi argomento: se esso ci riguarda abbiamo diritto a parlarne e discuterne.
Il quarto caso è estremo: è ovvio che il nostro dottore (nell’ipotesi che noi non si sia medici a nostra volta) ne saprà più di noi di medicina: ma anche egli potrebbe sbagliare sia la diagnosi che la terapia; non è all’interno del nostro corpo e non può sapere se abbiamo una reazione avversa, per quanto rara, a un farmaco che al 99% dei pazienti non dà problemi. In questo caso è giusto spiegargli le nostre perplessità e probabilmente, il medico per primo, ne sarà felice perché solo così potrà curarci efficacemente. In generale anche un non esperto potrebbe dare un contributo utile a una discussione magari proprio sfruttando le proprie conoscenze ed esperienze particolari.
Questi sono solo i primi quattro controesempi che mi sono venuti in mente pensandoci trenta secondi: la mia non vuole assolutamente essere una lista esaustiva di tutti i casi in cui è lecito, anzi giusto, parlare di ciò che non si sa. Comunque già questi sono sufficienti per dimostrare che la frase “non parlare di cose di cui non sei esperto” non è sempre vera.
Anzi, probabilmente ho anche ignorato i casi più interessanti: per esempio quando un non esperto, che si basa su quanto affermato da un esperto, non è d’accordo con un secondo esperto. È chiaro che il non esperto non potrà discutere da pari a pari con l’esperto ma è comunque lecito che rimanga dell’opinione dell’esperto che l’ha convinto maggiormente. Ma appunto, questa situazione è molto più articolata delle precedenti e quindi, per semplicità, la lascio perdere.
Poi ci sarebbe tutta la questione della buona fede dell’esperto: se ci sono dei grossi interessi in gioco sarebbe da ingenui pensare che gli esperti non ne vengano a loro volta condizionati. Non è assurdo che in particolari casi questi arrivino a mentire spudoratamente: è già successo. Prima o poi la verità scientifica emerge ma possono volerci decine di anni (v. La parabola di Hegsted)…
In definitiva a me pare che chi creda troppo ciecamente nella verità assoluta della frase «Parlo mai di astrofisica io? Parlo mai di biologia io? Io non parlo di cose che non conosco!», anzi che la generalizzi erroneamente (*1), corra dei seri rischi. Chi per principio non parla mai di ciò che non conosce, può non porsi domande essenziali: questo lo porta a credere ciecamente nelle proprie certezze che, spesso, divengono quelle degli “esperti” di cui, come ho precedentemente accennato, al giorno d’oggi è puro buon senso dubitare quando ci sono dei grandi interessi economici in gioco. Il rischio è quindi quello non solo di credere a qualcosa di sbagliato ma, addirittura, di essere manipolati e portati a credere qualcosa che ci è dannoso (*2).
Mi si potrebbe obiettare che chi non parla di ciò che non sa potrebbe comunque rifletterci sopra nella solitudine della propria mente: io credo però si tratti di una situazione guidata dall’abitudine instaurata dal comportamento: l'abitudine, per quanto fisica, condiziona anche il pensiero. L’uomo vuole evitare le dissonanze cognitive: non porsi domande è la maniera più semplice per troncare il problema alla radice.
Conclusione: l’argomento è molto complesso e ci sarebbe da affrontare i casi più complessi (ma anche attuali) che invece ho appena menzionato. Probabilmente il punto di partenza per un’analisi più completa dovrebbe essere la mia generalizzazione del pensiero di Aristotele. Magari, prima o poi, vedrò di lavorarci sopra collegandola al problema della censura...
Nota (*1): noto adesso che la Curiosona ha evidenziato in neretto la seconda parte della frase, cioè: «Io non parlo di cose che non conosco!» che è proprio l’affermazione priva di contesto che, interpretata in senso assoluto, io trovo errata e fuorviante...
Nota (*2): questo mio pessimismo qui può apparire eccessivo ma diviene giustificato se si considera la situazione nell’ottica della teoria descritta nella mia Epitome. Cosa che istintivamente sono portato a fare.
venerdì 20 agosto 2021
Piantare nuove idee
Spesso mi capita di iniziare un pezzo scrivendo qualcosa del tipo “ieri riflettevo su XXX e ho pensato YYY” o frasi simili: poi, magari, accludo articoli o passaggi di libri che riportano qualcosa di più o meno simile e che, in genere, ho scoperto solo successivamente.
Non so quanto questa specie di serendipità sia frequente: nei vari ghiribizzi degli altri bloggatori che seguo con maggiore o minore attenzione non mi è mai capitato di trovare passaggi simili.
Ciò non significa molto: è un campione troppo piccolo per essere significativo.
Inoltre a me, forse per malaccorta franchezza, piace spiegare le origini prime di un mio pensiero: altri, probabilmente, preferiscono andare direttamente al nocciolo. Se poi ho incontrato delle coincidenze che mi appaiono curiose o rare ecco che allora la tentazione di narrarle diviene irresistibile.
Ma (appunto!) ieri mi chiedevo da dove provengono tutte queste idee di cui, evidentemente, solo una piccolissima frazione di esse (in teoria di “qualità” superiore alle altre) appare su questo ghiribizzo o, addirittura, nell’Epitome.
In parte è natura: all’epoca delle elementari ero il tipico bambino che chiedeva continuamente “Perché XXX? Perché YYY?” ed è ragionevole pensare che anche da adulto mi sia rimasta questa tendenza a pormi domande. Osservando e riflettendo su ciò che “vedo” (in senso lato) è inevitabile che, di tanto in tanto, arrivi a darmi qualche spiegazione potenzialmente anche interessante. Ah, un’altra mia caratteristica è che spesso non ho le risposte a tutti i quesiti che mi pongo e, in questo caso, mi viene naturale immaginarmi diverse ipotesi che, in genere, considero nei miei ragionamenti successivi (arrivando così, talvolta, a raffinarle). Intendo dire che nei pensieri successivi che si basano sul precedente quesito considero tutte le mie ipotesi e non solo una di queste.
Può sembrare un’ovvietà, probabilmente quello sopra esposto è solo il sistema di ragionare corretto e comune a tutte le persone, anzi certamente è così: la differenza è che a me viene naturale usare questo modo di procedere fin da bambino e lo uso in maniera sistematica e massiccia senza neppure sforzarmi.
Probabilmente è una forma di intelligenza anche se non saprei dire come sia normalmente chiamata.
Ma non conta solamente la tendenza naturale a porsi domande e, quindi, a cercare risposte: a mio avviso è decisivo e fondamentale anche l’humus che fornisco alla mia mente nella forma di letture disparate e che, in qualche caso, non capisco neppure pienamente.
Già durante la lettura mi annoto riflessioni su quanto leggo: sintesi di quanto scritto ma soprattutto commenti che vanno oltre il pensiero dell’autore e che sollevano questioni che sul momento mi lasciano perplesso. Questa lettura attiva equivale a spargere semi in un campo: prima o poi qualche idea basata su questi germoglierà. Altri dubbi resteranno in sospeso per anni, magari di un buon numero semplicemente me ne dimenticherò….
Ecco, la memoria è un altro elemento fondamentale perché è la precondizione che permette di unire insieme pensieri lontani nel tempo. Anche qui vi è una grossa componente di natura: spesso quando leggo qualcosa mi capita di ricordare informazioni o dettagli relativi ad altre letture che a livello cosciente, senza cioè lo stimolo della lettura, non avrei mai pensato di sapere.
Chiaro che la memoria moltiplica i dati che si possono mettere in relazione fra loro aumentando così la probabilità di scoprire qualche rapporto inconsueto o curioso.
Mi sovviene ora che il piacere di costruire queste “relazioni” è un altro elemento fondamentale: senza questo costante stimolo a voler comprendere meglio ciò che ci sta intorno (e di nuovo si torna al mio pertinace “perché?” infantile) lo sforzo che faccio non avrebbe senso. Provo piacere ad arrivare a una conclusione nuova e utile: è questo l’incentivo che mi spinge a leggere e riflettere.
A chi invece non importa delle domande figuriamoci quanto potranno interessare le risposte!
Forse vale la pena ricordare che le letture per esserci proficue devono essere impegnative: è lo sforzo di capire che è determinante. Un romanzo che semplicemente espone il proprio contenuto senza farci riflettere è pressoché inutile: diviene solo un modo per passare il tempo, poco meglio che guardare la tivvù.
A proposito di letture credo che sia molto proficuo leggere più testi contemporaneamente: la scelta di procedere in questo modo mi venne istintiva ma ora ne vedo chiaramente i pregi.
Leggere un solo libro è come pranzare con un unico cibo: difficilmente sarà un’alimentazione equilibrata e rapidamente verrà a noia. Cosa si fa quando qualcosa ci ha stufato: si cerca di evitarlo il più possibile: nella lettura di un libro questo corrisponde a cercare di leggerlo rapidamente prestandogli poca attenzione o ad abbandonarlo direttamente.
Io invece nelle mie letture seguo l’appetito del momento: leggo cioè quello che mi va. Qualche pagina di un autore, altre due o tre di un altro e poco più.
Oltretutto concentrandosi su un solo libro per volta c’è il rischio di esporsi a troppe informazioni simili, quindi a sovrapporle senza distinguerle opportunamente.
Insomma per leggere bene un’opera è necessario farlo lentamente con poche pagine al giorno e, di conseguenza, la soluzione più proficua se non ci si accontenta di leggere 3 o 4 libri all’anno, è quella di seguire più libri contemporaneamente.
Chiaramente vi è anche il pericolo concreto di confondere le idee e i concetti di libri diversi: per questo motivo le mie letture contemporanee trattano tutte argomenti molto diversi.
Anni fa feci l’errore di provare a leggere insieme le “Storie” di Polibio e le “Elleniche” di Senofonte: fino a quando Polibio narrava dei galli non ebbi problemi ma quando iniziò anch’egli a scrivere della situazione della Grecia mi confusi del tutto!
Mi sembrava di aver scritto un pezzo intitolato “L’importanza della lettura” ma non riesco a ritrovarlo: a proposito di buona memoria!
Conclusione: avevo iniziato a scrivere questo pezzo ieri ma solo oggi l’ho terminato (in pratica riletto e corretto) e adesso non ricordo più (ottima memoria!) cose volessi arrivare a dire: immagino che il mio punto fosse che per la natura possiamo fare ben poco ma invece possiamo tutti leggere. Che cosa? Come ho scritto l’ideale sarebbe spaziare fra più argomenti e autori possibili però, dovendo scegliere, secondo me sono preferibili i libri del XIX secolo o precedenti. Come insegna (indirettamente) Taleb i libri che superano la prova del tempo sono spesso anche intrinsecamente validi mentre un autore moderno, per quanto apprezzato dalla critica, è più rischioso.
Gli autori antichi presentano poi almeno altri due vantaggi: in genere scrivono per essere capiti e non per mostrare il loro sapere: la loro lettura quindi è sempre molto piacevole.
Il secondo vantaggio è che la conoscenza di cosa è avvenuto nei secoli seguenti ci permette facilmente di riconoscere potenziali errori degli autori e quindi ci suggerisce riflessioni e considerazioni molto utili per cercare di spiegarne la causa (*1). Credo che proprio riflettendo sui testi degli storici antichi io sia arrivato alla generalizzazione di quello che ho chiamato il paradosso dell’epoca e che è l’argomento fondamentale del sesto capitolo della mia Epitome….
Nota (*1): a volte poi si arriverà a conclusioni sorprendenti. Un errore di previsione non implica automaticamente un errore nel ragionamento: talvolta accade l’imprevedibile, il caso ci mette il suo zampino. L’autore poteva aver previsto l’evoluzione più probabile degli eventi ma, come sappiamo, non sempre si verifica ciò che dovrebbe verificarsi il 90% delle volte: nel 10% dei casi avviene qualcos'altro…
Non so quanto questa specie di serendipità sia frequente: nei vari ghiribizzi degli altri bloggatori che seguo con maggiore o minore attenzione non mi è mai capitato di trovare passaggi simili.
Ciò non significa molto: è un campione troppo piccolo per essere significativo.
Inoltre a me, forse per malaccorta franchezza, piace spiegare le origini prime di un mio pensiero: altri, probabilmente, preferiscono andare direttamente al nocciolo. Se poi ho incontrato delle coincidenze che mi appaiono curiose o rare ecco che allora la tentazione di narrarle diviene irresistibile.
Ma (appunto!) ieri mi chiedevo da dove provengono tutte queste idee di cui, evidentemente, solo una piccolissima frazione di esse (in teoria di “qualità” superiore alle altre) appare su questo ghiribizzo o, addirittura, nell’Epitome.
In parte è natura: all’epoca delle elementari ero il tipico bambino che chiedeva continuamente “Perché XXX? Perché YYY?” ed è ragionevole pensare che anche da adulto mi sia rimasta questa tendenza a pormi domande. Osservando e riflettendo su ciò che “vedo” (in senso lato) è inevitabile che, di tanto in tanto, arrivi a darmi qualche spiegazione potenzialmente anche interessante. Ah, un’altra mia caratteristica è che spesso non ho le risposte a tutti i quesiti che mi pongo e, in questo caso, mi viene naturale immaginarmi diverse ipotesi che, in genere, considero nei miei ragionamenti successivi (arrivando così, talvolta, a raffinarle). Intendo dire che nei pensieri successivi che si basano sul precedente quesito considero tutte le mie ipotesi e non solo una di queste.
Può sembrare un’ovvietà, probabilmente quello sopra esposto è solo il sistema di ragionare corretto e comune a tutte le persone, anzi certamente è così: la differenza è che a me viene naturale usare questo modo di procedere fin da bambino e lo uso in maniera sistematica e massiccia senza neppure sforzarmi.
Probabilmente è una forma di intelligenza anche se non saprei dire come sia normalmente chiamata.
Ma non conta solamente la tendenza naturale a porsi domande e, quindi, a cercare risposte: a mio avviso è decisivo e fondamentale anche l’humus che fornisco alla mia mente nella forma di letture disparate e che, in qualche caso, non capisco neppure pienamente.
Già durante la lettura mi annoto riflessioni su quanto leggo: sintesi di quanto scritto ma soprattutto commenti che vanno oltre il pensiero dell’autore e che sollevano questioni che sul momento mi lasciano perplesso. Questa lettura attiva equivale a spargere semi in un campo: prima o poi qualche idea basata su questi germoglierà. Altri dubbi resteranno in sospeso per anni, magari di un buon numero semplicemente me ne dimenticherò….
Ecco, la memoria è un altro elemento fondamentale perché è la precondizione che permette di unire insieme pensieri lontani nel tempo. Anche qui vi è una grossa componente di natura: spesso quando leggo qualcosa mi capita di ricordare informazioni o dettagli relativi ad altre letture che a livello cosciente, senza cioè lo stimolo della lettura, non avrei mai pensato di sapere.
Chiaro che la memoria moltiplica i dati che si possono mettere in relazione fra loro aumentando così la probabilità di scoprire qualche rapporto inconsueto o curioso.
Mi sovviene ora che il piacere di costruire queste “relazioni” è un altro elemento fondamentale: senza questo costante stimolo a voler comprendere meglio ciò che ci sta intorno (e di nuovo si torna al mio pertinace “perché?” infantile) lo sforzo che faccio non avrebbe senso. Provo piacere ad arrivare a una conclusione nuova e utile: è questo l’incentivo che mi spinge a leggere e riflettere.
A chi invece non importa delle domande figuriamoci quanto potranno interessare le risposte!
Forse vale la pena ricordare che le letture per esserci proficue devono essere impegnative: è lo sforzo di capire che è determinante. Un romanzo che semplicemente espone il proprio contenuto senza farci riflettere è pressoché inutile: diviene solo un modo per passare il tempo, poco meglio che guardare la tivvù.
A proposito di letture credo che sia molto proficuo leggere più testi contemporaneamente: la scelta di procedere in questo modo mi venne istintiva ma ora ne vedo chiaramente i pregi.
Leggere un solo libro è come pranzare con un unico cibo: difficilmente sarà un’alimentazione equilibrata e rapidamente verrà a noia. Cosa si fa quando qualcosa ci ha stufato: si cerca di evitarlo il più possibile: nella lettura di un libro questo corrisponde a cercare di leggerlo rapidamente prestandogli poca attenzione o ad abbandonarlo direttamente.
Io invece nelle mie letture seguo l’appetito del momento: leggo cioè quello che mi va. Qualche pagina di un autore, altre due o tre di un altro e poco più.
Oltretutto concentrandosi su un solo libro per volta c’è il rischio di esporsi a troppe informazioni simili, quindi a sovrapporle senza distinguerle opportunamente.
Insomma per leggere bene un’opera è necessario farlo lentamente con poche pagine al giorno e, di conseguenza, la soluzione più proficua se non ci si accontenta di leggere 3 o 4 libri all’anno, è quella di seguire più libri contemporaneamente.
Chiaramente vi è anche il pericolo concreto di confondere le idee e i concetti di libri diversi: per questo motivo le mie letture contemporanee trattano tutte argomenti molto diversi.
Anni fa feci l’errore di provare a leggere insieme le “Storie” di Polibio e le “Elleniche” di Senofonte: fino a quando Polibio narrava dei galli non ebbi problemi ma quando iniziò anch’egli a scrivere della situazione della Grecia mi confusi del tutto!
Mi sembrava di aver scritto un pezzo intitolato “L’importanza della lettura” ma non riesco a ritrovarlo: a proposito di buona memoria!
Conclusione: avevo iniziato a scrivere questo pezzo ieri ma solo oggi l’ho terminato (in pratica riletto e corretto) e adesso non ricordo più (ottima memoria!) cose volessi arrivare a dire: immagino che il mio punto fosse che per la natura possiamo fare ben poco ma invece possiamo tutti leggere. Che cosa? Come ho scritto l’ideale sarebbe spaziare fra più argomenti e autori possibili però, dovendo scegliere, secondo me sono preferibili i libri del XIX secolo o precedenti. Come insegna (indirettamente) Taleb i libri che superano la prova del tempo sono spesso anche intrinsecamente validi mentre un autore moderno, per quanto apprezzato dalla critica, è più rischioso.
Gli autori antichi presentano poi almeno altri due vantaggi: in genere scrivono per essere capiti e non per mostrare il loro sapere: la loro lettura quindi è sempre molto piacevole.
Il secondo vantaggio è che la conoscenza di cosa è avvenuto nei secoli seguenti ci permette facilmente di riconoscere potenziali errori degli autori e quindi ci suggerisce riflessioni e considerazioni molto utili per cercare di spiegarne la causa (*1). Credo che proprio riflettendo sui testi degli storici antichi io sia arrivato alla generalizzazione di quello che ho chiamato il paradosso dell’epoca e che è l’argomento fondamentale del sesto capitolo della mia Epitome….
Nota (*1): a volte poi si arriverà a conclusioni sorprendenti. Un errore di previsione non implica automaticamente un errore nel ragionamento: talvolta accade l’imprevedibile, il caso ci mette il suo zampino. L’autore poteva aver previsto l’evoluzione più probabile degli eventi ma, come sappiamo, non sempre si verifica ciò che dovrebbe verificarsi il 90% delle volte: nel 10% dei casi avviene qualcos'altro…
mercoledì 18 agosto 2021
Due maggioranze
[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.8.0 "Verdepasso").
Ieri mattina riflettevo: quando molte persone fanno la stessa cosa essa sembra automaticamente più giusta, più sicura più corretta etc. Eppure è ovvio che non vi sia una relazione diretta fra l’azione della maggioranza e la natura della cosa: X resta X sia se la compie un singolo o un milione o un miliardo di persone (*1).
Ieri pomeriggio, con la consueta serendipità, mi sono poi imbattuto in un video di TED intitolato Perché la maggioranza ha sempre torto. Il titolo è in realtà fuorviante per attirare l’attenzione. Il senso è che le azioni della maggioranza hanno un risultato "normale" proprio perché le fanno tutti. La lezione era dedicata agli imprenditori che vogliono avere successo: se fanno le stesse cose degli altri automaticamente otterranno risultati simili: per avere veramente successo bisogna uscire dagli schemi comuni (*2).
Evidente che vi sia una certa relazione fra la mia riflessione e quella dell’ospite di TED.
Probabilmente la sintesi della seconda riflessione è semplicemente che “la maggioranza è normale per definizione” da cui deriva che tutto ciò che la maggioranza fa è normale, oppure lo diviene se si tratta di un nuovo comportamento.
La mia riflessione si riallaccia qui: copiare le scelte della maggioranza è in genere il comportamento più sicuro: quando non si ha voglia di pensare basta seguire la maggioranza e il risultato non potrà essere disastroso. O così almeno si è portati istintivamente, come animali sociali, a pensare.
Poi però, pensandoci un po’ meglio, ciò non è sempre vero ed è facile trovare esempi: nella Germania nazista la maggioranza perseguitava gli ebrei, oppure alle “mode” poco salubri: basti pensare al vizio del fumo.
In genere i comportamenti più “rischiosi” compiuti dalla maggioranza sono quelli nuovi dove il risultato nel medio/lungo termine è sconosciuto. Questo anche perché per cambiare bruscamente il comportamento di un’intera società è necessaria una notevole forza di persuasione in genere disponibile solo al potere politico. Al riguardo sono cinico e, come spiego altrove ([E] 12.1), il potere politico raramente ha a cuore gli interessi del popolo e, molto più spesso, sostiene quelli di altri poteri (al giorno d’oggi quasi sempre economici).
Il cambiamento di abitudini della popolazione quindi può essere pilotato per recare vantaggi, anche enormi, a pochi e, si spera, nessun danno alle persone. Ma a volte non è così: tornando all’esempio delle sigarette già negli anni ‘50 le aziende produttrici avevano scoperto che queste erano dannose per la salute ma si guardarono bene dal dirlo: evidentemente riuscirono anche a evitare che il potere politico tutelasse la popolazione con ricerche autonome. Ci vollero almeno altri 30 anni (praticamente una generazione) prima che la verità emergesse e iniziasse una lotta, non priva di eccessi e ingiustizie, al fumo.
Del resto i danni causati dal fumo non erano immediatamente evidenti ma si manifestavano a decenni di distanza dall’accensione della prima sigaretta.
Quindi il succo della mia riflessione è di prestare attenzione ai cambiamenti di abitudini della maggioranza perché, se causati da interessi economici, non è detto che siano sicuri per tutti anche se istintivamente se ne ha la sensazione (mia riflessione) e, comunque, aspettatevi risultati nella media e non eccezionali (riflessione di TED).
Conclusione: e questo voleva essere un corto rapido e veloce...
Nota (*1): Ecco, semmai col tempo, come spiego nell’Epitome col ciclo CMR ([E] 6.5) l’uso, cioè le abitudini della popolazione, altera la cultura e, ancora successivamente, la morale. Ma sul momento immediato ciò non dovrebbe essere vero: la morale non si cambia dall'oggi al domani.
Nota (*2): Aggiungo che è anche vero che, uscendo dagli schemi, è possibile imboccare pure delle strade fallimentari. Anzi sarei portato a pensare che, se non si sa bene quello che si sta facendo, è più facile far male che bene uscendo dal consueto.
Ieri mattina riflettevo: quando molte persone fanno la stessa cosa essa sembra automaticamente più giusta, più sicura più corretta etc. Eppure è ovvio che non vi sia una relazione diretta fra l’azione della maggioranza e la natura della cosa: X resta X sia se la compie un singolo o un milione o un miliardo di persone (*1).
Ieri pomeriggio, con la consueta serendipità, mi sono poi imbattuto in un video di TED intitolato Perché la maggioranza ha sempre torto. Il titolo è in realtà fuorviante per attirare l’attenzione. Il senso è che le azioni della maggioranza hanno un risultato "normale" proprio perché le fanno tutti. La lezione era dedicata agli imprenditori che vogliono avere successo: se fanno le stesse cose degli altri automaticamente otterranno risultati simili: per avere veramente successo bisogna uscire dagli schemi comuni (*2).
Evidente che vi sia una certa relazione fra la mia riflessione e quella dell’ospite di TED.
Probabilmente la sintesi della seconda riflessione è semplicemente che “la maggioranza è normale per definizione” da cui deriva che tutto ciò che la maggioranza fa è normale, oppure lo diviene se si tratta di un nuovo comportamento.
La mia riflessione si riallaccia qui: copiare le scelte della maggioranza è in genere il comportamento più sicuro: quando non si ha voglia di pensare basta seguire la maggioranza e il risultato non potrà essere disastroso. O così almeno si è portati istintivamente, come animali sociali, a pensare.
Poi però, pensandoci un po’ meglio, ciò non è sempre vero ed è facile trovare esempi: nella Germania nazista la maggioranza perseguitava gli ebrei, oppure alle “mode” poco salubri: basti pensare al vizio del fumo.
In genere i comportamenti più “rischiosi” compiuti dalla maggioranza sono quelli nuovi dove il risultato nel medio/lungo termine è sconosciuto. Questo anche perché per cambiare bruscamente il comportamento di un’intera società è necessaria una notevole forza di persuasione in genere disponibile solo al potere politico. Al riguardo sono cinico e, come spiego altrove ([E] 12.1), il potere politico raramente ha a cuore gli interessi del popolo e, molto più spesso, sostiene quelli di altri poteri (al giorno d’oggi quasi sempre economici).
Il cambiamento di abitudini della popolazione quindi può essere pilotato per recare vantaggi, anche enormi, a pochi e, si spera, nessun danno alle persone. Ma a volte non è così: tornando all’esempio delle sigarette già negli anni ‘50 le aziende produttrici avevano scoperto che queste erano dannose per la salute ma si guardarono bene dal dirlo: evidentemente riuscirono anche a evitare che il potere politico tutelasse la popolazione con ricerche autonome. Ci vollero almeno altri 30 anni (praticamente una generazione) prima che la verità emergesse e iniziasse una lotta, non priva di eccessi e ingiustizie, al fumo.
Del resto i danni causati dal fumo non erano immediatamente evidenti ma si manifestavano a decenni di distanza dall’accensione della prima sigaretta.
Quindi il succo della mia riflessione è di prestare attenzione ai cambiamenti di abitudini della maggioranza perché, se causati da interessi economici, non è detto che siano sicuri per tutti anche se istintivamente se ne ha la sensazione (mia riflessione) e, comunque, aspettatevi risultati nella media e non eccezionali (riflessione di TED).
Conclusione: e questo voleva essere un corto rapido e veloce...
Nota (*1): Ecco, semmai col tempo, come spiego nell’Epitome col ciclo CMR ([E] 6.5) l’uso, cioè le abitudini della popolazione, altera la cultura e, ancora successivamente, la morale. Ma sul momento immediato ciò non dovrebbe essere vero: la morale non si cambia dall'oggi al domani.
Nota (*2): Aggiungo che è anche vero che, uscendo dagli schemi, è possibile imboccare pure delle strade fallimentari. Anzi sarei portato a pensare che, se non si sa bene quello che si sta facendo, è più facile far male che bene uscendo dal consueto.
martedì 17 agosto 2021
Ombre e noia
Un pezzo facile oggi: ieri ho finito di leggere la trilogia “Shadow and bone” di Leigh Bardugo che avevo acquistato dopo aver visto una nuova serie su Netflix ispirato al primo di questi libri.
Che dire? In breve si è trattato di una delusione enorme: intendiamoci i libri sono più che leggibili ma, sfortunatamente, altrettanto facilmente dimenticabili.
Particolarmente indigesta mi è rimasta la scelta stilistica di scriverli in prima persona, dall’unico punto di vista della protagonista: di solito con questo tipo di romanzi sono abituato alla terza persona che dà inoltre la possibilità di seguire più storie contemporaneamente rendendo la trama molto più interessante.
La trama del primo libro era semplicemente banale e piatta. Il secondo un po’ meglio. Il terzo libro sembrava buono ma sul finale crolla nel banale/noioso/scontato. Su GoodReads.com ho dato ai primi due libri 2 stelline su 5 (sarebbero state 1½ per il primo e 2½ per il secondo) e al terzo 3 su 5 (mentre a qualche capitolo dalla fine pensavo di dargliene 4). L’esperienza complessiva è da 2 su 5 a causa delle aspettative troppo alte e dell’evidente potenziale andato sprecato.
Inutile entrare nei dettagli ma abbondano i personaggi non riusciti, che vorrebbero avere uno spessore che invece gli manca; ce ne sono anche di buoni ma sono una minoranza: il cattivo, soprattutto la madre del cattivo, il principe buono (e forse anche il fratello che però ha una parte piccolissima) e un’amica della protagonista bellissima ma che viene poi sfigurata. La protagonista, nonostante il racconto sia scritto in prima persona, non funziona e questo non è poco; idem per il principale coprotagonista.
L’ambientazione non era male (da qui il rammarico per quello che avrebbe potuto essere e non è stato) anche se è poco comprensibile il riferimento alla Russia inserito in un mondo la cui geografia non è quella della Terra. So che ha scritto altri libri basati su questo “universo” magari in essi ci potrebbe essere qualche chiarimento al riguardo...
Sorprendentemente la serie televisiva è enormemente superiore al libro: la trama è completamente stravolta e vengono aggiunti dei personaggi molto più belli e sfaccettati degli originali. Spero che la Bardugo abbia lavorato a questa sceneggiatura altrimenti sarebbe davvero imbarazzante se gli sceneggiatori di Netflix avessero fatto un così buon lavoro senza il suo aiuto…
Ecco, tanto per dare l’idea, se dovessi dare un punteggio alla prima stagione della serie televisiva, basata sul primo libro della Bardugo, sarebbe da 4 su 5. Certo ora capisco le piccole inconsistenze della trama: l’hanno dovuta stravolgere e, per questo, in alcuni punti alcuni passaggi sembrano molto forzati.
Che aggiungere? Come lettura leggera vanno benissimo ma, mentre i libri che mi piacciono li rileggo volentieri, questi sono davvero inconsistenti e li dimenticherò più che volentieri.
Conclusione: ~17€ non buttati ma quasi...
Che dire? In breve si è trattato di una delusione enorme: intendiamoci i libri sono più che leggibili ma, sfortunatamente, altrettanto facilmente dimenticabili.
Particolarmente indigesta mi è rimasta la scelta stilistica di scriverli in prima persona, dall’unico punto di vista della protagonista: di solito con questo tipo di romanzi sono abituato alla terza persona che dà inoltre la possibilità di seguire più storie contemporaneamente rendendo la trama molto più interessante.
La trama del primo libro era semplicemente banale e piatta. Il secondo un po’ meglio. Il terzo libro sembrava buono ma sul finale crolla nel banale/noioso/scontato. Su GoodReads.com ho dato ai primi due libri 2 stelline su 5 (sarebbero state 1½ per il primo e 2½ per il secondo) e al terzo 3 su 5 (mentre a qualche capitolo dalla fine pensavo di dargliene 4). L’esperienza complessiva è da 2 su 5 a causa delle aspettative troppo alte e dell’evidente potenziale andato sprecato.
Inutile entrare nei dettagli ma abbondano i personaggi non riusciti, che vorrebbero avere uno spessore che invece gli manca; ce ne sono anche di buoni ma sono una minoranza: il cattivo, soprattutto la madre del cattivo, il principe buono (e forse anche il fratello che però ha una parte piccolissima) e un’amica della protagonista bellissima ma che viene poi sfigurata. La protagonista, nonostante il racconto sia scritto in prima persona, non funziona e questo non è poco; idem per il principale coprotagonista.
L’ambientazione non era male (da qui il rammarico per quello che avrebbe potuto essere e non è stato) anche se è poco comprensibile il riferimento alla Russia inserito in un mondo la cui geografia non è quella della Terra. So che ha scritto altri libri basati su questo “universo” magari in essi ci potrebbe essere qualche chiarimento al riguardo...
Sorprendentemente la serie televisiva è enormemente superiore al libro: la trama è completamente stravolta e vengono aggiunti dei personaggi molto più belli e sfaccettati degli originali. Spero che la Bardugo abbia lavorato a questa sceneggiatura altrimenti sarebbe davvero imbarazzante se gli sceneggiatori di Netflix avessero fatto un così buon lavoro senza il suo aiuto…
Ecco, tanto per dare l’idea, se dovessi dare un punteggio alla prima stagione della serie televisiva, basata sul primo libro della Bardugo, sarebbe da 4 su 5. Certo ora capisco le piccole inconsistenze della trama: l’hanno dovuta stravolgere e, per questo, in alcuni punti alcuni passaggi sembrano molto forzati.
Che aggiungere? Come lettura leggera vanno benissimo ma, mentre i libri che mi piacciono li rileggo volentieri, questi sono davvero inconsistenti e li dimenticherò più che volentieri.
Conclusione: ~17€ non buttati ma quasi...
lunedì 16 agosto 2021
Da Zhok a Di Battista
Articolo: Tecnocrazia e ragione liberale: una riflessione preliminare di Andrea Zhok su AntropologiaFilosofica.Altervista.org
Il concetto che mi ha più colpito è parallelo a quello principale (leggete l’articolo per scoprire quest’ultimo!): il fanatico antiscientifico e antipolitico, colui che non crede né nella scienza né nella politica.
In realtà fra le mie poche conoscenze su FB ho anche una di queste persone: però non mi ero reso conto che costituisse una classe a sé. Lo ritenevo un caso unico e forse, proprio perché il suo modo di pensare è così lontano dal mio, tendevo a sottostimare la diffusione della sua tipologia sociale.
Uno dei pochi argomenti di “scontro” che ho con lui, perché in generale su FB evito di perdere tempo a discutere, è per difendere la mia NON partecipazioni a eventi di protesta che pure condivido a livello di principio. La mia ragione è che, mancando una sponda politica, si tratta di proteste sterili: ignorate dai media o, peggio, ridicolizzate. Insomma fatica sprecata.
Questa esperienza l’ho già fatta nel 2014 come attivista del M5S e ho capito che non serve a niente se non si inquadra l’azione in un contesto più ampio che deve avere un riferimento politico o almeno culturale/ideologico.
Ecco, su queste persone Zhok è particolarmente scettico: volendo cambiare la società attuale non le vede come possibili alleati (come in fin dei conti faccio io) ma come dei possibili nemici.
Mi limito a un esempio: la scienza non è a favore del verdepasso, i media e la politica fanno sembrare che sia così perché presentano costantemente il parere di un sottoinsieme di scienziati che ribadiscono un’unica teoria: a tutte le voci contrarie, e anche queste avrebbero le loro ragioni prettamente scientifiche, non viene dato spazio.
I fanatici antiscientifici sono però contro tutti gli scienziati a prescindere e, quindi, anche contro argomentazioni valide: sono elementi imprevedibili nella loro negazione della logica e, per questo, non utili.
Non so: mi sembra che il professor Zhok cerchi di formare un gruppo ben omogeneo di individui che condivida i suoi stessi fondamenti ideologici. Io invece sono più pratico: per ottenere qualcosa bisogna fare numero e per questo non disprezzerei aggregazioni anche imperfette, magari solo temporanee. Qui hai gente che è ben disposta a protestare: forniscili allora un ombrello ideologico e vai in piazza insieme a loro quando può essere utile: tienili però distinti dai tuoi perché sai che improvvisamente potrebbero seguire altre strade dettate dalla loro illogicità scientifica.
Mi rendo conto che il mio modo di procedere è politico mentre Zhok è un filosofo: però se un pensiero sociale non vuole rimanere sterile deve prima trovare un terreno politico nel quale allignare.
In realtà, passando alla politica, non riesco a capire come mai politici come Di Battista e Paragone non si coalizzino con intellettuali come Guzzi, Fusaro o lo stesso Zhok. A me pare che le convergenze superino di gran lunga le inevitabili divergenze. Probabilmente queste alleanze non si fanno, non perché prive di senso politico, ma a causa di ambizioni umane: ciascuno di questi si sopravvaluta e preferisce mantenere la propria indipendenza piuttosto che sottomettersi a un programma comune.
In realtà l’unico che potrebbe correre da solo è Di Battista mentre Paragone e Fusaro andrebbero incontro a dei fallimenti se ci provassero mentre gli altri, che io sappia, sono consapevoli di non avere la forza per farlo e, forse, al momento non gli interessa.
Di Battista è al momento il personaggio politico più interessante: in passato l’avevo frettolosamente liquidato come ruota di scorta del M5S per la legislatura successiva all’attuale quando, almeno teoricamente, Di Maio dovrebbe uscire di scena.
In realtà questo potrebbe essere ancora il caso: Di Battista potrebbe rappresentare l’equivalente della Meloni per la Lega: ovvero il bidone in cui gettare i voti dei delusi ed evitare che si disperdano nell’astensione. Insomma Di Battista potrebbe essere solo strategicamente contro Draghi in modo da attirare a sé gli scontenti pentastellati. Poi, magari, qualche mese prima delle prossime elezioni, ecco l’accordo col M5S di Conte (che porterebbe in dote, per proprietà transitiva, l’alleanza col PD) e altri 5 anni di potenziali governi tecnici se quello eletto non avesse la forza di seguire i dettami di Bruxelles.
Questa possibilità è probabilissima ma, lo sapete, sono per natura ottimista: mi piace illudermi che Di Battista sia cambiato e maturato, che capisca i limiti del M5S l’attuale perniciosa subordinazione a interessi esteri (via Draghi).
In questa seconda eventualità avrebbe senso prendere in squadra altre persone che hanno già una certa notorietà e che potrebbero portare molte idee utili.
Sì, lo so so: mentre scrivo mi rendo conto quanto questa mia idea/speranza sia surreale: Di Battista potrebbe, forse giustamente, dubitare che valga la pena associarsi a queste figure che, sommate insieme, porterebbero magari appena uno 0,2% di voti in più. Meglio lo 0,2% di voti in meno ma alleati sicuri e fidati: meno intelligenti ma molto più disposti a seguire gli ordini di squadra…
Nel lungo periodo però, sempre nell’ipotesi che Di Battista cerchi realmente di fare il bene dell’Italia, le loro capacità renderebbero l’eventuale partito/movimento più forte.
Dal canto loro un Guzzi o un Fusaro potrebbero volere proprio quelle garanzie di indipendenza intellettuale che Di Battista sarebbe restio a concedere. Potrebbero quindi pensare: “perché portargli i miei voti (anche se relativamente pochi) se poi rischio di perdere credibilità dovendo sostenere delle scelte politiche che non condivido?”
Poi è chiaro che un partito di Di Battista correndo da solo, senza cioè ricongiungersi col vecchio M5S, avrebbe un 7 massimo 10% di voti. Troppo pochi per incidere nelle scelte di governo ma sufficienti per fare un’opposizione forte e costruttiva e, magari, divenire decisivi alle successive elezioni. Questo sempre nell’ipotesi che Draghi non crei malcontento con nuove tasse o altre scelte impopolari a ridosso delle elezioni: insomma se non si tirasse la zappa sui piedi. Da questo punto di vista però l’UE lo sta aiutando con la mancetta (che dovremo ripagare con gli interessi e con chissà quante altri umilianti ricatti) da spendere e, probabilmente, sprecare elargendola a grandi gruppi industriali (magari esteri) strapagando opere inutili o quasi.
Conclusione: volevo scrivere un corto poi sono “caduto” nella politica ed è venuto fuori questo pezzo… che oltretutto mi ha messo di malumore perché è evidente che per l’Italia, anche nell’ipotesi migliore, non c’è più speranza… Si sarebbe infatti dovuto invertire già da ora la rotta: invece i “pirati” al potere ci stanno legando mani e piedi mentre il barcone italiano affonda...
Il concetto che mi ha più colpito è parallelo a quello principale (leggete l’articolo per scoprire quest’ultimo!): il fanatico antiscientifico e antipolitico, colui che non crede né nella scienza né nella politica.
In realtà fra le mie poche conoscenze su FB ho anche una di queste persone: però non mi ero reso conto che costituisse una classe a sé. Lo ritenevo un caso unico e forse, proprio perché il suo modo di pensare è così lontano dal mio, tendevo a sottostimare la diffusione della sua tipologia sociale.
Uno dei pochi argomenti di “scontro” che ho con lui, perché in generale su FB evito di perdere tempo a discutere, è per difendere la mia NON partecipazioni a eventi di protesta che pure condivido a livello di principio. La mia ragione è che, mancando una sponda politica, si tratta di proteste sterili: ignorate dai media o, peggio, ridicolizzate. Insomma fatica sprecata.
Questa esperienza l’ho già fatta nel 2014 come attivista del M5S e ho capito che non serve a niente se non si inquadra l’azione in un contesto più ampio che deve avere un riferimento politico o almeno culturale/ideologico.
Ecco, su queste persone Zhok è particolarmente scettico: volendo cambiare la società attuale non le vede come possibili alleati (come in fin dei conti faccio io) ma come dei possibili nemici.
Mi limito a un esempio: la scienza non è a favore del verdepasso, i media e la politica fanno sembrare che sia così perché presentano costantemente il parere di un sottoinsieme di scienziati che ribadiscono un’unica teoria: a tutte le voci contrarie, e anche queste avrebbero le loro ragioni prettamente scientifiche, non viene dato spazio.
I fanatici antiscientifici sono però contro tutti gli scienziati a prescindere e, quindi, anche contro argomentazioni valide: sono elementi imprevedibili nella loro negazione della logica e, per questo, non utili.
Non so: mi sembra che il professor Zhok cerchi di formare un gruppo ben omogeneo di individui che condivida i suoi stessi fondamenti ideologici. Io invece sono più pratico: per ottenere qualcosa bisogna fare numero e per questo non disprezzerei aggregazioni anche imperfette, magari solo temporanee. Qui hai gente che è ben disposta a protestare: forniscili allora un ombrello ideologico e vai in piazza insieme a loro quando può essere utile: tienili però distinti dai tuoi perché sai che improvvisamente potrebbero seguire altre strade dettate dalla loro illogicità scientifica.
Mi rendo conto che il mio modo di procedere è politico mentre Zhok è un filosofo: però se un pensiero sociale non vuole rimanere sterile deve prima trovare un terreno politico nel quale allignare.
In realtà, passando alla politica, non riesco a capire come mai politici come Di Battista e Paragone non si coalizzino con intellettuali come Guzzi, Fusaro o lo stesso Zhok. A me pare che le convergenze superino di gran lunga le inevitabili divergenze. Probabilmente queste alleanze non si fanno, non perché prive di senso politico, ma a causa di ambizioni umane: ciascuno di questi si sopravvaluta e preferisce mantenere la propria indipendenza piuttosto che sottomettersi a un programma comune.
In realtà l’unico che potrebbe correre da solo è Di Battista mentre Paragone e Fusaro andrebbero incontro a dei fallimenti se ci provassero mentre gli altri, che io sappia, sono consapevoli di non avere la forza per farlo e, forse, al momento non gli interessa.
Di Battista è al momento il personaggio politico più interessante: in passato l’avevo frettolosamente liquidato come ruota di scorta del M5S per la legislatura successiva all’attuale quando, almeno teoricamente, Di Maio dovrebbe uscire di scena.
In realtà questo potrebbe essere ancora il caso: Di Battista potrebbe rappresentare l’equivalente della Meloni per la Lega: ovvero il bidone in cui gettare i voti dei delusi ed evitare che si disperdano nell’astensione. Insomma Di Battista potrebbe essere solo strategicamente contro Draghi in modo da attirare a sé gli scontenti pentastellati. Poi, magari, qualche mese prima delle prossime elezioni, ecco l’accordo col M5S di Conte (che porterebbe in dote, per proprietà transitiva, l’alleanza col PD) e altri 5 anni di potenziali governi tecnici se quello eletto non avesse la forza di seguire i dettami di Bruxelles.
Questa possibilità è probabilissima ma, lo sapete, sono per natura ottimista: mi piace illudermi che Di Battista sia cambiato e maturato, che capisca i limiti del M5S l’attuale perniciosa subordinazione a interessi esteri (via Draghi).
In questa seconda eventualità avrebbe senso prendere in squadra altre persone che hanno già una certa notorietà e che potrebbero portare molte idee utili.
Sì, lo so so: mentre scrivo mi rendo conto quanto questa mia idea/speranza sia surreale: Di Battista potrebbe, forse giustamente, dubitare che valga la pena associarsi a queste figure che, sommate insieme, porterebbero magari appena uno 0,2% di voti in più. Meglio lo 0,2% di voti in meno ma alleati sicuri e fidati: meno intelligenti ma molto più disposti a seguire gli ordini di squadra…
Nel lungo periodo però, sempre nell’ipotesi che Di Battista cerchi realmente di fare il bene dell’Italia, le loro capacità renderebbero l’eventuale partito/movimento più forte.
Dal canto loro un Guzzi o un Fusaro potrebbero volere proprio quelle garanzie di indipendenza intellettuale che Di Battista sarebbe restio a concedere. Potrebbero quindi pensare: “perché portargli i miei voti (anche se relativamente pochi) se poi rischio di perdere credibilità dovendo sostenere delle scelte politiche che non condivido?”
Poi è chiaro che un partito di Di Battista correndo da solo, senza cioè ricongiungersi col vecchio M5S, avrebbe un 7 massimo 10% di voti. Troppo pochi per incidere nelle scelte di governo ma sufficienti per fare un’opposizione forte e costruttiva e, magari, divenire decisivi alle successive elezioni. Questo sempre nell’ipotesi che Draghi non crei malcontento con nuove tasse o altre scelte impopolari a ridosso delle elezioni: insomma se non si tirasse la zappa sui piedi. Da questo punto di vista però l’UE lo sta aiutando con la mancetta (che dovremo ripagare con gli interessi e con chissà quante altri umilianti ricatti) da spendere e, probabilmente, sprecare elargendola a grandi gruppi industriali (magari esteri) strapagando opere inutili o quasi.
Conclusione: volevo scrivere un corto poi sono “caduto” nella politica ed è venuto fuori questo pezzo… che oltretutto mi ha messo di malumore perché è evidente che per l’Italia, anche nell’ipotesi migliore, non c’è più speranza… Si sarebbe infatti dovuto invertire già da ora la rotta: invece i “pirati” al potere ci stanno legando mani e piedi mentre il barcone italiano affonda...
domenica 15 agosto 2021
Speranza e scetticismo
La notizia: Coronavirus, si aggiornino le linee guida sulle terapie domiciliari di Patrizia Gentilini (medico oncologo ed ematologo)su IlFattoQuotidiano.it
L’articolo riporta una conferenza stampa, tenutasi il 5 agosto nella sala Nassirya del Senato, su come aggiornare le terapie domiciliari di contrasto al covid-19.
In Italia infatti, almeno ufficialmente, le indicazioni per i medici in caso di covid-19 di un loro paziente sono sempre quelle dello scorso 2020 quando ancora del virus non si sapeva niente.
Se si volessero salvare vite umane sarebbe sensato aggiornarle in base alle scoperte più recenti, no?
Ma non voglio ripercorrere l’intero articolo ma soffermarmi solo sulla parte finale dove viene suggerita l’introduzione dell’Ivermectina (v. anche il mio precedente pezzo Beati gli ultimi) come farmaco sia di terapia che di prevenzione dal covid-19.
L’uso di tale farmaco non è suggerito da un branco di svitati terrapiattisti ma è sostenuto da numerose ricerche e da moltissimi scienziati.
E cosa dicono le ricerche? Copio e incollo dall’articolo: «A oggi sono stati pubblicati complessivamente 60 studi – di cui 30 randomizzati e controllati – che hanno testato ivermectina su oltre 20mila partecipanti affetti da Covid 19 dimostrando una riduzione della mortalità mediamente del 64% per un uso precoce e del 96% in profilassi.»
Poi continua elencandone altri pregi (basso costo perché i brevetti sono scaduti, altissima tollerabilità, efficace anche per ridurre il carico virale e quindi l’infettività degli ammalati) ma fermiamoci a quel 96%. Che significa?
Il testo infatti è fuorviante: se ben ricordo da quanto letto/visto su altre fonti è la percentuale di protezione dal covid-19; la stessa che per i vaccini, contro la delta, è più o meno del 65% (e che cala rapidamente nel corso di pochi mesi). Ma diciamo che mi sbaglio, che ricordo male o che interpreto incorrettamente quanto letto/visto (tutte possibilità reali e non troppo ipotetiche!): ne emerge comunque che l’Ivermectin sarebbe un ulteriore strumento, in aggiunta ai vaccini, per combattere la malattia. Fermiamoci quindi al più inequivocabile 64%: oltre la metà dei malati di covid-19 si sarebbero potuti salvare se trattati precocemente con Ivermectin.
Perché quindi non usarlo?
Se si hanno dubbi sulle ricerche perché non farne di nuove per verificare l’efficacia di questo farmaco?
La mia speranza è che se ne parli sempre di più e che si arrivi a aggiornare il protocollo obsoleto e dannoso a base di “tachipirina e vigile attesa”. In prospettiva mi piacerebbe che chi, per propria incapacità e incompetenza (e sono "buono"), è responsabile di migliaia di morti evitabili ne paghi il prezzo in carcere. Questo perché un anno fa ancora “non si sapeva” ma è almeno da dicembre 2020 o, massimo, gennaio 2021 che gli studi parlano chiaro...
Il mio scetticismo è invece dovuto alla consapevolezza del cinismo dominante. C’è un’industria che sta facendo miliardi di profitti sulla salute (e sui morti) della gente.
La stragrande maggioranza dei media, Chomsky insegna, difendono la narrativa dei loro padroni e così si va avanti chiudendo gli occhi, facendo finta di non vedere e di non sapere.
In questo caso però la verità è troppo evidente e presto o tardi emergerà: solo l’avidità e, probabilmente, la consapevolezza della propria impunibilità fa sì che questo criminale paradosso vada avanti…
Conclusione: Scetticismo batte speranza 9 a 1.
L’articolo riporta una conferenza stampa, tenutasi il 5 agosto nella sala Nassirya del Senato, su come aggiornare le terapie domiciliari di contrasto al covid-19.
In Italia infatti, almeno ufficialmente, le indicazioni per i medici in caso di covid-19 di un loro paziente sono sempre quelle dello scorso 2020 quando ancora del virus non si sapeva niente.
Se si volessero salvare vite umane sarebbe sensato aggiornarle in base alle scoperte più recenti, no?
Ma non voglio ripercorrere l’intero articolo ma soffermarmi solo sulla parte finale dove viene suggerita l’introduzione dell’Ivermectina (v. anche il mio precedente pezzo Beati gli ultimi) come farmaco sia di terapia che di prevenzione dal covid-19.
L’uso di tale farmaco non è suggerito da un branco di svitati terrapiattisti ma è sostenuto da numerose ricerche e da moltissimi scienziati.
E cosa dicono le ricerche? Copio e incollo dall’articolo: «A oggi sono stati pubblicati complessivamente 60 studi – di cui 30 randomizzati e controllati – che hanno testato ivermectina su oltre 20mila partecipanti affetti da Covid 19 dimostrando una riduzione della mortalità mediamente del 64% per un uso precoce e del 96% in profilassi.»
Poi continua elencandone altri pregi (basso costo perché i brevetti sono scaduti, altissima tollerabilità, efficace anche per ridurre il carico virale e quindi l’infettività degli ammalati) ma fermiamoci a quel 96%. Che significa?
Il testo infatti è fuorviante: se ben ricordo da quanto letto/visto su altre fonti è la percentuale di protezione dal covid-19; la stessa che per i vaccini, contro la delta, è più o meno del 65% (e che cala rapidamente nel corso di pochi mesi). Ma diciamo che mi sbaglio, che ricordo male o che interpreto incorrettamente quanto letto/visto (tutte possibilità reali e non troppo ipotetiche!): ne emerge comunque che l’Ivermectin sarebbe un ulteriore strumento, in aggiunta ai vaccini, per combattere la malattia. Fermiamoci quindi al più inequivocabile 64%: oltre la metà dei malati di covid-19 si sarebbero potuti salvare se trattati precocemente con Ivermectin.
Perché quindi non usarlo?
Se si hanno dubbi sulle ricerche perché non farne di nuove per verificare l’efficacia di questo farmaco?
La mia speranza è che se ne parli sempre di più e che si arrivi a aggiornare il protocollo obsoleto e dannoso a base di “tachipirina e vigile attesa”. In prospettiva mi piacerebbe che chi, per propria incapacità e incompetenza (e sono "buono"), è responsabile di migliaia di morti evitabili ne paghi il prezzo in carcere. Questo perché un anno fa ancora “non si sapeva” ma è almeno da dicembre 2020 o, massimo, gennaio 2021 che gli studi parlano chiaro...
Il mio scetticismo è invece dovuto alla consapevolezza del cinismo dominante. C’è un’industria che sta facendo miliardi di profitti sulla salute (e sui morti) della gente.
La stragrande maggioranza dei media, Chomsky insegna, difendono la narrativa dei loro padroni e così si va avanti chiudendo gli occhi, facendo finta di non vedere e di non sapere.
In questo caso però la verità è troppo evidente e presto o tardi emergerà: solo l’avidità e, probabilmente, la consapevolezza della propria impunibilità fa sì che questo criminale paradosso vada avanti…
Conclusione: Scetticismo batte speranza 9 a 1.
sabato 14 agosto 2021
Panoramica libri
Stamani ero inizialmente tentato di accennare a alcuni nuovi concetti interessanti letti ieri in “Democrazia cosa è” di Sartori ma poi mi sono reso conto che il mio entusiasmo era scarso e ormai so bene che non mi conviene scrivere contro voglia…
Mi è così venuta l’idea di scrivere una rapida panoramica su tutti i vari libri che sto portando avanti: a che punto sono, cosa ne penso e magari qualche idea buffa o interessante.
Voglio cominciare da un libro che iniziai oltre un anno fa: “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” di Galileo Galilei. Ne sospesi la lettura quasi subito perché non mi raccapezzavo in una dimostrazione geometrica: mesi dopo ripartii da capo aiutandomi con un quadernino per seguire i calcoli... poi però, siccome sono io, persi il quadernino! Altri mesi in sospeso: ritrovati i miei appunti ripresi la lettura scoprendo che la dimostrazione veniva rimandata nel prosieguo… altra pausa di svariati mesi e finalmente si arriva a una settimana fa. Da allora mi pare di aver preso un buon ritmo sebbene non sia un testo facile.
Prima di tutto il linguaggio dell’inizio del XVII secolo non è il nostro: dopo un po’ ci si fa l’orecchio e si inizia a capire anche le parole più “tecniche” (per esempio “tardezza” per “velocità”, “mondo” per “universo” e NON “Terra”) che inizialmente mi confondevano.
Poi, come indica il titolo, il testo è un dialogo fra tre personaggi che, sfortunatamente, hanno tutti nomi che iniziano con “S” e la mia particolare forma di dislessia non mi permette ancora di distinguerli l’uno dall’altro. Arrivato al 10% del libro riconosco solo “Semplicio” che ha il compito di sostenere le teorie di Aristotele sulla fisica mentre gli altri due ancora li confondo insieme.
E questo porta direttamente al problema più grande: l'impostazione dell’intera esposizione.
Galileo non espone direttamente le proprie teorie con relative spiegazioni e dimostrazioni: al contrario è intento a mostrare come, per contraddizioni interne, la fisica di Aristotele non possa spiegare i diversi comportamenti di Terra, Sole e Luna.
Ma la fisica di Aristotele non è scientifica e questo rende complesso smontarla con argomenti scientifici. Per dare l’idea, senza entrare nei particolari, per Aristotele ci sono due tipi di moto quello rettilineo e quello circolare: quello circolare è tipico delle cose incorruttibili mentre quello rettilineo, caratterizzato anche da avere dei contrari, è delle cose destinate a cambiare, mutevoli.
Sole e Luna hanno movimenti circolari e sono incorruttibili. La Terra invece, essendo mutevole, non può avere un movimento circolare (e quindi non potrebbe neppure orbitare intorno al Sole: ma questa teoria ancora non è apparsa). Ecco che quindi in queste pagine è tutto un parlare di movimenti contrari (*1) e di mutazioni terrestri e lunari che però non trovo molto interessanti: capisco che all'epoca di Galileo non era così ma per me tentare di smontare una teoria arbitraria non ha senso, soprattutto non cercandone delle contraddizioni interne, al massimo mostrerei degli esempi non spiegabili con essa
Una curiosità che ho trovato molto interessante è che i personaggi danno per scontato che il mar Mediterraneo fosse stato, nel passato, separato dall’oceano Atlantico: cosa vera ma non pensavo che lo si fosse intuito già all’epoca…
“La fabbrica del consenso” di Chomsky e S. Herman: libro decisamente superato. Scritto alla fine degli anni ‘80 riporta con minuziosa acribia tutti i particolare con cui i principali media americani hanno descritto le situazioni di vari stati dell’America centrale. Il succo è che i governi dittatoriali ma vicini all’amministrazione americana (El Salvador, Guatemala) venivano descritti con grande riguardo, sempre come se fossero a un passo dalla democrazia; quello del Nicaragua, di sinistra e quindi contro gli USA, veniva invece rappresentato in maniera estremamente negativa. Chomsky raccoglie informazioni estremamente dettagliate per mostrare in maniera evidente la disparità di trattamento che i media riservavano ai diversi paesi arrivando spesso a ribaltare i fatti e tacendone di fondamentali.
Scrivo che il libro è superato perché ormai è ovvio che i media diffondono solo la verità dei loro padroni: l’opera attenta e precisa di Chomsky sembra priva di senso perché va a dimostrare quella che ormai è un’ovvietà.
Certo non tutti la pensano come me: ma si tratta di persone talmente ingenue e manipolabili che non credono neppure a ciò che vedono i propri occhi se la televisione afferma il contrario: quindi per essi qualsiasi libro, non importa quanto accurato, sarebbe inutile.
“Democrazia cosa è” di Sartori: un bel libro che parte dalle basi e pone dei paletti e definizioni ben precise. Per adesso ho trovato conferma a tutte le mie intuizioni sull’argomento: insomma anche nella mia Epitome non ho scritto castronerie sulla democrazia! Probabilmente, anzi, ne estrarrò diverse epigrafi…
Interessante la parte sui diversi tipi di uguaglianza (era l’argomento su cui avevo pensato di scrivere oggi) e come ve ne siano alcune in contraddizione fra loro: ne deriva che non può esistere una società, neppure utopistica, che realizzi tutti i diversi tipi. Evidentemente dovranno essere fatte delle scelte.
Al di là dai dettagli tecnici l’aspetto più drammatico di questa lettura è la comparazione fra l’attuale “democrazia” italiana e quella ideale di Sartori (che non è una singola democrazia ma piuttosto un’insieme di democrazie all'interno di precisi paletti). La sensazione che se ne ricava è che la nostra “democrazia” abbia superato di un passo, ma talvolta anche di due, dei confini che dovrebbero essere invalicabili. Il problema non è quanto la nostra “democrazia” sia andata oltre ma piuttosto che quando si sorpassano questi limiti poi non vi sono più ostacoli al totale arbitrio. La tipica analogia della diga rende benissimo l’idea: non importa quanto piccola sia la falla perché una volta creatasi si allargherà in maniera incontrollabile facendo crollare la diga/democrazia.
“The framers’ coup” di J. Klarman: bel mattone di oltre 700 pagine scritte in piccolo! Ultimamente lo sto leggendo meno ma è interessantissimo. E paradossalmente è anche attualissimo: le problematiche affrontate dalle ex colonie americane per stabilire come unirsi insieme (formalizzate con la costituzione del 1789) sono le stesse degli stati europei nella UE.
Faccio solo un esempio di qualcosa che ho letto pochi giorni fa: quale deve essere il limite fra il potere di uno stato e quello del governo federale? Le problematiche sono molteplici: da una parte deve essere garantita l’efficienza complessiva ma dall’altra si deve evitare il pericolo che dei singoli stati paghino per tutti gli altri. Appare infatti evidente che gli interessi di stati diversi, pur per cultura e lingua simili se non identici, sono altrettanto variegati. Gli interessi degli stati del sud erano completamente diversi da quelli del nord: serviva quindi la garanzia che una maggioranza “del nord” non prevaricasse gli stati del sud e viceversa; analogamente gli stati più piccoli, meno popolati cioè, temevano di divenire irrilevanti politicamente e quindi di finire in balia di quelli più grandi. Ecco allora che si arriva al sistema di due camere dove, nel senato, i singoli stati sono ugualmente rappresentati. Oppure per garantire che le leggi della confederazione non venissero ribaltate da quelle dei singoli stati si era ipotizzato inizialmente di dare potere di veto al congresso sulle leggi nazionali; poi si era passati a un'opzione più pratica: la legge della federazione avrebbe avuto automaticamente la precedenza su quella dei singoli stati (vi ricorda qualcosa?). E nei casi di ambiguità chi decide? I giudici dei singoli stati dipendono da questi e quindi tenderebbero, anche inconsciamente, a farne gli interessi: gli si affianca dei tribunali federali oppure si ammettono solo tribunali federali?
Tutte tematiche affrontate nella UE in maniera superficiale soprattutto ignorando, o facendo finta di ignorare, che gli interessi dei singoli stati sono spesso conflittuali e sono quindi necessarie delle garanzie o, meglio, dei contrappesi istituzionali per evitare che una maggioranza di pochi stati più forti si approfitti di quelli più deboli.
L’UE andrebbe chiamata “Unione Economica” e non “Unione Europea” perché è un pasticcio evidente che non può funzionare: non è un caso che gli UK, dove probabilmente vi è una conoscenza migliore e diffusa della formazione degli USA, si siano resi conto che l’UE attuale è un barcone ingestibile destinato a colare a picco alla prima ondata più forte delle altre.
“Ruin and Rising” della Bardugo: il terzo volume della trilogia. Molto deludente ma almeno si legge bene. Ci scriverò un pezzo a parte.
Comunque vi ho trovato un bel modo di dire (*2): un personaggio dice a un altro che parte per una rischiosa missione solitaria “Disprezza il tuo cuore”. Il senso è che dovrà fare quello che andrà fatto senza farsi condizionare dai sentimenti. E il tizio risponde: “Non ho cuore”.
In teoria sto ancora leggendo le “Vite parallele” di Plutarco ma sono fermo da più di un anno. Prima o poi lo riprenderò perché è molto bello e spesso istruttivo.
Conclusione: mi sembra di non star leggendo altro ma non ne sono sicurissimo! Avrei voglia di incominciare a leggere un libro di Rousseau che ho comprato tempo fa ma prima ne voglio finire almeno uno di quelli che sto leggendo. Sicuramente in pochi giorni finirò quello della Bardugo quindi l’attesa sarà brevissima...
PS: [il giorno dopo!] mi ero dimenticato di “Fenomenologia e genealogia della verità” di Zhok!
Al momento sono a pagina 51 ma ho un po’ rallentato: lo posso leggere solo se sono riposato, concentrato e senza distrazioni! Ci capisco poco ma lo sforzo di capire, come ho scritto altrove, è comunque molto proficuo: è ancora troppo presto per trarne conclusioni definitive.
Nota (*1): che poi perché non possano esistere movimenti circolari in sensi opposti mi sfugge!
Nota (*2): dubito che sia dell’autrice: più probabile che sia cinese o comunque orientale. In caso contrario brava! Anche nel testo viene attribuito a un personaggio Shu che è “l’equivalente” della Cina nel mondo immaginario della Bardugo.
Mi è così venuta l’idea di scrivere una rapida panoramica su tutti i vari libri che sto portando avanti: a che punto sono, cosa ne penso e magari qualche idea buffa o interessante.
Voglio cominciare da un libro che iniziai oltre un anno fa: “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” di Galileo Galilei. Ne sospesi la lettura quasi subito perché non mi raccapezzavo in una dimostrazione geometrica: mesi dopo ripartii da capo aiutandomi con un quadernino per seguire i calcoli... poi però, siccome sono io, persi il quadernino! Altri mesi in sospeso: ritrovati i miei appunti ripresi la lettura scoprendo che la dimostrazione veniva rimandata nel prosieguo… altra pausa di svariati mesi e finalmente si arriva a una settimana fa. Da allora mi pare di aver preso un buon ritmo sebbene non sia un testo facile.
Prima di tutto il linguaggio dell’inizio del XVII secolo non è il nostro: dopo un po’ ci si fa l’orecchio e si inizia a capire anche le parole più “tecniche” (per esempio “tardezza” per “velocità”, “mondo” per “universo” e NON “Terra”) che inizialmente mi confondevano.
Poi, come indica il titolo, il testo è un dialogo fra tre personaggi che, sfortunatamente, hanno tutti nomi che iniziano con “S” e la mia particolare forma di dislessia non mi permette ancora di distinguerli l’uno dall’altro. Arrivato al 10% del libro riconosco solo “Semplicio” che ha il compito di sostenere le teorie di Aristotele sulla fisica mentre gli altri due ancora li confondo insieme.
E questo porta direttamente al problema più grande: l'impostazione dell’intera esposizione.
Galileo non espone direttamente le proprie teorie con relative spiegazioni e dimostrazioni: al contrario è intento a mostrare come, per contraddizioni interne, la fisica di Aristotele non possa spiegare i diversi comportamenti di Terra, Sole e Luna.
Ma la fisica di Aristotele non è scientifica e questo rende complesso smontarla con argomenti scientifici. Per dare l’idea, senza entrare nei particolari, per Aristotele ci sono due tipi di moto quello rettilineo e quello circolare: quello circolare è tipico delle cose incorruttibili mentre quello rettilineo, caratterizzato anche da avere dei contrari, è delle cose destinate a cambiare, mutevoli.
Sole e Luna hanno movimenti circolari e sono incorruttibili. La Terra invece, essendo mutevole, non può avere un movimento circolare (e quindi non potrebbe neppure orbitare intorno al Sole: ma questa teoria ancora non è apparsa). Ecco che quindi in queste pagine è tutto un parlare di movimenti contrari (*1) e di mutazioni terrestri e lunari che però non trovo molto interessanti: capisco che all'epoca di Galileo non era così ma per me tentare di smontare una teoria arbitraria non ha senso, soprattutto non cercandone delle contraddizioni interne, al massimo mostrerei degli esempi non spiegabili con essa
Una curiosità che ho trovato molto interessante è che i personaggi danno per scontato che il mar Mediterraneo fosse stato, nel passato, separato dall’oceano Atlantico: cosa vera ma non pensavo che lo si fosse intuito già all’epoca…
“La fabbrica del consenso” di Chomsky e S. Herman: libro decisamente superato. Scritto alla fine degli anni ‘80 riporta con minuziosa acribia tutti i particolare con cui i principali media americani hanno descritto le situazioni di vari stati dell’America centrale. Il succo è che i governi dittatoriali ma vicini all’amministrazione americana (El Salvador, Guatemala) venivano descritti con grande riguardo, sempre come se fossero a un passo dalla democrazia; quello del Nicaragua, di sinistra e quindi contro gli USA, veniva invece rappresentato in maniera estremamente negativa. Chomsky raccoglie informazioni estremamente dettagliate per mostrare in maniera evidente la disparità di trattamento che i media riservavano ai diversi paesi arrivando spesso a ribaltare i fatti e tacendone di fondamentali.
Scrivo che il libro è superato perché ormai è ovvio che i media diffondono solo la verità dei loro padroni: l’opera attenta e precisa di Chomsky sembra priva di senso perché va a dimostrare quella che ormai è un’ovvietà.
Certo non tutti la pensano come me: ma si tratta di persone talmente ingenue e manipolabili che non credono neppure a ciò che vedono i propri occhi se la televisione afferma il contrario: quindi per essi qualsiasi libro, non importa quanto accurato, sarebbe inutile.
“Democrazia cosa è” di Sartori: un bel libro che parte dalle basi e pone dei paletti e definizioni ben precise. Per adesso ho trovato conferma a tutte le mie intuizioni sull’argomento: insomma anche nella mia Epitome non ho scritto castronerie sulla democrazia! Probabilmente, anzi, ne estrarrò diverse epigrafi…
Interessante la parte sui diversi tipi di uguaglianza (era l’argomento su cui avevo pensato di scrivere oggi) e come ve ne siano alcune in contraddizione fra loro: ne deriva che non può esistere una società, neppure utopistica, che realizzi tutti i diversi tipi. Evidentemente dovranno essere fatte delle scelte.
Al di là dai dettagli tecnici l’aspetto più drammatico di questa lettura è la comparazione fra l’attuale “democrazia” italiana e quella ideale di Sartori (che non è una singola democrazia ma piuttosto un’insieme di democrazie all'interno di precisi paletti). La sensazione che se ne ricava è che la nostra “democrazia” abbia superato di un passo, ma talvolta anche di due, dei confini che dovrebbero essere invalicabili. Il problema non è quanto la nostra “democrazia” sia andata oltre ma piuttosto che quando si sorpassano questi limiti poi non vi sono più ostacoli al totale arbitrio. La tipica analogia della diga rende benissimo l’idea: non importa quanto piccola sia la falla perché una volta creatasi si allargherà in maniera incontrollabile facendo crollare la diga/democrazia.
“The framers’ coup” di J. Klarman: bel mattone di oltre 700 pagine scritte in piccolo! Ultimamente lo sto leggendo meno ma è interessantissimo. E paradossalmente è anche attualissimo: le problematiche affrontate dalle ex colonie americane per stabilire come unirsi insieme (formalizzate con la costituzione del 1789) sono le stesse degli stati europei nella UE.
Faccio solo un esempio di qualcosa che ho letto pochi giorni fa: quale deve essere il limite fra il potere di uno stato e quello del governo federale? Le problematiche sono molteplici: da una parte deve essere garantita l’efficienza complessiva ma dall’altra si deve evitare il pericolo che dei singoli stati paghino per tutti gli altri. Appare infatti evidente che gli interessi di stati diversi, pur per cultura e lingua simili se non identici, sono altrettanto variegati. Gli interessi degli stati del sud erano completamente diversi da quelli del nord: serviva quindi la garanzia che una maggioranza “del nord” non prevaricasse gli stati del sud e viceversa; analogamente gli stati più piccoli, meno popolati cioè, temevano di divenire irrilevanti politicamente e quindi di finire in balia di quelli più grandi. Ecco allora che si arriva al sistema di due camere dove, nel senato, i singoli stati sono ugualmente rappresentati. Oppure per garantire che le leggi della confederazione non venissero ribaltate da quelle dei singoli stati si era ipotizzato inizialmente di dare potere di veto al congresso sulle leggi nazionali; poi si era passati a un'opzione più pratica: la legge della federazione avrebbe avuto automaticamente la precedenza su quella dei singoli stati (vi ricorda qualcosa?). E nei casi di ambiguità chi decide? I giudici dei singoli stati dipendono da questi e quindi tenderebbero, anche inconsciamente, a farne gli interessi: gli si affianca dei tribunali federali oppure si ammettono solo tribunali federali?
Tutte tematiche affrontate nella UE in maniera superficiale soprattutto ignorando, o facendo finta di ignorare, che gli interessi dei singoli stati sono spesso conflittuali e sono quindi necessarie delle garanzie o, meglio, dei contrappesi istituzionali per evitare che una maggioranza di pochi stati più forti si approfitti di quelli più deboli.
L’UE andrebbe chiamata “Unione Economica” e non “Unione Europea” perché è un pasticcio evidente che non può funzionare: non è un caso che gli UK, dove probabilmente vi è una conoscenza migliore e diffusa della formazione degli USA, si siano resi conto che l’UE attuale è un barcone ingestibile destinato a colare a picco alla prima ondata più forte delle altre.
“Ruin and Rising” della Bardugo: il terzo volume della trilogia. Molto deludente ma almeno si legge bene. Ci scriverò un pezzo a parte.
Comunque vi ho trovato un bel modo di dire (*2): un personaggio dice a un altro che parte per una rischiosa missione solitaria “Disprezza il tuo cuore”. Il senso è che dovrà fare quello che andrà fatto senza farsi condizionare dai sentimenti. E il tizio risponde: “Non ho cuore”.
In teoria sto ancora leggendo le “Vite parallele” di Plutarco ma sono fermo da più di un anno. Prima o poi lo riprenderò perché è molto bello e spesso istruttivo.
Conclusione: mi sembra di non star leggendo altro ma non ne sono sicurissimo! Avrei voglia di incominciare a leggere un libro di Rousseau che ho comprato tempo fa ma prima ne voglio finire almeno uno di quelli che sto leggendo. Sicuramente in pochi giorni finirò quello della Bardugo quindi l’attesa sarà brevissima...
PS: [il giorno dopo!] mi ero dimenticato di “Fenomenologia e genealogia della verità” di Zhok!
Al momento sono a pagina 51 ma ho un po’ rallentato: lo posso leggere solo se sono riposato, concentrato e senza distrazioni! Ci capisco poco ma lo sforzo di capire, come ho scritto altrove, è comunque molto proficuo: è ancora troppo presto per trarne conclusioni definitive.
Nota (*1): che poi perché non possano esistere movimenti circolari in sensi opposti mi sfugge!
Nota (*2): dubito che sia dell’autrice: più probabile che sia cinese o comunque orientale. In caso contrario brava! Anche nel testo viene attribuito a un personaggio Shu che è “l’equivalente” della Cina nel mondo immaginario della Bardugo.
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