Domenica, ore 15:30, ha piovuto fino a poco fa, anche molto violentemente: adesso ha smesso ma è chiaro che i nuvoloni avrebbero ancora intenzione di alleggerirsi del loro fardello…
Ci sono le partite di calcio ma sono talmente poco interessanti che mi accontenterò di scoprirne più tardi il risultato e, forse, guardarne le reti.
Invece è da qualche giorno che mi vaga nel cervello, non nell’anticamera, ma nella cantina o nella soffitta polverosa, una riflessione ancora informe, spettrale direi perché indefinita e diafana: ne indovino appena la forma ma non i dettagli.
Proverò quindi con questo pezzo a stanarla dalla mia testa, a farla uscire allo scoperto e, preferibilmente, la costringerò a diventare più nitida oppure a dissolversi del tutto.
La riflessione riguarda l’odio: sicuramente mi è stata ispirata dalle vaghe notizie di una commissione parlamentare che dovrebbe indagare il fenomeno. Non so niente, né dei dettagli né della sua promotrice, la senatrice a vita Liliana Segre. Logicamente mi asterrò quindi da commenti diretti su questa iniziativa.
Il mio pensiero è infatti più generico e vago.
“Cos’è l’odio?” mi chiedo. È un sentimento, un’emozione profonda: non è logica, non è ragione, non ha specifiche forme e dimensioni. Possono quindi ragione e logica rendergli giustizia? Non credo.
La ragione, come le parole, non riesce a definire i sentimenti: solo i poeti, a volte, riescono a farci intravedere altri orizzonti emotivi: gioie primaverili, odori autunnali, la tristezza dell'amore…
A onor del vero, mentre scrivevo il precedente paragrafo, pensavo anche che gli psicologi sicuramente hanno una loro definizione dell’odio basata su logica e ragione. E sicuramente l’avranno anche dell’amore. Eppure quando veniamo travolti dal sentimento che ci fa sospirare non ne chiediamo la definizione ai dottori ma, magari, preferiamo ascoltare una canzone sdolcinata: e anche gli psicologi si innamorano, anche loro non sono immuni alla dolce malattia…
Le emozioni fanno parte dell’uomo e per analizzarle oggettivamente si deve uscire dall’uomo: si deve diventare degli scienziati armati di microscopio che esaminano e sezionano l’animo umano: ma non più uomini quindi.
E poi c’è Eros e Tanato: amore e morte ma anche amore e odio. L’avevo scritto in Politica e Thanatos: ormai vedo l’applicazione di questa intuizione di Freud in molteplici aspetti della vita…
E se vogliamo vi è un parallelo con la mia principale obiezione a Rawls (v. Dubbi su Rawls): non si può prescindere dalla natura umana perché se lo facciamo diveniamo disumani.
Probabilmente solo io vedo le lineette tratteggiate che uniscono fra loro le frasi precedenti: dopotutto io e le mie idee viviamo nel medesimo cervello, siamo abbastanza affiatati…
Cercherò quindi di rendere più concreta la mia intuizione sperando di non banalizzarla troppo nel tentativo di sintetizzarla con parole inadeguate a trattare dei sentimenti.
L’odio è un’emozione profonda che fa parte dell’essere umano: esattamente come l’amore, esso non può essere rimosso: al massimo può venire nascosto o magari sublimato verso bersagli ritenuti accettabili o, addirittura, contro noi stessi: come i santi che amavano sommamente gli altri ma odiavano loro stessi. Ma attenzione: rivolgendo al nostro interno l’odio avremo delle nevrosi…
L’odio, come l’amore, fa cioè parte dell’essere umano e non è ragionevolmente eliminabile.
Ha quindi senso dargli la caccia?
Come faremo a riconoscerlo? Per farlo oggettivamente si dovrebbe infatti essere disumani…
È possibile misurarlo e, magari, punirne gli “eccessi”? E quale sarebbe un eccesso di odio? Dov’è la linea, il confine, che separa un odio accettabile da un odio esecrabile? E chi definisce tale linea? Chi è abbastanza inumano da farlo abbastanza umanamente? Per chi crede c’è Dio: lui solo sarebbe così disumano da essere sempre giusto.
Alla fine, temo, la caccia all’odio è solo l’equivalente moderno della caccia alle streghe: qualcuno definì cosa fosse il male, l’odio verso Dio, ma alla fine a rimetterci la vita furono donne innocenti.
Ma nella società moderna, mi si obietterà, c’è un odio crescente verso le minoranze: gli zingari, gli immigrati, talvolta, gli ebrei. È davvero così? È corretto parlare in questi casi di odio? Non lo so…
Ma di sicuro questo aumento, se non di odio almeno di pregiudizi, a cosa è dovuto?
Ebbene non nasce dal nulla ma è il risultato di una società che si impoverisce, che non ne capisce il motivo e che cerca qualcuno a cui addossare la responsabilità per le proprie crescenti frustrazioni quotidiane.
La pazienza per sopportare il peso di una vita ingiusta è amore: la reazione che genera è Tanato, odio cioè. Tanato inevitabile e che da qualche parte si deve sfogare, che non si può sopprimere per decreto perché umano: non è una libera scelta ma una pulsione dello spirito.
Allora la soluzione per diminuire l’odio non è vietarlo ma rendere il mondo un luogo più giusto: ovvero meno disparità sociale, meno ingiustizie, no all’1% dei super-ricchi che hanno beni pari al 50% della popolazione mondiale. Questa è la prima radice dell’odio: l’ingiustizia.
La povertà genera l’odio: rendete tutti gli uomini più ricchi e questi avranno meno ragioni, speciose o no, per odiare i propri simili; fateli lottare duramente fra loro per sopravvivere e diventeranno branchi di lupi affamati.
Perché poi, inseguire e dare la caccia all’odio, non è odio?
Odiare il razzista perché questi odia chi gli appare diverso è forse amore?
No, non è così e vi dirò di più: l’odio verso i razzisti è l’umana reazione all’amore verso le loro vittime: di nuovo Eros e Tanato.
La giustizia non è umana: in millenni di sforzi abbiamo ottenuto una legge appena tollerabile e tutt’altro che giusta.
Che la politica cerchi di appropriarsi di una dimensione che non le appartiene, in cui anche filosofi, scienziati e poeti si addentrerebbero solo con infinita cautela, mi pare, come minimo, un'assurda perdita di tempo. Un hybris spiegabile cinicamente solo se motivato da altri fini oltre a quelli dichiarati.
Tornando alla famigerata commissione Segre, di cui continuo a non saper niente, la mia paura è che essa raggiunga un solo scopo di cui però, in Italia come nel resto del mondo, non c’è assolutamente bisogno: aumentare la censura.
Vedremo: magari arriverà invece alla mia stessa conclusione: non si può abolire l’odio ma lo si può solo minimizzare rendendo la società più felice, felicità che si può ottenere solo rendendola più equa.
Conclusione: ha ripreso a piovere; una pioggia fitta e insistente, pervicace nel suo tentativo di opprimere l’animo. Ovviamente piove sul bagnato.
L'esempio di Benjamin Franklin
8 ore fa
Sembra che una giornata piovosa contribuisca a riflessioni appropriate. Condivido
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