Sono incerto: premesso che piove a catinelle da tre giorni e che, causa fulmini, in ogni momento potrei spegnere e staccare il calcolatore dalla corrente, sono comunque incerto su cosa scrivere…
Le ipotesi sono due: una pubblicità progresso e “un’autocritica” del M5S trovata su FB…
Quasi quasi scriverò di entrambe: parto però dalla pubblicità progresso che mi pare più facile e breve.
Pubblicità: un tizio mostra a un gruppetto di turisti bidoni della spazzatura e altre “opere” prive di interesse, poi il regista ci spiega il suo messaggio: l’Italia è ricca di autentici capolavori ma se tu non fai niente non ne rimarrà niente. Quindi, motto conclusivo, “Salva l’Italia”.
Ora io è dal 2012 (v. Sammezzano) che conosco il castello di Sammezzano: un vero e proprio capolavoro, unico nel suo genere, fatto costruire (*1) dal suo altrettanto eccentrico proprietario, credo, nel XIX secolo.
Un edificio fantastico che sta venendo lasciato andare con molte sale ormai impraticabili se non pericolanti. Appartiene a un privato che però non riesce a venderlo: roba tipo asta deserta.
Io quando trovo su FB un’iniziativa per farlo conoscere vi partecipo sempre: cosa posso fare di più?
Mi piacerebbe avere una decina di milioni di euro per comprarlo e il triplo per rimetterlo in sesto (in verità non ho idea dei costi) ma, sfortunatamente, non posso permettermelo.
Io vorrei salvare almeno questo spettacolare pezzettino d’Italia ma onestamente non so come fare.
Il punto è che certe responsabilità sono della politica e non del semplice cittadino: solo a livello di regione, se non di Stato, si potrebbero trovare i fondi necessari per intervenire. Che poi, opportunamente restaurato, sarebbe un investimento che garantirebbe un ritorno economico per il turismo e il suo indotto…
Invece no: la politica se ne frega. E io che ci posso fare?
Ah! la pubblicità in verità, l’ho scoperto solo l’ultima volta, dà il suo consiglio concreto per “salvare l’Italia”: fare donazioni a un ente che non ricordo più, forse addirittura al FAO ma potrei sbagliarmi. Soldi che sarebbero SICURAMENTE spesi per salvare le opere d’arte italiane.
Ormai da oltre una settimana aspettavo al varco, su FB, un commento sulle ragioni della sconfitta da parte del mio amico attivista nel M5S.
Probabilmente è colpa della mia natura da ex-scacchista: le sconfitte si analizzano e da esse si impara per non ripetere gli stessi errori e divenire così più forti. Ormai istintivamente applico questo principio a ogni cosa che faccio: non mi vergogno di sbagliare, è inevitabile, ed è sciocco non ammetterlo e non cercare di evitare di ripetere i propri errori.
Lo faccio per i miei pezzi (vedi la serie sui “Mongolini”), lo faccio con l’Epitome e, quando ero anch’io un’attivista, cercavo di analizzare il motivo delle sconfitte.
Ora però che seguo dall’esterno il movimento sono curioso di un’analisi dall’interno: dal mio punto di vista infatti la ragione della sconfitta del movimento mi è evidente (*2).
In sintesi, fino a oggi, su FB l’analisi della sconfitta in Umbria era: gli elettori umbri sono impazziti.
Analisi che personalmente non mi soddisfa: anche se gli umbri fossero realmente impazziti, mentre prima erano “savi”, bisognerebbe allora chiedersi quale sia stata la causa che ha scatenato la follia collettiva.
Ma veniamo all’articolo: Il movimento e i divanisti lagnosi di Tommaso Merlo da RepubblicaEuropea.Wordpress.com
Ne consiglio a tutti la lettura perché nella mia sintesi, inevitabilmente, si perde qualche concetto.
Inizialmente l’articolo conferma la sconfitta: gli italiani, al buon governo e all’onestà del M5S, sembrano preferire il solito vecchio marciume e l’autore se ne chiede il motivo.
La risposta è che l’italiano preferisce starsene seduto sul divano aspettando che un “boss” risolva i problemi al suo posto. Salvini non è altro che un nuovo cialtrone uguale a tutti quelli che l’hanno preceduto.
Dai divani italiani c’è chi adora Salvini e chi lo schifa: ma tutti se ne restano seduti a perdersi in chiacchiere.
Il M5S invece si propone di smuovere l’italiano, di farlo diventare parte attiva nella politica per ottenere così uno stato a propria immagine e somiglianza. Per questo motivo i vecchi partiti e le lobbi sono tutte contro il M5S: il M5S cerca di realizzare una rivoluzione culturale che ridia voce ai cittadini.
E poi col voto del marzo 2018 è accaduto un fatto epocale: i cittadini, grazie al M5S, sono andati al governo. Eppure, dopo pochi mesi, hanno ricominciato a bersi, seduti sul divano, le “fregnacce del cialtrone” di turno.
Questo nonostante che i rappresentanti del M5S non abbiano rubato né si siano arricchiti come fanno gli altri; il M5S ha realizzato quanto promesso e non si è messo a fare giochini politici come i vecchi partiti.
Certo il M5S non è perfetto e sembra innovarsi molto lentamente ma, nel complesso, la sua azione di governo è andata “oltre le più rosee aspettative”.
E allora qual è la ragione dell’improvviso e inaspettato calo di consensi?
Il solito tarlo dell’italiano, la sua propensione a starsene, imbelle, seduto sul divano: al non volersi attivare ed entrare da protagonista in politica come il M5S gli permetterebbe di fare.
Infatti l’italiano medio è troppo pigro per darsi da fare, preferisce la poltrona all’impegno sociale: preferisce credere, ovviamente senza scollarsi di un millimetro dal divano, al “boss” di turno che, con la bacchetta magica, risolva tutti i problemi.
In realtà uno dei veri problemi del M5S è che gli manca la figura di un “boss” che riesca a catturare la fantasia dei divanisti nostrani e “pretendere culturalmente dall’italiano medio un «sacrificio» che non sa o non vuole fare” (*3).
Il rischio alla fine è che questa sia una sconfitta culturale del M5S: non provocata dai vecchi partiti o dalle lobby ma dall’italiano che non vuole alzare il “deretano” dal proprio divano.
E questa è, per adesso, l’analisi più lucida sulle ragioni del calo di consensi del M5S, partorita evidentemente da una mente vicina allo stesso (*4).
Che dire? A mio modesto parere le contraddizioni sono molteplici (di nuovo consiglio di rileggere l’articolo originale e di non fermarsi al mio tentativo di sintesi) ma mi limiterò all’obiezione principale.
Se la ragione del calo di consenso del M5S è la natura “divanista” degli italiani allora perché alle elezioni politiche del 2018 ha raccolto quasi un voto su tre? Non era “divanista” pochi mesi fa? Lo è diventato tutto insieme solo adesso? Se così fosse allora sarebbe stata utile un’analisi di cosa abbia convinto gli italiani a tornare a rimettersi a sedere sul divano, no?
Cioè se l’italiano è “divanista” per natura allora dovrebbe esserlo sia quando vota per il M5S che quando decide di non votarlo più: quindi l’essere “divanista” non può essere una spiegazione della sconfitta del movimento…
Ma in realtà io credo che l’errore di fondo dell’autore sia la sua puerile e semplicistica fissazione con gli italiani "attaccati al divano": non so come si sia creato questa idea distorta dell’italiano medio ma non è così. Proprio perché gli italiani vivono la loro vita, vedono quello che succede e i riflessi che questo comporta sulla loro esistenza, si sono anche resi conto che il M5S non è la risposta che cercavano e speravano. Ma non voglio ripetermi la MIA analisi sulle elezioni in Umbria e sul crollo del M5S l’ho già espressa in Umbre a caldo e soprattutto in Implosione.
Conclusione: questo pezzo è solo apparentemente diviso in due argomenti distinti: in realtà la pubblicità e l’analisi della sconfitta del M5S hanno qualcosa in comune che li lega insieme: entrambe considerano l’italiano medio “divanista”, indifferente alle opere d’arte e indifferente alla politica, ma entrambe peccano di superficialità...
Nota (*1): o comunque ristrutturato secondo l’estro dello Ximenes: non ho voglia di controllare su Wikipedia questi dettagli. E poi invece ho verificato: costruito nel 1605 e, appunto, ristrutturato a metà del XIX secolo…
Nota (*2): in breve: essendo il M5S un populismo apparente, stando al governo, NON può realizzare veramente tutto quello che diceva di volere e, anzi, si comporta, al di là delle parole, da partito sistemico come effettivamente è. Gli elettori se ne sono accorti e ne sono delusi. Solo qualche minuscolo contentino che però, forse, soddisfa appena il suo zoccolo duro.
Nota (*3): non sono sicuro di cosa intenda l’autore con questa frase e, quindi, la riporto tale e quale.
Nota (*4): non ho idea se l’autore abbia un ruolo nel movimento ma di sicuro dovrebbe esserne almeno un elettore.
L'esempio di Benjamin Franklin
8 ore fa
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