Lo scorso sabato mi feci un’indigestione di video storici del professor Barbero: mi rimase ammezzato, causa tarda ora, il video Alessandro Barbero racconta la Resistenza italiana pubblicato da “Partito Comunista” (quello di Marco Rizzo).
Come al solito il titolo è stato fuorviante: io ero interessato a un parere del professore su tutto il fenomeno della resistenza nel suo complesso: invece il suo intervento (che copre solo i primi 35 minuti del video) rivisita essenzialmente l’attentato di via Rasella.
Ovviamente io dello specifico episodio non sapevo praticamente niente (*1) e la ricostruzione del professore è avvincente e ricca di dettagli precisi e puntuali: niente da dire al riguardo…
Forse l’elemento più significativo della ricostruzione di Barbero è cosa avviene dopo l’attentato: prima di esso non c’erano state rappresaglie sulla popolazione civile: quindi i partigiani non sapevano che i tedeschi avrebbero fucilato 10 italiani (Hitler inizialmente ne voleva 50) per ogni soldato ucciso.
Anch’io, nella mia ignoranza sull’argomento, consideravo più dannosi che utili gli attentati dei partigiani proprio per questo motivo. Ritenevo gli attacchi dei partigiani militarmente irrilevanti e quindi, sostanzialmente, simbolici.
Secondo il professor Barbero invece non è proprio così: i partigiani nel nord Italia tenevano impegnate nel controllo del territorio ben cinque divisioni tedesche.
Io al riguardo sono perplesso: ricordo perfettamente mio zio, esperto di storia, che ripeteva sempre “L’Italia fu liberata dall’VIII armata del generale Montgomery e dalla V armata del generale Clark”. A conferma di quella che resta solo l’opinione di un appassionato di storia, per quanto esperto, c’è la verifica sul Wikipedia inglese, e non italiano, (v. Pezzo giusto per ieri) che liquida la resistenza con un paio di righe (*2)…
Ho specificato che la mia statistica si era basata sulla pagina Wikipedia inglese e non italiana a causa di quella che è l’affermazione più interessante di Barbero: secondo il professore una parte significativa della popolazione italiana è “intimamente fascista”. E subito dopo spiega “nel senso che istintivamente prova antipatia per la Resistenza” mentre, vice versa, l’antipatia per “Mussolini, le camice nere e Salò” non sarebbe altrettanto istintiva.
L’affermazione ovviamente mi ha stupito (*3). Usando il criterio del professore allora, io che vivo in Toscana (*4), dovrei arrivare all’opposto della sua conclusione: il “comunismo” è percepito istintivamente come buono e giusto mentre il fascismo, a distanza di ormai quasi un secolo, non è guardato freddamente ma con la vista ancora obnubilata dall’odio. Da questo dovrei allora dedurre che i toscani sono “intimamente comunisti”?
Beh, onestamente io non ragiono così… Io vi vedo solo scarsa conoscenza, anzi disprezzo misto a disinteresse, per la storia: la mancanza di voglia di capire il passato e cosa sia veramente successo; il preferire le proprie illusioni a ricostruzioni che potrebbero metterle in discussione...
E io come la vedo la Resistenza?
Beh, principalmente non mi ha mai molto interessato ma non mi sembra di provarne un’antipatia istintiva. Diciamo che in verità dell’antipatia la provo ma non per la Resistenza in sé, come fenomeno storico, ma per la sua attuale politicizzazione che invece trovo profondamente ipocrita. E come sapete l’ipocrisia è probabilmente ciò che meno sopporto.
Quindi?
Beh adesso rimango con due questioni aperte: 1. approfondire il peso militare della resistenza in Italia; 2. ruminare sull’essenza “intimamente fascista” degli italiani.
Sul primo punto sono effettivamente incerto: se Barbero dice che i partigiani nel nord Italia tenevano impegnate cinque divisione tedesche sicuramente si basa su fonti attendibili, eppure mi piacerebbe l’opinione di un altro storico al riguardo. Il problema è trovare autori non ideologizzati: probabilmente una risposta definitiva sulla questione la potremo avere, come diceva mio zio, quando tutti coloro che hanno vissuto tale periodo saranno deceduti, diciamo quindi fra una ventina d’anni…
Sul secondo punto invece sono abbastanza convinto sia una ca### o, più precisamente, una semplificazione troppo grossolana e, forse, impropria. Però terrò gli occhi aperti pronto a captare notizie o fatti attinenti…
Un’altra buona idea sarebbe quella di trovare altri video del professore sulla resistenza: come spiegato in questo video parla al 99% dell’attentato di via Rasella mentre l’affermazione per me più interessante, quella sull’innato fascismo italico, viene elaborata solo in risposta a una domanda dal pubblico.
Anzi il professore aggiunge anche che buona parte degli italiani (Barbero stima il 50%) sono, nella terminologia comunista, dei “piccoli borghesi”, più portati quindi a solidarizzare con l’industriale che con l’operaio. Anche nell’Italia contadina non c’erano solo braccianti ma anche dei piccoli proprietari che, anche se poveri, proprio perché proprietari erano comunque considerabili dei “piccoli borghesi”. Da qui la naturale tendenza “a destra” dell’Italia. Di nuovo sono perplesso: questa tendenza non dovrebbe esserci allora in tutte le nazioni europee? O, vice versa, non dovrebbero essere allora tutte le altre nazioni europee tendere maggiormente al comunismo? La mia sensazione, dopo averci ragionato pochi secondi, è che una correlazione possa anche esserci ma non così diretta come sembra suggerire il professore.
Vabbè, questo me lo “annoto” come terzo argomento di indagine...
Conclusione: come sempre un video interessante e ricco di spunti anche se, in questo caso, il professore non mi ha convinto completamente delle sue idee...
Nota (*1): mentre ascoltavo, in verità, mi è tornata in mente una puntata dei Fatti Quotidiani di Sgarbi vista negli anni ‘90. Mi era rimasto impresso che la colonna tedesca attaccata era composta da bolzanini e pochi altri dettagli…
Nota (*2): lo so: ho sempre detto che wikipedia è storicamente inaffidabile e lo confermo: resta però il dato quantitativo che mi pare comunque significativo (v. Pezzo giusto per ieri).
Nota (*3): tempo fa un mio amico mi aveva detto qualcosa di analogo ma io avevo liquidato la sua opinione come un’affermazione arbitraria e senza basi.
Nota (*4): mi chiedo quindi di dove sia il professore Barbero: io con gli accenti faccio schifo ma il suo modo di parlare mi ricorda un po’ quello di un mio zio che era vissuto a lungo a Genova. Dovendo sbilanciarmi dico quindi ligure! Ora controllo: magari è banalmente piemontese visto che insegna all'università Piemonte Ovest (o Est?)… Sì, è banalmente un torinese: a riprova che il mio orecchio per gli accenti è pietoso...
L'esempio di Benjamin Franklin
8 ore fa
https://it.wikipedia.org/wiki/Attentato_di_via_Rasella#Morti_e_feriti
RispondiEliminaTi chiarirà un po' le idee. E documentati sulla wikipedia e il modo di lavorare dei wikipediani. Ovviamente raccomando massimamente le voci tedesche sull'argomento Resistenza in Italia. Certamente la Resistenza ha impegnato i tedeschi, specie a partire dalla Toscana verso il nord, dove gli italiani hanno avuto il tempo di organizzarsi e ricevere aiuto dagli Anglo-Americani e da Stalin. Buona lettura :-)