[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 1.3.2 "Westernheim").
Stanotte ho dormito malissimo: oggi volevo andare avanti con l’Epitome ma, causa sonnolenza, ho fatto poco: in pratica un grafico (che però odio disegnare) al quale ne dovrò aggiungere almeno altri due…
Ovviamente non ho neppure pubblicato niente qui sul ghiribizzo ma adesso, dopo cena, aspettando la partita dell’Italia, ho ripreso un po’ di vita: ne approfitto allora per trasformare un’idea di corto in un pezzo completo…
In questi giorni sto guardando un altro video del “solito” professor Barbero in cui mi sono imbattuto, anzi ho “inciompato”, per caso: il “Tumulto dei ciompi”. Ci sto mettendo molto tempo perché sto facendo la prova di prendere appunti e, quindi, metto spesso in pausa per inserire con calma le mie annotazioni.
Non voglio però entrare nei dettagli storici della vicenda, mi occorrerebbe troppo tempo, e preferisco andare dritto al nocciolo.
Il professore spiegava che la rivolta era nata un po’ per caso: bastò che si gridasse dalle finestre di Palazzo Vecchio (dove aveva sede la giunta che guidava il comune di Firenze) “Viva il popolo!”. Allora la cittadinanza, e in particolare chi era allora considerato il “popolo”, ovvero chi apparteneva a una corporazione (in opposizione ai nobili e alla plebe) reagisse “automaticamente”, armandosi e scendendo in piazza.
Barbero ha poi approfondito cosa intendesse con “automaticamente”: il popolo (nella specifica accezione indicata sopra) che era al potere a Firenze temeva sempre che i nobili, che ne erano esclusi, se ne riappropriassero con un colpo di mano. Tale pericolo era in realtà praticamente nullo e il grido lanciato dalle finestre di Palazzo Vecchio era inteso solo a creare tensione politica.
Il professore spiega che è una reazione umana e, con le dovute differenze, fa notare che un noto politico italiano è riuscito a governare l’Italia proprio giocando sul pericolo “comunista”. I “comunisti” in Italia non c’erano ormai più ma parte dell’elettorato aveva reagito “automaticamente” dando il proprio voto a Berlusconi (*1) per scongiurare la minaccia inesistente.
Nell’ultima versione dell’Epitome ho aggiunto una sezione in [E] 1.3 con il nuovo limite che ho chiamato del “capro espiatorio”: la natura umana è tale che non tollera la pura armonia sociale ma ha sempre bisogno di un nemico a cui addossare tutte le colpe, reali o no, di ciò che non funziona nella società. Tale nemico può essere odiato e, ovviamente, anche temuto. È un limite individuale che però si trasla direttamente all’interno di ogni gruppo, compresa la democratastenia.
Ecco il perché della reazione “automatica” del “popolo” fiorentino alla notizia della falsa minaccia dei nobili. Esattamente lo stesso fenomeno fu sfruttato da Berlusconi agitando lo spauracchio del “comunismo”…
Aggiungo che questo medesimo limite psicologico viene adesso usato dai media italiani (e non solo) quando viene ventilato il pericolo di un ritorno del fascismo, quando non del nazismo (*2), in Italia.
Conclusione: lo so, poca roba: ma, come detto, con questa riflessione avevo inizialmente pensato di basarci un semplice corto e, solo per ingannare il tempo, l’ho annacquata e diluita per scriverci questo pezzo…
Aggiungo solo che queste conferenze del professor Barbero sono tutte interessantissime: mi chiedo cosa ne avrebbe pensato mio zio...
Nota (*1): che in realtà il professor Barbero non nomina esplicitamente ma è evidente che si riferisca a lui…
Nota (*2): la “logica politica” dei media deve essere qualcosa di profondo del tipo: “abbiamo fatto 30, facciamo 31, tanto, già che ci siamo...”
L'esempio di Benjamin Franklin
8 ore fa
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