Pezzo breve ma troppo lungo per essere un corto: vabbè, non è che me lo impone il dottore di scrivere pezzi di almeno due pagine!
Stanotte ripensavo ai video di Barbero e sono arrivato a una riflessione autonoma (che non c’entra niente con lo storico cioè!).
Mi sono reso conto che l’uomo riporta alla propria misura la realtà esterna interpretandola con i concetti che gli sono più familiari.
L’economista l'interpreterà economicamente, lo storico storicamente,… …, l’idraulico idraulicamente, il contadino contadinamente, etc…
Ma cosa sono questi “concetti” con cui ogni individuo misura la propria realtà?
Essi sono i protomiti con cui egli è più familiare, in genere, ma non solo, quelli del proprio lavoro.
Non sempre tali protomiti saranno adatti allo scopo e questa è la vera fortuna dei politici: hanno margine per giustificare le proprie azioni e rimanere credibili.
Ogni persona giudica basandosi sulla propria esperienza: banale, no?
Eppure il ricordarmi che questa “esperienza” non è altro che l’insieme di protomiti su cui si è formata una persona equivale alla chiusura di un cerchio: l’uomo, a causa dei suoi limiti, per comprendere la realtà DEVE affidarsi ai protomiti e, successivamente, divengono i protomiti la sua chiave di lettura del mondo.
In realtà avevo già espresso, fin dalla versione 0.01, questo concetto nell’Epitome (mi cito a memoria: “I protomiti sono le lenti attraverso le quali l’uomo osserva la realtà”) eppure adesso ci percepisco una verità più profonda, che forse neppure io ho afferrato pienamente…
Gli uomini si costruiscono cioè da soli gli strumenti con cui interpreteranno la realtà: ma ciò equivale a definirsi la propria realtà. O forse è realmente una banalità…
Conclusione: dovrò rifletterci ancora...
L'esempio di Benjamin Franklin
8 ore fa
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