[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.7.1 "Sherlochulhu").
Come i miei lettori sanno ho la cattiva tendenza a scrivere ciò che penso: mi preoccupo molto poco di domandarmi se io sia o no qualificato per esprimere giudizi su specifici argomenti.
A me pare di premettere un numero sufficiente di “secondo me” ma, secondo me (appunto!), deve essere anche il lettore a dare il giusto peso a ciò che legge. Il rimanere sempre critico e vigile gli permetterà di cogliere la sciocchezza dell’esperto e l’eventuale perla di saggezza del sottoscritto o di altri come lui.
Più seriamente ogni tanto mi capita di chiedermi, soprattutto riguardo a quanto scrivo sull’Epitome, se non mi sia scappato qualche grave errore: per il momento, in questi quasi cinque anni, ho trovato solo errori molto secondari: mai cioè qualcosa di sostanziale.
E questo anche considerando che, nel dubbio, spesso mi è capitato di approfondire diversi degli argomenti trattati...
Uno degli argomenti più importanti dell’Epitome è la democrazia: la introduco solo a partire dal capitolo 11 ma si può dire che i capitoli precedenti servono da premessa, teorica e non solo, per illustrarne i limiti.
Ovviamente io non so niente di teoria costituzionale o di qualsiasi altra materia che affronti come suo oggetto quale debba essere la natura e forma della democrazia.
Per questo da un paio di giorni ho iniziato a leggere “Democrazia cosa è” di Giovanni Sartori: da quel che ho capito l’autore è uno dei massimi esperti in materia, con una decina di lauree honoris causa a testimonianza della sua fama anche all’estero.
Nella premessa l’autore spiega che il testo che sto leggendo vuole essere un manuale di livello intermedio che non banalizzi l’argomento ma senza nemmeno avere la complessità di analisi di una sua precedente opera in più volumi. Insomma l’ideale per me.
Ma quello che mi è ha colpito e mi è piaciuto è come imposta l’argomento. Il primo capitolo è di pura introduzione ma dal secondo, intitolato “Popolo e potere”, comincia veramente ad affrontare la materia.
Proprio all’inizio del capitolo 2.1 “La democrazia letterale” scrive: «Per democrazia letterale o etimologica intendo la democrazia spiegata dalla parola. Democrazia vuol dire “potere popolare”. Se così – e questo è l’argomento – le democrazie debbono essere quel che la parola dice: sistemi e regimi politici nei quali è il popolo che comanda. Tutto detto e risolto? No. Intanto chi è il popolo? E poi, come attribuire potere al popolo? Come si fa?» (*1)
Poi, nel capitolo 2.4 “Potere del popolo sul popolo”, chiarisce: «Il problema del potere non investe tanto la titolarità quanto l’esercizio: il potere, in concreto, è di chi lo esercita, di chi sta dove si trovano le leve del potere.» (*2)
Per confronto io, dopo le mie premesse del capitolo 11, inizio il capitolo 12 con la seguente domanda (da [E] 12.1):
«La democrazia è spesso riassunta con la distorsione “il potere del popolo” e il suo meccanismo in cui ogni elettore ha un voto si basa a sua volta su ideologie che si rifanno al protomito cristiano “tutti gli uomini sono uguali”.
Ma la distorsione “la democrazia è il potere del popolo” è utile, ovvero è una semplificazione corretta del concetto di democrazia?»
E alla fine dello stesso sottocapitolo mi rispondo:
«La risposta alla domanda “Chi comanda nella democrazia?” è quindi apparentemente semplice e perfino banale: il governo, non il popolo.»
Insomma le similitudini nell’impostazione del problema mi sembrano notevoli!
Chiaro che poi io darò una lettura e interpretazione di queste caratteristiche basata sulla mia teoria ed è ovvio che Sartori avrà spiegazioni e giustificazioni più “tradizionali”: ma mi tranquillizza l’idea che un esperto come lui abbia dato, almeno inizialmente, un’impostazione dell’analisi della democrazia molto simile alla mia. Da una parte le mie affermazioni sono meno provocatorie di quanto pensavo ma, contemporaneamente, non sono neppure delle palesi ca##ate (bene quindi!); da un’altra ho la sensazione che mi troverò sulla stessa lunghezza d’onda di Sartori e sarò quindi in grado di rapportarmi facilmente alle sue successive osservazioni.
Mi aspetto di trovare una bella panoramica delle caratteristiche e dimensioni dell’entità “democrazia” che mi permetteranno di verificare se nella mia analisi ho lasciato delle lacune importanti da colmare.
Ovvio infatti che quello che io tratto in pochi capitoli non potrà avere il livello di dettaglio di un libro di 350 pagine (escluse note e premesse) ma è plausibile che questa lettura mi darà la possibilità di comprendere se la mia teoria affronta tutte le tematiche più importanti legate alla democrazia.
Nel complesso quindi sono sicuro che questo libro mi permetterà di raffinare ulteriormente la mia teoria soprattutto in quegli aspetti teorici costituzionali su cui sono meno ferrato e, anzi, avanzo a vista…
Conclusione: prevedo che i pezzi basati su spunti forniti da questa lettura saranno numerosi!
Nota (*1): tratto da “Democrazia cosa è” di Giovanni Sartori, (E.) RCS, 2007, pag. 20.
Nota (*2): ibidem, pag. 27.
alla prima stazione
1 ora fa
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