Su Goofynomics ho letto un articolo interessante: Autorazzismo e lotta di classe. Non si tratta di un articolo di Alberto Bagnai ma è scritto da un suo lettore (amico?) e infatti non tratta di economia ma di sociologia.
In pratica viene presentato uno studio degli anni '70 di Giulio Bollati, ripubblicato nel 1983 e poi nel 2011, su come gli intellettuali italiani considerino il proprio popolo nel corso della storia.
Dal XVI secolo in poi lo schema è sempre il medesimo: gli intellettuali, in genere espressione delle classi privilegiate, vedono il popolo italiano come composto da furbi e ladri (oltre che ignoranti).
Perfino il Risorgimento va riletto con attenzione: la paura costante dei capi rivoluzionari è che il popolo aizzato sfugga al loro controllo e si rivolti non solo contro gli austriaci ma anche contro la nobiltà italiana e le sue proprietà.
Qualche decennio dopo perfino Gramsci scriverà: «Negli intellettuali italiani l'espressione 'umili' indica un rapporto di protezione paterna e paternale, il sentimento 'sufficiente' di una propria indiscussa superiorità, il rapporto come tra due razze una ritenuta superiore e l'altra inferiore. (Letteratura e vita nazionale)». In altre parole gli intellettuali sono visti come di una razza diversa da quella del popolo che sta a loro, gli intellettuali, guidare con protezione “paterna e paternale”.
L'autorazzismo del titolo si riferisce quindi agli intellettuali italiani che per secoli hanno guardato alla maggioranza del popolo con disprezzo.
Come scritto ho trovato questo articolo molto interessante ma non per questo lo condivido completamente. Ciò che trovo sbagliato non è il suo senso complessivo né i suoi dettagli ma la sua prospettiva. L'autore vede l'Italia come una sorta di anomalia in virtù della quale si verifica questo fenomeno: ritiene infatti determinanti alcuni elementi caratterizzanti dell'identità italiana: il sentirsi gli eredi diretti della civiltà greco-romana, il compiacimento provocato da questa illusione, etc...
In realtà trovo che questa visione sia limitata. Io credo che il fenomeno sia globale, magari particolarmente accentuato in Italia, ma non esclusivo a essa.
Questa distinzione fra massa del popolo e le cerchie degli intellettuali è solo la logica conseguenza dell'esistenza dei parapoteri (*1) in ogni epoca storica: vedi I parapoteri: definizioni ed esempi, (più implicitamente) Le leggi del potere e (nella conclusione) Democrazia 3a/3 o anche in Oltre I conFini.
Tutto dipende da quanto gli “intellettuali” siano espressione o controllati dai parapoteri in una determinata epoca e luogo.
Nel medioevo gli intellettuali erano i religiosi e i parapoteri si appoggiavano a essi per mantenere il controllo del popolo. Non dubito che anche allora ci fossero paralleli, forse ancor più marcati ed evidenti, dell'autorazzismo precedentemente illustrato.
Nel mondo moderno (occidentale) chiunque può divenire un intellettuale grazie ai propri studi e al proprio impegno ma se, ad esempio, vorrà scrivere su un grosso giornale dovrà rispondere all'editore e seguirne la linea politica. Ciò vale anche per lo scrittore che voglia essere pubblicato, per il conduttore televisivo e per la stragrande maggioranza dei media. In altre parole i parapoteri controllano gli intellettuali tramite il proprio denaro (*2). Ecco che poi i giornalisti (quelli che attualmente indirizzano maggiormente l'opinione pubblica), per evitare la dissonanza cognitiva (*3), si autoconvincono che alcune verità vadano mostrate sotto una certa luce oppure “non dette” perché non verrebbero capite o perché provocherebbero reazioni indesiderate: si mentisce cioè convincendosi di farlo per un buon motivo e non perché si è stati comprati...
Ma questo vedere il popolo come qualcosa di diverso, che “non può capire” la verità, è proprio l'autorazzismo indicato nel viario di Bagnai.
Conclusione: è possibile che in Italia questo fenomeno sia più accentuato che altrove ma la verità è che comunque è presente in ogni paese perché la sua vera origine, la necessità dei parapoteri di controllare la massa del popolo, è antica come la storia dell'uomo.
Nota (*1): parapotere = “potere forte” nel senso spiegato in Rimpiazzo per “potere forte”...
Nota (*2): ovviamente ci sono numerosissime eccezioni ma la tendenza generale è quella che ho esposto.
Nota (*3): ovvero mentire sapendo che il proprio lavoro dovrebbe essere quello di rivelare la verità.
alla prima stazione
1 ora fa
Nessun commento:
Posta un commento