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venerdì 5 agosto 2022

Morale nucleare

Stanotte ripensavo a una dichiarazione attribuita a Xi (ma probabilmente fa parte della politica estera cinese in generale) in cui si diceva che la Cina “non userà mai le armi nucleari contro gli stati che non le hanno e, comunque, mai per prima”. Mi sembra un’affermazione molto nobile ma la domanda critica qui sarebbe “usereste le armi nucleari per evitare una sconfitta militare?”.
Questo caso infatti sarebbe quello discriminante per valutare la moralità di un popolo (o, meglio, della sua dirigenza). Conservare la propria umanità è infatti più importante che vincere. Ma l’istinto porta a preferire la vita anche quando diviene indegna di essere vissuta.

Inevitabilmente non ho potuto fare a meno di pensare alle bombe nucleari americane lanciate sul Giappone.
Si parla spesso dell’impatto che l’uso di questi armi ha avuto sulla cultura e la mentalità giapponese: personalmente vi ho visto, fra le tante, la creazione del mostro Godzilla (v. Salute e Godzilla).
Eppure si sottovaluta l’importanza che lo stesso evento ha avuto sulla cultura USA.
Gli USA hanno sempre cercato di razionalizzare l’uso dell’atomica e la giustificazione più usata è che, ponendo immediatamente fine alla guerra, si sono salvate più vite di quante se ne siano distrutte.

Insomma si applica la logica utilitaristica: si calcola un differenza arbitraria di vite umane per individuare dove sia il bene.
Come sapete io disprezzo questa morale e rimango invece fedele all’imperativo categorico kantiano: si deve fare (oppure non fare) ciò che è giusto (oppure sbagliato) senza considerarne le estreme ipotetiche conseguenze (*1).

Gli USA hanno vinto la guerra ma hanno sacrificato parte della loro umanità: mi chiedo se proprio l’aver giustificato l’uso dell’arma nucleare abbia reso possibile la successiva degenerazione morale in cui il profitto ha progressivamente scalzato l’uomo come misura del bene (v. [E] 14.4 “Il profittismo”).

Il collegamento fra la giustificazione dell’uso dell’atomica e l’esaltazione del denaro può sembrare labile. Ma quando si parla di morale i principi sono fondamentali e quando si spostano dei confini le ripercussioni non possono che essere profonde ed estese. Giustificare la morte di centinaia di migliaia di persone (molte delle quali completamente innocenti) rende poi possibile, per esempio, accettare la morte di dozzine di persone quando il profitto è sufficientemente elevato.

Non si può giustificare l’ingiustizia e rimanere giusti.

Conclusione: voglio cercare, quando possibile, di ridurre la lunghezza dei miei pezzi per renderli più accessibili. Devo fare un torto a me stesso rinunciando a molte precisazioni e a qualche divagazione superflua ma voglio comunque provare.

Nota (*1): per il perfezionamento di questa teoria rimando a Ancora sull’imperativo categorico e le bugie.

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