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mercoledì 17 agosto 2022

Tre Mini-ature

È un po’ tardi, sebbene non tardissimo, e quindi non mi va di impelagarmi in un pezzo complesso: oltretutto mi sono abituato a scrivere la mattina e adesso mi sento piuttosto stanco…

In teoria avrei tanti commenti da scrivere basati su “Che guerra sarà” di Fabio Mini ma, per quanto detto sopra, mi limiterò a un paio di spunti che hanno il merito di sembrare quasi profetici. Per dare l’idea in appena quattro pagine mi ero annotato ben sei “B”…

«Lo Stato profondo è in genere identificato come un livello di cospirazione occulta ma in molti paesi è invece un potere conosciuto e palese. Il famoso complesso militare-industriale statunitense evocato dal presidente Eisenhower è uno dei primi esempi di denuncia dell’eccessiva influenza di alcuni settori statali e privati nei confronti del sistema democratico.» (*1)
Lo scrissi a febbraio: chi ha voluto negli USA la guerra fra Ucraina e Russia, ovvero chi ci guadagna da essa? I produttori di armi.
Chi ci rimette (a parte gli ucraini e i russi)? La popolazione comune statunitense e quella europea. Inutile dire che numerosi esponenti politici americani (congresso e senato intendo) hanno grandi investimenti economici nel settore delle armi e stanno quindi guadagnando moltissimo dalla situazione attuale.
Quando si sente dei miliardi di dollari di aiuti in armi che Biden concede a Zelensky bisogna capire che in Ucraina, via Polonia, arrivano (*2) le armi dei magazzini dell’esercito USA e che i soldi vanno ai produttori per l’acquisto di nuove: in realtà quindi gran parte dei miliardi di dollari stanziati da Biden sono intascati da quello che Mini chiama il complesso militare-industriale statunitense.
Risultato: ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri.

«Negli Stati Uniti Eisenhower non riuscì a controllarlo [lo Stato profondo] […] altri ancora, come Trump, hanno dichiarato guerra ad alcuni settori dello Stato profondo, come i servizi segreti, l’FBI e i media [...]» (*3)
Molto attuale. Non per niente adesso l’FBI viene usata contro Trump con un’evidente disparità di trattamento rispetto alla Clinton che aveva fatto ben di peggio!
C’è anche da dire che non era stato Trump a dichiarare guerra a questi poteri ma piuttosto erano stati questi ultimi a essere usati contro di lui. Trump piuttosto si era solo difeso!
Non è un caso che appena il 5% dei repubblicani abbiano fiducia nei media (contro “ben” il 25% dei democratici). Anche la fiducia nell’FBI credo stia precipitando ma questa è una mia sensazione: non ho dati al riguardo.

Siccome non ho scritto neppure una pagina aggiungo un terzo spunto: «Inoltre, in campo geopolitico si è alla ricerca di un nuovo ordine mondiale. La ragionevolezza lo vorrebbe multipolare, ma l’arroganza [degli USA] lo pretende unipolare. Non si accetta neppure la convivenza di diverse zone d’influenza e il modello più ricercato non è affatto quello della democrazia da esportazione, ma quello dell’impero.» (*4)
Attualissimo. Gli USA, guidati dal “lucido” Biden pensavano di eliminare dallo scacchiere geopolitico la Russia con la guerra in Ucraina: invece l’hanno resa più forte. Errori di calcolo dettati principalmente dall’arroganza: nel sopravvalutare la propria forza e nel sottovalutare quella del proprio avversario.
Il concetto dell’imperialismo USA, in questa citazione appena accennato, coincide con la mia teoria ([E] 16.1 e 16.2) a partire dalla “data” d’inizio che Mini fa coincidere con la presidenza di Clinton (1993-2001) e io dalla caduta dell’URSS, ovvero dai primi anni ‘90.

Conclusione: un buon libro a cui forse non ho dedicato lo spazio che meritava. Soprattutto impressiona se si pensa che fu scritto nel 2017 quando molti dei concetti che illustra non erano evidenti come adesso...

Nota (*1): tratto da “Che guerra sarà” di Fabio Mini, (E.) il Mulino, 2017, pag. 131.
Nota (*2): in realtà sul fronte in Ucraina arrivano, fonte occidentale, il 30% di quelle spedite: il resto finisce sul mercato nero.
Nota (*3): ibidem, pag. 131.
Nota (*4): ibidem, pag. 129.

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