Piano piano sono arrivato a poche pagine dalla conclusione di “Eros e civiltà”.
L’ultimo capitolo che sto leggendo è una sorta di epilogo.
Marcuse è partito dalla teoria pessimistica di Frued, ovvero che la civiltà richieda un’umanità infelice, rivedendola però in una prospettiva ottimistica. Il progresso tecnologico fa sì che l’umanità possa prosperare ED essere felice: in altre parole, in una società organizzata in maniera totalmente diversa dall’attuale, ci dovrebbe/potrebbe essere benessere sufficiente per tutti.
Poi Marcuse “dimostra” che questa società non sarebbe incompatibile con le pulsioni istintuali dell’uomo, ovvero che non crollerebbe da sola: che anche gli istinti sessuali sarebbero rediretti in maniera gioiosa e giocosa spontaneamente per il bene della società.
In quest’ultimo capitolo invece Marcuse considera il lavoro degli psicologhi revisionisti (rispetto alla teoria di Freud). Questi vedono l’uomo come un complesso articolato di relazioni con gli altri individui e la società, una struttura così complessa di cui è impossibile e inutile ricercare le fondamenta teoriche che la determinano.
Mancando una teoria che spieghi la società moderna essa viene allora presa a riferimento teorico di come l’uomo sano dovrebbe essere integrato in essa. Giustamente Marcuse fa notare che si tratta di una strategia autoreferenziale in cui la salute psichica dell'uomo è determinata dalla forma della prigione che causa la sua malattia! La cura dell’individuo infelice non è renderlo felice ma fargli divenire tollerabile la propria infelicità.
Scompare completamente la base teorica che motiva Marcuse a proporre una civiltà diversa, priva delle repressioni dell'attuale, che sia compatibile con la felicità del singolo: se la società è un qualcosa di immutabile, il costrutto inevitabile della moltitudine di relazioni umane, allora è l’individuo che deve adattarsi alla propria infelicità.
Capisco la frustrazione di Marcuse: questa psicologia revisionista non ha l’ambizione di cambiare la società rendendola migliore ma di solo di adattare l’uomo a sopportare e convivere con l’ingiustizia quotidiana. A me pare l’equivalente medico/scientifico della religione che, con argomentazioni diverse, cerca di inculcare nel fedele la convinzione che si debba sopportare in questa vita per essere felici nella prossima.
Non so: forse questo concetto finale non merita il rilievo che gli ho dato. Rispetto ad altre idee di Marcuse è quasi un ovvia banalità, la logica conseguenza del suo pensiero.
Mi rendo però conto che mi ha un po’ toccato.
Nel mio piccolo ho rigettato il principio di realtà e seguo il mio particolare principio del piacere che, come previsto da Marcuse, porta comunque a sublimare in maniera giocosa e costruttiva le mie energie: o almeno il leggere e lo studiare il pensiero di classici e non a me pare costruttivo e perfino produttivo visto che la mia Epitome ne è il risultato.
Ma mentre Marcuse (credo) mi approverebbe, per gli psicologi revisionisti (ma anche per lo stesso Freud) sarei un individuo malato perché rifiuto di integrarmi (lavoro, famiglia, acquisti di beni inutili, vacanze al mare etc.) in un modello di società che, l’ho sperimentato, non mi rendeva felice. A me pare logicamente, ho quindi cercato altro ovviamente pagandone il prezzo in rinunce e nella disapprovazione della società (quest'ultima per me poca cosa ma, mi rendo conto, fondamentale per la maggioranza delle persone).
Ecco, qui pensavo di citare un passaggio del libro ma, come mi sembra di aver già spiegato, Marcuse richiede citazioni ampie per essere comprensibile e non mi va di copiare una pagina di testo fitto…
Conclusione: beh, stavolta è molto personale. Marcuse mi ha confermato che non sono io ma la società a essere malata: le mie scelte di vita hanno un senso filosofico profondo. La maggior parte delle persone si piegano al principio di realtà e in cambio ottengono una felicità nevrotica: io al contrario non sono felice (per esserlo dovrebbe cambiare anche la società) ma non mi piego e non accetto l’ipocrisia di un vivere inutile, dell’essere un piccolo ingranaggio di un mostro meccanico gigantesco e senza controllo di cui sempre meno persone (i super-ricchissimi) traggano benefici ingiustificati e ingiustificabili.
Una battaglia persa la mia ma che mi sembra giusto e inevitabile combattere.
mercoledì 30 giugno 2021
martedì 29 giugno 2021
La vera lezione
Ieri una mia amica su FB ha pubblicato un commento del tipo “l’Europa ha capito la lezione”, dove la lezione sarebbe il generico “orrore della guerra”.
Credo però vi sia un serio errore di fondo premesso che per Europa mi pare si intenda la popolazione europea: i popoli sono sempre contro la guerra perché sanno che questa viene fatta col loro sangue, non hanno quindi da imparare questa lezione. Al massimo un popolo può venire convinto dalla propaganda dei media a credere che una guerra sia giusta (e magari facile) ma ci vuole un intervento attivo del potere per rendere bellicoso un popolo. Questo perché sono specifici poteri (economici e non solo) all’interno di uno Stato che, cinicamente, vogliono la guerra perché vedono in essa un possibile profitto.
Il vero insegnamento è che il popolo dovrebbe pensare di più con la propria testa senza fidarsi ciecamente dei media né, oggigiorno, dell’informazione semiufficiale talvolta imposta e talvolta filtrata dei giganti della rete come Youtube, Google, FB e simili.
Forse neppure "pensare di più" ma solo seguire maggiormenta la voce della propria coscienza quando questa indica che qualcosa è sbagliato...
Ma l’Europa, e il resto del mondo, sono ben lontani dall’apprendere questa verità.
Progresso - 29/6/2021
Da ieri sto riportando le modifiche alla mia Epitome dal cartaceo all’archivio sul calcolatore.
Non è che aggiungo e basta, talvolta taglio e semplifico: la riprova è che dopo aver aggiornato l’introduzione e i capitoli 0, 1 e 2 la lunghezza è esattamente (a livello di righe proprio) di una pagina in meno.
Intendiamoci, complessivamente prevedo un sostanziale aumento del numero di pagine, ma là dove non aggiungo nuovi sottocapitoli non è detto che le piccole modifiche si traducano complessivamente in una crescita del volume dell’opera.
Morti e morti - 30/6/2021
Notizia: Malati «non Covid», l’anno scorso 73 milioni di diagnosi in meno di Federico Fubini e Simona Ravizza dal Corriere.it
Nel 2020 74 milioni di diagnosi in meno e 40.000 morti in più non da covid-19.
Dati da tenere presenti da coloro che usano il pallottoliere per decidere cosa sia bene e cosa male…
Tragedia, farsa e tragedia - 5/7/2021
Voglio scrivere un corto per evitare di arrabbiarmi troppo e quindi vado subito al punto: le ricerche che dimostrano l’efficacia preventiva della vitamina D si accumulano.
Queste ricerche non sono sovvenzionate né dalle case farmaceutiche (che non avrebbero niente da guadagnarci) né dagli Stati: perché?
Comunque ecco qui l’ultimo cideo del Dr Campbell al riguardo: Vitamin D and hospital risk su Youtube.com
Il succo è che (ricerca verificata dai pari) che bassi livelli di vitamina D sono correlati a una più probabile (da 2 a 3 volte) ospedalizzazione.
Considerando che le prime ricerche e indicazioni al riguardo sono iniziate a febbraio 2020 (leggete i miei vecchi pezzi sull’argomento) e che la vitamina D non dà controindicazioni e che non costa niente, quante vite si sarebbero potute salvare semplicemente rendendo note queste ricerche?
L'arduo compito di fare due più due lo lascio ai miei lettori più intelligenti...
Due previsioni sbagliate - 6/7/2021
La prima previsione “sbagliata” è stata l’uscita dell’Italia ai quarti. “Sbagliata” fra virgolette perché avevo premesso che per fare una previsione affidabile avrei dovuto avere un’idea della forza delle altre squadre che, invece, non avevo.
La mia previsione si basava sull’ipotesi che la forza media delle altre squadre fosse più o meno la solita mentre, mi pare evidente, questa è generalmente calata.
La seconda previsione errata è stata il risultato fra Belgio e Italia: in verità trattandosi di una gara secca avevo comunque dato all’Italia un 30% di possibilità di passare il turno ma mi aspettavo un passaggio sofferto, magari grazie a un rigore e tanta fortuna. Invece per quanto ho potuto vedere (ero da amici e ho visto la partita distrattamente perdendone anche una ventina di minuti) l’Italia ha vinto meritatamente, di forza.
Probabilmente avevo sottovalutato Donnarumma che col Belgio nei minuti iniziali ha fatto due ottime parate e la tenuta di Chiellini che, nonostante l’età, è riuscito a controllare Lukako.
Questi elementi, insieme ai giocatori più forti come Barella e Chiesa, probabilmente compensano la mancanza di un attaccante capace di segnare alla minima occasione.
A questo punto, previsione sbagliata per sbagliata, speriamo di arrivare fino in fondo!!
Credo però vi sia un serio errore di fondo premesso che per Europa mi pare si intenda la popolazione europea: i popoli sono sempre contro la guerra perché sanno che questa viene fatta col loro sangue, non hanno quindi da imparare questa lezione. Al massimo un popolo può venire convinto dalla propaganda dei media a credere che una guerra sia giusta (e magari facile) ma ci vuole un intervento attivo del potere per rendere bellicoso un popolo. Questo perché sono specifici poteri (economici e non solo) all’interno di uno Stato che, cinicamente, vogliono la guerra perché vedono in essa un possibile profitto.
Il vero insegnamento è che il popolo dovrebbe pensare di più con la propria testa senza fidarsi ciecamente dei media né, oggigiorno, dell’informazione semiufficiale talvolta imposta e talvolta filtrata dei giganti della rete come Youtube, Google, FB e simili.
Forse neppure "pensare di più" ma solo seguire maggiormenta la voce della propria coscienza quando questa indica che qualcosa è sbagliato...
Ma l’Europa, e il resto del mondo, sono ben lontani dall’apprendere questa verità.
Progresso - 29/6/2021
Da ieri sto riportando le modifiche alla mia Epitome dal cartaceo all’archivio sul calcolatore.
Non è che aggiungo e basta, talvolta taglio e semplifico: la riprova è che dopo aver aggiornato l’introduzione e i capitoli 0, 1 e 2 la lunghezza è esattamente (a livello di righe proprio) di una pagina in meno.
Intendiamoci, complessivamente prevedo un sostanziale aumento del numero di pagine, ma là dove non aggiungo nuovi sottocapitoli non è detto che le piccole modifiche si traducano complessivamente in una crescita del volume dell’opera.
Morti e morti - 30/6/2021
Notizia: Malati «non Covid», l’anno scorso 73 milioni di diagnosi in meno di Federico Fubini e Simona Ravizza dal Corriere.it
Nel 2020 74 milioni di diagnosi in meno e 40.000 morti in più non da covid-19.
Dati da tenere presenti da coloro che usano il pallottoliere per decidere cosa sia bene e cosa male…
Tragedia, farsa e tragedia - 5/7/2021
Voglio scrivere un corto per evitare di arrabbiarmi troppo e quindi vado subito al punto: le ricerche che dimostrano l’efficacia preventiva della vitamina D si accumulano.
Queste ricerche non sono sovvenzionate né dalle case farmaceutiche (che non avrebbero niente da guadagnarci) né dagli Stati: perché?
Comunque ecco qui l’ultimo cideo del Dr Campbell al riguardo: Vitamin D and hospital risk su Youtube.com
Il succo è che (ricerca verificata dai pari) che bassi livelli di vitamina D sono correlati a una più probabile (da 2 a 3 volte) ospedalizzazione.
Considerando che le prime ricerche e indicazioni al riguardo sono iniziate a febbraio 2020 (leggete i miei vecchi pezzi sull’argomento) e che la vitamina D non dà controindicazioni e che non costa niente, quante vite si sarebbero potute salvare semplicemente rendendo note queste ricerche?
L'arduo compito di fare due più due lo lascio ai miei lettori più intelligenti...
Due previsioni sbagliate - 6/7/2021
La prima previsione “sbagliata” è stata l’uscita dell’Italia ai quarti. “Sbagliata” fra virgolette perché avevo premesso che per fare una previsione affidabile avrei dovuto avere un’idea della forza delle altre squadre che, invece, non avevo.
La mia previsione si basava sull’ipotesi che la forza media delle altre squadre fosse più o meno la solita mentre, mi pare evidente, questa è generalmente calata.
La seconda previsione errata è stata il risultato fra Belgio e Italia: in verità trattandosi di una gara secca avevo comunque dato all’Italia un 30% di possibilità di passare il turno ma mi aspettavo un passaggio sofferto, magari grazie a un rigore e tanta fortuna. Invece per quanto ho potuto vedere (ero da amici e ho visto la partita distrattamente perdendone anche una ventina di minuti) l’Italia ha vinto meritatamente, di forza.
Probabilmente avevo sottovalutato Donnarumma che col Belgio nei minuti iniziali ha fatto due ottime parate e la tenuta di Chiellini che, nonostante l’età, è riuscito a controllare Lukako.
Questi elementi, insieme ai giocatori più forti come Barella e Chiesa, probabilmente compensano la mancanza di un attaccante capace di segnare alla minima occasione.
A questo punto, previsione sbagliata per sbagliata, speriamo di arrivare fino in fondo!!
lunedì 28 giugno 2021
Varie va...
Causa emergenza famigliare, di cui non mi va di scrivere, sono un po’ scosso e ho voglia di rilassarmi scrivendo un poco, magari diganado su quello che mi viene in mente…
Stamattina ho iniziato a riportare le modifiche all’Epitome dal cartaceo all’archivio informatico: chiaramente adesso questa è un’attività troppo impegnativa per portarla avanti.
Da qualche giorno sto guardando vari siti di altri bloggatori: li trovo piacevoli ma leggerini.
In genere scritti benissimo, pezzi molto agili sia come stile che lunghezza. Però, dal mio punto di vista, terminano a quella che sarebbe solo la premessa di un mio pezzo: cioè talvolta individuano anche qualcosa di interessante ma non l’approfondiscono. Talvolta riportano teorie o ipotesi di personaggi famosi ma quasi mai propongono una loro intuizione personale che vada oltre la percezione di un fenomeno. Io, una volta individuato un problema, non mi limito a descriverlo ma cerco anche di interpretarlo: di spiegarne il motivo, la relazione che ha con altre problematiche, magari propongo delle possibili soluzioni o alternative.
Però non trovo niente di questo nei ghiribizzi che ho letto fino ad adesso: si fermano dove io inizio il viaggio. Da questo punto di vista mi sembrano degli stuzzichini che mettono appetito invece di togliere la fame, sollevano più domande invece di fornire risposte.
Evidentemente però, considerato il numero di lettori/commenti che hanno, il pubblico preferisce articoli di questo genere: pezzi agili che si limitano a stuzzicare una riflessione senza aver la pretesa di approfondire niente.
Come ho detto mi piace quello che leggo ma dal mio punto di vista mi lasciano poco e, tutto sommato, mi sembrano interscambiabili. Sarà questione di gusti, immagino. Del resto io sono fuori dalla media ed è ovvio che ciò che mi piace o che ritengo interessante non rientri nei gusti della media.
Tanto per dare qualche esempio il pezzo Cultura imposta dal ghiribizzo FerruccioGianolo.com segnala come si viva in un periodo di, appunto, “cultura imposta”. Un concetto che ho trovato interessante e che mi sarebbe piaciuto che fosse stato approfondito dal suo autore. Così l’ho stuzzicato col seguente commento: «Mi pare una teoria interessante ma, secondo me, andrebbe completata ipotizzando il perché di questo fenomeno: chi c'è dietro? a chi giova imporre questa cultura e perché? alternativamente chi ci guadagna?»
Queste sono le domande per me naturali e sulle quali avrei basato la parte corposa dell’articolo…
L’autore mi ha poi gentilmente risposto ma la mia sensazione è che lui non ritenga le domande che gli ho proposto così importanti quanto appare a me.
Dal mio punto di vista invece la mia sensazione/intuizione iniziale ha un valore solo se posso rispondere o ipotizzare delle risposte a dette domande: sono esse infatti che danno senso e valore alla sensazione iniziale. Vabbè, sarà di nuovo una questione di gusti…
Sempre ieri poi ho letto l’articolo Riflessioni sull’incoerenza su LaCuriosona.Blogspot.com
Un pezzo ben scritto che mette in fila una serie di incoerenze di personaggi pubblici riguardo al DDL Zan. Di nuovo c’è la percezione di un fenomeno, l’incoerenza, ma non c’è il tentativo di spiegarla: anzi il pensiero dell’autrice è particolarmente assente visto che dopo aver evidenziato un paio di dichiarazioni contraddittorie propone il pensiero, che evidentemente condivide, di un personaggio famoso (un politico) e improvvisamente il pezzo finisce là dove io avrei iniziato a dire la mia…
Ieri oltretutto ero di fretta e stavo per uscire ma non ho resistito a esporle il mio pensiero: volevo scriverle un’idea agile ma invece mi è venuto un commento un po’ più lungo del preventivato.
Eccolo qui: «Io vedo in questa polemica una tendenza sempre più marcata alla semplificazione assoluta di qualsiasi argomento: non so di quante pagine sia composto il DDL Zan ma alla fine viene semplificato come “Il DDL Zan è contro le discriminazioni” da cui discende il paralogismo “Chi è contro (o vuole modificare) il DDL Zan è a favore delle discriminazioni”.
La maniera corretta di procedere sarebbe, secondo me ovviamente, analizzare in maggior dettaglio le proposte del DDL e discutere singolarmente su queste: possibile che siano tutte perfette e che niente possa essere cambiato in meglio? Non lo so, ma ne dubito…
Analogamente quali sono le richieste precise del Vaticano? Anche qui di nuovo nella discussione pubblica non c’è chiarezza: tutto si riduce alle semplificazioni sullodate, cioè “Il DDL Zan è contro le discriminazioni” e “Chi è contro (o vuole modificare) il DDL Zan è a favore delle discriminazioni”.
Invece perfino la discussione politica si riduce a livello da rete sociale dove il dibattito su una problematica complessa come quella sollevata dal DDL Zan si riduce a un “mi piace” dividendo cioè la popolazione in sostenitori e avversari: manca la posizione intermedia di comprensione delle parti e di compromesso.
La società si divide, si spacca in buoni e cattivi, in stupidi e intelligenti, in ipocriti e pragamatici e così facendo si finisce per perdere il senso di una proposta: si finisce per difendere a spada tratta l’intero DDL Zan comprese magari delle parti migliorabili o, vice versa, lo si attacca in toto includendo anche le proposte valide e, magari, necessarie.
Quindi le contraddizioni che evidenzi non mi stupiscono: rientrano nella logica superficiale di semplificare qualsiasi questione a livello di un “mi piace”. Si perde il contenuto e ci si concentra solo sul titolo. O se preferisci si discute del significante invece che del significato (per non dire del referente!).
Tutto questo per dire che il problema di fondo non è il DDL Zan ma il paradigma con cui si affronta e si discute qualsiasi questione: insomma c’è un limite politico (ma anche comunicativo) a monte che banalizza e rende violenta e sterile qualsiasi discussione.»
In pratica cerco di inquadrare il fenomeno in un contesto più ampio per poterlo interpretare: chiaro si tratta di intuizioni, magari errate, ma che mi sembrava interessante e utile proporre per arricchire il ragionamento proposto dall’autrice.
Anzi devo dire che alcune mie intuizioni mi sembrano decisamente buone e, probabilmente, invece di sintetizzarle malamente in un commento avrei dovuto scriverci un pezzo su questo mio ghiribizzo!
Infine, rimanendo nel tema dei ghiribizzi altrui, sempre ieri (ma a sera, tornato a casa) ho guardato un video proposto da un terzo sito che seguo (probabilmente quello che più mi piace).
Si trattava della conferenza di un “filosofo” di cui, capirete nel prosieguo, non posso fare il nome e al quale il bloggatore in questione aveva posto una domanda.
Incuriosito ho saltato la parte con la conferenza vera e propria e sono andato direttamente ad ascoltare domanda e risposta.
Curiosamente questo bloggatore, che nei suoi pezzi estremamente sintetico e chiaro, nella sua domanda invece è stato un po’ ripetitivo e confuso: come lui stesso ha ammesso era piuttosto emozionato.
La domanda, volendo, si riallaccia al fenomeno della difficoltà di comunicazione della società moderna e precisamente era qualcosa del tipo “come mai quando discuto con qualcuno, mentre da parte mia c’è un reale tentativo di comprendere il mio interlocutore, dall’altra spesso sembra mancare questo sforzo?”
Una buona domanda a cui però il “filosofo” mi è parso rispondere in maniera contraddittoria, senza quella lucidità di pensiero che di solito contraddistingue l’esprimersi delle persone da me ammirate. Insomma più che il ragionamento di un filosofo rinomato mi era parso l’argomentare di un professore di scuola media: un miscuglio di cose vere e luoghi comuni ammucchiate insieme senza un saldo filo conduttore. Perplesso, mentre ascoltavo, sono andato a vedere cosa diceva di lui Wikipedia e ho così scoperto che scrive per uno dei “giornaloni” a cui, periodicamente, ululo contro il mio disappunto. Più o meno contemporaneamente, prendendo lo spunto da un esempio fatto dal bloggatore, ha iniziato a difendere l’immigrazione dai razzisti. Tutto bene se non che ha usato un’argomentazione totalmente razzista, ovviamente senza rendersene conto!
Per la cronaca ha usato una forma di razzismo assolutamente parallela a quella illustrata da Asimov e diretta contro gli ebrei (ne scrissi qui: Il succo degli ebrei) ovvero quella di ritenerli tutti intelligentissimi…
Io fin da bambino percepivo chiaramente la debolezza e il pericolo di tale affermazione ma il “filosofo”, con la stessa sensibilità di un camionista avvinazzato che commenta una partita di calcio alla tivvù con gli amici, ne era completamente oblioso.
Anzi ha pure raccattato molti applausi da parte del pubblico… bo… a me pare un mondo al contrario…
Vabbè potrei divagare su altri temi ma ho scritto abbastanza…
Ah! dimenticavo una cosa interessante che ho notato: come detto questi ghiribizzi che seguo hanno molti commenti e, se si va a leggere il profilo dei loro autori, si scopre che si tratta di altri bloggatori, spesso di lunga data.
Il fatto interessante è che io nel mio profilo ho nascosto l’indirizzo di questo mio sito: mi pare infatti che renderlo visibile sia una forma di pubblicità che macchi di potenziale ipocrisia ogni commento: cioè ti scrivo qualcosa, spesso dei banali complimenti, così chi ti legge e controlla il mio profilo poi viene a vedere anche il mio sito. Cosa del resto vera visto che è proprio ciò che ho fatto io per trovare altri ghiribizzi di mio gradimento.
Però la mia teoria è che la visita del curioso di turno non mi interessa mentre chi fosse davvero interessato, perché magari ha apprezzato un mio commento meno banale degli altri, con un minimo di pazienza e con l’aiuto di Google non dovrebbe faticare troppo a trovarmi: e chi dovesse fare questo “sforzo” per scoprirmi è più probabile che spenda quei minuti in più necessari per leggere e comprendere il mio pensiero…
Ma probabilmente mi sbaglio anche in questo caso!
Conclusione: ovviamente non ci penso neppure a inserire il collegamento a questo ghiribizzo nel mio profilo!
Stamattina ho iniziato a riportare le modifiche all’Epitome dal cartaceo all’archivio informatico: chiaramente adesso questa è un’attività troppo impegnativa per portarla avanti.
Da qualche giorno sto guardando vari siti di altri bloggatori: li trovo piacevoli ma leggerini.
In genere scritti benissimo, pezzi molto agili sia come stile che lunghezza. Però, dal mio punto di vista, terminano a quella che sarebbe solo la premessa di un mio pezzo: cioè talvolta individuano anche qualcosa di interessante ma non l’approfondiscono. Talvolta riportano teorie o ipotesi di personaggi famosi ma quasi mai propongono una loro intuizione personale che vada oltre la percezione di un fenomeno. Io, una volta individuato un problema, non mi limito a descriverlo ma cerco anche di interpretarlo: di spiegarne il motivo, la relazione che ha con altre problematiche, magari propongo delle possibili soluzioni o alternative.
Però non trovo niente di questo nei ghiribizzi che ho letto fino ad adesso: si fermano dove io inizio il viaggio. Da questo punto di vista mi sembrano degli stuzzichini che mettono appetito invece di togliere la fame, sollevano più domande invece di fornire risposte.
Evidentemente però, considerato il numero di lettori/commenti che hanno, il pubblico preferisce articoli di questo genere: pezzi agili che si limitano a stuzzicare una riflessione senza aver la pretesa di approfondire niente.
Come ho detto mi piace quello che leggo ma dal mio punto di vista mi lasciano poco e, tutto sommato, mi sembrano interscambiabili. Sarà questione di gusti, immagino. Del resto io sono fuori dalla media ed è ovvio che ciò che mi piace o che ritengo interessante non rientri nei gusti della media.
Tanto per dare qualche esempio il pezzo Cultura imposta dal ghiribizzo FerruccioGianolo.com segnala come si viva in un periodo di, appunto, “cultura imposta”. Un concetto che ho trovato interessante e che mi sarebbe piaciuto che fosse stato approfondito dal suo autore. Così l’ho stuzzicato col seguente commento: «Mi pare una teoria interessante ma, secondo me, andrebbe completata ipotizzando il perché di questo fenomeno: chi c'è dietro? a chi giova imporre questa cultura e perché? alternativamente chi ci guadagna?»
Queste sono le domande per me naturali e sulle quali avrei basato la parte corposa dell’articolo…
L’autore mi ha poi gentilmente risposto ma la mia sensazione è che lui non ritenga le domande che gli ho proposto così importanti quanto appare a me.
Dal mio punto di vista invece la mia sensazione/intuizione iniziale ha un valore solo se posso rispondere o ipotizzare delle risposte a dette domande: sono esse infatti che danno senso e valore alla sensazione iniziale. Vabbè, sarà di nuovo una questione di gusti…
Sempre ieri poi ho letto l’articolo Riflessioni sull’incoerenza su LaCuriosona.Blogspot.com
Un pezzo ben scritto che mette in fila una serie di incoerenze di personaggi pubblici riguardo al DDL Zan. Di nuovo c’è la percezione di un fenomeno, l’incoerenza, ma non c’è il tentativo di spiegarla: anzi il pensiero dell’autrice è particolarmente assente visto che dopo aver evidenziato un paio di dichiarazioni contraddittorie propone il pensiero, che evidentemente condivide, di un personaggio famoso (un politico) e improvvisamente il pezzo finisce là dove io avrei iniziato a dire la mia…
Ieri oltretutto ero di fretta e stavo per uscire ma non ho resistito a esporle il mio pensiero: volevo scriverle un’idea agile ma invece mi è venuto un commento un po’ più lungo del preventivato.
Eccolo qui: «Io vedo in questa polemica una tendenza sempre più marcata alla semplificazione assoluta di qualsiasi argomento: non so di quante pagine sia composto il DDL Zan ma alla fine viene semplificato come “Il DDL Zan è contro le discriminazioni” da cui discende il paralogismo “Chi è contro (o vuole modificare) il DDL Zan è a favore delle discriminazioni”.
La maniera corretta di procedere sarebbe, secondo me ovviamente, analizzare in maggior dettaglio le proposte del DDL e discutere singolarmente su queste: possibile che siano tutte perfette e che niente possa essere cambiato in meglio? Non lo so, ma ne dubito…
Analogamente quali sono le richieste precise del Vaticano? Anche qui di nuovo nella discussione pubblica non c’è chiarezza: tutto si riduce alle semplificazioni sullodate, cioè “Il DDL Zan è contro le discriminazioni” e “Chi è contro (o vuole modificare) il DDL Zan è a favore delle discriminazioni”.
Invece perfino la discussione politica si riduce a livello da rete sociale dove il dibattito su una problematica complessa come quella sollevata dal DDL Zan si riduce a un “mi piace” dividendo cioè la popolazione in sostenitori e avversari: manca la posizione intermedia di comprensione delle parti e di compromesso.
La società si divide, si spacca in buoni e cattivi, in stupidi e intelligenti, in ipocriti e pragamatici e così facendo si finisce per perdere il senso di una proposta: si finisce per difendere a spada tratta l’intero DDL Zan comprese magari delle parti migliorabili o, vice versa, lo si attacca in toto includendo anche le proposte valide e, magari, necessarie.
Quindi le contraddizioni che evidenzi non mi stupiscono: rientrano nella logica superficiale di semplificare qualsiasi questione a livello di un “mi piace”. Si perde il contenuto e ci si concentra solo sul titolo. O se preferisci si discute del significante invece che del significato (per non dire del referente!).
Tutto questo per dire che il problema di fondo non è il DDL Zan ma il paradigma con cui si affronta e si discute qualsiasi questione: insomma c’è un limite politico (ma anche comunicativo) a monte che banalizza e rende violenta e sterile qualsiasi discussione.»
In pratica cerco di inquadrare il fenomeno in un contesto più ampio per poterlo interpretare: chiaro si tratta di intuizioni, magari errate, ma che mi sembrava interessante e utile proporre per arricchire il ragionamento proposto dall’autrice.
Anzi devo dire che alcune mie intuizioni mi sembrano decisamente buone e, probabilmente, invece di sintetizzarle malamente in un commento avrei dovuto scriverci un pezzo su questo mio ghiribizzo!
Infine, rimanendo nel tema dei ghiribizzi altrui, sempre ieri (ma a sera, tornato a casa) ho guardato un video proposto da un terzo sito che seguo (probabilmente quello che più mi piace).
Si trattava della conferenza di un “filosofo” di cui, capirete nel prosieguo, non posso fare il nome e al quale il bloggatore in questione aveva posto una domanda.
Incuriosito ho saltato la parte con la conferenza vera e propria e sono andato direttamente ad ascoltare domanda e risposta.
Curiosamente questo bloggatore, che nei suoi pezzi estremamente sintetico e chiaro, nella sua domanda invece è stato un po’ ripetitivo e confuso: come lui stesso ha ammesso era piuttosto emozionato.
La domanda, volendo, si riallaccia al fenomeno della difficoltà di comunicazione della società moderna e precisamente era qualcosa del tipo “come mai quando discuto con qualcuno, mentre da parte mia c’è un reale tentativo di comprendere il mio interlocutore, dall’altra spesso sembra mancare questo sforzo?”
Una buona domanda a cui però il “filosofo” mi è parso rispondere in maniera contraddittoria, senza quella lucidità di pensiero che di solito contraddistingue l’esprimersi delle persone da me ammirate. Insomma più che il ragionamento di un filosofo rinomato mi era parso l’argomentare di un professore di scuola media: un miscuglio di cose vere e luoghi comuni ammucchiate insieme senza un saldo filo conduttore. Perplesso, mentre ascoltavo, sono andato a vedere cosa diceva di lui Wikipedia e ho così scoperto che scrive per uno dei “giornaloni” a cui, periodicamente, ululo contro il mio disappunto. Più o meno contemporaneamente, prendendo lo spunto da un esempio fatto dal bloggatore, ha iniziato a difendere l’immigrazione dai razzisti. Tutto bene se non che ha usato un’argomentazione totalmente razzista, ovviamente senza rendersene conto!
Per la cronaca ha usato una forma di razzismo assolutamente parallela a quella illustrata da Asimov e diretta contro gli ebrei (ne scrissi qui: Il succo degli ebrei) ovvero quella di ritenerli tutti intelligentissimi…
Io fin da bambino percepivo chiaramente la debolezza e il pericolo di tale affermazione ma il “filosofo”, con la stessa sensibilità di un camionista avvinazzato che commenta una partita di calcio alla tivvù con gli amici, ne era completamente oblioso.
Anzi ha pure raccattato molti applausi da parte del pubblico… bo… a me pare un mondo al contrario…
Vabbè potrei divagare su altri temi ma ho scritto abbastanza…
Ah! dimenticavo una cosa interessante che ho notato: come detto questi ghiribizzi che seguo hanno molti commenti e, se si va a leggere il profilo dei loro autori, si scopre che si tratta di altri bloggatori, spesso di lunga data.
Il fatto interessante è che io nel mio profilo ho nascosto l’indirizzo di questo mio sito: mi pare infatti che renderlo visibile sia una forma di pubblicità che macchi di potenziale ipocrisia ogni commento: cioè ti scrivo qualcosa, spesso dei banali complimenti, così chi ti legge e controlla il mio profilo poi viene a vedere anche il mio sito. Cosa del resto vera visto che è proprio ciò che ho fatto io per trovare altri ghiribizzi di mio gradimento.
Però la mia teoria è che la visita del curioso di turno non mi interessa mentre chi fosse davvero interessato, perché magari ha apprezzato un mio commento meno banale degli altri, con un minimo di pazienza e con l’aiuto di Google non dovrebbe faticare troppo a trovarmi: e chi dovesse fare questo “sforzo” per scoprirmi è più probabile che spenda quei minuti in più necessari per leggere e comprendere il mio pensiero…
Ma probabilmente mi sbaglio anche in questo caso!
Conclusione: ovviamente non ci penso neppure a inserire il collegamento a questo ghiribizzo nel mio profilo!
domenica 27 giugno 2021
Se lo censurano deve essere vero
Qualche ragionamento in ordine sparso…
Ho visto questo video Spike protein is very dangerous, it's cytotoxic (Robert Malone, Steve Kirsch, Bret Weinstein) di DarkHorse Podcast Clips su Youtube.
Mi è sembrato interessante (e anche allarmante). Oltretutto la versione completa non è su Youtube, dove era stata censurata, ma si può vedere su un altro sito (*1). Non conosco questo canale ma ho deciso comunque di condividerlo su FB.
Immediatamente è apparso un messaggio del tipo: «Attenzione! Diversi fact checkers hanno verificato che il contenuto del video è “parzialmente falso”».
Qui la mia perplessità: come si può credere che esistano dei “controllori dei fatti” realmente indipendenti? Analizzare i fatti con la presunzione di saper dire se qualcosa è vero o falso è già qualcosa di per sé epistemologicamente sconcertante: ma, ammesso che sia possibile, stabilire la verità o la falsità di argomentazioni complesse richiede molto tempo e conoscenze spesso altamente specifiche. È evidente che per poter cercare di stabilire in maniera onesta e oggettiva se un qualcosa è vero o falso su qualsiasi argomento sarebbe necessaria una squadra di almeno una dozzina di persone con competenze diverse (e probabilmente spesso non sarebbero sufficienti) e pronte a dedicare almeno una mezza giornata (e talvolta di più) per investigare le varie affermazioni fatte.
Possibile che ci sia quindi questo proliferare di “controllori dei fatti” indipendenti?
La vedo difficile: credo che sia molto più probabile che si tratti di poche persone pagate (magari indirettamente) e quindi non indipendenti, non particolarmente esperte nelle materie in cui emettono le loro sentenze e, per motivi di tempo, pure superficiali nelle loro analisi.
Sono studenti volontari universitari? Significa solo che non sono così esperti da sentenziare sulle opinioni altrui e che, se ce ne fosse bisogno, si possono comprare con poco.
Inoltre i “controllori dei fatti” hanno tutto l’interesse a difendere la narrativa dei potenti e questo, ovviamente, li rende poco credibili soprattutto per quelle questioni che metterebbero in difficoltà quest’ultimi.
Insomma trovo l’intera logica dietro al lavoro dei “controllori dei fatti” assurda. E trovo ancora più assurdo che qualcuno possa prenderli sul serio e fidarsi dei loro pareri.
Allora ho avuto la seguente “intuizione”: «Se lo censurano deve essere vero.»
Ovviamente non è così e si tratta solo di un paralogismo: però la sua “logica”, sebbene errata, non è assurda.
Che bisogno c’è di censurare una falsità? Non è molto più semplice confrontarla con la verità?
Oltretutto, come insegna John Stuart Mill (che ho citato al riguardo migliaia di volte), il confronto fra falsità e verità è estremamente proficuo e benefico per chi lo compie perché dà la possibilità di comprendere meglio il significato profondo del vero. La verità non diviene un vuoto dogma, che si sa essere vero ma non per quale motivo, ma una conoscenza viva e feconda…
Vabbè, chi mi segue conosce già questa mia tiritera…
Al contrario la censura fa nascere il legittimo sospetto che si voglia nascondere qualcosa, che non si sappia né voglia rispondere alle questioni sollevate dal censurato. Viene quindi da pensare che, con l’aiuto dei potenti che tutto possono, si cerchi di nascondere quella che evidentemente è una verità scomoda.
Si tratta di un ragionamento legittimo e assolutamente non da complottista: semmai da persona prudente che non si fida automaticamente di chi ha più interesse a mentire piuttosto che a dire la verità.
Questo è forse la più grossa controindicazione della censura: del resto, da quello che sapete della storia, la censura si è sempre e solo accanita con chi cercava di propalare il falso?
Non mi pare proprio anzi…
Perché quindi oggi dovrebbe essere diverso?
La risposta è “in chi ci guadagna” trovate dove stanno gli interessi economici e avrete una buona indicazione di chi trae vantaggio da una certa verità.
In altre parole la censura protegge direttamente o indirettamente gli interessi economici (o politici) di un qualche potere? Se sì allora non essere sospettosi di fronte alla censura non è da semplici ingenui ma da folli.
Conclusione: niente di che… solo una riflessione dopo aver cenato e prima di Italia-Austria...
Nota (*1): notare la disparità di trattamento: per molto meno i canali di Fusaro e ByoBlu sono stati demonetizzati e poi il secondo di questi addirittura chiuso. Il motivo è che negli USA le persone hanno ancora la possibilità di ottenere giustizia ma l’Italia è lo zerbino dell’UE e l’UE è lo zerbino degli USA cosicché i canali italiani non hanno alcun diritto e Youtube può trattarli arbitrariamente come preferisce.
Ho visto questo video Spike protein is very dangerous, it's cytotoxic (Robert Malone, Steve Kirsch, Bret Weinstein) di DarkHorse Podcast Clips su Youtube.
Mi è sembrato interessante (e anche allarmante). Oltretutto la versione completa non è su Youtube, dove era stata censurata, ma si può vedere su un altro sito (*1). Non conosco questo canale ma ho deciso comunque di condividerlo su FB.
Immediatamente è apparso un messaggio del tipo: «Attenzione! Diversi fact checkers hanno verificato che il contenuto del video è “parzialmente falso”».
Qui la mia perplessità: come si può credere che esistano dei “controllori dei fatti” realmente indipendenti? Analizzare i fatti con la presunzione di saper dire se qualcosa è vero o falso è già qualcosa di per sé epistemologicamente sconcertante: ma, ammesso che sia possibile, stabilire la verità o la falsità di argomentazioni complesse richiede molto tempo e conoscenze spesso altamente specifiche. È evidente che per poter cercare di stabilire in maniera onesta e oggettiva se un qualcosa è vero o falso su qualsiasi argomento sarebbe necessaria una squadra di almeno una dozzina di persone con competenze diverse (e probabilmente spesso non sarebbero sufficienti) e pronte a dedicare almeno una mezza giornata (e talvolta di più) per investigare le varie affermazioni fatte.
Possibile che ci sia quindi questo proliferare di “controllori dei fatti” indipendenti?
La vedo difficile: credo che sia molto più probabile che si tratti di poche persone pagate (magari indirettamente) e quindi non indipendenti, non particolarmente esperte nelle materie in cui emettono le loro sentenze e, per motivi di tempo, pure superficiali nelle loro analisi.
Sono studenti volontari universitari? Significa solo che non sono così esperti da sentenziare sulle opinioni altrui e che, se ce ne fosse bisogno, si possono comprare con poco.
Inoltre i “controllori dei fatti” hanno tutto l’interesse a difendere la narrativa dei potenti e questo, ovviamente, li rende poco credibili soprattutto per quelle questioni che metterebbero in difficoltà quest’ultimi.
Insomma trovo l’intera logica dietro al lavoro dei “controllori dei fatti” assurda. E trovo ancora più assurdo che qualcuno possa prenderli sul serio e fidarsi dei loro pareri.
Allora ho avuto la seguente “intuizione”: «Se lo censurano deve essere vero.»
Ovviamente non è così e si tratta solo di un paralogismo: però la sua “logica”, sebbene errata, non è assurda.
Che bisogno c’è di censurare una falsità? Non è molto più semplice confrontarla con la verità?
Oltretutto, come insegna John Stuart Mill (che ho citato al riguardo migliaia di volte), il confronto fra falsità e verità è estremamente proficuo e benefico per chi lo compie perché dà la possibilità di comprendere meglio il significato profondo del vero. La verità non diviene un vuoto dogma, che si sa essere vero ma non per quale motivo, ma una conoscenza viva e feconda…
Vabbè, chi mi segue conosce già questa mia tiritera…
Al contrario la censura fa nascere il legittimo sospetto che si voglia nascondere qualcosa, che non si sappia né voglia rispondere alle questioni sollevate dal censurato. Viene quindi da pensare che, con l’aiuto dei potenti che tutto possono, si cerchi di nascondere quella che evidentemente è una verità scomoda.
Si tratta di un ragionamento legittimo e assolutamente non da complottista: semmai da persona prudente che non si fida automaticamente di chi ha più interesse a mentire piuttosto che a dire la verità.
Questo è forse la più grossa controindicazione della censura: del resto, da quello che sapete della storia, la censura si è sempre e solo accanita con chi cercava di propalare il falso?
Non mi pare proprio anzi…
Perché quindi oggi dovrebbe essere diverso?
La risposta è “in chi ci guadagna” trovate dove stanno gli interessi economici e avrete una buona indicazione di chi trae vantaggio da una certa verità.
In altre parole la censura protegge direttamente o indirettamente gli interessi economici (o politici) di un qualche potere? Se sì allora non essere sospettosi di fronte alla censura non è da semplici ingenui ma da folli.
Conclusione: niente di che… solo una riflessione dopo aver cenato e prima di Italia-Austria...
Nota (*1): notare la disparità di trattamento: per molto meno i canali di Fusaro e ByoBlu sono stati demonetizzati e poi il secondo di questi addirittura chiuso. Il motivo è che negli USA le persone hanno ancora la possibilità di ottenere giustizia ma l’Italia è lo zerbino dell’UE e l’UE è lo zerbino degli USA cosicché i canali italiani non hanno alcun diritto e Youtube può trattarli arbitrariamente come preferisce.
sabato 26 giugno 2021
Sfogo
Quando scrivo i miei pezzi qui sul ghiribizzo (ma anche nei miei commenti su FB) spesso mi trovo ad autocensurarmi (*1).
Spesso si tratta della mia innata prudenza e sfiducia nel genere umano: tendo a dare per scontato che i personaggi famosi non abbiano niente di meglio da fare che controllare giornalmente il mio sito per vedere se non hanno l’occasione per denunciarmi per diffamazione o simili…
In realtà questo ghiribizzo è talmente poco visto che credo che non correrei reali rischi anche se sputassi senza ritegno la mia acrimonia verso dette persone: ma, come detto, preferisco trattenermi.
Ecco allora l’idea odierna: liberarmi dalle “tossine” che la mia autocensura mi provoca scrivendo quello che penso di certi individui famosi ma senza specificare a chi mi riferisco.
Credo che l’esperimento dovrebbe aiutarmi a rilassarmi un po’… o almeno ci posso provare!
C’è una signora che tutte le volte che la vedo, e sfortunatamente appare frequentemente sui media, mi fa venire in mente una gallina.
Non per l’intelligenza, di cui comunque non mi dà la sensazione di abbondare, ma proprio per l’aspetto. Mi trattengo perché non vorrei che si pensasse che le do della gallina perché donna: in realtà c’è un politico uomo che chiamerei galletto: lui si mi dà l’idea di essere stupido ed esibizionista, sempre pronto a mettersi a favore di telecamera per cantare dei banali chicchirichi spesso fuori luogo.
Ah! ci sarebbe poi in effetti anche una donna alla quale direi della gallina proprio perché mi pare stupida: ha sempre un’espressione vacua di chi non sa perché occupa la propria poltrona: cioè lei lo sa bene, ha leccato ogni c### per una vita per procurarsela e sa anche che le basterà inchinarsi e dire sempre di “sì” ai propri padroni per mantenerla. Per il resto sta zitta: dubito che avrebbe qualcosa da dire se non per i discorsi di circostanza scritti dai suoi segretari. Ha la stessa personalità di una poltrona decorata con figure geometriche colorate in un angolo del salotto: si notà che c'è solo quando ci casca sopra l'occhio oppure se si cerca disperatamente un posto per sedersi.
Passando all’Italia ci sono molti politici che non mi piacciono e alcuni che proprio non sopporto.
Il primo che mi viene in mente è il fesso: un politico con la faccia da idiota incapace, ovviamente miracolato suppongo grazie a una famiglia potente, verso il quale le mie emozioni oscillano da una genuina pietà per un individuo mentalmente tarato e l’irritazione di vedergli occupare un posto da cui riesce a danneggiare l’intero paese.
Poi c’è un vecchietto coi capelli bianchi e un perenne sorriso che a me appare come il massimo della falsità e dell’ipocrisia. Come se recitasse la parte del nonno buono: stucchevole, anzi vomitevole. Soprattutto, anche se forse è un nonno, di sicuro non è buono e, quando ne ha avuto l'opportunità, ha fatto tutto il possibile per danneggiare l'Italia.
Anche un altro politico che non sopporto ha sempre un sorriso untuoso stampato sul volto: anch’egli invece mi sembra completamente dedito a tradire chi ha riposto la fiducia in lui. Certo colpa degli italiani che si fidano: ma anche in questo caso mi sento meno critico verso chi si fida erroneamente piuttosto che di chi si approfitta dell’ingenuità altrui.
Che poi ripensandoci, il sorriso untuoso, lo hanno praticamente tutti i politici: diciamo che in più lui si atteggia a stella cinematografica americana anni ‘50 o ‘60. Un sorriso che non vuole apparire solo familiare ma anche esprimere intelligenza (che in effetti potrebbe anche avere) e sicurezza si sé. L'integerrimo competente e amichevole che però non ha nessuna di queste caratteristiche.
Poi c’è una donna che, a partire dal nome, dà l’idea di vecchia politica: di disprezzo per l’uomo comune e di amore viscerale per i privilegi e i simboli del potere. Una figura che trasmette il fetore della corruzione se non fisica sicuramente morale.
Ma la campionessa di disprezzo verso l’uomo comune è un’altra donna politica che praticamente vive in una nube di albagia che la fa volare ad almeno dieci metri sopra la testa della marmaglia. Sfortunatamente per lei recentemente si è dimostrata per quel che realmente è e non sono sicuro che riuscirà a riprendersi dalla figuraccia fatta. Ma del resto non mi interessa troppo: io ormai da anni l’avevo data per politicamente finita e avevo deciso di non scriverne più.
Sempre fra le donne ce n’è un’altra che invece mi pare sempre recitare una parte: falsa e ipocrita quindi. Ma non vuole apparire superiore agli altri (anche se forse è fra le più intelligenti) piuttosto il suo personaggio è quello dell’idealista, la fautrice di un mondo migliore. E lo è davvero: solo che è un mondo migliore solo per lei e i ricchi e potenti, non per le persone comuni!
Eppure è riuscita a crearsi un alone di credibilità, ovviamente immeritata, e grazie a esso ormai da molti anni conduce e basa la sua vita politica.
Poi ci sarebbe quella, relativamente giovane e bella, che vorrebbe apparire giovane, bella E preparata. A me pare però solo preparata a sfruttare il suo aspetto a proprio vantaggio: per il resto c’è il vuoto di idee. Comunque riaggiorniamoci fra 10-15 anni per valutare come si comporterà dovendo fare a meno della (relativa) giovinezza e beltà: magari emergeranno delle qualità più significative o, come sospetto, sarà ormai scomparsa dalla scena politica non avendo altro da offrire se non la propria immagine.
Poi ci sarebbero i giornalisti ovvero i propalatori prezzolati delle falsità di regime: già questa ipocrisia dannosissima me li rende tutti spregevoli eppure ce ne sono almeno un paio che svettano sulla media.
Di una giornalista mi offende il tono aggressivo con cui finge di voler investigare, di chiedere per conto del pubblico, ma che in verità sono solo attacchi per frammentare il discorso del politico (di parte avversa) da lei intervistato. Probabilmente anche una brava giornalista che però abusa dei trucchi del mestiere e che ormai convince solo chi la pensa già come lei.
Poi c’è un conduttore televisivo che mi ferisce particolarmente perché usa come arma principale il suo umorismo. Mi ferisce perché vedo l’umorismo, specie se un minimo sofisticato, come il frutto di un’intelligenza profonda: e che un’intelligenza profonda possa venire pervertita per il proprio guadagno personale a scapito però di un grande pubblico che si fida di lui mi pare veramente esecrabile. L’ironia è l’arma che i comici usano contro il potere, del resto una delle poche che è lecito usare, invece lui la usa a favore dei potenti. Una vera perversione morale.
Poi ci sarebbero dei super-ricchissimi non italiani ma stranieri (beh, in verità fra gli italiani c’è un’intera famiglia che sfruttando le proprie amicizie politiche si è arricchita con grave nocumento degli italiani e ha perfino provocato, nella ricerca sfrenata del proprio interesse, delle vere e proprie vittime... e adesso, invece di venire punita, viene premiata… a loro va tutto il mio disprezzo). La ricchezza smisurata, ormai mi è evidente, non può che essere il frutto dello sfruttamento e dell’impoverimento di una moltitudine di persone. Chi è ricchissimo può anche sempre aver seguito la legge ma sicuramente ha agito male e ingiustamente.
Queste persone dovrebbero stare zitte, nascondersi e magari godere della loro ricchezza insanguinata, invece resi famelici da Mammone sacrificano continuamente al suo altare e osano distorcere i processi democratici a proprio vantaggi: è questo eccesso di avidità senza senso che odio. Ci sta di nascere fortunati e ricchi: non è una propria scelta né, quindi, una propria colpa. Ma accanirsi in un arricchimento immorale lo trovo ingiustificabile.
Poi basta vedere le facce: chiaramente degli psicopatici.
E poi ci sarebbe tutta una miriade di politici più o meno famosi (me ne viene in mente uno, non votato dagli italiani, che sfruttando la propria nomea di esperto ha distrutto il futuro di una generazione e al quale, ancora oggi, quando i danni da lui provocati sono evidenti, giornalisti infami si inchinano, baciano i piedi e annusano estasiati le sue scoregge declamandone lo squisito aroma) che scientemente hanno tradito gli italiani.
Non parlo di chi, illudendosi di fare del bene, ha fatto del male: parlo di chi ha fatto il male pienamente consapevole di fare il male. Ecco, se degli alieni illuminati mi facessero dittatore assoluto del mondo, allora questi individui, questi traditori, li farei impiccare sulla pubblica piazza.
In effetti sarei un dittatore decisamente sanguinario!
Riassumendo emerge uno schema: dei politici non sopporto la disonestà di tradire i propri elettori, dei giornalisti l’ipocrisia e delle persone intelligenti e capaci l’aver usato, non solo male ma contro l’interesse dei più deboli, la propria intelligenza e capacità.
Queste è ciò che in genere più provoca la mia rabbia. In effetti gli incapaci messi in posti di responsabilità mi fanno solo scuotere la testa: del resto i veri colpevoli non sono loro ma chi, sicuramente per i propri interessi, li sfrutta come burattini. Di nuovo insomma le persone intelligenti e capaci che agiscono per il male invece che per il bene.
Conclusione: sicuramente ho dimenticato qualcuno ma se non mi è venuto a mente vuole anche dire che non mi irrita più di tanto. Insomma di chi meno sopporto mi sono sufficientemente sfogato.
Nota (*1): autocensura volontaria ma provocata però dal clima di censura reale sempre più opprimente. Se fossi effettivamente sicuro di potermi esprimere liberamente lo farei ma, nella situazione attuale, c’è sempre il rischio di venire punito anche solo per aver espresso il mio pensiero. Insomma la mia autocensura è provocata, non naturale.
Spesso si tratta della mia innata prudenza e sfiducia nel genere umano: tendo a dare per scontato che i personaggi famosi non abbiano niente di meglio da fare che controllare giornalmente il mio sito per vedere se non hanno l’occasione per denunciarmi per diffamazione o simili…
In realtà questo ghiribizzo è talmente poco visto che credo che non correrei reali rischi anche se sputassi senza ritegno la mia acrimonia verso dette persone: ma, come detto, preferisco trattenermi.
Ecco allora l’idea odierna: liberarmi dalle “tossine” che la mia autocensura mi provoca scrivendo quello che penso di certi individui famosi ma senza specificare a chi mi riferisco.
Credo che l’esperimento dovrebbe aiutarmi a rilassarmi un po’… o almeno ci posso provare!
C’è una signora che tutte le volte che la vedo, e sfortunatamente appare frequentemente sui media, mi fa venire in mente una gallina.
Non per l’intelligenza, di cui comunque non mi dà la sensazione di abbondare, ma proprio per l’aspetto. Mi trattengo perché non vorrei che si pensasse che le do della gallina perché donna: in realtà c’è un politico uomo che chiamerei galletto: lui si mi dà l’idea di essere stupido ed esibizionista, sempre pronto a mettersi a favore di telecamera per cantare dei banali chicchirichi spesso fuori luogo.
Ah! ci sarebbe poi in effetti anche una donna alla quale direi della gallina proprio perché mi pare stupida: ha sempre un’espressione vacua di chi non sa perché occupa la propria poltrona: cioè lei lo sa bene, ha leccato ogni c### per una vita per procurarsela e sa anche che le basterà inchinarsi e dire sempre di “sì” ai propri padroni per mantenerla. Per il resto sta zitta: dubito che avrebbe qualcosa da dire se non per i discorsi di circostanza scritti dai suoi segretari. Ha la stessa personalità di una poltrona decorata con figure geometriche colorate in un angolo del salotto: si notà che c'è solo quando ci casca sopra l'occhio oppure se si cerca disperatamente un posto per sedersi.
Passando all’Italia ci sono molti politici che non mi piacciono e alcuni che proprio non sopporto.
Il primo che mi viene in mente è il fesso: un politico con la faccia da idiota incapace, ovviamente miracolato suppongo grazie a una famiglia potente, verso il quale le mie emozioni oscillano da una genuina pietà per un individuo mentalmente tarato e l’irritazione di vedergli occupare un posto da cui riesce a danneggiare l’intero paese.
Poi c’è un vecchietto coi capelli bianchi e un perenne sorriso che a me appare come il massimo della falsità e dell’ipocrisia. Come se recitasse la parte del nonno buono: stucchevole, anzi vomitevole. Soprattutto, anche se forse è un nonno, di sicuro non è buono e, quando ne ha avuto l'opportunità, ha fatto tutto il possibile per danneggiare l'Italia.
Anche un altro politico che non sopporto ha sempre un sorriso untuoso stampato sul volto: anch’egli invece mi sembra completamente dedito a tradire chi ha riposto la fiducia in lui. Certo colpa degli italiani che si fidano: ma anche in questo caso mi sento meno critico verso chi si fida erroneamente piuttosto che di chi si approfitta dell’ingenuità altrui.
Che poi ripensandoci, il sorriso untuoso, lo hanno praticamente tutti i politici: diciamo che in più lui si atteggia a stella cinematografica americana anni ‘50 o ‘60. Un sorriso che non vuole apparire solo familiare ma anche esprimere intelligenza (che in effetti potrebbe anche avere) e sicurezza si sé. L'integerrimo competente e amichevole che però non ha nessuna di queste caratteristiche.
Poi c’è una donna che, a partire dal nome, dà l’idea di vecchia politica: di disprezzo per l’uomo comune e di amore viscerale per i privilegi e i simboli del potere. Una figura che trasmette il fetore della corruzione se non fisica sicuramente morale.
Ma la campionessa di disprezzo verso l’uomo comune è un’altra donna politica che praticamente vive in una nube di albagia che la fa volare ad almeno dieci metri sopra la testa della marmaglia. Sfortunatamente per lei recentemente si è dimostrata per quel che realmente è e non sono sicuro che riuscirà a riprendersi dalla figuraccia fatta. Ma del resto non mi interessa troppo: io ormai da anni l’avevo data per politicamente finita e avevo deciso di non scriverne più.
Sempre fra le donne ce n’è un’altra che invece mi pare sempre recitare una parte: falsa e ipocrita quindi. Ma non vuole apparire superiore agli altri (anche se forse è fra le più intelligenti) piuttosto il suo personaggio è quello dell’idealista, la fautrice di un mondo migliore. E lo è davvero: solo che è un mondo migliore solo per lei e i ricchi e potenti, non per le persone comuni!
Eppure è riuscita a crearsi un alone di credibilità, ovviamente immeritata, e grazie a esso ormai da molti anni conduce e basa la sua vita politica.
Poi ci sarebbe quella, relativamente giovane e bella, che vorrebbe apparire giovane, bella E preparata. A me pare però solo preparata a sfruttare il suo aspetto a proprio vantaggio: per il resto c’è il vuoto di idee. Comunque riaggiorniamoci fra 10-15 anni per valutare come si comporterà dovendo fare a meno della (relativa) giovinezza e beltà: magari emergeranno delle qualità più significative o, come sospetto, sarà ormai scomparsa dalla scena politica non avendo altro da offrire se non la propria immagine.
Poi ci sarebbero i giornalisti ovvero i propalatori prezzolati delle falsità di regime: già questa ipocrisia dannosissima me li rende tutti spregevoli eppure ce ne sono almeno un paio che svettano sulla media.
Di una giornalista mi offende il tono aggressivo con cui finge di voler investigare, di chiedere per conto del pubblico, ma che in verità sono solo attacchi per frammentare il discorso del politico (di parte avversa) da lei intervistato. Probabilmente anche una brava giornalista che però abusa dei trucchi del mestiere e che ormai convince solo chi la pensa già come lei.
Poi c’è un conduttore televisivo che mi ferisce particolarmente perché usa come arma principale il suo umorismo. Mi ferisce perché vedo l’umorismo, specie se un minimo sofisticato, come il frutto di un’intelligenza profonda: e che un’intelligenza profonda possa venire pervertita per il proprio guadagno personale a scapito però di un grande pubblico che si fida di lui mi pare veramente esecrabile. L’ironia è l’arma che i comici usano contro il potere, del resto una delle poche che è lecito usare, invece lui la usa a favore dei potenti. Una vera perversione morale.
Poi ci sarebbero dei super-ricchissimi non italiani ma stranieri (beh, in verità fra gli italiani c’è un’intera famiglia che sfruttando le proprie amicizie politiche si è arricchita con grave nocumento degli italiani e ha perfino provocato, nella ricerca sfrenata del proprio interesse, delle vere e proprie vittime... e adesso, invece di venire punita, viene premiata… a loro va tutto il mio disprezzo). La ricchezza smisurata, ormai mi è evidente, non può che essere il frutto dello sfruttamento e dell’impoverimento di una moltitudine di persone. Chi è ricchissimo può anche sempre aver seguito la legge ma sicuramente ha agito male e ingiustamente.
Queste persone dovrebbero stare zitte, nascondersi e magari godere della loro ricchezza insanguinata, invece resi famelici da Mammone sacrificano continuamente al suo altare e osano distorcere i processi democratici a proprio vantaggi: è questo eccesso di avidità senza senso che odio. Ci sta di nascere fortunati e ricchi: non è una propria scelta né, quindi, una propria colpa. Ma accanirsi in un arricchimento immorale lo trovo ingiustificabile.
Poi basta vedere le facce: chiaramente degli psicopatici.
E poi ci sarebbe tutta una miriade di politici più o meno famosi (me ne viene in mente uno, non votato dagli italiani, che sfruttando la propria nomea di esperto ha distrutto il futuro di una generazione e al quale, ancora oggi, quando i danni da lui provocati sono evidenti, giornalisti infami si inchinano, baciano i piedi e annusano estasiati le sue scoregge declamandone lo squisito aroma) che scientemente hanno tradito gli italiani.
Non parlo di chi, illudendosi di fare del bene, ha fatto del male: parlo di chi ha fatto il male pienamente consapevole di fare il male. Ecco, se degli alieni illuminati mi facessero dittatore assoluto del mondo, allora questi individui, questi traditori, li farei impiccare sulla pubblica piazza.
In effetti sarei un dittatore decisamente sanguinario!
Riassumendo emerge uno schema: dei politici non sopporto la disonestà di tradire i propri elettori, dei giornalisti l’ipocrisia e delle persone intelligenti e capaci l’aver usato, non solo male ma contro l’interesse dei più deboli, la propria intelligenza e capacità.
Queste è ciò che in genere più provoca la mia rabbia. In effetti gli incapaci messi in posti di responsabilità mi fanno solo scuotere la testa: del resto i veri colpevoli non sono loro ma chi, sicuramente per i propri interessi, li sfrutta come burattini. Di nuovo insomma le persone intelligenti e capaci che agiscono per il male invece che per il bene.
Conclusione: sicuramente ho dimenticato qualcuno ma se non mi è venuto a mente vuole anche dire che non mi irrita più di tanto. Insomma di chi meno sopporto mi sono sufficientemente sfogato.
Nota (*1): autocensura volontaria ma provocata però dal clima di censura reale sempre più opprimente. Se fossi effettivamente sicuro di potermi esprimere liberamente lo farei ma, nella situazione attuale, c’è sempre il rischio di venire punito anche solo per aver espresso il mio pensiero. Insomma la mia autocensura è provocata, non naturale.
venerdì 25 giugno 2021
I "competenti"
Oltre un mese fa in Di palo in frasca scrissi:
«Modificato 18/5/2021: ecco, l’unica incognita potrebbe essere la variante indiana che ha una capacità di propagazione maggiore anche della variante inglese. Non so se questa maggiore contagiosità riuscirà a prevalere sulla maggior disponibilità di vitamina D nella popolazione. Ovviamente poi si insiste su misure demenziali come il coprifuoco e non si fa niente per controllare chi arriva dall’India o zone limitrofe.»
Ancora non è chiaro se la maggiore trasmissibilità della variante indiana prevalga sull’abbondanza di vitamina D d’estate negli italiani. Il mio punto è che io, al riguardo, detti l’allarme il 18 maggio ma, ovviamente, solo oggi leggo che i nostri competentissimi amministratori iniziano a preoccuparsene (quando secondo ricerche non so quanto attendibili l’Italia è il 5° paese per diffusione della variante indiana).
Vedi articolo: Vertice Cts-ministero Salute su variante Delta e discoteche da Ansa.it (il titolo dalla prima pagina era invece “Variante Delta, tracciamento e arriva la stretta sui controlli”).
Insomma si inizia a preoccuparsene solo dopo che i buoi sono, da settimane, fuggiti dalla stalla: i competenti.
Delta + - 25/6/2021
Già che ci sono aggiungo che inizia a circolare la variante Delta + che, se ho ben capito, è come la Delta (cioè l’indiana) con l’aggiunta della mutazione sudafricana (variante Beta mi pare).
La mutazione sudafricana è significativa perché sfuggiva, almeno parzialmente, al vaccino AstraZeneca.
Ancora non so se la Delta + abbia ereditato la stessa caratteristica ma, se non probabile, è certamente possibile. Se così fosse allora tutti i vaccinati con AstraZeneca potrebbero divenire degli infetti asintomatici (o sintomatici) della nuova variante. Grazie poi al “passaporto verde” o come si chiama, la potrebbero diffondere con estrema facilità.
Insomma un gran pasticcio di cui i “competenti” neppure si rendono conto o, forse, non gliene importa se il loro vero obiettivo è rimanere in una stato di emergenza permanente.
Del resto era impossibile prevedere questa evoluzione del virus, no?
Non è che già a dicembre 2020, magari su questo sito, qualcuno avesse avvisato dei pericoli legati alla “pressione evolutiva” causata dai vaccini vero?
Quasi quasi - 26/6/2020
Stamani dovrei finire la revisione dell’Epitome (mi mancano solo le pagine finali del glossario) sul cartaceo!!
Ho deciso che poi proverò a procedere come ipotizzato in Ritardo nel ciclo: ovvero non riporterò immediatamente le mie correzioni sull’archivio del testo ma prima, sempre sulla copia cartacea, vedrò di segnalare le modifiche che ho invece accumulato sul quadernone dell’Epitome.
Ho scritto “segnalare” e non “inserire” perché talvolta potrebbe trattarsi di interi sottocapitoli: invece voglio semplicemente aver già presente, anche se non nei dettagli, le modifiche che apporterò: questo credo/spero mi aiuterà a integrarle meglio nel resto del testo.
Insomma è un esperimento e, come sapete, mi piace provare nuove idee soprattutto se mie!
Video casuale - 26/6/2021
Da un video casuale che ho visto su Youtube:
- Molti degli esperti che parlano con “autorevolezza” di un certo argomento non sono particolarmente preparati su altri che comunque sarebbero ugualmente importanti nella problematica affrontata.
- Ash esperimento del 1951: a un gruppo di persone (tutte confederate e con un solo reale soggetto esaminato) viene fatta una domanda la cui risposta è ovvia (come identificare il segmento più breve fra i tre proposti). I confederati (che sono d’accordo) rispondono tutti erroneamente e il soggetto dell’esperimento, che volutamente viene fatto rispondere per ultimo, spesso si adatta e risponde anch’egli erroneamente pur consapevole di sbagliare solo per adeguarsi alla maggioranza.
Nel video gli autori ipotizzavano che questi due fattori potessero entrambi contribuire all’attuale situazione della discussione sul covid dove delle “stranezze” iniziano a divenire sempre più evidenti con molti scienziati che pubblicamente si adeguano alla “voce della maggioranza” e privatamente esprimono invece i propri dubbi.
Aggiungo io una mia domanda: e chi ci guadagna da tutto questo?
PS; per chi fosse interessato il video è QUESTO.
Doppio errore - 29/6/2021
Primo risultato agli europei che mi abbia completamente sorpreso: l’eliminazione della Francia (che ritenevo essere la favorita) da parte della Svizzera!
Doppio errore perché ieri sera sul 3-1 per la Francia ho spento il televisore pensando che la partita non aveva più niente da dire se non la differenza reti finali (io pensavo che sarebbe finita un 4 o 5 a 1)…
L’unica cosa che posso dire a mia discolpa è che nel primo tempo pensavo che Mbappé ha forse più potenziale di Lukako ma che non ha la sua concretezza perché, speculavo, gioca in un campionato troppo debole (*1).
Quindi la mia squadra favorita adesso è il Belgio. Fra le altre squadre ancora in corsa credo che l’Inghilterra sia più completa della Germania (problema attaccante) e poi gioca in casa.
Però l’unica squadra nettamente più forte dell’Italia adesso è solo il Belgio: secondo me abbiamo solo un 30% di passare il turno, poi nella partita secca...
Nota (*1): che è lo stesso difetto che vedo in Verratti: quei momenti di sufficienza durante la partita perché comunque sai che la tua squadra vince lo stesso appena vi impegnate tutti; cioè che non hai da dare sempre il 100%…
«Modificato 18/5/2021: ecco, l’unica incognita potrebbe essere la variante indiana che ha una capacità di propagazione maggiore anche della variante inglese. Non so se questa maggiore contagiosità riuscirà a prevalere sulla maggior disponibilità di vitamina D nella popolazione. Ovviamente poi si insiste su misure demenziali come il coprifuoco e non si fa niente per controllare chi arriva dall’India o zone limitrofe.»
Ancora non è chiaro se la maggiore trasmissibilità della variante indiana prevalga sull’abbondanza di vitamina D d’estate negli italiani. Il mio punto è che io, al riguardo, detti l’allarme il 18 maggio ma, ovviamente, solo oggi leggo che i nostri competentissimi amministratori iniziano a preoccuparsene (quando secondo ricerche non so quanto attendibili l’Italia è il 5° paese per diffusione della variante indiana).
Vedi articolo: Vertice Cts-ministero Salute su variante Delta e discoteche da Ansa.it (il titolo dalla prima pagina era invece “Variante Delta, tracciamento e arriva la stretta sui controlli”).
Insomma si inizia a preoccuparsene solo dopo che i buoi sono, da settimane, fuggiti dalla stalla: i competenti.
Delta + - 25/6/2021
Già che ci sono aggiungo che inizia a circolare la variante Delta + che, se ho ben capito, è come la Delta (cioè l’indiana) con l’aggiunta della mutazione sudafricana (variante Beta mi pare).
La mutazione sudafricana è significativa perché sfuggiva, almeno parzialmente, al vaccino AstraZeneca.
Ancora non so se la Delta + abbia ereditato la stessa caratteristica ma, se non probabile, è certamente possibile. Se così fosse allora tutti i vaccinati con AstraZeneca potrebbero divenire degli infetti asintomatici (o sintomatici) della nuova variante. Grazie poi al “passaporto verde” o come si chiama, la potrebbero diffondere con estrema facilità.
Insomma un gran pasticcio di cui i “competenti” neppure si rendono conto o, forse, non gliene importa se il loro vero obiettivo è rimanere in una stato di emergenza permanente.
Del resto era impossibile prevedere questa evoluzione del virus, no?
Non è che già a dicembre 2020, magari su questo sito, qualcuno avesse avvisato dei pericoli legati alla “pressione evolutiva” causata dai vaccini vero?
Quasi quasi - 26/6/2020
Stamani dovrei finire la revisione dell’Epitome (mi mancano solo le pagine finali del glossario) sul cartaceo!!
Ho deciso che poi proverò a procedere come ipotizzato in Ritardo nel ciclo: ovvero non riporterò immediatamente le mie correzioni sull’archivio del testo ma prima, sempre sulla copia cartacea, vedrò di segnalare le modifiche che ho invece accumulato sul quadernone dell’Epitome.
Ho scritto “segnalare” e non “inserire” perché talvolta potrebbe trattarsi di interi sottocapitoli: invece voglio semplicemente aver già presente, anche se non nei dettagli, le modifiche che apporterò: questo credo/spero mi aiuterà a integrarle meglio nel resto del testo.
Insomma è un esperimento e, come sapete, mi piace provare nuove idee soprattutto se mie!
Video casuale - 26/6/2021
Da un video casuale che ho visto su Youtube:
- Molti degli esperti che parlano con “autorevolezza” di un certo argomento non sono particolarmente preparati su altri che comunque sarebbero ugualmente importanti nella problematica affrontata.
- Ash esperimento del 1951: a un gruppo di persone (tutte confederate e con un solo reale soggetto esaminato) viene fatta una domanda la cui risposta è ovvia (come identificare il segmento più breve fra i tre proposti). I confederati (che sono d’accordo) rispondono tutti erroneamente e il soggetto dell’esperimento, che volutamente viene fatto rispondere per ultimo, spesso si adatta e risponde anch’egli erroneamente pur consapevole di sbagliare solo per adeguarsi alla maggioranza.
Nel video gli autori ipotizzavano che questi due fattori potessero entrambi contribuire all’attuale situazione della discussione sul covid dove delle “stranezze” iniziano a divenire sempre più evidenti con molti scienziati che pubblicamente si adeguano alla “voce della maggioranza” e privatamente esprimono invece i propri dubbi.
Aggiungo io una mia domanda: e chi ci guadagna da tutto questo?
PS; per chi fosse interessato il video è QUESTO.
Doppio errore - 29/6/2021
Primo risultato agli europei che mi abbia completamente sorpreso: l’eliminazione della Francia (che ritenevo essere la favorita) da parte della Svizzera!
Doppio errore perché ieri sera sul 3-1 per la Francia ho spento il televisore pensando che la partita non aveva più niente da dire se non la differenza reti finali (io pensavo che sarebbe finita un 4 o 5 a 1)…
L’unica cosa che posso dire a mia discolpa è che nel primo tempo pensavo che Mbappé ha forse più potenziale di Lukako ma che non ha la sua concretezza perché, speculavo, gioca in un campionato troppo debole (*1).
Quindi la mia squadra favorita adesso è il Belgio. Fra le altre squadre ancora in corsa credo che l’Inghilterra sia più completa della Germania (problema attaccante) e poi gioca in casa.
Però l’unica squadra nettamente più forte dell’Italia adesso è solo il Belgio: secondo me abbiamo solo un 30% di passare il turno, poi nella partita secca...
Nota (*1): che è lo stesso difetto che vedo in Verratti: quei momenti di sufficienza durante la partita perché comunque sai che la tua squadra vince lo stesso appena vi impegnate tutti; cioè che non hai da dare sempre il 100%…
mercoledì 23 giugno 2021
Temporaneo o permanente?
Nel solito “The Framers’ coup” ho trovato una considerazione interessante.
Madison, riguardo a una certa questione politica (non importa qui quale), disse ai suoi amici che era “meglio non fare niente piuttosto che accontentarsi di una soluzione temporanea invece che definitiva”.
Cosa ne pensate di questo approccio in generale?
Personalmente credo che sia impossibile generalizzare ma è comunque utile rifletterci per essere consapevoli della possibilità di “non azione” e di quando questa possa essere conveniente.
Bisogna prima considerare le conseguenze:
1. La soluzione temporanea è subottimale e accettarla previene, almeno temporaneamente, la ricerca di soluzione migliori.
2. Al contrario non fare niente non risolve il problema esistente però mantiene la necessità di trovare una soluzione (che era quello a cui mirava Madison).
Quali di queste due opzioni sia preferibile non è possibile stabilirlo a priori ma dipende da (almeno) i seguenti fattori:
1. la bontà della soluzione temporanea.
2. la durata della soluzione temporanea.
3. la bontà della soluzione permanente.
4. la fattibilità della soluzione permanente.
5. la gravità della situazione da risolvere.
Le combinazioni di questi fattori sono molteplici quindi mi limiterò ad alcune osservazioni e non a un’analisi sistematica.
- La differenza di bontà fra la soluzione temporanea e permanente è forse il fattore più decisivo.
- Anche l’urgenza della situazione da risolvere è fondamentale: talvolta attendere non è possibile (*1).
- La durata della soluzione temporanea può essere un fattore negativo o positivo. Se è troppo breve può non valere la pena implementarla così come se troppa lunga (nell’ipotesi che fino a quando è in vigore la soluzione temporanea non sia possibile applicarne altre migliori). Una durata intermedia invece potrebbe essere l'ideale per avere il tempo per essere pronti ad adottare successivamente la soluzione permanente.
- Anche se la soluzione permanente fosse di difficile realizzazione allora può aver senso accontentarsi di una soluzione inferiore.
Però, secondo me, l’aspetto più interessante della questione è l’idea che non accettando una soluzione temporanea si costringe a tornare ad affrontare il problema senza dare alla popolazione l’illusione di averlo risolto tramite un intervento temporaneo.
Questo ha senso quando si presume che nel giro di poco tempo la situazione evolverà in maniera tale da rafforzare le nostre ragioni e, magari, smentire quelle dei nostri oppositori: in questo caso alla successiva riunione potrebbe essere possibile riuscire a fare approvare la soluzione permanente che in prima istanza era stata bocciata.
Conclusione: niente di trascendentale ma la consapevolezza che talvolta evitare di trovare a tutti i costi un accordo può essere la scelta migliore mi pare molto importante.
Nota (*1): da notare come in Italia si prendano costantemente decisioni scadenti in nome di un’urgenza vera o presunta.
Madison, riguardo a una certa questione politica (non importa qui quale), disse ai suoi amici che era “meglio non fare niente piuttosto che accontentarsi di una soluzione temporanea invece che definitiva”.
Cosa ne pensate di questo approccio in generale?
Personalmente credo che sia impossibile generalizzare ma è comunque utile rifletterci per essere consapevoli della possibilità di “non azione” e di quando questa possa essere conveniente.
Bisogna prima considerare le conseguenze:
1. La soluzione temporanea è subottimale e accettarla previene, almeno temporaneamente, la ricerca di soluzione migliori.
2. Al contrario non fare niente non risolve il problema esistente però mantiene la necessità di trovare una soluzione (che era quello a cui mirava Madison).
Quali di queste due opzioni sia preferibile non è possibile stabilirlo a priori ma dipende da (almeno) i seguenti fattori:
1. la bontà della soluzione temporanea.
2. la durata della soluzione temporanea.
3. la bontà della soluzione permanente.
4. la fattibilità della soluzione permanente.
5. la gravità della situazione da risolvere.
Le combinazioni di questi fattori sono molteplici quindi mi limiterò ad alcune osservazioni e non a un’analisi sistematica.
- La differenza di bontà fra la soluzione temporanea e permanente è forse il fattore più decisivo.
- Anche l’urgenza della situazione da risolvere è fondamentale: talvolta attendere non è possibile (*1).
- La durata della soluzione temporanea può essere un fattore negativo o positivo. Se è troppo breve può non valere la pena implementarla così come se troppa lunga (nell’ipotesi che fino a quando è in vigore la soluzione temporanea non sia possibile applicarne altre migliori). Una durata intermedia invece potrebbe essere l'ideale per avere il tempo per essere pronti ad adottare successivamente la soluzione permanente.
- Anche se la soluzione permanente fosse di difficile realizzazione allora può aver senso accontentarsi di una soluzione inferiore.
Però, secondo me, l’aspetto più interessante della questione è l’idea che non accettando una soluzione temporanea si costringe a tornare ad affrontare il problema senza dare alla popolazione l’illusione di averlo risolto tramite un intervento temporaneo.
Questo ha senso quando si presume che nel giro di poco tempo la situazione evolverà in maniera tale da rafforzare le nostre ragioni e, magari, smentire quelle dei nostri oppositori: in questo caso alla successiva riunione potrebbe essere possibile riuscire a fare approvare la soluzione permanente che in prima istanza era stata bocciata.
Conclusione: niente di trascendentale ma la consapevolezza che talvolta evitare di trovare a tutti i costi un accordo può essere la scelta migliore mi pare molto importante.
Nota (*1): da notare come in Italia si prendano costantemente decisioni scadenti in nome di un’urgenza vera o presunta.
martedì 22 giugno 2021
Agli ottavi
Pezzo leggerino oggi: gli europei di calcio.
L’Italia ha vinto la partita d’esordio contro la Turchia 3-0 poi, sempre per 3-0 contro la Svizzera e infine, con la formazione “B”, 1-0 contro il Galles.
L’entusiasmo già alto del pubblico è adesso altissimo: cosa ne penso io che, nel mio ultimo pezzo sull’argomento (v. il corto Italia – Repubblica Ceca 4:0 e Calcio e altro) ero rimasto piuttosto tiepido?
Beh, sostanzialmente la mia opinione non è cambiata o, meglio, queste partite non sono indicative della reale forza dell’Italia.
Per esempio io pensavo che la Turchia sarebbe stata l’avversario più pericoloso dell’Italia ma invece è finita ultima sconfitta anche da Svizzera e Galles. Addirittura il Galles, con diversi giocatori che militano nella serie B inglese, è arrivato secondo.
C’è da dire che le vittorie dell’Italia sono arrivate con dei risultati piuttosto tondi e, per questo, confortanti.
Mancini sta poi preferendo Berardi a Chiesa: secondo me è un errore ma i fatti stanno dando ragione al selezionatore azzurro. Un Berardi al massimo è forse equivalente se non superiore a un Chiesa nella media e nelle prime due partite l’attaccante del Sassuolo ha fatto benissimo.
L’altro dato emerso dalla partita contro il Galles è l’importanza di Barella: probabilmente il giocatore in assoluto più forte della nazionale.
Anche la prossima partita degli ottavi non credo sarà determinante per capire la reale forza dell’Italia. L’avversaria è infatti l’Austria arrivata seconda nel gruppo C con Paesi Bassi, Ucraina e Macedonia del Nord: mi pare un girone simile al nostro se non più debole per la presenza della Macedonia e questo mi fa pensare che l’Austria sia grossomodo al livello della Svizzera.
La mia previsione “tiepida” era dovuta al fatto che non avevo idea della forza delle altre squadre e che l’Italia mi sembrava, a occhio, più debole delle precedenti nazionali (intendo dal 1982 in poi, quelle precedenti non le conosco) a causa della mancanza di un attaccante fortissimo. Considerando l’Italia un po’ peggio del solito e la forza “media” delle altre squadre invariata avevo pronosticato una nazionale che avrebbe fatto a sua volta un po’ peggio del solito.
Ritenevo che probabilmente avrebbe superato gli ottavi (in base all’avversario) e che probabilmente sarebbe uscita ai quarti (sempre in base all’avversario). Ovviamente con l’avvertenza che nelle singole partite il caso può divenire decisivo alterando nel bene o nel male quello che sarebbe stato il risultato “giusto”.
Da il poco che ho visto delle altre squadre solo la Francia mi è parsa veramente forte con Mbappe, un gradino sotto il Belgio con Lukako. Non ho seguito l’Inghilterra ma il fatto che abbia pareggiato con la Scozia mi rende scettico sulle sue reali possibilità.
La Spagna e la Polonia (nonostante Lewandoswki e altri ottimi giocatori) sono invece affossate da due pessimi allenatori (Luis Enrique e Sosa); la Germania invece non ha un attaccante: volendo è in una situazione molto simile all’Italia.
Insomma anche la “media” delle altre squadre mi pare un po’ più bassa del solito: ovviamente ho visto troppe poche partite per avere un’idea affidabile della forza delle singole nazionali ma questa è la sensazione che ho avuto.
Questo significa che l’Italia può probabilmente giocarsela con tutte tranne che Francia e Belgio mentre, come detto, l’Inghilterra non l’ho vista e quindi non saprei. Fermo restando che, come ho scritto, nella partita singola la fortuna può divenire determinante.
Magari quando si completa il tabellone degli ottavi proverò per divertimento a fare una previsione sul vincitore dell’europeo: vedremo…
Infine c’è da valutare il fattore entusiasmo: si tratta di un elemento per me difficile da considerare perché personalmente, nel bene e nel male, tendo a non esserne condizionato.
Però ho imparato che nel calcio è un elemento molto importante: la consapevolezza (o l’illusione!) delle proprie forze può rendere una squadra notevolmente più efficace…
L’Italia in questo momento si sente molto forte e questo potrebbe aiutarla contro avversari più forti per giocarsela alla pari mentre potrebbe farci sottovalutare avversari più deboli come l’Austria.
Conclusione: comunque Mancini sta facendo un ottimo lavoro. Quando fu scelto per allenare l’Italia ero molto scettico: di Mancini ricordavo infatti le vistose sciarpe e lo ritenevo sopravvalutato: se non erro però già nelle prime uscite, nonostante ancora non avesse iniziato la serie di risultati positivi che ha portato alla sua esaltazione da parte dei media, avevo scritto che mi piaceva come stesse provando tanti giocatori anche a discapito dei risultati (anzi, se non erro, all’epoca i media lo criticarono perché “cambiava troppo”…)
L’Italia ha vinto la partita d’esordio contro la Turchia 3-0 poi, sempre per 3-0 contro la Svizzera e infine, con la formazione “B”, 1-0 contro il Galles.
L’entusiasmo già alto del pubblico è adesso altissimo: cosa ne penso io che, nel mio ultimo pezzo sull’argomento (v. il corto Italia – Repubblica Ceca 4:0 e Calcio e altro) ero rimasto piuttosto tiepido?
Beh, sostanzialmente la mia opinione non è cambiata o, meglio, queste partite non sono indicative della reale forza dell’Italia.
Per esempio io pensavo che la Turchia sarebbe stata l’avversario più pericoloso dell’Italia ma invece è finita ultima sconfitta anche da Svizzera e Galles. Addirittura il Galles, con diversi giocatori che militano nella serie B inglese, è arrivato secondo.
C’è da dire che le vittorie dell’Italia sono arrivate con dei risultati piuttosto tondi e, per questo, confortanti.
Mancini sta poi preferendo Berardi a Chiesa: secondo me è un errore ma i fatti stanno dando ragione al selezionatore azzurro. Un Berardi al massimo è forse equivalente se non superiore a un Chiesa nella media e nelle prime due partite l’attaccante del Sassuolo ha fatto benissimo.
L’altro dato emerso dalla partita contro il Galles è l’importanza di Barella: probabilmente il giocatore in assoluto più forte della nazionale.
Anche la prossima partita degli ottavi non credo sarà determinante per capire la reale forza dell’Italia. L’avversaria è infatti l’Austria arrivata seconda nel gruppo C con Paesi Bassi, Ucraina e Macedonia del Nord: mi pare un girone simile al nostro se non più debole per la presenza della Macedonia e questo mi fa pensare che l’Austria sia grossomodo al livello della Svizzera.
La mia previsione “tiepida” era dovuta al fatto che non avevo idea della forza delle altre squadre e che l’Italia mi sembrava, a occhio, più debole delle precedenti nazionali (intendo dal 1982 in poi, quelle precedenti non le conosco) a causa della mancanza di un attaccante fortissimo. Considerando l’Italia un po’ peggio del solito e la forza “media” delle altre squadre invariata avevo pronosticato una nazionale che avrebbe fatto a sua volta un po’ peggio del solito.
Ritenevo che probabilmente avrebbe superato gli ottavi (in base all’avversario) e che probabilmente sarebbe uscita ai quarti (sempre in base all’avversario). Ovviamente con l’avvertenza che nelle singole partite il caso può divenire decisivo alterando nel bene o nel male quello che sarebbe stato il risultato “giusto”.
Da il poco che ho visto delle altre squadre solo la Francia mi è parsa veramente forte con Mbappe, un gradino sotto il Belgio con Lukako. Non ho seguito l’Inghilterra ma il fatto che abbia pareggiato con la Scozia mi rende scettico sulle sue reali possibilità.
La Spagna e la Polonia (nonostante Lewandoswki e altri ottimi giocatori) sono invece affossate da due pessimi allenatori (Luis Enrique e Sosa); la Germania invece non ha un attaccante: volendo è in una situazione molto simile all’Italia.
Insomma anche la “media” delle altre squadre mi pare un po’ più bassa del solito: ovviamente ho visto troppe poche partite per avere un’idea affidabile della forza delle singole nazionali ma questa è la sensazione che ho avuto.
Questo significa che l’Italia può probabilmente giocarsela con tutte tranne che Francia e Belgio mentre, come detto, l’Inghilterra non l’ho vista e quindi non saprei. Fermo restando che, come ho scritto, nella partita singola la fortuna può divenire determinante.
Magari quando si completa il tabellone degli ottavi proverò per divertimento a fare una previsione sul vincitore dell’europeo: vedremo…
Infine c’è da valutare il fattore entusiasmo: si tratta di un elemento per me difficile da considerare perché personalmente, nel bene e nel male, tendo a non esserne condizionato.
Però ho imparato che nel calcio è un elemento molto importante: la consapevolezza (o l’illusione!) delle proprie forze può rendere una squadra notevolmente più efficace…
L’Italia in questo momento si sente molto forte e questo potrebbe aiutarla contro avversari più forti per giocarsela alla pari mentre potrebbe farci sottovalutare avversari più deboli come l’Austria.
Conclusione: comunque Mancini sta facendo un ottimo lavoro. Quando fu scelto per allenare l’Italia ero molto scettico: di Mancini ricordavo infatti le vistose sciarpe e lo ritenevo sopravvalutato: se non erro però già nelle prime uscite, nonostante ancora non avesse iniziato la serie di risultati positivi che ha portato alla sua esaltazione da parte dei media, avevo scritto che mi piaceva come stesse provando tanti giocatori anche a discapito dei risultati (anzi, se non erro, all’epoca i media lo criticarono perché “cambiava troppo”…)
lunedì 21 giugno 2021
Previsione idrogeologica
Premetto che ancora non mi è chiaro cosa stiano combinando all’alveo del fiume Arno e magari non è ciò che sembra. Forse, quando ne saprò di più potrei perfino cambiare la mia previsione…
Questa immagina presa da Google Maps mostra il paese di Compiobbi che attraverso molto spesso per andare dalla città a casa e vice versa. Come si vede in basso la strada statale corre parallela al fiume e alla ferrovia prima di addentrarsi nel paese e quindi si ha una perfetta visuale del fiume.
Da qualche mese vedo dei lavori “strani”: sembra che stia venendo modificato pesantemente il letto del fiume con quella specie di triangolo rosso (o magari è più simile a un trapezio, non ricordo) che ho disegnato sulla foto.
L’effetto chiaro ed evidente è che la forza dell’acqua (frecce blu) verrà indirizzata quasi a 90° contro le case lungo la strada: sicuramente gli ingegneri, i geometri, i geologi e gli idrologi del comune/provincia/regione sanno quello che fanno ma, secondo me (il solito idiota) si sta preparando un danno.
La mia previsione è che il “risultato” lo si vedrà nel torno di 5 anni dal completamento: poi, ovvio, si darà la colpa ai tre giorni di pioggia intensa consecutiva ("imprevedibili") o sciocchezze di questo tipo.
Comunque vedremo: come ho detto ancora non è chiaro cosa stiano costruendo: magari si tratta di qualcosa di più innocuo…
Ah! aggiungo anche che già due o tre estate fa, sempre nello stesso punto, sono stati fatti diversi lavori con un buon numero di ruspe: lavori ovviamente spazzati via quando in autunno/inverno la portata dell’Arno si moltiplica…
Questo però contribuisce a rafforzare la mia supposizione che dietro quest’opera ci sia parecchio denaro (ovviamente pubblico) ma poco buon senso.
Conclusione: mi ripeto per la terza volta: vedremo intanto cosa viene fuori e poi, eventualmente, modificherò la mia previsione...
Questa immagina presa da Google Maps mostra il paese di Compiobbi che attraverso molto spesso per andare dalla città a casa e vice versa. Come si vede in basso la strada statale corre parallela al fiume e alla ferrovia prima di addentrarsi nel paese e quindi si ha una perfetta visuale del fiume.
Da qualche mese vedo dei lavori “strani”: sembra che stia venendo modificato pesantemente il letto del fiume con quella specie di triangolo rosso (o magari è più simile a un trapezio, non ricordo) che ho disegnato sulla foto.
L’effetto chiaro ed evidente è che la forza dell’acqua (frecce blu) verrà indirizzata quasi a 90° contro le case lungo la strada: sicuramente gli ingegneri, i geometri, i geologi e gli idrologi del comune/provincia/regione sanno quello che fanno ma, secondo me (il solito idiota) si sta preparando un danno.
La mia previsione è che il “risultato” lo si vedrà nel torno di 5 anni dal completamento: poi, ovvio, si darà la colpa ai tre giorni di pioggia intensa consecutiva ("imprevedibili") o sciocchezze di questo tipo.
Comunque vedremo: come ho detto ancora non è chiaro cosa stiano costruendo: magari si tratta di qualcosa di più innocuo…
Ah! aggiungo anche che già due o tre estate fa, sempre nello stesso punto, sono stati fatti diversi lavori con un buon numero di ruspe: lavori ovviamente spazzati via quando in autunno/inverno la portata dell’Arno si moltiplica…
Questo però contribuisce a rafforzare la mia supposizione che dietro quest’opera ci sia parecchio denaro (ovviamente pubblico) ma poco buon senso.
Conclusione: mi ripeto per la terza volta: vedremo intanto cosa viene fuori e poi, eventualmente, modificherò la mia previsione...
domenica 20 giugno 2021
Divertimento repressivo
Qualche giorno fa ho scritto il pezzo Sesso libero o facile? poi, come spesso accade, il giorno dopo ho avuto una “mezza serendipità”. Andando avanti nella lettura di Marcuse mi sono imbattuto in un concetto che aiuta a comprendere la relazione che vi è fra facilità e libertà sessuale.
Ricordo che il mio dubbio era su quanto la facilità sessuale moderna corrispondesse a reale libertà.
Apparentemente si è portati a pensare che se vi è facilità sessuale allora vi sia anche libertà: io però avevo un dubbio al riguardo, la sensazione/intuizione che non fosse così semplice. Ragionandoci avevo proposto una mia definizione di libertà che non era semplicemente poter fare quello che ci pare ma farlo senza la disapprovazione altrui.
In altre parole legavo la libertà alla morale della società. Ipotizzavo infine che si potesse essere in una fase di passaggio, di mutamento della morale sessuale: ovvero che, nel giro di una generazione (25 anni), effettivamente i nuovi comportamenti sessuali sarebbero stati ritenuti completamente accettabili.
Ma ora voglio presentare il breve passaggio di Marcuse che ho trovato così significativo: «Il bisogno di svagarsi con i divertimenti forniti dalla cultura industrializzata, è repressivo esso stesso, e la sua repressione è un passo verso la libertà.» (*1)
Ovviamente il ragionamento di Marcuse è molto più ampio (*2). Può apparire contraddittorio che un divertimento possa essere “repressivo”. Un mio esempio: dopo aver fatto i compiti vostro padre vi permette di rilassarvi per un’oretta scegliendo fra il leggere uno specifico libro di fantascienza oppure giocando a un certo gioco al calcolatore che dovrebbe stimolare la nostra capacità matematica. Può benissimo essere che, in effetti, ci si possa divertire praticando entrambi i divertimenti proposti ma si tratta chiaramente di un incanalamento della nostra libertà di scelta: una costrizione particolarmente avvertita al momento della decisione fra le due opzioni e magari poi dimenticata ma comunque una repressione delle tendenze naturali a cui ci avrebbe spinto il nostro principio del piacere.
Ma quali sono i “divertimenti forniti dalla cultura industrializzata”?
Si tratta di ciò che è artificiale, un prodotto costruito dalla scienza e industria moderna, contrapposto al divertimento naturale che emerge dalla normale socialità umana, ovvero dalla frequentazione concreta di altri individui.
Sicuramente la pornografia su Internet ha l’elemento di artificialità suggerito da Marcuse; discorso un po’ diverso per i siti di incontri specializzati sempre in rete: questi hanno sicuramente la parte informatica che è artificiale mentre l’incontro vero è proprio dovrebbe essere più naturale. Difficile dire se e quanto la radice artificiale condizioni lo sviluppo del rapporto diretto fra le persone coinvolte. Io credo che sia determinante e che solo eccezionalmente possa evolversi in maniera naturale.
La “facilità sessuale” considerata, vista da questo punto di vista, sarebbe addirittura non vera libertà ma addirittura una forma di repressione.
Ovvio che il discorso è molto più complesso: essenzialmente nessun governo obbliga i propri cittadini a fruire della pornografia o dei siti di incontri in rete. Manca cioè il fondamentale elemento di coartazione.
D’altro canto si può vedere la medesima situazione da una diversa prospettiva: ovvero che il principio di realtà è talmente invasivo e predominante nella vita delle persone da non lasciare letteralmente tempo per forme normali e naturali di socialità. Qualcosa che porta ha un ragionamento di questo tipo: “lavorando 12 ore al giorno tutta la settimana nel week end voglio distrarmi: il sito XXX è la mia valvola di sfogo”.
Insomma in conclusione direi che il “sesso facile” abbia almeno una parte di repressione nascosta, nel senso che indirizza in maniere specifiche, delle naturali pulsioni sessuali che altrimenti avrebbero dovute esprimersi in maniera diversa.
Niente di definitivo o conclusivo ma certamente un altro elemento molto importante da tenere presente ragionando sulla problematica del rapporto fra facilità e libertà sessuale.
Sebbene non direttamente attinente a questo problema vi è una citazione di Freud riportata da Marcuse: «È facile mostrare come il valore che la psiche dà ai bisogni erotici, diminuisce immediatamente non appena la soddisfazione diventi facilmente raggiungibile. È necessario qualche ostacolo per far salire la marea della libido al suo livello massimo.» (Freud) (*1).
Freud mette in relazione la “facilità sessuale” non con la libertà ma col valore che essa ha per la nostra psiche: in sintesi dice che più un qualcosa è facile da raggiungere e minor soddisfazione fornisce.
In altre parole queste forme di distrazioni artificiali non sono troppo efficienti perché il piacere (non sessuale ma psicologico) che forniscono si riduce molto rapidamente e, anzi, esse stesse possono finire per divenire forme di nevrosi.
Volendo ci sarebbe da notare anche un terzo elemento che potrebbe essere significativo.
L’uomo vorrebbe ricercare una felicità duratura e non effimera che in ambito sessuale dovrebbe corrispondere a una relazione anche affettiva non limitata al sesso. È evidente che nella pornografia non si sviluppa nessun rapporto sociale ma, probabilmente, a parte le inevitabili eccezioni, anche nella relazioni sessuali nate da siti di incontri specializzati non si creano relazioni stabili. Tutto rimane confinato al momento dell’atto sessuale e, quindi, dal punto di vista della durata si tratta di piaceri effimeri che, secondo Marcuse, non possono essere soddisfacenti nel lungo periodo.
Conclusione: anche dopo questo pezzo non me la sento di trarre conclusioni definitive ma mi pare però di aver aggiunto molti elementi utili a comprendere il contesto psicologico/sociale di questa problematica. Sicuramente un passo avanti quindi!
Conclusione 2: mentre rileggevo quanto scritto ho avuto una GRANDE intuizione che sintetizzo con questa frase: "Tutto ciò che proviene ed è accettato da un sistema repressivo, come l’attuale principio di realtà, è a sua volta funzionale al mantenimento dello stesso sistema repressivo: un divertimento nato e reso possibile da un sistema repressivo è esso stesso una forma di repressione". Comunque ci ritornerò perché questo concetto finirà direttamente nell'Epitome!
Nota (*1): tratto da “Eros e civiltà” di Herbert Marcuse, (E.) Einaudi, 1968, trad. Lorenzo Bassi.
Nota (*2): ho notato che le sue singoli frasi sono spesso nella loro sinteticità facilmente fraintendibili semplicemente perché interpretabili in numerose maniere diverse. Marcuse andrebbe quindi letto a livello di “pagine” quando non di “capitolo” per afferrarne il senso reale.
Ricordo che il mio dubbio era su quanto la facilità sessuale moderna corrispondesse a reale libertà.
Apparentemente si è portati a pensare che se vi è facilità sessuale allora vi sia anche libertà: io però avevo un dubbio al riguardo, la sensazione/intuizione che non fosse così semplice. Ragionandoci avevo proposto una mia definizione di libertà che non era semplicemente poter fare quello che ci pare ma farlo senza la disapprovazione altrui.
In altre parole legavo la libertà alla morale della società. Ipotizzavo infine che si potesse essere in una fase di passaggio, di mutamento della morale sessuale: ovvero che, nel giro di una generazione (25 anni), effettivamente i nuovi comportamenti sessuali sarebbero stati ritenuti completamente accettabili.
Ma ora voglio presentare il breve passaggio di Marcuse che ho trovato così significativo: «Il bisogno di svagarsi con i divertimenti forniti dalla cultura industrializzata, è repressivo esso stesso, e la sua repressione è un passo verso la libertà.» (*1)
Ovviamente il ragionamento di Marcuse è molto più ampio (*2). Può apparire contraddittorio che un divertimento possa essere “repressivo”. Un mio esempio: dopo aver fatto i compiti vostro padre vi permette di rilassarvi per un’oretta scegliendo fra il leggere uno specifico libro di fantascienza oppure giocando a un certo gioco al calcolatore che dovrebbe stimolare la nostra capacità matematica. Può benissimo essere che, in effetti, ci si possa divertire praticando entrambi i divertimenti proposti ma si tratta chiaramente di un incanalamento della nostra libertà di scelta: una costrizione particolarmente avvertita al momento della decisione fra le due opzioni e magari poi dimenticata ma comunque una repressione delle tendenze naturali a cui ci avrebbe spinto il nostro principio del piacere.
Ma quali sono i “divertimenti forniti dalla cultura industrializzata”?
Si tratta di ciò che è artificiale, un prodotto costruito dalla scienza e industria moderna, contrapposto al divertimento naturale che emerge dalla normale socialità umana, ovvero dalla frequentazione concreta di altri individui.
Sicuramente la pornografia su Internet ha l’elemento di artificialità suggerito da Marcuse; discorso un po’ diverso per i siti di incontri specializzati sempre in rete: questi hanno sicuramente la parte informatica che è artificiale mentre l’incontro vero è proprio dovrebbe essere più naturale. Difficile dire se e quanto la radice artificiale condizioni lo sviluppo del rapporto diretto fra le persone coinvolte. Io credo che sia determinante e che solo eccezionalmente possa evolversi in maniera naturale.
La “facilità sessuale” considerata, vista da questo punto di vista, sarebbe addirittura non vera libertà ma addirittura una forma di repressione.
Ovvio che il discorso è molto più complesso: essenzialmente nessun governo obbliga i propri cittadini a fruire della pornografia o dei siti di incontri in rete. Manca cioè il fondamentale elemento di coartazione.
D’altro canto si può vedere la medesima situazione da una diversa prospettiva: ovvero che il principio di realtà è talmente invasivo e predominante nella vita delle persone da non lasciare letteralmente tempo per forme normali e naturali di socialità. Qualcosa che porta ha un ragionamento di questo tipo: “lavorando 12 ore al giorno tutta la settimana nel week end voglio distrarmi: il sito XXX è la mia valvola di sfogo”.
Insomma in conclusione direi che il “sesso facile” abbia almeno una parte di repressione nascosta, nel senso che indirizza in maniere specifiche, delle naturali pulsioni sessuali che altrimenti avrebbero dovute esprimersi in maniera diversa.
Niente di definitivo o conclusivo ma certamente un altro elemento molto importante da tenere presente ragionando sulla problematica del rapporto fra facilità e libertà sessuale.
Sebbene non direttamente attinente a questo problema vi è una citazione di Freud riportata da Marcuse: «È facile mostrare come il valore che la psiche dà ai bisogni erotici, diminuisce immediatamente non appena la soddisfazione diventi facilmente raggiungibile. È necessario qualche ostacolo per far salire la marea della libido al suo livello massimo.» (Freud) (*1).
Freud mette in relazione la “facilità sessuale” non con la libertà ma col valore che essa ha per la nostra psiche: in sintesi dice che più un qualcosa è facile da raggiungere e minor soddisfazione fornisce.
In altre parole queste forme di distrazioni artificiali non sono troppo efficienti perché il piacere (non sessuale ma psicologico) che forniscono si riduce molto rapidamente e, anzi, esse stesse possono finire per divenire forme di nevrosi.
Volendo ci sarebbe da notare anche un terzo elemento che potrebbe essere significativo.
L’uomo vorrebbe ricercare una felicità duratura e non effimera che in ambito sessuale dovrebbe corrispondere a una relazione anche affettiva non limitata al sesso. È evidente che nella pornografia non si sviluppa nessun rapporto sociale ma, probabilmente, a parte le inevitabili eccezioni, anche nella relazioni sessuali nate da siti di incontri specializzati non si creano relazioni stabili. Tutto rimane confinato al momento dell’atto sessuale e, quindi, dal punto di vista della durata si tratta di piaceri effimeri che, secondo Marcuse, non possono essere soddisfacenti nel lungo periodo.
Conclusione: anche dopo questo pezzo non me la sento di trarre conclusioni definitive ma mi pare però di aver aggiunto molti elementi utili a comprendere il contesto psicologico/sociale di questa problematica. Sicuramente un passo avanti quindi!
Conclusione 2: mentre rileggevo quanto scritto ho avuto una GRANDE intuizione che sintetizzo con questa frase: "Tutto ciò che proviene ed è accettato da un sistema repressivo, come l’attuale principio di realtà, è a sua volta funzionale al mantenimento dello stesso sistema repressivo: un divertimento nato e reso possibile da un sistema repressivo è esso stesso una forma di repressione". Comunque ci ritornerò perché questo concetto finirà direttamente nell'Epitome!
Nota (*1): tratto da “Eros e civiltà” di Herbert Marcuse, (E.) Einaudi, 1968, trad. Lorenzo Bassi.
Nota (*2): ho notato che le sue singoli frasi sono spesso nella loro sinteticità facilmente fraintendibili semplicemente perché interpretabili in numerose maniere diverse. Marcuse andrebbe quindi letto a livello di “pagine” quando non di “capitolo” per afferrarne il senso reale.
venerdì 18 giugno 2021
Beati gli ultimi
Ormai scrivo solo saltuariamente del covid-19 e ho già spiegato numerose volte come mai (v. Probabilità improbabili sotto il sole, Di palo in frasca e Film già visto).
In pratica da un punto di vista medico la situazione è adesso molto più chiara e le novità sono molto più rare. Ma anche della “strana” gestione politica della pandemia oramai non c’è da aggiungere altro: è sfortunatamente evidente che la politica non ha obiettivi esclusivamente sanitari nelle sue scelte. Nei pezzi sullodati, non ricordo in quale, ho appurato che il governo (Conte prima, Draghi poi) “ci fa” mentre, probabilmente, il ministro della salute “ci è”…
Rivangare questi argomenti per aggiungere qualche puntino sulle “i” ha poco senso: mi farei cattivo sangue senza scrivere niente di sostanzialmente nuovo. Chi è interessato alle mie idee può ritrovarle facilmente seguendo i collegamenti che ho fornito e da lì risalire fino al lontano febbraio 2020 quando iniziai a seguire la pandemia…
Insomma, come ho spiegato, ormai per me è tutto abbastanza chiaro. La cosa positiva è che ogni giorno nuove persone se ne rendono conto. Infatti mentre io prima mi affrettavo a citare chiunque la pensasse come me, adesso inizio quasi a darlo per scontato…
Oggi però voglio presentare un video recente del Dr. Campbell che, sebbene non quotidianamente, continuo comunque a seguire come mia fonte primaria di informazioni sul covid-19.
Il video è questo: Vaccination and Ivermectin
La prima metà del video è su un nuovo vaccino prodotto dalla Novavax. Si tratta questa volta non di qualcosa di completamente sperimentale ma è comunque abbastanza innovativo.
A delle cellule di falena vengono fatte produrre delle proteine che corrispondono agli spike del covid-19: solo queste proteine, le sostanze antigeni, vengono iniettate al paziente per provocarne la risposta immunitaria. I risultati della sperimentazione sui volontari avvenuta questa primavera è molto promettente: non ci sono reazioni avverse e funzionano benissimo anche contro la variante alfa (quella inglese).
Questo nuovo vaccino è stato prodotto col sostegno del precedente governo Trump e ha goduto di un contributo di 1,6 miliardi di dollari in cambio delle prime 100 milioni di dosi (producibili in circa 6 mesi).
La seconda parte del video è stata sul farmaco Ivermectin.
L’Ivermectin è un farmaco approvato contro i parassiti scoperto e usato ormai da molti anni (credo sia degli anni ‘60 o addirittura ‘50) e il suo scopritore è stato premiato col nobel per la medicina nel 2015. Si tratta di una medicina che non dà controindicazioni e che costa pochissimo (nell’ordine di centesimi di euro per il trattamento completo di una singola persona) perché i brevetti sono scaduti.
In molte nazioni povere, dove ancora i vaccini non sono disponibili in grandi quantità, viene usato ormai da mesi con grande successo contro il covid-19. Le ricerche in favore della sua efficacia si moltiplicano e già da mesi il Dr. Campbell periodicamente segnala nuove informazioni, tutte confermanti la sua efficacia.
In pratica l’Ivermectin ha una triplice azione: previene il contagio da covid-19 di chi lo assume (anche qui nel corso dei mesi ho visto almeno due ricerche che ne dimostrano una straordinaria efficacia); aiutano il malato nelle prime fasi della malattia (quella che in Italia invece viene affrontata incrociando le dita e somministrando tachipirina (*1)) perché ha una forte azione antivirale e nella maggior parte dei casi evita che la malattia si aggravi; diminuisce il carico virale dell’ammalato e quindi la sua contagiosità.
Oggi il dr. Campbell ha semplicemente presentato un nuova ricerca, stavolta israeliana, sull’efficacia dell’Ivermectin: sebbene ancora non verificata dai pari questa prestampa sembra comunque molto affidabile (per chi fosse interessato: Favorable outcome on viral load and culture viability using Ivermectin in early treatment of non-hospitalized patients with mild COVID-19 – A double-blind, randomized placebo-controlled trial).
Eppure, nonostante queste belle e sempre più affidabili informazioni, l’Ivermectin non è approvato in Italia né in UK (né suppongo in UE e, forse, negli USA) per il trattamento del covid-19.
Il Dr. Campbell ha iniziato a chiedersene il motivo: lui non dice di usarlo anche in Inghilterra fidandosi ciecamente di quanto fatto all’estero ma, almeno, di verificare se sia veramente efficace come sembra. Insomma chiede di indagare e di valutare: ragionevole no? Dopotutto se funzionasse davvero così bene saremmo tutti più felici e contenti, no? I vaccini (sperimentali) sarebbero consigliabili solo agli anziani o alle persone a rischio e le terapie intensive rimarrebbero comunque praticamente vuote.
Eppure invece di analizzare scientificamente questa possibilità l’Ivermectin viene semplicemente ignorato dai media e dalla politica.
Anche il Dr. Campbell inizia quindi a insospettirsi.
E non dovete pensare al Dr. Campbell come a un complottista paranoico: è un vecchio signore inglese che ha la massima fiducia nel proprio governo e nelle istituzioni della sua patria. In passato quando il governo inglese faceva qualcosa che non lo convinceva lui comunque lo difendeva concludendo che “sicuramente il governo sa quello che fa”. E non era ironico come lo sarei io di Speranza (o di un suo eventuale omologo) ma sempre serio e convinto.
In pratica solo dopo (almeno) 6 mesi di completa inazione davanti all’evidenza scientifica inizia a nutrire dubbi su alcune scelte sanitarie.
Conclude dicendo che lui non vuole fare ipotesi ma ha suggerito ai suoi spettatori di discuterne nei commenti. In realtà credo che la sua opinione sia chiara e che non abbia messo insieme per caso i due argomenti trattati nel suo video.
Da una parte abbiamo un nuovo vaccino (senza contare tutti gli altri vaccini già in commercio) costato 1,6 miliardi di dollari ai contribuenti americani dall’altra una medicina che costa poco o nulla.
Dove stanno gli interessi economici secondo voi: nei vaccini o in cure/prevenzione e base di vitamina D e, per esempio, Ivermectin?
Stupisce forse il silenzio dei media inglesi che in genere sono un po’ più indipendenti di quelli italiani. Bisogna però ricordare che molte delle case farmaceutiche impegnate con i vaccini hanno sedi o stabilimenti in UK: l’interesse economico del paese è quindi diretto e questo, credo, potrebbe essere un elemento importante.
Conclusione: ma davvero qualcuno crede ancora di vivere in un mondo perfetto? Davvero qualcuno si fida ciecamente da quanto detto al telegiornale o pubblicato sui “giornaloni”? Davvero qualcuno pensa che le case farmaceutiche antepongano il bene e la salute dell’umanità al proprio profitto?
In pratica da un punto di vista medico la situazione è adesso molto più chiara e le novità sono molto più rare. Ma anche della “strana” gestione politica della pandemia oramai non c’è da aggiungere altro: è sfortunatamente evidente che la politica non ha obiettivi esclusivamente sanitari nelle sue scelte. Nei pezzi sullodati, non ricordo in quale, ho appurato che il governo (Conte prima, Draghi poi) “ci fa” mentre, probabilmente, il ministro della salute “ci è”…
Rivangare questi argomenti per aggiungere qualche puntino sulle “i” ha poco senso: mi farei cattivo sangue senza scrivere niente di sostanzialmente nuovo. Chi è interessato alle mie idee può ritrovarle facilmente seguendo i collegamenti che ho fornito e da lì risalire fino al lontano febbraio 2020 quando iniziai a seguire la pandemia…
Insomma, come ho spiegato, ormai per me è tutto abbastanza chiaro. La cosa positiva è che ogni giorno nuove persone se ne rendono conto. Infatti mentre io prima mi affrettavo a citare chiunque la pensasse come me, adesso inizio quasi a darlo per scontato…
Oggi però voglio presentare un video recente del Dr. Campbell che, sebbene non quotidianamente, continuo comunque a seguire come mia fonte primaria di informazioni sul covid-19.
Il video è questo: Vaccination and Ivermectin
La prima metà del video è su un nuovo vaccino prodotto dalla Novavax. Si tratta questa volta non di qualcosa di completamente sperimentale ma è comunque abbastanza innovativo.
A delle cellule di falena vengono fatte produrre delle proteine che corrispondono agli spike del covid-19: solo queste proteine, le sostanze antigeni, vengono iniettate al paziente per provocarne la risposta immunitaria. I risultati della sperimentazione sui volontari avvenuta questa primavera è molto promettente: non ci sono reazioni avverse e funzionano benissimo anche contro la variante alfa (quella inglese).
Questo nuovo vaccino è stato prodotto col sostegno del precedente governo Trump e ha goduto di un contributo di 1,6 miliardi di dollari in cambio delle prime 100 milioni di dosi (producibili in circa 6 mesi).
La seconda parte del video è stata sul farmaco Ivermectin.
L’Ivermectin è un farmaco approvato contro i parassiti scoperto e usato ormai da molti anni (credo sia degli anni ‘60 o addirittura ‘50) e il suo scopritore è stato premiato col nobel per la medicina nel 2015. Si tratta di una medicina che non dà controindicazioni e che costa pochissimo (nell’ordine di centesimi di euro per il trattamento completo di una singola persona) perché i brevetti sono scaduti.
In molte nazioni povere, dove ancora i vaccini non sono disponibili in grandi quantità, viene usato ormai da mesi con grande successo contro il covid-19. Le ricerche in favore della sua efficacia si moltiplicano e già da mesi il Dr. Campbell periodicamente segnala nuove informazioni, tutte confermanti la sua efficacia.
In pratica l’Ivermectin ha una triplice azione: previene il contagio da covid-19 di chi lo assume (anche qui nel corso dei mesi ho visto almeno due ricerche che ne dimostrano una straordinaria efficacia); aiutano il malato nelle prime fasi della malattia (quella che in Italia invece viene affrontata incrociando le dita e somministrando tachipirina (*1)) perché ha una forte azione antivirale e nella maggior parte dei casi evita che la malattia si aggravi; diminuisce il carico virale dell’ammalato e quindi la sua contagiosità.
Oggi il dr. Campbell ha semplicemente presentato un nuova ricerca, stavolta israeliana, sull’efficacia dell’Ivermectin: sebbene ancora non verificata dai pari questa prestampa sembra comunque molto affidabile (per chi fosse interessato: Favorable outcome on viral load and culture viability using Ivermectin in early treatment of non-hospitalized patients with mild COVID-19 – A double-blind, randomized placebo-controlled trial).
Eppure, nonostante queste belle e sempre più affidabili informazioni, l’Ivermectin non è approvato in Italia né in UK (né suppongo in UE e, forse, negli USA) per il trattamento del covid-19.
Il Dr. Campbell ha iniziato a chiedersene il motivo: lui non dice di usarlo anche in Inghilterra fidandosi ciecamente di quanto fatto all’estero ma, almeno, di verificare se sia veramente efficace come sembra. Insomma chiede di indagare e di valutare: ragionevole no? Dopotutto se funzionasse davvero così bene saremmo tutti più felici e contenti, no? I vaccini (sperimentali) sarebbero consigliabili solo agli anziani o alle persone a rischio e le terapie intensive rimarrebbero comunque praticamente vuote.
Eppure invece di analizzare scientificamente questa possibilità l’Ivermectin viene semplicemente ignorato dai media e dalla politica.
Anche il Dr. Campbell inizia quindi a insospettirsi.
E non dovete pensare al Dr. Campbell come a un complottista paranoico: è un vecchio signore inglese che ha la massima fiducia nel proprio governo e nelle istituzioni della sua patria. In passato quando il governo inglese faceva qualcosa che non lo convinceva lui comunque lo difendeva concludendo che “sicuramente il governo sa quello che fa”. E non era ironico come lo sarei io di Speranza (o di un suo eventuale omologo) ma sempre serio e convinto.
In pratica solo dopo (almeno) 6 mesi di completa inazione davanti all’evidenza scientifica inizia a nutrire dubbi su alcune scelte sanitarie.
Conclude dicendo che lui non vuole fare ipotesi ma ha suggerito ai suoi spettatori di discuterne nei commenti. In realtà credo che la sua opinione sia chiara e che non abbia messo insieme per caso i due argomenti trattati nel suo video.
Da una parte abbiamo un nuovo vaccino (senza contare tutti gli altri vaccini già in commercio) costato 1,6 miliardi di dollari ai contribuenti americani dall’altra una medicina che costa poco o nulla.
Dove stanno gli interessi economici secondo voi: nei vaccini o in cure/prevenzione e base di vitamina D e, per esempio, Ivermectin?
Stupisce forse il silenzio dei media inglesi che in genere sono un po’ più indipendenti di quelli italiani. Bisogna però ricordare che molte delle case farmaceutiche impegnate con i vaccini hanno sedi o stabilimenti in UK: l’interesse economico del paese è quindi diretto e questo, credo, potrebbe essere un elemento importante.
Conclusione: ma davvero qualcuno crede ancora di vivere in un mondo perfetto? Davvero qualcuno si fida ciecamente da quanto detto al telegiornale o pubblicato sui “giornaloni”? Davvero qualcuno pensa che le case farmaceutiche antepongano il bene e la salute dell’umanità al proprio profitto?
giovedì 17 giugno 2021
Sesso libero o facile?
[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.7.1 "Sherlochulhu").
Ho corretto un intero capitolo dell’Epitome e ora ho voglia di distrarmi un po’.
Avrei da scrivere di calcio, sugli europei, ma un altro argomento mi alletta maggiormente…
Qualche giorno fa cercai di spiegare a una mia amica la teoria di Marcuse e in particolare che nella società moderna il principio del piacere, a partire dagli istinti sessuali, viene represso e tutte le energie sono dirottate sul principio di realtà: ovvero sul lavoro, l'obbedienza ai valori della società, alle autorità e simili…
Lei mi ha però fatto notare che oggigiorno, su più livelli, la sessualità è più libera che in passato: è partita raccontandomi cosa succede nelle scuole superiori italiane dove molte ragazzine non esitano a impegnarsi in attività sessuali in cambio di ricariche telefoniche; ma anche gli adulti si conoscono e si incontrano molto facilmente tramite siti dedicati. A suo dire le stesse coppie si tradiscono con molta facilità e senza farsi scrupoli o subendo particolari sensi di colpa.
In effetti anch’io, pur vivendo un po’ fuori dal mondo, avevo già sentito racconti simili e quindi credo che le sue informazioni siano sostanzialmente corrette.
Come conciliare quindi questo apparente rilassamento della morale sessuale con la teoria di Marcuse?
In realtà non lo so: la mia intenzione è infatti proprio quella di scrivere le mie riflessioni sull’argomento per vedere se arrivo a qualche conclusione.
La prima possibilità è che effettivamente ci sia più libertà sessuale: questo permetterebbe anche di spiegare come la popolazione riesca a sopportare la repressione aggiuntiva (*1). In altre parole in questo caso, come del resto in altro, le previsioni di Marcuse sull’andamento della società si sarebbero semplicemente rivelate errate
Eppure, nonostante l’immediatezza di questa spiegazione, c’è qualcosa che non mi convince del tutto.
Subito le risposi tirando in ballo la pornografia che circola in rete: avevo la sensazione ci fossero delle analogie importanti ma non riuscii a metterle a fuoco.
Adesso mi pare di avere le idee un po’ più chiare: anni fa lessi che i giovani ormai convivono con la pornografia e che trovano normale, sia uomini che donne, ricercarla: solo nelle coppie è considerato improprio per un compagno/a continuare a “distrarsi” con essa.
Onestamente si tratta di un’informazione che lessi almeno una quindicina di anni fa e quindi potrebbe essere già superata.
Eppure questo mi suggerisce un fattore importante: la libertà non corrisponde alla facilità.
Mi spiego: la pornografia, così come relazioni sessuali senza impegno, sono adesso sicuramente più facili ma davvero questo significa che siano anche più libere?
Cosa si intenda con libertà in questo contesto?
Secondo me non semplicemente “fare” ma “fare senza incorrere nella disapprovazione sociale”. Ovvero tutti questi comportamenti per essere considerati pienamente liberi dovrebbero poter aver luogo alla luce del sole: ancora, mi pare, non sia però così.
Se vogliamo questa potrebbe essere una situazione contemplata dalla mia teoria ([E] 6.5): l’abitudine, con un certo ritardo, va a modificare la morale (che si adatta per giustificare il comportamento comune). Abitudine che, in questo caso, avrebbe una forte prevalenza basata sull’età dei singoli. E questo suggerisce che sia solo questione di tempo (una generazione, cioè 25 anni?) affinché diventi un comportamento assolutamente prevalente e che quindi vada a modificare la morale. Mi immagino un protomito/distorsione del tipo: “Il sesso occasionale, non importa se a pagamento o meno, fra individui consenzienti è bene”. Questo “bene” finale è essenziale e indicherebbe il cambio di prospettiva: non ci sarebbe nessuna vergogna a professare apertamente ciò che la comunità considera un bene: solo in quel momento la facilità di sesso diverrebbe libertà di sesso nel senso precedentemente spiegato.
Ora per trarre conclusioni definitive mi occorrerebbero più dati e non solo i pochi accenni che mi ha fornito la mia amica: comunque la sensazione è che potremmo essere effettivamente in una fase di passaggio e di evoluzione della morale sessuale che, col tempo, potrebbe andare a trasformarsi in una maggiore libertà sessuale.
Tornando a Marcuse aggiungo che comunque questa nuova tendenza non inficerebbe la sua teoria: questo perché comunque la repressione è aumentata e lo stesso principio di realtà esige ancora più energie ed è fonte di maggiore frustrazione per la gran parte della popolazione. In questo contesto l’aumento di libertà sessuale non stravolgerebbe gli equilibri psicologici della società.
Conclusione: beh, niente: è solo una mia teoria basata su poche informazioni. Però è un fenomeno da tenere presente anche se non sono sicuro di quanto possa impattare sugli equilibri sociali. Cioè più sesso è sicuramente uno sfogo per le frustrazioni della vita quotidiana ma che impatto ha, per esempio, sulla politica? Oppure sulla percezione della realtà?
Nota (*1): non fatemi scrivere delle iniziative pazzesche contro la pandemia...
Ho corretto un intero capitolo dell’Epitome e ora ho voglia di distrarmi un po’.
Avrei da scrivere di calcio, sugli europei, ma un altro argomento mi alletta maggiormente…
Qualche giorno fa cercai di spiegare a una mia amica la teoria di Marcuse e in particolare che nella società moderna il principio del piacere, a partire dagli istinti sessuali, viene represso e tutte le energie sono dirottate sul principio di realtà: ovvero sul lavoro, l'obbedienza ai valori della società, alle autorità e simili…
Lei mi ha però fatto notare che oggigiorno, su più livelli, la sessualità è più libera che in passato: è partita raccontandomi cosa succede nelle scuole superiori italiane dove molte ragazzine non esitano a impegnarsi in attività sessuali in cambio di ricariche telefoniche; ma anche gli adulti si conoscono e si incontrano molto facilmente tramite siti dedicati. A suo dire le stesse coppie si tradiscono con molta facilità e senza farsi scrupoli o subendo particolari sensi di colpa.
In effetti anch’io, pur vivendo un po’ fuori dal mondo, avevo già sentito racconti simili e quindi credo che le sue informazioni siano sostanzialmente corrette.
Come conciliare quindi questo apparente rilassamento della morale sessuale con la teoria di Marcuse?
In realtà non lo so: la mia intenzione è infatti proprio quella di scrivere le mie riflessioni sull’argomento per vedere se arrivo a qualche conclusione.
La prima possibilità è che effettivamente ci sia più libertà sessuale: questo permetterebbe anche di spiegare come la popolazione riesca a sopportare la repressione aggiuntiva (*1). In altre parole in questo caso, come del resto in altro, le previsioni di Marcuse sull’andamento della società si sarebbero semplicemente rivelate errate
Eppure, nonostante l’immediatezza di questa spiegazione, c’è qualcosa che non mi convince del tutto.
Subito le risposi tirando in ballo la pornografia che circola in rete: avevo la sensazione ci fossero delle analogie importanti ma non riuscii a metterle a fuoco.
Adesso mi pare di avere le idee un po’ più chiare: anni fa lessi che i giovani ormai convivono con la pornografia e che trovano normale, sia uomini che donne, ricercarla: solo nelle coppie è considerato improprio per un compagno/a continuare a “distrarsi” con essa.
Onestamente si tratta di un’informazione che lessi almeno una quindicina di anni fa e quindi potrebbe essere già superata.
Eppure questo mi suggerisce un fattore importante: la libertà non corrisponde alla facilità.
Mi spiego: la pornografia, così come relazioni sessuali senza impegno, sono adesso sicuramente più facili ma davvero questo significa che siano anche più libere?
Cosa si intenda con libertà in questo contesto?
Secondo me non semplicemente “fare” ma “fare senza incorrere nella disapprovazione sociale”. Ovvero tutti questi comportamenti per essere considerati pienamente liberi dovrebbero poter aver luogo alla luce del sole: ancora, mi pare, non sia però così.
Se vogliamo questa potrebbe essere una situazione contemplata dalla mia teoria ([E] 6.5): l’abitudine, con un certo ritardo, va a modificare la morale (che si adatta per giustificare il comportamento comune). Abitudine che, in questo caso, avrebbe una forte prevalenza basata sull’età dei singoli. E questo suggerisce che sia solo questione di tempo (una generazione, cioè 25 anni?) affinché diventi un comportamento assolutamente prevalente e che quindi vada a modificare la morale. Mi immagino un protomito/distorsione del tipo: “Il sesso occasionale, non importa se a pagamento o meno, fra individui consenzienti è bene”. Questo “bene” finale è essenziale e indicherebbe il cambio di prospettiva: non ci sarebbe nessuna vergogna a professare apertamente ciò che la comunità considera un bene: solo in quel momento la facilità di sesso diverrebbe libertà di sesso nel senso precedentemente spiegato.
Ora per trarre conclusioni definitive mi occorrerebbero più dati e non solo i pochi accenni che mi ha fornito la mia amica: comunque la sensazione è che potremmo essere effettivamente in una fase di passaggio e di evoluzione della morale sessuale che, col tempo, potrebbe andare a trasformarsi in una maggiore libertà sessuale.
Tornando a Marcuse aggiungo che comunque questa nuova tendenza non inficerebbe la sua teoria: questo perché comunque la repressione è aumentata e lo stesso principio di realtà esige ancora più energie ed è fonte di maggiore frustrazione per la gran parte della popolazione. In questo contesto l’aumento di libertà sessuale non stravolgerebbe gli equilibri psicologici della società.
Conclusione: beh, niente: è solo una mia teoria basata su poche informazioni. Però è un fenomeno da tenere presente anche se non sono sicuro di quanto possa impattare sugli equilibri sociali. Cioè più sesso è sicuramente uno sfogo per le frustrazioni della vita quotidiana ma che impatto ha, per esempio, sulla politica? Oppure sulla percezione della realtà?
Nota (*1): non fatemi scrivere delle iniziative pazzesche contro la pandemia...
martedì 15 giugno 2021
Ritardo nel ciclo
È da un po’ che non scrivo più della mia Epitome: chi mi conosce e il 18 aprile scorso lesse il corto Venuta bene! probabilmente si immaginerà che la nuova versione sia quasi pronta.
Più o meno infatti, da quando annuncio che ho ripreso a lavorarci a quando pubblico la nuova versione passano circa 2 mesi. Oppure si può pensare l'evoluzione dell'Epitome come a 1 mese e mezzo di riposo e 1 mese e mezzo di sviluppo: più o meno una nuova versione ogni 3 mesi...
Comunque il 18 giugno è vicino…
In realtà sto però procedendo più a rilento del previsto: sono ancora a correggere la versione cartacea. Sono arrivato all’inizio del 17° capitolo, quindi direi a buon punto ma ancora lontano dalla conclusione.
Fatto questo dovrò riportare le modifiche annotate sulla versione cartacea sull’archivio di testo: la mia stima è che si tratta di ben oltre le 1000 modifiche. In genere poca roba: refusi, sostituzioni di parole, eliminazione di parole o note, nuove note, spostamento di termini all’interno del periodo, uso di sinonimi e simili; più raramente qualche concetto più corposo o magari una precisazione.
Poi, ma in realtà credo che lo farò contestualmente, ci sarà da aggiungere il nuovo materiale vero e proprio: inizialmente non avevo tantissime modifiche in programma ma con questa analisi e correzione molto attenta le idee si sono accumulate.
Una possibilità potrebbe essere quella di spezzare l’aggiornamento in due: una nuova versione 1.8.3 con “solo” le (circa) 1200 piccole modifiche e poi una 1.9.0 con il nuovo materiale vero e proprio.
Mi chiedo però se ne valga la pena: in realtà non ho lettori che aspettano impazientemente ogni nuova versione per leggerla cantando le mie lodi! Insomma alla fine ai lettori (inesistenti) non importa se pubblico una versione a giugno e una seconda subito dopo a luglio oppure solo una, magari ad agosto.
Mi conviene quindi fare semplicemente ciò che è più pratico per me: pubblicare due versioni invece che una mi dà un pochino più di lavoro in più che per quanto poco sia è però a tutti gli effetti anche completamente evitabile. C’è da dire che pubblicare una nuova versione è comunque una soddisfazione per me: da questo punto di vista pubblicarne due invece che una potrebbe essere leggermente preferibile ma, insomma, si tratta di poca cosa…
Ancora non ho deciso: probabilmente rimanderò la scelta al completamento della correzione del cartaceo. Comunque, ecco, non aspettatevi a breve una nuova versione dell’Epitome.
Mentre scrivevo mi è venuta una nuova idea: terminata la correzione del cartaceo potrei aggiungervi, anche semplicemente a grandi linee, il nuovo materiale (tipo: “Qui aggiungere il nuovo sottocapitolo XXX con questi argomenti...”) annotato sul quadernone.
Il vantaggio è che in questo modo potrei poi fare un’unica “passata” dal cartaceo all’archivio informatico e, credo, questo mi permetterebbe una migliore integrazione del nuovo materiale col vecchio.
Vedremo…
Per il momento ho deciso che dedicherò più tempo all’Epitome a discapito di questo mio ghiribizzo. Ultimamente mi pare che la qualità media dei miei articoli sia cresciuta decisamente ma, di nuovo, anche in questo caso non ho una base di lettori che freme per leggere ogni giorno un nuovo pezzo: tanto vale scrivere un nuovo pezzo ogni tre giorni invece che quotidianamente e investire le ore risparmiate nello sviluppo dell’Epitome.
Conclusione: per il momento non posso fare previsioni. Devo vedere come influirà questo cambiamento di passo nello sviluppo dell’Epitome. Mi pare improbabile di riuscire a pubblicare la nuova versione a fine giugno ma già luglio potrebbe essere il mese fatidico, agosto se davvero inizio ad aggiungere tutte le idee che ho in mente...
Più o meno infatti, da quando annuncio che ho ripreso a lavorarci a quando pubblico la nuova versione passano circa 2 mesi. Oppure si può pensare l'evoluzione dell'Epitome come a 1 mese e mezzo di riposo e 1 mese e mezzo di sviluppo: più o meno una nuova versione ogni 3 mesi...
Comunque il 18 giugno è vicino…
In realtà sto però procedendo più a rilento del previsto: sono ancora a correggere la versione cartacea. Sono arrivato all’inizio del 17° capitolo, quindi direi a buon punto ma ancora lontano dalla conclusione.
Fatto questo dovrò riportare le modifiche annotate sulla versione cartacea sull’archivio di testo: la mia stima è che si tratta di ben oltre le 1000 modifiche. In genere poca roba: refusi, sostituzioni di parole, eliminazione di parole o note, nuove note, spostamento di termini all’interno del periodo, uso di sinonimi e simili; più raramente qualche concetto più corposo o magari una precisazione.
Poi, ma in realtà credo che lo farò contestualmente, ci sarà da aggiungere il nuovo materiale vero e proprio: inizialmente non avevo tantissime modifiche in programma ma con questa analisi e correzione molto attenta le idee si sono accumulate.
Una possibilità potrebbe essere quella di spezzare l’aggiornamento in due: una nuova versione 1.8.3 con “solo” le (circa) 1200 piccole modifiche e poi una 1.9.0 con il nuovo materiale vero e proprio.
Mi chiedo però se ne valga la pena: in realtà non ho lettori che aspettano impazientemente ogni nuova versione per leggerla cantando le mie lodi! Insomma alla fine ai lettori (inesistenti) non importa se pubblico una versione a giugno e una seconda subito dopo a luglio oppure solo una, magari ad agosto.
Mi conviene quindi fare semplicemente ciò che è più pratico per me: pubblicare due versioni invece che una mi dà un pochino più di lavoro in più che per quanto poco sia è però a tutti gli effetti anche completamente evitabile. C’è da dire che pubblicare una nuova versione è comunque una soddisfazione per me: da questo punto di vista pubblicarne due invece che una potrebbe essere leggermente preferibile ma, insomma, si tratta di poca cosa…
Ancora non ho deciso: probabilmente rimanderò la scelta al completamento della correzione del cartaceo. Comunque, ecco, non aspettatevi a breve una nuova versione dell’Epitome.
Mentre scrivevo mi è venuta una nuova idea: terminata la correzione del cartaceo potrei aggiungervi, anche semplicemente a grandi linee, il nuovo materiale (tipo: “Qui aggiungere il nuovo sottocapitolo XXX con questi argomenti...”) annotato sul quadernone.
Il vantaggio è che in questo modo potrei poi fare un’unica “passata” dal cartaceo all’archivio informatico e, credo, questo mi permetterebbe una migliore integrazione del nuovo materiale col vecchio.
Vedremo…
Per il momento ho deciso che dedicherò più tempo all’Epitome a discapito di questo mio ghiribizzo. Ultimamente mi pare che la qualità media dei miei articoli sia cresciuta decisamente ma, di nuovo, anche in questo caso non ho una base di lettori che freme per leggere ogni giorno un nuovo pezzo: tanto vale scrivere un nuovo pezzo ogni tre giorni invece che quotidianamente e investire le ore risparmiate nello sviluppo dell’Epitome.
Conclusione: per il momento non posso fare previsioni. Devo vedere come influirà questo cambiamento di passo nello sviluppo dell’Epitome. Mi pare improbabile di riuscire a pubblicare la nuova versione a fine giugno ma già luglio potrebbe essere il mese fatidico, agosto se davvero inizio ad aggiungere tutte le idee che ho in mente...
lunedì 14 giugno 2021
Troppa democrazia
Ieri sono andato avanti nella lettura di “Framers’ coup”. Solo un paio di pagine ma mi sento obbligato a descrivere ciò che ho imparato perché mi pare molto importante.
Riassumo la situazione: si è da poco conclusa la ribellione di Shays, sconfitta militarmente, ma il nuovo governatore eletto a stragrande maggioranza dalla popolazione ha concesso gli aiuti ai debitori che i rivoltosi chiedevano.
Nei vari stati serpeggiano due tendenze entrambe ritenute pericolose dai “padri fondatori”: la prima è il desiderio di un ritorno alla monarchia vista come garanzia di ordine e legalità; la seconda è l’osservazione che “troppa” democrazia porta a governi che favoriscono eccessivamente la volontà popolare e, così facendo, travalicano vari principi di giustizia.
Su questa questione ho già scritto in Shays e Obbligazioni e sperequazioni storiche: ovviamente dal mio punto di vista parlare di “eccesso di democrazia” è un controsenso, sopra ho però riassunto il punto di vista dei padri fondatori: questi non erano semplicemente degli idealisti molto istruiti, determinati e coraggiosi ma, in genere, erano membri della fascia di popolazione più affluente. George Washington, tanto per fare un nome, aveva la propria piantagione in Virginia con i suoi schiavi.
Questo per dire che probabilmente i padri fondatori erano molto sensibili, anche per interesse personale o magari per gli interessi di amici e conoscenti, alla questione del rimborso delle obbligazioni. I padri fondatori erano sì per la giustizia, la libertà, l’autodeterminazione e simili ma questi valori terminavano dove iniziavano i loro interessi. L’idea di impoverirsi un po’ a favore della maggioranza della popolazioni doveva sembrargli innaturale.
È un’idea recente il ritenere semplicemente concepibile, e non dico fattibile, la volontà dell’uomo comune di vivere meglio, divenire cioè più ricco e meno sfruttato. All’epoca sembrava una volontà di sovvertire l’ordine naturale della società, addirittura un andare contro alla volontà di Dio.
L’ho letto proprio pochi giorni fa in “Lettere filosofiche” di Voltaire: niente… al momento non lo ritrovo… vedrò di aggiungerlo in seguito se ricordo dove l’ho letto di preciso… ricordo però che un nobile affermava chiaramente che la volontà del popolo di vivere meglio era contraria alla Provvidenza: un qualcosa affermato in Inghilterra una cinquantina di anni prima che negli USA ma credo ancora ben indicativo di una mentalità dove veniva considerato naturale e inevitabile che i più lavorassero in cambio di niente o quasi per il benessere di pochi.
Inciso: ho scritto questo pezzo ormai 2-3 giorni fa e nel frattempo ho cercato meglio il frammento che mi interessava riportare non solo in “Lettere filosofiche” ma anche altrove: mi pare però degno di nota evidenziare ancora una volta come funziona la mia memoria e il problema di leggere più libri contemporaneamente. Da una parte suddividere le mie letture mi aiuta (credo) a metabolizzare più informazioni contemporaneamente: talvolta però, come in questo caso, vi possono essere delle sovrapposizioni che mi confondono sulla fonte. Cioè dove ho letto cosa: in generale credo che questa mia caratteristica sia positiva perché equivale a fare completamente mie le idee che trovo più interessanti ma contemporaneamente, come in questo caso, mi impedisce di ritrovare l’origine dell’informazione (cosa che a volte potrebbe essere utile non solo per citazioni ma anche per verificare e/o approfondire).
Modificato 14/6/2021: Imbarazzo… appena pubblicato questo articolo con l’aggiunta/precisazione che avete letto qui sopra mi è venuta l’idea di controllare la lista delle mie epigrafi ed ecco che ho subito trovato la frase che mi interessava:
«Un parlamentare inglese giunse ad affermare che i giornali dei lavoratori “infiammano le passioni e solleticano l’egoismo delle persone contrapponendo la loro condizione attuale a quella a cui dichiarano di aver diritto in futuro, anche se quest’ultima è incompatibile con la natura umana e con le leggi immutabili stabilite dalla provvidenza per regolamentare la società civile”.» (*2)
La frase in questione non è di metà del XVIII secolo come erroneamente pensavo ma dell’inizio del XIX: insomma, non una generazione prima ma una generazione dopo, la ribellione di Shays. Credo che comunque sia molto indicativa di come i ricchi, anche se istruiti e animati da spiriti libertari, dovevano giudicare le rivendicazioni popolari: qualcosa di contrario alla natura umana e allo stesso volere divino.
Il mio imbarazzo è dovuto al fatto che questo passaggio faceva parte di un concetto più ampio che avevo pubblicato pochi giorni fa nel corto Esercizio di comprensione!
Comunque dalle premesse sullodate i padri fondatori iniziarono a sentire l’urgenza di riformare il Congresso Continentale con una costituzione completamente nuova, repubblicana sì ma che non desse troppo potere al popolo e che, all’occorrenza, potesse intervenire sui singoli stati per bocciarne i provvedimenti ritenuti troppo, diremmo oggi, “populisti”.
Di seguito la mia traduzione al volo delle idee di Madison su come raggiungere gli obiettivi precedentemente enunciati:
«Attraverso meccanismi come la lunga durata delle cariche elettive, elezioni indirette, vasti collegi elettorali, una nuova costituzione che poteva rendere il governo federale meno suscettibile alle pressioni popolari di quanto i governi statali avevano dimostrato essere. Il governo federale, se dotato con il potere di veto sulla legislazione dei singoli stati, avrebbe potuto evitare gli abusi di democrazie populiste.» (*1)
Non vi sembra di riconoscere in queste parole dei fantasmi di tendenze non solo recenti ma anche recentissime? Il potere di intromettersi nell’economia delle singoli nazioni della UE non equivale a una sorte di potere di veto che, per inciso, va generalmente contro degli interessi delle popolazioni locali? E le legislature che ultimamente in Italia si protraggono fino alla loro durata massima anche quando il parlamento non è più evidentemente rappresentativo della volontà della popolazione?
La storia si ripete ma manca la conoscenza per accorgersi dei ricorsi storici significativi…
A proposito di memoria: ricordate la proposta di riduzione del numero di parlamentari del M5S?
I parlamentari sono troppi: bisogna diminuirne il numero e che importa se così si ampliano i collegi elettorali diluendo così il potere dei singoli elettori.
Ricordo che un solerte ingegnere, basandosi su uno studio dalle premesse decisamente arbitrarie, di cui pubblicai il collegamento al suo articolo suggerendone la lettura, dimostrava che l’Italia aveva troppi parlamentari e che era quindi giusto ridurli. Presentava anche un grafico in cui erano visualizzati il numero di parlamentari in rapporto alla popolazione: dal gruppone spiccavano due nazioni. L’Italia con più parlamentari per abitanti rispetto alla media e gli USA che, al contrario, ne avevano molti meno.
C’è da dire quindi che, almeno secondo la normalità attuale, i collegi elettorali delle prime legislature americane non erano così ampi considerando che la popolazione (ipotizzo) non raggiungeva i 20 milioni e che donne, nativi, schiavi e poveri non votavano. Da un altro punto di vista è una conferma indiretta a quanto la democrazia attuale sia sempre più distante dal rappresentare la volontà popolare anche solamente per questa ragione strutturale: popolazione troppo numerosa rispetto alla rappresentanza parlamentare.
Conclusione: leggo poche pagine ma spesso sono feconde di nuove idee.
Nota (*1): mia traduzione da “The framers’ coup” di Michael L. Klarman, (E.) Oxford University Press, 2016, pag. 101.
Nota (*2): tratto da “La fabbrica del consenso” di Noam Chomsky e Edward S. Herman, (E.) Il Saggiatore, 2014, trad. Stefano Rini.
Riassumo la situazione: si è da poco conclusa la ribellione di Shays, sconfitta militarmente, ma il nuovo governatore eletto a stragrande maggioranza dalla popolazione ha concesso gli aiuti ai debitori che i rivoltosi chiedevano.
Nei vari stati serpeggiano due tendenze entrambe ritenute pericolose dai “padri fondatori”: la prima è il desiderio di un ritorno alla monarchia vista come garanzia di ordine e legalità; la seconda è l’osservazione che “troppa” democrazia porta a governi che favoriscono eccessivamente la volontà popolare e, così facendo, travalicano vari principi di giustizia.
Su questa questione ho già scritto in Shays e Obbligazioni e sperequazioni storiche: ovviamente dal mio punto di vista parlare di “eccesso di democrazia” è un controsenso, sopra ho però riassunto il punto di vista dei padri fondatori: questi non erano semplicemente degli idealisti molto istruiti, determinati e coraggiosi ma, in genere, erano membri della fascia di popolazione più affluente. George Washington, tanto per fare un nome, aveva la propria piantagione in Virginia con i suoi schiavi.
Questo per dire che probabilmente i padri fondatori erano molto sensibili, anche per interesse personale o magari per gli interessi di amici e conoscenti, alla questione del rimborso delle obbligazioni. I padri fondatori erano sì per la giustizia, la libertà, l’autodeterminazione e simili ma questi valori terminavano dove iniziavano i loro interessi. L’idea di impoverirsi un po’ a favore della maggioranza della popolazioni doveva sembrargli innaturale.
È un’idea recente il ritenere semplicemente concepibile, e non dico fattibile, la volontà dell’uomo comune di vivere meglio, divenire cioè più ricco e meno sfruttato. All’epoca sembrava una volontà di sovvertire l’ordine naturale della società, addirittura un andare contro alla volontà di Dio.
L’ho letto proprio pochi giorni fa in “Lettere filosofiche” di Voltaire: niente… al momento non lo ritrovo… vedrò di aggiungerlo in seguito se ricordo dove l’ho letto di preciso… ricordo però che un nobile affermava chiaramente che la volontà del popolo di vivere meglio era contraria alla Provvidenza: un qualcosa affermato in Inghilterra una cinquantina di anni prima che negli USA ma credo ancora ben indicativo di una mentalità dove veniva considerato naturale e inevitabile che i più lavorassero in cambio di niente o quasi per il benessere di pochi.
Inciso: ho scritto questo pezzo ormai 2-3 giorni fa e nel frattempo ho cercato meglio il frammento che mi interessava riportare non solo in “Lettere filosofiche” ma anche altrove: mi pare però degno di nota evidenziare ancora una volta come funziona la mia memoria e il problema di leggere più libri contemporaneamente. Da una parte suddividere le mie letture mi aiuta (credo) a metabolizzare più informazioni contemporaneamente: talvolta però, come in questo caso, vi possono essere delle sovrapposizioni che mi confondono sulla fonte. Cioè dove ho letto cosa: in generale credo che questa mia caratteristica sia positiva perché equivale a fare completamente mie le idee che trovo più interessanti ma contemporaneamente, come in questo caso, mi impedisce di ritrovare l’origine dell’informazione (cosa che a volte potrebbe essere utile non solo per citazioni ma anche per verificare e/o approfondire).
Modificato 14/6/2021: Imbarazzo… appena pubblicato questo articolo con l’aggiunta/precisazione che avete letto qui sopra mi è venuta l’idea di controllare la lista delle mie epigrafi ed ecco che ho subito trovato la frase che mi interessava:
«Un parlamentare inglese giunse ad affermare che i giornali dei lavoratori “infiammano le passioni e solleticano l’egoismo delle persone contrapponendo la loro condizione attuale a quella a cui dichiarano di aver diritto in futuro, anche se quest’ultima è incompatibile con la natura umana e con le leggi immutabili stabilite dalla provvidenza per regolamentare la società civile”.» (*2)
La frase in questione non è di metà del XVIII secolo come erroneamente pensavo ma dell’inizio del XIX: insomma, non una generazione prima ma una generazione dopo, la ribellione di Shays. Credo che comunque sia molto indicativa di come i ricchi, anche se istruiti e animati da spiriti libertari, dovevano giudicare le rivendicazioni popolari: qualcosa di contrario alla natura umana e allo stesso volere divino.
Il mio imbarazzo è dovuto al fatto che questo passaggio faceva parte di un concetto più ampio che avevo pubblicato pochi giorni fa nel corto Esercizio di comprensione!
Comunque dalle premesse sullodate i padri fondatori iniziarono a sentire l’urgenza di riformare il Congresso Continentale con una costituzione completamente nuova, repubblicana sì ma che non desse troppo potere al popolo e che, all’occorrenza, potesse intervenire sui singoli stati per bocciarne i provvedimenti ritenuti troppo, diremmo oggi, “populisti”.
Di seguito la mia traduzione al volo delle idee di Madison su come raggiungere gli obiettivi precedentemente enunciati:
«Attraverso meccanismi come la lunga durata delle cariche elettive, elezioni indirette, vasti collegi elettorali, una nuova costituzione che poteva rendere il governo federale meno suscettibile alle pressioni popolari di quanto i governi statali avevano dimostrato essere. Il governo federale, se dotato con il potere di veto sulla legislazione dei singoli stati, avrebbe potuto evitare gli abusi di democrazie populiste.» (*1)
Non vi sembra di riconoscere in queste parole dei fantasmi di tendenze non solo recenti ma anche recentissime? Il potere di intromettersi nell’economia delle singoli nazioni della UE non equivale a una sorte di potere di veto che, per inciso, va generalmente contro degli interessi delle popolazioni locali? E le legislature che ultimamente in Italia si protraggono fino alla loro durata massima anche quando il parlamento non è più evidentemente rappresentativo della volontà della popolazione?
La storia si ripete ma manca la conoscenza per accorgersi dei ricorsi storici significativi…
A proposito di memoria: ricordate la proposta di riduzione del numero di parlamentari del M5S?
I parlamentari sono troppi: bisogna diminuirne il numero e che importa se così si ampliano i collegi elettorali diluendo così il potere dei singoli elettori.
Ricordo che un solerte ingegnere, basandosi su uno studio dalle premesse decisamente arbitrarie, di cui pubblicai il collegamento al suo articolo suggerendone la lettura, dimostrava che l’Italia aveva troppi parlamentari e che era quindi giusto ridurli. Presentava anche un grafico in cui erano visualizzati il numero di parlamentari in rapporto alla popolazione: dal gruppone spiccavano due nazioni. L’Italia con più parlamentari per abitanti rispetto alla media e gli USA che, al contrario, ne avevano molti meno.
C’è da dire quindi che, almeno secondo la normalità attuale, i collegi elettorali delle prime legislature americane non erano così ampi considerando che la popolazione (ipotizzo) non raggiungeva i 20 milioni e che donne, nativi, schiavi e poveri non votavano. Da un altro punto di vista è una conferma indiretta a quanto la democrazia attuale sia sempre più distante dal rappresentare la volontà popolare anche solamente per questa ragione strutturale: popolazione troppo numerosa rispetto alla rappresentanza parlamentare.
Conclusione: leggo poche pagine ma spesso sono feconde di nuove idee.
Nota (*1): mia traduzione da “The framers’ coup” di Michael L. Klarman, (E.) Oxford University Press, 2016, pag. 101.
Nota (*2): tratto da “La fabbrica del consenso” di Noam Chomsky e Edward S. Herman, (E.) Il Saggiatore, 2014, trad. Stefano Rini.
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