9. Aringa offensiva e altri pesciolini
«Ringrazio la Corte per la pazienza. Quello che avete ascoltato è il racconto scritto di suo pugno dall'imputato nelle ore immediatamente successive all'arresto. Quando il carabiniere di turno si accorse di quanto l'imputato stesse facendo e gli chiese spiegazioni questi andò – come riportato chiaramente nella dichiarazione allegata – in escandescenze diventando violento. L'imputato è quindi stato ricoverato presso l'ospedale psichiatrico Santa Maria di Betlemme dove è poi stata effettuata la perizia medica; ma su questo torneremo in seguito... Il manoscritto è rimasto incompleto ma è palese che l'imputato avesse ben poco da aggiungere: fu infatti trovato privo di sensi e quindi arrestato, alle 2:45 del mattino, proprio nella stessa camera dell'ospedale dove, come lui stesso dichiara, aveva abusato della sua ultima vittima...» - il pubblico ministero fece una pausa per riprendere fiato e si guardò intorno per valutare l'effetto delle sue parole.
«La difesa ha usato estratti di questa, diciamo, “dichiarazione spontanea” per avvalorare con essa la propria tesi difensiva: un caso di autoria mediata su soggetto totalmente incapace; in pratica che l'imputato sia stato plagiato da una donna, la misteriosa “Barbara”, che l'avrebbe spinto a compiere le nefandezze di cui è accusato. La perizia medica ha confermato che l'imputato, oltre ad avere un disturbo paranoide ed essere incline alla violenza, soffre anche di gravi disturbi della percezione, di difficoltà a instaurare rapporti umani (specialmente con persone dell'altro sesso), di fatica a distinguere il reale dall'immaginario e di eccezionale suscettibilità all'alcool per non parlare delle droghe. Secondo la difesa, questa misteriosa donna, avrebbe approfittato della condizione medica dell'imputato per manipolarlo...» - continuò guardando in direzione dell'avvocato difensore.
«Per smantellare tale tesi basti dire che questa “Barbara” non è stata vista da nessuno. Né per strada (dove pure l'imputato è stato riconosciuto da alcuni testimoni) né soprattutto presso l'agenzia matrimoniale “Cupido” da dove invece egli è stato visto uscire già palesemente ubriaco. Le uniche conferme della presenza di questa ineffabile donna, di questa “strega manipolatrice”, provengono dalla famiglia, anzi dalla sola madre dell'imputato visto che il padre è stato dichiarato infermo di mente. E la madre dell'imputato, da brava mamma, si è contraddetta più volte nell'evidente tentativo di alleggerire la posizione del figlio: prima ha negato, poi ha confermato, poi ha rinegato e riconfermato...» - proseguì con un sorriso affettato mentre sfogliava teatralmente i suoi appunti.
«Secondo il confuso racconto dell'imputato, che comunque almeno nella sua generalità rappresenta un'accurata ricostruzione degli eventi, “Barbara” sarebbe stata una vecchia compagna di classe. La polizia ha ovviamente indagato e ha verificato l'effettiva esistenza di una certa Barbara Sxxx che corrisponde vagamente alla descrizione data. Peccato che questa sia definitivamente emigrata in Australia da oltre quindici anni e dichiari di non aver più visto l'imputato da oltre trent'anni! La polizia ha indagato in ogni direzione ma ne esclude qualsivoglia coinvolgimento: negli ultimi due anni non ha mai lasciato Sidney, dove risiede, e non è emerso alcun legame, di nessun genere, con le vittime...» - il magistrato si prese una lunga pausa.
«Ma torniamo al lungo racconto che avete avuto la pazienza di ascoltare: perché l'ho presentato nella sua interezza? Il motivo è che voglio evidenziarne le omissioni: voglio che sia chiaro a tutti i presenti ciò che NON è stato scritto e spiegato. In particolare mi riferisco al fatto di come le vittime fossero tutte collegate fra loro!» - esclamò battendo il palmo della mano sul banco.
«Come sappiamo l'ultima vittima è stata, Bianca Syyy, da anni in coma irreversibile: non è stata uccisa ma è stata stuprata dall'imputato e adesso è incinta del suo aguzzino. La stessa Bianca Syyy era la compagna del signor Andrea Gxxx dal quale aveva avuto un figlio: il piccolo Luca. E proprio il signor Gxxx è stata la prima vittima dell'imputato: lo ha ucciso, per sua stessa ammissione, con un'accetta. Aggiungo che, benché nessuna accetta sia stata ritrovata, secondo la scientifica tale arma sarebbe totalmente compatibile con la mortale ferita inferta al signor Gxxx. Non solo: la seconda vittima, l'ingegnere Mario Pxxx, è l'uomo che, probabilmente per un colpo di sonno, fu coinvolto nell'incidente stradale che provocò il coma della signora Syyy e la morte del piccolo Luca. Solo la moglie dell'ingegnere Pxxx, la signora Wanda Mxxx, sembra essere una vittima casuale dell'imputato. Ella è ancora ricoverata in ospedale dopo essere stata in pericolo di vita: certo sarà dura per lei riprendersi considerato che oltre al marito, pochi mesi prima dell'aggressione, aveva perso per malattia il suo unico figlio di quattro anni...» - sospirò con voce platealmente afflitta il magistrato.
«La giuria non tenga conto dell'ultima frase dell'accusa: siamo qui per giudicare le azioni dell'imputato non per rammaricarci della sventurata morte del figlio della signora Mxxx nella quale egli non ha avuto nessuna parte...» - si intromise pacatamente il giudice.
«Mi scuso per la divagazione...» - disse compitamente il pubblico ministero prima di riprendere la sua arringa - «Possibile che si tratti di coincidenze? Ovviamente no. Chi avrebbe da guadagnare da questi delitti? Nessuno. Magari qualche “amico” della signora Syyy voleva vendicarla? Questo spiegherebbe l'uccisione dell'ingegnere Pxxx ma, certo, non quella del signor Gxxx o la violenza sulla stesse inerme signora Syyy. Questo dimostra chiaramente l'insussistenza della teoria della difesa di una “mente” che abbia manovrato l'imputato»
«L'inevitabile conclusione è solo una: l'imputato, per motivi scaturiti dalla sua mente malata ma lucidissima, ha pianificato con cura questa serie di delitti. Nella sua distorta fantasia pensava che i suoi problemi di salute l'avrebbero scagionato e, per questo, si è volontariamente ubriacato e ha scritto queste memorie nell'ingenuo tentativo di scagionarsi inventandosi una donna immaginaria che l'avrebbe plagiato. In altre parole l'imputato è l'unico colpevole e ha cercato, con estrema raffinatezza, di sviare le indagini col suo racconto. Ma questa sordida “raffinatezza”, se così possiamo chiamarla, è solo un aggravante della sua colpa perché ne dimostra la premeditazione. Pertanto, ritenendo acclarata la responsabilità dell'imputato, se ne chiede la condanna per omicidio aggravato con l'aggravante della premeditazione, violenza sessuale aggravata dallo stato di minorata difesa nonché lesioni gravi ai sensi degli articoli 575, 577 n.3 cp, 609 bis e 61 n.5...» - concluse snocciolando una lunga serie di articoli del codice penale.
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