Anche oggi un post noioso, quasi di servizio...
Mi limiterò a fare qualche aggiornamento/riflessione sullo stato del blog.
Per prima cosa, osservando tramite le statistiche raccolte da ShinyStat, le chiavi di ricerca utilizzate per raggiungere questo blog ho notato che, relativamente, molte di esse hanno “Brandelli” come uno dei loro componenti (ad esempio “Brandelli allenatore”, “nazionale Brandelli”; vedi anche Chiavi di Ricerca).
Questo fatto determina una prima riflessione: qualcuno, non troppo esperto di calcio, ha inserito in un motore di ricerca il nome “Brandelli” invece che “Prandelli”. Risate giuste e necessarie.
La seconda riflessione è invece questa: se almeno una decina di persone sono capitate sul mio blog per aver cercato “Brandelli”, quante sarebbero state, nell'ipotesi che io avessi usato nei miei post il nome corretto, le persone “dirottate” su questo sito che avessero cercato correttamente “Prandelli”?
Non ho idea, ma credo almeno 10 volte di più...
Più in generale quindi, l'usare sistematicamente nomi e marchi storpiati, rende il mio sito irraggiungibile per molti utenti che non lo conoscono...
Che provvedimenti prenderò al riguardo?
Nessuno! Come ho già spiegato altrove scrivo questo mio blog essenzialmente per me stesso: se poi piace e viene letto tanto meglio ma non voglio stressarmi nell'acchiappare qualche lettore occasionale in più. Oltretutto mi diverto molto a inventarmi i nomi storpiati!
Per evitare la proliferazione delle vignette all'inizio di ogni post ho deciso di farmi una tabella che mi indichi quando un tag ne implica un altro: in questi casi userò la vignetta solo per il tag più specifico.
Un esempio è d'obbligo.
Ho i tag “calcio”, “nazionale” e “mondiali”: in questo caso i tag più specifici sono “nazionale” e “mondiali” ed entrambi implicano il tag “calcio”. Quindi nei post taggati come “calcio” e “nazionale” userò solo la vignetta “nazionale”. Idem con, ad esempio, i tag “animale” e “ape”: se un post è taggato con entrambi userei solo la vignetta per “ape” (che al momento comunque non ho).
Non mi ricordo se lo ho già specificato altrove ma, in genere, aggiungo le vignette basandomi sulla label cloud a destra: quando mi accorgo che un tag è molto usato vedo di creare una vignetta adatta...
Sicuramente lo avrete già notato ma, sulla colonna di destra, ho aggiunto un utilissimo gadget per cercare parole nei post del blog.
Contemporaneamente, spippolando con i controlli del blog, ho scoperto che da luglio è attiva una pagina con le statistiche (tipo quella di ShinyStat) molto carina. Con mia sorpresa mi sono accorto di un utente che andava a leggere alcuni post che considero piuttosto interessanti. Dopo un po' mi sono reso conto che quel lettore ero io perché, non sapendo delle statistiche, non mi ero preoccupato di rimuovere dal conteggio il mio browser!
Il 30 agosto c'è stata la millesima visita al mio blog e, cosa abbastanza rara, proveniva dall'Olanda. In effetti, ho ricostruito che si è trattata di un'amica, amante degli animali, che non parla/capisce italiano ma alla quale avevo spedito il link del post con le foto della mia gattina.
Ah, infine, prima o poi, dovrò trovare il modo di spiegare nel sottotitolo del blog che uso nomi e marchi storpiati. È nella mia lista di cose da fare...
giovedì 30 settembre 2010
mercoledì 29 settembre 2010
Il crollo della Triplice Intesa...
... nonostante la buona volontà dell'Italia...
Oggi sono molto incerto su che post scrivere: ho letto e riletto la mia lista di idee (17 in questo momento) ma ancora non mi sono deciso.
Un paio di idee sono molto interessanti ma anche impegnative: oggi però non mi sento in vena e non voglio sprecarle.
Quattro o cinque sono nella norma, e forse potrei optare per una di queste idee.
Altrettante sono idee un po' deboluccie anche se, scrivendo per bene, potrebbero originare post di piacevole lettura.
Un'idea è divertente (e in questo caso è fondamentale che io sia di buon umore), poi ho una ricetta, un post che “non dipende” da me e poco altro.
Quasi quasi, tolgo di mezzo una delle idee scadenti...
L'altra settimana ho scaricato un gioco di strategia per Linux: TripleA.
Non sono particolarmente esperto nel settore ma, mi ha ricordato Risiko come idea base, con l'aggiunta di numerose variazioni.
Diversi tipi di unità, navi e aerei; poi ci sono i livelli di tecnologia e un sistema non troppo complesso per calcolare quante nuove unità possono essere prodotte ogni turno.
Il gioco è accompagnato da 3 o 4 diversi scenari (ricordo quello della seconda guerra mondiale e quello della prima, ma ce ne erano anche altri).
Io, per prova, ho scelto lo scenario della prima guerra mondiale perché mi sembrava più semplice e l'Italia era uno dei paesi belligeranti selezionabile.
Ho scelto di guidare l'Italia un po' per partigianeria ma soprattutto perché, avendo pochi territori e truppe, era la più facile da gestire (non mi era riuscito trovare le istruzioni del gioco quindi armeggiavo alla cieca...).
La situazione all'inizio del gioco è la seguente: l'Italia parte con il controllo della penisola, con l'esclusione di veneto e trentino, con in più la Libia. Alleate dell'Italia sono Francia, Inghilterra e Russia.
La Francia è impegnata con la Germania sul fronte occidentale, riprodotto con grande dettaglio, l'Inghilterra domina i mari ed è forte in Africa e medio oriente. La Russia ha un fronte orientale con la Germania ed è "incuneata" nei Balcani controllando vari territori della zona.
Gli avversari sono la Germania, impegnata a ovest ed est con Francia e Russia, l'Impero Asburgico, impegnato contro l'Italia e nella penisola balcanica e, infine, l'Impero Ottomano anch'esso coinvolto nella penisola balcanica e in medio oriente.
Gli USA sono presenti ma, al momento, sono neutrali e si limitano a produrre truppe; idem per il Canada ma con meno mezzi...
In genere sono piuttosto portato per questi giochi (nonostante un'incredibile sfortuna!) e quindi mi sono reso conto che l'attaccante era estremamente favorito rispetto al difensore: il problema non era quindi conquistare un territorio ma mantenerlo.
Per questo motivo giocavo con estrema pazienza limitandomi ad ammassare truppe in Lombardia ed Emilia Romagna e facendo qualche esperimento con la flotta.
Insomma io giocavo sensatamente ma l'IA (*) del computer era veramente scadente: la Francia, invece di concentrarsi sul fronte occidentale, è venuta a sprecare truppe sul mio fronte contro l'Austria, conquistando e riperdendo il Trentino. L'Inghilterra, invece di aiutare la Francia, si è dedicata alla conquista dell'Africa (inutile) e del medio oriente (inutile).
Nel frattempo però, mentre l'Austria era tenuta in scacco dalle mie forze, Germania e Impero Ottomano stavano bastonando la Russia.
Il risultato è stato il rapidissimo crollo del fronte occidentale, con annessa invasione della Francia, e la totale sconfitta della Russia prima ancora che una sola unità USA sbarcasse sul vecchio continente.
Alla fine, anche la coraggiosa piccola Italia, è stata sconfitta dall'arrivo dei tedeschi attraverso la Francia e il Piemonte (la Svizzera infatti era neutrale e non attraversabile).
Ci sono rimasto veramente male e non ci ho più giocato...
E allora?
Allora niente! In realtà credo che, quando mi ero annotato di scrivere di questo gioco, avessi qualche commento interessante da fare al riguardo ma, al momento, non lo ricordo...
Non so, mi chiedo se come scenario fosse realistico, a parte il comportamento sconsiderato della Francia...
Forse sarebbe da riprovare affidando il controllo della Francia a l'IA migliore (ce ne erano due tipi e io avevo scelto la più scarsa per tutte le fazioni...)
Nota (*): IA = Intelligenza Artificiale
Oggi sono molto incerto su che post scrivere: ho letto e riletto la mia lista di idee (17 in questo momento) ma ancora non mi sono deciso.
Un paio di idee sono molto interessanti ma anche impegnative: oggi però non mi sento in vena e non voglio sprecarle.
Quattro o cinque sono nella norma, e forse potrei optare per una di queste idee.
Altrettante sono idee un po' deboluccie anche se, scrivendo per bene, potrebbero originare post di piacevole lettura.
Un'idea è divertente (e in questo caso è fondamentale che io sia di buon umore), poi ho una ricetta, un post che “non dipende” da me e poco altro.
Quasi quasi, tolgo di mezzo una delle idee scadenti...
L'altra settimana ho scaricato un gioco di strategia per Linux: TripleA.
Non sono particolarmente esperto nel settore ma, mi ha ricordato Risiko come idea base, con l'aggiunta di numerose variazioni.
Diversi tipi di unità, navi e aerei; poi ci sono i livelli di tecnologia e un sistema non troppo complesso per calcolare quante nuove unità possono essere prodotte ogni turno.
Il gioco è accompagnato da 3 o 4 diversi scenari (ricordo quello della seconda guerra mondiale e quello della prima, ma ce ne erano anche altri).
Io, per prova, ho scelto lo scenario della prima guerra mondiale perché mi sembrava più semplice e l'Italia era uno dei paesi belligeranti selezionabile.
Ho scelto di guidare l'Italia un po' per partigianeria ma soprattutto perché, avendo pochi territori e truppe, era la più facile da gestire (non mi era riuscito trovare le istruzioni del gioco quindi armeggiavo alla cieca...).
La situazione all'inizio del gioco è la seguente: l'Italia parte con il controllo della penisola, con l'esclusione di veneto e trentino, con in più la Libia. Alleate dell'Italia sono Francia, Inghilterra e Russia.
La Francia è impegnata con la Germania sul fronte occidentale, riprodotto con grande dettaglio, l'Inghilterra domina i mari ed è forte in Africa e medio oriente. La Russia ha un fronte orientale con la Germania ed è "incuneata" nei Balcani controllando vari territori della zona.
Gli avversari sono la Germania, impegnata a ovest ed est con Francia e Russia, l'Impero Asburgico, impegnato contro l'Italia e nella penisola balcanica e, infine, l'Impero Ottomano anch'esso coinvolto nella penisola balcanica e in medio oriente.
Gli USA sono presenti ma, al momento, sono neutrali e si limitano a produrre truppe; idem per il Canada ma con meno mezzi...
In genere sono piuttosto portato per questi giochi (nonostante un'incredibile sfortuna!) e quindi mi sono reso conto che l'attaccante era estremamente favorito rispetto al difensore: il problema non era quindi conquistare un territorio ma mantenerlo.
Per questo motivo giocavo con estrema pazienza limitandomi ad ammassare truppe in Lombardia ed Emilia Romagna e facendo qualche esperimento con la flotta.
Insomma io giocavo sensatamente ma l'IA (*) del computer era veramente scadente: la Francia, invece di concentrarsi sul fronte occidentale, è venuta a sprecare truppe sul mio fronte contro l'Austria, conquistando e riperdendo il Trentino. L'Inghilterra, invece di aiutare la Francia, si è dedicata alla conquista dell'Africa (inutile) e del medio oriente (inutile).
Nel frattempo però, mentre l'Austria era tenuta in scacco dalle mie forze, Germania e Impero Ottomano stavano bastonando la Russia.
Il risultato è stato il rapidissimo crollo del fronte occidentale, con annessa invasione della Francia, e la totale sconfitta della Russia prima ancora che una sola unità USA sbarcasse sul vecchio continente.
Alla fine, anche la coraggiosa piccola Italia, è stata sconfitta dall'arrivo dei tedeschi attraverso la Francia e il Piemonte (la Svizzera infatti era neutrale e non attraversabile).
Ci sono rimasto veramente male e non ci ho più giocato...
E allora?
Allora niente! In realtà credo che, quando mi ero annotato di scrivere di questo gioco, avessi qualche commento interessante da fare al riguardo ma, al momento, non lo ricordo...
Non so, mi chiedo se come scenario fosse realistico, a parte il comportamento sconsiderato della Francia...
Forse sarebbe da riprovare affidando il controllo della Francia a l'IA migliore (ce ne erano due tipi e io avevo scelto la più scarsa per tutte le fazioni...)
Nota (*): IA = Intelligenza Artificiale
martedì 28 settembre 2010
Serendipità in azione
Titolo fuorviante probabilmente (leggere post Serendipità)...
Stanotte ho fatto un sogno strano, nel complesso non particolarmente avvincente, ma con alcuni spunti interessanti.
Probabilmente si tratta di due sogni separati che ho collegato insieme al risveglio (infatti la prima parte la ricordavo molto vagamente), ma non ne sono sicuro.
Ero una madre (come talvolta accade non ero me stesso) e stavo uscendo da un vecchio ospedale. Ero felice ma anche triste: la mia bambina, data come senza speranza, era guarita da un tumore (allo stinco destro). Scendevo dal piano superiore dove so, ma non ricordo, che le altre madri mi avevano accusato di aver fatto un sortilegio perché tutti i loro bambini erano morti. Adesso mi trovavo a un piano intermedio e là incontro una mia amica: lei piange perché ha perso la figlia ma, a differenza delle altre, non è arrabbiata con me ma è felice per la mia buona sorta e poi dice che "rivedrà la sua bambina in cielo"...
Non ricordo bene la parte di collegamento (per questo penso che il frammento precedente si riferisse a un diverso sogno...), comunque il sogno "prosegue" così:
Sono di nuovo me stesso. Per qualche motivo che non ricordo ho chiesto a una ragazzetta di controllare qualcosa, non ricordo cosa, sulla spiaggia. Arrivo a mia volta sulla spiaggia: deve essere bassa stagione perché c'è gente in costume che fa il bagno ma non tantissima... Incontro di nuovo la stessa ragazzetta che, tutta impaurita, mi dice che un vigile sta facendo delle multe a tutti coloro che si avvicinano perché qualcuno ha acceso un fuoco senza permesso.
Io rimango scandalizzato: non è giusto punire con una multa chi si avvicina senza aver fatto niente, solo i colpevoli andrebbero puniti.
A questo punto inizio a camminare sulla battigia a fianco di un'amica esperta di legge. Le chiedo la sua opinione legale sulla faccenda sicuro che anche lei sarà indignata e, come me, vorrà denunciare il fatto.
Invece mi dice che, anche se sarebbe giusto, non è il caso. Rifletto e penso che: "Chi più conosce la Legge meno si fida della Giustizia".
Ah, dimenticavo: nel sogno non vedo questa mia amica ma solo i nostri piedi nudi. Mi sento in imbarazzo perché mi pare di avere le unghie un po' lunghe e, per questo, cammino in maniera strana cercando di "artigliare" la sabbia.
Terza parte:
Arriviamo a una casa, o forse una pensione. È una delle strane case che sogno spesso con scale che si intersecano fra loro in maniera strana, priva di simmetrie, di legno, antica e senza finestre.
La mia amica mi congeda e va al suo appartamento. Io sono MOLTO seccato perché avrei voluto rimanere con lei. Comunque me ne vado, su per le scale, verso la mia porta.
Improvvisamente un ragazzo scende di corsa e ci incrociamo a metà strada.
Io entro in casa e il ragazzo è dietro di me: entra e si lascia cadere su una poltrona accanto alla porta. È vestito con un cappotto (evidentemente non è più estate!) e ha un CD, probabilmente masterizzato da egli stesso, in mano.
Improvvisamente tutto mi è chiaro: il ragazzo è innamorato di una vicina di casa e aspetta che lei rientri a casa per fingere di incontrarla casualmente per le scale e avere così l'opportunità di darle il CD che ha preparato per lei.
E gli spunti interessanti?
Beh, l'idea del primo sogno non è male: se avessi voglia, tempo e capacità credo che potrei tirarci fuori un bel racconto psicologico. La madre passa dalla disperazione, con la comprensione e il supporto delle altre donne, alla felicità più completa perché sua figlia è miracolosamente guarita. Contemporaneamente però cambia l'atteggiamento delle altre donne che, da comprensive e affettuose, vengono rose dall'invidia e, accecate dal loro dolore, quasi cascano nella follia.
Nel secondo frammento, lo spunto interessante è la mia riflessione "Chi più conosce la Legge meno si fida della Giustizia". Non so quanto ci sia effettivamente di vero però credo che sarebbe opportuno rifletterci sopra un po'.
Nel terzo frammento c'è l'esempio di serendipità in azione a cui mi riferisco nel titolo. Anzi di falsa serendipità: è l'astuto giovanotto che vuole far sembrare tutto casuale, magari ha pure preparato il CD appositamente dopo aver scoperto i gusti della ragazza...
Ricordo che nel sogno, o immediatamente dopo, da sveglio, ho pensato che il ragazzo era molto furbo e che a me non sarebbe mai venuta in mente un'idea del genere: sono troppo romantico, credo troppo nella coincidenza per abbassarmi a un simile inganno, per quanto piccolo. Mi parrebbe meschino mentire in questa maniera alla ragazza di cui sono innamorato. Però sono costretto ad ammettere che l'essermi affidato sempre al caso, senza cercare di influenzare il destino, mi ha portato a poco o nulla.
Magari ha ragione il ragazzo: le coincidenze con le loro opportunità non esistono e, per il nostro bene, bisogna fabbricarsele...
Stanotte ho fatto un sogno strano, nel complesso non particolarmente avvincente, ma con alcuni spunti interessanti.
Probabilmente si tratta di due sogni separati che ho collegato insieme al risveglio (infatti la prima parte la ricordavo molto vagamente), ma non ne sono sicuro.
Ero una madre (come talvolta accade non ero me stesso) e stavo uscendo da un vecchio ospedale. Ero felice ma anche triste: la mia bambina, data come senza speranza, era guarita da un tumore (allo stinco destro). Scendevo dal piano superiore dove so, ma non ricordo, che le altre madri mi avevano accusato di aver fatto un sortilegio perché tutti i loro bambini erano morti. Adesso mi trovavo a un piano intermedio e là incontro una mia amica: lei piange perché ha perso la figlia ma, a differenza delle altre, non è arrabbiata con me ma è felice per la mia buona sorta e poi dice che "rivedrà la sua bambina in cielo"...
Non ricordo bene la parte di collegamento (per questo penso che il frammento precedente si riferisse a un diverso sogno...), comunque il sogno "prosegue" così:
Sono di nuovo me stesso. Per qualche motivo che non ricordo ho chiesto a una ragazzetta di controllare qualcosa, non ricordo cosa, sulla spiaggia. Arrivo a mia volta sulla spiaggia: deve essere bassa stagione perché c'è gente in costume che fa il bagno ma non tantissima... Incontro di nuovo la stessa ragazzetta che, tutta impaurita, mi dice che un vigile sta facendo delle multe a tutti coloro che si avvicinano perché qualcuno ha acceso un fuoco senza permesso.
Io rimango scandalizzato: non è giusto punire con una multa chi si avvicina senza aver fatto niente, solo i colpevoli andrebbero puniti.
A questo punto inizio a camminare sulla battigia a fianco di un'amica esperta di legge. Le chiedo la sua opinione legale sulla faccenda sicuro che anche lei sarà indignata e, come me, vorrà denunciare il fatto.
Invece mi dice che, anche se sarebbe giusto, non è il caso. Rifletto e penso che: "Chi più conosce la Legge meno si fida della Giustizia".
Ah, dimenticavo: nel sogno non vedo questa mia amica ma solo i nostri piedi nudi. Mi sento in imbarazzo perché mi pare di avere le unghie un po' lunghe e, per questo, cammino in maniera strana cercando di "artigliare" la sabbia.
Terza parte:
Arriviamo a una casa, o forse una pensione. È una delle strane case che sogno spesso con scale che si intersecano fra loro in maniera strana, priva di simmetrie, di legno, antica e senza finestre.
La mia amica mi congeda e va al suo appartamento. Io sono MOLTO seccato perché avrei voluto rimanere con lei. Comunque me ne vado, su per le scale, verso la mia porta.
Improvvisamente un ragazzo scende di corsa e ci incrociamo a metà strada.
Io entro in casa e il ragazzo è dietro di me: entra e si lascia cadere su una poltrona accanto alla porta. È vestito con un cappotto (evidentemente non è più estate!) e ha un CD, probabilmente masterizzato da egli stesso, in mano.
Improvvisamente tutto mi è chiaro: il ragazzo è innamorato di una vicina di casa e aspetta che lei rientri a casa per fingere di incontrarla casualmente per le scale e avere così l'opportunità di darle il CD che ha preparato per lei.
E gli spunti interessanti?
Beh, l'idea del primo sogno non è male: se avessi voglia, tempo e capacità credo che potrei tirarci fuori un bel racconto psicologico. La madre passa dalla disperazione, con la comprensione e il supporto delle altre donne, alla felicità più completa perché sua figlia è miracolosamente guarita. Contemporaneamente però cambia l'atteggiamento delle altre donne che, da comprensive e affettuose, vengono rose dall'invidia e, accecate dal loro dolore, quasi cascano nella follia.
Nel secondo frammento, lo spunto interessante è la mia riflessione "Chi più conosce la Legge meno si fida della Giustizia". Non so quanto ci sia effettivamente di vero però credo che sarebbe opportuno rifletterci sopra un po'.
Nel terzo frammento c'è l'esempio di serendipità in azione a cui mi riferisco nel titolo. Anzi di falsa serendipità: è l'astuto giovanotto che vuole far sembrare tutto casuale, magari ha pure preparato il CD appositamente dopo aver scoperto i gusti della ragazza...
Ricordo che nel sogno, o immediatamente dopo, da sveglio, ho pensato che il ragazzo era molto furbo e che a me non sarebbe mai venuta in mente un'idea del genere: sono troppo romantico, credo troppo nella coincidenza per abbassarmi a un simile inganno, per quanto piccolo. Mi parrebbe meschino mentire in questa maniera alla ragazza di cui sono innamorato. Però sono costretto ad ammettere che l'essermi affidato sempre al caso, senza cercare di influenzare il destino, mi ha portato a poco o nulla.
Magari ha ragione il ragazzo: le coincidenze con le loro opportunità non esistono e, per il nostro bene, bisogna fabbricarsele...
domenica 26 settembre 2010
Mmaow
Su accorata richiesta di Bisba pubblico una sua poesia:
Miao, miiao
Miaao, miiào
Mao, mmiaou.
Miiaaooo miao
Miaò miiaò
Miào, Mmaow
Mìaou miaaou
Mìaou miaaou
Miaaoo miao
Mmao miaaou.
Tradotta, un po' liberamente, da me:
Artiglio sulla mia schiena
Dentino nella mia coda
Lingua al mio orecchio.
Mio stesso odore e sapore
Conforto di calore nel sonno
Tornato a Mmaow (*)
Prima del tempo
Prima del tempo
Ci rivedremo ancora
in fondo al tempo.
Nota (*): Mmaow è, nel folklore felino, un giardino con prati verdi e alberi in fiore da dove i gatti provengono e dove tornano una volta lasciata la terra. Il latte scorre in ruscelli, uccellini e topini abbondano e ogni gatto è libero di cacciare o dormire quanto vuole. Così almeno ho sentito dire...
Miao, miiao
Miaao, miiào
Mao, mmiaou.
Miiaaooo miao
Miaò miiaò
Miào, Mmaow
Mìaou miaaou
Mìaou miaaou
Miaaoo miao
Mmao miaaou.
Tradotta, un po' liberamente, da me:
Artiglio sulla mia schiena
Dentino nella mia coda
Lingua al mio orecchio.
Mio stesso odore e sapore
Conforto di calore nel sonno
Tornato a Mmaow (*)
Prima del tempo
Prima del tempo
Ci rivedremo ancora
in fondo al tempo.
Nota (*): Mmaow è, nel folklore felino, un giardino con prati verdi e alberi in fiore da dove i gatti provengono e dove tornano una volta lasciata la terra. Il latte scorre in ruscelli, uccellini e topini abbondano e ogni gatto è libero di cacciare o dormire quanto vuole. Così almeno ho sentito dire...
sabato 25 settembre 2010
Bidè pallido di collera
Continua la mia poca voglia di scrivere...
I miei appunti contengono ben 15 diverse idee per un post ma nessuna di esse mi ispira.
Fortunatamente in mio soccorso è giunto il wc o, meglio, il bidè.
La mia scarsa vena creativa è evidenziata dal periodo precedente: volevo fare una battuta ma, a metà strada, mi sono reso conto che non ne sarebbe venuto niente di buono.
Il fatto è che, quando vado in bagno, sono sempre costretto a portare con me un libro: non è un problema di carta igienica quanto che mi piace leggere mentre, diciamo, il ciclo digestivo raggiunge il suo estremo termine.
Il libro, di solito, mi aspetta appoggiato sul bidè e per questo mi era venuta la malsana idea di provare a scherzarci sopra...
Comunque, fatta questa inutile e stanca premessa, in questi giorni il libro del WC è i “Pensieri” di Bertrand Russell. Magari, una volta terminato, scriverò un post sulle mie conclusioni su di esso ma, oggi, voglio prendere lo spunto da una sola frase.
Il libro è una raccolta di pensieri sui più disparati argomenti: politici, economici, quotidiani e non...
In genere ogni argomento viene trattato in una, massimo due, paginette e quindi la sua lettura è molto scorrevole.
L'argomento di oggi riguardava l'opinione di BR sulla cosiddetta “conoscenza inutile”.
Prima di proseguire consiglio, a chi non l'ha fatto, di leggere il mio post Eu-xxx & Eu-yyy...
L'opinione di Russel è che questa conoscenza, che non ha un'utilità pratica, ha comunque una sua funzione, ovvero, “promuovere un abito mentale contemplativo”. In parole povere la conoscenza “inutile” aiuta a mantenere un certo distacco dalla realtà e permette quindi di osservarla più razionalmente, magari con una buona dose di ironia.
Fra i vari esempi che adopera per illustrare questo impalpabile concetto scrive: “Quando si viene assaliti da persone livide di rabbia, fa piacere ricordare il capitolo del 'Trattato delle passioni' di Descartes intitolato: 'Perché bisogna temere di più quelli che impallidiscono di rabbia piuttosto che quelli che diventano rossi'.” (*)
Io non ho letto questo trattato di Descartes ma, ugualmente, ne conosco il motivo.
Qualcuno lo sa?
Su pensateci un po'...
...
...
...
Ci state pensando?
...
...
...
Allora?
...
...
...
Secondo me ci potete arrivare...
...
...
...
Va bene... lo spiego io...
Prima di tutto bisogna precisare che si diventa rossi per la rabbia ma si impallidisce per la collera.
Quindi tutto sta nella differenza fra rabbia e collera.
La rabbia nasce da una situazione di impotenza, la collera invece si prova quando si ha la capacità di reagire. Da questo punto di vista la persona in preda alla rabbia è più simile al proverbiale “cane che abbia ma non morde”. Invece la persona che sbianca per la collera sta probabilmente già meditando sul come vendicarsi.
La rabbia è un'emozione calda e brucia rapidamente, la collera invece è fredda e dura più a lungo.
Poi non so... non ho controllato wikipedia per vedere cosa dice a questo riguardo!
Edited: La conclusione è che bisogna temere molto di più un bidè bianco di uno rosso...
Nota (*): Tratto da “Pensieri” Russell, Grandi Tascabili Economici Newton, 1997
I miei appunti contengono ben 15 diverse idee per un post ma nessuna di esse mi ispira.
Fortunatamente in mio soccorso è giunto il wc o, meglio, il bidè.
La mia scarsa vena creativa è evidenziata dal periodo precedente: volevo fare una battuta ma, a metà strada, mi sono reso conto che non ne sarebbe venuto niente di buono.
Il fatto è che, quando vado in bagno, sono sempre costretto a portare con me un libro: non è un problema di carta igienica quanto che mi piace leggere mentre, diciamo, il ciclo digestivo raggiunge il suo estremo termine.
Il libro, di solito, mi aspetta appoggiato sul bidè e per questo mi era venuta la malsana idea di provare a scherzarci sopra...
Comunque, fatta questa inutile e stanca premessa, in questi giorni il libro del WC è i “Pensieri” di Bertrand Russell. Magari, una volta terminato, scriverò un post sulle mie conclusioni su di esso ma, oggi, voglio prendere lo spunto da una sola frase.
Il libro è una raccolta di pensieri sui più disparati argomenti: politici, economici, quotidiani e non...
In genere ogni argomento viene trattato in una, massimo due, paginette e quindi la sua lettura è molto scorrevole.
L'argomento di oggi riguardava l'opinione di BR sulla cosiddetta “conoscenza inutile”.
Prima di proseguire consiglio, a chi non l'ha fatto, di leggere il mio post Eu-xxx & Eu-yyy...
L'opinione di Russel è che questa conoscenza, che non ha un'utilità pratica, ha comunque una sua funzione, ovvero, “promuovere un abito mentale contemplativo”. In parole povere la conoscenza “inutile” aiuta a mantenere un certo distacco dalla realtà e permette quindi di osservarla più razionalmente, magari con una buona dose di ironia.
Fra i vari esempi che adopera per illustrare questo impalpabile concetto scrive: “Quando si viene assaliti da persone livide di rabbia, fa piacere ricordare il capitolo del 'Trattato delle passioni' di Descartes intitolato: 'Perché bisogna temere di più quelli che impallidiscono di rabbia piuttosto che quelli che diventano rossi'.” (*)
Io non ho letto questo trattato di Descartes ma, ugualmente, ne conosco il motivo.
Qualcuno lo sa?
Su pensateci un po'...
...
...
...
Ci state pensando?
...
...
...
Allora?
...
...
...
Secondo me ci potete arrivare...
...
...
...
Va bene... lo spiego io...
Prima di tutto bisogna precisare che si diventa rossi per la rabbia ma si impallidisce per la collera.
Quindi tutto sta nella differenza fra rabbia e collera.
La rabbia nasce da una situazione di impotenza, la collera invece si prova quando si ha la capacità di reagire. Da questo punto di vista la persona in preda alla rabbia è più simile al proverbiale “cane che abbia ma non morde”. Invece la persona che sbianca per la collera sta probabilmente già meditando sul come vendicarsi.
La rabbia è un'emozione calda e brucia rapidamente, la collera invece è fredda e dura più a lungo.
Poi non so... non ho controllato wikipedia per vedere cosa dice a questo riguardo!
Edited: La conclusione è che bisogna temere molto di più un bidè bianco di uno rosso...
Nota (*): Tratto da “Pensieri” Russell, Grandi Tascabili Economici Newton, 1997
giovedì 23 settembre 2010
Bozze abbozzate
Oggi, non avendo voglia di scrivere, presento alcuni bozzetti preparati per le mie vignette.
Forse la maggior parte dei miei lettori penserà che tali opere nascano da sole ma, in realtà, non è così. Visti i miei limiti tecnici, devo stare ben attento a tenere a bada la fantasia: insomma il risultato finale è spesso un compromesso fra quello che vorrei realizzare e quello che mi riesce fare!
Il seguente disegno è il bozzetto per l'etichetta KGB. Nella parte superiore sono visibili i miei appunti riguardo quale etichetta scegliere per farci una vignetta. Il lettore non lo sa ma, periodicamente, le riorganizzo, le elimino (come nel caso di "biografico"), le fondo, etc...
A volte il bozzetto mi riesce meglio della vignetta definitiva. Non è forse molto più simpatico il seguente pinguino rispetto a quello dell'etichetta "Facezia"?? Oltretutto, questo pinguino, ha la stessa espressione di un mio amico!
Talvolta devo fare qualche scarabocchio prima di avere l'idea giusta...
Altre volte devo risolvere una formula... (vedi vignetta per "Teoria")
Altri giorni non ho problemi di creatività e sforno un bozzetto dopo l'altro: nella seguente scannerizzazione è possibile vedere il bozzetto per "Feedback", "Quotidiano" e "Frasi"...
Per realizzare la vignetta "Problema" avevo un grosso problema (appunto!) tecnico: volevo disegnare un piccolo KGB inseguito da un tirannosauro ma non mi riusciva rendere il movimento delle gambe...
Comunque carino il T-Rex in alto a destra!
Il bozzetto per "Etimologia" non è molto bellino ma volevo mostrare, già che c'ero, cosa disegno mentre parlo al telefono: ghirigori, aereoplanino, pulcini, verme... L'angolo in bassa a destra lo ho disegnato mentre, al telefono, parlavo dei mercanti olandesi di Albany all'inizio del XVIII secolo.
Nel mezzo gli appunti per un post: non spreco carta...
Per motivi "storici", anche se non particolarmente interessante, posto il bozzetto della mia ultima vignetta...
Forse la maggior parte dei miei lettori penserà che tali opere nascano da sole ma, in realtà, non è così. Visti i miei limiti tecnici, devo stare ben attento a tenere a bada la fantasia: insomma il risultato finale è spesso un compromesso fra quello che vorrei realizzare e quello che mi riesce fare!
Il seguente disegno è il bozzetto per l'etichetta KGB. Nella parte superiore sono visibili i miei appunti riguardo quale etichetta scegliere per farci una vignetta. Il lettore non lo sa ma, periodicamente, le riorganizzo, le elimino (come nel caso di "biografico"), le fondo, etc...
A volte il bozzetto mi riesce meglio della vignetta definitiva. Non è forse molto più simpatico il seguente pinguino rispetto a quello dell'etichetta "Facezia"?? Oltretutto, questo pinguino, ha la stessa espressione di un mio amico!
Talvolta devo fare qualche scarabocchio prima di avere l'idea giusta...
Altre volte devo risolvere una formula... (vedi vignetta per "Teoria")
Altri giorni non ho problemi di creatività e sforno un bozzetto dopo l'altro: nella seguente scannerizzazione è possibile vedere il bozzetto per "Feedback", "Quotidiano" e "Frasi"...
Per realizzare la vignetta "Problema" avevo un grosso problema (appunto!) tecnico: volevo disegnare un piccolo KGB inseguito da un tirannosauro ma non mi riusciva rendere il movimento delle gambe...
Comunque carino il T-Rex in alto a destra!
Il bozzetto per "Etimologia" non è molto bellino ma volevo mostrare, già che c'ero, cosa disegno mentre parlo al telefono: ghirigori, aereoplanino, pulcini, verme... L'angolo in bassa a destra lo ho disegnato mentre, al telefono, parlavo dei mercanti olandesi di Albany all'inizio del XVIII secolo.
Nel mezzo gli appunti per un post: non spreco carta...
Per motivi "storici", anche se non particolarmente interessante, posto il bozzetto della mia ultima vignetta...
mercoledì 22 settembre 2010
Crepe sui muri
Qualche tempo fa sono stato a trovare un mio amico e, all'ora di pranzo, mi ha accompagnato a fare varie commissioni in città...
Tornati alla sua abitazione, l'ora di mangiare era passata da un pezzo e, come spesso accade in queste situazioni, non avevamo più fame. Decidiamo così di saltare del tutto il pasto.
Poi però, verso le 17:00, la fama incomincia a farsi sentire e, a questo punto, ci soccorre sua moglie, abilissima cuoca: non faccio in tempo a dire “...quasi, quasi mangerei qualcosina...” che subito inizia a sfornare una sontuosa merenda.
Subito ci tappa la bocca con un tè e dei biscotti e, nel frattempo, inizia ad armeggiare con uova, latte e farina. Quando me ne accorgo le dico - “...guarda, non ti mettere a fare dolci per me, perché adesso devo andare a ...”. Non finisco la frase che mi mette sotto il naso un piattino con una bella crêpe ripiena di Nutella... DELIZIOSA! e io che non sapevo nemmeno cosa fossero queste crêpes...
Come sempre mi informo sulla ricetta perché, anche se per i dolci non sono né particolarmente interessato né molto abile, dalla velocità con cui il piatto è stato preparato suppongo che non sia troppo difficile.
Da brava cuoca però si tiene sul vago e non mi dice le dosi esatte e, anzi, pesca dalla libreria un ricettario e mi fa copiare la ricetta là riprodotta.
Nelle ultime due settimane ho fatto numerosi esperimenti (finendo pure un barattolo di Nutella!) e, col tempo, ho individuato le dosi corrette (almeno al mio gusto) che erano ben diverse da quelle pubblicate sul libro e da me ricopiate.
Ingredienti per 3-4 crêpes
Istruzioni
Nota (*): Sì, lo so, non è un ingrediente ma, comunque, è indispensabile! Io me ne sono comprata una eccezionale Bialetti della quale sono entusiata...
Nota (**): Secondo la moglie del mio amico è sufficiente il solo tuorlo; a me comunque pare che con l'albume sia decisamente più buona...
Nota (***): Come in tutti i dolci è importante che la farina non abbia grumi e per questo deve essere setacciata. Non avendo alcun strumento apposito avevo inizialmente adoperato un piccolo colino ma i forellini erano troppo piccoli e ci voleva un'eternità di tempo. Poi ho provato a usare un retino di ferro, di quelli che si usano per smorzare le fiamme, e mi sono trovato benissimo.
Nota (****): Se proprio non avete un padellino perfettamente antiaderente probabilmente dovrete usare anche del burro per ungerlo. Io però non ne ho avuto bisogno e quindi non so bene come venga...
Tornati alla sua abitazione, l'ora di mangiare era passata da un pezzo e, come spesso accade in queste situazioni, non avevamo più fame. Decidiamo così di saltare del tutto il pasto.
Poi però, verso le 17:00, la fama incomincia a farsi sentire e, a questo punto, ci soccorre sua moglie, abilissima cuoca: non faccio in tempo a dire “...quasi, quasi mangerei qualcosina...” che subito inizia a sfornare una sontuosa merenda.
Subito ci tappa la bocca con un tè e dei biscotti e, nel frattempo, inizia ad armeggiare con uova, latte e farina. Quando me ne accorgo le dico - “...guarda, non ti mettere a fare dolci per me, perché adesso devo andare a ...”. Non finisco la frase che mi mette sotto il naso un piattino con una bella crêpe ripiena di Nutella... DELIZIOSA! e io che non sapevo nemmeno cosa fossero queste crêpes...
Come sempre mi informo sulla ricetta perché, anche se per i dolci non sono né particolarmente interessato né molto abile, dalla velocità con cui il piatto è stato preparato suppongo che non sia troppo difficile.
Da brava cuoca però si tiene sul vago e non mi dice le dosi esatte e, anzi, pesca dalla libreria un ricettario e mi fa copiare la ricetta là riprodotta.
Nelle ultime due settimane ho fatto numerosi esperimenti (finendo pure un barattolo di Nutella!) e, col tempo, ho individuato le dosi corrette (almeno al mio gusto) che erano ben diverse da quelle pubblicate sul libro e da me ricopiate.
Ingredienti per 3-4 crêpes
- 1 uovo
- 1 etto di farina
- 220 ml di latte
- 1 cucchiaino di zucchero
- Nutella ad abundantiam
- Un tegamino perfettamente non aderente (*)
Istruzioni
- Preparazione impasto
- rompere un uovo e metterne il tuorlo e l'albume in una bella ciotola profonda (**)
- Aggiungere il latte
- Aggiungere la farina setacciata (***). Attenzione! non setacciate la farina tutta insieme ma un po' per volta...
- Aggiungere lo zucchero
- Mischiare bene il tutto (veramente questo passo bisogna iniziare a farlo già mentre si setaccia la farina!)
- L'impasto deve essere molto fluido perché, se troppo denso, le crêpes vengono spesse. Se necessario aggiungere un altro po' di latte
- Cottura
- Riscaldare il padellino a fuoco alto (****)
- Versare un po' dell'impasto e distribuirlo su tutto il fondo del padellino aiutandosi con un cucchiaio di legno
- Dopo un minuto o poco più (dipende dalla temperatura del padellino) arriva l'operazione più difficile: la crêpe deve essere rovesciata
- Col cucchiaio cerco di staccare la crêpe lungo tutto il suo bordo
- Poi la scalzo con una paletta di plastica e, aiutandomi con una mano, la sollevo e la rigiro
- Lascio cuocere per qualche minuto (dipende da quanto è caldo il padellino) e rigiro un altro paio di volte (dopo la prima volta non ci sono problemi a rigirare la crêpe)
- A cottura ultimata metto la crêpe in un piatto e ci spalmo, poca, Nutella
- Contemporaneamente verso un altro po' di impasto nel padellino per guadagnare tempo
- Avvolgo la crêpe come se fosse un sigaro ed ecco che è pronta per essere mangiata
- Attenzione all'impasto: via via, che lo si versa nel padellino quello che rimane resta sempre più denso. Per questo motivo potrebbe essere necessario aggiungere altro latte per mantenerlo fluido
- Non scoraggiatevi! per questa ricetta è necessario acquisire un minimo di occhio e manualità ma, nel complesso, non è difficile!
Nota (*): Sì, lo so, non è un ingrediente ma, comunque, è indispensabile! Io me ne sono comprata una eccezionale Bialetti della quale sono entusiata...
Nota (**): Secondo la moglie del mio amico è sufficiente il solo tuorlo; a me comunque pare che con l'albume sia decisamente più buona...
Nota (***): Come in tutti i dolci è importante che la farina non abbia grumi e per questo deve essere setacciata. Non avendo alcun strumento apposito avevo inizialmente adoperato un piccolo colino ma i forellini erano troppo piccoli e ci voleva un'eternità di tempo. Poi ho provato a usare un retino di ferro, di quelli che si usano per smorzare le fiamme, e mi sono trovato benissimo.
Nota (****): Se proprio non avete un padellino perfettamente antiaderente probabilmente dovrete usare anche del burro per ungerlo. Io però non ne ho avuto bisogno e quindi non so bene come venga...
martedì 21 settembre 2010
Saggezza dionisiaca
Una delle ragioni per cui il cristianesimo riuscì a diffondersi con estrema facilità nell'impero romano consistette nel fatto che, il "terreno" spirituale, fosse stato da tempo preparato dai cosiddetti misteri.
Infatti oltre alla religione dei vari dèi, con Giove, Minerva e il resto dell'olimpica famiglia, esistevano i misteri che, rispetto alla religione tradizionale, si preoccupavano meno del benessere terreno ma avevano istanze più spirituali. Ad esempio propugnavano l'immortalità dell'anima e, dopo la morte, il premio per i giusti e la punizione dei malvagi.
I misteri furono numerosi ma, i due più importanti, furono quelli orfici e dionisiaci.
Riguardo ai misteri dionisiaci, non parlerò dell'esaltazione della follia, delle danze estatiche delle menadi o come, da questi riti, nacque la tragedia greca: voglio scrivere del presente e del futuro e non del passato...
Per anni mi sono sempre chiesto cosa fosse rimasto di questa antica saggezza poi, pochi giorni fa, sono entrato in contatto con un'esperta in materia. Ella mi ha così sintetizzato la sostanza della sapienza dionisiaca ai giorni nostri.
Edited: Ho scritto questo post ieri sera tardi. Sfortunatamente non si vede ma è marchiato col tag "esoterico" perché solo poche persone, gli iniziati, possono capire e apprezarne pienamente l'umorismo. Stamani ho letto un altro pochino di Russell e la serendipità ha colpito! Ne ricopio un passaggio con i miei commenti fra {}: "...chi venera Bacco {Dionisio} reagisce contro la prudenza. Nello stato di eccitazione, fisica e spirituale, egli recupera un'intensità di sentimento {irrazionalità} che la prudenza ha distrutto; percepisce il mondo come pieno di piacere e bellezza, e la sua fantasia si libera improvvisamente della prigione delle pastoie quotidiane {irrazionalità}. Il rituale bacchico {danze estatiche} produsse quello che fu chiamato "entusiasmo", termine che etimologicamente significa: fare entrare il dio dentro l'adoratore, il quale ha creduto di divenire tutt'uno con il dio." A history of western philosophy, New York, 1945 (a sua volta da "Pensieri Russell" Grandi tascabili economici Newton, 1996)
Infatti oltre alla religione dei vari dèi, con Giove, Minerva e il resto dell'olimpica famiglia, esistevano i misteri che, rispetto alla religione tradizionale, si preoccupavano meno del benessere terreno ma avevano istanze più spirituali. Ad esempio propugnavano l'immortalità dell'anima e, dopo la morte, il premio per i giusti e la punizione dei malvagi.
I misteri furono numerosi ma, i due più importanti, furono quelli orfici e dionisiaci.
Riguardo ai misteri dionisiaci, non parlerò dell'esaltazione della follia, delle danze estatiche delle menadi o come, da questi riti, nacque la tragedia greca: voglio scrivere del presente e del futuro e non del passato...
Per anni mi sono sempre chiesto cosa fosse rimasto di questa antica saggezza poi, pochi giorni fa, sono entrato in contatto con un'esperta in materia. Ella mi ha così sintetizzato la sostanza della sapienza dionisiaca ai giorni nostri.
- Cambiare spesso strada, nonostante le difficoltà che si possono avere a tornare a casa
- Non “perdere” il tempo ma “investirlo” (ad esempio leggendo questo mio blog)
- Non seguire ciecamente un leader soprattutto se si ha scarso orientamento
- Aprire le scatole (non romperle!), guardarci dentro e richiuderle
- È possibile scrivere un blog in qualsiasi momento della giornata
- Avere la testa fra le nuvole e i piedi per terra non significa necessariamente essere eccezionalmente alti
- Non adorare i numeri ma i ragionamenti
Edited: Ho scritto questo post ieri sera tardi. Sfortunatamente non si vede ma è marchiato col tag "esoterico" perché solo poche persone, gli iniziati, possono capire e apprezarne pienamente l'umorismo. Stamani ho letto un altro pochino di Russell e la serendipità ha colpito! Ne ricopio un passaggio con i miei commenti fra {}: "...chi venera Bacco {Dionisio} reagisce contro la prudenza. Nello stato di eccitazione, fisica e spirituale, egli recupera un'intensità di sentimento {irrazionalità} che la prudenza ha distrutto; percepisce il mondo come pieno di piacere e bellezza, e la sua fantasia si libera improvvisamente della prigione delle pastoie quotidiane {irrazionalità}. Il rituale bacchico {danze estatiche} produsse quello che fu chiamato "entusiasmo", termine che etimologicamente significa: fare entrare il dio dentro l'adoratore, il quale ha creduto di divenire tutt'uno con il dio." A history of western philosophy, New York, 1945 (a sua volta da "Pensieri Russell" Grandi tascabili economici Newton, 1996)
lunedì 20 settembre 2010
Do i numeri
Per la precisioni 26 e 56...
Ho passato infatti tutta la notte a fare lo stesso sogno: ero un criminale e mi trovavo in uno squallido locale con i miei compari a bere e a fumare.
Uno di questi miei “colleghi”, prima di andarsene, diceva un paio di numeri che però ascoltavo distrattamente. Una volta fuori, il tizio veniva accoppato; il boss si arrabbiava perché i numeri detti dal tizio, prima di andarsene ed essere ucciso, erano importanti: servivano per una combinazione o qualcosa di simile.
Sfortunatamente nessuno era in grado di ricordarseli, me compreso, così dovevamo andare a fare varie missioni complicatissime per recuperarli.
Poi il sogno ricomincia: stesso squallido bar, il tizio ridice i numeri ed esce, viene accoppato, il boss ha bisogno di sapere i soliti numeri, nessuno li ricorda, io quasi ma non del tutto, si riparte con le missioni complicatissime...
Il sogno ricomincia: tutto come prima, il tizio ridice i numeri e io sto bene attento. Si tratta del 26 e del 56. Appena sveglio (durante la notte), me li sono appuntati su un foglio.
Oggi volevo giocarli al lotto come ambo ma non ci sono riuscito perché, alla tabaccheria vicino casa, mancava il titolare, l'unico in grado di utilizzare la macchina per le giocate. Fortunatamente è possibile giocare fino a domani perché l'estrazione è martedì sera...
Il sogno poi proseguiva in maniera strana: quando il vecchio boss chiede i numeri io mi faccio avanti e glieli dico; il boss però invita un mio amico a mangiare una bistecca al ristorante mentre a me dà appuntamento per il giorno dopo alle 9:30 (qualcuno potrebbe voler puntare anche sul 9 e il 30).
Io perplesso me ne vado in giro per la città. Arrivo in una piazza dove c'è una bella ragazza, dai riccioli mori, che vende rose e balla con la gente. Non sono sicuro del mio rapporto con lei: forse ne sono innamorato ma, a lei, non interesso.
Quando la vedo sta ballando con un uomo: da come si guardano capisco che sono totalmente innamorati l'uno dell'altra. In qualche maniera so che l'uomo è un agente dell'FBI e, grazie ai sogni precedenti, dei quali mantengo un vago ricordo, so anche che rimarrà presto ucciso.
Qui si capisce che io sono sì cattivo ma non troppo perché, nonostante la rivalità per la ragazza delle rose, o forse proprio a causa sua, decido di aiutarlo avvisandolo del pericolo.
Ovviamente non posso parlarci di persona perché metterei in pericolo sia lui che me e, quindi, devo escogitare qualcosa. Poi non ricordo altro...
Ho passato infatti tutta la notte a fare lo stesso sogno: ero un criminale e mi trovavo in uno squallido locale con i miei compari a bere e a fumare.
Uno di questi miei “colleghi”, prima di andarsene, diceva un paio di numeri che però ascoltavo distrattamente. Una volta fuori, il tizio veniva accoppato; il boss si arrabbiava perché i numeri detti dal tizio, prima di andarsene ed essere ucciso, erano importanti: servivano per una combinazione o qualcosa di simile.
Sfortunatamente nessuno era in grado di ricordarseli, me compreso, così dovevamo andare a fare varie missioni complicatissime per recuperarli.
Poi il sogno ricomincia: stesso squallido bar, il tizio ridice i numeri ed esce, viene accoppato, il boss ha bisogno di sapere i soliti numeri, nessuno li ricorda, io quasi ma non del tutto, si riparte con le missioni complicatissime...
Il sogno ricomincia: tutto come prima, il tizio ridice i numeri e io sto bene attento. Si tratta del 26 e del 56. Appena sveglio (durante la notte), me li sono appuntati su un foglio.
Oggi volevo giocarli al lotto come ambo ma non ci sono riuscito perché, alla tabaccheria vicino casa, mancava il titolare, l'unico in grado di utilizzare la macchina per le giocate. Fortunatamente è possibile giocare fino a domani perché l'estrazione è martedì sera...
Il sogno poi proseguiva in maniera strana: quando il vecchio boss chiede i numeri io mi faccio avanti e glieli dico; il boss però invita un mio amico a mangiare una bistecca al ristorante mentre a me dà appuntamento per il giorno dopo alle 9:30 (qualcuno potrebbe voler puntare anche sul 9 e il 30).
Io perplesso me ne vado in giro per la città. Arrivo in una piazza dove c'è una bella ragazza, dai riccioli mori, che vende rose e balla con la gente. Non sono sicuro del mio rapporto con lei: forse ne sono innamorato ma, a lei, non interesso.
Quando la vedo sta ballando con un uomo: da come si guardano capisco che sono totalmente innamorati l'uno dell'altra. In qualche maniera so che l'uomo è un agente dell'FBI e, grazie ai sogni precedenti, dei quali mantengo un vago ricordo, so anche che rimarrà presto ucciso.
Qui si capisce che io sono sì cattivo ma non troppo perché, nonostante la rivalità per la ragazza delle rose, o forse proprio a causa sua, decido di aiutarlo avvisandolo del pericolo.
Ovviamente non posso parlarci di persona perché metterei in pericolo sia lui che me e, quindi, devo escogitare qualcosa. Poi non ricordo altro...
venerdì 17 settembre 2010
Il senso del tempo
Uno strano episodio che mi ha fatto riflettere. Uno strano episodio che vede come protagonista un mio vecchio Swatch color blu notte...
Non voglio annoiare i miei lettori raccontando la storia ab ovo e, quindi, mi limito a dire che, per varie circostanze, un mio amico custodiva per me detto orologio.
Una decina di giorni fa, sono passato a casa sua ed egli ha colto l'occasione per restituirmelo.
L'orologio era, apparentemente (*), in ottime condizioni: solo la pila doveva essersi esaurita almeno una decina d'anni prima e così, le lancette, erano bloccate sulle 11:45.
Siccome mi conosco bene, e so di essere molto distratto, ero sicuro che, se mi affidavo alla mia sola memoria, sicuramente avrei dimenticato l'orologio dal mio amico.
Quindi, visto che in questo periodo non indosso orologi (**), ne ho approfittato per mettermelo al polso.
L'orologio, come detto, era fermo però, indossarlo, mi dava comunque due vantaggi. Il primo è ovvio: l'indossare un oggetto al quale ero affezionato mi dava una sensazione piacevole.
La seconda ragione è più sottile e rappresenta il motivo per cui mi sono accinto a scrivere questo post...
Poiché l'orologio era bloccato sulle 11:45 non avevo bisogno di guardarlo per sapere che ore indicava!
“Che sciocchezza!” penseranno disgustati i miei lettori...
Eppure trovo che ci sia del merito, per quanto assurdo, nel non dover sollevare il braccio per guardare l'orologio. Certo, sono consapevole che, di solito, si scruta il proprio orologio per sapere che ore sono e non le ore che vengono indicate sul display!
Eppure io ci vedo un insospettabile simbolismo che affascina il mio inconscio. Vedo un parallelo fra il “voler conoscere l'ora esatta” e l'essere schiavo del tempo e, il non aver bisogno di guardare l'orologio per conoscerne l'ora indicata, perché si ha la consapevolezza che l'ora reale è semplicemente e sempre “l'adesso” (ovvero le 11:45 nella mia analogia!).
Credo anche che, l'uomo saggio, dovrebbe vivere nella consapevolezza che voler conoscere l'ora esatta sia solo un vano tentativo di dominare il tempo mentre, invece, bisognerebbe abbandonarsi ad esso e viverlo nei suoi singoli “adesso”.
Nota (*): Ho scritto “apparentemente” perché pochi giorni dopo, il cinturino di carton-cuoio si è miserabilmente spezzato.
Nota (**): Mi capita per mesi, a volte per anni, di vagare per il mondo senza alcun orologio...
Non voglio annoiare i miei lettori raccontando la storia ab ovo e, quindi, mi limito a dire che, per varie circostanze, un mio amico custodiva per me detto orologio.
Una decina di giorni fa, sono passato a casa sua ed egli ha colto l'occasione per restituirmelo.
L'orologio era, apparentemente (*), in ottime condizioni: solo la pila doveva essersi esaurita almeno una decina d'anni prima e così, le lancette, erano bloccate sulle 11:45.
Siccome mi conosco bene, e so di essere molto distratto, ero sicuro che, se mi affidavo alla mia sola memoria, sicuramente avrei dimenticato l'orologio dal mio amico.
Quindi, visto che in questo periodo non indosso orologi (**), ne ho approfittato per mettermelo al polso.
L'orologio, come detto, era fermo però, indossarlo, mi dava comunque due vantaggi. Il primo è ovvio: l'indossare un oggetto al quale ero affezionato mi dava una sensazione piacevole.
La seconda ragione è più sottile e rappresenta il motivo per cui mi sono accinto a scrivere questo post...
Poiché l'orologio era bloccato sulle 11:45 non avevo bisogno di guardarlo per sapere che ore indicava!
“Che sciocchezza!” penseranno disgustati i miei lettori...
Eppure trovo che ci sia del merito, per quanto assurdo, nel non dover sollevare il braccio per guardare l'orologio. Certo, sono consapevole che, di solito, si scruta il proprio orologio per sapere che ore sono e non le ore che vengono indicate sul display!
Eppure io ci vedo un insospettabile simbolismo che affascina il mio inconscio. Vedo un parallelo fra il “voler conoscere l'ora esatta” e l'essere schiavo del tempo e, il non aver bisogno di guardare l'orologio per conoscerne l'ora indicata, perché si ha la consapevolezza che l'ora reale è semplicemente e sempre “l'adesso” (ovvero le 11:45 nella mia analogia!).
Credo anche che, l'uomo saggio, dovrebbe vivere nella consapevolezza che voler conoscere l'ora esatta sia solo un vano tentativo di dominare il tempo mentre, invece, bisognerebbe abbandonarsi ad esso e viverlo nei suoi singoli “adesso”.
Nota (*): Ho scritto “apparentemente” perché pochi giorni dopo, il cinturino di carton-cuoio si è miserabilmente spezzato.
Nota (**): Mi capita per mesi, a volte per anni, di vagare per il mondo senza alcun orologio...
giovedì 16 settembre 2010
Lavoro sicuro
Devo scrivere questo post prima che me ne dimentichi i dettagli: oramai è sulla mia lista dei possibili post da troppo tempo...
Cosa vi fa venire in mente la scritta “Lavoro sicuro”?
Di questi tempi, con la crisi che pare non finire mai (vedi Crisi economica per idioti per sapere perché non può finire), credo che, al 99% dei miei lettori, faccia venire in mente un lavoro a contratto a tempo indeterminato, magari, per avere ancor meno grane, nella pubblica amministrazione.
Perlomeno a me, quando ho visto questa scritta su un cartello sull'autostrada, mi è venuto in mente un tranquillo lavoro che non dà troppe preoccupazioni...
Poi, il cartello in questione, oltre alla scritta “Lavoro sicuro, recava anche la foto di un operaio, voltato di spalle, con il caschetto giallo di sicurezza in testa. Anzi mi pare che si vedeva solo la nuca e il caschetto: non ho potuto prendere appunti perché stavo guidando...
Inoltre il cartello era piazzato nei pressi e lungo i lavori, per l'aggiunta della terza corsia, sull'A1, all'altezza di Firenze.
Considerando questi particolari aggiuntivi, mi sono reso conto che, il senso della dicitura “Lavoro sicuro”, non riguardava la durata e la stabilità del contratto bensì la sicurezza sul luogo del lavoro.
Evidentemente gli appaltatori ci tengono a fare sapere agli automobilisti di passaggio che, nei loro cantieri, tutte le norme di sicurezza sono ben osservate.
Questo ho pensato pochi momenti dopo aver superato detto cartello. Però ho continuato a rimuginarci sopra e finalmente, una volta a casa e con la tranquillità data dal NON avere tir che ti sfiorano sorpassandoti a 130 Km/h, mi sono reso conto dell'arguzia nascosta in quel cartello pubblicitario.
“Lavoro sicuro” non significa misure di sicurezza rispettose della legge e pienamente efficienti: era corretta la mia prima interpretazione, ovvero quella del lavoro sicuro perché stabile!
E come riescono queste ditte appaltatrici a ottenere un lavoro sicuro per i propri dipendenti?
Facilissimo! Semplicemente non terminando mai l'opera appaltata!
Quindi gli automobilisti sono avvisati: i disagi e le deviazioni da una corsia all'altra, non solo sono necessari, ma non termineranno mai. E questo in nome del “Lavoro sicuro” per tutti.
Cosa vi fa venire in mente la scritta “Lavoro sicuro”?
Di questi tempi, con la crisi che pare non finire mai (vedi Crisi economica per idioti per sapere perché non può finire), credo che, al 99% dei miei lettori, faccia venire in mente un lavoro a contratto a tempo indeterminato, magari, per avere ancor meno grane, nella pubblica amministrazione.
Perlomeno a me, quando ho visto questa scritta su un cartello sull'autostrada, mi è venuto in mente un tranquillo lavoro che non dà troppe preoccupazioni...
Poi, il cartello in questione, oltre alla scritta “Lavoro sicuro, recava anche la foto di un operaio, voltato di spalle, con il caschetto giallo di sicurezza in testa. Anzi mi pare che si vedeva solo la nuca e il caschetto: non ho potuto prendere appunti perché stavo guidando...
Inoltre il cartello era piazzato nei pressi e lungo i lavori, per l'aggiunta della terza corsia, sull'A1, all'altezza di Firenze.
Considerando questi particolari aggiuntivi, mi sono reso conto che, il senso della dicitura “Lavoro sicuro”, non riguardava la durata e la stabilità del contratto bensì la sicurezza sul luogo del lavoro.
Evidentemente gli appaltatori ci tengono a fare sapere agli automobilisti di passaggio che, nei loro cantieri, tutte le norme di sicurezza sono ben osservate.
Questo ho pensato pochi momenti dopo aver superato detto cartello. Però ho continuato a rimuginarci sopra e finalmente, una volta a casa e con la tranquillità data dal NON avere tir che ti sfiorano sorpassandoti a 130 Km/h, mi sono reso conto dell'arguzia nascosta in quel cartello pubblicitario.
“Lavoro sicuro” non significa misure di sicurezza rispettose della legge e pienamente efficienti: era corretta la mia prima interpretazione, ovvero quella del lavoro sicuro perché stabile!
E come riescono queste ditte appaltatrici a ottenere un lavoro sicuro per i propri dipendenti?
Facilissimo! Semplicemente non terminando mai l'opera appaltata!
Quindi gli automobilisti sono avvisati: i disagi e le deviazioni da una corsia all'altra, non solo sono necessari, ma non termineranno mai. E questo in nome del “Lavoro sicuro” per tutti.
mercoledì 15 settembre 2010
Lupus in fabula
Oggi non ho molta voglia di scrivere. Se ne avessi, probabilmente, il titolo del post sarebbe stato “L'uomo che sussurrava alle donne”.
Invece adesso non ho voglia di scrivere niente di particolarmente impegnativo e, i miei lettori, saranno costretti ad accontentarsi del molto meno interessante argomento del giorno...
Come scrissi nel post Varie dal 1995 già da molti anni, seppur non continuativamente, mi appunto le cosiddette SCCF.
SCCF è un acronimo che sta per Strane Cose Che Faccio. Immagino che tutti, magari senza rendercene sempre conto, facciamo per abitudine delle cose che, se notate/sapute, risulterebbero, poco o per nulla comprensibili, agli altri. Beh, io ho molte SCCF...
Nella fattispecie, quella di cui voglio parlare oggi, non è molto evidente e dubito che, anche chi mi conosce bene, ci abbia mai fatto caso.
Come tutti sanno, non si augura al prossimo “Buona fortuna” perché porta sfortuna. Per questo motivo tutti ripiegano sulla polirematica “In bocca al lupo”, alla quale bisogna rispondere con “crepi!” o “crepi il lupo!”.
E io come mi inserisco in questo quadretto? Beh, quando mi augurano “in bocca al lupo”, a me dispiace per il lupo e non rispondo MAI nella maniera corretta: dopotutto il lupo è una specie protetta e l'animale dovrebbe essere salvaguardato invece di essere fatto “crepare”!
In genere il lupo, invece di apprezzare il mio pietoso comportamento, e di leccarmi le mani in segno di ringraziamento, mi “mangia” quasi sempre e io finisco per avere una terribile sfortuna. Ciò nonostante io persevero nella protezione di questo animale e, a chi mi augura “in bocca al lupo!”, rispondo con rassegnazione “grazie” pur sapendo a quali calamità vado incontro...
Quindi, redde rationem, per favore, non auguratemi mai “In bocca al lupo!” perché altrimenti finisce male...
Invece adesso non ho voglia di scrivere niente di particolarmente impegnativo e, i miei lettori, saranno costretti ad accontentarsi del molto meno interessante argomento del giorno...
Come scrissi nel post Varie dal 1995 già da molti anni, seppur non continuativamente, mi appunto le cosiddette SCCF.
SCCF è un acronimo che sta per Strane Cose Che Faccio. Immagino che tutti, magari senza rendercene sempre conto, facciamo per abitudine delle cose che, se notate/sapute, risulterebbero, poco o per nulla comprensibili, agli altri. Beh, io ho molte SCCF...
Nella fattispecie, quella di cui voglio parlare oggi, non è molto evidente e dubito che, anche chi mi conosce bene, ci abbia mai fatto caso.
Come tutti sanno, non si augura al prossimo “Buona fortuna” perché porta sfortuna. Per questo motivo tutti ripiegano sulla polirematica “In bocca al lupo”, alla quale bisogna rispondere con “crepi!” o “crepi il lupo!”.
E io come mi inserisco in questo quadretto? Beh, quando mi augurano “in bocca al lupo”, a me dispiace per il lupo e non rispondo MAI nella maniera corretta: dopotutto il lupo è una specie protetta e l'animale dovrebbe essere salvaguardato invece di essere fatto “crepare”!
In genere il lupo, invece di apprezzare il mio pietoso comportamento, e di leccarmi le mani in segno di ringraziamento, mi “mangia” quasi sempre e io finisco per avere una terribile sfortuna. Ciò nonostante io persevero nella protezione di questo animale e, a chi mi augura “in bocca al lupo!”, rispondo con rassegnazione “grazie” pur sapendo a quali calamità vado incontro...
Quindi, redde rationem, per favore, non auguratemi mai “In bocca al lupo!” perché altrimenti finisce male...
martedì 14 settembre 2010
Genio, creatività e follia
Per decidere che post scrivere mi baso su un foglietto che, col tempo, ho riempito con varie idee. In base all'umore e alla voglia di scrivere, scelgo l'argomento del giorno.
Talvolta, come oggi, capitano però dei fatti che mi urgono a scrivere di tutt'altro. Oggi è uno di quei giorni.
Come sempre ho dato uno sguardo al www.corriere.it , come sempre ho ignorato gli articoli di politica, ho dato un po' più di attenzione alla cronaca estera e, infine, ho studiato per bene tutti gli articoli secondari.
Fra questi articoletti ha attirato la mia attenzione il seguente titolo: “Arrivano in Italia le 'Ted conference' 18 minuti di follia geniale” (vedi articolo originale) .
Con un po' di curiosità, e senza alcuna aspettativa ben definita, inizio a leggere l'occhiello.
“In TV lo spazio in cui le menti più brillanti del pianeta raccontano i loro progetti.”
Ecco, a questo punto mi immagino che gli ospiti saranno scienziati, vincitori di premi nobel, importanti scrittori o, per una puntata particolarmente frivola, l'ex allenatore dell'Inter Murigno...
Poi leggo l'ultima frase:
“Inizia Michelle Obama”
Cioè: Michelle Obama è una delle menti più brillanti del pianeta?
Mi pare un facile sillogismo: al programma partecipano le menti più brillanti del pianeta, Michelle partecipa al programma, ergo la signora Obama è una delle menti più brillanti del pianeta...
Sono rincretinito io oppure si tratta di un nonsenso?
Cosa ha fatto di così straordinario questa signora per essere considerata una delle menti più brillanti del pianeta?
Non so, forse se guardassi questa nuova trasmissione, scoprirei che Michelle ha scoperto delle importanti formule chimiche che hanno portato alla sintesi di nuovi farmici... beh, forse...
Il fatto è che, nonostante la remota possibilità che Michelle sia effettivamente una delle benefattrici dell'umanità, non guarderò il programma perché, per quel che mi risulta, l'unico merito di Michelle Obama è quello di aver dato due figlie all'attuale presidente degli USA.
Indirettamente l'autore dell'articolo rafforza questa mia opinione scrivendo:
“Inizia Michelle Obama”
e non
“Inizia Michelle Robinson”
Questo perché il cognome Obama identifica, la Michelle in questione, come la moglie del presidente USA mentre Robinson, il suo cognome da nubile, fa solo venire in mente il personaggio di una soap opera degli anni '80...
Talvolta, come oggi, capitano però dei fatti che mi urgono a scrivere di tutt'altro. Oggi è uno di quei giorni.
Come sempre ho dato uno sguardo al www.corriere.it , come sempre ho ignorato gli articoli di politica, ho dato un po' più di attenzione alla cronaca estera e, infine, ho studiato per bene tutti gli articoli secondari.
Fra questi articoletti ha attirato la mia attenzione il seguente titolo: “Arrivano in Italia le 'Ted conference' 18 minuti di follia geniale” (vedi articolo originale) .
Con un po' di curiosità, e senza alcuna aspettativa ben definita, inizio a leggere l'occhiello.
“In TV lo spazio in cui le menti più brillanti del pianeta raccontano i loro progetti.”
Ecco, a questo punto mi immagino che gli ospiti saranno scienziati, vincitori di premi nobel, importanti scrittori o, per una puntata particolarmente frivola, l'ex allenatore dell'Inter Murigno...
Poi leggo l'ultima frase:
“Inizia Michelle Obama”
Cioè: Michelle Obama è una delle menti più brillanti del pianeta?
Mi pare un facile sillogismo: al programma partecipano le menti più brillanti del pianeta, Michelle partecipa al programma, ergo la signora Obama è una delle menti più brillanti del pianeta...
Sono rincretinito io oppure si tratta di un nonsenso?
Cosa ha fatto di così straordinario questa signora per essere considerata una delle menti più brillanti del pianeta?
Non so, forse se guardassi questa nuova trasmissione, scoprirei che Michelle ha scoperto delle importanti formule chimiche che hanno portato alla sintesi di nuovi farmici... beh, forse...
Il fatto è che, nonostante la remota possibilità che Michelle sia effettivamente una delle benefattrici dell'umanità, non guarderò il programma perché, per quel che mi risulta, l'unico merito di Michelle Obama è quello di aver dato due figlie all'attuale presidente degli USA.
Indirettamente l'autore dell'articolo rafforza questa mia opinione scrivendo:
“Inizia Michelle Obama”
e non
“Inizia Michelle Robinson”
Questo perché il cognome Obama identifica, la Michelle in questione, come la moglie del presidente USA mentre Robinson, il suo cognome da nubile, fa solo venire in mente il personaggio di una soap opera degli anni '80...
lunedì 13 settembre 2010
Toro, ascendente Scorpione
Un paio di anni fa mi fu consegnato un vecchio quadernone giallo dall'aspetto sospettosamente gonfio, come se avesse fatto indigestione.
Il quadernone è riempito per metà dalla bella calligrafia di mio padre e descrive, con divertenti aneddoti, i miei primi anni di vita. Anzi, per la precisione, inizia la sua storia dal mio concepimento che, viene fatto risalire, al 13 agosto MCMLXX (*).
I racconti di mio padre sono affiancati da numerose fotografie, etichette di medicine e numerose fatture/ricevute, alcune di esse fotocopiate in triplice copia...
Ovviamente, vi ho trovato numerose informazioni delle quali non avevo alcuna idea/ricordo. Qualche esempio:
Il racconto si interrompe bruscamente dopo nemmeno un anno: evidentemente fu allora che venni rapito dagli zingari.
Magari, in un prossimo post, ricopierò qualche parte divertente/interessante del manoscritto...
Nota (*): Mi pare che, scrivendo il mio anno di nascita in questa maniera, la mia vecchiaggine sia meno evidente...
Nota (**): Da questo si deducono due fatti: 1) visto che mia madre non era molto brava nei lavori manuali è evidente che la brevità del parto è interamente dovuta alla mia abilità innata di sgusciare fuori dalle situazioni difficili; 2) Il mio ascendente è scopripone.
Nota (***): Evidentemente c'è un motivo se tutti i miei incubi erano ambientati alla casa dei nonni (vedi KGB le Origini: lo Sterminatore)
Il quadernone è riempito per metà dalla bella calligrafia di mio padre e descrive, con divertenti aneddoti, i miei primi anni di vita. Anzi, per la precisione, inizia la sua storia dal mio concepimento che, viene fatto risalire, al 13 agosto MCMLXX (*).
I racconti di mio padre sono affiancati da numerose fotografie, etichette di medicine e numerose fatture/ricevute, alcune di esse fotocopiate in triplice copia...
Ovviamente, vi ho trovato numerose informazioni delle quali non avevo alcuna idea/ricordo. Qualche esempio:
- Il mio nome sarebbe dovuto essere Leonardo o Barbara ma, evidentemente, ci fu un ripensamento dell'ultimo minuto
- Mia madre entrò in sala parto alle 18:00 e io ne uscii alle 18:15 (**)
- Il costo del parto fu di 62030 lire
- L'odiosa vecchietta del post KGB le Origini: il Ribelle si chiamava Lilia
- A settembre, a soli quattro mesi, fui abbandonato per 9 giorni ai nonni materni (***)
- Pronunciai la parola "mamma" nel die natalis Solis invicti (25 dicembre)
- Alle idi di marzo iniziai a camminare "...traballando come un marinaio ubriaco..."
- Sempre a marzo "ricominciai" a parlare: "Dopo due mesi di silenzio ricominciasti a parlare (si fa per dire) con da-da (a tutte le persone e in particolare Lilia); mama (quando eri in crisi) e ba-ba (per qualunque altra comunicazione)"
Il racconto si interrompe bruscamente dopo nemmeno un anno: evidentemente fu allora che venni rapito dagli zingari.
Magari, in un prossimo post, ricopierò qualche parte divertente/interessante del manoscritto...
Nota (*): Mi pare che, scrivendo il mio anno di nascita in questa maniera, la mia vecchiaggine sia meno evidente...
Nota (**): Da questo si deducono due fatti: 1) visto che mia madre non era molto brava nei lavori manuali è evidente che la brevità del parto è interamente dovuta alla mia abilità innata di sgusciare fuori dalle situazioni difficili; 2) Il mio ascendente è scopripone.
Nota (***): Evidentemente c'è un motivo se tutti i miei incubi erano ambientati alla casa dei nonni (vedi KGB le Origini: lo Sterminatore)
domenica 12 settembre 2010
Ricerchina etimologica
Ieri mi è venuto in mente di fare una ricerca bizzarra.
Probabilmente avrei potuto trovare dei risultati molto più completi con una semplice ricerca su internet ma, in questo caso, non mi sarei altrettanto divertito.
L'obiettivo della mia ricerca è molto semplice: verificare, grazie al mio vocabolarietto etimologico, l'origine dei vocaboli italiani. Dove, per origine, intendo la lingua da cui derivano.
Non solo ho voluto verificare l'origine diretta di un termine (ad esempio il latino) ma anche l'origine più remota (ad esempio il vocabolo latino può a sua volta derivare dal greco).
Il mio vocabolario è composto da 465 pagine così ho deciso di campionare una parola ogni 4 pagine per avere un totale di 116 elementi (beh, poi me ne sono venuti 115 perché sono partito da pagina 4!).
In pratica, ogni quattro pagine, ho considerato il primo vocabolo che, partendo dall'angolo superiore destro, avesse la sua origine chiaramente specificata.
I miei risultati sono riassunti nella seguente tabella:
Studiamo questi risultati un po' più da vicino.
Prevedibilmente, la maggior parte dei vocaboli italiani, derivano direttamente dal latino (78.3%): da notare però che, quella che io ho definito “origine remota”, è solo del 60.9%. Questo è dovuto al fatto che, molti termini latini, derivavano a loro volta dal greco.
Addirittura l'8.7% dei vocaboli derivano direttamente dal greco: io avrei detto meno. Il fatto è che si tratta di vocaboli, scientifici o medici, di origine dotta e non molti usati nel linguaggio comune. Ovviamente l'origine remota greca è molto più alta perché, come detto, molti termini latini sono basati su un calco greco.
La terza voce, in ordine di importanza, è il francese: ben il 6.1% delle nostre parole derivano da quella lingua. Come tutti sanno il francese è una lingua neolatina e, quindi, la gran parte dei suoi vocaboli derivano dal latino: per questo l'origine remota francese è solo del 2.6%. Ho notato che l'italiano fu pesantemente influenzato dal francese nel XIX secolo, quando la Francia era la nazione leader europea (un po' come adesso lo sono gli USA). A differenza delle parole di origine greca, quelle di origine francese sono molto utilizzate: vedi ad esempio semaforo di un post precedente...
Nel germanico ho riunito, un po' arbitrariamente, il gotico, il longobardo e il francese antico (non il franco...). Comunque si tratta di valori già molto piccoli: 2.6% origine diretta e 4.3% remota (la percentuale remota è leggermente maggiore perché alcuni termini furono mediati dal latino). Per quel che ne so l'influenza del longobardo sarebbe dovuta essere nettamente maggiore del gotico ma, a causa dello scarso numero di campioni usati, più o meno si equivalgono.
L'indoeuropeo dovrebbe essere l'antenato comune di tutte le lingue europee: ovviamente nessuna parola italiana deriva direttamente dall'indeuropeo ma, tutti gli otto casi di origine remota trovati, sono passati attraverso il latino.
Gli “altri linguaggi” che ho raggruppato insieme sono: provenzale, giapponese (ben due parole: micado e cachi!), inglese, portoghese, mediterraneo e dialettale. Il “dialettale” mi lascia un po' perplesso: si tratta di parole italiane derivate dalla fusione di un termine, ad esempio, latino con uno dialettale, ad esempio veneto. Non so... mi chiedo se avrei dovuto considerarle italiane... Comunque, percentualmente, anche questi casi sono molto esigui.
Sono tentato di rifare un altro campionamento scartando però le parole di uso raro e rarissimo: credo che più o meno avrei gli stessi risultati ma con una diminuzione del greco e un aumento del francese...
Probabilmente avrei potuto trovare dei risultati molto più completi con una semplice ricerca su internet ma, in questo caso, non mi sarei altrettanto divertito.
L'obiettivo della mia ricerca è molto semplice: verificare, grazie al mio vocabolarietto etimologico, l'origine dei vocaboli italiani. Dove, per origine, intendo la lingua da cui derivano.
Non solo ho voluto verificare l'origine diretta di un termine (ad esempio il latino) ma anche l'origine più remota (ad esempio il vocabolo latino può a sua volta derivare dal greco).
Il mio vocabolario è composto da 465 pagine così ho deciso di campionare una parola ogni 4 pagine per avere un totale di 116 elementi (beh, poi me ne sono venuti 115 perché sono partito da pagina 4!).
In pratica, ogni quattro pagine, ho considerato il primo vocabolo che, partendo dall'angolo superiore destro, avesse la sua origine chiaramente specificata.
I miei risultati sono riassunti nella seguente tabella:
Lingua | Origine Diretta | Origine Remota |
Latino | 90 (78.3%) | 70 (60.9%) |
Greco | 10 (8.7%) | 20 (17.4%) |
Germanico | 3 (2.6%) | 5 (4.3%) |
Francese | 7 (6.1%) | 3 (2.6%) |
Indoeuropeo | 0 (0.0%) | 8 (7.0%) |
Altro | 5 (4.3%) | 9 (7.8%) |
Studiamo questi risultati un po' più da vicino.
Prevedibilmente, la maggior parte dei vocaboli italiani, derivano direttamente dal latino (78.3%): da notare però che, quella che io ho definito “origine remota”, è solo del 60.9%. Questo è dovuto al fatto che, molti termini latini, derivavano a loro volta dal greco.
Addirittura l'8.7% dei vocaboli derivano direttamente dal greco: io avrei detto meno. Il fatto è che si tratta di vocaboli, scientifici o medici, di origine dotta e non molti usati nel linguaggio comune. Ovviamente l'origine remota greca è molto più alta perché, come detto, molti termini latini sono basati su un calco greco.
La terza voce, in ordine di importanza, è il francese: ben il 6.1% delle nostre parole derivano da quella lingua. Come tutti sanno il francese è una lingua neolatina e, quindi, la gran parte dei suoi vocaboli derivano dal latino: per questo l'origine remota francese è solo del 2.6%. Ho notato che l'italiano fu pesantemente influenzato dal francese nel XIX secolo, quando la Francia era la nazione leader europea (un po' come adesso lo sono gli USA). A differenza delle parole di origine greca, quelle di origine francese sono molto utilizzate: vedi ad esempio semaforo di un post precedente...
Nel germanico ho riunito, un po' arbitrariamente, il gotico, il longobardo e il francese antico (non il franco...). Comunque si tratta di valori già molto piccoli: 2.6% origine diretta e 4.3% remota (la percentuale remota è leggermente maggiore perché alcuni termini furono mediati dal latino). Per quel che ne so l'influenza del longobardo sarebbe dovuta essere nettamente maggiore del gotico ma, a causa dello scarso numero di campioni usati, più o meno si equivalgono.
L'indoeuropeo dovrebbe essere l'antenato comune di tutte le lingue europee: ovviamente nessuna parola italiana deriva direttamente dall'indeuropeo ma, tutti gli otto casi di origine remota trovati, sono passati attraverso il latino.
Gli “altri linguaggi” che ho raggruppato insieme sono: provenzale, giapponese (ben due parole: micado e cachi!), inglese, portoghese, mediterraneo e dialettale. Il “dialettale” mi lascia un po' perplesso: si tratta di parole italiane derivate dalla fusione di un termine, ad esempio, latino con uno dialettale, ad esempio veneto. Non so... mi chiedo se avrei dovuto considerarle italiane... Comunque, percentualmente, anche questi casi sono molto esigui.
Sono tentato di rifare un altro campionamento scartando però le parole di uso raro e rarissimo: credo che più o meno avrei gli stessi risultati ma con una diminuzione del greco e un aumento del francese...
venerdì 10 settembre 2010
Pensierino misterioso
Qualche giorno fa, rimettendo in ordine, è saltato fuori, da un album di fotografie, un vecchio pensierino. Non era in un quaderno ma in delle pagine volanti. Dalla dimensione delle righe, non sono sicuro, ma dovrebbe trattarsi di un quaderno di terza elementare. Incuriosito ho letto il seguente testo:
Testo Libero
Io ho uno zio molto buono, però certe volte mi brontola e io me ne prendo a male.
Lo zio è molto alto di statura, ha i capelli castani e si veste sempre molto beno.
La nonna per farlo vestire sempre bene bisogna che ci perda molto tempo per cucirgli i pantaloni.
Gli occhi li a verdi ed è un bel ragazzo.
Quando siamo a tavola lo zio siccome a le gambe lunghe mette sempre le gambe dalla nostra parte.
È un tipo che certe volte scherza e certe volte fa sul serio.
Io gli voglio molto bene perché quando sono solo mi porta sempre fuori con lui.
Certe volte mi porta anche al cinema all'Acli.
Una volta mi porta al campo di tennis per vedere come faceva a giocare, ed io mi diverto molto.
Cosa c'è di strano? Varie cosette...
L'aver scritto che si veste “sempre molto bene” è un dettaglio che già adesso farei fatica a notare, figuriamoci da bambino: magari però, in questo caso, significa solo che lo “zio” veste in giacca e cravatta.
Dopo poco però affermo che è un “bel ragazzo”! Questo decisamente non è da me...
Poi, ho sì uno zio con gli occhi verdi, ma sicuramente non era un ragazzo essendo più anziano di mio padre.
Un altro zio, alto e con le gambe lunghe, lo avevo ma, di nuovo, non era un ragazzo (era più anziano di mio padre) e poi aveva gli occhi blu e non verdi...
La frase in cui affermo che, quando sono solo mi porta “sempre fuori”, sembra solamente un desiderio visto che, quando ero solo, rimanevo solo: di conseguenza niente visite al cinema e all'Acli che, per quel che ricordo, all'epoca non sapevo nemmeno cosa fosse...
Anche della visita al campo da tennis non ho nessun ricordo, anzi, non ho nessun ricordo di aver scritto questo pensierino!
Per tutti questi motivi mi era venuto il forte sospetto che questo scritto non fosse mio. Ho provato a contattare mio cugino (la scrittura è comunque maschile) per sapere se egli avesse uno zio corrispondente a questo identikit ma, la risposta, è stata negativa.
Poi ho controllato la calligrafia della scritta “Testo Libero” e questa sembra combaciare perfettamente con un altro scritto di quel periodo. Ora sono confuso: la calligrafia sembrerebbe indicare che io sia realmente l'autore del testo ma, non so, magari a quell'età le calligrafie si assomigliano tutte?
Se fosse realmente mio, l'unica spiegazione che lo possa giustificare è che io mi sia divertito a inventarmi praticamente tutto. Magari facendo una specie di collage fra i miei zii, forse un cugino più grande e pii desideri...
Testo Libero
Io ho uno zio molto buono, però certe volte mi brontola e io me ne prendo a male.
Lo zio è molto alto di statura, ha i capelli castani e si veste sempre molto beno.
La nonna per farlo vestire sempre bene bisogna che ci perda molto tempo per cucirgli i pantaloni.
Gli occhi li a verdi ed è un bel ragazzo.
Quando siamo a tavola lo zio siccome a le gambe lunghe mette sempre le gambe dalla nostra parte.
È un tipo che certe volte scherza e certe volte fa sul serio.
Io gli voglio molto bene perché quando sono solo mi porta sempre fuori con lui.
Certe volte mi porta anche al cinema all'Acli.
Una volta mi porta al campo di tennis per vedere come faceva a giocare, ed io mi diverto molto.
Cosa c'è di strano? Varie cosette...
L'aver scritto che si veste “sempre molto bene” è un dettaglio che già adesso farei fatica a notare, figuriamoci da bambino: magari però, in questo caso, significa solo che lo “zio” veste in giacca e cravatta.
Dopo poco però affermo che è un “bel ragazzo”! Questo decisamente non è da me...
Poi, ho sì uno zio con gli occhi verdi, ma sicuramente non era un ragazzo essendo più anziano di mio padre.
Un altro zio, alto e con le gambe lunghe, lo avevo ma, di nuovo, non era un ragazzo (era più anziano di mio padre) e poi aveva gli occhi blu e non verdi...
La frase in cui affermo che, quando sono solo mi porta “sempre fuori”, sembra solamente un desiderio visto che, quando ero solo, rimanevo solo: di conseguenza niente visite al cinema e all'Acli che, per quel che ricordo, all'epoca non sapevo nemmeno cosa fosse...
Anche della visita al campo da tennis non ho nessun ricordo, anzi, non ho nessun ricordo di aver scritto questo pensierino!
Per tutti questi motivi mi era venuto il forte sospetto che questo scritto non fosse mio. Ho provato a contattare mio cugino (la scrittura è comunque maschile) per sapere se egli avesse uno zio corrispondente a questo identikit ma, la risposta, è stata negativa.
Poi ho controllato la calligrafia della scritta “Testo Libero” e questa sembra combaciare perfettamente con un altro scritto di quel periodo. Ora sono confuso: la calligrafia sembrerebbe indicare che io sia realmente l'autore del testo ma, non so, magari a quell'età le calligrafie si assomigliano tutte?
Se fosse realmente mio, l'unica spiegazione che lo possa giustificare è che io mi sia divertito a inventarmi praticamente tutto. Magari facendo una specie di collage fra i miei zii, forse un cugino più grande e pii desideri...
giovedì 9 settembre 2010
Fotopompo
Quali sono i colori più importanti?
Ovviamente si tratta del rosso, del verde e dell'arancio: i cosiddetti colori semaforici.
E quali sono i momenti più gradevoli durante i quali si ha l'opportunità di contemplarsi l'ombelico?
Lo sanno tutti! Si tratta delle attese semaforiche.
E infine, qual è il capolavoro di Virgilio scritto dopo le Georgiche e le Bucoliche?
Esatto! Le Semaforiche!
Scherzi a parte, qualche giorno fa sono rimasto piuttosto perplesso leggendo su un cartello stradale la dicitura “Rilevazione automatica delle infrazioni semaforiche”.
Onestamente speravo che, questo mirabile vocabolo, fosse un neologismo di una nostra italica amministrazione comunale: in tal caso mi sarei divertito, non solo a schernirne il suono sgraziato, ma, soprattutto, gli pseudo ignoranti che l'avevano usato...
Sfortunatamente però, l'aggettivo semaforico, esiste: ho controllato sul vocabolario.
A mio parere non dovrebbe esistere una parola così brutta ma, evidentemente, il codice della strada necessitava di questo orrore per sanzionare quel tipo di infrazioni...
“Semaforico” deriva da “semaforo” che, a sua volta, è stato importato dal francese “sémaphore” il cui etimo è “portatore di segnale”.
È quindi evidente che è una parola nata male. Suggerisco quindi di eliminare il problema alla radice proponendo un vocabolo alternativo a “semaforo”, un neologismo, da cui derivare poi un aggettivo dal suono più gradevole.
La mia proposta, come alternativa a “semaforo”, è “fotopompo” ovvero “conducente della luce”. “foto” infatti sta per “luce” (vedi fotone e fotografia), “-pompo” invece lo ho tratto da “psicopompo” (un epiteto di Caronte) cioè “conducente di anime”. In realtà avevo pensato anche a “musagete” (un epiteto di Apollo) cioè “conducente delle muse” però “fotogete” suona molto peggio di fotopompo con tutte le sue belle “o” baritonali...
E l'aggettivo? Fotompompico, ovviamente! Molto più bello di “semaforico”...
Non sarebbe piacevole ricevere una multa per aver commesso un'infrazione fotopompica?
Ovviamente si tratta del rosso, del verde e dell'arancio: i cosiddetti colori semaforici.
E quali sono i momenti più gradevoli durante i quali si ha l'opportunità di contemplarsi l'ombelico?
Lo sanno tutti! Si tratta delle attese semaforiche.
E infine, qual è il capolavoro di Virgilio scritto dopo le Georgiche e le Bucoliche?
Esatto! Le Semaforiche!
Scherzi a parte, qualche giorno fa sono rimasto piuttosto perplesso leggendo su un cartello stradale la dicitura “Rilevazione automatica delle infrazioni semaforiche”.
Onestamente speravo che, questo mirabile vocabolo, fosse un neologismo di una nostra italica amministrazione comunale: in tal caso mi sarei divertito, non solo a schernirne il suono sgraziato, ma, soprattutto, gli pseudo ignoranti che l'avevano usato...
Sfortunatamente però, l'aggettivo semaforico, esiste: ho controllato sul vocabolario.
A mio parere non dovrebbe esistere una parola così brutta ma, evidentemente, il codice della strada necessitava di questo orrore per sanzionare quel tipo di infrazioni...
“Semaforico” deriva da “semaforo” che, a sua volta, è stato importato dal francese “sémaphore” il cui etimo è “portatore di segnale”.
È quindi evidente che è una parola nata male. Suggerisco quindi di eliminare il problema alla radice proponendo un vocabolo alternativo a “semaforo”, un neologismo, da cui derivare poi un aggettivo dal suono più gradevole.
La mia proposta, come alternativa a “semaforo”, è “fotopompo” ovvero “conducente della luce”. “foto” infatti sta per “luce” (vedi fotone e fotografia), “-pompo” invece lo ho tratto da “psicopompo” (un epiteto di Caronte) cioè “conducente di anime”. In realtà avevo pensato anche a “musagete” (un epiteto di Apollo) cioè “conducente delle muse” però “fotogete” suona molto peggio di fotopompo con tutte le sue belle “o” baritonali...
E l'aggettivo? Fotompompico, ovviamente! Molto più bello di “semaforico”...
Non sarebbe piacevole ricevere una multa per aver commesso un'infrazione fotopompica?
mercoledì 8 settembre 2010
Bibite da leggere
Come forse ho già accennato, questo WE, sono stato ospite dai miei zii a Viareggio.
Come al solito mi hanno coccolato e viziato...
Un esempio: per qualche motivo (forse una mia bizza infantile quando avevo 10 anni?) mia zia è convinta che io non beva acqua ma solo bibite gassate, poi, siccome le bibite gassate fanno male, quando sono suo ospite, mi fa trovare svariati litri di diversi succhi di frutta.
Gli zii non bevono queste bevande dolciastre così, quando riparto, mi danno da portare via tutte i cartoni e le bottiglie che non sono state aperte: questa volta sono tornato a casa con due confezioni di Scrapper da 1 litro, un cartone di succo Errelunga da 1 litro, una confezione di Ranch da 2 litri, un'orangosoda da 1.5 litri e una bottiglia San Peregrino da 1.5 litri. In totale otto litri!
Come avevo spiegato in un precedente post (Libridine (non violenta!)) tendo, come molti del resto, ad accumulare più libri di quanti non riesca poi a leggere.
Questa estate poi, non so perché, non ho quasi letto niente (a parte la settimana in cui mi sono riletto quattro libri di fantascienza a me molto cari).
Quindi, visto che per due giorni sarei rimasto senza TV e computer, ho portato con me il Tristano che mi aveva fatto compagnia nelle recenti notti insonni.
La nota positiva è che ho effettivamente finito di leggere questo Tristano di Goffredo da Strasburgo: sfortunatamente non mi sono annotato i passi più interessanti e quindi ho poco materiale da citare. A dire il vero ci sono molte belle pagine ma, frasi pregnanti e concise, ne ho comunque incontrate poche...
Così egli ha lei, ed ella ha lui; egli le appartiene, ella appartiene a lui. Dov'è Biancofiore è Rivalin: qui Rivalin, qui Biancofiore (*). Là entrambi, là il vero amore. - Tristano di Goffredo di Strasburgo – ed. Mondadori, 1983
Il suo amico Tristano, la sua gioia Isotta: sono questi i due grandi tormenti che gravemente gli opprimono il cuore lo spirito. Sospetta di lui e di lei; dubita d'entrambi. Persegue la duplice pena come suole fare colui che dubita: quando vuole ricercare l'amore di Isotta, gli si oppone il sospetto, e allora vuole sapere di più, e scoprire la verità. Ma poiché essa gli è negata, di nuovo lo assale il dubbio, e tutto rimane come prima. - ibidem
Collera di donna è cosa da temere, e ogni uomo deve ben guardarsene, ché quanto più una donna avrà amato tanto più pronta sarà la sua vendetta! Con la stessa leggerezza con cui giunge l'amore, giunge l'odio, e l'inimicizia dura più a lungo. La donna sa misurare l'amore, ma non temperare l'odio, fintanto che dura il corruccio. Io non oso dire di più, ché affare che non mi riguarda. - ibidem (**)
Le note negative sono, prevedibilmente, i numerosi libri che ho comprato:
In definitiva non so se, questa visita al mare, mi ha procurato più libri da leggere o bibite da bere!
Nota (*): Rivalin e Biancofiore sono i genitori di Tristano: Goffredo parte da lontano nel suo racconto...
Nota (**): In realtà questa citazione proviene dal Tristano di Tommaso di Bretagna: l'opera di Goffedo è incompiuta e l'edizione che ho letto conclude il libro inserendo i capitoli tratti dalla versione di Tommaso (opera antecedente e su cui Goffredo basava la propria).
Nota (***): “La guerra del fuoco” è un classico del 1911 e lo ho già finito di leggere: veramente gradevole!
Come al solito mi hanno coccolato e viziato...
Un esempio: per qualche motivo (forse una mia bizza infantile quando avevo 10 anni?) mia zia è convinta che io non beva acqua ma solo bibite gassate, poi, siccome le bibite gassate fanno male, quando sono suo ospite, mi fa trovare svariati litri di diversi succhi di frutta.
Gli zii non bevono queste bevande dolciastre così, quando riparto, mi danno da portare via tutte i cartoni e le bottiglie che non sono state aperte: questa volta sono tornato a casa con due confezioni di Scrapper da 1 litro, un cartone di succo Errelunga da 1 litro, una confezione di Ranch da 2 litri, un'orangosoda da 1.5 litri e una bottiglia San Peregrino da 1.5 litri. In totale otto litri!
Come avevo spiegato in un precedente post (Libridine (non violenta!)) tendo, come molti del resto, ad accumulare più libri di quanti non riesca poi a leggere.
Questa estate poi, non so perché, non ho quasi letto niente (a parte la settimana in cui mi sono riletto quattro libri di fantascienza a me molto cari).
Quindi, visto che per due giorni sarei rimasto senza TV e computer, ho portato con me il Tristano che mi aveva fatto compagnia nelle recenti notti insonni.
La nota positiva è che ho effettivamente finito di leggere questo Tristano di Goffredo da Strasburgo: sfortunatamente non mi sono annotato i passi più interessanti e quindi ho poco materiale da citare. A dire il vero ci sono molte belle pagine ma, frasi pregnanti e concise, ne ho comunque incontrate poche...
Così egli ha lei, ed ella ha lui; egli le appartiene, ella appartiene a lui. Dov'è Biancofiore è Rivalin: qui Rivalin, qui Biancofiore (*). Là entrambi, là il vero amore. - Tristano di Goffredo di Strasburgo – ed. Mondadori, 1983
Il suo amico Tristano, la sua gioia Isotta: sono questi i due grandi tormenti che gravemente gli opprimono il cuore lo spirito. Sospetta di lui e di lei; dubita d'entrambi. Persegue la duplice pena come suole fare colui che dubita: quando vuole ricercare l'amore di Isotta, gli si oppone il sospetto, e allora vuole sapere di più, e scoprire la verità. Ma poiché essa gli è negata, di nuovo lo assale il dubbio, e tutto rimane come prima. - ibidem
Collera di donna è cosa da temere, e ogni uomo deve ben guardarsene, ché quanto più una donna avrà amato tanto più pronta sarà la sua vendetta! Con la stessa leggerezza con cui giunge l'amore, giunge l'odio, e l'inimicizia dura più a lungo. La donna sa misurare l'amore, ma non temperare l'odio, fintanto che dura il corruccio. Io non oso dire di più, ché affare che non mi riguarda. - ibidem (**)
Le note negative sono, prevedibilmente, i numerosi libri che ho comprato:
- Due grammatiche di latino (usate!)
- Eneide
- Fiabe di Andersen
- Ospedale da combattimento (fantascienza)
- Il pianeta dimenticato (fantascienza)
- La guerra del fuoco (fantascienza) (***)
- Il conclave: storia e segreti
- Pensieri di Bertrand Russell
In definitiva non so se, questa visita al mare, mi ha procurato più libri da leggere o bibite da bere!
Nota (*): Rivalin e Biancofiore sono i genitori di Tristano: Goffredo parte da lontano nel suo racconto...
Nota (**): In realtà questa citazione proviene dal Tristano di Tommaso di Bretagna: l'opera di Goffedo è incompiuta e l'edizione che ho letto conclude il libro inserendo i capitoli tratti dalla versione di Tommaso (opera antecedente e su cui Goffredo basava la propria).
Nota (***): “La guerra del fuoco” è un classico del 1911 e lo ho già finito di leggere: veramente gradevole!
martedì 7 settembre 2010
Poste Itagliane
Di seguito un episodio divertente capitato a un mio conoscente, che per semplicità chiamerò Mr. X, raccontatomi direttamente dall'interessato.
Mr. X, per lavoro, ha spesso bisogno dei moduli per spedire le raccomandate. Per qualche motivo che non mi è chiaro, questi moduli non possono essere distribuiti ad abundantiam (*) ma, anzi, ne vengono consegnati gratuitamente solo cinque, spesso ancora meno... Anche comprarli non è facile perché gli uffici postali, specie se piccoli, non ne hanno mai grosse scorte.
Per questo motivo, trovandosi vicino a un grande ufficio postale, Mr. X decise di provare a comprarne una discreta quantità.
Speranzosamente si rivolse allo sportello dove vengono venduti i gadgets ma lì gli fu detto di andare a un normale sportello.
Alla richiesta di Mr. X, l'impiegata fece subito notare che, per i clienti "business", questi moduli sono consegnati gratis (**). Mr. X però non è un cliente business così li deve pagare.
Ovviamente l'impiegata non aveva a portata di mano questi moduli così dovette andare nel "magazzino" per cercarli.
Dopo qualche minuto torna con un bel mazzo di moduli e quindi chiede "Ma quanti ne vuole?"
Mr. X risponde "una cinquantina..."
"Come facciamo..." - dice l'impiegata che, evidentemente, non ha voglia di contarli uno ad uno - " vediamo, un modulo pesa 2 gr. quindi, 50 moduli, sono 1 etto."
Così pesa sulla bilancia un etto di moduli per raccomandata e, nel dubbio, tipo pizzicagnola che vuole ingraziarsi un cliente, captatio benevolentiae (*), aggiunge una manciata di moduli per rendere l'etto abbondante.
Poi, cautamente, chiede - "Ma lei dove li ha comprati?"
"In un altro ufficio postale ma non ricordo quale..." - risponde Mr. X.
"Ma non si ricorda quanto costano?" - pone finalmente la vera domanda.
"Sinceramente non ricordo, ma poco..." - risponde Mr. X.
"Ah... come facciamo allora... senta, io non ho voglia di tornare al magazzino per controllare... siccome quelli del busness li regalano allora sa che faccio? Li regalo pure io!"
E così, redde rationem (*), Mr. X è tornato a casa col suo etto abbondante di moduli, felice per l'efficienza delle poste itagliane...
Per stabilire quanto questo comportamento sia un bene o un male, consiglio di confrontare questo esempio di mentalità italiana con quella olandese come descritto in Carnevale Olandese
Nota (*): Come scritto nel post precedente mi sono comprato una grammatica di latino e quindi, per un po', le locuzioni latine abbonderanno...
Nota (**): La parola "gratis" non è inglese! A sentire parlare gli italiani all'estero sembrebbe che, considerare "gratis" un vocabolo inglese, sia una credenza piuttosto diffusa... In realtà "gratis" è l'ablativo plurale di "gratia" e, originariamente significava, "per grazia" o "con grazia"...
Mr. X, per lavoro, ha spesso bisogno dei moduli per spedire le raccomandate. Per qualche motivo che non mi è chiaro, questi moduli non possono essere distribuiti ad abundantiam (*) ma, anzi, ne vengono consegnati gratuitamente solo cinque, spesso ancora meno... Anche comprarli non è facile perché gli uffici postali, specie se piccoli, non ne hanno mai grosse scorte.
Per questo motivo, trovandosi vicino a un grande ufficio postale, Mr. X decise di provare a comprarne una discreta quantità.
Speranzosamente si rivolse allo sportello dove vengono venduti i gadgets ma lì gli fu detto di andare a un normale sportello.
Alla richiesta di Mr. X, l'impiegata fece subito notare che, per i clienti "business", questi moduli sono consegnati gratis (**). Mr. X però non è un cliente business così li deve pagare.
Ovviamente l'impiegata non aveva a portata di mano questi moduli così dovette andare nel "magazzino" per cercarli.
Dopo qualche minuto torna con un bel mazzo di moduli e quindi chiede "Ma quanti ne vuole?"
Mr. X risponde "una cinquantina..."
"Come facciamo..." - dice l'impiegata che, evidentemente, non ha voglia di contarli uno ad uno - " vediamo, un modulo pesa 2 gr. quindi, 50 moduli, sono 1 etto."
Così pesa sulla bilancia un etto di moduli per raccomandata e, nel dubbio, tipo pizzicagnola che vuole ingraziarsi un cliente, captatio benevolentiae (*), aggiunge una manciata di moduli per rendere l'etto abbondante.
Poi, cautamente, chiede - "Ma lei dove li ha comprati?"
"In un altro ufficio postale ma non ricordo quale..." - risponde Mr. X.
"Ma non si ricorda quanto costano?" - pone finalmente la vera domanda.
"Sinceramente non ricordo, ma poco..." - risponde Mr. X.
"Ah... come facciamo allora... senta, io non ho voglia di tornare al magazzino per controllare... siccome quelli del busness li regalano allora sa che faccio? Li regalo pure io!"
E così, redde rationem (*), Mr. X è tornato a casa col suo etto abbondante di moduli, felice per l'efficienza delle poste itagliane...
Per stabilire quanto questo comportamento sia un bene o un male, consiglio di confrontare questo esempio di mentalità italiana con quella olandese come descritto in Carnevale Olandese
Nota (*): Come scritto nel post precedente mi sono comprato una grammatica di latino e quindi, per un po', le locuzioni latine abbonderanno...
Nota (**): La parola "gratis" non è inglese! A sentire parlare gli italiani all'estero sembrebbe che, considerare "gratis" un vocabolo inglese, sia una credenza piuttosto diffusa... In realtà "gratis" è l'ablativo plurale di "gratia" e, originariamente significava, "per grazia" o "con grazia"...
lunedì 6 settembre 2010
O tempora, o mores! (*)
Durante il mio soggiorno in Olanda lavorai come contractor esterno presso l'EPTA.
L'EPTA è un'agenzia europea e, come tale, vi girano molti soldi e i suoi impiegati provengono dai diversi paesi, europei e non (c'è anche il Canada), che la sovvenzionano.
Per questo l'ambiente di lavoro è incredibilmente confortevole: non voglio dilungarmi in un excursus (*) che mi porterebbe fuori tema ma, per il lavoratore medio che viene dall'Italia, abituato a essere trattato più come una bestia da fatica che come una persona, l'ambiente dell'EPTA sembra un paradiso...
Inizialmente avevo molta soggezione verso coloro che vi lavoravono: ingenuamente pensavo che dovessero essere tutti mezzi geni per riuscire a trovarvi un impiego fisso. Dopo circa sei mesi mi accorsi però che, oltre a persone effettivamente in gamba, c'era anche una buona dose di elementi che, senza apparenti capacità o meriti, era comunque riuscita a fare carriera all'interno dell'EPTA.
Capivo, anche se a mio avviso avrebbe dovuto essere l'eccezione, che a volte, per circostanze fortuite, una persone non proprio meritevole riuscisse a farsi assumere ma, ingenuamente pensavo, avrebbe poi dovuto diventare chiaro ai suoi superiori che tale persona non fosse troppo dotata e che, come minimo, non avrebbe dovuto essere promossa!
Chiesi quindi lumi a una persona che lavora in EPTA da molti anni e che ne conosce quindi bene i meccanismi e i giochi di potere al suo interno.
Con mio stupore mi spiegò che, a volte, una persona non troppo capace, non potendo essere licenziata, veniva promossa dal rispettivo capo e passata ad altro incarico: in questa maniera il capo in questione si toglieva la mela marcia dal suo team passandola a un'altra divisione o dipartimento dell'EPTA.
Ingenuamente io rimasi molto scandalizzato. Pensai che solo in un ambiente idilliaco come quello dell'EPTA un incapace potesse far carriera senza averne alcun merito.
In Italia, o comunque in un ambiente di lavoro normale, certe cose non potrebbero mai succedere, pensavo.
E così ho pensato fino a ieri quando ho letto il seguente motto latino:
promoveatur ut amoveatur (*)
che significa "sia promosso purché sia allontanato" e indica che, il vero motivo per cui a volte un impiegato veniva promosso, fosse solamente perché non lo si voleva avere più vicino... Faccio notare che la frase è di origine tarda: della decadenza romana appunto...
Nota (*): Ieri, fra vari libri, ho comprato anche una grammatica latina che contiene un paragrafo con numerose locuzioni latine ancora usate in italiano: aspettativi quindi nei prossimi post un notevole incremento nell'uso della lingua dei nostri progenitori...
L'EPTA è un'agenzia europea e, come tale, vi girano molti soldi e i suoi impiegati provengono dai diversi paesi, europei e non (c'è anche il Canada), che la sovvenzionano.
Per questo l'ambiente di lavoro è incredibilmente confortevole: non voglio dilungarmi in un excursus (*) che mi porterebbe fuori tema ma, per il lavoratore medio che viene dall'Italia, abituato a essere trattato più come una bestia da fatica che come una persona, l'ambiente dell'EPTA sembra un paradiso...
Inizialmente avevo molta soggezione verso coloro che vi lavoravono: ingenuamente pensavo che dovessero essere tutti mezzi geni per riuscire a trovarvi un impiego fisso. Dopo circa sei mesi mi accorsi però che, oltre a persone effettivamente in gamba, c'era anche una buona dose di elementi che, senza apparenti capacità o meriti, era comunque riuscita a fare carriera all'interno dell'EPTA.
Capivo, anche se a mio avviso avrebbe dovuto essere l'eccezione, che a volte, per circostanze fortuite, una persone non proprio meritevole riuscisse a farsi assumere ma, ingenuamente pensavo, avrebbe poi dovuto diventare chiaro ai suoi superiori che tale persona non fosse troppo dotata e che, come minimo, non avrebbe dovuto essere promossa!
Chiesi quindi lumi a una persona che lavora in EPTA da molti anni e che ne conosce quindi bene i meccanismi e i giochi di potere al suo interno.
Con mio stupore mi spiegò che, a volte, una persona non troppo capace, non potendo essere licenziata, veniva promossa dal rispettivo capo e passata ad altro incarico: in questa maniera il capo in questione si toglieva la mela marcia dal suo team passandola a un'altra divisione o dipartimento dell'EPTA.
Ingenuamente io rimasi molto scandalizzato. Pensai che solo in un ambiente idilliaco come quello dell'EPTA un incapace potesse far carriera senza averne alcun merito.
In Italia, o comunque in un ambiente di lavoro normale, certe cose non potrebbero mai succedere, pensavo.
E così ho pensato fino a ieri quando ho letto il seguente motto latino:
promoveatur ut amoveatur (*)
che significa "sia promosso purché sia allontanato" e indica che, il vero motivo per cui a volte un impiegato veniva promosso, fosse solamente perché non lo si voleva avere più vicino... Faccio notare che la frase è di origine tarda: della decadenza romana appunto...
Nota (*): Ieri, fra vari libri, ho comprato anche una grammatica latina che contiene un paragrafo con numerose locuzioni latine ancora usate in italiano: aspettativi quindi nei prossimi post un notevole incremento nell'uso della lingua dei nostri progenitori...
venerdì 3 settembre 2010
Nomen omen
Stanotte ho dormito male ma non troppo. Ma non è importante...
Mi chiedevo se anche il nome di questo blog, "Parole (meno) Sante", fosse un presagio.
Di natura riflessiva, nel corso degli anni, ho meditato su molti aspetti della vita giungendo a delle importanti conclusioni. Ho ragionato sopra vari aspetti dell'esistenza: sulla vita, sulla morte, sull'anima e su Dio.
So che suonerà immaturo e immodesto ma ho trovato la risposta ad ogni domanda: ognuno è libero di pensare che io stia scherzando o che, semplicemente, sia un idiota.
Per varie considerazioni, mi è piuttosto indifferente decidere se rivelare o meno al prossimo le mie conclusioni.
Chiedo quindi ai miei lettori se c'è da parte loro un interesse ad essere illuminati sotto tutti gli aspetti dell'esistenza. Se un numero congruo (*) di lettori si dichiarerà interessato potrei postare, via via, dei frammenti di Verità con inclusi dei commenti esemplificativi.
Chi è interessato mi faccia quindi sapere commentando su questo post.
Nota (*): un numero congruo, data la scarsità di lettori, sarebbe intorno a cinque...
Mi chiedevo se anche il nome di questo blog, "Parole (meno) Sante", fosse un presagio.
Di natura riflessiva, nel corso degli anni, ho meditato su molti aspetti della vita giungendo a delle importanti conclusioni. Ho ragionato sopra vari aspetti dell'esistenza: sulla vita, sulla morte, sull'anima e su Dio.
So che suonerà immaturo e immodesto ma ho trovato la risposta ad ogni domanda: ognuno è libero di pensare che io stia scherzando o che, semplicemente, sia un idiota.
Per varie considerazioni, mi è piuttosto indifferente decidere se rivelare o meno al prossimo le mie conclusioni.
Chiedo quindi ai miei lettori se c'è da parte loro un interesse ad essere illuminati sotto tutti gli aspetti dell'esistenza. Se un numero congruo (*) di lettori si dichiarerà interessato potrei postare, via via, dei frammenti di Verità con inclusi dei commenti esemplificativi.
Chi è interessato mi faccia quindi sapere commentando su questo post.
Nota (*): un numero congruo, data la scarsità di lettori, sarebbe intorno a cinque...
giovedì 2 settembre 2010
Allergia all'altezza
Ieri volevo postare qualcosa ma, la seconda notte consecutiva insonne, mi aveva privato dell'entusiasmo necessario.
Fortunatamente stanotte ho dormito bene e ne approfitto quindi per una breve constatazione.
Di solito invecchiando, per quanto riguarda la salute, si cade dalla padella nella brace: ovvero, i problemi che si possono avere avuti da giovani, tendono a ingigantirsi e peggiorare.
Sotto questo aspetto, stranamente, io presento due eccezioni: le allergie e le vertigini.
In primavera, verso maggio-giugno, iniziavo a starnutire appena mettevo il naso fuori casa e continuavo, più o meno violentemente, per quasi tutta l'estate. Notoriamente poi, le allergie, aumentano e peggiorano con l'età.
Una volta trasferito in campagna (beh, a quel tempo, pendolavo, durante i week end, da Pisa e, quindi, respiravo pollini in abbondanza solo il sabato e la domenica!) le cose peggiorarono.
Un giorno che stavo starnutendo più del solito e avevo gli occhi gonfi e arrossati, la mamma mi propose di prendere una delle sue medicine, "molto potente", contro l'allergia (un antistaminico immagino). In genere evito di assumere qualsiasi medicina, tantomeno se non prescritta da un medico, ma quel giorno ero così ridotto male che accettai.
Già l'indomani stavo benone e, da allora, senza più prendere alcuna medicina, l'allergia mi provoca, in tutta l'estate, una manciata di starnuti.
Questo anno per esempio ho fatto solo DUE starnuti di origine allergica: lo ricordo bene perché ero andato a correre ed ero senza fazzoletto...
L'altra eccezione sono le vertigini: in realtà, non sono sicuro, forse queste migliorano con l'età, comunque segnalo la mia esperienza personale.
Fin da piccolino ho sempre avuto un po' di vertigini: non fortissime ma comunque apprezzabili.
Ricordo che, fino a qualche anno fa, arrampicarmi su una scala o lavorare sul tetto, mi dava una sensazione estremamente sgradevole.
Quando soli pochi anni fa, decisi di ripulire il tetto della casa dalle foglie, ricordo che, per raggiungere le grondaie, strisciavo carponi e, allungandomi tutto, con una mano, cercavo di ripulirle tastando alla cieca.
Proprio ieri (nonostante il sonno!) ho nuovamente ripulito le grondaie solamente che, invece di strisciare a due metri di distanza, me ne stavo tranquillamente accoccolato a mezzo metro!
Forse per le vertigini, almeno per i casi lievi come il mio, aiuta molto farci l'abitudine: a forza di salire su una scala il cervello si rende conto che il pericolo di cadere non è poi così alto e così smette di preoccuparsi inutilmente.
Fortunatamente stanotte ho dormito bene e ne approfitto quindi per una breve constatazione.
Di solito invecchiando, per quanto riguarda la salute, si cade dalla padella nella brace: ovvero, i problemi che si possono avere avuti da giovani, tendono a ingigantirsi e peggiorare.
Sotto questo aspetto, stranamente, io presento due eccezioni: le allergie e le vertigini.
In primavera, verso maggio-giugno, iniziavo a starnutire appena mettevo il naso fuori casa e continuavo, più o meno violentemente, per quasi tutta l'estate. Notoriamente poi, le allergie, aumentano e peggiorano con l'età.
Una volta trasferito in campagna (beh, a quel tempo, pendolavo, durante i week end, da Pisa e, quindi, respiravo pollini in abbondanza solo il sabato e la domenica!) le cose peggiorarono.
Un giorno che stavo starnutendo più del solito e avevo gli occhi gonfi e arrossati, la mamma mi propose di prendere una delle sue medicine, "molto potente", contro l'allergia (un antistaminico immagino). In genere evito di assumere qualsiasi medicina, tantomeno se non prescritta da un medico, ma quel giorno ero così ridotto male che accettai.
Già l'indomani stavo benone e, da allora, senza più prendere alcuna medicina, l'allergia mi provoca, in tutta l'estate, una manciata di starnuti.
Questo anno per esempio ho fatto solo DUE starnuti di origine allergica: lo ricordo bene perché ero andato a correre ed ero senza fazzoletto...
L'altra eccezione sono le vertigini: in realtà, non sono sicuro, forse queste migliorano con l'età, comunque segnalo la mia esperienza personale.
Fin da piccolino ho sempre avuto un po' di vertigini: non fortissime ma comunque apprezzabili.
Ricordo che, fino a qualche anno fa, arrampicarmi su una scala o lavorare sul tetto, mi dava una sensazione estremamente sgradevole.
Quando soli pochi anni fa, decisi di ripulire il tetto della casa dalle foglie, ricordo che, per raggiungere le grondaie, strisciavo carponi e, allungandomi tutto, con una mano, cercavo di ripulirle tastando alla cieca.
Proprio ieri (nonostante il sonno!) ho nuovamente ripulito le grondaie solamente che, invece di strisciare a due metri di distanza, me ne stavo tranquillamente accoccolato a mezzo metro!
Forse per le vertigini, almeno per i casi lievi come il mio, aiuta molto farci l'abitudine: a forza di salire su una scala il cervello si rende conto che il pericolo di cadere non è poi così alto e così smette di preoccuparsi inutilmente.
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