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sabato 20 aprile 2019

I geni italiani

Qualche anno fa (v. Allarme schiavismo e Saremo schiavi) mi sono interessato ai siti che analizzano il DNA e ne forniscono la mappa completa dando anche numerose informazioni aggiuntive più o meno utili: ad esempio indicando la presenza di geni collegati a diverse malattie oppure il numero di geni comuni con i Neanderthal.
Ho poi passato molte ore semplicemente a guardarmi le reazioni in video su Youtube di persone che scoprivano per la prima volta i risultati del loro esame in diretta: raramente c’era qualcosa di incredibile/sorprendente (come promettevano invece i titoli relativi!) ma spesso erano comunque interessanti.
Nei pezzi precedenti mi ero però dilungato a evidenziare il pericolo di essere schedati geneticamente non solo per se stessi ma, ovviamente, per tutti i propri parenti. Il pericolo è anzi talmente grande che, nonostante gli indubbi vantaggi, sconsigliavo, e tuttora sconsiglio, di provare tali servizi.

C’era però anche una questione un po’ più tecnica a cui avrei voluto accennare ma di per sé non facilissima da spiegare a parole.
Una dei servizi più “divertenti” di queste società che analizzano il DNA è quello di fornire una mappa delle proprie origini: ovvero la percentuali di geni che provengono dalle diverse nazioni.
Il meccanismo è semplice: la società ha una base dati che contiene le relazioni fra vari geni e il paese di provenienza; il DNA dell’utente viene quindi confrontato con queste informazioni e si creano così le relative statistiche.
A giudicare dai video visti il 99% delle persone crede che il risultato sia affidabile e, spesso, trova riscontri con le storie di famiglia. Si tratta infatti per lo più di americani con antenati che provengono quindi dalle nazioni più disparate e, la maggior parte di essi, conosce almeno parzialmente le storie famigliari di quando i propri antenati sono immigrati negli USA, da dove provenivano e con chi si sono sposati…

Eppure io, dopo circa un’ora, mi ero reso conto che questo sistema non poteva funzionare: cercando in rete ne trovai conferma (ora non ho voglia di ricercare lo specifico collegamento) e guardando altri video me ne convinsi sempre più.
Cosa significa dire che un gene è “italiano”, “tedesco” o “inglese”?
Evidentemente si intende che è predominante nel patrimonio genetico di una di queste specifiche nazioni e non delle altre.
Il problema è che questo patrimonio genetico non è fisso ma è variabile.

Consideriamo l’Italia.
Diciamo che gli italiani originari erano le popolazioni primitive che vivevano nella penisola 4.000 anni fa (ma è una decisione arbitraria).
A queste popolazioni si sono sovrapposti poi gli etruschi (probabilmente arrivati dall’attuale Turchia circa 3500 anni fa); poi, nel nord Italia, si stanziarono i galli (celti) mentre nel sud e in Sicilia furono fondate importanti colonie greche (basti pensare a Siracusa).
I romani poi portarono nella penisola migliaia e migliaia di schiavi provenienti da ogni parte dell’impero.
Poi ci furono le invasioni barbariche: prima i goti, poi i longobardi, poi la riconquista greca del sud Italia e dell’esarcato al nord.
Poi la Sicilia fu conquistata dagli arabi (nella a quale, a proposito, oltre un millennio prima si erano stabiliti anche i cartaginesi) che a loro volta furono scacciati dai normanni.
E la storia prosegue con invasioni varie che lasciarono sempre il loro “strascico” di DNA…
A seconda dell’epoca cambia quindi la definizione genetica di chi sia un “italiano”.
Oltretutto la situazione è ancora più complessa: l’esempio che abbiamo fatto, con la sovrapposizione di popolazioni avvenute in Italia, è occorsa anche in tutte le altre nazioni attuali: questo significa che, ad esempio, anche la definizione genetica di longobardo e, ancora di più, di greco varia nel tempo!

Le società di analisi del DNA hanno “risolto” il problema (*1) fotografando il patrimonio genetico delle varie nazioni a circa un secolo o poco più fa.
Agli utenti americani questa analisi va più che bene visto che ciò che loro intendono, riferendosi ai propri antenati, sono i loro nonni, bisnonni e forse trisnonni i quali, più o meno, vissero un secolo fa o poco più. Il “francese”, l’“italiano”, il “tedesco” intesi dagli americani sono quindi il francese, l’italiano e il tedesco del secolo scorso: per questo motivo il servizio di identificazioni delle origini genetiche a loro pare funzionare.

Ma, ad esempio, gli italiani chi intendono pensando ai propri antenati?
Io sarei ad esempio curioso di sapere quanti sono i geni etruschi, longobardi, greci, arabi, etc del mio DNA: che i miei nonni, bisnonni e trisnonni fossero “italiani” lo so già!
Ma a questa domanda i servizi di analisi genetica non possono dare risposta semplicemente perché non hanno i dati necessari.
Quando gli utenti italiani provano a fare questi esami i risultati sono quasi sempre banali e deludenti in quanto la maggior parte dei loro geni è identificata semplicemente come italiana...

La spinta a scrivere questo articolo mi è venuta perché oggi mi sono imbattuto in questo sito: My True Ancestry.
Questo nuovo servizio usa una diversa banca dati per identificare il DNA basata proprio su campioni più antichi. Non ho idea di quanto siano affidabili i loro risultati però è un'ulteriore riprova che il problema esiste.

Conclusione: alla fine l’unica certezza è che ciò che si intende con origine genetica di una popolazione è qualcosa di estremamente relativo e arbitrario…

Nota (*1): è una mia supposizione basata su quanto so e che è pienamente compatibile con i risultati visti nei video.

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