E oggi mi tolgo un altro dente: un pezzo di “allarme” sottovalutato.
Si tratta di un genere che non mi piace scrivere perché quando li termino mi sento più frustrato che mai: da un lato la mia impotenza e da un altro la cecità e/o indifferenza delle masse...
Eppure se non scrivo niente qualcosa nella mia coscienza mi dà il tormento mentre, pubblicato l'articolo, si zittisce soddisfatta che il poco che posso fare è stato fatto.
Due anni fa scrissi un pezzo molto importante: Allarme schiavismo (che invito tutti a rileggere). In esso punto il dito verso quello che sarà il grande avversario della nostra riservatezza dei prossimi decenni: alcune aziende stanno già iniziando a raccogliere il materiale genetico di migliaia di persone in giro per il mondo in cambio di alcuni esami su di esso. Apparentemente lo scambia sembra equo ma leggendo bene le condizioni di utilizzo si scopre che lo scambio non è “denaro in cambio di esami” ma “denaro e diritti perpetui sul materiale genetico in cambio di esami” e questa mi pare invece una via di mezzo fra una frode e un furto...
Oltretutto c'è un'importante distinzione fra cittadini USA, protetti seppur parzialmente dal Genetic Information Nondiscrimination Act, e il resto dell'umanità completamente privo di diritti.
Non ripeterò quanto scritto in Allarme schiavismo ma i possibili abusi sulle informazioni derivanti dai nostri dati genetici sono moltissimi e, paradossalmente, molti di essi non sono ancora neppure noti!
Per questo motivo sono convinto della fondamentale importanza di iniziare a tutelare legalmente il patrimonio genetico di ogni individuo: ovviamente la UE dorme, compiacente o complice degli interessi delle multinazionali del settore, perde tempo per regolamentare (ridicolmente male) str###te come i cookies, ma ignora un argomento molto più grave.
Qualche giorno fa la novità: la UE in realtà non è rimasta completamente immobile ma si è invece mossa nella direzione sbagliata! Questo l'articolo del FattoQuotidiano.it: Banca del DNA...
Solo il nome mi dà i brividi: sembra suggerire che chi paga potrà appropriarsi di quei dati privatissimi e fondamentali. Per stare tranquilli i dati sul DNA non andrebbero conservati ma distrutti! O, come minimo, completamente dissociati dai dati identificativi personali: cioè conservare il DNA per scopi scientifici ma senza sapere a quale persona appartenga.
Nel mio estremismo sto anzi prendendo in seria considerazione la possibilità dell'imputato di negarne l'utilizzo in tribunale: così come non si può pretendere che un individuo accusi se stesso alla stessa maniera andrebbe tutelata la sua identità genetica. Certo, in questa maniera, l'esame del DNA finirebbe per essere usato solo per scagionare piuttosto che accusare eppure mi sembrerebbe la scelta più giusta.
Parte del mio “estremismo”, che mi rendo conto possa apparentemente sembrare eccessivo, è dovuto anche alla consapevolezza che quando i dati sono in formato informatico, da un punto di vista pratico, non sono più sicuri.
Immaginiamo che la UE organizzi questa “banca del DNA” che potrà essere utilizzata solo “dagli organi competenti” e per specifici scopi: quante ore passeranno dalla sua attivazione a quando spie americane, russe o cinesi la violino rubandone tutti i dati, magari per crearne armi biologiche mirate? Quanto ci vorrà prima che hacker le rubino e le rivendano al migliore offerente?
Dopotutto quelle informazioni saranno il nuovo oro ed è tristemente naturale pensare che scateneranno l'innata ingordigia umana...
Eppure il comune sentire è così lontano dalle mie posizioni che, senza neppure il debole timore dato dell'indignazione pubblica, ogni sorta di abuso sarà perpetrato nei prossimi anni e, probabilmente per generazioni, l'umanità intera ne pagherà le conseguenze...
Conclusione: come previsto, adesso sono di cattivo umore... la mia rabbia e la mia indignazione sono futili e, se anche facessi almeno riflettere il pugno di miei lettori su questo problema, non servirebbe comunque a niente. Però che altro posso fare?
giovedì 24 settembre 2015
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