Nella cultura occidentale, per secoli, ha dominato una morale basata sui dieci comandamenti e i sette peccati capitali.
Proviamo a ricordarli; di seguito il decalogo cattolico:
1. Non avrai altro Dio all'infuori di me
2. Non nominare il nome di Dio invano
3. Ricordati di santificare le feste
4. Onora il padre e la madre
5. Non uccidere
6. Non commettere atti impuri
7. Non rubare
8. Non dire falsa testimonianza
9. Non desiderare la donna d'altri
10. Non desiderare la roba d'altri
E i sette vizi:
1. Superbia
2. Avarizia
3. Lussuria
4. Invidia
5. Gola
6. Ira
7. Accidia
I comandamenti sono quindi un elenco di cose da fare (3 e 4) e non fare: se si rispettano tutte queste regole si è un buon cristiano.
L'elenco dei vizi ha un'altra funzione: cerca di individuare le disposizioni dell'animo umano che, se non controllate, conducono a infrangere il decalogo. Si tratta quindi di modi d'essere da evitare per “non peccare”. Sull'origine di questo elenco ho già scritto in Viziato.
Senza considerare i singoli mi chiedevo quanto effettivamente la società occidentale abbia seguito (o sia stata influenzata) queste indicazioni. Insomma voglio considerare due livelli di azione. Quello microscopico, l'ipotetico quanto immaginario “uomo comune” e quello macroscopico, ovvero la società e le nazioni.
Per il primo comandamento in realtà non sono mai state neppure tollerate le alternative. La logica è che se esiste un unico Dio allora tutti gli altri sono falsi. La Chiesa non ha neppure tollerato il dissenzo “interno” ed è inutile ricordare le eresie sconfitte con la violenza. E poi il rapporto di amore-odio con gli ebrei con la relativa difficile convivenza e i dubbi verso il mondo musulmano: “Ma il loro Dio unico è anche il nostro? Se sì perché non dà le stesse indicazioni?”...
L'uomo comune non ha mai avuto la possibilità di cambiare religione e, credo, raramente l'avrebbe voluto. Soprattutto questo secondo aspetto mi pare molto significativo: indica che l'indrottinamento, soprattutto se eseguito durante l'infanzia, funziona benissimo e raramento l'uomo comune trova la forza di analizzarlo criticamente e agire poi di conseguenza. Ciò non è una sorpresa: l'uomo è fatto così. È nella sua natura adeguarsi spontaneamente alle regole e alle “verità” della società in cui cresce: non ho un collegamento a uno specifico pezzo ma nei primi capitoli del suo libro Harari (W Harari) accenna a questo aspetto...
La riprova (*1) è data dal fatto che, nonostante che nel corso degli ultimi secoli, col rafforzarsi dell'autorità degli stati nazionali, la capacità della Chiesa di imporre con la forza il cristianesimo sia fortemente diminuita, anche al giorno d'oggi sono relativamente pochi quelli che cambiano religione...
Riassumendo nel plasmare il comportamento del mondo occidentale a livello macroscopico, questo primo comandamento ha portato intollerenza verso l'esterno mentre è stato relativamente ininfluente (a parte le crociate contro le eresie!) al proprio interno.
Cocnclusione: come mi sta accadendo spesso negli ultimi giorni, anche oggi sono andato completamente fuori tema rispetto a ciò di cui avevo in mente di scrivere: comunque anche questo pezzo contiene molti spunti interessanti e sarà propedeutico a quanto volevo scrivere oggi...
Ovviamente mi ci vorranno almeno un altro paio di pezzi per discutere degli altri comandamenti/vizi ma credo che andrò più spedito.
Nota (*1): un'altra riprova, forse ancor più significativa, è che gli appartenenti ad altre religioni, anche quando vengono in contatto col cristianesimo, non si convertono spontaneamente.
sabato 19 settembre 2015
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