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martedì 14 giugno 2016

Brennan ammonisce Kant

Lo scorso marzo conclusi il pezzo No, I Kant con la seguente affermazione sibillina: «invece di questo articolo sono stato fortemente tentato di scrivere il pezzo Brennan ammonisce Kant... ma comunque seguirà a breve!»
Nel novembre del 2015 scrissi infatti Brennan ammonisce KGB (a cui rimando per i dettagli) ma, in poche parole, Brennan (il capo della CIA) spiegava che chi considera Snowden un eroe (*1) è un ignorante perché: 1. le rivelazioni di Snowden hanno danneggiato gli USA; 2. Snowden ha infranto un giuramento di segretezza. Nel prosieguo del mio pezzo spiegavo poi perché non fossi d'accordo con le conclusioni di Brennan.

La forte tentazione di scrivere un nuovo articolo su questo argomento era dovuta al fatto che la prima argomentazione di Brennan era un ottimo banco di prova per le teorie di Kant.
L'indebolimento degli USA, ammesso che sia reale e ammesso che nel lungo termine (*2) non si trasformi in un rafforzamento, causato dalla rivelazione di Snowden è chiaramente una conseguenza delle sue azioni. Per Kant la moralità di un'azione non la si deve giudicare dalle conseguenze ma per quello che è in sé: un'azione buona sarà buona nonostante le sue conseguenze possano essere nefaste, così come un'azione cattiva rimarrà tale anche se dovesse avere delle conseguenze positive. In altre parole, secondo la morale kantiana, le conseguenze delle rivelazioni di Snowden sono irrilevanti per la valutazione della moralità della sua azione. Al contrario l'autonomia della decisione di Snowden e il fatto che non ne abbia ricavato alcun vantaggio e che sia anzi dovuto fuggire dal proprio paese natale rinunciando a una vita privilegiata, dimostrano che egli ha agito per dovere, ovvero eseguendo un imperativo categorico: e ciò è quanto di più morale ci possa essere.

Comunque la maniera di pensare di Brennan non è folle e, anzi, è piuttosto comune se non dominante. Il giudicare un'azione dalle sue conseguenze equivale a una morale utilitaristica come può essere quella di Bentham (v. L'obiezione di KGB). In questo tipo di filosofia la morale diviene un risultato algebrico: facendo XXX si salvano 100 vite al prezzo di 7 vite; 100 – 7 = 93 > 0 e quindi XXX è un'azione moralmente buona e giusta.
È una morale molto pratica e semplice che, nella maggior parte dei casi concreti, è probabilmente anche corretta. Temo però che a questa morale Brennan sovrapponga l'ideologia nazionalistica americana: il risultato è quello di considerare le vite dei cittadini americani dieci volte più importanti di quelle dei cittadini di paesi alleati e cento volte più importanti di quelle dei civili di stati nemici. La fallacia di questa morale utilitaristica con “correzione” nazionalistica è però palmare: soprattutto se non si è cittadini statunitensi!

Conclusione: Sicuramente anche Kant riterrebbe che Snowden sia un eroe. Ma immagino già quale potrebbe essere il commento di Brennan: «Kant chi?! E allora?! Gli USA non hanno sconfitto il nazismo per poi ricevere lezioni di morale da parte di un tedesco ignorante!». Morale e CIA non vanno d'accordo...

Nota (*1): KGB è uno di questi: vedi Edward Snowden e i corti Video importante, Un eroe (appunto!), La “fidanzata” dell'eroe e Comunque eroe... (appunto... di nuovo!)
Nota (*2): Un'America più giusta nel lungo termine sarebbe più credibile e quindi più forte...

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