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Margherita gigante e Abete nano
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Fin da subito i suoni provenienti dalla camera furono più animaleschi che vegetali: ruggiti e grugniti accompagnati da urla, urletti e urlini. Poi le maschere dovettero essere state tolte dai volti perché si iniziò a distinguere qualche parola: non che fosse in corso una conversazione troppo complessa dato che Ricottella, forse ancora intontita, si limitava a “sì, sì!” e “no, no!”. Invece le frasi di Strabuccino erano decisamente più articolate e Cavolina non poté fare a meno di apprezzarne l'erudizione e il romanticismo che trasparivano chiaramente dalle parole che le arrivavano: “aggrappati al mio tronchetto eburneo”, “fotosintetizza la mia clorofilla” o “attenta alle mie ghiande!”. Quest'ultimo avvertimento fu seguito prima da un urlo di dolore e, poi, da numerose imprecazioni: Cavolina prese così l'occasione della conseguente pausa per scendere a controllare come proseguiva la festa.
In effetti gli ospiti iniziavano a essere disorientati: la padrona di casa ancora non si era vista, Cavolina e la festeggiata erano sparite e un grasso e brutto uomo, che nessuno conosceva, russava sonoramente sul divano. Per di più, dal piano superiore, arrivavano ogni tanto i gemiti più striduli di Ricottella e già vari gruppetti di persone mormoravano fra loro indicando il soffitto.
Cavolina si affrettò quindi ad alzare il volume dello stereo, mettendo una rumorosa compilation di musica da discoteca, e ribadì che presto Baccabriciola sarebbe arrivata con una sorpresa per la festeggiata; poi corse in cucina da dove tornò con nuovi stuzzichini e bibite varie: vedendo che la festa era apparentemente tornata a una sorta di tranquilla indifferenza tornò al piano di sopra.
Nella camera da letto la coppia aveva evidentemente raggiunto una nuova fase meno verbale della precedente. Fortunatamente il volume della musica proveniente dal piano di sotto era così alto che sospiri e gemiti si percepivano appena anche incollando l'orecchio alla porta della camera. Solo dei tonfi ritmici erano chiaramente percepibili ma, questi, si confondevano facilmente con la musica tecno.
«Ma quando arrivano Baccabriciola e il principe!?» - mormorò preoccupata Cavolina guardando l'orologio. I minuti di ritardo erano solo quindici ma a lei sembravano già passate delle ore.
Il problema non era la coppia chiusa in camera, Strabuccino sembrava avere energie inesauribili e Ricottella non se ne lamentava (o almeno i “sì, sì!” erano molto più numerosi dei “no, no!”), ma gli ospiti stavano diventando inquieti: idealmente Cavolina avrebbe voluto che ci fossero stati molti testimoni ad assistere all'umiliazione del principe in maniera che, se possibile, fosse ancor più certo l'annullamento delle nozze. Però adesso iniziava a esserci il pericolo concreto che qualcuno salisse a investigare compromettendo l'intero piano.
Per questo Cavolina fece finta di niente quando si accorse che molti ospiti iniziavano ad andarsene alla spicciolata e non andò né a salutarli né, tanto meno, a cercare di trattenerli.
Passò un'altra mezz'ora abbondante senza che Baccabriciola e il principe Buzzurro si facessero vivi: l'attività nella camera proseguiva frenetica e adesso, complice la musica più “tranquilla” proveniente dal piano inferiore, si poteva nuovamente afferrare qualche parola.
La musica cessò poi di colpo sorprendendo Cavolina proprio mentre la sua fantasia era impegnata nel difficile tentativo di visualizzare il “bastone nodoso troppo grosso” del quale si era lamentata Ricottella poco prima di gridare “ancora, ancora!”.
Cavolina si riscosse e scese di corsa le scale tanto da rischiare di ruzzolare sugli ultimi gradini: ormai solo pochi ospiti in maschera si guardavano stupiti fra loro mentre, nel silenzio, si udivano chiaramente dei tonfi che facevano tremare il lampadario accompagnati dalle grida stridule di Ricottella. Solo sua sorella Peretta ronfava ancora sul divano ignara di tutto.
Rapida Cavolina prese la sua decisione - «Scusate, scusate! Ma come potete sentire l'indisposizione di Ricottella è peggiorata e adesso urla per il dolore... No! No! Niente di grave! Le succede spesso quando è nervosa... sì, in questi casi cerca di sfogarsi saltando sul pavimento... sì, in effetti mia sorella è un po' particolare... no, no davvero, non c'è bisogno... va tutto bene... sì, c'è chi si sta prendendo cura di lei... sì, sì è in buoni rami...ehm... mani... davvero grazie a tutti per essere venuti...» - spiegò Cavolina, girando rapidamente intorno agli ultimi gruppetti sparpagliati di ospiti, così come un cane pastore raduna le sue pecore, per poi spingerli via tutti insieme verso l'uscita...
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Dando piando
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Chiuso l'uscio di casa Cavolina controllò l'orologio: ben un'ora di ritardo! Cosa stava combinando Baccabriciola? Cavolina tornò di sopra iniziando a pensare di aver commesso un grosso errore, uno di quei pasticci che la mamma chiamava “cavolinate”, ma le parole di Ricottella, che adesso si udivano chiaramente, la confortarono: “Ti amo perché sei... aaah!... ricco di virilità... oooh! sììì!... ricco di intelligenza... aah! uooh!... ricco di forza... aaah!... e ricco...ricco... ricco di tutto!”.
Certo Ricottella, non sapeva che non era il principe Buzzurro l'uomo che, evidentemente ancora non sazio, continuava a darsi un gran da fare: «Ma, quando lo saprà, si renderà conto che è lui la sua vera anima gemella!» - pensò fiduciosa Cavolina.
Fu allora che udì un'altra ben nota voce femminile provenire dal fondo del corridoio, là dove sapeva essere la camera dei genitori di Baccabriciola.
Ed era proprio la voce, stranamente alterata, della sua amica quella che si sentiva: «ma cosa è successo? Sembra arrabbiata!» - pensò Cavolina, che subito si precipitò nella direzione dei suoni.
Cavolina arrivò di corsa e spalancò la porta: in una tenue luce dai colori fiochi e pulsanti, vide uno spettacolo che le fece andare il sangue alla testa. Baccabriciola stava rannicchiata sul letto con l'abito ridotto a brandelli che più che nascondere ne evidenziava le grazie: appena velate si intravedevano le punte scure delle sue candide colline mentre, più in basso, era visibile il contorno del folto bosco che protegge lo scrigno del piacere. Ella piangeva e lanciava ingiurie verso un uomo che, incurante delle accuse, si stava rivestendo. Seppur appena illuminato dalla luce incerta Cavolina non ebbe incertezze nel riconoscerlo: era il viscido principe Buzzurro!
Cavolina accese la luce e si mise fra il letto e l'uomo in difesa dell'amica: “Cosa le hai fatto brutto sporcaccione!?» - gli ringhiò contro Cavolina.
«Io? Niente che lei non volesse...» - si difese con noncuranza il principe mentre scrutava con attenzione la nuova venuta.
«Come niente?! Non lo vedi in che stato l'hai ridotta?! Guarda che ho capito tutto: come una tigre delle foreste più selvagge le sei balzato addosso, strappandole i vestiti, e hai soddisfatto nel suo corpo nudo le tue luride e sordide voglie maschili!» - l'accusò puntandogli contro un indice accusatore.
«Uhm... sai che sei molto carina? Scommetto che sei Cavolina, la sorellina di Ricottella... in verità sono curioso di conoscerti meglio: mi hanno tutti parlato bene di te... Comunque, se ti prendi la briga di domandare alla tua amica, scoprirai che le cose non sono andate come hai detto tu. Per la cronaca a me nemmeno mi andava: a me piacciono più le biondine... proprio come te...» - concluse il principe che sembrava tastare con gli occhi ogni lembo della pelle nuda di Cavolina.
La ragazza, rossa in faccia per l'audacia del principe, ne seguì lesta il consiglio e si voltò rivolgendosi a Baccabriciola.
«Ti prego, non ci capisco più niente, cos'è successo?» - chiese all'amica.
«Sono... sigh... una stubida...sigh!» - rispose Baccabriciola singhiozzando e tirando su col naso.
«Anch'io sono stupita della situazione...» - iniziò a rispondere Cavolina.
«Non sono stubida ma... sigh... STU-BI-DA!»
«Sì, sì ho capito... lo so che adesso hai il naso tappato! Intendevo dire che sono stupita di trovarti qui, con il vestito strappato, invece che di là a cogliere sul fatto Ricottella e Strabuccino!» - rispose un po' seccata Cavolina.
«E boi... sigh... il vesdido non è sdrabbado: è... sigh... l'uldima creazione dell'elfo... sigh... Silvano. Io volevo farmi dudda bella ber il brincibe... sigh... bure lo sflescino...» - e, così dicendo, dischiuse appena le gambe e indicò la luce pulsante azzura, viola e verde che emanava dal suo ventre, poi proseguì - «... ma lui... brima aveva deddo che mi sbosava... sigh... ma ora... sigh... dobo che mi sono concessa... come neanche una vecchia brosdiduda rodda a dudde le perversioni...»
«Come?» - chiese Cavolina che, sorpresa da tutte queste rivelazioni, aveva perso il filo del discorso.
«Come una buddana: ma non nel senso di buddisda ma... sigh... di droia!» - spiegò meglio Baccabriciola.
«Ah, sì... scusa... ho cabido: cioè, volevo dire, ho capito... Ma però, aspetta un momento! Non eri anche tu d'accordo con me che il principe fa schifo? che nonostante tutto il suo oro, i suoi diamanti, le pietre preziose, il castello...» - iniziò a dire Cavolina.
«I quattro castelli, prego! Oltre a questo qui piccolo di campagna ne ho uno in città, uno al mare e uno in montagna...» - si intromise il principe che, ancora in mutande e canottiera, si era seduto su una sedia annusandosi un'ascella e grattandosi lì dove gli slip stringevano i principeschi attributi.
«... ok... i quattro castelli, i parchi etc...insomma tu eri d'accordo con me che, nonostante le sue ricchezze, il principe è solo un cafone e che la vera ricchezza è quella interiore! Come quella che, per esempio, Strabuccino ha in abbondanza...» - terminò Cavolina mandando un'occhiataccia al principe: occhiataccia che non fu raccolta perché questo, indifferente alle parole animose della ragazza, era invece intento a valutarne attentamente il fondoschiena.
«Quattro castelli? enormi ricchezze? Questo è molto interessante!» - disse una nuova voce proveniente dalla soglia della camera.
«Pisellino che ci fai qui?!» - chiese Cavolina sorpresa.
«Beh... ero curioso di vedere se il tuo piano avesse avuto successo e così me ne sono stato nascosto di là ad ascoltare quello che combinava Ricottella con quello sgorbio vestito da abete... adesso che l'azione si era interrotta e ho deciso invece di venire a vedere cosa succedeva qui...» - spiegò Pisellino.
«Hai fatto male Pisellino: le tue orecchie innocenti non avrebbero dovuto ascoltare quelle indecenze... Ma ormai è fatta: adesso però stattene buono perché questi sono discorsi fra grandi che non puoi capire!» - gli spiegò Cavolina guardandolo dolcemente ma con fermezza.
«Insomma, Baccabriciola...» - disse Cavolina riprendendo il filo del discorso - «... spiegami come hai potuto finire per donare la tua rondine inviolata, il tuo fiore di purezza, la tua brioche ripiena del nettare dell'innocenza a questo squallido individuo!»
«Sì, hai ragione... sigh... anch'io... inizialmente la bensavo così... ma boi ho visdo oldre le sue ricchezze... sigh... ho visdo che è un uomo generoso e buono... non mi imbortava che avesse una miniera di diamandi che dà lavoro a quasi mille nani... sigh... io avevo capito chi era dendro... sigh... e allora non mi imbortava biù se fosse ricco o bovero...» - spiegò Baccabriciola guardando l'amica per controllare se capiva.
«Ho capito, ho capito: povero non bovaro...» - la rassicurò Cavolina.
«Infaddi!... sigh... io l'amavo veramende: anche se fosse sdado bovero... non bovaro ma bovero, capido vero?... e così... sigh... gli ho donado dudde le mie virdù che nessun uomo... sigh... aveva mai nemmeno visdo brima... sigh... e boi... sigh... lui si è rimangiato la barola... e ora non mi vuole biù sbosare!» - finì di accusare Baccabriciola.
«Io non ti avevo promesso niente! Mi avevi fatto capire che ti piaceva il diamante che avevo comprato per Ricottella e te l'ho regalato: ma l'anello, solo nella tua fantasia, equivaleva a una promessa di matrimonio! E poi sei tu che hai cercato in tutti i modi di godere della mia principesca virilità: credi che non ti abbia visto mentre versavi il Vigoria Plus Plus nella mia bevanda?» - chiese il principe con un sorriso beffardo rivolto a Baccabriciola.
«Sì, ma non di ha faddo niende! Hai faddo duddo in cinque minudi!» - rispose piccata la ragazza che, frettolosamente, aveva nascosto la mano sinistra dalla vista di Cavolina.
«Che vuoi, sono assuefatto ormai... Ma tu piuttosto...» - disse il principe rivolgendosi ora a Cavolina.
«...i tuoi modi decisi, il tuo coraggio, il tuo spirito di iniziativa e, lo ammetto, le tue forme fresche e sode, beh... queste risvegliano in me un appetito sopito... io, in verità, non amo le brune ma ho un debole per le bionde come te... se dovessi sposarmi, avere cioè una moglie con cui condividere le mie ricchezze, le mie immense ricchezze, ricchezze che non so nemmeno come spendere, beh, in questo caso sceglierei probabilmente una ragazza come te... che ne dici di conoscersi meglio?» - disse il principe.
«Vergogna! Vergogna! Spudorato principe! Tu che hai tradito la fiducia di mia sorella e hai abusato dell'ingenuità della mia buona amica ora credi, con poche e grette parole, di far cadere anche me ai tuoi piedi?! Credi che io sia nata ieri? No! Io sono nata ben più di dieci anni fa! E il tuo sguardo fisso sul mio seno nonché il filo di bava che cola dalla tua bocca tradiscono le tue vere intenzioni! Suppongo poi che quel misero bozzetto che ora scorgo nelle tue mutande non sia una pistola ma lo schifoso segno che indica, anche agli spiriti puri come il mio, quanto tu sia felice di vedermi o, meglio, d'immaginarmi nuda in balia della tua zozza lussuria...» - disse sprezzante Cavolina.
«Beh, questa...» - disse il principe alzandosi in piedi e armeggiando nelle sue parti intime - «... è in realtà una pistola: un principe come me non può girare disarmato e ne tengo sempre una dove posso...» - terminò di dire estraendo una piccola calibro 22 dalle proprie mutande.
Cavolina, nonostante la piccola debacle finale, fece finta di niente e, col massimo contegno permesso dalla sua succinta maschera da pirata, si girò verso la porta e marciò via a testa alta.
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