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Le maschere
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Finalmente arrivò il giorno della festa in maschera: Cavolina con le sorelle Peretta e la festeggiata Ricottella si prepararono per andare alla casa di Baccabriciola. Cavolina si era dovuta ingegnare per far indossare, come stabilito, la maschera da margherita gigante a Ricottella: la promessa sposa non ne voleva sapere perché il costume, fra corolla, pistilli e altri fronzoli, le nascondeva completamente il volto. Ricottella avrebbe invece preferito indossare l'abito da fatina rosa, fatto tutto di fiocchi e veli, che esaltava le forme della sua genuina bellezza: Cavolina però, sempre all'erta, risolse il problema “dimenticandosi” il ferro da stiro sopra di esso rendendolo così inutilizzabile...
Cavolina forse, per meglio calarsi nella parte della cospiratrice, si era travestita da pirata. Senza volerlo il suo costume avrebbe riscosso molto successo: stivaloni neri alti fin sopra il ginocchio; jeans blu tutti strappati e tagliati a mezza coscia; la vecchia camicia a scacchi rossi, annodata sul davanti sopra l'ombelico ma sbottonata sul petto per evidenziare la generosa scollatura, aveva una manica tagliata all'altezza della spalla e l'altra a mezzo braccio; infine completavano l'opera l'immancabile benda nera a coprire l'occhio destro e, al fianco, una spada di plastica trovata fra i vecchi giochi di Pisellino...
Peretta, che aveva lasciato marito e figlio dalla suocera per partecipare alla festa, inizialmente non aveva voluto travestirsi: da quando aveva partorito non era più riuscita a ritornare nella sua vecchia taglia e adesso viveva nel costante timore di venire additata per le sue forme straripanti. Infine però, grazie all'insistenza di Cavolina, aveva optato per un costume da corpulento banchiere: bombetta in testa, monocolo all'occhio, sigaro in bocca, baffi posticci, cravatta e un completo blu da ufficio dal quale sbucavano mazzette di soldi finti: il suo costume sarebbe stato un successo completo se però tutti non l'avessero scambiata per un uomo grasso e brutto!
Alla festa c'erano molti invitati e tutti parevano divertirsi ascoltando la musica, mangiando gli stuzzichini e chiacchierando complimentandosi a vicenda per i costumi.
La padrona di casa non era presente perché sarebbe arrivata col principe Buzzurro al momento opportuno: agli ospiti era invece stato detto che sarebbe giunta più tardi con una “sorpresa” per la festeggiata e, in effetti, questa era la verità...
Nell'allegra confusione della festa solo Ricottella sembrava fuori posto: travestita da margherita gigante, con le sue foglie pendule e sbiadite, la corolla di petali mosci e ingialliti, il gambo curvo e lo strascico di radici di gomma tutte sporche metteva un gran tristezza; per questo Ricottella già si lamentava con Cavolina per la pessima scelta del costume...
«Ma dai, Ricottella! A parte che stai benissimo, perché il gambo verde ti snellisce, ma poi così sei unica e tutti capiscono che sei tu la protagonista!» - disse Cavolina.
«Sarà... ma mi sento un po' stupida e faccio pure fatica a camminare con queste radici che mi finiscono sempre fra i piedi...» - rispose Ricottella tirando un calcetto a una delle tante radici di gomma che pendevano dal fondo del suo travestimento.
«Capirai che problema! E poi lo sai che il principe verrà vestito da abete: lui ci tiene che anche tu sia travestita da vegetale... Piuttosto vuoi che vada a prendere qualcosa da bere così ci rilassiamo tutte un po'?» - chiese con noncuranza Cavolina.
«Grazie sorellina...» - rispose Ricottella che si avviò a passettini, sempre incespicando, verso un gruppetto di amiche che, ridacchiando, la guardavano avvicinarsi.
Cavolina corse a prendere i boccali di birra per sé e le sorelle: in quello di Ricottella fece cadere la pillola magica. Questa perforò lo strato di schiuma e scivolò dolcemente sul fondo dove iniziò a emettere vistose bollicine.
«Certo bisogna essere proprio stupide per non accorgersi che c'è qualcosa che non va!» - pensò Cavolina - «E se Ricottella se ne accorge come faccio? Beh, improvviserò qualcosa...».
Già che c'era, in quello di Peretta, versò invece tre pastiglie di sonnifero di sua madre, così, tanto per essere sicura che non fosse d'intralcio...
Peretta non si fece pregare e bevve subito tutta la birra leccandosi via dai baffi la schiuma: dopo quindici minuti era già a sbadigliare mezza addormentata sul divano.
Ricottella invece era nervosissima: era imbarazzata perché sentiva di avere tutti gli occhi addosso ed era sicura che si ridesse alle sue spalle. Per questo, incapace di rilassarsi, beveva un sorso per volta e poi si girava a guardarsi intorno. Cavolina invece era impaziente e, senza rendersene conto, si torceva la mano libera in tasca e batteva un piede sul pavimento come fosse un metronomo impazzito.
«Aaach! ... ma che... puah! ... c'è qui!?» - borbottò Ricottella facendo delle smorfie strane con la bocca: la pillola le si era infatti appiccicata sul fondo del palato e lei cercava di liberarsene per sputarla.
«Non la sputare! È solo un grumo di schiuma e... uhm... come mi dice sempre Pisellino... ehm... non bisogna mai sputare ciò che va ingoiato!» - si affrettò a dire Cavolina - «e poi... ehm... a fare quelle boccacce ti stanno guardando tutti! Tieni: bevi un sorso della mia!» - e le offrì la sua birra.
Ricottella era riuscita a portare la pastiglia sulla punta della lingua ma, all'esortazione della sorella, alzò gli occhi e si accorse che in effetti molti ospiti la guardavano incuriositi: così, senza esitare, prese il boccale di Cavolina e, con un sorso abbondante, buttò giù la pillola.
Quasi immediatamente Ricottella divenne stranamente docile e silenziosa: per una volta seguiva le istruzioni di Cavolina senza discutere né lamentarsi. Cavolina la portò al piano di sopra, nella camera di Baccabriciola, dicendole di riposarsi un poco sul letto prima dell'arrivo del principe. La camera era stata appositamente preparata in maniera che fosse completamente buia: le imposte erano serrate e le lampadine erano state tolte dai lampadari: l'unica luce proveniva dalla porta aperta. Cavolina, sistemata Ricottella, tornò al piano di sotto annunciando agli ospiti che la sorella aveva una leggera indisposizione ma che pregava gli invitati di continuare a divertirsi.
Strabuccino arrivò puntualissimo: più che un albero sembrava un barile marrone con delle frasche d'abete che spuntavano da tutte le parti. Comunque era irriconoscibile e tanto bastava.
Subito Cavolina l'intercettò e gli fece gli onori di casa...
«Ciao Strabuccino, stai benissimo! Hai un costume meraviglioso!» - lo salutò Cavolina.
«Sfordunamente bob dosso barlare fakunebtr...» - rispose Strabuccino.
«ah... hai problemi a parlare? Meglio così! Cioè... l'importante è che tu sia qui...»
«Scosa eu quos suducio del gostumo...» - aggiunse Strabuccino.
«Ma figurati! E poi lo conosci il proverbio, no? l'abito non fa l'abete!» - lo tranquillizzò Cavolina.
«Ik mui è un costume fa abetr bano...» - specificò Strabuccino molto sensibile sull'argomento.
«Ah giusto, scusami! Non è un costume da semplice abete ma da abete nano... ma sai cosa? Non so, sarà quel mezzo metro di fronde sopra la testa, ma questo costume da abete nano ti fa sembrare molto più alto! Sicuramente Baccabriciola ne sarà entusiasta! » - lo vezzeggiò Cavolina.
«Owe è Acabrigiola?»
«Baccabriciola? Ehm... lo sai è un po' timida: ti sta aspettando di sopra. Ma prima mi ha pregato di offrirti qualcosa da bere... così, tanto per scioglierti, lo sai cosa intendo vero...» - disse Cavolina ammiccando in maniera così inequivocabile che un brivido sembrò attraversare ogni singolo ramoscello dell'albero.
Senza aspettare l'incomprensibile risposta, Cavolina corse a prendere un boccale di punch. Questa volta versò in esso tre pastiglia azzurre di Vigoria Plus Plus: ella infatti, ricordando le numerosi allusioni di Baccabriciola all'età non più verde del suo spasimante, temeva che questo non fosse poi in grado di combinare nulla con la sorella. Così si era informata su come dargli un “aiutino” optando poi, non volendo correre rischi, per una dose tripla...
Tornata da Strabuccino gli offrì il boccale accompagnandolo con il suo sorriso più innocente e, solo allora, si accorse del problema - «Oh, ma tu non puoi bere senza toglierti la maschera?»
«Nom, non ti ptoccibare...» - rispose Strabuccino.
Strabuccino infatti inserì nel boccale un rametto e, con un forte rumore di risucchio, aspirò rapidamente tutta la bevanda.
Cavolina stette con lui per circa dieci minuti senza perderlo di vista: quando si accorse che l'abete sempre più spesso la sfiorava con le sue frasche e altre sporgenze, decise che era giunto il momento di condurlo nella stanza dove Ricottella aspettava il suo promesso sposo.
«Scusami, io ti sto annoiando mentre invece Baccabriciola ti aspetta in camera sua ansiosa di accoglierti: seguimi che ti porto da lei...» - disse Cavolina.
La ragazza salì le scale il più rapidamente possibile anche perché l'albero alle sue spalle, che in fondo in fondo non era un pezzo di legno, per quanto impacciato nei movimenti, le stava sempre più appiccicato e, di sicuro involontariamente, con un ramo le pungolava la schiena e il sedere mentre le sue fronde avevano preso la fastidiosa tendenza a penetrare in ogni spiraglio del suo costume da pirata graffiandole la pelle delicata.
Arrivati di fronte alla camera di Baccabriciola, Cavolina ne aprì la porta e, dopo essersi districata non senza difficoltà dal frondoso abbraccio di Strabuccino, lo spinse dentro nell'oscurità verso il letto, dove appena si intravedeva l'inquietante forma di una margherita gigante. Finalmente richiuse la porta alle sue spalle e tirò un sospiro di sollievo.
Il più era fatto, pensò Cavolina, togliendosi di dosso i numerosi aghi d'abete che le erano rimasti fra i capelli e su tutto il corpo, scollatura e fondoschiena compresi. Infine si accinse a mettersi di guardia, sedendosi in cima alle scale, in maniera che nessuno disturbasse la coppia chiusa in camera.
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