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giovedì 10 novembre 2011

Riflessioni, CIA, Twitter...

Alcuni articoli resistono sui giornali online per giorni e giorni altri invece spariscono subito...
Inutile dire che quelli che mi interessano sono i primi a sparire!
Mi chiedo che meccanismo ci sia dietro: mi viene spontaneo ipotizzare che venga usato un meccanismo semiautomatico per tener traccia delle preferenze dei lettori. Dopo tutto, come ho scritto in altri post, anche le notizie sono considerate alla stregua di semplici prodotti e la qualità di un giornale non è quindi data dalla veridicità, dal grado di informazione, dei suoi articoli quanto dal gradimento di chi legge. In altre parole suppongo che ci siano dei contatori per ogni articolo che indicano quanti lettori sono andati a leggerlo: se tale valore scende sotto un certo livello l'articolo viene rimosso dalla prima pagina e archiviato (poi ci saranno ovviamente regole aggiuntive come che debba essere visibile per almeno 12 ore e per non più di 36 o cose del genere...).

Queste riflessioni mi sono venute spontanee quando stamani ho cercato di rintracciare un articolo che avevo adocchiato ieri sera: ovviamente era già sparito...
Fortunatamente sono riuscito a rintracciarlo tramite un motore di ricerca. Si tratta del seguente articolo tratto dal Corriere.it : Twitter osservato speciale della CIA.

In realtà l'articolo non svela nessun fatto eclatante: spiega soltanto che la CIA ha un “ufficio” che controlla i messaggi che circolano sui diversi social network per cercare di intuire/sondare gli umori delle persone nelle varie aree di crisi nel mondo. Poi viene spiegato che tali rapporti sono tenuti in alta considerazione e presentati quotidianamente al presidente. Infine è scritto che queste “indagini” sono ancora tutt'altro che perfette principalmente a causa della massa dei dati.

La prima riflessione è tecnica: è evidente che questi 007 americani non spulciano a casaccio i milioni di messaggi che rimbalzano sui social network. Probabilmente vengono adoperati dei software che fanno emergere solo i messaggi più interessanti: il problema è molto interessante perché una sola ricerca di specifiche parole chiave non è molto efficiente ma, d'altro canto, l'alternativa di interpretare automaticamente un testo è ancora aldilà delle capacità dei computer (*1).
Magari ci sarà una piramide di software, via via più complessi, che fanno emergere sempre meno messaggi al livello successivo: in cima alla piramide c'è lo 007 umano che dà il parere finale...

Come seconda riflessione mi chiedevo quanto denaro (sovvenzioni) il governo americano dia ai vari social network per potere avere un accesso privilegiato ai loro dati... Io non mi stupirei se si trattasse di una cifra altissima (qualcosa dell'ordine del 100% del fatturato di FB): dopotutto è come avere una cimice/spia in un miliardo di case...

La terza riflessione è su quello che staranno facendo i nostri 007 (o magari la Polizia Postale...) al riguardo. Sono sicuro che anche da noi ci si dà un gran da fare per tener d'occhio i cittadini (in gran parte onesti e che, a mio avviso, non dovrebbero subire nessuna invasione informatica della loro privacy) anche se i mezzi tecnici non saranno al livello di quelli americani. A giugno nel post È chiaro a tutti? scrivevo che ormai, anche nella politica italiana, doveva iniziare a farsi strada la comprensione della forza di questi nuovi media. Certo, questa consapevolezza non deve ancora essere penetrata a tutti i livelli: dubito che Bozzi si renda conto che il suo figliolo, detto la “Carpa”, sia ormai completamente bruciato a livello d'immagine; idem per il Berluska... Però è inevitabile che lentamente ne venga preso atto anche ai massimi livelli (magari con più di qualche dubbio e perplessità). Per questo ritengo che bisognerà essere ancor più attenti per vigilare sulla libertà di internet...

La quarta riflessione l'avevo pensata indipendentemente dall'articolo del Corriere.it: la scorsa settimana scrissi di “pancia” il post Tagli e prelievi. In tale post scrivevo della mia forte irritazione per l'ipotesi di un prelievo forzoso dai conti correnti chiamandolo “furto”. Lo stesso giorno mi capitò di leggere almeno un paio di messaggi, condivisi da migliaia di utenti, in cui, con toni ancor più arrabbiati dei miei, veniva commentata la medesima ipotesi. Ogni commento spronava la rabbia e l'indignazione degli altri: io avevo realmente la sensazione di stare osservando una polveriera che sta per esplodere...
Ma torniamo nel lontano 1992. All'epoca il buon Amatissimo (detto anche Dr. Sottile) non solo ipotizzò ma anzi mise in pratica tale prelievo. Anche allora tutti gli italiani ne rimasero fortemente indignati (e con un fastidioso bruciore nel di dietro) ma i giornali e le TV, chi più chi meno, gettavano acqua sul fuoco. Certo, suppongo che i giornali dell'opposizione, avessero tuonato contro tale provvedimento ma nonostante tutto sicuramente con toni più pacati di quelli che circolavano nei commenti che ho letto nei giorni scorsi (del tipo “uccidiamoli tutti”!!). Insomma nel 1992 il singolo individuo era destinato a rassegnarsi perché tutti i “poteri forti” erano contro di lui.
Adesso invece la situazione è ben diversa: un provvedimento altamente impopolare seppur condiviso da tutte le parti politiche, sia al governo che all'opposizione, (in altre parole condiviso dai “poteri forti”) porterebbe direttamente all'auto organizzazione di grandi movimenti di protesta popolare. Questo indipendentemente dalla “camomilla” che giornali (anche web) e TV cercherebbero di gettare sulla popolazione per ammansirla...

Ultima riflessione: ora, se possibile, è ancor più evidente l'importanza del web nelle rivolte contro i regimi dispotici del mondo arabo. Forse adesso le parole del mio amico Hesham (vedi Intervista esclusiva) mi suonano ancora più vere. Alla mia domanda sull'importanza di internet e Al Jaazira per la rivolta egizioana mi rispose: “Internet è stato l'elemento scatenante, il mezzo attraverso il quale il movimento ha avuto inizio. Senza di esso non ci sarebbe stato nessun movimento. Aljazeera è stata il fattore infiammante, quello che ha diffuso la comprensione/simpatia per il movimento a tutti, specialmente a coloro che non sono parte della società digitale (la maggioranza degli egiziani).

Nota (*1): Per riprova provate a usare Google Translate: le traduzioni per essere efficaci dovrebbero “capire” il contesto della frase da tradurre per scegliere le espressioni adeguate nell'altra lingua. Sfortunatamente, se si prova a inserire frasi di complessità media e su argomenti astratti, vengono fuori traduzioni non dico corrette ma a malapena comprensibili...(*2)
Nota (*2): Per verifica avevo provato a passare a Google la mia nota precedente: a parte un'incertezza iniziale aveva fatto un ottimo lavoro: evidentemente stanno venendo fatti grandi progressi in questo settore! Non bisogna però dimenticare che fra interpretare per tradurre e interpretare per “capire” c'è ancora una bella differenza...

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