In realtà, inserire questo post nella “serie” di KGB le origini è un po' una forzatura: qui, in genere, inserisco degli episodi (di solito dell'infanzia) che hanno influito sostanzialmente sul mio carattere. L'episodio in questione riguarda la mia scarsa curiosità. Però, diversamente dagli altri episodi descritti, non sono sicuro di quanto fossi stato curioso prima di questa vicenda e non posso quindi fare un raffronto. Magari non lo ero mai stato molto.... Insomma non sono sicuro di quanto l'aneddoto che andrò a raccontare abbia realmente influito sulla mia personalità. È possibilissimo che io fossi poco curioso per motivi genetici (evidentemente geni recessivi!) e che questo episodio abbia solo accentuato una tendenza che era già in me...
Strano però perché entrambi i miei genitori sono piuttosto curiosi.
Un esempio stupido: ricordo quando, andando a spasso con il babbo, ci si fermava ad ogni cantiere perché lui voleva sbirciare fra le transenne per vedere quello che veniva costruito mentre io rimanevo sdegnosamente a qualche metro di distanza...
Avevo dai 2 ai 5 anni. Probabilmente 4 forse 5. All'epoca vivevamo in una villetta (tri?) bi-famigliare in un paese a qualche chilometro dalla città.
Nostra vicina era la madre del “temibile” omone già descritto nell'ultimo episodio di Coraggio e paura. La signora era (credo!) tranquilla ma quando il figlio era a casa succedeva sempre qualcosa.
Un giorno giravo tranquillamente da solo per la casa quando, giunto in cucina, vidi un bel sasso grigio, grande quanto una mela (*1) lasciato sul tavolo sopra un tovagliolo di carta: sembrava un pasticcino lasciato apposta per me!
Non sapevo cosa ci facesse: capivo che doveva esserci un motivo per cui era stato lasciato sul tavolo ma i miei genitori non mi avevano detto niente. Intuivo che era meglio se lo lasciavo stare ma era come se mi chiamasse: morivo dalla voglia di prendere in mano quel bel sasso tondeggiante, di guardarlo per bene e di saggiarne il peso e la ruvidità...
Così, dopo una breve esitazione, lo presi e iniziai a studiarlo rigirandolo ben bene fra le mani. Non posso escluderlo al 100% ma dubito di averlo assaggiato leccandolo: ammetto che il riferimento all'orale del titolo del post era pretestuoso...
Dopo pochi secondi entrò la mamma che, vedendomi col sasso in mano, chiamò il babbo: dal loro colloquio (non parlavano a me fra loro) venni a sapere che quel bel sassotto era il corpo di un reato!
L'omone cattivo, per qualche motivo a me sconosciuto, l'aveva scagliato contro la finestra di cucina sfondandola. I miei genitori avevano raccolto con cura la pietra in maniera da non cancellare le eventuali impronte digitali.
Io fui subito scagionato: colpevole ma non imputabile visto che non potevo sapere perché non avrei dovuto toccare la pietra (e comunque non mi avevano detto niente al riguardo).
Un particolare interessante fu che, in qualche maniera, mi resi conto che il mio intervento venne accolto con un certo sollievo: evidentemente i miei genitori non erano molto convinti che denunciare l'omone fosse una buona idea; il mio tempismo aveva tagliato la testa al toro visto che le mie manine unte avevano sicuramente tolto qualsiasi eventuale impronta digitale...
Comunque sia, anche sei io non fui né punito né brontolato, mi sentii terribilmente in colpa: con la mia curiosità avevo combinato un pasticcio. Che il mio turbamento fosse sincero e intenso lo dimostra il fatto che, a distanza di quasi quarant'anni, io ricordi ancora chiaramente quell'episodio senza mai averne parlato (o scritto) con qualcuno. E, mi ripeto, io non fui assolutamente brontolato (solo completamente ignorato) né subii altri traumi di alcun genere...
Come ho scritto nell'introduzione al post non so se questo episodio abbia alterato o meno le mie tendenze innate però da quel giorno non sono più stato vittima della mia curiosità...
SIVIGLIA Y TAPAS
1 ora fa
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