Ieri, il pullman della Juventus, è stato assalito da tifosi inferociti per gli ultimi deludenti risultati della squadra.
I TG ridicono sempre le stesse cose, sentite e risentite così tante volte che, adesso, sono quasi prive di significato:
- Le persone che contestavano la squadra non sono veri tifosi.
- Il piccoletto, che è riuscito a infiltrarsi fra due cordoni di polizia, e ha tirato, qualcosa a metà fra una pacca e uno schiaffetto, sul collo di Zebrinà (**), grosso il doppio di lui, è un vigliacco.
Non voglio divagare sul tifoso piccoletto e, aggiungo soltanto che, trovo involontariamente ironica (*) la definizione di vigliacco per qualcuno che, suppongo coscientemente, rischierà qualche conseguenza legale per un gesto, in ultima analisi, dimostrativo. I TG si ostinano a declamare: "E` un vigliacco perché ha colpito Zebrinà alle spalle" per forza: l'aggressore era talmente basso che, per motivi di altezza, uno schiaffo in faccia non sarebbe mai riuscito a darlo!
Ma è il primo punto che ha stimolato i miei ragionamenti.
La logica dei TG è che questi tifosi, non siano veri "tifosi", perché non amano la squadra e anzi, invece di sostenerla nel momento difficile, la contestano duramente.
Se la definizione di tifoso è questa allora i TG hanno ragione. Ma io, ovviamente, non credo che tale definizione sia corretta. Secondo la visione dei TG, appiattiti sulle posizioni dei club-azienda, il tifoso dovrebbe essere come un semplice cliente e limitarsi a dare soldi all'azienda-club; comprando il biglietto per la partita, o meglio ancora sottoscrivendo l'abbonamento annuale, acquistando gadget e magliette ufficiali e, magari, facendo l'abbonamento a Cyelo (**). Al massimo, a questi tifosi-clienti, sarebbe concesso di applaudire, e fare foto con il telefonino, al passaggio dei propri beniamini. Senza mai diventare troppo invadenti ovviamente!
Intendiamoci il tifoso è anche questo però, volenti o nolenti, c'è qualcosa di più. Non è vero che il tifoso debba amare i calciatori della propria squadra o la sua dirigenza: i calciatori vanno e vengono e la dirigenza fa i propri interessi.
Il tifoso, in maniera incomprensibilmente umana, ama un simbolo: il nome della propria squadra, i suoi colori e la usa maglia. Qualcosa cioè di incredibilmente astratto e non giustificabile razionalmente.
Come questo sia possibile non lo so (immagino ci sia una spiegazione evolutiva), credo che sia nella natura dell'uomo riuscire a identificarsi, perfino morire, seguendo un vessillo. Del resto questo lo hanno già dimostrato innumerevoli guerre.
Come sia possibile, dicevo, non lo so, ma il risultato è chiaro: il tifoso fa propri i colori e i simboli della sua squadra e finisce per identificarsi, almeno parzialmente, in essi.
Ogni successo della propria squadra diventa un successo personale e, viceversa, ogni sconfitta diventa una delusione. I giocatori sono solo il tramite grazie al quale, il simbolo-squadra, cerca di raggiungere i propri obiettivi. Se i giocatori falliscono non danneggiano solo la squadra ma feriscono anche l'ego dei loro tifosi.
Da questo punto di vista, ritengo che il comportamento dei tifosi che assediavano il pullman della Juventus, fosse comprensibile, magari non giustificabile, ma comprensibile sì. Invece i TG, con la loro italica ipocrisia, li liquidano dicendo che non sono nemmeno "tifosi".
E il povero piccoletto, che ha tirato lo scappellotto a Zebrinà? Probabilmente lui agogna, sopra ogni cosa, che la Juventus torni alla vittoria, per potersi sentire alto 2 metri, e guardare dall'alto in basso colleghi, amici, familiari e conoscenti vari. Però, con l'ipocrita logica italica, sarà bistrattato, additato come "cretino", magari pure razzista, e alla fine diventerà l'unico capro espiatorio dell'intero gruppo di contestatori domenicali.
Nota (*) Dallo Zanichelli: Ironia (2) = Dissimulazione, più o meno derisoria, del proprio pensiero con parole non corrispondenti ad esso
Nota (**): Per l'uso di nomi e marchi vedi: 2+2=boh?
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