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mercoledì 17 marzo 2010

Gli scacchi non sono un gioco basato sull'intelligenza

Stanotte ho dormito male ma meglio delle ultime due notti. In teoria dovrei quindi essere leggermente più riposato ma, in pratica, inizia a farsi sentire la stanchezza accumulata.
Scrivo questo per giustificare la scarsa qualità di questo post. Chi mi conosce bene sa che sono spiritoso, arguto e piacevole da leggere. Se non lo sono il motivo è quindi da ricercarsi esclusivamente nella mia stanchezza.

Erroneamente si crede che gli scacchi siano un gioco dove l'elemento fondamentale sia l'intelligenza. Questo non è esatto o, al massimo, è vero solo in minima parte. La definizione di intelligenza è infatti così vasta che finisce per includere tutte le capacità della mente, mentre quel che serve negli scacchi è una capacità molto specifica che cercherò di definire meglio nel prosieguo. Inoltre voglio sottolineare che non è vera la comune equazione che dice "Più sei intelligente"="Più giochi bene a scacchi". Il titolo è volutamente provocatorio ma, da un certo punto di vista, nemmeno troppo.

Ma qual è allora questa "capacità" di cui ho accennato?
Sfortunatamente non esiste un termine specifico per definirla, o almeno, io non lo conosco. Cercherò quindi di descriverla come posso. Ci tengo a sottolineare che i termini "intelligenza conscia" e "intelligenza inconscia", che adotterò spesso nel resto del post, non me li sono inventati io stanotte ma sono concetti di psicologia cognitiva (almeno credo si chiami così!). Intuitivamente l'intelligenza conscia può essere vista come il nostro ragionere cosciente. L'intelligenza inconscia invece lavora alle nostre spalle, senza che noi ce ne rendiamo conto, e si manifesta a quella cosciente con impulsi, sensazioni e intuizioni.

Ecco un esempio. Siete mai stati a cercare funghi con un amico esperto cercatore?
Se sì, avrete sicuramente notato con stupore, e forse imbarazzo, che, dove voi non vedete altro che foglie, rami, sassi e tronchi d'albero, il vostro amico vede, magari da dieci metri di distanza alle vostre spalle, intere famiglie di funghi giganteschi proprio al vostro fianco. Insomma, in qualche maniera, il cercatore di funghi sembra non avere problemi a vedere ciò che a voi pare quasi invisibile.
Cosa significa questo? Che il cercatore di funghi sia più intelligente o che veda meglio di voi?
La risposta è "no" ad entrambe queste domande. In qualche maniera, l'intelligenza inconscia del cercatore, riesce a decifrare automaticamente, e molto rapidamente, le forme di ciò che vede e, in un attimo, a segnalare all'intelligenza conscia i possibili funghi. Al contrario, chi non è mai andato a cercare funghi, dovrà studiare con la sua intelligenza conscia la forma di ogni foglia per stabilire se sia un fungo o meno.

Analogamente negli scacchi, trovare una buona mossa fra le tante possibili, equivale a saper distinguere un fungo dalle innumerevoli foglie. La differenza fra uno scacchista neofita e uno esperto è che entrambi prenderanno in considerazione tre o quattro mosse però, quelle esaminate dal neofita, saranno cattive, mentre, quelle analizzate dall'esperto, saranno più o meno buone. Questo perchè, l'intelligenza inconscia dello scacchista esperto, effettua una specie di filtraggio di tutte le mosse possibili. Invece, quella del neofita, non è "addestrata" a tale compito e non filtra niente.

Ma come si sviluppa questa capacità dell'intelligenza inconscia di filtrare le mosse migliori (o sarebbe più esatto dire "plausibili")? E` forse innata?
No, non è innata anche se, ovviamente, ci sono persone più portate di altre a svilupparla. Questa capacità si basa sul riconoscere strutture e schemi, inizialmente semplici e via via più complessi. Ad esempio, dove un principiante vede un pedone in h2, uno in g2 e uno in f2, una torre in f1 e il re in g1, l'esperto vede semplicemente un arrocco corto. Tramite questi schemi l'intelligenza inconscia riesce a valutare istintivamente quali siano le mosse migliori.

Ma come possiamo far sì che la nostra intelligenza inconscia impari nuovi schemi e strutture?
La base è giocare. Bisogna però tenere presente che, questa abilità della mente di memorizzare e riconoscere automaticamente nuovi schemi, funziona bene solo nell'infanzia. Via, via che si invecchia diventa sempre più difficile: magari si possono imparare nuovi concetti e idee a livello di "intelligenza conscia" ma "l'intelligenza inconscia" diventa sempre meno impressionabile da nuovi schemi. Il risultato è (semplificando molto) che si migliora a valutare una mossa ma non a scegliere le mosse da valutare. Poichè negli scacchi le mosse possibili sono tantissime accade che il miglioramento, ai fini del gioco, è minuscolo.

Quindi per giocare bene a scacchi è fondamentale, non tanto l'intelligenza, quanto iniziare a giocare da bambini.

Ovviamente lo scopo di questo post è solamente quello di giustificare che, il motivo per cui non sono il campione del mondo di scacchi, è che ho iniziato a giocarci seriamente solo intorno ai 25 anni.

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