Recentemente ho scritto poco de “Le conseguenze economiche della pace” di Keynes.
Il motivo è che l’autore, terminate le premesse psicologiche e politiche, è passato ad argomenti più economici i cui dettagli, a un secolo di distanza, non sono molto interessanti.
Intendiamoci: i concetti base restano importanti, sono i particolari a divenire rapidamente noiosi e superflui. Che poi, oltretutto, nel 1919 tutte le stime economiche non sono fatte in dollari ma, indovinate un po’, in sterline. Probabilmente il Regno Unito già dopo la prima guerra mondiale non era più la prima potenza mondiale ma sono necessari pochi anni affinché il ricambio da una potenza a un’altra sia completo.
Il primo capitolo di questa parte economica parla dei termini dell’armistizio fra Germania e resto del mondo: non era una resa senza condizioni ma era stato promesso che ci si sarebbe attenuti allo spirito dei 14 punti del presidente Wilson.
Keynes mostra con estrema accuratezza come invece, una volta disarmata la Germania, questi punti siano stati completamente traditi se non nella lettera nella loro sostanza.
Come mai?
Beh, Wilson era un presidente debole e impreparato a trattare con i colleghi europei; Clemenceau aveva il preciso progetto politico di distruggere economicamente la Germania: non voleva ottenere dei rimborsi equi ma annullare per generazioni il potenziale tedesco; Lloyd infine avrebbe avuto le elezioni politiche a breve e aveva finito per impegnarsi con promesse di rimborsi enormi per soddisfare il proprio elettorato anche se ben consapevole che erano impossibili da ottenere; poi c’era anche l’Italiano Orlando ma probabilmente preparava la pizza e suonava il mandolino: Keynes lo ignora completamente.
Ah! E i tedeschi, contrariamente a ogni logica, non furono neppure interpellati ma gli fu solo dato il documento finale da firmare.
Io, fin dai giorni di scuola, sapevo che le richieste economiche alla Germania erano state eccessive e, probabilmente anche grazie all’opera di Keynes, avevo imparato che essere erano la causa ultima dell'avvento del nazismo.
Erroneamente però pensavo che il problema fosse solo la cifra richiesta: il giusto sarebbe stato 1 e veniva richiesto 10. Sì, sicuramente c’era anche questo problema, ma soprattutto la Germania era stata anche posta in una condizione di non potersi nemmeno avvicinare a pagare quanto richiestole proprio perché il suo tessuto economico era stato volutamente minato.
Era l’epoca dell’acciaio e, come del resto oggi, un elemento fondamentale era l’energia allora necessaria per alimentare gli altiforni: ovvero il carbone. Delle miniere importanti erano passate a nazioni vicine ma, nonostante questo, una parte dei risarcimenti avrebbero dovuti essere in carbone in una misura tale che, se anche la produzione fosse stata ai livelli prebellici, tutto il materiale estratto avrebbe dovuto essere consegnato alle potenze vincitrici. La flotta commerciale era stata annullata: in questa maniera la Germania non poteva più esportare i propri prodotti; la gestione dei fiumi tedeschi era poi passata a organismi di controllo internazionali in cui i rappresentanti tedeschi erano una minoranza. Per un fiume (forse l’Elba) Keynes cita l’Italia visto che, incomprensibilmente, nel relativo pannello esecutivo vi erano anche dei rappresentanti italiani. Qualsiasi cosa di valore era stata confiscata, anche ai privati cittadini tedeschi (beh a quelli ricchi), per non parlare ovviamente delle colonie.
Gli altri capitoli sono meno interessanti: in uno Keynes stima quanto era richiesto da pagare alla Germania (perché anche qui non c’era una cifra precisa ma tutto era stato mantenuto volutamente vago), in un altro quanto sarebbe stato giusto che pagasse secondo lo spirito dei 14 punti, in quello che sto leggendo adesso quali invece fossero le cifre effettive che la Germania avrebbe potuto pagare. Tutto in milioni di sterline al valore del 1919. A me interesserebbero solo le cifre finali invece Keynes elenca per filo e per segno le varie voci cosa che, come ho spiegato, a cento e passa anni di distanza non è più così importante.
Sempre a proposito dell’importanza del carbone e dell’acciaio è interessante notare che la prima istituzione europea fu la CECA: ovvero la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio del 1951.
Questo a ribadire l’importanza strategica per l’economia, e quindi per la pace, di tali risorse.
Già io, che probabilmente sentii parlare della CECA da bambino alle elementari a cavallo fra gli anni ‘70 e ‘80, non capivo ormai cosa ci fosse di così importante in carbone e acciaio ma, da bravo studente, avevo appreso tale nozione a memoria. Adesso ne capisco l’importanza: la prima industrializzazione si basa su acciaio e carbone.
Non per nulla anche gli sforzi di industrializzazione della Russia si concentrarono fin da subito sull’industria pesante.
Poi, forse l’ho già scritto, è notevole che qualcosa di analogo al taglio dell’energia imposto alla Germania con l’irragionevole e punitivo trattato di Versailles, sia stato prontamente accettato di buon grado dal portinaio Scholz che si è privato dell’energia a basso costo russa. Gli effetti saranno gli stessi?
Voglio poi brevemente accennare a “On becoming a person” di Rogers. Ho finito di leggere il capitolo con una breve sintesi degli insegnamenti che l’autore ha imparato nel corso della sua carriera.
Una prima parte riguardava il rapporto col paziente improntato alla sincerità e all’accettazione senza cercare di guidare o imporre. E su questa ho già scritto.
La seconda parte è invece più personale e riguarda i cambiamenti interiori dell’autore: qui ho trovato buffo che descrive degli aspetti di personalità tipici e naturali degli INTP. Rogers è supposto essere un INFP, ovvero ha Fi come funzione primaria e Te repressa, mentre gli INTP hanno Ti primaria ed Fe repressa.
Evidentemente il processo di crescita a cui accenna Rogers, che a me pare possa riassumersi con indipendenza intellettuale, corrisponde all’imparare a usare la sua parte più razionale.
Così come l’INTP media l’uso di Fe con Ne (l’intuizione) lo stesso accade per l’INFP che cerca di usare Te: si appoggia a Ne.
In una delle sue massime Rogers afferma esplicitamente di aver imparato a fidarsi della propria intuizione: se sentiva che era una buona idea fare qualcosa la faceva e, in seguito, scopriva di aver fatto bene.
Qualcosa di analogo è successo a me: quante volte scrivo che mi sentivo di fare (o non fare) questo o quello e che mi fidavo della mia intuizione?
Io credo possa essere una regola generale per i tipi MBTI: l’uso della funzione repressa avviene attraverso quella secondaria (del resto la funzione dominante è in opposizione a quella repressa ed è verosimile che non possa essere usata per questo scopo).
Conclusione: Il libro di Keynes, essendo breve, è quasi finito: la parte attuale è noiosa ma spero che ci sia un riepilogo con le sue previsioni su quali saranno le “conseguenze della pace”!
Il libro di Rogers invece è bello massiccio e ancora devo decidere se mi va di leggerlo: come stabilito ne leggerò anche il prossimo capitolo prima di decidere…
alla prima stazione
1 ora fa
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