Anche oggi sono stato a Pisa ma i pezzi sui miei appunti di viaggio (*1) stanno diventando un po’ ripetitivi e ho quindi deciso di scrivere qualcosa di un po’ più impegnativo: ero quindi incerto fra qualche commento al libro di Reich o a quello di Mini. Siccome però è già un paio di volte che gli "do buca" stavolta opto per “Che guerra sarà” di Fabio Mini.
Nel corso del tempo avevo accumulato parecchio materiale da commentare: ma non voglio riproporre tutte le mie annotazioni: mi occorrerebbe troppo tempo, verrebbe un pezzo lungo e noioso e io mi stresserei inutilmente. Semplicemente mi limiterò alle ultime 5-6 pagine: tanto per dare l’idea di cosa tratta il libro e quale sia il punto di vista del suo autore.
Il sottocapitolo 2.2 è intitolato il “nazionalismo nostalgico” che, nella sostanza, va a sovrapporsi col “mio” populismo sovranista ([E] 13.4). Secondo la mia teoria i populismi sono la reazione democratica al tradimento sempre più evidente dei partiti sistemici: essi possono essere reali o apparenti e avere delle colorazioni ideologiche superficiali fra cui pongo, appunto, il populismo sovranista e quello ecologista.
Vediamo invece cosa scrive Mini: «Il risveglio dei nazionalismi più o meno nostalgici è una delle conseguenze più importanti della globalizzazione che ha tentato di forzare le barriere nazionali portando nella società e nella politica i metodi di razzia applicati nella finanza. […] Ed è la reazione alle istituzioni supernazionali da essi stessi volute, come le Nazioni Unite, la Nato e l’Unione Europea che hanno tradito il principio di parità fra i membri soffocando e umiliando le nazionalità.» (*2)
Insomma, in estrema sintesi: “Populismo = reazione a tradimento”.
Poi, chiaramente, l’autore non approfondisce questo concetto e passa ad altro: da questo punto di vista la mia teoria è molto più articolata e chiarisce i vari passaggi intermedi che qui sono appena intuibili da vaghi accenni.
«Mentre Russia e Cina hanno bisogno di tempo per prepararsi a un confronto diretto [contro gli USA] con qualche chance di sopravvivenza, gli Stati Uniti devono far presto per impedire che raggiungano la parità. E non vedono metodi alternativi alla guerra.» (*3)
Previsione incredibilmente accurata, no?! E, lo ricordo, questo libro è stato scritto nel 2017, non il mese scorso col senno di poi!
Subito dopo l’autore spiega che se si verificassero più conflitti contemporaneamente in scacchieri diversi gli USA dovrebbero scegliere a quale dedicarsi. “Fortunatamente” al momento di guerre c’è “solo” quella in Ucraina ma ricordate Taiwan? Ebbene gli USA avevano promesso all’isola l’invio di vario materiale bellico, come mezzo di dissuasione nei confronti della Cina, fra cui i famigerati missili anticarro Javelin: ebbene, siccome tali armi sono state inviate in gran numero in Ucraina, e anche le scorte USA sono limitate, allora l’intero programma di aiuti a Taiwan è stato rinviato di un paio di anni. Insomma anche in questo caso mi sembra si possa dire che Mini era assolutamente nel giusto.
Sempre Mini: «Per l’Europa si presentano due alternative: diventare una periferia degradata rientrando nella sfera di influenza russo-cinese o in quella della potenza oceanica americana. Oppure ergersi a potenza indipendente ed equilibratrice rispetto ai due blocchi o alle tre grandi potenze.» (*4)
Ho voluto includere questo frammento per far capire cosa si intende quando si ragiona di geopolitica: ma mi pare evidente che la scelta è già stata fatta: l’Europa è avviata a diventare una colonia impoverita degli USA.
Se devo essere onesto questo era a mio avviso inevitabile: l’UE non è unita e manca quindi della capacità di coordinare decisioni strategiche (per non dire tattiche) in tempi brevi: è quindi condannata alla sostanziale passività ([E] 16.4) col risultato di andare al rimorchio degli USA ([E] 15.3) anche quando il presidente americano, come adesso con Biden, non è in grado di fare il bene del proprio paese e ancor meno quindi dell’Europa...
Devo anche aggiungere che Mini aveva inserito il paragrafo nel contesto di quella che avrebbe dovuto essere la strategia russa di incunearsi fra USA e UE: e infatti anche per prevenire questo “pericolo” gli USA hanno provocato la guerra in Ucraina (v. Altra lettura della crisi Russia-Ucraina-NATO (USA) del 24 febbraio).
Conclusione: per adesso mi trovo in grande sintonia con l’interpretazione geopolitica di Mini: ovviamente la mia visione, basata sulla teoria dell’Epitome, è molto più completa e profonda. Comunque anche i “dettagli” evidenziati dall’autore grazie alle sue competenze e conoscenze arricchiscono notevolmente la mia comprensione di specifici equilibri politico/militari.
Nota (*1): comunque ho trasferito i mia appunti “mentali” su un archivio quindi se/quando mi verrà voglia di scriverne potrò farlo senza dimenticare niente…
Nota (*2): tratto da “Che guerra sarà” di Fabio Mini, (E.) Il Mulino, 2017, pag. 64.
Nota (*3): ibidem, pag. 66.
Nota (*4): ibidem, pag. 69.
alla prima stazione
1 ora fa
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