Ieri la mia memoria mi ha dato una piccola soddisfazione.
Un’amica mi spiegava quali fossero secondo lei i quattro elementi chiave per combattere il razzismo. Mi aveva scritto: «1) rispetto 2) tolleranza perché a volte è difficile 3) stessi diritti e stesse opportunità 4) non sentirsi superiori o inferiori»
I punti 1 e 2 sono piuttosto evidenti e c’è poco da aggiungere ma i due seguenti, soprattutto il quarto, li trovo molto interessanti.
Il quarto soprattutto mi pare piuttosto controintuitivo: cioè d’accordo sul non sentirsi superiori ma che c’entra il non sentirsi inferiori?
Qualcosa è però scattato nella mia memoria: ho iniziato a ricordare un concetto analogo ma non i dettagli. Ricordavo di aver letto dei principi utili a combattere il razzismo e di aver pensato però che nella nostra società, nel presunto modello di “integrazione”, italiano non fossero rispettati. Probabilmente avevo anche pensato di scriverci un pezzo senza però farne di nulla…
Mi sembrava però un concetto che poteva essere utile alla mia amica anche solo perché potesse confrontarlo con la propria intuizione: così ho deciso di provare a ritrovare la citazione esatta che avevo in mente. Inizialmente avevo il dubbio di averne letto dei riferimenti in Radici psicologiche della diseguaglianza ma i tempi non mi tornavano: era qualcosa che avevo letto anni fa, non settimane o mesi.
Così ho provato a cercare sul mio ghiribizzo: al marcatore “razzismo” ho pochissimo materiale così ho cercato in “immigrazione”. Ho controllato un paio di pezzi senza trovarvi niente di utile ma poi ho riletto L’orizzonte (48) del razzismo (del 15 agosto 2018).
Nella seconda parte di questo pezzo viene citato un certo Robert Putnam (in verità sconosciuto a me che sono ignorante ma sulla sua pagina Wikipedia ho scoperto che è il terzo ricercatore più citato nei corsi di sociologia/politica!): in particolare una sua ricerca secondo la quale maggiore è la diversità in una comunità e minore è la fiducia fra e all’interno dei diversi gruppi etnici. Un risultato molto negativo e in contrasto con la cosiddetta teoria dell’Ipotesi del contatto secondo la quale, sotto specifiche condizioni, il contatto/cooperazione fra maggioranza e minoranze sociale porta a una riduzioni dei relativi pregiudizi.
E quali sono queste condizioni?
Copio e incollo dalla relativa pagina di Wikipedia (questa: Ipotesi del contatto)
«- Equal status. Both groups must engage equally in the relationship. Members of the group should have similar backgrounds, qualities, and characteristics. Differences in academic backgrounds, wealth, skill, or experiences should be minimized if these qualities will influence perceptions of prestige and rank in the group.
- Common goals. Both groups must work on a problem/task and share this as a common goal, sometimes called a superordinate goal, a goal that can only be attained if the members of two or more groups work together by pooling their efforts and resources.
- Intergroup cooperation. Both groups must work together for their common goals without competition. Groups need to work together in the pursuit of common goals.
- Support of authorities, law or customs. Both groups must acknowledge some authority that supports the contact and interactions between the groups. The contact should encourage friendly, helpful, egalitarian attitudes and condemn ingroup-outgroup comparisons.»
Soprattutto il primo punto (“Equal status”) mi sembra corrisponda, ovviamente ampliandolo e specificandolo maggiormente, al quarto fattore proposto dalla mia amica.
Aggiungo solo di sfuggita che non mi pare che nessuno di questi quattro principi sia pienamente adottato nella società italiana. Da noi in realtà manca qualunque tipo di strategia: si lascia tutto all’improvvisazione e, anzi, si nega che esista il problema.
Per me i motivi di interesse sono due: il primo è che mi sono ricordato, a praticamente due anni di distanza, di qualcosa che avevo letto solo di sfuggita; il secondo è come sono riuscito a ricostruire i passaggi dettati dalla mia curiosità per ritrovare il passaggio che mi interessava.
Del resto ormai ho capito che è così che funziona il mio cervello: tendo a ricordare tutto ciò che ritengo curioso/interessante in maniera passiva (non avevo un ricordo cosciente di queste condizioni) ma appena mi imbatto in qualcosa di analogo subito ricollego tutto insieme. Vedi, per esempio, qualche giorno fa quando ho messo in relazione una frase della professoressa Freeman con qualcosa che lessi di Tocqueville ormai 5 anni fa. Beh, in questo caso ci scrissi anche un pezzo su questo ghiribizzo che, come mi pare di aver già spiegato, aiuta la mia memoria: I giudici USA.
Conclusione: beh, forse un pezzo un po’ troppo autocelebrativo comunque l’ipotesi del contatto è interessante di per sé.
alla prima stazione
1 ora fa
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