Anni fa, non ricordo se una zia o un’amica, qualcuno mi fece un’osservazione che da allora rimase a vagolare nel mio cervello. Un’idea alla quale avevo associato il marcatore “su questa devo riflettere” ma che, avendo una bassa priorità, rimandavo e dimenticavo.
La frase era qualcosa del tipo “non dovresti leggere dei libri vecchi” sottintendendo che alcune idee erano superate e che opere più recenti sarebbero state più complete.
Sicuramente in questa osservazione c’è del merito: è vero sia che i vecchi saggi hanno idee superate sia che altre opere più recenti siano più ampie e aggiornate.
I motivi per cui mi ostino nelle mie letture sono altri.
Se leggo un vecchio classico so di stare leggendo, appunto, un classico mentre lo stesso non si può dire per un libro/autore che non abbia superato la prova del tempo.
La cultura poi si basa sulla stratificazione del sapere: conoscere le basi è quindi utile per capire meglio le idee più recenti.
Poi c’è un semplice motivo di opportunità: spesso si tratta di libri che ho già in libreria: posso quindi provare a leggerli e, se non mi piacciono, abbandonarli dopo qualche pagina. E se invece mi piacciano perché non finirli?
Il motivo più profondo è però un altro: cosa mi dà la lettura di un autore?
Per Plutarco la conoscenza non è un secchio da riempire ma un fuoco da accendere: condivido in pieno.
La lettura mi dà degli spunti, delle idee, che mi colpiscono e che assorbo: a mia volta poi li riadopero per arrivare a nuovi concetti e teorie. La lettura, almeno nel mio caso, non è un processo passivo in cui mi limito a memorizzare ciò che afferma l’autore. Chi mi segue lo sa: spesso quando commento un libro letto ne evidenzio anche i passaggi che non mi hanno convinto. La mia è quindi una lettura attiva, piuttosto lenta infatti, in cui rimugino continuamente sul pensiero dell’autore.
Ma vi dirò di più, e questo è anche un esempio concreto di ciò che intendo per “far mia” un’idea altrui, John Stuart Mills nel suo difendere la libertà di opinione usa un argomento fondamentale e apparentemente paradossale: anche le idee che si sanno essere sbagliate sono utili (e quindi non andrebbero censurate) perché, per esempio, permettono di evidenziare e comprendere meglio la verità: ecco io credo che anche nei vecchi classici, che dopotutto sono delle forme di espressione, anche dai loro passaggi più vieti e superati è possibile imparare molto. Più volte ho avuto intuizioni brillanti rendendomi conto dei fattori che hanno condotto a un errore di valutazione una grande mente del passato.
Quindi sì, il fatto che un vecchio libro non sia aggiornato alle ultime novità della materia che tratta è certamente un difetto ma, contemporaneamente, soprattutto per chi legge in maniera attiva e propositiva, è anche un vantaggio.
Fatta questa lunga premessa oggi volevo proporre ai miei lettori una citazione, tratta da Common Sense di Thomas Paine del 1776 (*1): opuscolo ormai vecchio di quasi 250 anni e quindi una lettura obsoleta e inutile stando alla mia amica/zia, giusto?
Beh, cosa ne pensate di questa citazione da me tradotta dall’inglese:
«La necessità immediata rende facili molte decisioni che però, se prolungate nel tempo, degenererebbero in oppressione. La convenienza e il diritto sono cose differenti.»
Solo io leggo in queste parole una certa attualità con la situazione politica italiana? Per la precisione col desiderio del primo ministro di prorogare lo stato di emergenza sanitaria?
Poi, chiaro, si può pensare che Thomas Paine sia un cretino imparruccato di altri tempi: sicuramente re Giorgio III e l’Inghilterra tutta la pensavano così. Poi però la storia ha dato ragione a Paine e molte delle sue previsioni (alcune davvero notevoli) si sono realizzate in pieno.
Conclusione: fra un classico e il best seller del momento è cento volte più istruttivo il primo...
Rileggendo questo pezzo mi è tornato in mente un proverbio russo: "Il vecchio che non si conosce ci appare come se fosse nuovo". Banale ma vero.
Altro finale (pensato in seconda lettura): il Common sense ci suggerisce di leggere i libri buoni!
Nota (*1): poi ho deciso di leggerlo (l’aveva presentato la professoressa Freeman nel corso sulla rivoluzione americana) e ieri l’ho finito. Probabilmente ci scriverò un pezzo: ci sarebbero molte cose interessanti da evidenziare...
alla prima stazione
1 ora fa
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