[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 0.1.1). In particolare il capitolo 7.
Da qualche settimana ho un nuovo libro da bagno: La congiura dei baroni – del Regno di Napoli contra il re Ferdinando I di Camillo Porzio, Biblioteca Universale Rizzoli, 1965.
Camillo Porzio fu uno storico napoletano del XVI secolo e gli eventi trattati sono della fine del secolo precedente (1485-1486). Non è una lettura facilissima: non tanto per il linguaggio quanto per lo stile: almeno io faccio fatica a riconoscere (solita dislessia) tutti i nomi e i luoghi citati e così, anche perché leggo un capitolo per “seduta”, tendo a confondere parecchi dettagli minori. Nel complesso però un libro abbastanza interessante di cui probabilmente scriverò una volta terminatane la lettura.
Oggi infatti voglio limitarmi a uno specifico capitolo, il 33° del secondo libro, che invece è molto interessante e che, comunque, mi ha dato degli spunti che mi hanno portato a riflettere e a scoprire diverse curiosità.
Il capitolo è infatti avulso dal resto del testo e fa invece delle considerazioni sulla tecnica militare del tempo.
Il punto di partenza della divagazione di Porzio è che gli eserciti del XV secolo erano molti diversi da quelli del XVI: la differenza sostanziale è che nel XV secolo il fulcro dell'esercito sono ancora i cavalieri in armatura; la fanteria è sì presente ma ha solo una funzione di rincalzo come l'occupazione dei luoghi conquistati: in uno scontro aperto fra cavalieri e fanti i primi, se non sono enormemente soverchiati dal numero, hanno facilmente la meglio.
Ma cosa cambia nel XVI secolo? Innanzi tutto la sempre maggior diffusione delle armi da fuoco come gli archibugi ma, soprattutto il ritorno in auge della picca: in pratica delle lance lunghissime (fino a 7 metri!) con le quali anche una fanteria non particolarmente addestrata era in grado di fermare una carica della cavalleria.
E qui la cosa si fa interessante: mi è subito tornata a mente la falange macedone e mi sono quindi chiesto il motivo per cui queste picche, se erano così efficaci, perché fossero cadute in disuso.
Così ho cercato su Wikipedia (v. Picca) e la risposta dimostra che i giochi per calcolatore talvolta non sono proprio inutili!
In “Rome Total War”, un gioco di strategia/tattica ambientato nell'antichità, è possibile simulare battaglie fra eserciti composti da diverse unità fra le quali è presente anche la falange macedone. Anche nel gioco attaccare frontalmente una falange con una carica della cavalleria è un suicidio e, similmente, anche con della normale fanteria. La soluzione per sconfiggere la falange è sfruttarne la scarsa manovrabilità e lentezza: ovvero attaccarla di lato o sul retro e bersagliarla di frecce evitando lo scontro diretto. Questo nel gioco.
Wikipedia non si dilunga e si limita a dire che la falange greca era stata più volta decisamente sconfitta dalla legione romana a causa della sua maggiore manovrabilità che suppongo significhi, proprio come nel gioco, attaccarla non frontalmente e colpirla con le frecce.
Evidentemente nel medioevo si era poi persa la memoria della picca fino alla sua riscoperta da parte degli svizzeri nel XV secolo. L'uso della picca da parte degli eserciti svizzeri ci dà un esempio chiarissimo di quello che ho definito l'effetto di omogeneizzazione ([E] 7.3): i mercenari svizzeri divennero richiestissimi e diffusero così l'uso della picca nel resto d'Europa. Ad esempio l'impero istituì il corpo dei lanzichenecchi, anch'essi armati di picca e che combattevano con tecniche simile a quelle dei mercenari svizzeri. E nel giro di un secolo le picche portarono alla fine degli eserciti basati precipuamente sulla cavalleria pesante.
E qual era il limite delle picche? La scarsa manovrabilità e la vulnerabilità (dovendo muoversi a ranghi compatti per essere efficaci) alle armi da fuoco: quando si dice che la storia si ripete!
Poi Porzio illustra anche le debolezze della cavalleria pesante: il peso dell'armatura sia di cavaliere che cavallo era tale che entrambi, uomo e animale, avevano bisogno di molto cibo; e se il cavallo scivolava allora il cavaliere diveniva estremamente vulnerabile una volta caduto.
Secondo Porzio queste sono le ragioni per cui gli eserciti non combattevano d'inverno! Sicuramente in parte ha ragione ma io credo che il problema principale fosse logistico di approvvigionamento: in caso di necessità non era possibile razziare le campagne mentre le riserve di cibo erano probabilmente ben protette...
Infine un paio di curiosità: sempre secondo wikipedia (non confermato da Treccani.it: Impiccare) l'etimologia di “impiccare” deriva dall'usanza di infilzare sulle picche, tenendola poi ben in alto, le teste dei nemici sconfitti!
Più volte poi ho scritto di come studio, per mantenere esercitata la memoria, le parole che incontro nei libri che leggo e che non conosco. In genere è un esercizio fine a se stesso ma talvolta mi dà anche delle piccole soddisfazioni. Porzio scrive «Sì mal condizionati uomini d'armi [con “uomini d'armi” si intendono specificatamente i cavalieri] distinguevansi in isquadre, i cui capi non capitani, come oggidì (questa sol era dignità del generale) ma contestabili si chiamavano...»
Ecco fra le varie parole che ho imparato a memoria c'è conestabile di cui riporto la definizione che ho memorizzato (dal sito della Traccani.it), ovviamente senza rileggerla: inizialmente il conestabile era il comandante delle stalle dell'imperatore d'oriente; con tale significato il termine fu adottato dai franchi; già con i capetingi andò a indicare un comandante di alto rango; in seguito divenne, in Francia, il titolo del comandante in capo di tutto l'esercito; in Inghilterra era invece un funzionario militare con anche mansioni di polizia presso la popolazione civile; negli USA è tuttora usato in alcune contee per indicare lo sceriffo.” (*1)
Per questo il termine “contestabile” usato da Porzio mi è sembrato familiare e facilmente comprensibile: come detto si tratta di piccole soddisfazioni...
Conclusione: ho avuto la tentazione di fare una digressione su alani, sarmati, unni, arcieri inglesi, cavalieri francesi, arco lungo e arco composito ma la rimando a un altro pezzo... o forse no!
Nota (*1): dalla definizione della Treccani.it (v. conestabile) mi ero dimenticato (come sempre del resto) il passaggio “con i carolingi passò a indicare un comandante militare” (magari questa è la volta buona che l'imparo!) mentre la data 1869 me la ricordavo ma non l'ho scritta perché temevo di confondermi...
giovedì 23 marzo 2017
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