Una decina di giorni fa ho scritto L'euro assassino nel quale, nell'esempio di contesto economico che incide sul costo di produzione, rimasi piuttosto sul vago.
Il motivo è che, non essendo un economista né avendo mai studiato tale disciplina, ho solo un'idea intuitiva su cosa possa essere di preciso tale contesto: le tasse, il costo del lavoro (con annessa maggiore o minore flessibilità), dell'energia, delle materie prime, del trasporto, dei servizi, magari la criminalità (immagino estorsioni), costo della politica (tangenti per ottenere appalti), burocrazia (sia in termini di costi che di tempo), costo di particolari regole su come produrre (magari per motivi ecologici o per la tutela della salute), la legislazione in genere, il tempo che occorre per essere pagati dagli enti pubblici, il tempo (e il costo) che occorre per ottenere giustizia... bo, non so... immagino che ci sia una letteratura immensa sull'argomento...
Comunque la conclusione di quel mio pezzo fu che l'imprenditore italiano e tedesco (presi come esempi, ma lo stesso concetto si applica a più paesi della EU) non competono alla pari, acume affaristico contro acume affaristico, ma, al 90%, dipende dal particolare contesto economico. Il cambio variabile fra le rispettive valute nazionali permetteva di riequilibrare automaticamente queste differenze ma con l'euro ciò non è più possibile: da cui l'inevitabile declino dell'economia italiana.
In altre parole assolvevo l'imprenditore italiano in quanto costretto a competere non alla pari, ma in una situazione di grande svantaggio, con il suo omologo tedesco.
Da cui la riflessione: d'accordo assolvere l'imprenditore italiano ma l'italiano è meritevole di altrettanta clemenza? Dopotutto il sistema di un paese non viene determinato dai suoi cittadini? Non sono gli italiani che hanno votato i politici che hanno, nel corso dei decenni, costruito l'attuale “sistema” italiano? Dopotutto la morale di un paese non dipende direttamente da quella dei suoi abitanti? Quindi, se anche il singolo non ha colpe, si può dire lo stesso per l'intera popolazione?
Così ho seguito questa linea di pensiero che mi sembrava interessante.
Per semplicità ho fatto anche un'ipotesi molto forte ma necessaria come premessa di partenza: tutte le popolazioni, per natura, sarebbero uguali.
Con “tutte le popolazioni” non intendo i singoli individui (*1) ma le intere popolazioni: l'idea è che se prendiamo cento bambini tedeschi, italiani o somali, e li alleviamo allo stesso modo, alla fine otterremo le stesse percentuali di persone oneste, manigoldi, generosi, ipocriti etc...
Senza questa ipotesi infatti tutto si ridurrebbe a un “è nella natura degli italiani/tedeschi comportarsi così...”
Ma se le popolazioni sono naturalmente uguali (nel senso indicato sopra) allora cosa ha generato "sistemi" così diversi?
La prima risposta che viene in mente è la “storia”: ma in realtà così non si fa che spostare in un nebuloso passato le origini delle diversità senza però spiegare come si siano potute effettivamente differenziare. Certo alla fine la storia, nel suo complesso, introduce un reale elemento di casualità nel definire il carattere di un popolo ma, come se fosse la risultante delle forze di un moto browniano, alla fine il suo effetto complessivo dovrebbe essere nullo o, comunque, non troppo significativo.
Ammetto fin da ora che non ho una risposta definitiva a questo quesito ma solo un'idea che mi pare meritevole di essere menzionata e, forse, approfondita maggiormente.
Prima però una piccola esperienza personale.
In Olanda se una giornata è grigia, cupa e ventosa ma senza pioggia allora essa è considerata una bella giornata. Quando lo seppi, inizialmente rimasi perplesso e scettico: pensai che se non c'è il sole che splende luminoso una giornata non si può dire bella...
Eppure, dopo forse appena un paio di anni, anch'io mi ritrovai la mattina a guardare il cielo grigio e nuvoloso pensando “Non piove: è una bella giornata...”
L'origine di questa sensazione è banalmente il clima olandese: se cinque giorni alla settimana piove allora i due rimanenti ti sembrano belli (sole o non sole).
Alcune conseguenze: piovendo così spesso le persone non si curano della pioggerellina sottile così comune e l'affrontano senza ombrello né cappelli. Le mamme, anche quando piove, mandano tranquillamente i bambini in bicicletta a scuola senza preoccuparsi se questi si bagnano.
Lessi un divertente libretto dove un italiano raccontava la sua esperienza di vita in Olanda: in palestra, dopo essersi allenato e aver fatto la doccia, il tizio era solito pettinarsi i capelli e asciugarli col fon con estrema cura: solo dopo qualche tempo scoprì che gli altri uomini pensavano che fosse omosessuale!
Domanda: se le mamme olandesi non si peritano di far uscire con la pioggia i propri figli a capo scoperto, saranno altrettanto prive di ansia verso altre situazioni?
Tornando alla mia domanda iniziale io credo che un elemento non secondario nel formare il carattere di un popolo possa essere il clima della regione in cui vive.
Una natura severa spinge a una maggiore collaborazione i suoi abitanti: tutti rispettano le regole perché ne va della loro sopravvivenza. E questo causa anche un maggiore rigore morale sia nel giudizio sugli altri (politici compresi) che nella giustizia.
Cosa può succedere a un italiano che rimane con l'auto senza benzina in una località isolata d'inverno? Nell'ipotesi peggiore passerà una notte in bianco.
Ma un finlandese, nella stessa situazione, rischia seriamente di finire assiderato visto che la temperatura può scendere a livelli polari.
È facile immaginarsi che, nella situazione precedente, se in Italia un'altra macchina passasse vicino a quella in panne probabilmente non solo non si fermerebbe per chiedere se c'è bisogno di assistenza ma, forse, fingerebbe di non vedere anche di fronte a un'esplicita richiesta d'aiuto. Sono invece convinto che nella stessa situazione, in Finlandia, chiunque veda una macchina ferma sul ciglio di una strada poco frequentata vada immediatamente a informarsi se ci sono problemi: magari è addirittura un obbligo esplicito del codice della strada finlandese. La vera origine di tale comportamento non sarebbe però la legge ma la natura del luogo.
Conclusione: mi pare un'ipotesi interessante, no?
Nota (*1): l'esperienza quotidiana ci dimostra che siamo tutti diversi!
venerdì 3 marzo 2017
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