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domenica 24 marzo 2024

Curioso e umile?

La domanda di oggi (vedremo poi perché) è: sono curioso e umile?

Beh, di sicuro sono curioso: non di tutto però. Non mi interessano le questioni personali e o quelle che non mi sembrano abbastanza generali. Per questo, per esempio, seguo poco o nulla la politica italiana. Oramai mi sono reso conto che le questioni importanti vengono decide altrove. Oppure ho saputo che Fedez e Ferragni si sono lasciati solo perché ho visto il relativo meme sul canale su Twitter di “Le frasi di Osho”. Mi incuriosiscono le grandi questioni, le grandi domande: la storia, la geopolitica, la filosofia, la religione e simili. Meno il quotidiano concreto e più il teorico astratto.
Mio padre ha, per esempio, la curiosità che lo spinge a sbirciare quello che fanno in un cantiere (anche prima di divenire pensionato!) mentre a me non interessa per niente. Oppure lui da piccolo lo chiamavano il “questorino” perché si infischiava dei fatti altrui: nonostante fosse il più giovane di tre fratelli fu lui a scoprire che il più anziano (lo zio Gip) era nato prima che i miei nonni si sposassero. A me invece queste cose non interessano…

Per l’umiltà invece sono molto più incerto. Di sicuro ne avrò già scritto in passato ma proviamo a mettere dei punti fermi e poi, spero, trarre delle conclusioni.
1. ho un’alta opinione di me.
2. do per scontato che gli altri abbiano una bassa opinione di me.
3. nutro scetticismo sulle mie idee/teorie.
4. periodicamente mi viene da chiedermi se ho ragione o se mi sbaglio su qualcosa.
5. ritengo di avere un’educazione superiore alla media ma di essere comunque sostanzialmente ignorante.

Uhm… il punto 1 temo che sia all’antitesi dell’umiltà: a mia difesa posso dire di non essere nato così ma di esserlo diventato nel tempo, facendomi un’idea più precisa dell’uomo comune. Per la precisione la mia opinione di me stesso migliorò molto quando andai a lavorare all’ESA: da sempre ero convinto che ci lavorassero solo geni o roba del genere e invece mi resi conto che l’intelligenza media era solo un po’ superiore alla media…
Il punto 2 non credo che abbia niente a che vedere con l’umiltà: è solo la constatazione che vengo facilmente sottovalutato da chi mi giudica con un’occhiata. E talvolta mi è stato pure confermato.
Il terzo punto mi pare invece che indichi umiltà; soprattutto del tipo intellettuale. Io sono scisso dalle mie idee: non ho problemi ad ammettere di essere in errore dato che io non sono le mie idee. Un po’ è la natura del mio tipo psicologico (introverso e INTP in particolare) e un po’ forse il mio passato di scacchista: giocando a scacchi è inevitabile rendersi conto che le nostre idee e teorie possono essere errate. Dal gioco alla vita reale il passo è lungo ma non lunghissimo.
Il punto 4 potrebbe essere segno sia di insicurezza che di umiltà: probabilmente di entrambi. Comunque da qualche parte ho letto che anche questo atteggiamento è tipico degli INTP.
Il punto 5 direi che sia neutro: grazie a una discreta memoria mi rendo conto di aver accumulato una buona quantità di concetti. Pur non avendo letto molto ricordo gran parte delle idee significative e sono in grado di usarle in contesti diversi e di combinarle fra loro piuttosto creativamente.
Contemporaneamente sono assolutamente consapevole di essere ignorante perché ho conosciuto una persona veramente istruita (il solito zio Gip) che mi ha dato il senso di cosa sia il sapere.
Quindi che dire, nel complesso, scartando il punto 2, sono per tre parti umile e per una superbo: diciamo quindi che, grosso modo, sono umile al 75%!
Insomma sicuramente ci sono persone più umili di me ma, probabilmente, sono a mia volta un po’ più umile della media…

Perché questa domanda?
Beh guardando i video suggeritimi da YouTube ne ho visto uno molto carino, con disegni coloratissimi, su Kant. Vi ho ritrovato, resi chiarissimi, i concetti più importanti di tale filosofo: The ONE RULE for LIFE - Immanuel Kant's Moral Philosophy - Mark Manson
Vabbè, questo è per chi fosse curioso! In realtà poi ho voluto vedere un altro video dello stesso canale: Why Smart People Believe Stupid Things

Ed è qui che i nodi sono venuti al pettine!
Normalmente si pensa che gli stupidi e ignoranti siano le persone che tendano a credere con più fermezza a specifici pregiudizi o idee in genere.
Invece, secondo numerose ricerche psicologiche, risulta che proprio le persone più intelligenti tendono avere le convinzioni più nette e decise, anche quando si tratta di illusioni o pregiudizi.
In realtà se definiamo l’intelligenza come la capacità di raggiungere un obiettivo allora è evidente che essa non ci dica niente sulla bontà o meglio sulla correttezza dell'obiettivo stesso.

Da un punto di vista evolutivo l’uomo è portato a condividere con il resto della società le cosiddette FIB (ovvero le Credenze Irrazionali ma alla Moda) perché tale adesione al comune sentire ha un forte ritorno sociale, cioè è socialmente vantaggioso essere conformisti.
Chiaramente anche qui entra in ballo la dissonanza cognitiva (*1): alle persone non piace fingere di credere in qualcosa che sanno falso e questo porta a un meccanismo in cui si cerca di giustificare razionalmente anche le credenze più assurde.
Ecco quindi che le persone più intelligenti sono anche quelle più abili nello sfruttare la propria intelligenza per convincersi della correttezza delle proprie idee anche se queste sono irrazionali (*2).

Vi è poi una corposa parte centrale del video contro il “wokismo” (spero che UUiC la veda perché vale la pena!) e infine si torna sull’argomento di partenza.
Il tubatore si chiede: se proprio le persone intelligenti sono particolarmente colpite da questo fenomeno cosa può allora fare una persona intelligente per evitarlo?
È infatti facile vedere i pregiudizi negli altri ma è difficilissimo riconoscerli nel proprio pensiero.
Paradossalmente educare ai trucchi della disinformazione non aiuta quanto si potrebbe pensare: la persona intelligente penserà che tali trucchi sono usati nelle informazioni che non condivide. Analogamente insegnare la logica può portare a un suo uso selettivo…

Innanzi tutto bisogna entrare nell’ottica di usare la propria intelligenza non per difendere le proprie idee ma in quella di raggiungere la verità: quando si legge un’opinione che non ci piace non si dovrebbe partire dal cercarne gli errori ma dal trovare cosa vi possa essere di vero.
Ma questo è facile a dirsi ma molto difficile da realizzarsi (in verità vi vedo molta dell’accettazione tanto cara a Rogers: è possibile quindi che con molta pazienza e costanza si possa raggiungere questo stato mentale).

Caratteristiche più semplici che portano all’obiettivo di ricercare la verità sono la curiosità e l’umiltà.
La curiosità è qui intesa come voglia di sapere sempre di più e, soprattutto, di riempire gli spazi vuoti fra ciò che già conosciamo. L’ignorante non sarà curioso di sapere perché sa troppo poco; chi già sa molto potrebbe invece credere di sapere già tutto.
L’umiltà è invece fondamentale per ammettere i propri errori e, quindi, riconoscere una nuova verità. Soprattutto chi costruisce la propria identità sull’essere un bravo dibattitore avrà grandi difficoltà ad ammettere di avere torto.
Per questo sarebbe bene pensare a se stessi come a persone “volenterose d’imparare”: in questo modo quando ci si rende conto di essere in errore lo si accetta con la consolazione di aver imparato qualcosa di nuovo. Di nuovo gli scacchi aiutano in questo senso: non per niente si usa dire che si impara di più dalle sconfitte che dalle vittorie.

L’umiltà e la curiosità sono quindi le caratteristiche principali del ricercatore di verità. La curiosità rende umili perché porta rendersi conto di quanto poco si sappia; l’umiltà ad ammettere la necessità di essere curiosi per saperne di più.

In altre parole questo tipo di oggettività, il riconoscere il vero e l’ammettere l’errore, non dipende tanto dall’intelligenza quanto dal carattere.
Bella e appropriata la citazione finale di Mark Twain «È più facile ingannare le persone che convincerle d’essere state ingannate». Mi pare molto vero!

Conclusione: bel video di cui consiglio fortemente la visione (dura appena 15 minuti). Anche la parte sul “wokismo” di cui non ho scritto è decisamente interessante… e forse volutamente “nascosta” dato che lo critica fortemente...

Nota (*1): il video parla di “Identity Protective Cognition” ma l’essenza mi pare quella della dissonanza cognitiva più, volendo, la protezione della propria autostima.
Nota (*2): non ho difficoltà a crederlo: quando molti anni fa feci l’errore di innamorarmi riuscivo a elaborare teorie complicatissime che, nonostante le prove contrarie, dimostravano che ero ricambiato!

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