Pezzo che ho sostanzialmente scritto ieri: poi non mi piaceva, l’ho letto, corretto e modificato. Ora ha una forma un po’ diversa rispetto alla mia idea iniziale ma, insomma, non mi pare valga la pena spendere N ore cercando la forma migliore per qualcosa che leggeranno poche dozzine di persone: senza offesa! Quindi ora almeno sapete perché questo pezzo ha una costruzione un po’ strana.
L’idea odierna è di iniziare a scrivere un pezzo basandomi su un vago obiettivo che ho in mente e sfruttando uno spunto di riflessione involontariamente fornitomi da mio padre.
Ieri infatti sono stato a trovarlo e gli ho fatto leggere il pezzo Un (verde) passo nella dittatura.
Prevedibilmente (lo conosco bene) mi ha detto che ho esagerato e che, sostanzialmente, non so cosa sia una dittatura. Ora è difficile fare discorsi articolati con lui quindi non so se ci fosse stato uno o più passaggi del mio ragionamento che ritenesse errati (*1).
Nel complesso credo che lo scetticismo di mio padre non sia dovuto a una particolare proposizione intermedia ma semplicemente alla mia conclusione finale, ovvero che stiamo entrando in una dittatura. Non accettando questo risultato (del resto vi si oppongono numerosi limiti umani) lo nega senza però essere in grado di dirmi dove sia l’errore nella mia logica. Il 95% delle persone ragiona così: non trovandosi d’accordo con una mia conclusione presumono semplicemente che ci sia un errore da qualche parte nel mio ragionamento senza però preoccuparsi di individuarlo (*2), si accontentano cioè di darlo per scontato.
Resta però un punto interessante nell’obiezione paterna: che cosa è una dittatura?
Voglio prima provare a rispondere a questa domanda mettendomi nei panni di mio padre: io credo che lui si immagini una dittatura sul modello fascista e, in particolare, con la sua violenza: manganelli e olio di ricino. Sospensione della parvenza democratica (no elezioni, no sindacati, messa al bando di ogni opposizione), censura, arresti di oppositori, discriminazioni per razza o religione etc.
Io sono invece molto più astratto nella mia idea di dittatura: per me il suo elemento saliente è la limitazione arbitraria della libertà individuale e il meccanismo con cui cerca di perpetuare il proprio potere.
Ma la visione di mio padre è molto istruttiva. Già nel pezzo L’origine della dittatura spiego che la dittatura non avrà una forma già nota: sarebbe troppo facile riconoscerla e la maggioranza delle persone si opporrebbe a essa. Approfondii questo concetto in Il pericolo nascosto, sempre del gennaio 2016. Mi cito: «[…] l'uomo moderno non è immune alla dittatura ma è protetto solo da alcune specifiche forme che saprebbe riconoscere: quelle che esaltano gli ideali di nazione e di razza.
Ideologie sotto forme diverse, che non si basino sugli ideali di “nazione e razza”, magari propugnati non da specifiche forze politiche, e che magari non sembrano neppure delle ideologie, potrebbero essere considerate innocue o forse addirittura semplicemente ignorate dalla maggior parte della popolazione.»
Il senso più generale di questi paragrafi è che la dittatura evolverà nel tempo: i suoi dettagli cambieranno. Quello che rimarrà sarà l’essenza, ovvero la privazione di libertà arbitraria e una struttura istituzionale che impedisce di tornare indietro.
Ma vediamo la definizione della Treccani.it, Dittatura: «2. Estens. a. caratterizzato dalla concentrazione di tutto il potere in un solo organo, monocratico o collegiale, che l’esercita senza alcun controllo».
Una definizione molto politica direi (da Sartori!) perché si concentra sulla forma istituzionale: la limitazione della libertà qui è una conseguenza.
Ma da dove viene l’idea che la forma, almeno apparente, di una “dittatura” possa evolvere e cambiare?
Non è una mia teoria balzana ma proviene da un grande storico: Harari. Modestamente, a distanza di circa quattro anni, sono riuscito a citare perfettamente a mio padre le tre forme dell’evoluzione del fascismo (v. Harari e il fascismo): nell’antichità era l’accentramento dei territori, nel XX secolo l’accentramento dei mezzi di produzione e oggi corrisponde invece all’accentramento dell’informazione.
Non entro nel merito della definizione di Harari (chi è interessato può leggere l’articolo segnalato qui sopra) perché quel che conta è l’evoluzione: per Harari il fascismo non si ripresenterà nelle vecchie forme del XX secolo perché il suo obiettivo ora è un altro. Apparirà diverso perché adopererà mezzi diversi per raggiungere fini diversi.
Lo stesso vale per la dittatura che, dopotutto, del fascismo è l’emanazione politica: la dittatura di un fascismo attuale avrà una forma diversa che in passato. È l’essenza che deve essere giudicata.
Consideriamo quindi la situazione italiana attuale premettendo che, come ho spiegato in Un (verde) passo nella dittatura, non siamo ancora in una dittatura compiuta ma in quella che ho definito essere una fase intermedia.
La nostra forma di governo è formalmente ancora democratica. In teoria sarebbe quindi possibile che alle prossime elezioni la coalizione vincente eliminasse tutte le leggi liberticide di Draghi & C.
Ma è davvero possibile nell’attuale situazione italiana?
In realtà ciò che è essenziale valutare è il reale livello di democrazia del nostro paese: ovvero quanto la nostra democrazia sia formale e quanto sostanziale.
Io temo che di sostanza sia rimasto ben poco e che tutto il resto sia apparenza: tutti i partiti principali, compreso anche l’unico all’opposizione, hanno approvato ogni decisione del governo quindi anche quelle più arbitrarie e discriminatorie. Quale partito dovrebbe votare chi si oppone a esse?
La realtà è che non vi può essere vera democrazia senza opposizione; e non vi può essere democrazia se una fetta consistente della popolazione non ha una forza politica che la rappresenti.
In verità la democrazia non può funzionare se non vi è un’informazione imparziale che osserva oggettivamente e criticamente l’operato del governo. Non vi è democrazia se i media non danno voce a tutte le parti della società civile. Non può esservi democrazia se tutte le voci contrarie alla narrativa dominante vengono censurate: oggi tacciandole come bufale, domani magari sfruttando cervellotiche leggi per imporre il politicamente corretto.
Non so: magari mi sono pure dimenticato altri aspetti della nostra società per cui la democrazia NON può più funzionare.
Non importa: il punto è che la nostra democrazia è ormai puramente apparente. Qualunque partito vincerà le prossime elezioni non cambierà niente. E partiti nuovi, con i media tradizionale tutti schierati dalla parte del potere (economico e politico), non hanno alcuna possibilità di affermarsi, soprattutto in breve tempo: anche un nuovo partito che riuscisse magicamente a raccogliere il 10% di voti degli scontenti, e che sinceramente cercasse di contrastare le iniziative contro la libertà e la popolazione in genere, non potrebbe fare niente.
In Italia quindi la dittatura ha la forma di una democrazia dove il potere del voto popolare è stato ucciso eliminando ogni rappresentanza dalla parte della democratastenia. Ecco, qui è bene precisare: in realtà nessun partito è stato “eliminato” nel senso tradizionale, cioè messo al bando o dichiarato fuorilegge: tutti i partiti hanno consenzientemente tradito il proprio ruolo. È stato un tradimento progressivo che ormai va avanti da anni. Per esempio già col governo Renzi si erano avute le prime avvisaglie con varie iniziative volte a rafforzare i parapoteri e indebolire la democratastenia (v. Regime e regime). Tutte decisioni sostenute all’unisono dai media, coi partiti all’opposizione che non facevano opposizione: col senno di poi sembra quasi che si fosse voluto testare la capacità di comprensione e reazione della popolazione italiana che, sfortunatamente, fu nulla.
Qualcuno mi potrà obiettare: “ma tu non sei in una dittatura perché puoi tranquillamente scrivere tutto quello che vuoi contro il governo!”.
Prima di tutto mi autocensuro: il mio disgusto verso questo governo è così grande che, se fossi sicuro di non subire rappresaglie, sarei almeno dieci volte più duro.
In secondo luogo non vengo censurato perché, in pratica, nessuno mi legge: non sono un pericolo e, anzi, per l’occasionale lettore sono la dimostrazione che non ci sia censura.
Ma guardate cosa è successo, per esempio, a ByoBlu: quando stava per diventare una voce importante e indipendente è stata fatta fuori con scuse pretestuose da YouTube: certo l’apparenza è salva, non può più usufruire una piattaforma privata perché ne ha violato gli opachi regolamenti(*3), ma è ovvio che la richiesta di censura sia partita dalla politica italiana.
Conclusione: bo… direi che la conclusione l’ho scritta nel precedente paragrafo: da un punto di vista di forma istituzionale la nuova dittatura potrà tranquillamente mantenere l’aspetto apparente di una democrazia conservando senza problemi il potere e continuando a fare gli interessi dei parapoteri economici a danno della democratastenia.
Nota (*1): in effetti mi ha interrotto una sola volta quando gli ho letto la frase «[…] sono infatti convinto che gli uomini, per natura, anelino alla giustizia e che solo l'incapacità collettiva li tenga lontani da essa». Mi ha detto infatti che secondo lui le persone sono solo felici di obbedire a un governo decente: con mia piccola soddisfazione personale gli ho risposto che la sua lettura non era in contrasto con la mia e gli ho citato Sallustio: «Gli uomini non anelano alla libertà ma si accontentano di un padrone giusto». Non voglio mostrarmi più erudito di quanto non sia: in verità si tratta di una frase che ciclicamente appare durante il caricamento di un gioco di strategia per il calcolatore!
Poi, per curiosità, ho voluto verificare se avevo ricordato correttamente citazione e autore (sì!) e ho trovato anche la risposta di Cicerone a essa: «Libertà non è avere un padrone giusto ma non averne alcuno».
Nota (*2): io non ragiono così: se la conclusione è errata deve esserci un processo che porta a essa. Quando qualcuno mi fa un discorso il cui finale intuitivamente non mi convince riesamino i vari passi che hanno portato a esso fino a quando non trovo ciò che non va o (più raramente) riconosco che il mio interlocutore aveva ragione.
Nota (*3): in realtà, se si studia la vicenda, è evidente che ByoBlu non avesse violato proprio niente e che YouTube abbia semplicemente commesso un sopruso. E del resto, guarda caso, non si tratta solo di ByoBlu...
alla prima stazione
1 ora fa
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