Psicosociologia è buffa: alcuni risultati sono ovvi e confermano il buon senso; altri invece sono completamente inaspettati e stupefacenti.
Il capitolo che sto leggendo adesso è, grossomodo, sul comportamento e su una domanda fondamentale: il nostro comportamento dipende dalla mentalità o è la mentalità che è influenzata dal nostro comportamento?
La risposta è: dipende!
Ci aspetteremmo che il nostro comportamento sia guidato dalla mentalità (nel senso delle nostre idee, dei principi su un certo argomento) in realtà quello che emerge da una settantina d’anni di esperimenti è sorprendente: la mentalità influenza il nostro comportamento molto meno di quanto ci immaginiamo e in maniera molto debole.
Ma ancora più stupefacente però è il contrario: quello che facciamo determina, e in maniera molto decisa, la nostra opinione, le nostre inclinazioni e pensieri su qualcosa.
Da questo punto di vista ho trovato particolarmente illuminante il paragrafo intitolato “Movimenti sociali”.
Il primo esempio riguarda la Germania nazista: il saluto “Heil Hitler” era uno strumento di condizionamento molto potente: anche gli scettici su Hitler, usando tale saluto, tendevano a modificare la propria opinione su di lui in senso positivo.
Condizionamenti analoghi si sono sviluppati negli USA per esempio con le esercitazioni contro possibili attacchi russi che si traducevano in un’effettiva paura dei russi.
Anche il meccanismo del lavaggio del cervello segue una meccanica simile: si parte da convincere la vittima ad accettare uno specifico comportamento (cioè a compierlo) e questo lentamente va a cambiare il pensiero; poi si chiede un po’ di più e così via…
Questo mi ha portato a pensare al possibile vero scopo dell’obbligo delle mascherine all’aperto: scientificamente sappiamo infatti che all’aperto sono completamente inutili almeno dal 2020.
La spiegazione "tradizionale" è che questo obbligo fa sì che le persone le indossino anche al chiuso: spiegazione che non mi ha mai convinto pienamente ma di questo ho già scritto altrove…
Però, lo capisco adesso, vi è anche una spiegazione psicosociale: il portare le mascherine all’aperto spinge gli incerti ad alterare il proprio pensiero sulla loro utilità e, indirettamente, sulla malattia stessa. L’obbligo delle mascherine insomma provoca un comportamento nelle persone che a sua volta ne modifica l’opinione sul covid-19: nel dubbioso la malattia inizia a essere considerata seria e in chi già la riteneva tale si scatena la paura.
La domanda successiva è perché le persone adattano il proprio pensiero in maniera da giustificare il proprio comportamento?
Beh, ci sono tre motivi psicologici ma il principale è probabilmente la dissonanza cognitiva: ovvero la tendenza a giustificare o eliminare il contrasto fra due pensieri fra loro confliggenti.
Anche qui ci sono moltissimi esempi interessanti di questo fenomeno. Quello che mi ha più impressionato è il seguente: la guerra del Golfo fu giustificata dal fatto che, secondo i servizi segreti americani, Saddam Hussein aveva a sua disposizioni delle armi di distruzioni di massa. All’inizio della guerra però gli americani favorevoli a essa, anche in caso di reale esistenza di tali armi, erano solo il 38%. L’80% pensava poi che tali armi sarebbero state individuate.
Come sappiamo però tali armi non esistevano e, anzi, si svilupparono sentimenti anti americani nei paesi musulmani e parzialmente anche in Europa, senza parlare dei costi economici e umani: questo provocò dissonanza cognitiva fra l’azione di supportare la guerra e l’iniziare a ritenerla errata. La risoluzione di questo conflitto si risolse con una modifica della memoria (fenomeno del quale ho già scritto in un altro pezzo) della giustificazione della guerra che diventò un generico “portare la democrazia e la libertà nel Medio Oriente”.
Altro elemento interessante è che tutte le persone tendono a giustificare le proprie scelte, anche se queste si sono rivelate errate, molto più spesso che ammettere l’errore compiuto: questo è particolarmente vero per i politici. Stupefacenti delle citazioni di George W. Bush del 2005, 2006 e 2008 sulla guerra del Golfo, per esempio (traduco al volo) “la guerra ha avuto un alto costo in vite e in denaro, ma tale prezzo è giustificato”.
Ciò mi porta a pensare al verdepasso: mi chiedevo infatti come avrebbe fatto il governo a giustificare la permanenza del verdepasso in assenza di pandemia. Speculavo che anche chi era stato favorevole a esso all'epoca della sua introduzione in agosto 2020 e avesse comunque approvato i successivi giri di vite dell’autunno e dell’inverno, sarebbe stato costretto a venire a patti con la realtà ammettendo che se il verdepasso rimane in vigore in assenza della malattia allora il suo scopo reale non è medico. Mi sembrava un 2 + 2 = 4…
Invece la psicosociologia mi dà una risposta diversa: chi ha approvato con entusiasmo il verdepasso nel 2020 continuerà a farlo: la memoria che fu inizialmente giustificato con motivi sanitari verrà dimenticata e verrà abbracciata qualsiasi altra nuova giustificazione speciosa i media propaleranno al pubblico.
Lo Speranza poi, al pari di Bush Jr., “ci è” e probabilmente è convinto di essere un genio della politica e della medicina che ha salvato milioni di vite mentre nella realtà ha indirettamente contribuito alla morte di centinaia di migliaia di italiani.
Conclusione: vabbè…
Parlando di psicosociologia ancora non ho deciso se continuare la sintesi capitolo per capitolo o limitarmi ad articoli come il presente che mettono in luce i singoli aspetti che mi hanno più colpito.
alla prima stazione
1 ora fa
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