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martedì 11 dicembre 2018

Sogno stupido

Sono tre giorni che dormo male: le due scorse notti a causa di una combinazione pioggia/tetto di cui, forse, scriverò in un altro pezzo; stanotte invece ho dormito male per un motivo stupidissimo: ho fatto un sogno che sul momento mi è parso molto interessante e così, a forza di ripensarci e ricordarne i particolari, sono stato sveglio almeno un’ora!

Si è trattato di un sogno tranquillo, come probabilmente lo sono la maggior parte dei miei sogni, ambientato all’epoca del liceo: curiosamente piano piano mi rendo conto di alcune incongruenze logiche fino a svegliarmi…
Mi limiterò a descrivere la parte “curiosa” del sogno visto che, oltretutto, oramai ricordo solo alcuni frammenti e sensazioni delle altre fasi.

Sono in classe e giro fra i banchi aspettando con impazienza che la lezione finisca: non ho l’orologio ma sono sicuro che manchi poco. Ma la professoressa di matematica (*1) aggiunge sempre nuove considerazioni e, anzi, decide di mostrarci un breve filmato che noi dovremo interpretare.
Mi siedo sulla prima sedia libera per osservare la pellicola: è un cartone animato senza sonoro; fa parte dell’esercizio cercare di intuire quello che accade senza sentire i dialoghi.
Dei bambini sono è disposto in un ampio cerchio intorno a un bimbetto che se ne sta bendato nel centro cercando di aprire una merendina che tiene in mano.
Per qualche secondo non succede niente di particolare poi l’inquadratura mostra la maestra che dice qualcosa a una bambina che arrossisce, dopo qualche secondo l’inquadratura torna al bambino bendato e anche lui lo si vede arrossire.
Il filmato si interrompe è la professoressa ci chiede cosa pensiamo che sia successo. Nessuno si sbilancia ma la sensazione data dal montaggio è che la bambina fosse stata amichevolmente presa in giro dalla maestra perché innamorata del bambino al centro del cerchio (probabilmente si era distratta a fissarlo troppo intensamente) e che questo arrossisse semplicemente per essere stato coinvolto, seppure indirettamente, nello scherzo.
Nessuno dei miei compagni di classe si sbilancia e così io, che pure avevo considerato l’intero esercizio una stupidità, ci rifletto un attimo e scherzando, ma anche dato che non lo si poteva escludere, prendo la parola e dico “Probabilmente il bambino era allergico alla merendina e ora sta soffocando!”. Tutti trovano la mia idea bizzarra e ridacchiano divertiti ma, con mio stupore, la professoressa mi loda dicendo che avevo risolto l’esercizio!
Poi, finalmente, suona la campanella e possiamo andarcene e io, stranamente, sono piacevolmente al centro dell’attenzione. Più persone mi chiedono come ero arrivato alla mia conclusione e io allora, ragionando a posteriori, spiego che il bambino era arrossito solo diversi secondi dopo il commento della maestra e quindi non poteva dipendere dalle parole della stessa; inoltre inizialmente la merendina era chiusa e quindi doveva essere riuscito ad aprirla e assaggiarla solo quando la maestra aveva interrotto il gioco.
Ricordo che spiego queste mie teorie a più persone mentre usciamo con la sensazione che l’interesse dei miei compagni sia solo superficiale e temporaneo e che, per questo, dovrei rispondere con poche parole, magari una battuta, senza annoiare con dettagli troppo sottili: però la mia natura è quella di essere preciso e quindi entro nei particolari sebbene consapevole che, dopo pochi secondi, i miei interlocutori si siano distratti e continuino ad annuire solo per cortesia…


Non so perché questo sogno mi sia piaciuto così tanto: forse per la sensazione di essere stato apertamente ammirato e apprezzato dai miei compagni sebbene per un motivo estremamente futile…

Conclusione: beh, temo che questo sogno sia davvero poco interessante! Però ormai l’ho scritto: per non sentirmi in colpa con i miei lettori vi aggiungerò il marcatore “Peso” per avvisare così che non vale la pena leggerlo...

Nota (*1): la professoressa di matematica era l’unica brava che ho avuto in tutto il quinquennio del liceo scientifico (cambiavamo professoressa di matematica ogni anno). Mi piaceva perché aveva un umorismo mordace e spietato: prendeva in giro gli studenti che sbagliavano a rispondere e io mi divertivo moltissimo. È stata l’unica insegnante del liceo con cui io mi sia impegnato al massimo. Ricordo che i suoi compiti erano formati da quattro esercizi più uno di “bonus”: facendo bene i primi 4 esercizi si poteva arrivare a prendere 8, facendo bene anche quello di bonus 9. Io però mi divertivo a cercare di finire il più in fretta possibile, poco più che metà tempo, senza riguardare quanto fatto; in genere, proprio per la mia smania di essere apprezzato da lei, finivo per infilarci delle piccole imperfezioni e prendendo così in genere “solo” 8½ o simili.
La professoressa era perfino dispiaciuta per me ma, ora non saprei dire perché, a me pareva più importante dimostrarle che ero velocissimo. Non so: forse con lei mi sentivo davvero apprezzato… credo che sia state una delle ultime professoresse che ho chiamato “mamma” (ho sempre avuto il “mamma” facile!). Probabilmente non è un caso che proprio lei fosse in questo sogno...

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